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Con
due goal di scarto all'attivo, nel terminare di risciacquare i piatti si
dice che è puramente scaramantico attendere ancora il novantesimo alla
radio con tanta trepidazione, la vittoria del riscatto è certa, oramai,
ed egli può tranquillamente iniziare a disincartare il panettone, e
liberare già dal gancio il tappo dello spumante. Il giorno è un tiepido
pomeriggio domenicale di febbraio, di un azzurro delicato e soave,
tenerissimo, nel cui gorgo egli può pensare ora serenamente di ogni cosa
la destinazione nel niente (tutta la trascendenza del niente), nessuna
tenebra d'Orco potendo più divorare la sua esultanza sportiva, né alcuna
considerazione della sua inconsistenza ontologica
rispetto alla seriosità della vita,può più tenderle l'insidia,
vanificante, che mira vanamente a recarle l'ultimo assalto della squadra
avversaria.
E
dire che ancora sul finire del primo tempo, quando la sua squadra era
ancora in svantaggio, con animo già dimissionario dai patemi del
campionato aveva lasciato la panchina del parco ove era in ascolto della
radiocronaca, ripromettendosi di congedarsi definitivamente dal rito
auricolare che lo appassiona ogni domenica alle vicende della squadra del
cuore, consacrandosene immancabilmente
indefettibilmente al seguito, in ascolto,
quasi in tal modo per propiziarne il successo.
Ogni
domenica sospeso in stanza alla radiocronaca delle sue gare, per
esplodervi in un urlo represso al goal del vantaggio, patire la fitta di
un'aspide se passa in svantaggio, da quel folgorante istante palpitarvi
nell'attesa che il cronista irrompa in cronaca ad annunciarne l'ottenuto
pareggio, per riesplodere se la beneamata riottiene o incrementa il
vantaggio, finché può levarvi le mani nel giubilo liberatorio al
triplice fischio della vittoria, o deve incapacitarsi, annichilito, se lo
trafigge in extremis il gol che determina un'inevitabile sconfitta; al
rovesciarsi incrociato dei destini sui campi, facendo e rifacendo i conti
di classifiche e medie, appuntandovi consecutivamente gli esiti provvisori
e i risultati finali.
Gli
si dica pure che il calcio è l' oppio del volgo, a lui basta per certo
che la solitudine del grigiore dei suoi giorni, per grazia del pallone
diventa partecipe evento di gloria o disfatta, nella vicissitudine alterna
per novanta minuti tesissimi di mutevoli sorti... l'acro amaro della
sconfitta, o il godurioso sapore della vittoria, protraendosi poi per
l'intera settimana nei battibecchi con le scolaresche, nei riti polemici
della religione che è il solo fervore che lo accomuni ai suoi studenti,
che altrimenti quanto da lui si distanziano incommensurabilmente diversi.
Per
non dire dei Mercoledi di Coppa, quando in gioco è la vita o la morte
dell'eliminazione o del superamento del turno...
Eppure,
nel levarsi dalla panchina per fare rientro in casa, sul finire del
primo tempo,una segreta confidenza interiore presagiva, dalle occasioni
mancate, che il ribaltamento della situazione era ancora possibile,
suggestionandolo che con una diversa postazione in ascolto potesse
favorire, nel secondo tempo, la captazione di un fausto ribaltamento del
verdetto del campo. Doveva prima o poi sortire i suoi frutti, il tanto
volume di gioco che la squadra aveva costruito...
Ed
infatti, già nel quarto d'ora iniziale della ripresa, mentre tra le mura
domestiche nel chiuso del gabinetto egli evacuava, un uno due tre,
formidabile ,sintonizzava in uno scoppio di gioia incredibile le sue
aspettative con gli eventi reali, e la sua rassegnazione all'uscita dalla
lotta del vertice diventava l'esaltazione comunque del proprio orgoglio di
parte, se non già il riaccendersi di residue speranze di scudetto.
E
domani a scuola, fra gli allievi, quanti sorrisi e ammiccamenti, e
"non faccio per dire, ma...", e che fierezza appagata
potrà esibire in volto, mentre dei richiami insistiti a incauti sfottii
precedenti, potrà frecciare agli allievi tifosi degli opposti colori
soverchianti, i bianconeri affiancatisi per un turno e già distanziati...
"
Eh, non vedo più rettifili di ruolini di marcia sulla lavagna..."
O
rivolti agli ulteriori rivali rossoneri, indirettamente favoriti nel
sorpasso al vertice: " Naturalmente nessun ringraziamento, non è
certo per favorirvi che abbiamo legnato il ciuccio..."
"
Che abbiamo legnato il ciuccio..", e si unisce all'urlo che
intanto si leva dallo stadio, in radioascolto, all'annuncio della
fine vittoriosa...
quasi
anch'egli fosse in campo o spettatore pagante... e non ne fosse partecipe
che con le sue apprensioni esultanti od i suoi scoramenti depressi, con le
sue domenicali euforie od emicranie agli esiti alterni,
Eppure,
eh!, si..., anch'egli un suo tributo così lo pagava ai colori sociali, un
suo quanto mai sofferto dividendo nerazzurro, particolarmente per le sue
espressioni di tifo accanito quanto equanimemente sportivo, se di
conseguenza deve fronteggiare l'accanirsi a scuola della canea delle
fazioni avverse, particolarmente di quella bianconera...
Per
lui si era fatta particolarmente velenosa e temibile dopo la sconfitta nel
derby, tanto, che per eluderla, per una settimana aveva anticipato di
buonora l'arrivo in Istituto, od aveva reso concomitante al suo rientro in
classe la necessità di dettare un compito di recupero, pur di sottrarre
lo schermo della lavagna ai graffiti dei loro scherni...
Ma
oggi, egli può stappare lo spumante che allora non bevve, ritagliare il
panettone che nell'ira amara aveva riposto, invano avendolo tenuto in
serbo per l'occasione sin dalle vacanze natalizie, e inebriarsi la mente
leggera e brillante di idee gaiette, raccoltasi allora nella meditazione
più cupa dell'etica stoica, quando se solo quel colpo di testa al
novantesimo avesse pareggiato il loro goal, la cui validità è ancora
talmente dubbia...
Oh,
l'integrità supposita dei direttori di gara... La dirittura morale di
arbitri e insegnanti...
Quali
mai pressioni o condizionamenti di sorta... O sudditanza psicologica...
Ma
via, ha vinto oggi, ha vinto, ed oggi per lui è vero, piuttosto, che sei
forte ti guadagni i favori e la sorte...
Si
spruzza la fronte di spumante, e per un giorno lascia ai perdenti le
recriminazioni di rito, che sia il portiere della squadra vinta, che nel
dopopartita si lamenta di un fallo sul primo goal subito, ed insinua su un
goal annullato a un proprio attaccante...
"
Diventa tu forte, et li arbitri et la fortuna ti volgeranno a favore le
decisioni et il riso..."
Sei
tu il vincente questa settimana, il sicuro vincente sino al prossimo
incontro.
Eh,
si, poichè lo sa che quand'anche si vinca, già non conta che l'esito del
gioco seguente.
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