all' indice d'accesso delle pagine su Bibò | ||
Rimorso Agli
inizi della settimana seguente, lunedì
scorso, mi ha riavvicinato durante l' intervallo l'allievo che aveva
ucciso il passerottino, per dirmi come con suo nonno avesse raccolto un
uccellino che era appena caduto dal nido rimettendolo in volo. -
E' vero quello che lei mi diceva, su come siano abili nel volo. Mio
nonno mi ha mostrato come siano lesti a infilarsi da un buco della rete
del pollaio e a uscirne da un altro, dopo avere becchettato ciò che serve
a loro. A
differenza delle rondini ho visto che discendono e indugiano a a terra, a
cogliere il vermicello che si mangiano o la pagliuzza o il filino per fare
il nido." io
ho solo aggiunto come li si veda anche ostinarsi per strada fino al
sopraggiungere della ennesima auto, perché servono ad essi anche i
granellini minerali che vi raccattano, a sostanziare e triturare il cibo
in assenza di un apparato masticatorio. Suppongo
ora che fin dal primo giorno che mi ha raccontato la storia di quell'
uccellino messo a morte, a farlo parlare fosse l'impulso del rimorso, il
bisogno di confessare la cosa per ravvedersene. E
dunque se mi ha provocato con l'immediatezza con cui mi ha riferito la
brutalità del fatto, era appunto per provocare la catalisi di una
conversione per effetto delle mie parole. La
cosa mi ha confortato fintantoché ieri rientrando a casa da scuola, dopo
giorni e giorni che mi sono lusingato di poter rinvenire qualche uccellino
invalido da riadattare al volo, all' altezza dell' obitorio, lungo il
margine della strada, non ho visto quell' uccellino morto anziché il
solito sfacelo di visceri e penne, le zampette al cielo inerti e già in
decomposizione, il capino addossato al cordolo con le cavità socchiuse,
il piumaggio scomposto della sua livrea dimessa che più non gli sarebbe
servita al volo, povere piume che non sarebbero più
stata l'attrattiva d'alcuna passerottina, che non gli avrebbero più
valso ( E
sono riandato a quell' uccellino schiantato dall' allievo, al mio canarino
in soggiorno, solitario e celibe, a
cui svento e tramo al contempo ogni immaginabile rischio, alla mortalità che anche su di lui sta in agguato, per mia
mano, all' irredimibilità della fine anche di uno solo degli infiniti
uccellini, per i campi ed il
cielo, per chi sappia amarli con l'intenerimento e l'apprensione per la
loro delicata grazia atterrita nel volo Ed
era quell' uccellino che non ho più ritrovato cadavere , che mi riveniva
alla mente ai versi di Auden da Il mare e lo specchio che ho appena letto: su
sentieri attraverso i boschi d'inverno, una carcassa disseccata
d'uccello agita
la retina per nuove immagini", pur
se il mio canarino non è mai stato come per Prospero il mio alato Ariel,
sotto il cui influsso " la morte è inconcepibile".
Quale
rimorso Ma
quando abbiamo avuto modo di parlarne ancora, di uccellini, io e quel mio
allievo, altro che rimorso nelle sue parole... Mi
ha chiesto dei piccioni di cui avevo appena parlato, che dalla torre
campanaria del paesino antico lungo il Pò, vanno e vengono dal fiume. Che
beatitudine avevo vagheggiato nel loro vivere, evocandone tale viavai
fluviale d' in su la vetta... E
mi ha detto, con competenza, del diverso volo di rondini e piccioni, di
come questi planino a lungo sfruttando le correnti, e l'atterraggio
frenato richieda il dispiegamento con le ali remiganti di quelle
timoniere. Credevo
in lui stesse germinando, così cogliendo i miei frutti, la più autentica
passione animalista, tanto più che sapeva dirmi, come nelle pozze, gli
uccellini guazzassero in bagnetti. "
Che bello, mi confidavo, andare ad osservarli nei loro modi di vita... c'
è anche un termine inglese per questa osservazione attenta che li
salvaguarda, birdwatching..." "
Preferisco andare a caccia..." Irredimibile
il bruto... "
Ma non ti dispiace spezzarne la vita, negare loro il piacere di seguitare
nel volo e nel canto?..." "
Li mangio, io " ne è stata la risposta esaustiva e risolutrice di
ogni dubbio od ubbia " Fagiani, quaglie..."
Macchie
oculari Ora
che non ho più che macchie oculari,
al
balcone deserto desolata
di ospiti anche la
di
schianto in schianto di esagitati affanni,
ricurvo,
ogni giorno di nuovo, su
altri rifiuti e polvere di pochi metri quadri, vita
e morte, ogni splendore glorioso, eppure
risorgono in limpidità d'incanto, sono
la luce madida
di essa
nel
becchettio nel
nutrirlo ancora di miscelati grani
(nel)l'esserino
inesausto di inebriarsi che
nella sua gabbia è quanto futuro ancora mi resta, per
pietà chiedendo ancora all' Angelo soccorso di vita finchè
concorso di vita vi sia nel suo anelare alla luce nel canto, nel
suo trascorrere soccorso
io di vita fino a quando, soltanto, la
mia sospensione del canto possa di
suoi suoni d'acqua, per
pietà non
un solo istante come
Esaudendo
il sostento della sua grazia soltanto in
che
resta del cammino di polvere e rovi fra gli uomini. For
Assisi Discorso
bis Signore
e Signori, come
i Signore e Signori di " Signore e Signori" di K. Brandys,
onde Mi
è capitato tra l'altro lo shock, mentre per televisione ascoltavo il
servizio sulle esequie di una cantante italiana morta di recente, di
sentire che le ultime parole che intendevo sciabolarvi in faccia del
discorso di rito, da me già compilato, erano pressappoco le stesse che
il prete enfatizzava ai convenuti al rito impenitenti." E tu
perdonaci di essere uomini..." Sicchè
con un vago disagio sono rinsavito dal farmi impropriamente prete al
vostro cospetto, e in virtù del mio senso ch' è pur sempre tragicomico
dell' infinita vanità del tutto, vorrei invece narrarvi e basta una mia
storia scolastica, d'ispirazione sinceramente animalista, a omaggio di
Frate Francesco di questa Città che mi ospita e saluto. Sentite or
dunque Signori e Signori, la
sola storiella che segue a mio omaggio e congedo. "
L'uccellino assassinato" Estate Il
tulle Non
sono passati che un giorno e due da che gli ho spalancato il balcone,
ossia da che non è più il vento insidioso, cui debbo sottrarlo, ad
assicurare la serenità e il bel tempo, (e) che su Bibò, all' aria
aperta, già grava la cappa del velo di tulle, a preservarlo da zanzare ed
altri insetti volatili, che già si sono schiusi nel volo e mi sono venuti
pungendo Ma
nella luminosità celeste .................................................
Dalla
torre campanaria Per
Bibò ter da
rielaborare in La perdita (
Cronache di una perdita) Solo
verso le sette di sera, ieri di domenica, sono riuscito a liberarmi degli
affanni domestici e a riprendere con la bici la via della fuoriuscita
dalla città, lasciato Bibò, nella sua tulle, alfine quieto e al riparo
da insetti e dal vento, Lì,
a una panchina di cemento volta al suo corso, nel far del tramonto mi sono
Intanto
radenti le acque , e in su sfreccianti, osservavo Poi
è stata la volta di uno Come
indi era per gli storni (i merli) volti al fiume o alla vastità
pianeggiante, controsera, lungo i cavi telefonici sospesi in alto, per i
passerottini che al mio sopraggiungere s'infoltavano in un cespo arbustivo
o in un intrico già ombroso di rami, o per i confratelli piccioni e le
consorelle tortore, conurbate, ritti ed erte sui fari luminosi dei viali
di città. Da
tanta beatitudine di vita volatile, finchè al rientro in appartamento,
acceso il video, ne era una eco l'ultimo canto di Bibò al limitare del balcone prima
metà del mese di giugno del 1995. Una
revisione è stata condotta su un foglio che mi sono recato appresso in
Assisi. Temi Come
oggi, schiudendo a Bibò l'accesso al balcone, prima che il maltempo in
arrivo dalla Francia mi costringa a rinchiuderlo di nuovo in soggiorno,
gli abbia aperto un nuovo mondo, il mondo della reimmersione nell' aria e
nella luce solare, tra gli insetti volatili e i plumini sospesi intorno,
il canto degli uccelli e le ombre gettate dai voli in alto di piccioni e
tortore, il clangore urbano e il canto di altri uccelli tra i rami degli
alberi nel cortile e nel giardino poco distante, la fragranza e il verde
delle piantine che si ritrovava accanto, sospese al balcone, di menta e
salvia e rosmarino e lavanda,ove già dei passerottini li ho sorpresi a
sfrucugliare fronde e germogli... Era
l'una passata, ed ho dovuto proteggerlo dal sole con un telo sulla sommità
della gabbia, che creando un gioco di luci ed ombre all' interno, lo
approfondiva contro il profilarsi esterno della selva di pianticine
aromatiche... Ed
egli superato il primo smarrimento, come ergeva ed erge il capino,
tuttora, a scrutarsi intorno oltre lo specchietto che lo impedisce, come
già ambientatosi, vi si è prolungato ed estenuato nel canto... E'
così bastato il valico del balcone, perchè Biba iniziasse ed io
iniziassi con lui la mia villeggiatura, e con la villeggiatura mille nuove
ansie e timori... E
la corrente e le essudazioni, e se inciampo o la tapparella ricade sulla
gabbia? o la anta della porta- finestra si ribatte e la rovescia? E non può
darsi che nelle pianticine più belle, (si) appunto le rosseline, si
annidi l'insidia di parassiti che si posssono trasmettere letali al mio
uccelino, mentr'io congiuro a complicare e rendergli periglioso ogni
spostamento più arioso e solare .
20
giugno 95 Oggi
per il terzo pomeriggio consecutivo, profittavo dellla bella bella
giornata di sole per esporre il canarino all' aria aperta sul balcone:
nella persuasione che fosse oggetto universale d'ammirazione, a ogni
veranda o persiana da cui potesse essere rimirato nel canto. Quando
un rumore secco , d' improvviso, come di una raffica,ha ridestato ogni mia
apprensione pessimistica, "
E se fosse stato uno sparo? Quanto più l'adori e ne fai mostra, quanto più
è bello e gratuitamente incantevole nella sua natura innocente, tanto più
non può che provocare irresistibilmente l'odio e la crudeltà feroce.
Come ti riveli di nuovo ingenuamente sentimentale, di un narcisismo
amoroso scioccamente E
così, tra un verso e l'altro dell' Auden de" Il mare e lo
specchio", l' estasi radiosa di questo pomeriggio, e di ogni altro
futuro, si è incrinata irreperabilmente, finchè non ho trovato requie
alle mie apprensioni, stendendo uno stuoino tra l' uno e l'altro posatoio,
ove Bibò potrebbe offrirsi come bersaglio. So
bene che forse, anzi senz'altro è stato il rumore secco della ricaduta
delle tapperelle di una finestra. Ma
per tutta sicurezza, prima di recarmi a vedere " Creature del cielol",
ho abbassato le tapparelle sin di sotto la figura o sagoma del mio
canarino adorato. E
il nervosismo inquieto e di se angosciato che avvertivo in sala, era il
trasporto agitato di chi non sa più stare senza il suo amato accanto. Felici
vacanze? Insieme tutta l' estate, senza ch'io vada via? E per davvero non
andare io via ? Umano/
disumano Nell'
apprendere degli orrori di Bosnia e di Cecenia, di fronte alle lacrime di
quell' anziano uomo russo che piangeva i cari sterminati nell' assalto di
terroristi ceceni all' ospedale di Budionnovsk, o alle immagini dei corpi
dilaniati da una granata della gente in fila coi bidoni per l'acqua a
Serajevo, in quello che prima della guerra era il quartiere verde di
Dobrinja, avessi provato l' apprensione delicata e pietosa, con la quale
nella calura meridiana- era già l'una- ho soccorso ad una ad una le
pianticine di basilico che trapiantavo ad una ad una nel terriccio dei
vasi, districandone l' intrigo delle
radici confitte aggrovigliate in un unico recipiente, così come mi sono
state trasmesse come le avevo appena acquistate nel vivaio, anche alle più
esili salvaguardando un filo di abbbarbicamento possibile, interrandone
con cura la base dello stelo pur se già vizzo e reclino, indi liberandone
le foglioline da ogni sommersione di terriccio smosso, affidandole tutte
quante al sostegno di cannucce e stecchi di bambù; o avessi avvertito per
i miei simili dilaniati dalla guerra, il sensibile richiamo che mi ha
inibito di abbandonare a morte sicura il bruco dannoso, che avevo appena
scovato tra le foglie che aveva appena eroso Per
non dire di come si sommuova di dentro a ogni refolo di vento, se in
balcone vi è esposto tra il tulle Bibò.
Per
il pensionato Giovanni Astio Le
vacanze richiedono che l'anziano pensionato affidi per qualche settimana
l' uccellino alla sorella. Ma
egli non riesce a fidarsene, l'ostilità per la sorella acuisce ed
esaspera ogni sorta di diffidenza. E
se le sfugge mentre lo accudisce aprendo la gabbia quando sono aperte al
contempo porte e finestre? E se nel ripulire la gabbia la rovescia, e fa
perire o fa si che si fratturi senza scampo l 'animaletto? E se e se e
se.... A
esasperarlo è che in sua assenza, quando come in una prova d'anticipo le
ha affidato l' uccellino insieme con l'appartamento da ripulire, allorchè
si è recato in visita per due giorni di quel vecchio suo conoscente, a
sua insaputa e contro ogni intesa stabilita lei ha condotto con sè nel
appartamento il suo came, ignara ancora di quali potessero esserne le
reazioni in compresenza con un uccellino. E
dire che così tanto si era raccomandato che non facesse alcunchè di
testa sua, e che per prevenirne ogni invadenza, aveva
pulito e riordinato ogni cosa possibile. E
la sua esasperazione era giunta al punto di meditare quanto pur aveva
meditato , follemente, Così
è stato per i sottobottiglie, per gli involucri appositi in cui ha
riposto nei vani superiori i panni costipati nei cassetti, per i mille e
uno angoli e cantoni che ha spolverato, per ogni ninnolo o bibelot che lei
potesse ritenere superflui o accumulati in eccesso. Finchè
non ha avuto un eccesso, quando la invadenza che presupponeva nella
sorella nei suoi riguardi, ha assunto per lui già i contorni certi di una
intromissione senza rispetto, più ancora odiosa E
ha pur iniziato anche a scriverle una serie di raccomandazioni, ( vedi
allegato originario a penna da trascrivere); ma avrebbe fatto
ciononostante attenzione a non riportare all' interno lo sporco del
balcone; a non usare per l'uccellino che la sua catinella e l'apposita
carta igienica? A dargli la mela inguantandosi le mani o tenendone il
pezzetto fra la carta domestica? Non no no, tanto valeva si,
ucciderlo e telefonarglielo, che lo si era soppresso per evitare
che fosse lei ad ucciderlo inevitabilmente con la sua noncuranza!.... Lo
schiocco Non
era stato che lo schiocco di una tapparella riabbassata fragorosamente. Ma
il suo rumore, per il fatto stesso e per le ragioni stesse che gli avevano
fatto supporre che si trattasse piuttosto di un colpo di fucile diretto al
suo uccellino, che teneva
esposto in bella evidenza sul balcone, aveva in lui ridestato l'astio e il
risentito rancore verso la generalità degli uomini, ....
(
continua) Al
limitare Quando
ieri pomeriggio, sul tardi, sono giunto in bike al limitare dell' asfalto
lungo l' argine di Pò, e lungo il tratto seguente, infrequentato dalle
(d') auto, ho visto gli uccellini ripetere il loro saltabecchio Ed
è lì, che il nostro animo piangente lo trarrebbe a sè in lacrime e lo
ricondurrebbe nella detenzione comune lalie Sulle
zanzare L'altro
giorno con il mio bell' uccellino, come il pensionato Giovanni, mi sono
messo a discorre come lui mi intendesse, ciacolandogli in veneto sulle
zanzare da cui il velo di tulle dovrebbe proteggerlo. E
così gli venivo ciacolando, il suo amabile capino che mi fissava
quietamente come stranito e intento: "Ti
te me poo domandar, bel uselin, che la se mai chela nivoleta, che la va e
la vien che te meto intorno, e che te infastidise la visual. Vedi,
uselin , mio bel uselin , ghe s'é E
cussì le nimalete le ciucia le ciucia al me bel uselin, che lu neanche
intanto se ne acorse , gnanca le vede le diavolese, ma dopo, ih, l' bel
uselin come el se grata e grata con il suo becheto... E
grata grata, l me amorin eco che cussì l' s'infeta, e po quel che po
suceder dopo, gnanca l' ghe vo dir, non solo pensar". E
intanto come al pensionato Giovanni le lacrime cominciavano a scendermi,
al cospetto del mio bel uccellino che seguitava a fissarmi inalterato e
quieto. Piccolino E
ieri sera ( 1/7/95) sono finito in lacrime di fronte al mio bell'
uccellino, sfinito dal travaglio dopo una domenica di vicissitudini
casalinghe, della cura con cui ho ripulito e insabbiato di nuovo il fondo
della sua gabbia, quando la sua stessa piccolezza che lo fa tanto vezzoso
( grazioso e bello), il mio canarino, mi è balenata come la stessa ragion
d'essere della sua mortalità precoce: "
Caro il mio piccolino, dicendogli, che proprio perchè non è grande e
grosso (e stupidone) e rozzo come un pachiderma, per quanto sia resistente
e sano, tra dieci anni al più ..." E
scrutavo il suo capetto ignaro, i puntolini vivaci e lucenti dei suoi
occhi indaganti, mentre sentivo di non avere alcuna forza per saper
affrontare e sopravvivere alla sua morte, e asciugandomi il pianto e
ridiscendendo a depositare il pattume, nell' aprire la porta mi facevo
animo ripetendomi che farlo vivere al meglio e più a lungo, con ogni agio
e piacere, è tutto quanto mi era dato di fare di possibile per lui. Intanto
che lo strazio di dovermi separare da lui, se vado via, di doverlo
affidare alle mani pur dedite e attente di mia madre, che non possono
avere purtuttavia, per esso, le innumerevoli attenzioni che mi detta ed
ispira l' amore per l'uccellino bello, dava il colpo di grazia definitivo
ai miei vaghi intenti di recarmi in Libia, dopo che a estraniarmi e
distanziarmi da tale intento, incrementando le mie apprensioni sul
trattamento che a me singolo, e turista, ed italiano, possono riservare le
autorità libiche, già era intercorso il diffuso rifiuto oppostomi nel
pomeriggio, dai vari vu cumprà marocchini a trascrivere in arabo le mie
generalità entro il timbro bilingue, indispensabile, che ho ritirato per
l' espatrio in Libia presso la Questura di Milano.
Benchè
ripetessi loro che non si trattava che della trascrizione in arabo dei
dati in Italiano della prima pagina del mio passaporto, che se fosse
vietata la compilazione del timbro non si capiva perchè la Questura me
l'avesse rilasciato in bianco, non
potevo che prendere atto del loro rifiuto, motivato da quanto di sacrale e
intoccabile può essere per un extracomunitario un passaporto in regola,
anche per la diffidenza e l' apprensione che risorgeva in me come già si
manifestava radicata in loro, su come la bastianità contraria delle
autorità libiche avrebbe potuto avvalersi di ogni minima irregolarità di
cui fosse traccia magari in quel timbro, per trattenermi o respingermi
come a loro più interessasse o fosse l' (d)'umore di agire. Scaricato
indi il pattume, ma prima di uscire poi a a spasso per il centro, quand'
era già sera, sono ritornato in cortile nei pressi del cadaverino di
quell' uccellino che avevo scoperto ieri mattina, la sua esile carcassa già
pullulata d'insetti e ridotta all' ossame, le povere piume scarruffate in
ali informi, il capino senza più sembiante. Chissà
mi sono detto, che non sia uno di quegli stessi passerottini che dalle
fronde dell' albero, nel cortile adiacente, veniva a posarsi sul mio
balcone a beccare il seme sparsovi, forse quello stesso che indugiava a
intentare di cinguettare con il mio canarino, o che mi svolava tra la
menta e la salvia..." E'
il gatto condominiale, il probabile uccisore, unanimemente vezzeggiato e
accudito, si aggirava intorno per ripulirlo ancor più. Oggi
vedrò, come scenderò per le spese,
se mi è dato modo di recuperarne i resti e seppellirlo in un
angolo di terra. Intanto
stamane, con indugi forzosi,
non mi sono recato a Milano per consegnare i moduli e farmi compilare il
timbro bilingue presso il Consolato Libico. Mi
sono concesso ancora una pausa di riflessione, per non dire piuttosto di
affossamento di ogni intento di viaggio. Certo,
se faccio conto sulla retribuzione dei corsi di recupero che non mi è
stata ancora messa in pagamento, sui miseri indennizzi previsti dal nuovo
contratto per la scuola, per
recuperare quanto stia arrettrando nelsuo potere d'acquisto Se
intendo visitare vestigia tardo-romane, posso pur sempre orientarmi all'
ultimo, se ne ritrovo i soldi, per l' Estremadura ed Evora e Lisbona,di
Pessoa ed ora Wim Wenders, e
ritornare per la via lattea di Santiago de Compostela, Burgos e Leon...Intanto,
vaneggiando, me ne sto Che
se fossi partito, chissà che poteva cagionargli, ora mi vengo
inquietando, quell' incauto
lascito ieri sera della mia dedizione stremata.
fatalità
inesorabili 3
luglio 1995 La
fatalità tragica che poteva costituire la Cui
è appesa anche la mia, poichè solo l'idea dello sconvolgimento tremendo
in cui getterei allora mia madre, il cui dono dell' uccellino si sarebbe
rivelato l' insidia fatale alla mia vita, può trattenermi nel vivere
oltre, non già la consapevolezza, di certo, di quale possa essere il
talento di cui tronchere gli esiti, o l' aspirazione a seguitare a leggere
e viaggiare e ascoltare musica ( E
come la carta od ogni altra sostanza che uso nella igiene della sua
gabbia, è la stessa instabilità di questa, sul suo piede d'appoggio,
negli spazi irrimediabilmente angusti della mia costipazione domestica,
l'insidia che avvertivo con sconforto presente in ogni movimento con cui
l' accudisco, come ieri sera, stremato di stanchezza, ho constatato quando
perchè perdessi il controllo dei miei gesti, è bastato l' involarsi tra
la gabbia e la porta-finestra di quel coleottero, per risospingere il
quale, oltre i vetri, ho lasciato incustodito lo sportellino aperto e ho
volto incautamente le spalle alla gabbia e al suo piano instabile d'
appoggio. Come
può essere la stessa mia ritrosia a partire e ad affidarlo a mia madre,
la causa invece della sventura che mi accomuni al mio uccellino. Tutto
ciò ha implicazioni sull' andamento della trama della stessa fiction del
pensionato Giovanni, poichè solo se la fine "
Mio dio è stato un pezzo di carta che lo ha soffocato, un resto della
carta igienica che ho usato ieri sera per pulirgli la gabbia. Se
solo non solo partito... Ma che farci. L'ho
già seppellito in un vasetto di terra". La
mia immaginazione è così immaginativa, che come mi basta evocare il solo
sospetto che uno mi agisca contro per odiarlo accanitamente, così mi è
bastato evocare questo scambio al telefono di battute in cui ne comunicavo
la fine a mia madre, forse così pacatamente rassegnato per celarle ogni
intento di un successibvo suiciduio, perchè per me fosse tragicamente già
morto l' uccellino mio caro, che invece sta bellamente mangiucchiando il
suo pastoncino, canticchia e indenne svolicchia, il suo trillino che si
ingrossa e fa le prove del canto.
Incanto Che
incanto, sento la vita; eppure quella pallottolina di carta, un niente,
togliendo la vita al mio caro uccellino,
può tramutarlo istantaneamente in orrore sinistro. Ed
io sono incantato e pur pronto all'atto estremo, come e appena l' estasi
si rovesci (si muti) a un mio rientro e al rinvenimento, nella discoperta
dell' atrocità che mi schianti. Posso
essere più apparentemente forte e più realmente debole di così? L'uccellino
in cortile E
quando di rientro dalla Questura e dal Palazzo di giustizia, in cerca di
chi mi traducesse in arabo i miei dati per il timbro bilingue, ho rivisto
insepolto in cortile quell' uccellino, nel garage ho preso un paletto
scalfito, in mancanza di altro, e oltre la siepe ho scavato nel vano
erboso una piccolo buca dove interrarlo. Con
un foglio di giornale ho quindi sollevato il suo corpicino sfatto,
divorato degli organi interni e di cui erano visibili le più riposte
interiora, così distogliendolo da un viavai continuo di formiche, mentre
di lui il capino con gli occhi in sfacelo, e le povere alucce, sotto la
mia lieve stretta erano pendenti in ogni verso. Poi
su quel misero esserino ho iniziato a stendere terra pietosa, e al suo
canto e alla sua vita celeste, per mia mano è subentrata la confusione
definitiva di carne e piume e terriccio, la mescolanza delle loro
vicissitudini organiche sotto il riparo della coltre di piccole zolle, che
pur seguitandone lo scempio, poneva un riparo per quei resti dall'
inclemenza degli esterni elementi. E
subito dopo, nel pomeriggio che si faceva già temporalesco, sono risalito
in appartamento dal mio quieto Bibò, e una volta in bagno, per ripulirmi,
mi sono ritrovato Piangendolo
di quelle lacrime, affrante, che tuttora mi sgorgano ma che non so
piangere Che
non so come potrò comporre in un dolore cui sappia resistere, quando alla
terra debba rendere, ugualmente, il mio canarino pencolantemi allora senza
più vita. Un
altro posatoio
Quando
dalla traduttrice in arabo, del tribunale di giustizia, mi sono sentito
richiedere il mio stipendio di un giorno per trascrivere otto dati
anagrafici, come esigeva E
mentre io così rinunciavo alla possibilità, per quanto solo ipotetica,
di vedere Sabratha e Leptis Magna, al mio uccellino sono venuto
assicurando la possibilità di spaziare ancora più in alto nella sua
gabbia, sistemandogli un posatoio ulteriore in prossimità della
copertura, come mi ero riproposto già ieri sera, quando ponendo termine
alla mia afflizione in lacrime per la sua mortalità, ho avuto alfine
occhi per vedere la sua vitalità presente, come mirasse a volare più in
alto, senza altri appoggi precari che Ed
eppur con tanta prudenza ed esitazione, l' uccellino è infine riuscito a
guadagnare la nuova posizione, poi recuperandola ed installandosi con
acresciuta sicurezza sul più alto posatoio, la cui istallazione aveva
accolto inizialmente con vivo terrore. Il
terrore animale generico e generale, di cui parla Brandys, in Rondò,
quando di un cane pointer
scrive che " Non aveva paura di me
e neanche del dolore, penso che temesse qualcosa che potesse
capitargli, qualcosa di inimmaginabile, spaventoso, la peggior cosa che
potesse capitargli." Ma
intanto la rinuncia a quel viaggio, come la improbabilità pur anche che
possa recarmi in Estremadura
ed a Lisbona, la impossibilità per la mia misera retribuzione di
insegnante di tutto quello che non siano i generi alimentari o i prodotti
della casa, il dovermi ridurre all' acquisto dei soli libri e compact disc
in economica, il leggere sul giornale quella lettera che trovava giusto
che noi insegnanti fossimo retribuiti come i raccoglitori di pomodori, o
l' aver appreso che Agnelli, ossia la Confindustria, invita a non
aumentare ancora gli stipendi, quando per noi insegnanti ciò non avviene
di fatto da cinque anni, e tutto ha seguitato ad aumentare nel suo costo
oltre ogni limite o soglia prefissati, o di come mentre si accusa di
immoralità chi di noi insegnanti si sottrae a venire mortificato in
Commissione d'esami, in televisione questa o quella presentatrice può
tranquillamente arricchirsi invitando i giovani a copiare nelle prove
d'esame come lei ha sempre fatto, il tutto che mi ha così colpito sui
giornali e in televisione, mi ha incupito di una tristezza amarissima, e
mi sono sempre più deprimentemente immedesimato nelle parole di quell'
insegnante che venivano citate, in risposta,
dalla curatrice di una rubrica giornalistica nel replicarle, alla
protervia di quella lettrice che ci vorrebbe veder sottostare, più ancora
immiseriti, a ogni precettazione ed obbligo di servizio, : "Questa
condizione ci sta spingendo verso un odio generalizzato verso tutto e
tutto oppure verso una disperata rassegnazione". Mentre
venivo meditando, se il signor Giovanni, non fosse il caso di trasformarlo
da impiegato di concetto in un miserevole insegnante
Le
malattie delle piante. Come
le malattie insorte alle piante, e che ne hanno condotte o ne stanno
conducendo alcune a morte, senza che io sappia come intervenire, se
trapiantandole o arricchendo il terreno di ferro o nitrati, se l'
insecchimento succeda per troppa o troppa poca acqua,
mi abbiano suscitato una disperazione che mi deprimeparticolarmente,
perchè me ne rincresce e più ancora perchè mi immagino un giorno
afflitto da uguale 13
luglio 95 E
tutt' oggi mi sono intrattenuto a leggere Età di ferro e a vezzeggiare il
mio canarino, nella vana attesa di qualche reazione dell' Europa e del
mondo alla pulizia etnica che è in atto a Sebrenica. E
invece, il lupo Mladic può impunemente intercettare le genti che ha volto
in fuga, mostrare di blandirne i piccoli sgomenti, e con bandi altrimenti
di morte separare gli uomini bosniaci dalle donne e i bambini, confinarli
e concentrarli dietro il filo spinato. Eppure
è possibile che tutto questo stia adesso accadendo e che noi si possa
tranquillamente mangiare e dormire, con la stessa naturalità assuefatta
con cui ci cibiamo di questo o quel trancio di carne di animale catturato,
appeso per un gancio , sgozzato o decapitato. all' indice d'accesso delle pagine su Bibò |