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Controtempo finalmente 22 ottobre Nella mite sera d'ottobre che si
è fatta buio, Quando ancora a mezzogiorno, nella
stazione di partenza, eri madido di sudore alla cassa del bar, stremato di
soccombere alle incombenze incessanti , alla sequela degli ordinativi
sociali che non lasciano mai tempo, ingannandoti sempre che se ti attieni
poi saresti Nel frattempo sei riuscito, dopo
un Ed Che solo ieri, quando ti sei detto
che finalmente nel tuo giorno libero potevi recarti dai tuoi, che potevi
infine darti a leggere e scrivere, hai scoperto che avresti dovuto
consegnare(le) quella stessa mattina in segreteria, e che nulla ti era
valso esserti esagitato perchè la sala stampa era stata chiusa prima che
tu potessi farvi fotocopiare i testi delle prove scritte che domani
dovranno svolgere gli allievi d'ambo le classi, ed avere bestemmiato ed
essere trasceso, ed avere infine ottenuto che ti aprissero e ti
stampassero una copia per ( E ti hanno appena dimostrato che
non si sono
Ma poi, giunto al garage, hai
resistito, non l' hai aperto, per prendervi la bicicletta e illuderti di
renderti benemerito, di
E una volta insieme avete parlato
subito di tuo padre, degli esiti delle analisi che sembrano escludere che
siano un cancro i suoi disturbi alla prostata, di quanto si sia smagrito e
impallidito e più ancora depresso, da quando con l' insorgere del male
teme che sia prossima la morte. Più assottigliato nell' aspetto e
di dentro, nei lineamenti scarnitisi e nel parlare per sole
allusioni...*** Solo che mia madre doveva dolersi
che avesse trovato il modo di tornare a picchiarla, quando la notte che ha
accusato spasimi al basso ventre, non ha voluto saperne che chiedesse
soccorso. " Ha chiuso a chiave la
porta, mi ha impedito di telefonare, sbattendomi forte il telefono tra
capo e collo..." " E' la paura che lo fa agire
così, nient'altro che la sua grande paura.." Comunque sia, che suo penoso
congedo sarebbe quell' atto, venivi pensando, da chi teme ed è addolorato
di lasciare. " Lui pensa sempre a suo
fratello, - mio zio campione che vinse un giro d'Italia, e che è morto Anche questo pomeriggio per tutto
il tempo che sei stato insieme con loro, si è dileguato al più presto e
se n'è rimasto chiuso nella sua stanza a giocare a carte, ove l' hai
raggiunto in un sentore acre di chiuso ed è stato inutile che gli
chiedessi di tenere aperte le finestre, che anche la più mite corrente
infrescante ti ha detto che gli fa male. E ugualmente si ritrae anche Intanto che ne parlavi con tua
madre, che deprecavate l' arroganza insolente dei medici, per i quali è
una colpa il vostro male che dà a loro da fare, il cui accertamento li
irrita, li fa spazientire, fa venir solo voglia di chiudere padiglione ed
ambulatorio ed andarsene in ferie, dicendovi che diagnosi e prognosi, e
posologie, sono a loro da estorcere con cauta pazienza Era già sera e al loro balcone
non facevano più ritorno le due magnifiche tortore abituali, che prima
che tu uscissi erano planate sul davanzale, sullo stendibiancheria, tra
loro solidali nel beccare il mangime e e nel ripulirsi con il becco il
piumaggio, in tutta e bella tranquillità. Quando a tua madre le avevi appena
parlato della cavalletta che tieni insediata fra le foglie di basilico,
con le quali si mimetizza sino a farsi reclina quando son pendule, che
ogni volta che ve la ricerchi ti richiede minuti prima che tu possa
distinguervela. E tanto ti sentivi riconciliato
con la vita e col tempo, che sei rimasto fra i tuoi cari Prima di partire, cercando di
confortare tuo padre, di incoraggiarlo a risollevarsi, ripromettendovi di
ritrovarvi la primavera futura, nella tua città, per discenderne il fiume
in escursione. " Ma è che di anni ne ho
settantacinque, e mi tocca di partire presto per andare più
lontano..." " Anch'io quando fino a una
settimana fa risentivo ancora solo dell' Poi in treno, intento nella
lettura emozionante di " Un negro artificiale", quando te ne sei
distolto hai sentito il conforto che infine potevi respirare come " Voi uomini non sapete
quanto potete essere per una donna. E dire che ne ho avuti di
pretendenti, come capiva e mi avvertiva mio figlio che ne era geloso, a
certi discorsi che mi facevano in negozio. Ah, ero una donna piacente, io... Ma non ho voluto che nessuno
prendesse il suo posto, non ho più voluto darmi una vita dopo la sua
morte. E anche mio figlio, non ho voluto
che mi prendesse in casa, preferisco anche ridotta come ora sono E Lei professore, " Ma Lei Quand'io, che posso dire mi sia
rimasto del mio passato? - ti dicevi dopo averla salutata
Una settimana dopo 29 ottobre 96 Ieri ero di nuovo presso i miei
nella ricorrenza del mio compleanno, dopo il magnifico pranzo, a base di
pesce, involto negli stessi discorsi più deprimenti, più ancora
insistenti, in attesa che mio padre consegnasse i referti delle visite
specialistiche al medico di famiglia, mia madre che mi parlava di come
prima del due di novembre si fossero già recati in paese sulle tombe dei
morti. La cartella clinica che lei mi ha
mostrato prima che mio padre se la portasse appresso, sembrava
tranquillizzante in ogni sua parte, vi si faceva solo riferimento a un'
ipertrofia della mucosa della prostata. Quando mio padre è poi rientrato,
ha espresso il suo sollievo apparente che non si trattasse di niente di
serio, inveendo contro la prescrizione del suo medico che si recasse da un
fisioterapista, " son già sedici le impegnative per le quali ho
dovuto fare la fila" , quindi solo di sfuggita comunicandoci che gli
aveva detto che doveva farsi operare perchè gli fosse levata la prostata,
prima di blaterare penosamente che tutto aveva cominciato a venirgli da
che si era lasciato mettere dai medici le mani addosso. E' stato intanto che lui era
ancora dal medico, io credo, che mia madre mi ha detto che entrambi erano
già stati in paese sulle tombe dei nostri defunti,
dove mio padre, quando aveva visto che un' anziana del paese dalla
mellifluità insinuante e malevola era stata sepolta presso mio nonno,
"ecco con chi mi tocca andare a stare", lei ha scosso il capo
che si è lasciato andare. Per parte sua mia madre, dopo che
mio padre è rientrato e si è di nuovo messo in disparte, ha seguitato a
sparlare più che a parlare dei vivi e dei morti del nostro paese
d'origine, i morti che il suo accanimento impietoso ancora ad essi
avverso, faceva più vivi nel suo animo degli ancora viventi, un certo mio
zio, nel suo inveterato rancore che le ha serbato da anni, da che si
ribellò prima della morte di mia nonna di assisterla e subirla
fino alla fine, che se l'aveva incontrata or è un mese ed aveva connesso
un saluto, era perchè nemmeno più sapeva chi lei fosse, dove si
fosse,... quanto a lei, la seppellissero o la seppellissimo pure dove può
capitare, non ambisce, di certo, di ritrovarsi sottotterra nella stretta
dei nostri parenti... Stavo quasi per dirle che sembrava
che il loculo per lei avesse ad essere " Tua nonna, mia suocera, che
non intendo chiamare mia madre ..." " Avessi visto la
Gianna,irriconoscibile, e sua figlia, tutta una grinza... La Morena, poi,
magra, brutta, inverdita, pareva per fino che avesse mangiato delle
lucertole...." Io che pur di dentro avevo
ripugnanza al solo sentirne parlare, di quelle spose e sposine esauste
madri, "Ah, si,lo so - era d'accordo
sul momento, prima dell' ennesimo sfogo,- quando poi tu chiedi a loro
" Ti ricordi chi sono"? , e loro si sforzano e non ti
riconoscono, e cadono dalle nuvole quando dici chi sei..." Ed è passata a parlarmi della sua
sola cugina che chissà perchè si tiene bene, mentre l' altra , anche
perchè con sua figlia non va d'accordo... Certo, conveniva che era vero quel
che le dicevo, che nel paese sembra che siano rimasti solo dei vecchi,
perchè ignoriamo e non abbiamo occhi per i giovani e i bambini, che
appartengono a un mondo che ugualmente ci ignora e ci viene già
seppellendo, ma quella bambina che le è stata presentata di cui mi ha
parlato, era già della stessa sequela delle altre esistenze , se nelle sue parole la vedevo comparirmi davanti nell' atto di
indispettirsi con mia madre, quando le ha detto d' improvviso " Tutti
mi dicono che sono bella", risentita che non le avesse fatto i
complimerti quando le era stata presentata. I figli di quel mio cugino, poi,
che vi erano rimasti confinati dal disastro economico del genitore cui era
stata finanche messa all' asta la casa- vi abitavano dei cinesi, adesso,
nel suo biscottificio, -in esordio di discorso me li aveva esumati solo
per dirmi, a degno coronamento del padre,
come non riuscissero a finire o ad andare avanti negli studi, tanto
più arroganti quanto più umiliante ne era la situazione, soprattutto con
chi del paese La quale poi è voluta venire con
me e mio padre ad accompagnarmi alla stazione. Al risollevarmi da tavola, prima
di uscire dal loro appartamento, si è riacuito il dolore alla schiena con
il quale ero venuto da loro, mentre seguitavo a riavvertire i postumi
lungo la gamba destra dell' investimento che subii a Monaco, del quale
solo poco prima avevo parlato ai miei. " Rispetto a quest'estate,
quand' ero in Libia e in Tunisia e mi dannavo per il gran camminare, è
come se avessi dieci anni in più..." E dire che avevo appena chiesto a
mia madre se la vecchiaia fosse il caso di avversarla tanto, io che della
morte non sentivo la ripugnanza per l' orrore che suscita, che la
aborrisco Quando li ho salutati, ho detto
che avremmo potuto rivederci per le feste di Natale. " Mi sa che le dovrò fare e
che dovrete venirmi a trovare all' ospedale..." non è stato capace
di trattenersi mio padre. " Arrivederci allora all'
ospedale, ho finto di crederlo. E' bello così Natale, venirti a portare
le arance come si usa con i malati", con un cenno d' intesa divertito
e di compatimento con mia madre. Che aveva appena finito di
ricordargli, come se anche così fosse, non poteva certo lamentarsi, se a
quasi settantacinque anni iniziava a conoscere dei seri disturbi. Ma ero stato sopra le righe. Come nel rincuorarlo a mangiare
ancora del pesce, se gliene era piaciuta tanto la zuppa che aveva cucinato
mia madre, quando poc'anzi gli avevo detto con umor nero che negli
ospedali, ai ferri, lo si dà anche ai malati terminali.
Nel riguardarci sapevamo, io e mia
madre, che forse per questa volta potevamo pur concedercelo, che la
prossima volta dello spirito avremmo potuto farlo E sapevo, io sul mio conto, nel
riguardare l' aspetto di mio padre sempre più smagrito e diafano e
scavato dall' ombra, che potevo così darmi un tono, improntare una
maschera, per l' indifferenza oltre tutto per la sua povera sorte. E che pur eravamo nel giro di
prova, al rodaggio di come sapere noi tutti , all' apprenderlo, Voci del tempo Credevo che il film di Piavoli
fosse un idillio, invece ne ho sono uscito sconfortato sino alle lacrime. Quei giovani che amoreggiavano,
che ballavano attraendosi attraenti, Mi ricordavo che è stata per me
di desolante anche l' esperienza ultima
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