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E' così brutto " Te lo lascio in consegna,
se ne hai bisogno... Ma non credo proprio che tu lo voglia, è così
brutto..." Al termine dell'ora, così
l'insegnante di Religione mi parlava stamane di un allievo d'entrambi. Sbigottito, poi in un angolo non
ho potuto tacere al fanciullo il mio disaccordo che espressioni del
genere da un insegnante siano rivolte a un allievo. "Ma lui scherzava" egli
ha commentato mitemente a giustificarlo. Egli lo crede forse ancora? ( var:
tuttora? ) Significante e significato L'allievo di 1 C, richiesto di
individuare per iscritto significante e significato: " Significante: La suora
Significato: che qualcuno sta male o è morto. In una pagina di Laurence Sterne
l'associazione costituirebbe una trovata geniale. All'umile allievo è valsa invece
l'insufficienza, non avendo egli considerato la volontarietà di ogni
significazione. ( E a ciò che dire delle bianche
sorelle, che aspirano a irradiare un'eterna speranza...) Vox clamans Ma io non sono uno di quanti si
compiacciono di predicare nel deserto - per le strade animate immaginavo
di dire nella prima disattenta- perchè così possono sentirsi ancora i
soli santuomini tra tanti peccatori. Io non mi compiaccio affatto di
insegnare a tante zucche vuote e sorde, per sentirmi ancora di più un
genio sapientissimo e unico..." Hmm... Un punk "Professore è stato un punk,
lei? mi ha chiesto nello slancio di un'apertura d'animo l'allievo di 1C
che tutelo, tra le risate dei suoi compagni per l'impertinenza presunta,
nel mentre una voragine mi si spalancava dinnanzi, l'indecenza dei miei
trascorsi riemergendovi del tutto da loro inimmaginabile. Senza scompormi ho apprezzato dal
pulpito la domanda rivoltami, mentre ho invece stigmatizzato la puerilità
del riso dei più, esternando poi la mia simpatia per chi davvero è
punk, e mettendoli in guardia da chi è oltremodo per bene e pulito. " E' tra i bravi ragazzi che
ci sono più sadici. E gli psicopatici maneggiano
bisturi asettici..." Il ritardo Fui incauto, in 2C, nel registrare
il ripetersi del ritardo di due minuti al loro rientro dalla
ricreazione. Quando la puntualità è il mio
punto debole... Così intrappolarmi è stato un
facile sfizio per il Preside, che ne è consapevolissimo, semplicemente
gli è bastato ammonire gli alunni severissimamente, qualora un loro
ritardato rientro abbia a ripetersi. E al mio ingresso in ritardo
giusto l'indomani dopo la ricreazione, concomitante puntualmente con la
diffida, essendomi dilungato con una collega nella mia avversione
viscerale a "L'attimo fuggente", anticipati nell'atrio dagli
occhi che mi riprovavano della Vicepreside, al loro richiamo
indispettito negli sguardi mi è stato allora giocoforza, per rigore di
coerenza, segnalare e motivare (ufficialmente) il mio ritardo con un'autoammonizione. Nel Segno dello Scorpione
staccandomi la coda per salvarmi. La nota E questo pomeriggio, dopo nemmeno due mesi di scuola, ho
dovuto riscrivere l'indecenza di una nota, come già l'anno scorso, per
segnalare l'ulteriore s. in classe di uno di loro, bellamente
fuoriuscita nell'euforia del generale trambusto. Lunedi era almeno già la quinta
volta dall'inizio dell'anno scolastico che si verificava... Così i piccoli contraccambiano il
mio avvalorarli, riguardi e scrupoli per le loro anime in fieri. E chi ho lungamente tutelato dalla
discriminazione nell'universale discredito, abusandone con la sua
impertinenteza e le intemperanze verbali, di loro è chi più ha
contribuito a degradare i rapporti. Facendosi beffe, ogni qualvolta,
dei miei scrupoli di non farmi strumento della bestialità malevola dei
più nei suoi riguardi, delle loro piccole vendette o ritorsioni dei
torti. La socializzazione che tra di loro
è intercorsa li ha ulteriormente immmediocriti nel frattempo,
assimilandoli nel metabolismo della miseria onnivora di tempi per i
quali , come in loro si replica,è la simpatia demente e la incultura
sfrontata ciò che più
occorre al successo... e, se in televisione
trivialmente se ne dicono e fanno
di tutti gli odori, la scuola è solo il mito di una isola. Nè io posso essere altrimenti
sensibile: così nonostante già il mio esecrare l'atto, e l'avvertenza
che se fosse ancora accaduto non avrei avuto alcuno ritegno a
notificarlo, il loro ripeterlo mi è stato lo sfregio di una ferita
suicidaria. E da un giorno e una notte senza
tregua ne sanguino. Gli allievi cambiano, nuovi volti
si succedono ogni anno sui banchi, eppure lo sconcio e l'immiserimento
nel branco di nuovo si replica...Sullo scenario dell'avvenire senza fine
e senza scopo di generazioni future sempre più vuote di spirito, il mio intollerarlo lo spasimo
patologico che mi incistida in una solitudine sempre più tenebrante,
tragicomico come sempre, nell'osceno ridicolo del "frame", il
gusto sapido di morte. Il Consiglio di classe "Mi va benissimo che siano
solo ammoniti", ho commentato l'esito delle votazioni del Consiglio
di classe, compresi tra i votanti i rappresentanti degli studenti e dei
genitori, più assolutorio di fatto degli allievi che del mio operato. "Non posso che accettarlo
perchè mi va assolutamente bene ciò che è assolutamente legale. In quanto tutto ciò che è
accaduto, è accaduto perchè io ho assolutamente rispettato così la
legalità come la personalità degli allievi". Eppure ha seguitato a tormentarmi
tale manifesta sfiducia nelle mie capacità di uomo (e d'insegnante).
Perchè secondo il loro senso comune, degli adulescentuli sono tenuti
solo al rispetto di chi sa imporsi. Quando, se le volte precedenti fossi
anche stato incapace del tutto di reagire per la mia vulnerabilità,
tremante e sgomento del loro ferirmi, sbigottito e sconvolto del loro
rifarlo, poichè non li avevo mai minimamente offesi nel loro decoro, la
inammissibilità dello sconcio sarebbe rimasta immutata. Chè il loro verdetto significa,
altrimenti, che chi la subisce è responsabile comunque dell'offesa che
non è riuscito a sventare. E che l'oltraggio, una volta
patito, andava comunque taciuto per non disonorare il decoro. Della
propria figura di insegnante e dell'Istituto. Che io innanzitutto così
ho contribuito ad offendere. " E' perchè si è diffusa la
diceria sul tuo conto, ha replicato la Vicepreside a suo buon
tornaconto, che nella classe dove hai fatto supplenza è accaduto di
nuovo". Balle, tanto erano mortificati
quando li ho deplorati. " Eppoi, a mezzabocca ha
soggiunto, se sentivo odori facevo aprire anche le porte e le
finestre..." Egregio signor Preside Un medico di campagna
Un medico di campagna. Ed alcuni degli oscuri allievi di
questa 2C, che gli insegnanti delle materie scientifiche e tecniche
seguitano a considerare dei disastrati senza scampo, mi hanno
eccellentemente corretto ed illuminato, nell'analisi conclusiva
intorcigliatasi di "Un medico di campagna". Io stesso ne avevo intrapreso con
loro l'analisi come un azzardo... L'insight, che ne ha destato
l'attenzione vivificante il senso del testo, è avvenuto quando glielo
presentato nelle guise di un rebus, la cui decifrazione poteva dirsi
raggiunta solo quando di ogni particolare fosse stato accertato il
significato, che sarebbe stato da considerarsi tanto più attendibile,
quanto più la sua assurdità presunta si fosse rivelata la verità di
ciò che accade ogni giorno. Inizialmente li ho così aiutati a
comprendere come la chiamata urgente del medico significhi la missione
cui attende ogni dovere professionale, e che il caso, più che la
predisposizione razionale dei mezzi, ci fornisce quando e dove meno lo
ricerchiamo il modo di adempierlo, ad un calcio facendoci ritrovare
nella porcilaia i cavalli che occorrono a trainare la slitta. Ma nell'offrirci sovrappensiero i
mezzi per rispondere all'appello, il destino del caso vanifica il bene
stesso per ottenere o conservare il quale ci sacrifichiamo per gli
altri, Rosa finendo sacrificata al
garzone di stalla dei cavalli che ci recano alla meta. Nella sequenza ulteriore del testo
poi ho evidenziato come allorchè rispondiamo all'appello, ci si chiede
da chi soccorriamo il contrario di ciò che la missione comporta, "
Dottore, fammi morire", al contrario di ciò che comporta il loro
stato reale di salute. Ma la salute è la diagnosi di una
verità parziale, illuminata dal nitrito di un solo cavallo ispiratore
ultraterreno. Quando la diagnosi si fa
integrale, ed entrambi i cavalli nitriscono, ogni visitato si rivela
malato nella sua ferita di una malattia mortale. E quando si è così diagnosticati
della mortalità irreparabile che coviamo, si vuole guarirne ad ogni
costo. La vitalità vuole la morte, come la mortalità vuole la
vita... Il medico si rivela allora a se
stesso l'erede delle funzioni sacrali sacerdotali: e a Lui che si chiede
nei tempi moderni l'impossibile: curare l'incurabile, sanare
l'insanabile, una salvezza che sia eterna. Tale è la mitologia appunto della
scienza moderna, come a loro ho detto in classe riecheggiando
Wittgenstein. Poi, nella sezione conclusiva, è
nel coro dei bambini scolari che ho identificato il bandolo della verità
ultima del testo. In chi, se non nei bambini può
albergare? "Spogliatelo e guarirà, se non guarirà ammazzatelo! E' solo un medico, solo un
medico". Ho tenuto così fermo con loro il
punto che la vera salvezza va identificata nella spogliazione. Di che cosa? Se non dell'ammanto
sacerdotale di medico, del prestigio illusorio di chi deve rimediare a
tutto. "La sua salvezza stà così
nell'abbassarsi al grado degli altri" ha capito subito il più
partecipe; certo, condividendo con i malati lo stesso letto,
adombrandosi il concorso dei cavalli ultraterreni: "il canto cessa,
la luna è coperta di nubi..." Ma benchè veda che ci serve di
lui più che altro per scopi rituali, il medico non sa spogliarsi del
suo prestigio sociale sacerdotale, è solo in grado di insegnare un
distacco che non sa praticare. Egli non sa elevarsi al sacrificio
supremo, pensa solo vanamente a salvare se stesso. A tal punto stavo già
prefigurando come dedurre dal testo una mia conclusione preacquisita,
trasudando come comunicare loro siffatta esperienza, ossia come nella
perdita totale che ne consegue, il medico disconosca la sola condizione
di salvezza possibile, allorchè si dispera di tutto quanto e più ... " E quando pensa
egoisticamente solo alla propria salvezza, egli perde tutto quanto"
ha invece interpretato allora la fine l'allievo seguente. Ed infatti,
allentatisi i cavalli, nel deserto di neve perde allora anche la casa e
la clientela che il sacrificio per gli altri gli assicurava,
come anch'io "nudo, esposto al gelo di questa atroce
stagione, con un calesse terreno e cavalli ultraterreni, povero vecchio
giro per il mondo". Ma pur non rinunciando ai miei
cavalli celesti, a differenza del medico ho prestato ancora fede alla possibilità di canto dei bambini,
nonostantetutto. E sono arrivato a casa in questo
modo. Leggendo " Un errore
geografico" Nella lettura dei passi conclusivi
di "Un errore geografico", è avvenuto lo stesso che alla
lettura, nell'altra classe, del finale di "Tra i deportati" di
Cechov. La barbarie degli aggressori del
protagonista, che irridevano i suoi calzettoni di lana caprina, li
provocava a ridere di un'identica barbarie, anzichè riconoscerla nella
sua bestialità. E lo stesso alunno scoreggione, il
cui cognome animaleggiante era già stato schernito con un "Muu"
canzonatorio su di un foglio trasmessomi, il che allora era stato da me
riprovato assai aspramente, rideva ora del " Muu" e del "Bee"
rivolto al maremmano. In capo a un istante inducendo il
compagno a lui accanto a rovinare la lettura nei momenti salienti. Ugualmente già nell'altra classe
i più si erano messi a ridere nella mia commozione, nel passo stesso al
pari dei barcaioli alle parole tremanti del tartaro, allorchè alla
saggezza cattiva impietritasi nella rinuncia del vecchio Semen,egli
grida la reazione ferita della sua volontà di vivere, nonostante il
dolore immenso ch'è il costo di ogni gioia possibile. Almeno avranno capito? quando ho
gridato che nonostante la parabola evangelica riproponevo a loro perle. La cancellazione E così oggi pomeriggio,
nell'entrare sul tardi nel Laboratorio di Informatica, per trasmettere
alla stampante il testo della prova di Italiano per posdomani, dovevo
vedere il mio nome già depennato dall'elenco dei turni di accesso con
le scolaresche, nemmeno dopo due giorni che ve l'avevo trascritto, a
schiaffeggiarmi l'esclusivo appannaggio del Laboratorio delle sole
materie reali di Matematica e Fisica, con mio sfogo grafico istantaneo a
fianco delle controindicazioni: " Quale subitanea
cancellazione... Che bella tempestività!..." Son io forse un barbier da
contadini? ( Il barbiere di Siviglia, Sterbini)... Ma che barbaro, che
barbaro appetito...( sbagliando la citazione dall'ultimo atto del
"Don Giovanni", e trasfondendo Leporello nel Figaro delle
"Nozze"). " Servitor, servitor di tutti
quanti... Stalliere vilissimo, come sempre, del vero sapere che serve,
agli spiriti utili, valevole, scolasticamente, solo se apporta in sede
di Consiglio i suoi contributi subalterni di Quattro e di cinque
all'inclemenza delle loro Auguste insufficienze scientifico-pratiche,
ascaro ausiliario su cui scaricare beffardi ogni onore ingrato di
verbalizzare e presiedere, pur se già segretario, ma se il sottoscritto
divarica o traversa...o intraprende temerari connubi tra le discipline,
tra Informatica e la Linguistica testuale, per restare nel tema, o
mette in discussione la valentia assoluta delle loro menti
pupille così intelligenti nei calcoli, e ribatte il chiodo che chi
figura un deficiente nei loro ambiti può ben essere (è) altrimenti
creativo, quale ironia pietosa e acida lo sprezza...se non accade la
rimozione procedurale della sua stessa datità reale... E a chi appigliarsi? Alla audience
dei medesimi allievi che ieri l'altro nuovamente ti scoreggiavano in
classe, e che ora si ripetono nello sconciarti " Un errore
geografico",situandosi l'un e l'altro a fianco dell'allievo appena
ammonito e impenitente, i figli dei rappresentanti dei genitori suoi
complici... Loro che impuniti si sollazzano e pernacchiano, e i loro
genitori quali rappresentanti eletti che li mandano assolti comunque... E le Autorità scolastiche, di
null'altro in grado o capaci che di assecondare ogni opportunismo e
detrimento, che di mortificare ogni divergere
per un insegnare sensato, non altrimenti incomodo perchè rivolto
a volere veramente insegnare... Per le quali il buon nome
dell'Istituto si onora ingobbendo e tacendo, aprendo piuttosto porte e
finestre se in classe c'è il puzzo... E tu resta pur alzato ogni notte
precedente un giorno di scuola sino alle due, a ricorreggere sempre i
loro medesimi errori, (tu) attentati ancora a volerli educare... Lettera al Preside Egregio Signor Preside, Le comunico con la presente che
sono più che mai intenzionato a persistere nella mia ostinazione di
insegnare Italiano e Storia in questo suo Istituto, a) benchè sembri che ogni suo
intervento nei miei riguardi sia finalizzato a tutt'altro che ad
assicurare tale mio insegnamento o ad avvalorarmi, comunque da parte mia
si tenti di sensarlo ed innovarlo, vuoi integrando Informatica e
Linguistica Testuale, nell'ambito logico intellettuale, vuoi la
psicologia archetipica junghiana con le teorie ( anche zen) di scrittura
creativa; b) che non ho ancora affatto
maturato nei miei riguardi la disistima e la sfiducia che Lei mi
manifesta, tanto è l'onere cui ho sottoposto innanzitutto me stesso con
i miei provvedimenti; ( Evvia, ho inteso benissimo perchè
Lei ha delegato l'affaire della mia nota al Consiglio di classe); c) che ritengo che la mia presenza
onori il Nostro Istituto particolarmente quando, denunciando il puzzo
anzichè aprire porte e finestre, lei meno ritiene che lo illustri; d) che so ancora come rialzarmi
benissimo dalla comune polvere, nonostante le pedate dei colleghi di
Matematica e Fisica che intendono cancellare le mie tracce dal
Laboratorio di Informatica, o prima ancora di coloro di loro che nel
Consiglio di classe mi riappioppano emeriti, a norma di Istituto, i
verbali e gli interrogatori e le repliche e l'accusa e la difesa ( nel
dibattimento della Nota), nella discussione del caso di ciò che non è
stato voce dal sen fuggita, e quindi mi manifestano piena sfiducia,
conniventi con gli stessi rappresentanti di classe dei genitori, i cui
eletti figli, con il loro voto clemente possono seguitare ora a
sconciare impavidi le mie lezioni, a sinistra e a destra succubi dell'Eolone
di turno, nello schifio di chi, invece che le ghiande, seguita invece a
servire ai medesimi ciononostante perle.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
Nella disputa delle stanze Oramai i miei rapporti con le
classi si sono sedati, tra essi senza
allievi reali che disturbino la mia presunzione, le loro inquietudini
ammortizzantesi a scuola nelle vacuità del gruppo. Eppure mi importa ancora leggere a
loro pagine esemplari, di Fielding, Stendhal, Tolstoi, o Gogol, anche se
non danno segno alcuno di rivivere lo spirito di gloria di Fabrizio del
Dongo, e tantomeno il suo slancio tebano verso gli eroici cuori, o li
lascia quantomai indifferenti l'indifferenza mortale di Andrej Bolkonskj,
così come mi accanisco polemicamente a che la loro giovinezza nel
distrarsi non finisca asservita, e mi pongo in urto contro la loro
continua piacevole acquiescenza, smaliziandoli alle suggestioni in
agguato nella Pubbli-Città in cui vivono, ai più subdoli richiami
attraenti negli spot più recenti, con un'energia polemica che
contrasta, in netto dissenso, con le mie persuasioni che combatta una
battaglia ch'è comunque perduta; quando poi ricade nel nulla ogni
reiterato sforzo di concettualizzarne le menti, e gira in folle la
replica ennesima, nella 2C, del tentare di avviarli alla comprensione di
ciò che nella storia sia progressivo o reazionario, per rinnovare
ciononostante l'ulteriore assalto alla loro impenetrabilità, fra loro
mi simulo ( simulandomi) affrescato nella disputa delle Stanze di
Raffaello, intento al sublime nel più eccelso consesso, guatandoli come
se li affamasse il pane degli angeli, oh, almeno così immobilizzandoli,
taciti, dallo sgomitarsi e l'offendersie lo sputarsi palline... Significati naturali Dopo essermi riferito, con Hobbes,
al significato avvilente delle loro scoregge come ad un'inciviltà
naturale, per ribadire che i loro artefici(artieri) sopravviveranno
nella memoria dei compagni che ora ne ridono come dei puzzoni emeriti,
ho quindi affrontato l'argomento in programma dei culti misterici e del
Cristianesimo. Come si ripete ugualmente ogni anno, nelle classi che
pure si avvalgono integralmente dell'insegnamento religioso
l'enunciazione delle massime caritative del Cristianesimo è risultata
la rivelazione di una novità inaudita. "Ama il prossimo tuo come te
stesso, i tuoi nemici innanzitutto..." Beati gli ultimi... Vendi tutto
quello che hai ...Perchè saranno i primi nel regno dei cieli...E anche
nel matrimonio il desiderio è peccato...Il folle casto...L'idiota...il
puro di spirito..." E' che la logica dei media è
imperante anche nella catechesi scolastica: cosicchè, ciò che più
conta per le gerarchie ecclesiastiche, come per le varie emittenti, è
l'indice di ascolto più che la qualità dei programmi. Ed il pagano austero ch'io
impersono, sui trionfalismi della chiesa cattolica per quanti( sono
coloro che) si avvalgono dei suoi insegnamenti, quali esuberanze di
sfogo deve coerentemente negarsi. Il fuoco di tutto Mentre l'allievo si voltava ad orinare, io mi accovacciavo e
lasciavo cadere l'escremento nell'atrio del gabinetto, io che nella
veglia consumandole avevo lasciato cadere le briciole di pane nel
Laboratorio di Informatica. "Ci penso io,
professore," lui mi accudiva, con le mani oltre i genitali
staccando lo stronzo, con la stessa gratitudine con la quale aveva
accolto la mia disponibilità ad intrattenermi in Lasboratorio fuori
orario, per insegnargli come agli altri il sistema di scrittura. Poi al risveglio, in Platone ho
riaccolto nell'ERos il fuoco di tutto. L'anno scolastico ulteriore Così attenti e docili In prima, agli inizi, nel vederli
per ora così attenti e docili e pieni di aspettative, teneramente così
in fieri e già individuati, mi sono detto che nei loro riguardi, il
vero imperativo categorico è il non deluderli mai! In questo mondo
di... La sua intelligenza matematica E' deceduta in questi giorni
l'insegnante di Matematica l'anno
scorso degli allievi di 2C. E che ne è ora della sua
intelligenza matematica, si potrebbe chiedere uno di loro se fosse in
grado di pensare il fatto, delle sue cognizioni di teoremi ed
equivalenze, per farci assimilare le quali così ha
travagliato la nostra mente? Mentr'io stesso, nel pensarlo,
persisto inflessibile nell'insegnamento e nello studio, sembrandomi
perduto ogni altro tempo. Quando che senso può avere ancora
il tormento di sacrificarsi e di apprendere, se ogni acquisizione
ulteriore allarga il vuoto? E il sapere è un'indigenza
crescente. E' irreversibile ogni scacco, come
nell'intertempo l'esaltarsi e il piacere di ogni vanità. Nello scintillio, nell'attimo, di
ciò che l'ascolto o lo sguardo dell'anima ha colto nella disparizione
(sulla voragine). Le loro vite particolari E' terrificante, come sulla stessa
mia agenda ove trovano posto la marca del detersivo ed ogni necessità
domestica all'indeterminativo, figurino solo raramente i nomi propri
delle esistenze particolari dei miei allievi. Quasi sempre solo a matita
e il più delle volte cancellati. Eros E il desiderio di uno di loro mi
ha intristito di nuovo. Così la mia malinconia si è disperata ancora,
nel sentire la mia unica sorte una mostruosità impossibile. E la morte mi è apparsa di nuovo
il solo senso dei miei vani impulsi, come allorchè si cancella un
errore con l'impressione di un tasto. Quanto mi è un sogno innocente ciò
che lo rivolterebbe!... Eppure come lui mi è già affezionato e mi
tende la mano, senza timore e
sospetto, perchè ogni volta del mio sogno retrostante libero lo
sguardo... Tutta la mia vita su di lui è
china. Rigurgitando d'orrore per la norma comune, nelle parole e
negli atti che mi s'impongono per salvaguardarmi ed eccellere. L'angelo custode Ed ora il mio angelo custode che
mi sventa dal gas, e non può saperlo! è quel mio allievo bambino
devoto e partecipe(che svolge tutti suoi compiti).( A. T.). Per le vacanze di Natale gli ho
trasmesso da registrare le cassette del Flauto magico. Che l'incanti, ancora quanto
(senza fine), il glockenspiel di Papageno! Apprensione tremante "Devo così tirarmi su in
Italiano..." in corridoio mi chiedeva conferma la sua apprensione
tremante. Del mio piccolo grande uomo, così carino e bambino, mi
suscitava il pianto in gola il suo sconforto avvilito. " Non hai
fatto così male come tu credi", lo consolavo un poco, mentre il
mio amore severo, nel misurato controllo, lo lambiva di baci in ogni
sguardo e parola. Quando poi gli ho chiesto perchè
suo padre volesse vedermi, "Perchè
lei... è un insegnante di rilievo" mi ha felicitato, con misurate
parole, ritrovandole proprio così come volevo sentirgli dire. Mentre le mie mani si
infervoravano più ancora recline, nella voluttà intenerita di
carezzarlo in un dedito slancio.
Tantomeno il mio strafare gratuito Tantomeno il mio strafare gratuito
nella privazione, l'addestrarli fuoriorario nel Laboratorio
d'Informatica, mi ha ottenuto che certuni di loro demordano. Nei cui riguardi quanto lavoro in
eccesso mi si impone, perchè abbia (per avere) rispetto di me stesso di
fronte a loro. Così, quando a Natale, di quanto
tempo di vita che ho devoluto a loro a discapito del mio talento, non ho
racimolato che il profittarne beffardo della mia sofferenza, reclino sui
pochi residui della mia tredicesima, a seguito delle spese condominiali
che non mi consentono di viaggiare nè di fare ai miei cari dei bei
regali, l'umiliazione mi ha stravolto, e non sono più stato in grado
che di rinunciare e soffrire. Quando ritorno, eppure
ripromettendomi la lezione ancora più alta. Proprio lui L'ho scoperto solo oggi, durante
la sorveglianza nell'intervallo. Proprio lui,così delicato, dei
loro artigli tormentano da una settimana. E'così assolutamente mite e
inoffensivo, che è incapace del tutto di difendersi. E allorché le sue
reazioni esplodono, al tormento, il dolore dell'oltraggio recatogli,
quando non lo fa vibrare di sdegno in un fare troppo a modo e compito,
lo fa trascendere in gesti ed aspetti esasperati e violenti. Se mi avessero detto che anzichè
con una matita, aveva colpito uno di loro con un temperino, avrei
subitaneamente creduto all'accaduto. Ma per i suoi persecutori, il
ridicolo che sfigura la sua dignità vale bene il rischio che corrono. " Tu non devi reagire, non
devi dare a loro soddisfazione... gli ho detto toccando il suo vero
dolore. Era irriconoscibile nello stravolgimento del tremito. " Professore io vado casa...
non ci resisto più... da una settimana mi tormentano... mi ha deplorato
mentre le lacrime gli intenerivano gli occhi. Dissuadendolo, nel lasciare
l'aula, l'ho invitato a confidare nel mio intervento, i giorni a venire,
ed intanto nella tutela sollecita dell'amico a lui accanto.
Poi ho pianto in mensa,
ripensandoci sempre, per quest'atto di criminalità assoluta. Un demone non avrebbe scelto
meglio la vittima della sua bestialità! Ripensavo alle lezioni che l'anno
scorso, mi diceva, aveva intrapreso
di Karatè, e a come in questi giorni, benchè sia con me del tutto in
confidenza, per timore di recare danno ai suoi persecutori, non mi
avesse fatto parola del loro vessarlo. Mentre chi di loro più lo
tormenta, solo il giorno prima si era recato già dal Preside in ovvia
buona fede, e su mia indicazione, per evitare che questi aggravasse gli
effetti di una mia nota sul registro nei suoi confronti. Intanto mi consolava che
l'oltraggio che l'aveva abbrutito, il mio piccolo grande uomo,
conferendogli l'aspetto di un idiota fremente, mi sollecitasse ad amarlo
( il mio uomo bambino) nelle sgradevolezze della sua verità di uomo e
bambino, e che mi desse l'occasione così di intensificare
l'attaccamento reciproco. Mentre tuttora in me è l'immagine
di lui, nella sua diligenza scolastica, che ad ogni cosa si accosta con
riguardo tremante. Di mira Il Preside ha ripreso a prendermi
di mira. Quanto più mi rivelo furi dell'ordinario e capace, nel
tentativo di integrare l'Educazione alle lingue con quella ai linguaggi
figurativi, o nell'uso della videoscrittura per potenziare l'ordinarsi
gerarchico o la captazione del va e vieni dei flussi della creatività
ideativa, tanto più la sua presunzione di essere l'Unico Superiore ne
è provocata, in ciò istigata dalla patologia delle sue attenzioni
larvate, che lo protendono all'ostentazione Così, come anni or sono si
accaniva sui miei ritardi minimi, ai tempi dello sfascio economico della
mia famiglia, quando ebbi a riordinare la mia
esistenza celibataria in un appartamento di città, benchè, come
mi costrinse a svelargli, nonostante le mie traversie e dovendo accudire
ai miei genitori sconvolti, non sia stato assente un solo giorno di
scuola, quest' anno si è accanito sulle mie presunte negligenze nel
riportare sul registro le assenze di alunni, con un'inquisizione
maniacale di mancati riscontri dilatati ad arte, che solo
un'investigazione patologicamente abnorme può accanirsi a individuare. Ed io sono solo nel fronteggiarlo,
forte innanzitutto della mia volontà di permanere nonostantetutto in
quest'Istituto, e fortificato dalla consapevolezza che non è che
patetica esibizione impotente, allegata agli atti, lo sfoggio di
contestazioni ed addebiti che egli ostenta con tale sicumera. Eppure dovendo seguitare a
incrociarlo, (se non indifferente,) come se niente avessi inteso o
compreso. Così come si addice, appunto, ai
sottomessi(posti) soli con se stessi. Mi conforta, altrimenti, che dal
disdegno dei suoi modi che mi inorridiscono, ho appreso come non deve
mai atteggiarsi con gli allievi la mia frustrazione a ritorcersi. Con il mio adorato,
particolarmente, la cui delicata timidezza, mai e poi mai, mi propongo e
ripropongo che (in nulla e per nulla) debba
patire o soffrire a causa mia simili oltraggi. Ispirandomi lo sconcio, che
infinito riguardo del suo carissimo essere. Di rossore Caro, come si è soffuso di
rossore, in un tremito di gioia, quando ha compreso che
appunto per lui ero venuto nel Laboratorio, a rasserenarlo col
dirgli che avevo intuito la proposta, il giorno prima, ch'era rimasta
inarticolata (informulata) nelle sue parole esitanti, stroncata sulle
sue labbra dalla sua timidezza, e per rivelargli che leggendo poi la
sera gli articoli sul giornale che mi aveva trasmesso, avevo individuato
la stessa meta del viaggio che voleva compiere insieme in bicicletta, il
paleolaveo del Mincio fino al termine del corso presso la sua residenza
d'origine. Purtroppo la domenica di Pasqua,
il solo giorno a lui possibile, dovevo trascorrerla insieme ai miei
cari, e durante i giorni seguenti di vacanza lui ne era a sua volta
impossibilitato, dato che con i suoi familiari doveva recarsi presso la
casa del nonno gravemente malato. Ma com'era felice, unanime, che
tutto io avessi intuito, che gli attestassi tanta sollecita cura, e come
si era affrettato a propormi altre mete di viaggi, di ripetere insieme
quell' itinerario, lungo amene stradine fra i campi adombrate dai
pioppi. Purtroppo, al rientro a scuola,
dopo le vacanze, è risultato successivamente assente. Ed io, nel vivo dell'angoscia, ho
temuto che poiché nuovamente a mia insaputa era stato avversato dagli
altri, si fosse ritirato per sempre dalla scuola e dalla mia esistenza. Così ho compreso, poi felicitato 1991 Con inesausto fervore Nonostante tutto, ho reiniziato
l'anno scolastico con inesausto fervore. Tramite la scritturazione
puntuale delle mie attività didattiche, voglio assicurarmene un più
elevato autocontrolllo e un più fermo rigore formale, quella resistenza
a sbavare in reattività nervose al loro cospetto, che meglio ne
assicura la stima partecipe. In prima In prima ho cercato di
"esortare" nuovamente gli allievi alla Storia,
sensibilizzandoli alla comprensione della storicità della loro
esistenza, in quelli che costuiscono i miti e i feticci del loro
immaginario collettivo; così Silvester Stallone e gli Swatch sono
divenuti occasione, anziche di distrazione, di riflessione sui loro
idoli mentali, nella loro esistenza storicamente condizionata, elevando
gli allievi alla comprensione di come sia la concorrenza tra
l'orologeria svizzera e quella nipponica, l'arcano remoto che motiva ciò
che desiderano e vogliono. Nel fervore mi sono messo
personalmente in gioco, aprendo in classe il portafoglio e
mostrando quante cose si possano dedurre, della mia esistenza sociale,
dal ritrovamento del suo contenuto, e quante testimonianze forniscano
delle mie sollecitudini, i reperti apparentemente più insignificanti,
quelli che ogni giorno più si utilizzano e si gettano via, gli
scontrini fiscali innanzitutto, od oggetti d'uso comune il cui
ritrovamento é apparentemente occasionale: le mie bustine dello
zucchero ad esempio che vi conservavo, tutte con la bandiera ricorrente
dell'Irak; che poteva mai significare? Ero forse un fautore della causa
Irakena? Una volta accertato che risalivano all'anno stesso della guerra
del Golfo? O un nemico così acerrimo di Saddam, da sequestrare anche
quegli anonimi emblemi del suo Paese? O quale altra segreta ragione mi
animava? Quali altri ritrovamenti avrebbero potuto illuminarli? Avessero
reperito nella mia cartella il libro scolastico di Zenagui, che mi aveva
lasciato in dono in Beni Assen, la
riproduzione con i pennarelli della bandiera irakena, che vi avrebbero
rinvenuto, avrebbe costituito la traccia decisiva per la soluzione
dell'enigma. Ho cercato di educarli invece alla
intelligenza di quali e quanti siano i modi di comunicare, e delle
finalità in ciò comuni al regno umano e animale, assecondando l'insight,
mentre ci pensavo, che è scaturito alla vista dei murales apparsi
d'incanto, come funghi, sulle pareti del sottopassaggio che è stato
appena aperto davanti alla scuola; il più bello era certamente quello
che evocava da un muro sbrecciato una valle alpestre irrorata dalla
scaturigine di un corso d'acqua; ma io ho richiamato piuttosto la loro
attenzione sulla scritta
" Qui Zona di guerra " del muro di fronte. Non è stato per loro difficile,
alla luce del testo, invenirvi un atto di territorializzazione, come
accade per i gatti quando graffiano le cortecce degli alberi. E nel corso di una lezione
seguente, secondo le indicazioni della mia Grammatica, per esemplificare
come sia stato realizzato il ricorso artistico a suoni inarticolati,
tramite il concorso della mimica e del linguaggio gestuale, li ho recati
ad assistere, nella saletta audiovisivi, ad un episodio in gramelot del
Mistero Buffo di Fo, e alla sequenza conclusiva di Tempi moderni, ove
Charlot improvvisa il testo mancante della canzone trascritto sul polsino perduto. Non devo comunque mai dimenticare
come per loro, secondo una riconfigurazione della feconda metafora di
Wittgenstein, il libro di testo sia il percorso di una città in cui i
più si trovano sperduti, e dove occorre indicare loro il senso di ogni
segnale, della stessa scrittura in neretto delle definizioni, o della
indicazione degli argomenti nelle titolazioni, quali siano i percorsi e
i richiami e i sensi vietati e i sensi unici, le scorciatoie e le
divagazioni, i quartieri centrali e gli annessi periferici, le analogie
e le diversità di funzioni dei vari blocchi o isolati. Per quanto tenerli in gruppo
sia faticoso e rallenti il passo, il loro interesse permane vivo
e generale. Debbo comunque ostinarmi ad esercitarli nelle specificazioni
degli obiettivi che perseguo, ad esempio nella nominalizzazione delle
frasi nel prendere appunti. E debbo altresì valermi
dell'incidenza che attribuiscono ad ogni singola valutazione di ogni
singola prova. Ricordandomi che i più, tra
allievi siffatti, cresciuti nel mito di Rocky e di Rambo, ahimè per lo
più non rispettano che l'insegnante pistolero. Interferenze Si è rivelata quantomai un
proficuo strumento di utility immediata, la risoluzione della complessità
analitica del punto di vista, quale la propone Cesare Segre, nella
analisi delle interferenze che possono intercorrere tra il punto di
vista del Narratore, dei Personaggi, e del Lettore. L'avevo rilevata ieri l'altro
leggendomi saltuariamente il suo ultimo libro in biblioteca, allorchè
al bancone non ho potuto disporre del libro di Jonas sugli Gnostici, che
l'addetta per una svista, anzichè riservarmelo sabato in lettura, aveva
rimesso in circolazione per
cui era finito in prestito. In classe ho rilevato tale
interferenza al punto ove il Manzoni, nel capitolo XI, per quanto voglia
far fare buona figura al suo povero montanaro, la sincerità storica lo
obbliga a dire che Renzo si compiace che il giorno del suo arrivo in
Milano sia il giorno di conquista di una città sollevata. Rivisitando, altresì, ieri sera,
alcuni passi delle ultime opere di Segre, ove sulle orme di Bachtin egli
evidenzia quali modalità della pluridiscorsività di un testo, la
mescolanza ( la tensione in contrasto?) e la sovrapposizione dei
linguaggi che esprimono i punti di vista di Narratore e Personaggi, mi
sono sovvenuto di un recente saggio di E. Raimondi sull'ironia
manzoniana, ed è stata immediata l'identificazione di una delle
principali forme dell'ironia del Manzoniana, senza tuttavia alcuna
finzione d'adesione, come in Fielding o nel Parini, nella
sovrapposizione di un opposto punto di vista alla ripresa letterale
dell'espressione del punto di vista che si biasima, come avviene, nel
capitolo primo, ad esempio, non solo per la "modestia" che i
bravi soldati spagnoli di guarnigione " insegnavan alle fanciulle e
alle donne del paese" " e per le fatiche della vendemmia
" che non mancavano mai di" alleggerire a' contadini",
diradando loro le vigne, ma per l'amore " di quel pezzo di carta
attaccato alle cantonate", che costituisce una delle gride che i
magistrati si guardan bene dall'eseguire( o, nell'uso ironico, da parte
degli stessi bravi, di termini quali "galantuomo".)
Auff... "Ed è a me stesso che vien
voglia di ripetere adesso " Va in convento", come è il caso
di suggerire a ogni insegnante che ancora pretenda di essere tale,
secondo l'invito di Amleto a ogni onesta Ofelia:" Va in convento!
Va in convento!"... meglio risolverla così in
allegria la propria disperazione docente, che inviarli tutti quanto
ov'era d'uopo, dopo che i più hanno letarghito impudentemente a ogni
spiegazione e domanda, attestandomi di essere inconsapevoli, altresì,
di ogni rudimento grammaticale che loro ho trasmesso sui legamenti che
rispiegavo, financo di ignorare ancora che mai siano genere e numero di
sostantivi ed aggettivi in morfologia, e non prestandosi nemmanco a
realizzare l'incrocio tra il Campo Autore e il Record Promessi Sposi, in
un Data Base, nel valore particolare del nome di Alessandro Manzoni. Sfido che i suddetti, tanto sono
scervellati, non si riconoscano nei Record Logici del Data Base
""2C", questa evoluta progenie della benestante regione
dei "lumbard". (E dire,) Ad (ad) attestare quanto
i più, fra loro, siano stati ineducati al rispetto dell'altrui valore,
nel lavoro che svolge, se
non è chi "Oscuri e profondi sono i
boschi e belli" avevo acclarato come la
tramutazione dell' "e" esplicativa in un ma avversativo tra la
bellezza e la profondità oscura dei boschi, comportasse la perdita
dell'intensità di significato del testo, la bellezza- della morte nella
vita- del bosco risultando erroneamente contrapposta alla sua oscurità
profonda. Altresì, per rifarmi alle
immagini del loro mondo di vita, mi
ero afferrato l'ora seguente alla deriva figurativa di K. Haring,
(rifacendomi alla) nella influenza su di lui esercitata dai graffiti
newyorkesi, per illustrare la matrice presente in ogni arte figurativa
presunta naive, quale quella possente e colta di Wiligelmo, di cui
sabato mi recherò con loro a vedere le opere esposte in una Mostra. E che ilarità ridacchiante,
d'intesa, quasi si degnassero, bontà loro, nel fingere di stare in
ascolto o di provare a rispondermi,
mentre i citrulli sono diventati immediatamente comunicativi,
appena all'intervallo si è parlato della Nazionale impegnata il
pomeriggio contro l'URSS, decontestualizzata da ogni costellazione
didattica quale referente di esempi o di metafore, come era avvenuto
durante le lezioni. Nelo svolgerle ero divenuto
un'interferenza continua di tensioni inesplose, che si scaricavano in
continui errori di pronuncia e vuoti di memoria, mentre ero trascorso al
contempo da un sudore freddo a fior di pelle. Ma la mia reazione conseguente è
stata immediata: salvo le quattro teste di serie dei soli allievi
davanti, li allineerò tutti su quattro file in ordine alfabetico, onde
rompere ogni gruppo di ameno disturbo; Martedì li sottoporrò a una
prova in classe sul non detto in uno dei "Quarantanove
Racconti" di Hemingway, del cui fili del discorso dovranno
tracciarmi i legamenti all'interno dei primi capoversi,; e Giovedì,
al'ingresso nel Laboratorio di Informatica, come adesso la carta
d'identità anche negli Stadi, dovranno esibirmi ambo i dischetti
nominali.
Inanità Si potrebbe obiettarmi, già in
data 14 ottobre, che è una inanità patetica il mio sforzo educativo... E' vero; ma io (vedo il meglio e)
perseguo comunque questi inutili intenti, e mi dispiace comunque di non
spezzare in classe il pane degli angeli... Se penso a quanti videonastri ho
registrato, che mi compiacevo potessero formarli e dilettarli... (E) Kieslovski, del Decalogo, e
" Il flauto magico" diretto da Bergmann... E "Il cielo sopra
Berlino" e e e... E' che sono incapace di non essere
all'altezza di me stesso in ogni mio compito, è che devo accudire a
tutto con cura per serbarmi il debito rispetto, se intendo evitare di
darmi in pasto, nell'autodileggio, a ogni mio più minuscolo
interlocutore. E mi nobilita e conforta la
consapevolezza, pur se alquanto retorica, chè finchè l'artigiano
seguiterà a niellare con cura per una gente volgare, e l'insegnante
indigente a educare con arte al vero, e al bello e al buono, degli
allievi che ridacchiano privilegiati e asserviti, i violenti e i banditi
Due principi "La sera, esaminando me
stesso, mi accorgo che il mio sistema stilistico poggia su due principi;
e subito, alla maniera dei classici, erigo quei due principi a
fondamenta generali di ogni stile: dire ciò che si sente esattamente
come lo si sente ( in modo chiaro se è chiaro; in modo oscuro se è
oscuro; in modo confuso se è confuso), capire che la grammatica è uno
strumento e non una legge." E del suo primo principio di
stilistica così enunciato da Pessoa, che mi sono ricordato nel leggere
le belle paginette scarne di quel mio allievo, scorate dalla svogliatura,
della sua contrarietà umorale, a dovere scrivere supponendo di non
(senza sentire di) avere nulla
da dire, di giorni insignificanti perchè di studio insostenibile,che
avrebbero potuto essere benissimo titolate " Pagine di un allievo
condannato ai diari forzati", Ridondanza Mentre nel disturbo insistito
della 1c, dopo avere illustrato in grammatica tale fenomeno stesso, che
riprendevo dal vivo, nei suoi effetti di interferenza sui miei nervi
come rumore, venivo poi spiegando che cosa fosse la ridondanza,
chiedendo in quali casi occorresse evitarla per economizzare sui costi
di un testo, alla risposta trascinatasi in un coretto- gazzarra ch'era
il caso del telegramma, oltrechè dei testi già analizzati delle
inserzioni, ha dato seguito uno di loro che mi ha chiesto se non fosse
il caso anche dei necrologi. Gli ho risposto che certamente era
così, e che forse il bisogno di economizzare poteva costituire già un
utile richiamo esercitato sugli afflitti che rimangono, dalle dure
necessità della vita che continua, oltrechè una sana forzatura a più
misurati e sentiti accenti di dolore, e ho soggiunto che poteva essere,
se non proprio esilarante, non per questo un esercizio oscuramente
tetro, scorrere in tal senso le
locandine funebri che concludono il giornale locale. Ed allora, in controcanto, a
richiamarmi alla realtà di fatto che ogni regola ha le sue smentite, un
altro allievo mi ha ricordato il caso recente di quel pensionato, che
incurante del precetto di evitare ridondanze a pagamento, dà fondo ogni
mese alla sua pensione, per inserire sul giornale locale poesie
commemorative della propria amata Esmeralda testè defunta. Un ulteriore allievo, di prima
schiera, mi ha quindi chiesto se non costituisca un caso di ridondanza
anche il ritorno insistito della stessa pubblicità sulla stessa
emittente a distanze di tempo ravvicinate, il che ho confermato,
rilanciandogli la domanda se tale insistenza non consista piuttosto in
un effetto boomerang. Ne dubito, tanto mi ossessiona
l'intento di trasformare il mio habitat domestico in un universo di soli
utensili e prodotti di marca, ogni ubbia di tal sorta, non appena
insiste, insinuandosi come un tarlo cui solo l'acquisto pone un termine,
per cedere di lì a poco a nuove urgenze improvvisantesi, non potendo più
reggere di deododorarmi con quello spray nausolente, da che è
fuori del videodromo pubblicitario, o mancare di ricorrere a
quell'eau de toilette cosi pacchianamente da supermarket, eppure tanto
virilmente pubblicizzata, o che il servizio di tazzine da te cinese,
giammai utilizzato, possa sussistere ancora inoperoso senza il suo
vassoio in stile. Il seguito della lezione ha
comunque avuto breve volgere, perchè dovevo anticipare l'uscita con la
2c, per recarmi a visitare la Mostra " Matilde e Wiligelmo". Nel commento inesausto nonostante
lo sbracare dei più, mi sono ritrovato incredibilmente compenetrato ed
eloquente, preciso d'accenti e di analisi formale. Ad elevarmi l'anima al canto che
defluiva nel mio piano discorso, era stata la lettura esaltante
dell'articolo di Le Goff, uscito quella stessa mattina sul Corriere,
appunto su la cultura matildica nel mio territorio, e celebrativo della
Mostra e del suo magnifico catalogo, acutissimo nel coglierne, il
significato profondo, nella evidenziazione di come vi avvenga
un mutamento generale, in concomitanza con l'adesione alla
riforma di Cluny, allorchè l'operare delle officine matildiche nell'
universo delle Immagini, volge le varie arti a manifestare il ritorno
allo spirito delle origini paleocristiane, nel giro della voluta del
portale, o dell'iniziale di una lettera miniata, nella tornitura
identica delle spirali del codice, e del portale, in cui la figura umana
vi era involuta fra i pampini e i racemi nell' errare terreno .
E mi inebriava in me risentire il
discorso di Le Goff sul ronco e sulla foresta, all'interscambiarsi di
rurale e selvatico, sul luogo di morte della contessa Matilde, mentre
illustravo agli allievi come l'interferenza di rustico e di urbanità
classica fosse l'identico senso del recupero rinascimentale delle forme
pagane del Palazzo Te, la stessa identità di fondo della cultura
Padana, poichè vi avveniva già il rifluire nelle mie parole del
discorso dello storico, e insieme il suo farsi illuminazione e
interpretazione ulteriore. Intanto lui mi si avvicinava, a
intervalli, e timidamente mi illustrava le sue cognizioni, in un
reciproco assentarci e ritrovarci l'uno in fuga dall'altro. ( dai
sentimenti per l'altro), negandoci anche a un reciproco sguardo e al
rivelarci del nostro sentire... Annotazioni Sulla argomentazione In "2c si è rivelata
oltremodo proficua l'utilizzazione delle regole argomentative
evidenziate da Toulmin.
Bestiario Quando ieri, stranito di primo
pomeriggio, sul registro ho consultato i nominativi di chi dovevo
interrogare, improvvisando l'ulteriore ora di lezione gravata dall'onere
dei compiti appena corretti, tre di loro, l' uno all'insaputa
dell'altro, mi hanno recato ritagli e notizie dell'articolo di giornale,
della locale Gazzetta, sulla presentazione
della riedizione di un Bestiario padano. E' stato che luminoso conforto del
mio scoramento, l'attestato di come comunque avessi suscitato un
interesse fantastico in loro e nei loro familiari, impegnandoli già la
settimana scorsa in tale ricerca di mostri indigeni, nell'intento,
sfibratosi, di riannodare le rade trame del discorso che venivo
svolgendo, sulla descrittività di esseri immaginari oltrechè reali,
comunque per rinvigorire una mia sollicitudine sempre più intimamente
avversata, all'urgere dell'appello piuttosto a leggere e scrivere, di
fronte alla modestia degli esiti del mio devolvere tanto tempo per loro. E come ho riso, di gusto, dei vari
tratti ideali di ogni prototipo di mostro fantastico, con tanto
di" grifi" e di " ventron", di "carsada"
fra i glutei e "ad bus dal gnau". Poi stamane, l'allievo che è
sopraggiunto dopo una breve malattia, a sua volta, di sua iniziativa, mi
ha recato la copia del Bestiario presso la sua Biblioteca , in carta
gialla e grigia da formaggio, e con le immagini della Gosa e dal Pidrus,
d'l'oca dla nef e dal camper. Natale E' Natale, anche per me, se il
devoto mio allievo che svolgeva ogni compito, ora è il piccolo grande
uomo cui non so volerne, se a un controllo generale manca
all'appello in numerosi compiti come allenti le briglie. E' Natale anche per me, se tra un
giorno d'estasi e uno con la testa già nel sacco, non me la prendo più
per niente. E' Natale, infine e comunque, (
cessato lo sforzo),di una triste gioia di lacrime e di riso. Tra gli stenti e i progetti
personali di regali, alla notizia di una colletta cui rendere partecipi
le classi, per un ex bidello con tre figli piccoli, cui sarà amputata
la gamba per un tumore osseo. E' Natale all'ennesimo stridore, da cui si distoglie l'animo,
se gli allievi hanno profittato dell'Assemblea d'Istituto, per disertare
la proiezione che avevo programmato per loro del terzo Decalogo di
Kieslovski. ... All'ennesimo ricorso
all'assistenza sociale, che si ritorce, come in incubo, in uno ancor più
spropositato sopruso tanto incredibile da essere vero, quando ad un
accertamento ho constatato, dibattendomi invano, che è proprio vero che
mi sarà sospesa dal prossimo anno ogni assistenza sanitaria che sia
gratuita, e benchè mi sia trattenuta alla fonte ogni contribuzione
senza esenzione alcuna, solo perchè non posso trasferire la mia
residenza nella città ove pure lavoro da un decennio, se voglio
alloggiarvi alle sole condizioni che mi sono consentite dalle mie
possibilite economiche, in virtù delle quali non posso concorrere che a
appartamenti ammobiliati, i soli che si concedono ancora in affitto sul
mercato, semprechè si sia per l'appunto non residenti.
92 Dopo il sogno Da ieri mi è entrato nel
desiderio del sangue, dopo averlo sognato che traeva piacere nel darmi
piacere. Sotto gli altri sguardi riuscivamo
finanche furtivamente a toccarcelo avidi di succhiarlo, nel sogno
visualizzandone il turgore del glande sotto il prepuzio. Poi, appena tutti ci avevano
lasciato, subentravano nel letto delle condomine negre e dei loro bambini
a impedire i rapporti, finchè non sgombravano la camera, e lui si
tramutava nelle linfatiche sembianze grassocce di un
altro allievo senza alcuna attrattiva, il pene
che gli dispariva fra la cellulite inferiore... Poi quando l'ho rivisto a mensa,
ho sentito la sua bellezza e la grazia dei suoi modi inturgidirmi (i
capezzoli) oramai fascinato, e il suo contraccambiare l'intensità furtiva
dei miei sguardi, più ancora numerosi, era l'esca già innescata di un
trasporto che spera. Per distogliermene, durante
l'interrogazione perscrutavo l'altro di loro che sessualmente mi
esalta, il cui ridere di simpatia al mio frenarne l'esuberanza delle
risposte, era una cascatella inebriante di freschezza incarnata. Di quale loro grazia sono
inconsapevoli! Quando stamane, accanto a colui
che ho sognato al rientro in classe ho ripercorso i corridoi solitari,
come Orfeo non volevo nemmeno volgermi a rimirarlo e sfiorarne al tocco
l'incanto. Ma è pur sempre per il mio
diletto piccolo grande uomo, nonostante i modi restii e la malagrazia
intimidita, che si rinnovano i nodi dei vincoli della solidarietà degli
affetti. Quasi che oramai fossimo
inveterati da chissa quanto tempo.
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