Luxor- Dandara- Abydos |
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In
Luxor Ho
appena visitato il tempio di Luxor, mentre mi accingo a raggiungere Karnak
dopo un breve riposo. Mi
è parso un complesso architettonico che pur nella sua potenza suggestiva,
rispetto all'antecedente epoca riformatrice di Akenaton esprime un'ascesa
della civilizzazione e una decadenza della cultura. Alla
monumentalità gigantesca dei colonnati e delle masse murarie, infatti,
non corrisponde che raramente una finezza delle forme plastiche e dei
rilievi. Mi
sono allora ricordato con sconcerto della guida all'Egitto che di Tell el
Amarna dice che " non è più che poche macerie sgretolate", e
che" non può, di certo, competere con la magnificenza della rivale
Karnak". Karnak Anche
l'immenso complesso del tempio di Amon, nell'immane che evoca, è la sola
espressione soprattutto dello spirito di potenza di un dio dinastico e
della sua casta sacerdotale, riaffermata ad oltranza quasi in ogni sua
decorazione, ove la celebrazione di massacri trionfali e di devote offerte
votive giganteggiano totali. Quale
mai mitopoiesisi vi è altrimenti in atto? Una
grevità monumentale incombeva nella stessa celeberrima sala ipostila, pur
nel mirabile schiudersi al cielo dei capitelli papiriformi (dal suolo)
della navata centrale. Ove
a rievocare la magnificenza che doveva significare per i visitatori di
altre antiche civiltà, ho rimemorato invano l'eco omerica dello splendore
di Tebe, più ricca d'oro che di granelli di sabbia. Mentre
ora, classica ironia fatale della sorte, patisco che l'unico mezzo di
viaggio confortevole, che ho impiegato in Egitto, mi ha fastidiosamente
infortunat,,,o. L'aria
condizionata gelida del treno diurno da Assiut a Luxor, nei cui
scompartimenti sono entrato surriscaldato e trasudante, a seguito di una
di quelle resse primordiali, all'unica discesa e salita del treno, che in
Egitto ad ogni ingresso o sportello sono la regola, mi ha causato una
faringite ed uno stato febbricitante che ha travagliato le mie due notti
ulteriori(,) e la visita, l'altro ieri di sabato, alla Valle dei Re ed al
complesso (templare) di Hatshepsut; la sua affilatura di porticati e
pilastri, magnificamente ad intercidersi in contrasto, con la scabrosità
incombente dei dirupi aspri e selvaggi del Deir- el-Bahri. Come
la XIX dinastia abbia significato un declino artistico e culturale
rispetto alle manifestazioni espressive della XVIII, così splendidamente
testimoniata, è stato l'accertamento evidente di questo mio itinerario,
le varie affrescature delle tombe reali dei Ramessidi, in cui mi sono
addentrato, figurandomi una visione rudimentale dei rimedi di salvezza, e
nell'evocazione della angoscia terrorifica della morte e degli Inferi. Ieri
è dunque stato giorno di convalescenza e di relativo riposo, nello
scontento delle mie incapacità di ricreare (mitopoieticamente) le
testimonianze dell'antico Egitto che
ho visionato, per cui ho cercato conforto nella lettura del testo di
Filoramo sulla Gnosi, rileggendomi le pagine di Corteggiani sulla civiltà
dei Faraoni. Nel
pomeriggio la delusione si è aggravata in prostrazione fisica e mentale,
e come una larva stremata ho ultimato la visita dei due templi in Karnak
di Ptah e di Khonsu, e mi sono quindi protratto tra gli interessantissimi
reperti del Museo di Luxor, ammirandovi, con la politezza plastica della
statua in scisto di Thutmosi III e la rappresentazione scultorea di
Sobek-Re e di Amenofi III, in particolare i residui reperti di uno dei
muri di Talatat, dei templi che Amenofi IV eresse in Tebe, e i due colossi
in cui sono state riconosciute le fatture del sovrano monoteista;"
abominevoli" le definivano i suoi avversari del passato;
"esagerate" la
scheda di presentazione sottostante, "Sculture che denotano una
accentuata ricerca di caratterizzazione spinta fino al grottesco" la
guida stessa del T.C.I.; ma io per quanti limiti formali vi abbia
vagliato, nella loro
perturbante natura di androgini archetipi, asessuati poichè in se
riuniscono la complementarietà dei due sessi, (del maschile e del
femminile), e così non più tesi l'uno verso l'altro nella loro
scissione, assimilati all'identità divina dell'Uno nella luce che
profila, non ho potuto non sentirli infinitamente più belli, e
spirituali, di qualsiasi Colosso che abbia veduto ergersi nella Valle del
Nilo. Nelle
necropoli Ieri
ho ultimato provvisoriamente la visita delle necropoli. Aggirandomi
a Sud della Valle dei re, tra i colli di Sheikh Abd el Qurna ove sono le
sepolture degli alti dignitari tebani. Ove
nella arsura canicolare, quale ristoro mi è stata la contemplazione dei
finissimi rilievi delle tombe di Ramose e di Kheruf, estrema fioritura
dell'arte della XVIII dinastia, prima dell'imposizione ad opera di
Akenathon del nuovo stile manieristico già anticipatovi, nel motivo ad
esempio delle mani radianti del sole, nella tomba stessa di Ramose, che
ebbe a seguire Akenaton in Tell el-Amarna, dove fu sepolto; e come non
deliziarmi nella freschezza di colori, e nella vivacità delineativa,
della elementarietà raffigurativa del pittore della tomba di Sennefer,
specialmente nella rappresentazione delle offerte e nella decorazione del
soffitto a pergolato carico di grappoli di uva nera, dopo avere ammirato
nella tomba di Rekmire, particolarmente nella cappella, come l'artista,
nella rappresentazione delle attività lavorative dirette dal defunto,
dell'approvvigionamento e nella distribuzione dei viveri del tempio di
Amon, e dei lavori di costruzione, pur mediante istantanee, sia stato in
grado di rendere vivamente il senso dell'azione,
se non ancora del movimento. Quindi
sempre più alterato dai torti compiuto nel discriminare compensi e mance
fra i vari assidui custodi, e dal fastidio, ad ogni punto di ristoro, di
riscontrarvi frodatori d'ogni sorta e d'ogni età, -
dal ragazzino volto ad estorcere baksish perchè hai appoggiato la
bicicletta all'ombra d'un suo muretto, al molle padrone ammiccante di un
hotel-cafeteria, di ultimissima categoria, che al cambio intendeva
rendermi l'equivalente di dieci pound in luogo di venti- ho visitato
sfinito il Ramesseum ed i templi di Medinet Habu. I
quali costituiscono la celebrazione suprema della religione militare dei
Ramessidi, traendone l'aspetto compiuto di una fortezza templare,
anticipato dalle due torri d'ingresso del corpo di guardia, nella cui
prospettiva, la fuga convergente verso il sacro delle obliquità della
mole enorme dei portali del tempio, risulta di una grandiosità immensa. L'imitazione
stessa delle fortezze asiatiche che Ramsete III aveva assediato, ne
avvalora gli aspetti nei quali meglio eccelle una architettura militare:
giri di mura, cortili non porticati, piloni, portali, masse parietali
nitidamente squadrate nella loro volumetria, ridimensionandovi la funzione
delle sale ipostile. (
I cortili porticati comunque risultandovi grevi e sovraornati). Ed
ora, nonostante tutto rianimato di nuovo dalla "cupiditas viarum",
secondo l'antica vocazione di finitimo intellettuale di provincia di
Apuleio, ad Abydos e Dendera. Ad
Abydos Dovevo
anche smarrire la guida, a movimentare il già difficoltoso viaggio da
Luxor ad Abydos, accorgendomi sconvolto di averla perduta sull'autobus da
Luxor a Qina, proprio nel mentre, ancora a Qina, già mi accingevo a
salire su quello ancora in partenza per El Balyana. Una
razionalizzazione della situazione mi imponeva allora di discendere
comunque, per ricercare immediatamente l'autobus sul quale ero arrivato da
Luxor, sempreche (qualora) non fosse già ripartito, magari addirittura
per Assuan. Così
grazie a occasionali traduttori e ad un addetto cortese del personale,
l'autobus in deposito in un hangar è stato finalmente identificato, e
risalitovi, con una palpitazione di felicitazione vi ho presto rinvenuto
la guida tranquillamente infilatasi tra sedile e finestrino. Quindi
l'autobus successivo per El Balyana, un passaggio da El Balyana al sito
archeologico, e lì la miseria di patire la richiesta di un balzello da
parte del bigliettaio, oltre al pagamento del prezzo d'ingresso. "
For me " ha strascicato intercedendo. Ed
io, consapevole che avrei avuto l'energia di stroncare il ricatto, come
per disfecciarmene eppure ho condisceso alla vergogna per entrambi di
versargli piastre. Tale
turpitudine, o sola miseria, mi ha ossessionato continuamente durante la
visita, mentre la nevralgia già in corso nella mattinata diveniva un
acuto tormento lancinante; ho avuto comunque modo di cogliere, nel tempio
votivo di Seti II, l'intensità sacrale dell'ombra profonda nelle sale
ipostile, e la finezza dei rilievi nelle cappelle, particolarmente il
gestire devoto delle mani nell'accoglimento dei doni celesti alla dinastia
ramesside, toccandomi, nella cappella dedicata a Ptah-Sokar Osiride, la
stilizzazione della rappresentazione esplicita dell'erezione del membro
della mummia di Osiride, nell'evento
della sua fecondazione di Iside in forma di uccello sull'apice
del glande. La
delicatezza dei rilievi l'avvertivo ciononostante alquanto esteriore, una
raffinata maniera più che una grazia ispirata. Nell'acuirsi
poi del dolore fisico e del senso di indegnità, ho rinunciato a
discendere nell'Osireion retrostante, in sola virtù (
dell'inoltro) di ulteriore bakshish, e stremato mi sono prostrato sulle
pietre del dio defunto, supplicandogli senza più patimenti ed obbrobri
almeno il ritorno. Un
passaggio per poche piastre, il conducente che mi ha condotto fino al
posteggio dei taxi collettivi, da El Balyana fino a Nag Hammadi, di
memoria gnostica, un altro taxi fino a Qina, poi l'attraversamento della
città tra offerte "speciali" ed indicazioni utili, finchè nel
tratto conclusivo un giovane studente mi ha accompagnato
all'autostazione per Luxor, ove sempre in taxi sono rientrato a
sera. A
Dandara Riuscire
ad andare e a ritornare a Dandara servendomi solo dei mezzi di trasporto
collettivi, viaggiando con gli stessi mezzi
ed alle stesse tariffe di ogni egiziano, è stata la mia piccola
vittoria odierna. A
Qina la strada pareva disseminarsi solo di tassisti e di favoreggiatori,
di conducenti tutti disponibili a servizi speciali, ogniqualvolta
semplicemente io chiedevo di indicarmi la strada fino al posteggio dei
taxi per la vicina Dendara. Così
per due volte, il giovane cui mi ero limitato a richiedere la strada si è
offerto di fermare in luogo del minibus richiesto un passante di sua
conoscenza, dal Toyota del primo dei quali sono disceso come ne ho fiutate
le intenzioni " speciali", mentre del secondo ho rifiutato
intransigentemente il pagamento del passaggio, pur essendo egli sceso da 5
a un solo pound. E
le sole 25 piastre che pagavo al conducente del minibus al bivio per
Dandara, erano ben altro che il valore di un risparmio. Ove
del tempio mi ha suggestionatoil rinvenirvi la formazione ( originaria )
delle figurazioni sottili e della raffinata ornamentazione, nella
compartimentazione dei riquadri, che mediante la divulgazione
tardo-ellenistica, e già della cultura tolemaica, diventeranno i
caratteri dell'astrologia occidentale, particolarmente nelle sue
rappresentazioni rinascimentali. Ma
solo sulla terrazza solare lo spirito del tempio mi è pervenuto infine
alla sua manifestazione, allorchè al tempietto hatorico ove si compiva la
ierogamia con il disco solare, al termine di una processione che nella
sala precedente celebrava la perpetuazione dell'ordine cosmico, all'altra
estremità mi si è contrapposta la tomba di Osiride, commemorantevi la
morte e la discesa agli Inferi e la gloriosa resurrezione del Dio; cosicchè
l'aspirazione alla perpetua rinascita dell'identica vita nel giro
dell'orizzonte, è lo spirito che in quelle pietre ho sentito ancora
alitare tra palmizi e deserti. Lasciando
Luxor Stamane
ho ultimato la visita delle necropoli tebane, in Deir el Medina e nella
valle delle Regine. Nelle
tombe di Sennegem e di Inherkhaon, è la vivacità cromatica e del
semplice tocco con il quale è resa la felicità della vita dei morti, che
mi è piaciuta tanto nella sua freschezza. Poi
si è verificato il contrattempo che non avrei potuto partire per Assuan,
finchè non avesse riaperto il suo negozio il commerciante di scarpe
presso il quale, inderogabilmente,aveva depositato il mio passaporto il
meccanico dal quale avevo noleggiato la bicicletta per viaggiare nelle
necropoli, onde assicurarsi così i pounds del noleggio e il riposo
coptico pomeridiano... Il
negozio di scarpe avrebbe riaperto solo alle sei, ossia solo allorchè non
vi erano più autobus nè treni da Luxor per Assuan. Con
impeto ho dovuto sbattere la bicicletta contro il muro, perchè un
artigiano vicino cui avevo esposto a gesti la situazione, facesse
accorrere dai pressi il negoziante di scarpe, così risolvendosi comumque
l'impiccio. Ora
sono pertanto in viaggio per Assuan, ove arriverò presumibilmente alle
venti. Ma
l'Egitto per me scorre oramai inutilmente oltre i finestrini, mentre nella
mia mente scorrono le immagini di quanta gente
mi ha oggi servito, che anche oggi mi ha chiesto invano bakshish. E
il mio indurimento è un immeschinirmi che si compiace del suo misero
tornaconto nel rifiuto. Mentre
cedo al più sfrontato furbo occasionale. Ma
il senso di ripulsa deriva altresì dal sentire un atto di generosità
simile, per quanto modesta sia l'entità del lascito, comunque
contrario alla mia natura reale. Intanto
che il mio egoismo fisico già prefigura, trascorso l'Egitto, il liquido
ristoro dell'Egeo cui fare ritorno. Assuan-Abu
Simbel Senza
procedere oltre Stamane
il corpo è riposato e sano, ma la mente è stanca di considerare più
oltre. Così da ore mi diporto tra l'Hotel e la Corniche en Nil senza
procedere avanti. Nel
parco, allo sfogliare la guida, in se già mi bastava la descrizione dei
monumenti ulteriori da visitare, degli ulteriori piloni e sale ipostile e
scene di devozioni e di massacri, nullificandosi (vanificandosi) ogni mio
sforzo di ritrovare un significato a questa prisca religio, come a
qualsiasi culto, che non sia la assicurazione contro la morte e qualsiasi
disfatta. Nel
giardino dell'hotel, mentre intanto cerco invano solo frescura e ristoro. Le
bibite che sorbisco provocano immediatamente l'essudazione di cui
tragoccio, e che mi impregna gli abiti, mentre le mani appiccicano fogli
ove provo invano se entrambe le mie penne siano in grado di scrivere, tra
delle mosche che mi tormentano nel mio colaticcio, ed io adattandomi a una
frusta matita, ora mi chiedo quale demone infesti mai, di tanta
imperfezione, anche i più innocenti momenti che mi concedo. Stop
to File Non
ho ora rimpianti per l'atto di coerenza in conformità al quale, da Assuan
giunto a piedi in prossimità di File, ho rinunciato all'ingresso per non
pagare la cifra, per me modesta, ma in termini di valuta interna quantomai
elevata, di 9 pounds per il biglietto e l'accesso all'isola in battello. Il
sito è immondo, del resto, in quelle acque stagnanti tra sordide rocce e
baracche e darsene (,in disuso od in dissesto.). Piuttosto
mi appare spregevole l'atto
con il quale sono disceso da un minibus, già in avviamento, e del quale
ero io il solo passeggero al momento, appena dopo che un egiziano, assai
cortesemente, l'aveva arrestato aiutandomi a salire, al sospetto che
l'autista si riservasse di trasportare in centro me solo ad intera
tariffa. E
così scrivendone, tento di lenire il senso di miseria e di infinita
colpevolezza che mi intristisce, e di placare l'intormentirmi nella
mortificazione in cui insanabilmente incrudelisco sulla mia natura,
rimeditando, quale suo antidoto, l'assurdo di consumare le mie vacanze nel
difendere il senso della mia dignità in un paese straniero, e quanto
vanamente, anche ieri sera in autobus, mi ripetessi che essere in vacanza
è lasciare pure che avvengano il torto e l'inganno, il malinteso e il
contrattempo, e che una volta giunto ad Assuan... Comunque,
prima di scrivere, ho degustato altri due karkadè, poc'anzi un lemon
juice, ed ora mi appresto a uscire a cena, per una sera interminabile di
ogni delizia e bibita. Lo
straniero cortese e il servitore anziano Mai
un giovane straniero, così cortese e gentile, aveva fatto sosta al fonduk
dove serviva l'anziano Egiziano. Certo,
se lo servo a modo,( Di certo se lo servo a modo,) costui si diceva, ne
avrò per me ed i miei figli una grande bakshish. Per
il giovane straniero tuttavia non faceva nulla di particolare, solo ogni
mattina gli chiedeva se aveva riposato bene, e quando mai e per dove
avesse intenzione di ripartire, e ad ogni suo mattiniero rientro gli
mostrava le lenzuola che aveva rimboccato, il guanciale ben rinfoderato,
facendo tintinnare le chiavi per assicurargli che vigilava. Il
giovane annuiva ogni volta e ringraziava, poi si ritirava frettolosamente,
come se avesse sempre di qualcosa o di qualcuno paura. La
domenica seguente, il servo gli mostrò quindi il cambio che aveva
effettuato e delle lenzuola e degli asciugamani, profumati di fresco, così
come a lui richiedeva il servizio nel founduk. Il
giovane lo guardò come un figlio un padre lontano. E
venne infine il giorno della partenza del giovane. Ma
quando il servo entrò( entrato) nella sua stanza, per portargli i
bagagli, accennando ( accennò) già alla bakshish, quegli rifiutò
frettolosamente ogni suo aiuto. E
quando il servo intese indugiare nella stanza in attesa, quegli si ritirò
nella veranda sul Nilo. Poi
uscì. E il suo volto non era affatto cortese e gentile. Gli
porse la miseria di poche piastre e lo lasciò irato. L'anziano
servitore ebbe a ricambiarlo nel ricordo con l'odio ferito. Finchè
non se ne dimentico. Ma
per quanto fu il tempo che ne ebbe memoria, ebbe a chiedersi come mai un
signore che aveva riverito tanto, avesse potuto così tanto essere ingrato
con un servitore così a modo e preciso. Salem
e Selim Salem
e Selim nessuno avrebbe potuto dirli fratelli. Salem
era lo stupido del villaggio. Se
uno gli chiedeva cento piastre per un utensile, che ne valeva dieci, lui
subito accettava. E
quando gli amici gli rivelavano poi il malaffare compiuto, lui ripeteva
che il prezzo giusto era sempre il primo proposto. "Perchè?
" gli ridevano intorno, se una cosa vale magari dieci volte di meno? "
Perchè il primo prezzo è sempre la vera misura". (
"Di Che cosa? Di che cosa?) (" Perchè? Perchè?")
chiedevano ancora senza più cercare risposta. Selim
cercava invece il criterio anche nella spartizione dei fili di fieno.
Pattuiva per ore il (la fissazione del) prezzo più conforme al valore di
un bene. E rifaceva conti interminabili infinitesime volte, finchè
l'inganno o l'errore nel calcolo gli si rivelavano. E
al minimo torto invocava la Legge del villaggio(,) ch'egli osservava con
uno scrupolo che non conosceva l'eguale. Salim
invece sopportava serenamente che gli facessero torto o che gli
mentissero. E più sopportava, più inganni e torti egli pativa. E
quando gli rivelavano il torto e l'inganno, lui ripeteva sempre che
"Hanno fatto bene se hanno fatto così. Hanno
fatto quello che a loro toccava di fare." "
Ma perchè? Perchè?"- gli chiedevano ancora senza più cercare
risposta. Salem
visse a lungo quanto Selim. Ma
stupidamente felice. E tutti gli volevano bene stranamente, anche se lo
disprezzavano in cuor loro. Salim
morì invece infelicemente ragionevole. E tutti lo stimavano e lo
riverivano, anche se lo odiavano in cuor loro. Parlava
poco di ciò che pensava. Chi
lo sa se almeno lui lo sapeva, di che cosa fosse la vera misura il primo
prezzo, o perchè agisce bene chi mente ed inganna, secondo Selim. Selim
ripeteva soltanto, a volte, se qualcuno con un sorriso fingeva di
prestargli ascolto, che certi arabi potevano comprenderlo meglio di un
rumi. Ma che anche un rumi poteva comprenderlo benissimo. "
Perchè un arabo è soccorso da Allah?- gli chiedevano i circostanti. Ma
era Selim che allora rideva e scuoteva il capo, figurando per gli altri
ancora più stupido. Ed
io che sono l'anziano di questo villaggio, nemmeno capisco perchè seguito
ancora a raccontarvi questa stupida storia di uno stupido uomo. Nel
cielo di Assuan Poi
nel cielo di Assuan la Luna di Klèe. (
Mi chiedevo stamane se in Dandara non fossero stati solo i
loro conoscenti in auto, fermati, a tentare di sfruttare
l'occasione offertagli dalla cortesia reale dei giovani nei miei riguardi;
il primo dei quali ebbe ad offrirmi una sigaretta, il secondo un bicchiere
di Gunafa. E
se la richiesta iniziale di 5 pounds, del secondo conducente, non fosse
una formalità iniziale senza seguito.) Abu
Simbel Dopo
che ieri sono stato a Kom Ombo, oggi anch'io ho consumato il rito
turistico di recarmi ad Abu Simbel, un atto del resto pressocchè dovuto,
da un cultore della pietas, all'opera internazionale di salvataggio di
tale monumento alla (a gloria della) potenza sterminatrice di Ramsete II. Le
cui scene interne al pronao, dalla perentorietà delle quali così
efficacemente è rappresentata l'incombenza, immanente, della violenza
annientatrice inesorabile del Faraone, come la vanità di ogni atto di
implorazione e di attorcersi nello scampo dei supplici, sono stati per me
gli aspetti del complesso più significanti. E
prim' ancora il lungo viaggio in autobus, nel deserto, è stata
un'esperienza rivelatrice emozionante delle forme naturali dalle quali le
piramidi si originarono, allorquando infinite valli di Giza, ed acrocori
di Saqqara, ho visto delinearvisi dalle forme dei rilievi plasmati dal
vento. Ciò
che avverto di rimpiangere Assuan,
domenica sera. Domani
andrò ad Idfu e dovrò decidere il ritorno. Oltre
i vetri splendono nella sera le luci e i fari delle motonavi, le luminarie
della sponda opposta del Nilo, mentre l'animazione sulla Corniche è
ancora calma. Intanto
in stanza ciò che avverto di rimpiangere, nel lasciare l'Egitto, più che
i monumenti sono la sua campagna e le sue scene di vita, quegli stessi
bellissimi aspetti, lungo i corsi d'acqua, che fugacemente ne scorsi
presso Abydos e Dandara, quando già nell'ora del tramonto, eppure nella
chiaria ancora dell'ombra, ancora densa di luce, si riposano uomini o
animali al pascolo, i bambini lungo le strade trotterellano sugli
asinelli, o conducono in fila le oche, nei canali altri bambini e oche si
tuffano e starnazzano, o le donne in crocchi lavano e risciacquano i
panni, (fra le piantagioni) intanto che i fellah si attardano nel folto a
ultimare il lavoro, mentre (degli) altri, già di ritorno, sugli asini con
i raccolti sveltiscono il trotto. E
sono gli infiniti loro "Hello", "Welcome", "Goodby"
o "Can I help you" che ora mi salutano e affollano l'animo, pure tra * quante
insolenze e continue molestie. Nel
tempio di Horus Con
la visita ad Idfu del tempio tolemaico, ho così ultimato il mio trip
nell'antico Egitto. E'
all'intensificazione del'ombra negli interni, nel più crudo contrasto con
la luce abbagliante di cortili e piloni e delle mura immani dell'esterno,
che ho respirato il sacro nel tempio di Horus, l'ombra graduata, dalle
aperture superiori, rischiarandosi poi in un'alonatura diffusa intorno al
naos. Ma
la sola ombra, di quelle mura, mi è parsa rievocarvi di Osiride le
vicissitudini di morte; più che le vicende del patimento estremo del
" dio che è stanco", nelle mura ritrovando esaltata di Horus la
saga trionfante, a tutta grandezza scenegggiata nelle pareti ad Ovest ed a
Est. O
è la mia mente che vi ha patito ancora lo scacco? di non riuscire,
ulteriormente, ad addentrarsi nello spirito del mondo che fu già
l'Antichità degli Antichi. All'Hotel
Hermès Ancora
ieri mattina alle sei partivo in autobus da Assuan, giungendo solo ieri
sera sfinito nel megaloluminio notturno del Cairo, e stasera eccomi già
all'Hotel Hermés di Atene, io che viaggio con l'angoscia nell'anima di
essere inerme un turista impotente. Ma
piu' che l'ansia di riavvicinamento, ad affrettarmi a rientrare è stato
il crollo delle mie capacità, di resistenza, nel fronteggiare l'irriguardosità
e la molestia di troppi arabi d'Egitto; ed è con un senso di gaudiosa
liberazione fisica e mentale, che alle 18,30 ho decollato dal Cairo. (Ero
ormai logoro di sentirmi appellare per strada nei modi più scortesi ed
urtanti, dell'ininterrotto surplus di prelievo, minuto per minuto,
perpetuato nei miei riguardi di straniero, esigendo per sovrappiù la
bakshish come diritto ulteriore di prelazione. E
nessuna considerazione dell'inuguaglianza enorme dei rapporti di scambio ,
poteva più consentirmi di sostenere tale pratica generalizzata di
rivalsa. L'unica
volta che io nel pagare il conto d'albergo di 5 giorni sono rimasto in
debito di 30 sole piastre, l'equivalente di qualche centinaio di lire,
un'inezia rispetto all'ammontare totale, la metà di quanto la maggioranza
dei rivenditori lucra sul
prezzo normale di una bibita, o il meno consumato dei camerieri ti sottrae
quale sovrappiù di una consumazione, ho dovuto salire e ridiscendere sei
piani di ascensore sino alla mia stanza dove nei bagagli avevo gli
spiccioli, per l'intimazione dell'addetto alla reception. Ed
anche oggi, che patemi angoscianti per ottenere un biglietto d'aereo! L'Egyptair
richiede infatti la ricevuta di un cambio, presso una Banca nazionale,
esattamente conforme all'ammontare del prezzo del biglietto. Ed
io che avevo cambiato solo la differenza tra i pounds che già possedevo
ed il prezzo del ticket, ho dovuto riuscire di nuovo dall'agenzia, dopo
avervi fatto una seconda volta l'estenuante fila, cambiare in amplissima
perdita un travel cheque di 100 marchi
ulteriori, non potendo riavere, in marchi, la differenza rispetto
all'occorrente per integrare la ricevuta del ticket, non solo, ma
apprendendovi con la morte nel cuore che anche il cambio precedente di 200
marchi era nullo per l'acquisto di un biglietto aereo, perchè effettuato
ad un tasso di interesse inferiore al dovuto. Tutto
questo, dopo che avevo appena dovuto patire l'affronto brridente del
cassiere della Banque el Nil, in Midan el Tahrir, che mi faceva girare due
volte intorno all'edificio, alla mia richiesta di dove fosse lì appunto
l'Ufficio del cambio. L'unica
mia soddisfazione che ho
tratto nei miei rapporti con l'affarismo egiziano, l'ho poi avuta quando
trasmessegli tutte le ricevute dei cambi effettuati, l'addetto della Banca
con fredda alterazione non ha
voluto ristornarmi in dollari i pounds rimastimi, ritenendo inaffidabile e
sospetto tale mio tornaconto, ossia impossibile che ad uno straniero fosse
stato prelevato tanto poco in tre settimane di permanenza sul suolo
egiziano. Confortandomi,
ora, di avere appreso di poter invece cambiare, alla Bank of Grece, tutta
l'eccedenza in lire egiziane che mi sia rimasta.. Tanto
in me che mi simulo uno spirituale, si è immiserito il rapporto con quel
popolo e la sua terra e la sue più antiche civiltà! L'esigenza
del vero così imponendomi di nulla detrarre, a tutta la miseria della mia
umana avarizia come viene a galla.) Grecia Il
grato ricordo Amorgos Nello
sciacquio dei flutti schiumanti fra gli scogli, mi è grato il ricordo di
chi in Egitto mi rese aiuto e soccorso, mentre (perchè) ancora mi
tormenta, ed inasprisce, l'immagine delle offese e dei modi insultanti che
vi ho patito. Così
vado rievocando lo sguardo assillante dello studente di Agronomia, in
Asiut, che non mi perdeva di vista perch'io non mi perdessi nella ressa
furibonda alla salita del treno per Luxor; o lo studente di Mallawi che in
precedenza mi aveva consigliato, con sollecitudine, i modi più
confortevoli per seguitare nel viaggio, con quali controesiti, ahimè,
rivelandosi esiziale, alla mie faringe, la climatizzazione surgelata del
treno da Asiut; o
l'anziano egiziano che a Giza, discendendo dall'autobus da el Badrashein,
mi ha aiutato solerte a salire di corsa sul primo tram da Giza per Midan
el-Tahrir, intrattenendomi piacevolmente, durante la corsa, nella apologia
della bellezza e dei caratteri della terra del popolo più antico del
mondo; o l'integra onestà e l'accoglienza ospitale di quanti conducenti e
gestori e baristi. Ma
certe istantanee sconce pur permangono indelebili: brucianti, a
fotografare l'osceno di esperienze avvilenti, quale quella
dell'albergatore, presso Medinet Habu, che al cambio di 20 pounds mi
chiedeva l'OK alla resa dell'equivalente di dieci, della melliflua
dolcezza con la quale mi aveva guardato, sputandosi tra le mani, mentre
sorbivo un te che avevano appena preparato, facendomi pagare poi il
quadruplo che a un avventore islamico. Degno
similare del barman di quel Kasino del Cairo, il primo giorno, che forse
perchè mi aveva visto reclinare il capo, vinto dal sonno, ha ritenuto ( lì
per lì) fosse il caso per un'aranciata, di chiedermi una cifra, un pound
ed ottanta piastre, pari a sette volte circa il suo valore di mercato; o
del ristoratore della Qala, che aveva l'improntitudine nel servirmi una
bottiglietta di acqua minerale, anzichè quella di un litro com'è
consuetudine, poi di rifilarmi, con la cerimoniosità più ossequiosa, un
importo pari al valore quadruplo di quella normale... Di
certo una ulteriore consapevolezza ho acquisito in viaggio: di come sia
vano, nei confronti dei fraudolenti e degli insolenti, recriminare una
compensazione o un risarcimento al torto; ove e quando, oramai, la
stupidità beffarda e la fraudolenza priva di scrupoli sono premio a se
stesse; e nel paese d'Egitto dove nessuno si professa un ateo, quale
abominio nei cuori di quei turpi costuisca l'Islam. Valicate
le soglie Valicate
le soglie degli invasi del Sole sui
gemiti e rantoli tra polvere e sterco ma
non intendesti tu che
il vaniloquio dell'adorare idoli per
sventare la morte e assicurarsi massacri. Invocando
Ptah, Amon ed Allah. E
furono i tuoi stessi gesti nell'accecamento dell'ansia,tu vicissitudine
ancora a
disilludersi eterna di
un corpo in sfacelo come s'arresti. Del
vaneggiamento della consunzione d'incanti il
mancamento ora a compiersi è nel sereno Cicladico. E
al chiarore lunare se ti sporgi dai bordi la
vertigine sale del vuoto che immane. Finchè
nel pesce col vino è il piacere del gusto, il
respiro alla fonda che infine si placa. E
il mare di nuovo è il tremendo dove
di nuovo t'addentri e t'abbandoni. In
Argolide E
dopo Amorgos, l'Argolide a conclusione del viaggio. Tirinto,
Micene, Epidauro, con l'epicentro in Nauplion del mio itinerario. Dal
raffronto con le coeve od antecedenti manifestazioni monumentali della
civiltà ramesside, la maggiore complessità costruttiva dei monumenti
egizi non mi è parsa affatto originarne una superiore manifestazione
artistica; la rudimentale semplicità possente degli aggregati di massi
micenei, o la perfezione del compiersi nella chiave di volta della
aggettazione delle assise dei tolos, oppure
dell'incastro polito dei massi nel dromos o nella severa fronte del
portale, attuando, in modi assoluti, il senso di una inviolabile potenza
guerriera, la nobiltà del compiersi ultimo dell'esistenza superiore dei
capi; in uno spirito militare che non tollerava che la nuda esplicitazione
della sua potenza. Ed
oggi, in Epidauro, è stato solo nel Museo che ha trovato appagamento il
mio sforzo di figurarmi le antiche forme di quelle distese di soli
basamenti, nel concorso che i resti di acrocori e sime, e delle cimase dei
templi di Artemide e di Esculapio, dei magnifici ornati a foglie d'acanto,
rosette e gigli, del tolos dell'Heraion, prestavano alla mia immaginazione
proiettiva degli alzati degli edifici che testimoniavo. Fra
quei frammenti sconnessi di stilobati e lastricati, e vuote tombe, con la
rievocazione del passato così anche il viaggio avendo termine. L'isola Mai
Odisseo aveva finora navigato in un mare così blù. Veniva
desistendo ogni spirare di vento, via via che il profilo crescente di
un'isola si avvicinava (veniva avvicinandosi) all'orizzonte, finchè nelle
profonde acque circostanti, cupe come se insanguinate, il vento ebbe a
cessare infine del tutto. Enorme
era l'isola già prossima(,) e senza voce alcuna che ne giungesse, e
quando Odisseo v'ebbe posto piede, potè vedere che non un uomo, o mostro
l'abitava, o volatile o serpe vi si levava in volo o vi strisciava. E
la roccia era morbida, e sotto il suo piede si striava di rosso
ritirandosi e poi ridistendendosi. Odisseo
non intendeva ancora in quale mai isola egli fosse mai giunto. Finchè
pervenuto al culmine di un folto di sottilissimi steli
che appariva una boscaglia, ebbe infine a capire che cos'era
l'isola. Potè capire chi era
l'isola. Egli
sostava nella capigliatura di un Titano precipitato da Zeus, in quelle
acque insonne nella sua immobile rovina. Ed
egli che aveva conosciuto già la disperazione dell'ombra di Achille, all'
(nell')abbeverarsi nel sangue per un filo fievole di nuove memorie di
vita,- lì insonne da secoli, ebbe più ancora a piangere quella morta
vita eterna.
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