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Bangkook

 

Ne scrivo quando il furore in classe di quel mattino, sabato scorso,  si è oramai prostrato in una acquiescenza a questi tempi merdastri, che ne è un' accettazione d' obbligo quanto debilitante.

Purtuttavia seguitandomi ad affannarmi nei doveri, con il tormento di sottopormicisi nonostante tutto per una coercizione inestirpabile, per quanto mi ripeta che quanto seguito a fare pur se ci si ripete che quanto si fa non serve più a niente, che ad oltraggio ulteriore si debba simulare la propria resa come un pretendere ancora, quando si è chiamati in effetti solo a cedere e cedere ancora.

Domani dirò forse, in classe, che i posteri, nei confronti postumi di chi ora vive nel nostro Paese, i posteri dovranno ringraziare quanti vi seguitano ad attendere al loro lavoro senza più aspettative di futuro o certezze di cittadinanza, e perseverano a dir messa pur senza più credere, a curare ed educare od amministrare, per un compenso che vale il discredito in cui si è tenuti,  senza più ritenere potersi dire che ne valga la pena.  

Ma anche pronunciarsi così, sarà ancora un officiare formule che leniscono e non sanano, che persuadono a credere ancora nella finzione e a celebrarla giorno dopo giorno, quasi che si fosse lì in classe ad insegnare o ad apprendere alcunchè.

Quando invece E non mi sarà valsa a un più disilluso distacco  l' esperienza di sabato, quando, dopo aver dormito come la notte prima solo poche ore, per approfondire inutilmente il mio insegnamento della Geografia, anziché destinare il mio tempo a leggere e scrivere per me stesso, sono pervenuto in classe, in 1c, ch'ero già sull' orlo dell'esasperazione, dopo avere perduto anche il giorno prima nella correzione di compiti costernanti di Geografia.

Ed ho avuto di che avvilirmi ulteriormente, nel constatare che avessero ripreso a disturbare imperterriti la mia spiegazione durante l' ultima ora, distraendosi e tirandosi a vicenda palline di carta.

E non avevo ancora cominciato sabato mattina a sviluppare il mio discorso, che già il solito allievo si era messo tranquillamente a parlare con un  altro.

" Era davvero meglio morire da piccoli... -ho immiserito nei termini la mia esasperata disperazione incontenibile- di un cancro che fosse alla prostata".

Ero io stesso, o io solo Non solo io, almeno, adesso ero schiantato dalla mia tensione sconvolgente, e nel silenzio così fattosi attonito, chiedevo a un altro di loro di onorare il suo obbligo per la lezione di Grammatica, la consegna di illustrare ai compagni la suggestione persuasiva dell' inserzione pubblicitaria, che avevo prelevato da un giornale, dell' Ente Nazionale per il Turismo Tailandese.

Ove si faceva apparire come la per la Thailandia reale una Thailandia di sogno, nel cinquantesimo anniversario dell' incoronazione di sua maestà, assurto a celebrazione del Regno dell' armonia che vi si era adempiuto.

Non era che l' inizio di un discorso sulla differenza tra l' immagine di sogno e la realtà di fatto di un Paese turistico quale la Thailandia, così come poteva documentarla la visione di brani da " Brave donne di Bangkok", sulla vita effettiva delle prostitute che ne sono per i più l'attrazione di fatto, e la lettura di articoli che testimoniavano come il subentrare del turismo avventuroso a quello sessuale, nel transito delle regioni del nord per raggiungere la Cina attraverso la Birmania, abbia accelerato la modernizzazione dei cannibali delle tribù Va, della Birmania, in addetti ai traffici e allo spaccio al seguito di eroina.

Come già avevo illustrato a loro.

E quel ragazzino E quello, nella sua sfacciataggine di ricco, per il quale istruirsi non è per niente indispensabile o al più una degnazione/concessione superiore a un' usanza imposta dalle masse, ha iniziato a limitarsi a leggermi il depliant che aveva sotto gli occhi, come se stesse così esponendolo o analizzandolo.

Al che, furente, con un tono ed uno sguardo che intendeva reciderlo, secernendo tutto l'odio atrabiliare che avevo in corpo, ho dato energia spossata al mio livore, apostrofandolo come se ogni parola fosse una sferzata insanguinante.

" E' meglio che sia io a seguitare, piuttosto che stare ancora alla finzione che qui tu sia qui uno studente che da me viene imparando, nell' analizzare ed illustrare ai tuoi compagni, come se lo richiamassi alla mente, quanto fatichi a leggere per la prima volta....

Che se tu ti fossi degnato di considerare questa pubblicità turistica secondo i criteri che ti avevo indicato, avresti potuto accertare che il testo non contiene alcuna informazione alcuna, oggettiva, ma solo immagini evocative di mera suggestione, che il mare vi è aggettivato come "incantevole", trasfigurandolo in un paradiso tropicale, mentre del patrimonio artistico e culturale vi è detto vagamente che è "immenso", ed il Paese è offerto al visitatore come " inconsueto","affascinante"... Forse che sono questi i termini, e i modi, per darci un' informazione scientifica della Thailandia reale?

 E che dire, di come vi sono rappresentati il popolo e la sua monarchia, di cui il popolo  sarebbe unanimemente  "orgoglioso", " un sentimento espresso dai festeggiamenti che si susseguono ogni giorno": Possibile secondo te che non debba mai lavorare? Ma il colmo, a ben leggere, ammesso che il farlo sia uno sforzo per qualcuno di voi non debilitante, è raggiunto dove si parla del "leggendario "oriental feeling" di quel popolo", alludendo esplicitamente, e niente affatto espressamente, in questi termini ruffiani, alla prostituzione per turisti soli di delle donne e di ragazze e di ragazzi tailandesi anche più giovani di voi.

E che cosa riservi quell'" oriental feeling" alle donne che di quel leggendario popolo si prostituiscono, avrete modo di accertarlo* nel film intervista che ho in programma di farvi vedere nelle parti che lo consentono, ove un regista australiano, in crisi, in cerca a Bangkok di un amore senza pena, "of a love without pain", vi incontra e intervista e aiuta una brava donna prostituta.

" Un mio amico che c'è stato, -ha allora soggiunto l' allievo su cui avevo infierito parola per parola, in un' acrimonia che aveva rigenerato ogni  residuo superstite della mia energia schiantata, commutando in parole via via meno atone la mia implosione nera, - mi ha detto che ti avvicinano e ti trascinano per strada, lungo intere vie che ne sono piene.

Che ti chiedono e ti costano solo cinque, dieci dollari al massimo ..."

Anche la tariffa ne sapeva già, delle donne di strada di Bangkok, il fanciulletto che già si era ostentato refrattario ad ogni lettura in merito...

Respingendola provocatorio in bella calma...

Gli altri li ho poi pregati di scusare le mie intemperanze, dicendo che come ogni statale e lavoratore dipendente, ero troppo ferito e risentito, con quanto guadagno con il mio insegnamento, di non potermi nemmeno consentire di curare i denti che ho avariati.

" Purtroppo, avrei voluto soggiungere, e non ho detto, " sono una di quelle persone che hanno bisogno di sospingersi fino a questi estremi, per comprendere come anche la loro vita, come ogni vita, meriti comunque di essere vissuta..." 

Domani, in 2C, un altro caso me lo pone invece l'allievo, nullafacente, più ancora diversamente refrattario, renitente a ogni sollecitazione,  che ha avuto almeno il merito di sdegnarsi in tutta sincerità, come ad una "scemata", " esimio professore", al mio invito in un tema a considerare quanto sia giustificato il timore di un insegnante di Napoli di avere fatto del male ai suoi allievi, di averli resi *solo dei disadattati soccombenti, per avere fatto acquisire loro l' onestà (,) e la legalità, in una realtà sociale che è assediata dalla Camorra.

" Una scempiaggine che mai avrei voluto sentire, da una persona di studio come lei..."

" Perché ora non dice direttamente ai suoi allievi di tagliarsi le vene o di andare ad uccidere la gente per strada..."

Quello che gli dirò, piuttosto, al tempo stesso apprezzando la sua sincerità, è se  prima ancora di criticare me o alcun altro insegnante, per parte sua non sia il caso di chiedersi quanto anch'egli con la sua repulsione pregiudiziale di ogni cosa che vengo insegnando, non abbia contribuito a farmi disperare che ne valga la pena...

Interrogandosi se il suo rifiuto di studiare, pur volendo seguitare gli studi, non dipenda dalla persuasione nient'affatto infondata di venire lo stesso promosso, essendo io alla fine a dover cedere e a non poter pretendere, e se dunque, nonostante i suoi sdegni di anima nobile e idealmente assetata, non eserciti anch' egli, a suo modo, dato che a venire promossi dovrebbero  essere i soli capaci e meritevoli, un esercizio di quella manifestazione di quella quella disonestà ed illegalità generale alle quali mi accusa di non voler più resistere.

Come non è affatto vero e non è affatto falso.  

 

      

      

 

 

 

Bibò

 

Son più di due mesi, a tutt' oggi, che Bibì e Bibò convivono insieme. Ma forse anche dire che coesistono insieme è eccessivo, dato che costituiscono piuttosto un esempio perfetto di come si possa essere continuamente compresenti gli uni agli altri, ciascuno nella propria rispettiva gabbia, ed ignorarsi in tutto e per tutto perfettamente.

L' unico momento in cui la più assoluta indifferenza reciproca  fra di loro si è infranta, è stato domenica l' altra, quando si è verificato l'incidente che avrebbe potuto disastrarmi, allorchè stavo finendo avevo appena finite le pulizie della gabbia,  che di lì a poco sono sopraggiunti i miei genitori.

Come io ho aperto a loro salutandoli, mio padre superandomi e rivolgendo lo sguardo alle gabbie, ha esclamato sorpreso alle mie spalle : " Ma li tieni ora fuori della gabbia?"

Mi sono girato, e con un sobbalzo, ho visto Bibì che fuori della sua gabbia era tranquillamente posato su quella di Bibò, intento fermo a guardarlo mentre a lui di fronte si rimirava in uno specchio.

Ho avuto allora la freddezza di avvicinarmi a lui in silenzio e di ghermirlo senza che nemmeno si opponesse, rimanendo sotto scock per tutto il seguito dell' incontro con i miei genitori, e poi anche quando sono uscito per svagarmi in centro ed al rientro, al pensiero di che sarebbe potuto succedere se l' uccellino avesse preso a svasare per le stanze inafferrabile, o avesse preso la via della finestra.

Mentre fra i due non c' è nemmeno avvertenza l' uno dell' altro, si da invece che se sopraggiungono uccellini sul balcone, questo o quel passerottino invogliato dal panico o dai grani di scagliola, se non un intero *loro gruppo che di lì a poco lascia pochi solo alcuni a indugiare superstiti, Bibò non manchi di avvertirne l' arrivo e di segnalarsi con un grido, entri in un' agitazione di voli e di canto.

Ieri mattina quando si è posato quell'esemplare, si è messo addirittura a fare follie da un capo all' altro della gabbia, sfrecciandovi velocissimo da un posatoio all' altro e poi di sotto e di nuovo al punto di partenza.

Che si trattasse di una femminuccia, al cui cospetto oltre i vetri intendesse esibirsi?

O non è forse vero anche per il mio canarino ciò che vale per gli uomini, che anzichè ciò che è consuetudine giornaliera, frequentazione disponibile, l' attrattiva è sempre l' altro, l'insolito, il desueto, l' essere che viene d'altrove, fuggevole e vano, che quand' anche ritorni già s' invola, al di là dei vetri trasparenti di insormontabili diaframmi.    

 

 

Occhiettini

 

Ieri sera, finito di cenare, dopo che ho cessato di leggere il "Deserto dei tartari" a entrambi gli uccellini, intenti ad ascoltare i suoni delle parole che li ammaliavano, ho seguitato a fissare lo sguardo che mi fissava ( perscrutava) di Bibò, laddove l' altro uccellino, come lo osservo, si distoglie da me e se ne vola via.

Ed alla vista di quell' occhiolino, di quel suo puntolino, vivido e nero, dal profilo rifinito quale quello di un'asola, ove quell' esserino, di neanche 20 grammi di peso, mi scrutava nella sua solitudine naturale e m' interrogava sul mistero della mia enormità su di lui incombente, indagandomi senza da me distaccarsi, curioso e apprensivo, il suo petto piumaceo che gli pulsava incessante, nel mio trasporto amoroso mi sono sentito assolutamente incapace di sostenerne lo spegnersi, sgomento di fronte all' eventualità della sua morte che la stessa sua minuzia fisica mi evocava in agguato, che temevo che lo stesso mio respiro potesse alitargli intorno.

E di nuovo la idea della mia morte precorritrice la sua, mi è venuta in soccorso a consentirmi di reggere l' insostenibile.

 

P. S. E se pure penso, a quell' occhiolino scrutantemi, quando il suo capino il piccolo capo dell' uccellino si leva continuamente oltre il tettuccio della mangiatoia, a guardarsi intorno se qualche pericolo è insorto, mentre si china sui semi e dal tettuccio gli è preclusa la vista...

 

 

 

 

 

La coscienza immaginativa

 

Ultimando la lettura del saggio di Vattimo su "Dio, l'ornamento", che mi è inammissibile nel suo negare la bellezza platonica di verità e di giustizia, la certitudine prima ancora fisica che metafisica della gravezza del limite, la sua reinterpretazione revisione del regno spirituale di Gioacchino da Fiore quale la secondo la immaterialità virtuale della condizione attuale del post moderno, mi ha fatto veleggiare la mente verso la terra celeste di Hurqalya e l' Oriente di luci di Sohrawardi, quasi che sia la filosofia profetica dello shi'ismo, che più che ogni altra, può consentirci di pensare e intendere, con la resurrezione dei corpi, il mondo immaginale che insieme è concreto, e soprasensibile, delle forme dello spirito elettroniche.

E la concezione della coscienza e della conoscenza immaginativa

immaginazione come facoltà conoscitiva dei profeti e del pensiero onirico, quale più che in Sohrawardi e in Moll^a Sadra^, l' ho ritrovata negli stessi filosofi islamici ellenizzanti, nello stesso Al Farabi de "La città virtuosa", mi è parsa l'ascendente della di tale dottrina di una potenza immaginativa intermedia tra la sensitiva e la razionale, quale la si rinviene in Spinoza, per il tramite dell' Averroè del Trattato decisivo e di Mosè Maimonide.  

 

 

Autoassedio

 

Cfr.Coetzee, Arrivando i barbari.

Revisionare in tal senso "Singolo e Solo",  in quanto è il soggetto stesso, succube, che trasforma tutto il tempo disponibile in una perdita di tempo, tutto il tempo che ha davanti in differimento e ritardo.

Ma perchè mai, così inesorabilmente "privatizzando il sociale"? 

 

 

Uccellini clandestini

 

"Oppure,- ieri me ne ricordavo in classe ad esemplificazione di una tesi che sia argomentativa,- si può discutere se sia il caso, come è stato proposto in questi giorni all' amministrazione del Comune di Roma, secondo una proposta della quale ho letto in questi giorni sul giornale, di iscrivere anche gli animali domestici nel proprio stato di famiglia..."

" Nel tal caso lei,... - mi chiedeva fra di loro l' allievo che ha nei miei riguardi più gentilezza d'animo.

" dovrei mettermi a carico i miei due canarini..."

-Ed ha già per loro un nome?-

" Che domande, ...E come no, sono Bibì e Bibò. Ho anche etichettato il nominativo del primo sulle sua gabbia, che in alto reca la targa "Bibò House".

Ma se è per questo ho anche gli ospiti volatili occasionali, gli uccellini cui do da mangiare becchime sul balcone....In questo caso entreremmo in una casistica analoga a quella degli extracomunitari, dei sub affittuari e degli ospiti indesiderati.

C' è da vincere una tale resistenza, una tale intolleranza, per via di questo o quel condomino che non ne vogliono sapere... a causa delle per le cachettine che fanno o dei per i gusci delle sementi che gli uccellini sparpagliano, mentre se le specie volatili sono regolarizzabili, sono anzi protette, sei tu che sei tu sei in colpa finisci in galera se non  li lasci nidificare, lo stesso non può dirsi per i piccioni, a seguito della salmonellosi che trasmettono... (è) anzi il contrario, non ne devi favorire lo stazionamento, ed ecco che come un intollerabile foglio di via, che imponesse l' espulsione dei soggetti a rischio che possono trasmettere l' aids od altre forme di contagio, ti arriva la lettera a casa che ti avverte che i piccioni invece non puoi farli sostare, dandogli da mangiare, preavvisandoti in tal caso di multe onerose..."

E il pensiero correva intanto a Kaled, alla dichiarazione di garanzia che ho inutilmente ritirato per lui, più che altro per tacitare ogni suo addebito nei miei riguardi, dati gli impegni che vi dovrei sottoscrivere di  con gli impegni da sottoscrivere a fornirgli un  alloggio ed ad assumermi a mio carico ogni altro onere che lo concerna, compresa l' assistenza sanitaria, assicurandone ad assicurarne il rientro in patria con il deposito cauzionale dell' importo del biglietto aereo di ritorno.

Due anni, o la multa fino a 2 milioni, la pena prevista se ne avessi favorito l' ingresso in Italia quale straniero.

 

 

 

 

 

Edicole-bazar

 

Come nelle ristrettezze in cui verso, l' edicola stia per me diventando il bazar esclusivo di ogni sorta di mia meraviglia, da che a prezzi minimali, rispetto a quelli dei negozi di vendita, posso acquistarvi la cassetta di musica rock o rinascimentale, l'Ernani, o il Mosè in Egitto, oppure allegata al giornale la videocasetta dei grandi film appena stagionatisi, vuoi  " Il profumo della papaya verde" vuoi o " Film blu", e iniziare a collezionare se non già monete o francobolli, le foglie di piante alberi tropicali esotici od ammoniti fossili...

Intanto che la mia vita si fa sempre più incapace di iniziative  o di imprese, ed io (importo? e) sempre più mi interno nelle sole loro immagini, di luoghi e di corpi cui è venuta meno ogni possibilità d' accesso. sempre di più inaccessibili.

Per Single- suite.    

 

 

Gambarara- revisione ultima

 

Quando, dopo il passaggio a livello, l' altra sera(,) ho svoltato a destra all' altezza del cartello di Gambarara, - intenzionato a rintracciarvi dove fosse l' unica moschea e il centro islamico della mia città,- mi sono sentito di addentrarmi nell' invivibile, in quella sequela di case e casamenti e stabilimenti senza alcuna configurazione che consentisse di appaesarvisi.

Qualche bar, pub, ristorante-pizzeria camionistico, erano i soli ritrovi radi, lungo le vie, che costellasero quel seguito di case e magazzini e industrie a tratti pressocchè indiscernibili, non fosse stato per il tetto più a spiovere delle abitazioni, per le vetrofanie di ingresso delle aziende, per i più pesanti cancelli d' accesso e i più vasti spiazzi ad esse  circostanti, nell' algore soleggiato, di febbraio, tra una vegetazione che stentava ad esserci, od anche solo ad esisterci, per quanto ne poteva sopravvivere a miasmi e cementificazioni e asfaltature di snodi e svincoli, prima dell' incombere aereo della circonvallazione sopraelevata, sui grezzi e rozzi pilastri d'appoggio a forcella.

I cartelli segnaletici che contrassegnavano industrie e magazzini e punti di vendita smaltimenti all' ingrosso punti di vendita, l'asfalto costipato dappertutto di carte e frantumi paratie metallici e vetri rotti.

Quanto al sito del centro islamico, è solo quando  ho fatto ritorno in quelle vie una seconda volta, - dopo un lungo girovagare all' intorno per eludere di ripassare di fronte a un cane lupo che mi era insorto contro da un muro di cinta su cui si ergeva libero,- che ho dovuto arrendermi alle evidenze degli indizi precedenti sulla sua ubicazione: non altrimenti situata che a ridosso di quel bar- chalet luminoso di videogiochi, in quell' unico edificio nel circondario che avesse le parvenze di un centro sociale, anche per la targa Ens che vi risaltavam, Ente nazionale sordomuti, e per i comunicati affissi all' ingresso che vi figuravano, appesi alla vetrata, tra i quali uno in arabo.

E dietro c'era il Mercato ortofrutticolo generale nell' ora deserto, il solo edificio intorno nella sua fisionomia fatiscente dei primordi del secolo, che nella fantasmaticità ruderale delle  curvature in disuso rugginose delle sue parti superiori, evocasse o mi suscitasse impressioni di forme di vita culturalmente in sintonia con ciò che è religione o elevazione mentale.

Prima, che al ritorno, non vedessi lumeggiare auto e insegne e un affollarsi di le genti, sotto le entrate fra colonne e frontoni di templi e gallerie a volta e cupole  sintetiche, del maggiore di uno dei tanti supermarket edificati nella conurbazione, a guisa di come un agglomerato di facciate di templi a ogni loro accesso di sorta.     

 

revisionato il 7 dicembre 1997

 

 

Gambarara- first remake

 

Quando, dopo il passaggio a livello, l' altra sera, ho svoltato a destra all' altezza del cartello di Gambarara, - intenzionato a rintracciarvi dove fossero l' unica moschea e il centro islamico della mia città,- mi sono sentito di addentrarmi nell' invivibile, in quella sequela di case e casamenti e stabilimenti senza alcuna configurazione che consentisse di appaesarvisi.

Qualche bar, pub, ristorante-pizzeria camionistico, erano i soli ritrovi intermittenti, lungo le vie, che costellasero quel seguito di case e magazzini e industrie alla rinfusa, pressocchè indiscernibili a tratti , non fosse stato per il tetto più a spiovere delle abitazioni, per le vetrofanie di ingresso delle aziende, per i più pesanti cancelli d' ingresso e i più vasti spiazzi ad esse  circostanti, nell' algore soleggiato, di quel giorno febbraio, tra una vegetazione che stentava ad esserci, od anche solo ad esisterci, per quanto ne poteva sopravvivere a miasmi e cementificazioni e asfaltature di snodi e svincoli, prima dell' incombere aereo della circonvallazione sopraelevata, sui grezzi e rozzi pilastri d'appoggio a forcella.

I cartelli segnaletici che contrassegnavano industrie e magazzini e officine meccaniche, punti di vendita, l'asfalto costipato dappertutto di carte e frantumi paratie metallici e vetri rotti.

Quanto al sito del centro islamico, è solo quando  ho fatto ritorno in quelle vie una seconda volta, - dopo un lungo girovagare all' intorno per eludere di ripassare di fronte a un cane lupo che mi era insorto contro da un muro di cinta su cui si ergeva libero,- che ho dovuto arrendermi alle evidenze degli indizi precedenti sulla sua ubicazione:non altrimenti che a ridosso di quel bar- chalet luminoso di videogiochi, in quell' unico edificio nel circondario che avesse le parvenze di un centro sociale, anche per la targa Ens che vi risaltava, quale sigla dell' Ente nazionale sordomuti, e i comunicati affissi all' ingresso che vi figuravano, appesi alla vetrata, tra i quali uno in arabo.

E dietro c' era il Mercato ortofrutticolo generale nell' ora deserto, il solo edificio intorno nella sua fisionomia fatiscente dei primordi del secolo, che nella fantasmaticità ruderale delle  curvature rugginose in disuso delle sue parti superiori di grande capanno a vetrate, evocasse o mi suscitasse impressioni di forme di vita culturalmente in sintonia con ciò che è religione o elevazione mentale.

Prima, che al ritorno, non vedessi lumeggiare e affollarsi le genti, sotto le entrate fra colonne e frontoni di templi e gallerie a volta e cupole  sintetiche, di uno dei tanti supermarket edificati nella conurbazione, come un agglomerato di facciate di templi a ogni accesso di sorta.     

 

 

Gambarara, il giorno seguente

 

Sospinto dalla persuasione che la vita se è vivibile debba essere vivibile dovunque, che dovunque la realtà sia bellezza e in quanto tale debba io giungere a rappresentarla sia rappresentabile, ieri sera ho fatto ritorno a Gambarara, assillato dal senso della mia inadeguatezza a ogni forma di vita metropolitana, se mi basta anche solo intravedere una realtà industriale, o un ipermercato, per sentirmi annicchilito dalla loro massificazione nella mia individualità residua singolare.

E vi ritrovo ora amena l' ondulazione valliva, lieve lieve, lungo la strada che seguita la ferrovia, mi è una presenza solidale la scuola elementare chiusa da tempo, che fra le erbe incolte cade in rovina nel suo decoroso aspetto liberalgiolittiano.

E ( Quindi) ad un'osservazione più attenta, come svolto, intravedo rivedo campi da gioco fra condomini e autoofficine, e individuo carpenterie metalliche e fabbriche di profilati plastici, ove a sinistra si incurva una strada  intorno a un isolato circolare, prima di ricollegarsi a destra alla statale per Brescia, e intersecare lunghi allineamenti industriali che finiscono fra i campi e raccordi terminali.

E mi appaiono inconsuete ville e villette, con pretenziosità signorili nel compaginarsi sfalsato (sincopato) dei compartimenti interni, ma anche così, fra quella campagna ridotta a brughiera, con qualche soprassalto di sconcertati pini e abeti in qualche soprassalto di trapiantati selva a ridosso, quelle dimore non trovano alcun agio di verde, non vi si distendono e riposano come ne è intenzionata la forma, pressate affollate da stabilimenti e officine immediatamente adiacenti prospicienti, mentre i condomini non hanno modo di allinearsi in serie nel decorso seriale di vie o di viali, o si fanno alti e ristretti fino a ai cupi colmigni e i camini vistosi nel poco spazio assicurato, tra soli ritagli e frattaglie di stenti orti.

Poi appresso al centro sociale, sull' altro della strada la radura apre il varco a una gru che campeggia nel disfacimento, dopo che immettendomici in tale strada arteria dalla via circolare che da quel tale lato vi confluisce, mi è apparsa verso i campi una distesa di materassi e poltrone sventrati nella loro gommapiuma interiore, proprio ove un cartello antistante vietava ogni discarica.          

 

 

Quaresimali

 

 

quando la luce benedice gli aspetti

 

 Quando la luce benedice gli aspetti,

( e)- ne è un fremito ogni tetto,-

e nel chiarore del cielo ( celeste) nubi navigano e si disciolgono,

è l' ora, ti dici,

di salpare con i loro voli,

nel giorno ancora aperto

di essere soltanto ciò che volge al termine,

e non avere più ore e giorni

che per cessare tutto, non dovere più (niente),

 

pur seguitando come l' animale al fondo

a ricurvarsi ogni giorno per il grano che nutre

ricurvandosi  ogni giorno per il grano che nutre

ma nel lasciare pure che sia

lasciando pure che sia

di parlare nel clamore che non ascolta che il mondo (il dominus (il chiasso),

 

quando sei già quanto distante ti sai già troppo distante

perchè ogni atto non sia che strappo

nella pretesa di non essere più tu che crudeltà mentale,

se alla nota di fondo che trasale

non ti incanti al flauto nella profusione di luce.

( var:se non ti incanti al flauto e lasci che il flutto).

 

 

quando la luce benedice gli aspetti

 

Redazione non valida

 

 

Quando la luce benedice gli aspetti,

( e)- ne è un fremito ogni tetto,-

e nel chiarore del cielo ( celeste) nubi navigano e si disciolgono,

è l' ora, ti dici,

di salpare con i loro voli,

nel giorno ancora aperto

che tu sia di essere soltanto ciò che volge al termine,

e non avere più ore e giorni

che per cessare tutto, non dovere più (niente),

 

 

pur nel al ricurvarsi ricurvandosi ogni giorno per il grano che nutre 

come l' animale al fondonel lasciare lasciando pure che sia

di parlare nel clamore inauditi che non ascolta che il mondo (il dominus (il chiasso),

 

ti sai oramai già troppo lontano distante

perchè ogni atto non sia che strappo

nella pretesa di non essere tu che crudeltà mentali,

 

nel tramare l' ordito che ti dà un essere 

tu perduta mischia di sensatezza succube   

tu che se alla nota di fondo che trasale

al flauto più non ti incanti al flauto nella profusione di luce.

( var: più se non ti incanti al flauto e lasci che il flutto).

 

 

quando la luce benedice gli aspetti

 

 Quando la luce benedice gli aspetti,

- ne è un fremito ogni tetto-

e nel chiarore del cielo nubi navigano e si disciolgono,

è l' ora, ti dici,

di salpare con i loro voli,

nel giorno ancora aperto

di essere soltanto ciò che volge al termine,

e non avere più ore e giorni

che per cessare, non dovere più,

 

pur seguitando come l' animale al fondo

a ricurvarsi ogni giorno per il grano che nutre

ricurvandosi  ogni giorno per il grano che nutre

ma nel lasciare pure che sia

lasciando pure che sia

di parlare nel clamore che non ascolta che il mondo,

 

quando sei già quanto troppo distante

perchè ogni atto non sia che strappo

nella pretesa di non essere che crudeltà mentale,

e alla nota di fondo che trasale

non ti incanti al flauto nella profusione di luce.

( var:se non ti incanti al flauto e lasci che il flutto).

 

 

revisionata il 7 dicembre 1997

 

 

Piccolini

 

Cari i miei piccolini, i miei due uccellini, accudire i quali è la contentezza di ogni mio rientro domestico, ciò a cui sono segregato con felicità residua.

Come Amoroso del mio Bibò, se appena riavvio sul lettore come riascolto la selezione d'arie di operetta, nei suoi venti grammmi quell' esserino si esalta e protende alle arie della Vedova allegra, è risuscitato al canto, non appena sente le trombe e le voci delle Odi di Purcell.

Lui, come Bibi, verso i quali la mia disperazione di non avere più tempo che per le più insensate obbligazioni scolastiche, si è sorpresa a di protendersi, sgomenta, come al bene più caro da annientare al seguito con la mia stessa vita, sia pure nel solo impulso del gesto di stritolartli nel pugno.....

"Io, sarei dunque la Medea dei miei uccellini? - mi sono costernato, di me desolato, mentre ridiscendendo per recarmi a scuola, mi immaginavo intento al riprenderli, con la videocamera, anziché come ogni giorno nel volo e nel canto alacri di vita, infine agonizzanti al fondo incontro alla morte, mentre sul lettore il disco riproduceva lo strazio di Norma nell' attentare ai suoi figli:

"Teneri, teneri figli, / essi, pur dianzi delizia mia/... ed io li svenerò! Di che son rei?"

Certo,- ed è la loro innocenza, mi rendevo conto in questi giorni d' ira e furore, che m' intenerisce a tal riguardo nei loro confronti e  come di ogni animale,- che non ho dubbi per chi irresistibilmente allorchè interverrei, tra un cane e un uomo che veda bastonati, che non ho dubbi per chi più patirei, all' apprendere della morte di uno loro o dei miei genitori.

Se solo potessi non averne più bisogno dei miei congiunti, presentivo con sollievo, all' atto della loro morte per non essere tenuto alle lacrime od a ruoli famigliari, agli oneri di incombenze funerarie...

Mentre nell' angoscia incombente quanto come mi si prefigura inesorabilmente paurosamente letale l' attaccamento ai miei piccolini, alla gioia tremante di ritrovarli al mattino di nuovo gioiosi e volatili, se non mi ridesto al sesso ed all' amore,  non entrano nelle mie stanze e non vi si lasciano cogliere l'uno o l'altro Nicola che vezzeggio, affettuosi e inesausti di prendercelo in bocca tra una carezza e un  bacio e l'altro...

 

Per Il pensionato Giovanni e l'uccellino

 

Come solo con l' uccellino, senza che nessuno possa sentirlo, immagina compassionandolo messo a disagio, abbia iniziato a concedersi a parole d'affetto, prima un timido " uccellin/o caro... ehi, animaletto... chè è divenuto a poco a poco un "esserino bello," e da un certo giorno, con più trasporto, " caro, piccolo uccellino, bell' uccellino...", che da un certo giorno si è fatto inavvertitamente un " Caro il mio piccolino...",  dapprima detto con il divertimento di parlare ad esso come se fosse un familiare, ma poi, ineludibilmente, come al solo suo familiare vero che veramente ama....  

 

 

Al mio idoletto

 

E nell' accingermi a ricorreggere anche oggi dei compiti, sottoponendomi di nuovo al dovere di un lavoro che non ne vale la pena, nella solitudine sociale e familiare di queste mie stanze che popolo solo io di umano, svuotatovi d' ogni credo in amicizia ed affetto, di ogni presunzione di potere ancora dare ed avere anche solo del sesso, sono riaccorso a conforto del mio presso il al mio uccelllino, il al mio idoletto, disperato per chissà mai quale libertà di fuga, di poterne volere e non sopportare la morte ( variante:disperato che per riottenere la mia liberta dalle cure che gli debbo ogni giorno, possa volerne e non sopportarne la morte ). Caro, caro, caro... 

 

 

Reazionario

 

Era un reazionario, lui stesso si considerava tale , lo si considerava, se  si atteneva ancora a valutare un uomo per i libri che potesse aver letto.

I libri...

 

Oh, lui riteneva ancora che esistessero esistenze angeliche,  demoni di passioni superiori al politico, interessati ad altro, di più avvincente, di ciò che anima l' imprenditore o l' uomo di affari, che il nome di Dio potesse avocare ancora schiere a sè di contemplativi, e ci fosse chi potesse valere più di un qualsiasi cineasta affermato o di un  designer, di un pilota di formula uno o di un calciatore, benchè non fosse popolare,

Lo scrittore che in lui si differiva, non emergeva, per attendere alle fatiche domestiche ed alle obbligazioni della sua miseria di insegnante di Stato, si arrogava ancora un destino sociale, una elezione che non fosse sottoposta al giusto metro comune di ogni esistenza, quando ogni sorte è votata ad essere, e valere alcunchè, come dev' essere, per quanto gli decreta di vita e di valore e di successo il mercato, e presumeva che così fosse e potesse essere ancora a tale destino superiore potessero aspirare ancora poeti e musicisti e pittori, e  urbanisti e ogni scienziato...

Quale Imbecille, imbecille retrivo, che Al colmo dell' intempestività pretendeva, già quasi cinquantenne, di potere attendere ancora a rivedere e a correggere di suo, su fogli e al computer, e che cosa, mai, ciò che in tal modo non diventava mai alcuna realizzazione, prestazione o  evento, che potesse avere alcuna delle possibilità di ascolto o di gradimento indicizzati contemporanei intanto che era ancora vivo, e che gli avrebbe giovato trarne vantaggio,- curvo a perdersi, nel perdere tempo, per perfezionarsi in scritti che non erano che parole senza destinatari possibili reali che non servono a niente, coatto fissato a immiserire come professore nel migliorarcisi ancora, anziché darsi minimamente da fare per emergere quale autore/scrittore al successo avanzare piuttosto andare avanti e procedere davanti agli altri...

Idiota, idiota Rancoroso e vittimista, era risentito per quelli che erano gli umori del tempo..., supponendo uno che riteneva ancora che ci fosse motivo di scandalo nel fatto che un boxeur nello scaricare pugni, avesse guadagnato ad ogni secondo quanto egli era stato retribuito per anni e anni di insegnamento scolastico ( di un oramai inutile insegnamento servizio scolastico, è il caso di opporre, inutile, appunto, come egli stesso riconosceva che fosse , se diceva che non ne valeva la pena, che era un assurdo vilipeso spreco di se stesso, all' atto stesso in cui svergognandosi per questo, in trafelati ritardi con cui entrava succube in servizio, seguitava a perdere nell' insegnamento la più gran parte di tutto il suo tempo, quando se avesse fatto come la generalità... )

Quasi che importasse qualcosa d'altro, nei fatti, che l' ammontare del conto e il risultato del match....( variante: rispetto a un oramai inutile insegnamento scolastico, è il caso di opporre, etcetera, - eventualmente in nota)

"Così non c'è più niente da dire, è già tutto risolto ...- lui reagiva, se gli si replicava -, se così fosse, piuttosto che inutilmente argomentare e sostenere e discutere, perchè a ogni dialettica, quale criterio cruciale, non si sostituisce l' estratto dei movimenti valutari di ciascuno...".

E diceva durante le sue lezioni che era arbitrio, licenza," che uno pretenda di fare quel che cazzo vuole e che gli pare,", ah, che insopportabile ....

" Sono nemico giurato delle asserzioni facili, -di ogni generalizzazioni sconsiderata,... - predicazzava-, di qualsiasi  facile opinare  "tipo " sono quelli tutti quanti corrotti o scansafatiche ..." o quali "al cuore non si comanda", o dell' ordine che "nella vita si deve provare di tutto", o  che" uno è libero di fare quello che gli pare", chiacchierume tossico, lui diceva, che considerava addirittura già il "predisporsi il preambolo mentale a di ogni prevaricazione " ... e quando gliela facevano perdere la moderazione, quasi che lui fosse un moderato, addirittura rampognava i suoi allievi che loro, la gente comune, la pensassero come la pensano e che credessero in ciò che credono i criminali stessi, non fosse stato che quelli  erano più conseguenti e adeguavano al fine i mezzi.

" Se i soldi sono tutto, allora perchè non prenderli al padre e alla madre, direttamente, anche a costo di spaccargli la testa, e se sono qualcuno perchè a lei gliel'ho già fatto fare, quella devo costringerla a farmelo insieme che agli altri..." 

E che dunque così si spiega, come convivano insieme, comuni i garanti, le attività legali e la criminalità organizzata...  

Pazzesco...

Sfido, io, che gli rinfacciassero ch'era lui il mostro in effetti...

 

 

Le ali della colomba

 

Non si può, le ho detto, far più che vivere.

 

 

 

Nella notte, tra le stelle,

qui e ora la tua estasi

è la sua pupilla che ti riguarda,

nell' orlo di piume del suo capo

come ti fissa intenta e viva,

 

al suo socchiudersi che implora il sonno che la veli

quando l'amore che si frappone

d' un  manto celeste l'uccellino propizia.

**************************

 

Dal tuo trespolo, fra le barre di luce

e tu non scendere più giù,

ove la sagoma si curva sui frantumi di sabbia,

tu nel plenilunio del tuo pallore di piume

dedito alle stelle nel tuo incanto

(quando) cessato (è) anche il canto nella quiete che scruta

mio uccellino, lassù mio adorato,, mirabile,

della tua plenitudine pensoso e soffuso. 

 

 

Le ali della colomba

 

Non si può, le ho detto, far più che vivere.

 

 

 

Nella notte, tra le stelle,

qui e ora la tua estasi

è la sua pupilla che ti riguarda,

nell' orlo di piume del suo capo

come ti fissa intenta e viva,

 

al suo socchiudersi che implora il sonno che la veli

quando l'amore che si frappone

d' un  manto celeste l'uccellino propizia.

**************************

 

Dal tuo trespolo, fra le barre di luce

e tu non scendere più giù,

ove la sagoma si curva sui frantumi di sabbia,

nel plenilunio del tuo pallore di piume

dedito alle stelle nel tuo incanto

quando cessato è anche il canto nella quiete che scruta

 

mio uccellino, lassù mirabile,

della tua plenitudine pensoso e soffuso. 

 

 

Di importanza vitale

 

Che senso ha ch'io parli d'altro, di fosse comuni o del villaggio selvaggio globale, se per me ciò che  è la sola cosa al mondo d'importanza vitale, è che seguiti a vivere e non muoia il mio canarino più  adorato, l' uno e l'altro ugualmente i miei piccolini...  

 

 

La Pasqua.

 

 

Leggendo di Petra

 

Mentre stamane, nel risfogliare le pagine di quella rivista archeologica che illustrava le rovine di Petra, ritrovata la salute e l'agio del riposo fisico, la mente riandava con nostalgia al giorno in cui petra l' ho visitata, alla luce impregnante di una pienezza abbagliante ogni dirupo e vestigia, rammaricandomi* ancora ( ancora nel rammarico) di non essere riuscito allora a raggiungere la alla piattaforma sacrificale alla piattaforma sacrificale che non sono allora riuscito a raggiungere, " puoi consolarti, mi sono detto, di quanto non potrai più visitare e raggiungere, senza dispiacerti, se non vedrai Bagan od Angkor, se solo tu pensi, e curi di conservarti, ciò che altrimenti di indelebile non avrebbe avuto parte nella tua vita; ti fossi sospinto oltre lo Yemen in India o nel Tibet o in Indocina, non avresti conosciuto Kaled, ignoreresti la beltà di Gregory, e  Bibi o Bibo non sarebbero i tuoi uccellini, di chi mai in balia in altre case...

E mentre mi tornava alla mente il giovane austriaco che avevo ritrovato in  Petra, che vanamente avrei ricercato e ritrovato a fine anno a Vienna, di lui insensatamente appassionato e istantaneamente deluso, non sarà una perdita il tuo sacrificio, mi sono detto, se il tuo amore, ogni giorno, sarà ogni giorno il tuo risveglio alla devozione che accudisce ai tuoi piccoli uccellini, e non si arrenderà ( e se non ti arrenderai) al silenzio di Gregory, ti rifarai in lui vivo nella fedeltà del ricordo, e insisterai, giorno dopo giorno, per mettere da parte i risparmi per rivedere Kaled.

                

 

 

Divagando

 

Quale il motivo nell' ordito confuso, da espungere perchè il dirne non sia solo perdita di parole nella perdita del tempo? quando i modelli sono così elevati e prostranti, (per me che) io che ed io compongo versi senza la poetica e la metrica definitiva  di un Rilke, o l' inventiva lirico- epica e la sentimentalità erotica di un  Nezami o di Kavafis, e (che) se scrivo in prosa non esprimo l' intelligenza dell' anima e dei fatti che ritrovo rileggendo  "Le ali della colomba" di Henry James, o " L'amante indegno" di Borckardt, e / non sono determinato ad a perseguire alcuna radicalità di intenti contro la possibilità di dire, e di invenire significati, come BecKett nella sua trilogia; nel poco tempo concessomi, eppure negandomi per questo ad un viaggio,  prima che le vacanze finiscano nell' assillo di tornare a pretendere di insegnare qualcosa, ed io non sia reintossicato dal sentirmi nonostantetutto in difetto, nell' assunzione di doveri e compiti di cui non vale più la pena. +esasperato dalla rivendicazione insensata del dovuto, a un ordine sociale che non può essere che ingiusto.

 E allora mi appiglio alle mie nostalgie deluse, (inetto come sono al vivere e al mondo), a come (stupefacendoli nel dirne l'altro ieri a mio padre e mia madre, quando sono venuti a trovarmi,) pur se sono cresciuto nella povertà di una frazione di campagna, in anni di miseria e oscurantismo, a differenza dei miei allievi che non hanno saputo indicarmi un solo loro maestro, eppure mi sia formato sia cresciuto eppure nel senso esemplare della grandezza di Dante e di Beethoven, di Shakespeare di cui vedevo rappresentate le tragedie o di Torquato Tasso, di cui lo zio teneva rilegata un'edizione figurata della Gerusalemme... E mi ossessiono a chiedermi se sia mai colpa solo della mia reattività sminuente, di me impotente a vivere ed a conseguire, se E impersonando il personaggio dello scrittore reazionario e impotente, seguito a negarmi la colpa di avere sminuito un mondo cui mi sono dimostrato ero sempre più inadeguato, rivelandomi in effetti sempre più insignificante, per dolermi piuttosto che la mia vita, allargandosi alle città del mondo e alla conoscenza più ravvicinata delle personalità rilevanti, mentre la mia inettitudine si trovava inetta a sostenere una realtà industriale ch'era già in via di farsi postmoderna,-quaternaria, la mia vita anzichè al subentrare nella sua esistenza delle figure letterarie nobili e sublimi, ne abbia assistito a un loro ridursi in chi del mondo ne calca le scene, alla riduzione di una diminuzione generale, ha preteso di assistere assistitito a un ridursi del mondo, e di chi ne calca le scene e dei suoi personaggi che ne calcano le scene, alle menzogne, e alle brutalità, volgari che riteneva fossero la piccolezza mentale da cui il congedo dalla vita di paese avrebbe dovuto significare il definitivo distacco, come se non esistessero più che coloro che ritrovava acclamati  ai vertici, gli uni di ricambio agli altri, dall'opinione pubblica generale,  in un susseguirsi di ciarlatani e di dritti e furbastri che si era illuso potessero avere un seguito solo nell'osteria di paese.

E' così che alla femmina elegante di paese, degli anni Cinquanta, che spendeva dalle modiste di città una fortuna, mentre lesinava su quanto doveva al meccanico per il posteggio della bicicletta, per lui non è subentrata che l'amica miliardaria di mia sorella che in Cina, a Shangai, in una delle tante crociere e dei tanti tours che può consentirsi ogni anno, ha solo saputo riferire, di interessante, di come abbia addirittura noleggiato subitaneamente un taxi, per fare ritorno a un negozietto dove aveva già visto una certa maglia di una "grande firma" italiana, pur di acquistarvela a cinquantamila lire di meno del prezzo fissato che nel negozio seguente dove l'aveva ritrovata...

Le une e le altre , e le loro genti sociali impenitenti, votate a tutto, per seguitare ancora impudenti ad essere tanto... a immiserire lo Stato e la funzione pubblica e la professione che esercito di insegnante, sostenendo chi lo consenta loro con ogni mezzo

Ed è accaduto invece, a quell' io reazionario, che il mondo rurale che 'egli per quanto lo sentisse consistente ed allora integro e reale, costituiva per lui viveva come l' universo sublunare, inferiore e partecipe, dei divi planetari degli schermi e dei grandi morti e viventi, reali o presidenti o uomini di ingegno o di talento che fossero, i Krusciov, i Winston Churcill, gli Albert Schweizer o gli Ungaretti o i Bartali e Coppi, gli si sia distanziato nel passato in un' era remota e favolosa, di cui i superstiti che ritrovasse ritornando in paese, saluterebbe come gli attori reali , nella loro incartapecorimento fisico, con il tempo usciti di scena da una recita mitica, ove non v'erano miseria e pianto , e privazioni e servaggio, che non gli ritornino in mente quali vicende epiche.

Loro, ogni altro di allora, al pari di lui spersi per un paese che non è più scenario ma località geografica, sfangatasi e prosciugata ed asfaltata, dandovisi a credere, nella loro vecchiezza decrepita, devastante, di ritrovarcisi finalmente vivi e reali, fuori di finzione, perchè si è ancora vivi e vegeti in carne ed ossa di soli bisogni e interessi,- all' occhio smagrito e smagato di chi è invece incalzato da una morte dietetica(?) incessante-,- quando non si è più che la platea universale che si divide nell' assenso per gli uni o gli altri ectoplasmi dei media, sulla ribalta che da dignità di esistenza e di grandezza anche all' alterco più bieco, a chiunquesia e a qualsiasi cosa purchè appaia in scena, tutti quanti quelli che non sono della ribalta, altrimenti degli spettatori in poltrona della vita reale.

Così come quei suoi allievi si sono ritrovati improvvisamente smisurati per i loro compagni, dopo che li hanno ritrovati in onda sullo schermo televisivo, ov'era riprodotto su videocassetta il documentario che avevano girato con la videocamera.

Ma le ore presenti si ridestano per lui anche altrimenti al favoloso, si fanno diversamente rivelazione ed incanto, quando riandando per le stesse vie della sua antica città, vi scopre ignote vestigia del passato, ripristinate da studi e restauri, da scrostamenti e messe a nudo; negli stessi quartieri, e vicoli, che presumeva oramai nuovi in ogni edificio, scoprendo il portale tardo gotico fiorito, la palazzina semplicemente classicheggiante dell' ignoto umanista Antimaco, o l'eleganza di loggiati neoclassici del primo Ottocento tra magazzini e rivendite.

E allora il suo presente di solitudine ch' èin attrito a ogni rapporto, si fa esumazione favoleggiante, ove nella memoria o nello studio o itinerando, affiorano antiche testimonianze del suo passato o della sua città.

Altrimenti può soccorrerlo nella desolazione della sua povertà d'amore, oltre i vetri l'illuminarsi di nuvole basilicali, in cui si ricrea quel giorno il mondo di nuovo , o la felicità di servire i suoi angioletti uccellini, di godersi la beatitudine di vita e di canto che a loro assicura.

Oppure egli si sprigiona dallo stress di uscire quasi esclusivamente per accorrere nei supermarket, prima della chiusura, o di recarsi a depositare rifiuti nei cassonetti, quando può esserci, attualmente, inoltrandosi dove il traffico si fa periferia, e la residenzialità dei quartieri eppure è l'ora viva e presente.

E che altro può fare, o agire, tra il rimorderlo e l'affannarlo delle obbligazioni incombenti che già lo sollecitano, dell' insegnamento, se ove ha trovato uno squarcio di tregua, la depressione non scopre più che nubi già al varco dell' orizzonte, non ritrova nei rendiconti che le ragioni per seguitare a mortificarsi in limitazionoi e rinunce, che per disperdere ogni accumulazione acquisita in dissipazione dispersione minuta.

E se egli  deve pur lavorare anche di festa, il giorno di Pasqua, se vuole pretendere di avere ragione con loro in classe, anche solo dignità di ascolto, presso chi per lui non ha alcun riguardo per quanti scrupoli si ponga.

Così non gli resta che quanto ancora allucina nell' intimità col reale,  il passato che nel cielo mentale si condensa in chimere di nubi.

Anche l' estrema nequizia e dolorosità del passato, assumendo l' epico alone che perifino il discostamento anche la scostatura di una brace ha in un western, non uno di quei villici, che non prenda assuma il risalto di una comparsa in altorilievo della vita... 

Chi l'avrebbe mai detto, che loro fossero la zia Leonie o la devota Françoise, e Huck e Tom e Oak...

Di nessuna'altra consistenza che le loro reali.   

                          

" Se anzichè offrire loro in cattedra il mio farmi Ermete del messaggio poetico, al di là di uno schermo mostrassi loro in diretta l' intimo dell' ano, le mie più sentimentali abiezioni del cuore, ecco che sarei riuscito, avrei sfondato, rappresenterei infine un esemplare vincente."

 

 

Ogni nuovo giorno

 

E ti risvegli alla devozione che li accudisce

Ogni nuovo giorno è il risveglio alla devozione che li accudisce,

Ogni nuovo giorno nella sua benedizione

è il risveglio alla devozione che li accudisce,

sotto il velo alla è la gioia viva di rivederli vivi,

che già scrutano e divagano e si nutrono,

da te riattendono novizie di semi,

prima che tu ti distacchi, che li lasci

dove per nessuno non è niente ciò che sei, che dici,

sei solo il loro succube o d' il loro impedimento nell' attrito sociale,

tra la distrazione e il divertimento nel generale tormento,

qual'è la tua traccia nel del tuo divertito tormento dell' nell' attrito sociale,

per ritrovarli al rientro gloriosi di luce e di note canto,

di posatoio in posatoio svettanti o reclini fra i grani,

che annuvolano il piumaggio,

affilano il becco.

E siedi a tavola e l'uno e l'altro iniziano il canto,

vi dispiegano la gola si protendono a un cielo.   

In una polverosa stanza, di libri e di ripiani,

volti a tende finestre che soffocano impediscono l'aria,

a i passeri di fuori che accorrono

 ai semi sul balcone.

Finchè non si posano nell' assopirsi del moto,

si fronteggiano e ( si) contemplano di se stessi beati.

" Che si può mai più che vivere, che svariare nel volo e nel canto? Buono assai il seme, deliziosa la mela che porgi..."

E se l'anima disfatta disfatto di ogni vano attenersi,

dia ogni darsi pena di alcunchè che sia esigere ancora,

sai ritrovartisi nella dispersione degli atti, dei fatti gesti,

in loro può vedere risplendere la gratitudine vivente,  

vedie in loro rimira lo scrutartilasi di una gratitudine vivente,

quando se tu più che amarli e dirne tu non puoi,

qual'è la benedizione giustificazione della tua vita, di ogni suo giorno che sia.

  

( Che ti bastino, come a se stessi si bastano a loro,

felici di ciò che sono, di ciò che sei per loro). 

  

 

 

 

 

Non c'è

 

Tra me e loro, ora quieti nel sonno, che più ci vincola ora è la mia estraneità di specie, ciò che nell' essere un uomo che non è un uomo, differenzia la mia animalità disumana  essere umano dalla loro genericità di comuni uccellini canarini, nel farsi sempre più mentre non è più che ripugnanza, la più  gelida avversione, ciò che mi rende intoccabile ogni donna, e al risollevarsi del capo si riconosce fa più che mai schifo reciproco, insanabile, ciò che mi pregiudica come inassimilabile l'agire maschile.

Così mi distanzio ulteriormente, giorno dopo giorno, in un ribrezzo sempre più totale per l' istintualità umana che sia condivisa di genere e specie, per ogni unanime grido e slancio tribale , secondo un decorso seguendo una deriva che potrebbe arrestare , il solo solo la passione l'amore che ispira i miei sensi ma e in cui dispero impotente , tanto so lasciarmi schiacciare dalla loro brutalità sensibile evidente, e ferire da tutto ciò che gli altri dicono di ciò che sono.

Quando i miei uccellini, invece, che importa loro e che ne sanno loro della mia natura, se mi attengo o meno ai dettami normali, poiché loro, piccolini, se alla mia vista si quietano e si atterriscono, a differenza dei miei allievi e soci non è certo per la mia è indipendentemente dalla mia particolarità singolare  questo, ( var:loro piccolini alla mia vista si quietano e si atterriscono indipendentemente da questo), e purchè nel mio amarli io ad essi convenga, sono per me una perpetua gratitudine vivente, che mi basta, se solo per quanto che entrambi si nutrano e si inebriino si nutrono e si inebriano nel canto, voliano e svariiano di posatoio in posatoio, prigionieri e contenti della mia sola signoria sulla loro vita vivente.              

Al che E a ciò l'amore in me si fa pena, tanto non può più farne a meno, ne ha bisogno, di quanta è la privazione che infliggo ai miei adorati piccolini per detenerli a me.          

 

 

Resurrectio

 

 

Che i tuoi angioletti

 

"Oh, Signore, fa che i tuoi angioletti

portino la mia anima nel seno di Abramo"

 

 

E risvegliato sul fare del giorno nella notte, all' apprensione di un grido,

al cospetto di entrambe le gabbie avvolte dai teli,

nel silenzio, assopito nel sonno,

(di ambedue non ancora ridesti al volo ed al canto,)

ti sei chinato alla loro santità come al tuo aron,

ed " ecco ciò ch' è la mia vita, ti sei detto,

la mia grazia, la mia gioia.

Oh, adorati piccoli servirvi,

piccoli angeli celesti..."

 

 

 

 

potessi

 

 

Quando il decretarne che ne decreti la fine

in volo, in pasto agli elementi,

nelle mani (stritolandone nelle mani il volo e il canto),

fosse il prezzo per le Indie e il tetto del mondo,

o per per convolare alla frenesia dei corpi nei giacigli,

per un corpo avuto accanto, i corpi nei giacigli o il limitare infinito, 

ogni sensuosità o limitare infinito,

non v' è rinuncia di cui non sarei capace,

anche per un istante solo, per una loro nota in più felice.

E in questo, nient'altro che in questo,

fronteggio tremante ogni tesoriere del mondo.

 

varianti.

è mia la più tremante, favolosa ricchezza.

e mia la più trepida ricchezza

una favolosa ricchezza.

 

tengo testa a ogni

fronteggio ricco ogni tesoriere del mondo.     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tu, morte

 

E accelera, se puoi, il corso dei tuoi giorni,

nel rifinire prima del tempo ogni scampolo di verso,

nel darti una veste che sia l'ultimo configurarsi

nel dare una veste a ogni tuo aspetto.

Perchè sapendo rifinita ultimata l'opera,

- il dolore, e tu non sai che giorno

abbia allora tanta forza da esploderti il petto

da non sopravvivere allo schianto che cessi l' uccellino,

della sua pupilla che più non guarda.

Che non ti sarà più che urlo di strazio ininterrotto

la luce del mondo senza il suo canto.

  

                                       9 aprile 96

 

 

Darsi

 

Darsi i più grandi modelli, nell' avvertirsi l' ultimo in fila.

 

 

Per Giovanni e l' uccellino. non riveduto

 

L' affezionarsi crescente, come un personalizzarsi dell' uccellino, in a) grazia del sembiante, b) del timore apprensivo, c) della  fissità dello sguardo e dello interrogarsi a vicenda dei due.

Che incanto anche adesso 9 aprile, 22, 50, quando si è risvegliato e non si è allarmato al mio fare, mentre mi aggiravo intorno ale gabbie per sistenare le coperte, e lui mi ha adocchiato ed ha rimesso subito la testolina sotto l'ala tranquillo per questo.

 

Grazia del sembiante del canarino vs la sgraziatezza e la estraneità animale che assume, quando si adopera con il becco per decorticare il seme, o sforma il corpo nel nettare le piume. Graziosità sinuosa del canarino quando si posa sul trespolino e raccoglie e svaria le piume, o si fa soffuso in un ammanto uniforme, gli occhi che scrutano con fissità di intento, chissà quale, il corpo affusolato come un canopino egizio.

Altrimenti gli sembra allora un piccolo budda enigmatico.

b) timore apprensivo, che lo pone in allarme, al volo atterritto che ghermisce le barre, contro le quali si acquatta, e che all' uccellino, quando solo gli si avvicina,  fa palpitare il cuore come una pompa che lo sommuove tutto.

c) fissità dello sguardo dell' animaletto, quando cessa di essere svagato nella sua attività di saziarsi o di sfogarsi nel canto, e trova quiete e si fissa immobile sul posatoio, con identica fissità di sguardo.

" Timor di me? "

Egli avverte una curiosità animale, una interrogatività fissa in quelle pupille piccole, un chiedersi dell' uccellino, se e quandomai, possa fidarsi del suo esserone di uomo.

Ma la paura gli appare sia indomabile nell' uccellino, gli sembra impossibile addomesticarlo in tal senso, e se ne cruccia fino a dolersene, contentandosi, mimimalmente, di non apparirgli un Orco, un Barbablu.

Il che siv erifica e lo allietas, come vede l' uccellino attestarsi in alto e non gridare più, ogni volta che riaddentra la mano nella gabbia per riporvi nuovo cibo o per il repulisti.    

 

 

 

 

 

Dulce et decorum di Aids morire

 

Potrebbe essere una soluzione, mia (non del personaggio in questione).

Scioglimento possibile, Si suicida non già all' atto della morte, ma per non dovervi assistere, ossessionato dall' idea angosciante della atrocità della morte dell' animaletto, dell' insostenibilità di vederne la squisita grazia finire nel pattume condominiale.

Lo farà come si sia assicurato che altri prenda cura con identica amorevolezza dell' uccellino.

 

" Te solo, amorimo mio, te solo lascio con rimpianto su questa terra di fango e nient'altro.

Ad alcun uomo, o donna, ho il dolore di venir meno, e per quanto mio padre o mia madre possano avermi amato, per quanto abbia suscitato in loro od altri intenerimento o pietà, è il tuo solo attenderti da me il seme che mi strazia di perdere, il solo tuo richiamarmi con il tuo grido.

La tua infinita grazia, così immediatamente semplice, è il sole di cui mi raggela l' oscuramento nella mia mente che va, non alcuna movenza o sinuosità di donna, nessuna nudità di carne che mai m'abbia eccitato da che ero ragazzo.

 

"Ed accade dopo mesi e anni che l'uccellino sio ammali, che i sintomi no siano solo apprensioni, la sua preoccupazione un timore che non è solo apprensione, ma il terrore freddo della possibilità della fine prossima dell' animaletto.

E inizia a confondersi il suo trasalire, poichè ora si tratta davvero di agire, non solo di darsi da fare per quietare le proprie preoccupazioni, per dirsi di essersi mostrato pronto a passare all'opera sefosse stato il caso, come nelle simulazioni o esercitazioni quotidiane di allarme."   

 

 E copre la gabbia, perchè l' uccellino non assista alla sua fine, quando con il sacchetto...

Sarà ritrovato qualche giorno dopo, i vicini già sgomenti di che sia successo, come avvertono il fetore che inizia a spandersi dal balcone.

Eì lì che si uccide infatti, entro la serra suggellata ogni porta-finestra, per evitare che l'uccellino resti asfissiato dai suoi miasmi

L' uccellino, bello e indifferente, che mentre il suo cadavere è trascinato via, si liscia intanto le piume e spicca un altro voletto.

 

* Occorre fargli assumere un accorgimento per evitare che l' uccellino resti asfissiato dalle sue emanazioni di gas.

 

 

Amore ideale

 

Per me, per il pensionato Giovanni, l'uccellino è l'oggetto di amore ideale: di infinita grazia, innocente, a tua perpetua disposizione allarmata ( atterrita), ma che tu ti limiti a servire e a contemplare, senza nemmeno sfiorarlo, che tu ne svieni, tua Albertina prigioniera che non può scomparire.

 

 

Ciò che importa

 

Ciò che davvero m'importa: oggi ciò che mi trattiene dall' intento di suicidarmi, non già mio padre, o mia madre, o Nick B. che è solo una mia illusione ulteriore, ma la grazia dei miei uccellini, il ricordo, o oramai solo la sua scia,  dell' incanto di Gregory in me evanescente.

La luce celeste e il balenio del mare.

La bellezza o il suo fantasma.  

 

 

 

 

 

nel fondo

 

Non mi è occorso molto, nonostante la contentezza, per non cedere all' illusione che possa incidere nel fondo una svolta di governo, tanto più che finalmente tutte le sinistre hanno vinto in un paese che è più che mai di destra.

 

 

Contro me stesso

 

Perchè mai gioco contro me stesso, e mi pongo perennemente in affanno giungendo a scuola in ritardo, un addebito a rimuovere il quale contro di che, in sede di  giudizio, nulla più conta che mi sia attardato fino alle quattro di notte a correggere compiti,-

e perchè mai debbo poi trasudare e svergongarmi nel fare lezione, quando dato che mi induco a sbagliare nel prelievo dei libri che occorrono, e trafelato mi pongo così in stato di soggezione, e di inferiorità, nei riguardi di chi non ha alcun rispetto del dovere che adempio nei suoi confronti,- se non già per infierire su di me stesso e la mia doverosità sociale, e sull' insensatezza  fatto che per attenermi, e prestarmi, perda e dissipi il mio tempo e la mia vita e il talento, nell' inutile spreco di prendermene cura.. 

 

 

E non rigare di sangue i tuoi fogli

 

E non segnare di sangue i tuoi fogli,

non stroncare ciò che sei di fallito,

se nelle mani incaute di chi non sa venerarli

l' armonia dei tuoi piccoli amici

( tu) lasceresti così inaccudita.

lasceresti l' armonia dei tuoi piccoli amici

Con il come il risveglio al levarsi del telo,

da te loro attendono il  seme che rechi,

il ricambio dell' acqua, la pulizia del sito.

Se per te oramai così più non c' è più amore o pegno memore,

volto o affetto o umana bellezza

che possa più tacitarti il richiamo della corda,

quanto brami di appenderti alla cinghia

o soffocare col sacco,

ora che non puoi più null' altro che disperare e patire a stento, e stentare,

che cercare di risalire dall' affanno per a un annaspare a galla, 

e per ancora straziarti e soccombere agli atti,

ma tra l' umano fetore a feccia incapace d'altro

inconsapevoli e intenti da un posatoio all' altro

è in loro incantevoli e inermi

che per te Dio ti cela i suoi piccoli angeli

inconsapevoli e intenti da un posatoio all' altro,

tu nel servirli bisognosi e ignari nel canto

è in loro che tu puoi ritrovarti

e che puoi resistere agli uomini, ritardare ancora.

                                            12 maggio 96

 

revisionata il 7 dicembre 1997

 

 

 

Disanima

 

E c' è la quella spina confitta che disamina a vivere,

che dilacera come si dibatta il vessillo,  a ogni intento o proposito che sia,

come si dibatta il vessillo o 

 

 

 

Ora che l' albero sacro si è disseccato

e non hai più radici nell' oscurità del fondo,

i venti flagellano uno sguardo incapace

schiantatasi la fibra che ancora si eleva,

e spossato peni intorno con lo sguardo,

non hai più le forze che per trascinare il guscio,