all' indice delle pagine di vita scolastica

nel novantaquattro, seconda parte

 

 

Ancora su Fred

 

Al rientro a Modena da Ferrara,  ove in mattinata mi ero recato a visitare la mostra sulla civiltà di Spina, ho voluto fare ritorno a piedi dalla stazione degli autobus alla casa dove vivono i miei genitori.

Nel gelido tardo pomeriggio denso di nubi, l'adiaccio sferzato dal vento in fedde lamine di luce, ho così ripercorso nell'approsimarmi alla loro abitazione, i campi fra le scuole ove ero solito passeggiare con Fred, ora brulli e diacci e infrequentati.

Tra i lampioni sono riandato alle sue rincorse e slalom per addentare la pallina che gli lanciavo, ai suoi rivoltolii tra l'erba fresca che ne infoltiva le distese, al suo guardarsi intorno smarrito se la pallina non la rinveniva subito nel folto dei giunchi.

Lo stesso smarrimento, mi ha detto mia madre, che lo aveva colto sconcertato quando non ha più ritrovato il sentiero che ricollegava l'Istituto professionale aziendale a quello dei geometri, insinuandosi e infossandosi  tra alti cumuli ai lati

che lo rinserravano tra rigogliosi canneti, per riemergerne dall'intrico in una stradicciola asfaltata e in ameno pioppeto,  che immettevano superandone l'incolto, nell'ulteriore Istituto e nel suo auditorium all'aperto, ove le scorribande di Fred con la pallina ribattuta dai gradini, avevano infine modo di sfinirsi e placarsi.

Erano state le ruspe e i bulldozers a interrompere quei giorni il sentiero, per spianarlo sotto l'acciotolato del fondo della ulteriore tangenziale, insieme con il cortile che fronteggiava la casa di mia madre e con l'alto pioppo sotto il quale si frescheggiava la sera, e l'orto di lato che accudiva mio padre.

E' iniziato da allora il rovinio, la devastazione accelerata della nostra felicità in questi ultimi anni appena da poco conseguita, con la perdita così del suo sfondo naturale, ove d'estate si srotolavano i tubi che annaffiavano l'orto e rinfrescavano l'accaldarsi di Fred, e il gioco della pallina riprendeva tra gli spruzzi e i suoi dimenii nel fresco, il suo insistito guardarmi e l'abbaiarmi contro perchè seguitassi il rilancio, le mie finte e i suoi scarti conseguenti...

E non acevo tempo di annunciargli che uscivo, o di fargli balenare una pallina da tennis, che s'infilava frenetico per le scale a rotta di collo, sicchè come mi affacciavo alla finestra, lì lo vedevo ergermi da basso la testa in un interrogativo incessante d'attesa...

E quanto aveva dovuto educarlo, mio padre, a che rispettase i solchi e i suoi coltivi, i tralicci e i tiranti ove si avvitavano le piante rampicanti o si distendevano le fragole...

Così allorchè sono risalito in casa , e con mia madre nel tepore accogliente vi ho ritrovato il nuovo cane invece di Fred, accucciato sulla sua stessa brandina, ho dovuto riparare nel bagno pere mascherare le lacrime, dedicarmi vivacemente ai suoi gnocchi di spinaci e al vino accalorante, fare le più affettuose accoglienze al nuovo cane.

E' un boxer, come Fred, ma mentre Fred era tutto tigrato, lui lo è solo in un orecchio, per il resto è tutto bianco, di mole più ingente e meno muscolarmente contratta, il magnifico sembiante più docile e triste.

" Occhi tristi... Amleto..." l'ha richiamato più volte mio padre.

Affettuosissimo, non appena fiutatomi, quel cucciolone ha ricercato subito il mio affetto, acciambellandomisi in grembo o drizzandosi fino a leccarmi il volto.

Come mi sono riavuto, è mia madre che si è intristita fino alle lacrime.

" Ora anche lui, a sua volta, ha già diritto al nostro affetto, - ho cercato come di giustificarmi con lei degli atti affettuosi con i quali l' accoglievo come anche il mio nuovo cane, cercando di avere con lui un altro tipo di atteggiamento, altre parole (diverse) da quelle che riservavo a Fred.

Volevo così anche farle capire che per me non stava sostituendosi a Fred, pur nel segreto rimorso, perchè negarlo, che solo la sua morte mi avesse fatto avvertire quanto ingiustamente mi ero a lui fisicamente negato e gli avevo fisicamente negato attaccamento, ed ho cercato ogni occasione di discorso, per farle intendere che non era perchè questo cane mi è parso tanto più docile che Fred,  che per questo lo reputi migliore, come il fatto che Fred fosse così testardo ed insistente, me lo rende nel ricordo solo più vivo e simpaticamente indelebile.      

Poi, sul treno, non cessavo di alimentare il mio odio politico per la gente nuova di "Forza Italia", delle parole con le quali l'editore Savelli divenuto uno dei loro, dopo essere stato comunista troskista e un pò di tutto il resto, per giustificarsi ha definito la fedeltà una virtù da cani.      

 

 

Omeopatia

 

Come la mia depressione suicidaria sia un rimediare omeopatico al mio terrore della morte, il rimediare alla gratuità insensante della morte con la morte medesima, anticipandola a un tempo e un'ora voluta da noi, anziche lasciarla annidata in uno chissà quale dei giorni a venire.

 

 

Similpelle

 

Fingo quasi nemmeno di vederlo il signor Preside, quasi fosse un replicante di se stesso in similpelle.

Trattandolo quando è inevitabile, con il disprezzo di una cordialità scostante, quando appare riannodare vincoli di

responsabilità scolastica.


 

 

*Al Provveditorato agli Studi di Mantova

 

Al Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana

per il tramite gerarchico del Provveditorato agli Studi di Mantova e del dottor Riccardo Freddi, Preside dell' Itis " Enrico Fermi" di Mantova,

con preghiera di inoltro.

 

Oggetto: Ricorso per via gerarchica da parte del professore Bergamaschi Odorico, insegnante di Materie Letterarie presso l'ITIS E. Fermi di Mantova, contro il provvedimento di Avvertimento scritto ex art. 94 D.P:R 31. 5. 74 n. 417 assunto nei suoi confronti dal Preside del medesimo Istituto dottor  Riccardo Freddi, e da questi redatto in data 23 dicembre 1993

 

L'avvertimento scritto contro il quale il sottoscritto fa ricorso,  deriva dal fatto che in data 26.11.1993 egli ha ammesso in classe al termine della prima ora del mattino un alunno che, per quel giorno, e quello seguente, era stato sospeso dalle lezioni con provvedimento del Preside.

 

Quello che innanzitutto va detto ad integrazione di quanto è desumibile dagli atti, (e che non si evince- forse non casualmente - da entrambe le note del Preside, mentre dalla mia replica lo si ricava solo conclusivamente e indirettamente- poiché era beninteso che il Preside ne fosse a conoscenza-) è che antecedentemente il medesimo allievo, Claudio Falcone, che nell' Itis di Mantova sta frequentando la 1C, quando la sanzione gli era stata trasmessa, non aveva accertato attentamente quali fossero i due giorni di sospensione, e ritenendo che tale provvedimento valesse per i due giorni immediatamente seguenti quello in cui aveva preso atto della sanzione disciplinare, era rimasto a casa il Mercoledì ed il Giovedì che immediatamente precedevano il fatidico giorno, Venerdì 26 Novembre 1993, da cui invece aveva decorso la sospensione sancita dal Preside, sicché  si era comunque già attenuto a tale sanzione disciplinare.

Come si desume inoltre solo indirettamente da entrambe le Note del Preside, mentre invece ciò risulta apertamente dalla mia replica perentoria, è che per questo il sottoscritto ha inviato l'allievo Claudio Falcone dal Preside per " direttive chiarificatrici".

Quanto alla "negligenza e inaffidabilità" dell'allievo cui si riferisce il Preside, il sottoscritto, come avvalorava la stessa condotta dell' alunno in quelle circostanze, aveva motivo di supporre che consistesse piuttosto nella sua inaccortezza e inavvedutezza, che non in una subdola astuzia beffarda, secondo un giudizio su di lui ch'è pressocchè unanime tra i miei colleghi in Consiglio di classe; ed è comunque anche in quanto lo scrivente aveva motivo di poter confidare nell'allievo, che non ha inteso sfiduciarlo apertamente, inviando un altro in suo luogo dal Preside, tanto più che egli è maggiorenne e rappresentante di allievi assai inferiori d'età, e dunque sentiva di dovergli per evidenti ragioni quel rispetto educativo di cui tuttavia non è sentore o sollecitudine alcuna nelle note del Preside, ispirate piuttosto a ribadire esclusivamente la Sua superiorità gerarchica. 

L'allievo che margine aveva del resto di barare, nella trasmissione di un assenso o di un dissenso del Preside al sottoscritto?

Ciò che in ogni caso lui mi ha detto di ritorno, è che la segretaria dopo averne sentita ogni ragione e dopo averla comunicata al Preside, entrando nel suo studio, di ritorno nell'atrio gli aveva risposto che questi non era in grado di riceverlo per un abbassamento di voce che lo rendeva indisponibile per chiunque, sicché egli poteva attendere per i chiarimenti necessari il giorno seguente.

E tutto ciò, il Preside si è guardato bene dallo smentirlo nel suo Avvertimento, riferendosi unicamente all'inaffidabilità ed alla negligenza dell'allievo.

Al che, il sottoscritto, non avendo alcun motivo di supporre che le cose fossero andate altrimenti, vuoi per la personalità e per gli stili di condotta  del Preside, di cui evidentemente ha una non ancora bastantemente disillusa esperienza, vuoi perché nel comportamento dell'allievo in questione scorgeva traccia di tutto fuorché di malizia, pertanto, visto che questi aveva già dato atto e prova di accettare in tutta umiltà e disciplina le sanzioni del Preside, e che egli ne doveva pur salvaguardare il diritto alla frequenza scolastica, inoltre attenendosi anche alle reiterate raccomandazioni del Preside, che gli allievi non siano lasciati vagare incontrollati per i corridoi, ha ritenuto opportuno, per la frazione di ora restante, consentire che l'allievo Falcone Claudio permanesse in classe, lasciando detto che il suo status nelle ore seguenti fosse determinato dagli ulteriori insegnanti, eventualmente edotti da una successivo pronunciamento della Presidenza.

Non era forse un timore educativo legittimo, la cura di evitare che il ribadimento della sospensione, raddoppiandone i termini, potesse ingenerare nell'alunno Falcone la persuasione che nei suoi riguardi, da parte delle autorità scolastiche, sussistessero un'ostilità precostituita e il rigetto insanabile?

Chiedo pertanto: in che misura è ravvisabile in ciò che ho fatto, come intende il Preside, una messa in discussione delle sue disposizioni gerarchiche?

Semmai è il comportamento stesso del Preside, piuttosto, che autorizzava a ritenere che per lui stesso che l'aveva emanato, avesse perso di rilevanza l'efficacia disciplinare del suo provvedimento.

E che dire della sua giustificazione della mancata fornitura di direttive al sottoscritto, adducendo che non aveva voce nemmeno per rispondermi un si o un no, che il mio superiore gerarchico poteva pur tracciare su un rigo di carta...

Rispondermi, non era forse e comunque un atto dovutomi?

E per ritornare sulle questioni antecedenti, perché mai, chiedo di nuovo, il fatto che lo scrivente abbia prestato credito all'allievo Falcone, dovrebbe essergli imputato dalla Presidenza, se le assenze dell'alunno nei giorni antecedenti di mercoledì, e di giovedì ( il 24 e il 25 novembre 1993), sono state successivamente giustificate senza remore da chi ne era delegato dal Preside?

Perché una siffatta drammatizzazione dell'evento, che è tutta a posteriori, se l'allievo Falcone, per ciò che si ricorda di allora, non ha memoria di alcun accertamento puntuale e accanito da parte della Presidenza delle ragioni del suo disguido, nei giorni immediatamente a seguire quel Venerdì?

E poi perché in una situazione d'eccezione, anziché chiedere ragione a viva voce al sottoscritto, d'un comportamento che

per la condotta stessa tenuta del Preside era affidato solo alla mia interpretazione delle circostanze, questi è intervenuto in forme siffatte?

Purtroppo, invece, dalla prima e più ancora dalla seconda nota inoltratami con l'avvertimento in questione, come dall'atteggiamento assunto del Preside nei miei confronti,

antitetico rispetto a quello osservato nei riguardi dei miei colleghi che avevano lezione quella mattina,(- avrò modo di parlare successivamente di quel che concerne le ordinanze per la mattina seguente, per la quale era ugualmente prevista la sospensione dell'allievo Claudio Falcone-), si può desumere piuttosto che il Preside, per quel primo giorno, gravando di ogni responsabilità per la presunta infrazione il solo sottoscritto, ha supposto di poterne risollevare ogni altro insegnante che quel giorno abbia avuto lezione in 1C , di modo che ne sono risultato isolato e antagonisticamente contrapposto ai miei colleghi, nella assunzione di una eventuale linea difensiva.

Tale atteggiamento accusatorio - per non usare ancora il termine che forse è più opportuno,- si desume ove forse non senza un certo compiacimento, per avere presunto di avere indovinato l'argomentazione ad hoc, così recita la replica del Preside:

" Le conseguenze del comportamento di V. S. vanno valutate anche in rapporto alla classe ( davanti alla quale è stato reso di fatto inefficace un provvedimento del preside, sanzionatorio di un comportamento indisciplinato), ed - è questo il punto- ai docenti delle ore successive, che trovando l'alunno in classe, hanno ritenuto di fatto revocato il provvedimento di sospensione dalle lezioni".

Ora io mi chiedo, esterefatto, come potevano mai i miei colleghi, delle ore seguenti, ritenere revocato di fatto il provvedimento di sospensione dalle lezioni, in virtù del solo comportamento del sottoscritto? Non sono io a presiedere il Consiglio di classe, nè ho lasciato scritto alcunchè in merito o in demerito sul registro, così come non ricordo di averne avuto modo di parlarne quel giorno con i colleghi delle ore seguenti, o quand'anche ne  avessi parlato, escludo categoricamente di avere proposto il mio atteggiamento come vincolante od esemplare, mentre debbo piuttosto desumere che anch'essi si siano dovuti regolare, come il sottoscritto, secondo quello che a loro hanno detto la classe e l'allievo Falcone. ( Ed è quanto mi hanno confermato, con la loro solidarietà, in ogni successivo e recente colloquio).

Ma in tal caso, ragionando sempre e solo per assurdo, perché dovrebbe essere imputato solo a me e non anche a loro, di non avere tenuto conto della negligenza e dell'inaffidabilità dell'allievo Falcone?

E ancora, - ed è decisivo- il ritrovarsi l'allievo in aula, in che misura costituiva un atto compiuto, che li esimeva dalla loro assunzione di responsabilità?

E non basta, purtroppo, per limitarci solo a questo dei susseguentisi interventi o defilarsi, d'anno in anno, subiti dal sottoscritto ad opera del Preside, e che hanno pregiudicato, per quanto lo concerne, il tempo e le cure debite e la tranquillità mentale di cui avrebbe voluto disporre, anche in questi giorni, per dedicarlo piuttosto alle sue classi, presso le quali per più giorni ha dovuto reagire a uno stato di sconcerto, dopo che ha ritirato l'avvertimento scritto in questione il 5 gennaio 1994, assillato di dovere salvaguardarsi da siffatto provvedimento inusitato, quando l'educazione dei suoi allievi richiedeva che ogni suo sforzo scolastico fosse piuttosto teso ad accertarne il profitto ed assicurarne il recupero, dopo l'esperienza dell'autogestione e nel breve lasso di tempo che intercorre ancora prima degli scrutini.

Il Preside, infatti, è pur vero che ha avuto l'avvertenza, o l'accortezza, di inviare una nota di identico tenore anche all'insegnante, il professor Bianco di Educazione Fisica, che aveva lezione la prima ora del giorno seguente, il secondo per il quale ugualmente l'allievo Falcone avrebbe dovuto essere sospeso.

Solo che, mentre alla replica del sottoscritto faceva seguito l' avvertimento scritto, di cui qui si discute, e tale avvertimento gli veniva trasmesso in tutta celerità postale, e tramite raccomandata, in modo che gli pervenisse in ogni caso e non capisco o non voglio capire per quale necessità inderogabile durante le festività natalizie, e solo per una fatalità casuale non l'ha ritirato alle poste il 31 dicembre, prima di trascorrere da solo il Capodanno, invece a tutto il 15 gennaio, per indicare un termine, l'altro insegnante non ha ancora ricevuto alcuna risposta di sorta, nè assolutoria nè sanzionatoria.

Non meritavano forse i due casi, interconnessi, di essere affrontati e risolti congiuntamente?

Vi possono forse essere ragioni valide, di fronte a situazioni così analoghe, per un trattamento talmente opposto nei modi e nella forma e nella sostanza?

E' comunque indubbio per lo scrivente, in un contesto più generale, che il provvedimento che ha subito si inserisce in una patente gestione autocratica dell'Itis da parte del Preside, che è invisa e intollerabile da tempo a numerosi insegnanti dell' Istituto, e che suscita reazioni dalla cui visceralità più bieca e dalle cui manifestazioni più volgari, quali prendono corpo presso gli studenti ed una parte cospicua del corpo insegnante, il sottoscritto pur ha cercato in ogni modo di dissociarsi.

Di tale intramontata gestione autocratica, la contestazione già è emersa nell'ultimo Collegio dei docenti, dello scorso anno scolastico, quando numerosi colleghi hanno conseguito che si discutesse, in un apposito ordine del giorno, del loro star male sotto tale dirigenza, per quanto è vero che il suo esercizio, nella disistima  e nella sfiducia sprezzante nei nostri riguardi che lo determinano, mortifica lo spirito di iniziativa didattica, ed educativa, e il conforme esercizio disciplinare, che trascendano i canoni e le  volontà insospettabilmente timorate, o il coraggio di intervenire e di confrontarsi con la realtà, che possono animare il nostro Preside.

Ed è in tal senso che allego conclusivamente, per quanto in sè possa apparire insignificante, l'antecedente contestazione mossami dal mio Superiore, allorchè mi ha intimato, in forma di invito, di non segnalare sul registro tutte le peregrinazioni a cui andavano incontro le mie classi, e il fatto che dovessimo sottostare, per le proiezioni di programmi audiovisivi, al beneplacito di questo o quell'altro insegnante di Fisica, o di Scienze Naturali, che avessero a disporre nell'ora dei propri laboratori, secondo una sceneggiata che si sarebbe riprodotta finché fosse rimasta indisponibile la saletta audiovisivi in comune del biennio, e ne fosse seguitato il degrado nell'incuria cui egli l'aveva destinata.  

Con un ulteriore avvertenza: vi si rammenta al sottoscritto che avrebbe prima dovuto parlarne agli uffici competenti; che è quanto avevo appunto fatto senza sortirne alcuno effetto, ancora la settimana precedente, allorchè mi sono recato, fuori orario, in due distinte circostanze e senza  esito di sorta, sia presso il Preside stesso che nell'Ufficio tecnico; anzi, lasciando promemoria e note scritte, precise e puntuali, sulle riparazioni urgenti e le forme d'intervento  ch'erano indifferibili.

 

Auspicando di avere configurato, almeno in parte, quanto a mio giudizio si è venuto riaddensando e condensando nell'episodio in questione, e di avere dimostrato come manchino  ragioni, o motivazioni, che giustifichino l' avvertimento del Preside che qui è in discussione, mentre è ben ardua la convalida dei modi e delle procedure da Lui assunti/e nei miei confronti 

 

Mantova,     gennaio 1994.                Con osservanza

                                      Odorico Bergamaschi 

 

 

Si allegano i seguenti documenti:

1) 2) Copia delle due notifiche del Preside inerenti l'atto addebitatomi ( la richiesta di giustificazioni e l'avvertimento scritto);

3) la mia replica,

4) l'avvertenza che ho esercitato invano nei confronti del Preside anche successivamente;

5)la precedente notifica del Preside sul mio uso dei giornali di classe;

6) copia di una lettera che ho dovuto anni addietro trasmettere al Preside, per farne desistere atti irriguardosi nei miei confronti.     

 

Mantova, lì  gennaio 1994                 Odorico Bergamaschi 

    

 

  

 

    

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Lettera sulla professoressa Montanelli

 

Egregio direttore,

 

in bella evidenza in una bacheca della scuola di Mantova dove insegno, l'Itis, non potendo io affatto evitarne la vista, tanto vi è stato ingigantito un vostro servizio sul nostro Istituto da cui è desunto, uno di questi giorni mi è capitato di leggere e non senza ingenuo stupore, data la biografia e l'identikit di chi lo ha scritto, il seguente referto apologetico di ciò pensa sul nostro Istituto  Norberto Ravaelli, che per chi lo ignori vi è professore oramai forse eresiarca di Religione, se nel nostro Istituto il Regno dei Cieli per lui così è divenuta cosa di questo mondo:

" ( Vi) sono perfettamente integrato in una realtà meritocratica,

dove si viene considerati per quello che si fa e per come si lavora",

cui a due riquadri di distanza, in bella dentizione ridente pur se non ugualmente smagliante, così fa seguito la professoressa Montanelli ch' è pure mia cara collega, in tono minore cortigiano, (forse, se recita in tal modo, Alice nel paese delle meraviglie qui tornata a riveder le stelle da chissà quale Inferno):

" La scuola funziona attivamente sin dal primo giorno di lezione, con notevoli vantaggi per noi e per i ragazzi.

Qui si vive e si lavora veramente con grande serenità, avvalendoci di collaborazioni di vere e proprie équipes....."

(E già promossi a starlet interne, ecco che i due ho avuto modo di sorprenderli ancora nell'occhieggiare vispallegri, insieme con  altri magnanimi "teachers", in una più recente "affiche" che sollecita i colleghi tardivi a che pur si commissarino per gli esami estivi....

Ahimè, è già Forza Italia che ci contagia tutti?)

 

Ora tale cinguettio flautato oramai interstellare, desolidale da ogni tapino che ancora supponga reale una qualche forma di miseria all' Itis, mi sarebbe benchè minimamente tollerabile come alcunchè di decente, se sulle stesse Vostre colonne al sottoscritto, o ad altri, da tale parere sul mio Istituto fosse liberamente concesso di dissentire anche solo di un ette, senza paventare alcunchè di fatto.

Il che è forse possibile? (E non già perchè supponga vincoli da parte vostra).

 

 

Humour

 

Perduta ogni melliflua speranza di solidarietà, prosciugatomi il ciglio di ogni lacrimevole rampognare risentito, all'abbandono della satira che ancora spera possibile il riscatto e la redenzione dei topi, non resta che la ferocia divertita della parola,  utta la cattiveria deliziosa di effigiare e rappresentarli incidendo con l'acido , azzannando mordace, prime che ogni altra, le rammollite polpe dei riciclati in  ruffiani del Preside...

Svarianti i cortigiani in spalleggiantesi accolita, nei più cangianti e insignificanti colori politici...

eppoi intaccando delicata unghia su delicata unghia, in ogni sua componente edificante il carton gesso della venerata immagine del mio collega di Fisica, finchè esposta alla sola pietà, non resti che il verme erosa la mela...

Ah, mai più gridi di sorta, o urlii di protesta, ma la complicità ilare e studiosa dei miei allievi non stronzi, contro siffatta genia topesca assisa in cattedra...

istigandoli già domani a trasformare in immagini fotografiche di quadri astratti, le inquadrature poveristiche dei cartoni e dei fogli che tappezzano le finestre delle nostre aule in luogo delle veneziane ...

Certo la ferocia ha in se tutta l'amarezza, quegli esseri fogna, di sapersi incapace di annientarli dall'interno, di fare loro puntare la rivoltella contro la loro miseria, deflagrandosi il preside nella bolla della sua viscidità annidata, o le signorine professoresse di denudarle a modino, senza più difesa dal vedersi quanto sanno essere le piccoline atroci e assassine...

Ma può tenerli a debita distanza i rei, intimorendo la Comare Preside, per ridire il piano, con l'insinuare il serpente il fare tanto male a questa o quella lavandaia di corte...      

 


 

 

pysellis

 

Al Preside dell'Itis E. Fermi di Mantova

 

Il sottoscritto, Odorico Bergamaschi, suo subordinato, reputa che sia per lo meno disdicevole che Lei abbia a convalidare gli esiti del referendum sul nome del Giornale elettronico d'Istituto, l' ufficializzazione della cui denominazione, più che l' espressione di un sano spirito salace e mordace, risulterebbe a suo giudizio l'avvallo di una beffarda pernacchia in sintonia con lo spirito dei tempi, indirizzata al lavoro e alla collaborazione che altrimenti il sottoscritto, come altri suoi colleghi, sarebbe ben lieto di prestare a simile iniziativa.

Auspicando che simile indecente leggerezza dei nostri allievi non risulti più oltre una pubblica irrisione della serietà indiscutibile del nostro Istituto, e di chi vi lavora, e disponendomi nel frattempo, altrimenti, a generalizzare l'espressione del mio rifiuto a collaborare sotto una titolazione così sventatamente indecorosa      

 Mantova, li 20 aprile 1994        Odorico Bergamaschi     


 

 

School

 

Al Preside dell'Itis E. Fermi di Mantova

 

A scanso di equivoci, il sottoscritto Odorico Bergamaschi, Le fa presente che è stato prima che Lei ammettesse in classe l'allievo Cerati di 2C, che ha annotato sul registro di classe le considerazioni  rivolte al Consiglio di classe nella prospettiva degli scrutini finali, ossia ( durante l'ora terza a disposizione, mentre si accingeva a fare ritorno nella 2C per consegnare delle Esercitazioni corrette),  appena dopo aver visto entrare in Istituto verso le 10,30 l'allievo Bianchi Alessandro che figura assente da mesi, seguito a ruota dal nostro Cerati in atteggiamento di tranquillo escursionista, sicchè nemmeno ho suppposto, che questi oramai si accingesse a farsi giustificare per entrare in classe.

Dovevo fare il pesce in barile? Il superiore baccalà ? E quando domani pomeriggio dovrò interrogare di nuovo gli allievi della classe, quale tasso di presenza mi sarebbe risultato garantito?

Del resto so benissimo che la copertura assicurata dalle famiglie a questi emeriti atti dei nostri allievi rende la giustificazione dei loro ingressi ritardati ad orologeria, un atto pressocchè dovuto delle autorità scolastiche.

Anche per questo, ho dato al decorso delle mie annotazioni un giro che non la chiama in causa e in gioco, sià perchè non intendevo sollecitare sanzioni che appaiono pressocchè precluse, sia perchè il mio scopo era piuttosto quello di esercitare una deterrenza ultimativa verso il ripetersi di simili ritardi strategici.

In ogni caso quello che posso richiederLe è che da parte Sua si avvisi almeno la famiglia dell' allievo Bianchi Alessandro che finchè permane assente non può accedere in alcun modo all' ITIS.

                                     Con osservanza    

Mantova, li                         Odorico Bergamaschi

 

 

Che scrivere

 

* Del giorno in cui, ritrovato di nuovo il preside all'ingresso della classe di fronte, al suono della campanella, in lieve ritardo per essere arrivato a piedi per il sopraggiungere della pioggia alla partenza, - mi sarei altrimenti rovinato gli abiti con le chiazze schizzatemi dalle ruote della mountain bike, sono crollato in classe in scene di furore oggettivo, scagliandomi contro penne e matite e borse ed occhiali, poi uscendone stravolto, per avere così oltraggiato al loro cospetto, a lui di fronte, la mia figura superiore di insegnante.

Restavo in sala insegnanti incapace di riprendermi, sostituito già da un collega, quando prima uno, poi un altro di loro, mi raggiungevano gentili e amichevoli perchè tornassi in classe.

Ove messo a nudo dalla mia reazione invereconda, autoafflittomi al loro cospetto per essermi consegnato così stupidamente all'arbitrio disciplinare del Preside- idiota, mille volte idiota, come avevo potuto sapendo qual'era la posta in palio, avere la leggerezza di partire a piedi, meglio uscirne inzaccherato di petrolio che essere così in balia del suo potere gerarchico.- mi confessavo nelle mie debolezze umane...

 E' stato l'insegnamento delle recenti elezioni vinte dalla destra, che occorre mettersi in gioco e rischiare, ma io ho il terrore non già di cambiare pelle nel lavoro, ma di dovermi trasferire altrove... sono solo, e non ho aiuti, e un nuovo appartamento, oggi in Italia, può costare il sessanta per cento del tuo stipendio, ed io vivo nel terrore di perdere questo mio lavoro di insegnante, per la diminuzione delle cattedre e sotto la pressione intimidatrice cui mi sottopone il Preside,...IO certo che mi riconosco talento, sono scrittore e  ...autore di versi... soprattutto sono valente nel comporre dei versi, nella partita doppia che tengo, in prosa e in poesia.. .ma non mi serve a niente ciò che valgo, per assicurarmi delle superiori possibilità di vita...sono così incapace di trafile e di ossequiose gavette.... omaggiando chi dispressi su quella poltrona... Puoi metterti certo nelle mani di un critico di riguardo ....solo che prima o poi diventa la solita tiritera " quanto mi fa piacere ciò che lei mi ha inviato.... purtroppo per ora e per i mesi a venire non posso leggere le sue care cose....E prima o poi io nel cervello anniento ogni autorità, le tolgo ogni peso e valore, la disprezzo con piena ferocia  .. Ecco, nonostante questo io manifesto un tale timore del preside perchè è come se non avessi mai avuto un padre e una madre, i miei genitori, oh io dico questo volendo a loro davvero un gran bene, ma come potevano comandarmi alcunchè, loro che non avevano nemmeno conseguito la licenza elementare, eppoi avverso me stesso e mi umilio a tanto nei confronti dei superiori che mi sovrastano, per ciò che ero e che sono diventato, io una volta avevo un'anima e sentivo, scrivevo davvero in versi e in poesia, mentre ora sono morto, soffocato dal lavoro e dalla creanza sociale, dal troppo rispetto dei doveri e dell'ordine...

casa e scuola, scuola e casa, mentre adesso se potessi, vorrei essere in India da mesi,  se non vorrei andare anche in America?, certo, se solo potessi, è che.... che mi mancano i soldi, che sono come una lumaca con un guscio enorme, i miei tanti libri e dischi e videocassette ed apparecchi ed elettrodomestici che non so dove sistemare se lascio tutto....

Perchè io voglio andare via, in India, in Tibet, in capo al mondo, ma con il biglietto di ritorno..."

Avrei dovuto aggiungere, per più chiarezza, a chi di loro mi consigliava di farmi monaco buddista o pastore errante, che non mi illudevo di farmi un altro, ma che volevo infine vivere non più cittadino confitto nella mortificazione del torto reso ai propri diritti, nella condizione definitiva ( e più irresponsabile ) di straniero...

Superata la vergogna, quell' incidente sembrava averli più ravvicinati, ero loro più comprensibile ed umano, mi chiedevano una prima, una seconda poesia, se le ricopiavano come alcunchè di prezioso, era come ne fossero avidi...

Quello stesso pomeriggio tre di loro mi attendevano in biblioteca, per consultare insieme i manoscritti ebraici... in vista dell' itinerario ebraico nella città di Mantova che venivo allestendo per loro... eppoi non più tardi di due settimane dopo, dopo che l'uscita per l'antico sito del ghetto e alla rivisitazione dei manoscritti e degli incunaboli della Comunità israelitica era stata magnifica, trovavo il modo di infierire su di loro, perchè sabato quattro di loro sono entrati in classe con un ritardo a orologeria, per evitare l'interrogazione di Italiano... e la nota che infliggevo, come mi avvertiva l'insegnante di Fisica, più che su di loro era su di me che si ritorceva, poichè avendo egli accolto in classe l'ultimo allievo sopraggiunto, rischiava di apparire una mia messa in causa del suo superiore agire gerarchico, rimettendo in gioco il suo arbitrio che mi tiene in scacco, facendogli assaporare con il mio diffidarne il terrore che esercita sulla mia persona, come io abbia a giustificarmi, e non possa fare altrimenti, per la mia condotta assunta che ne sia certo, a scanso di equivoci, non intende chiamarlo in causa o in gioco...

Con osservanza....

E il gatto ne ride, nella sua stanza, del topo che si acquatta nel suo buco sempre più ristretto...          

 

 

Che scrivere ancora

 

* Della visita alla comunità ebraica

 

 

 

Frauelin

 

Quelle frauelin che come si videro sporcare il tappeto verde sotto casa, sentirono del rumore ed ebbero paura si rompessero loro i vasi dei fiori, chiamarono in soccorso le squadre hitleriane.

 

Allorchè l'ordine infine apparve ristabilito, tra un cinguettio e l' altro dei discorsi del cuore con l'amica vicina, concimandone l'humus con le ceneri dei campi di sterminio.

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