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Bangkook Ne scrivo quando il furore in
classe di quel mattino, sabato scorso,
si è oramai prostrato in una acquiescenza a questi tempi merdastri,
che ne è un' accettazione d' obbligo quanto debilitante. Purtuttavia seguitandomi ad
affannarmi nei doveri, con il tormento di sottopormicisi nonostante tutto
per una coercizione inestirpabile, per quanto mi ripeta che quanto seguito
a fare Domani dirò forse, in classe, che
Ma anche pronunciarsi così, sarà
ancora un officiare formule che leniscono e non sanano, che persuadono a
credere ancora nella finzione e a celebrarla giorno dopo giorno, quasi che
si fosse lì in classe ad insegnare o ad apprendere
Ed ho avuto di che avvilirmi
ulteriormente, nel constatare che avessero ripreso a disturbare
imperterriti la mia spiegazione durante l' ultima ora, distraendosi e
tirandosi a vicenda palline di carta. E non avevo ancora cominciato " Era davvero meglio morire
da piccoli... -ho immiserito nei termini la mia esasperata disperazione
incontenibile- di un cancro che fosse alla prostata".
Ove si faceva apparire come la Non era che l' inizio di un
discorso sulla differenza tra l' immagine di sogno e la realtà di fatto
di un Paese turistico quale la Thailandia, così come poteva documentarla
la visione di brani da " Brave donne di Bangkok", sulla vita
effettiva delle prostitute che ne sono per i più l'attrazione di fatto, e
la lettura di articoli che testimoniavano come il subentrare del turismo
avventuroso a quello sessuale, nel transito delle regioni del nord per
raggiungere la Cina attraverso la Birmania, abbia accelerato la
modernizzazione dei cannibali delle tribù Va, della Birmania, in addetti
ai traffici e allo spaccio al seguito di eroina. Come già avevo illustrato a loro. E quel ragazzino Al che, furente, con un tono ed
uno sguardo che intendeva reciderlo, secernendo tutto l'odio atrabiliare
che avevo in corpo, ho dato energia spossata al mio livore, apostrofandolo
come se ogni parola fosse una sferzata insanguinante. " E' meglio che sia io a
seguitare, piuttosto che stare ancora alla finzione che qui tu sia qui uno
studente che da me viene imparando, nell' analizzare ed illustrare ai tuoi
compagni, come se lo richiamassi alla mente, quanto fatichi a leggere per
la prima volta.... Che se tu ti fossi degnato di
considerare questa pubblicità turistica secondo i criteri che ti avevo
indicato, avresti potuto accertare che il testo non contiene alcuna
informazione E che dire, di come vi sono rappresentati il popolo e la sua
monarchia, di cui il popolo sarebbe
unanimemente "orgoglioso",
" un sentimento espresso dai festeggiamenti che si susseguono ogni
giorno": Possibile secondo te che non debba mai lavorare? Ma il
colmo, a ben leggere, ammesso che il farlo sia uno sforzo per qualcuno di
voi non debilitante, è raggiunto dove si parla del "leggendario
"oriental feeling" di quel popolo", alludendo
esplicitamente, e niente affatto espressamente, E che cosa riservi quell'"
oriental feeling" alle donne che di quel leggendario popolo si
prostituiscono, avrete modo di accertarlo* nel film intervista che ho in
programma di farvi vedere nelle parti che lo consentono, ove un regista
australiano, in crisi, in cerca a Bangkok di un amore senza pena, "of
a love without pain", vi incontra e intervista e aiuta una brava
donna prostituta. " Un mio amico che c'è
stato, -ha allora soggiunto l' allievo su cui avevo infierito parola per
parola, in un' acrimonia che aveva rigenerato ogni residuo superstite della mia energia schiantata, commutando
in parole via via meno atone la mia implosione nera, - mi ha detto che ti
avvicinano e ti trascinano per strada, lungo intere vie che ne sono piene. Che ti chiedono e ti costano solo
cinque, dieci dollari al massimo ..." Anche la tariffa ne sapeva già,
delle donne di strada di Bangkok, il fanciulletto che già si era
ostentato refrattario ad ogni lettura in merito... Respingendola provocatorio in
bella calma... Gli altri li ho poi pregati di
scusare le mie intemperanze, " Purtroppo, avrei voluto
soggiungere, e non ho detto, " sono una di quelle persone che hanno
bisogno di sospingersi fino a questi estremi, per comprendere come anche
la loro vita, come ogni vita, meriti comunque di essere vissuta..."
Domani, in 2C, un altro caso me lo
pone invece l'allievo, " Una scempiaggine che mai
avrei voluto sentire, da una persona di studio come lei..." " Perché ora non dice
direttamente ai suoi allievi di tagliarsi le vene o di andare ad uccidere
la gente per strada..." Quello che gli dirò, piuttosto,
al tempo stesso apprezzando la sua sincerità, è se prima ancora di criticare me o alcun altro insegnante, per
parte sua non sia il caso di chiedersi quanto anch'egli con la sua
repulsione pregiudiziale di ogni cosa che vengo insegnando, non abbia
contribuito a farmi disperare che ne valga la pena... Interrogandosi se il suo rifiuto
di studiare, pur volendo seguitare gli studi, non dipenda dalla
persuasione nient'affatto infondata di venire lo stesso promosso, essendo
io alla fine a dover cedere e a non poter pretendere, e se dunque,
nonostante i suoi sdegni di anima nobile e idealmente assetata, non
eserciti anch' egli, a suo modo, Come non è affatto vero e non è
affatto falso. Bibò Son più di due mesi, a tutt'
oggi, che Bibì e Bibò convivono insieme. Ma forse anche dire che
coesistono insieme è eccessivo, dato che costituiscono piuttosto un
esempio perfetto di come si possa essere continuamente compresenti gli uni
agli altri, ciascuno nella propria rispettiva gabbia, ed ignorarsi in
tutto e per tutto perfettamente. L' unico momento in cui la più
assoluta indifferenza reciproca fra
di loro si è infranta, è stato domenica l' altra, quando si è
verificato l'incidente che avrebbe potuto disastrarmi, allorchè stavo
finendo Come io ho aperto a loro
salutandoli, mio padre superandomi Mi sono girato, e con un sobbalzo,
ho visto Bibì che fuori della sua gabbia era tranquillamente posato su
quella di Bibò, intento Ho avuto allora la freddezza di
avvicinarmi a lui in silenzio e di ghermirlo senza che nemmeno si
opponesse, rimanendo sotto scock per tutto il seguito dell' incontro con i
miei genitori, e poi anche quando sono uscito per svagarmi in centro ed al
rientro, al pensiero di che sarebbe potuto succedere se l' uccellino
avesse preso a svasare per le stanze inafferrabile, o avesse preso la via
della finestra. Mentre fra i due non c' è nemmeno
avvertenza l' uno dell' altro, si da invece che se sopraggiungono
uccellini sul balcone, questo o quel passerottino invogliato dal panico o
dai grani di scagliola, se non un intero *loro gruppo che di lì a poco
lascia Ieri mattina quando si è posato
quell'esemplare, si è messo addirittura a fare follie da un capo all'
altro della gabbia, sfrecciandovi velocissimo da un posatoio all' altro e
poi di sotto e di nuovo al punto di partenza. Che si trattasse di una
femminuccia, al cui cospetto oltre i vetri intendesse esibirsi? O non è forse vero anche per il
mio canarino ciò che vale per gli uomini, che anzichè ciò che è
consuetudine giornaliera, frequentazione disponibile, l' attrattiva è
sempre l' altro, Occhiettini Ieri sera, finito di cenare, dopo
che ho cessato di leggere il "Deserto dei tartari" a entrambi
gli uccellini, intenti ad ascoltare i suoni delle parole che li
ammaliavano, ho seguitato a fissare lo sguardo che mi fissava (
perscrutava) di Bibò, laddove l' altro uccellino, come lo osservo, si
distoglie da me e se ne vola via. Ed alla vista di E di nuovo la idea della mia morte
precorritrice la sua, mi è venuta in soccorso a consentirmi di reggere l'
insostenibile. P. S. E se pure penso, a quell'
occhiolino scrutantemi, quando il La coscienza immaginativa Ultimando la lettura del saggio di
Vattimo su "Dio, l'ornamento", che mi è inammissibile nel suo
negare la bellezza platonica di verità e di giustizia, la certitudine
prima ancora fisica che metafisica della gravezza del limite, la sua
reinterpretazione E la concezione della immaginazione come facoltà
conoscitiva dei profeti e del pensiero onirico, quale più che in
Sohrawardi e in Moll^a Sadra^, l' ho ritrovata negli stessi filosofi
islamici ellenizzanti, nello stesso Al Farabi de "La città
virtuosa", mi è parsa l'ascendente della Autoassedio Cfr.Coetzee, Arrivando i barbari. Revisionare in tal senso
"Singolo e Solo", in
quanto è il soggetto stesso, succube, che trasforma tutto il tempo
disponibile in una perdita di tempo, tutto il tempo che ha davanti in
differimento e ritardo. Ma perchè mai, così
inesorabilmente "privatizzando il sociale"? Uccellini clandestini "Oppure,- ieri me ne
ricordavo in classe ad esemplificazione di una tesi che sia argomentativa,-
si può discutere se sia il caso, " Nel tal caso lei,... - mi
chiedeva fra di loro l' allievo che ha nei miei riguardi più gentilezza
d'animo. " dovrei mettermi a carico i
miei due canarini..." -Ed ha già per loro un nome?- " Che domande, ...E come no,
sono Bibì e Bibò. Ho anche etichettato il nominativo del primo sulle sua
gabbia, che in alto reca la targa "Bibò House". Ma se è per questo ho anche gli
ospiti volatili occasionali, gli uccellini cui do da mangiare becchime sul
balcone....In questo caso entreremmo in una casistica analoga a quella
degli extracomunitari, dei sub affittuari e degli ospiti indesiderati. C' è da vincere una tale
resistenza, una tale intolleranza, per via di questo o quel condomino che
non ne vogliono sapere... a causa delle E il pensiero correva intanto a
Kaled, alla dichiarazione di garanzia che ho inutilmente ritirato per lui,
più che altro per tacitare ogni suo addebito nei miei riguardi, dati gli
impegni che vi dovrei sottoscrivere di Due anni, o la multa fino a 2
milioni, la pena prevista se ne avessi favorito l' ingresso in Italia
quale straniero. Edicole-bazar Come nelle ristrettezze in cui
verso, l' edicola stia per me diventando il bazar esclusivo di ogni sorta
di mia meraviglia, da che a prezzi minimali, rispetto a quelli dei negozi
di vendita, posso acquistarvi la cassetta di musica rock o rinascimentale,
l'Ernani, o il Mosè in Egitto, oppure allegata al giornale la
videocasetta dei grandi film appena stagionatisi, Intanto che la mia vita si fa
sempre più incapace di iniziative o
di imprese, ed io Per Single- suite.
Gambarara- revisione ultima Quando, dopo il passaggio a
livello, l' altra sera(,) ho svoltato a destra all' altezza del cartello
di Gambarara, - intenzionato a rintracciarvi dove fosse l' unica moschea e
il centro islamico della mia città,- mi sono sentito di addentrarmi nell'
invivibile, in quella sequela di case e casamenti e stabilimenti senza
alcuna configurazione che consentisse di appaesarvisi. Qualche bar, pub,
ristorante-pizzeria camionistico, erano i soli ritrovi radi, lungo le vie,
che costellasero quel seguito di case e magazzini e industrie a tratti
pressocchè indiscernibili, non fosse stato per il tetto più a spiovere
delle abitazioni, per le vetrofanie di ingresso delle aziende, per i più
pesanti cancelli d' accesso e i più vasti spiazzi ad esse
circostanti, nell' algore soleggiato, di febbraio, tra una
vegetazione che stentava ad esserci, od anche solo ad esisterci, per
quanto ne poteva sopravvivere a miasmi e cementificazioni e asfaltature di
snodi e svincoli, prima dell' incombere aereo della circonvallazione
sopraelevata, sui grezzi e rozzi pilastri d'appoggio a forcella. I cartelli segnaletici che
contrassegnavano industrie e magazzini e punti di vendita Quanto al sito del centro
islamico, è solo quando ho
fatto ritorno in quelle vie una seconda volta, - dopo un lungo girovagare
all' intorno per eludere di ripassare di fronte a un cane lupo che mi era
insorto contro da un muro di cinta su cui si ergeva libero,- che ho dovuto
arrendermi alle evidenze degli indizi precedenti sulla sua ubicazione: non
altrimenti situata che a ridosso di quel bar- chalet luminoso di
videogiochi, in quell' unico edificio nel circondario che avesse le
parvenze di un centro sociale, anche per la targa Ens che vi risaltavam,
Ente nazionale sordomuti, e per i comunicati affissi all' ingresso che vi
figuravano, appesi alla vetrata, tra i quali uno in arabo. E dietro c'era il Mercato
ortofrutticolo generale nell' ora deserto, il solo edificio intorno nella
sua fisionomia fatiscente dei primordi del secolo, che nella fantasmaticità
ruderale delle curvature Prima, che al ritorno, non vedessi
lumeggiare auto e insegne e un affollarsi di revisionato il 7 dicembre 1997 Gambarara- first remake Quando, dopo il passaggio a
livello, l' altra sera, ho svoltato a destra all' altezza del cartello di
Gambarara, - intenzionato a rintracciarvi dove fossero l' unica moschea e
il centro islamico della mia città,- mi sono sentito di addentrarmi nell'
invivibile, in quella sequela di case e casamenti e stabilimenti senza
alcuna configurazione che consentisse di appaesarvisi. Qualche bar, pub,
ristorante-pizzeria camionistico, erano i soli ritrovi intermittenti,
lungo le vie, che costellasero quel seguito di case e magazzini e
industrie alla rinfusa, pressocchè indiscernibili a tratti , non fosse
stato per il tetto più a spiovere delle abitazioni, per le vetrofanie di
ingresso delle aziende, per i più pesanti cancelli d' ingresso e i più
vasti spiazzi ad esse circostanti,
nell' algore soleggiato, di quel giorno febbraio, tra una vegetazione che
stentava ad esserci, od anche solo ad esisterci, per quanto ne poteva
sopravvivere a miasmi e cementificazioni e asfaltature di snodi e
svincoli, prima dell' incombere aereo della circonvallazione sopraelevata,
sui grezzi e rozzi pilastri d'appoggio a forcella. I cartelli segnaletici che
contrassegnavano industrie e magazzini e officine meccaniche, Quanto al sito del centro
islamico, è solo quando ho
fatto ritorno in quelle vie una seconda volta, - E dietro c' era il Mercato
ortofrutticolo generale nell' ora deserto, il solo edificio intorno nella
sua fisionomia fatiscente dei primordi del secolo, che nella fantasmaticità
ruderale delle curvature
rugginose Prima, che al ritorno, non vedessi
lumeggiare e affollarsi le genti, sotto le entrate fra colonne e frontoni Gambarara, il giorno seguente Sospinto dalla persuasione che la
vita se è vivibile debba essere vivibile dovunque, che dovunque la realtà
sia bellezza e in quanto tale debba io giungere a rappresentarla E vi ritrovo ora amena l'
ondulazione valliva, lieve lieve, lungo la strada che seguita la ferrovia,
mi è una presenza solidale la scuola elementare chiusa da tempo, che fra
le erbe incolte cade in rovina nel suo decoroso aspetto liberalgiolittiano. E ( Quindi) ad un'osservazione più
attenta, come svolto, intravedo E mi appaiono inconsuete ville e
villette, con pretenziosità signorili nel compaginarsi sfalsato
(sincopato) dei compartimenti interni, ma anche così, fra quella campagna
ridotta a brughiera, con qualche soprassalto di Poi appresso al centro sociale,
sull' altro della strada la radura apre il varco a una gru che campeggia
nel disfacimento, dopo che immettendomici Quaresimali quando la luce benedice gli
aspetti Quando la luce benedice gli aspetti, ( e)- ne è un fremito ogni
tetto,- e nel chiarore del cielo (
celeste) nubi navigano e si disciolgono, è l' ora, ti dici, di salpare con i loro voli, nel giorno ancora aperto di essere soltanto ciò che volge
al termine, e non avere più ore e giorni che per cessare tutto, non dovere
più (niente), pur seguitando come l' animale al
fondo a ricurvarsi ogni giorno per il
grano che nutre
ma nel lasciare pure che sia
di parlare nel clamore che non
ascolta che il mondo (il dominus (il chiasso), quando sei già quanto distante perchè ogni atto non sia che
strappo nella pretesa di non essere più se alla nota di fondo che trasale non ti incanti al flauto nella
profusione di luce. ( var:se non ti incanti al flauto
e lasci che il flutto). quando la luce benedice gli
aspetti Redazione non valida Quando la luce benedice gli
aspetti, ( e)- ne è un fremito ogni
tetto,- e nel chiarore del cielo (
celeste) nubi navigano e si disciolgono, è l' ora, ti dici, di salpare con i loro voli, nel giorno ancora aperto che tu sia e non avere più ore e giorni che per cessare tutto, non dovere
più (niente), pur nel come l' animale al fondo di parlare nel clamore inauditi
perchè ogni atto non sia che
strappo nella pretesa di non essere nel tramare l' ordito che ti dà
un essere
tu che al flauto più non ti incanti ( var: più quando la luce benedice gli
aspetti Quando la luce benedice gli aspetti, - ne è un fremito ogni tetto- e nel chiarore del cielo nubi
navigano e si disciolgono, è l' ora, ti dici, di salpare con i loro voli, nel giorno ancora aperto di essere soltanto ciò che volge
al termine, e non avere più ore e giorni che per cessare, non dovere più, pur seguitando come l' animale al
fondo a ricurvarsi ogni giorno per il
grano che nutre
ma nel lasciare pure che sia
di parlare nel clamore che non
ascolta che il mondo, quando sei già quanto perchè ogni atto non sia che
strappo nella pretesa di non essere che
crudeltà mentale, e alla nota di fondo che trasale non ti incanti al flauto nella
profusione di luce. ( var:se non ti incanti al flauto
e lasci che il flutto). revisionata il 7 dicembre 1997 Piccolini Cari i miei piccolini, i miei due
uccellini, accudire i quali è la contentezza di ogni mio rientro
domestico, ciò a cui sono segregato con felicità residua. Come Amoroso del mio Bibò, se
appena riavvio sul lettore Lui, come Bibi, verso i quali la
mia disperazione di non avere più tempo che per le più insensate
obbligazioni scolastiche, si è sorpresa a "Io, sarei dunque la Medea
dei miei uccellini? - mi sono costernato, di me desolato, mentre
ridiscendendo per recarmi a scuola, mi immaginavo intento al riprenderli,
con la videocamera, anziché come ogni giorno nel volo e nel canto alacri
di vita, infine agonizzanti al fondo incontro alla morte, mentre sul
lettore il disco riproduceva lo strazio di Norma nell' attentare ai suoi
figli: "Teneri, teneri figli, /
essi, pur dianzi delizia mia/... ed io li svenerò! Di che son rei?" Certo,- ed è la loro innocenza,
mi rendevo conto in questi giorni d' ira Se solo potessi non aver Mentre Per Il pensionato Giovanni e
l'uccellino Come solo con l' uccellino, senza
che nessuno possa sentirlo, immagina compassionandolo messo a disagio,
abbia iniziato a concedersi a parole d'affetto, prima un timido "
uccellin/o caro... ehi, animaletto... chè è divenuto a poco a poco un
"esserino bello," e da un certo giorno, con più trasporto,
" caro, piccolo uccellino, bell' uccellino...", che da un certo
giorno si è fatto inavvertitamente un " Caro il mio
piccolino...", dapprima
detto con il divertimento di parlare ad esso come se fosse un familiare,
ma poi, ineludibilmente, come al solo suo familiare vero che veramente
ama.... Al mio idoletto E nell' accingermi a ricorreggere
anche oggi dei compiti, sottoponendomi di nuovo al dovere di un lavoro che
non ne vale la pena, nella solitudine sociale e familiare di queste mie
stanze che popolo solo io di umano, svuotatovi d' ogni credo in amicizia
ed affetto, di ogni presunzione di potere ancora dare ed avere anche solo
del sesso, sono riaccorso a conforto Reazionario Era un reazionario, lui stesso si
considerava tale , I libri... Oh, lui riteneva ancora che
esistessero esistenze angeliche, demoni
di passioni superiori al politico, interessati ad altro, di più
avvincente, di ciò che anima l' imprenditore o l' uomo di affari, che il
nome di Dio potesse avocare ancora schiere a sè di contemplativi, e ci
fosse chi potesse valere più di un qualsiasi cineasta affermato o di un
designer, di un pilota di formula uno o di un calciatore, Lo scrittore che in lui si
differiva, non emergeva, per attendere alle fatiche domestiche ed alle
obbligazioni della sua miseria di insegnante di Stato, si arrogava ancora
un destino sociale, una elezione che non fosse sottoposta al
Quasi che importasse qualcosa
d'altro, nei fatti, che l' ammontare del conto e il risultato del
match....( variante: rispetto a un oramai inutile insegnamento scolastico,
è il caso di opporre, etcetera, - eventualmente in nota) "Così non c'è più niente
da dire, è già tutto risolto ...- lui reagiva, se gli si replicava -, se
così fosse, piuttosto che inutilmente argomentare e
E che dunque così si spiega, come
convivano insieme
Sfido, io, che gli rinfacciassero
ch'era lui il mostro in effetti... Le ali della colomba Non si può, le ho detto, far più
che vivere. Nella notte, tra le stelle, qui e ora la tua estasi è la sua pupilla che ti riguarda, nell' orlo di piume del suo capo come ti fissa intenta e viva, al suo socchiudersi che implora il
sonno quando l'amore che si frappone d' un manto celeste l'uccellino propizia. ************************** Dal tuo trespolo, fra le barre di
luce e tu non scendere più giù, ove la sagoma si curva sui
frantumi di sabbia, tu nel plenilunio del tuo pallore
di piume dedito alle stelle nel tuo incanto (quando) cessato (è) anche il
canto nella quiete che scruta mio uccellino, lassù della tua plenitudine pensoso e
soffuso. Le ali della colomba Non si può, le ho detto, far più
che vivere. Nella notte, tra le stelle, qui e ora la tua estasi è la sua pupilla che ti riguarda, nell' orlo di piume del suo capo come ti fissa intenta e viva, al suo socchiudersi che implora il
sonno quando l'amore che si frappone d' un manto celeste l'uccellino propizia. ************************** Dal tuo trespolo, fra le barre di
luce e tu non scendere più giù, ove la sagoma si curva sui
frantumi di sabbia, nel plenilunio del tuo pallore di
piume dedito alle stelle nel tuo incanto quando cessato è anche il canto
nella quiete che scruta mio uccellino, lassù mirabile, della tua plenitudine pensoso e
soffuso. Di importanza vitale Che senso ha ch'io parli d'altro,
di fosse comuni o del villaggio La Pasqua. Leggendo di Petra Mentre stamane, nel risfogliare le
pagine di quella rivista archeologica che illustrava le rovine di Petra,
ritrovata la salute e l'agio del riposo fisico, la mente riandava con
nostalgia al giorno in cui petra l' ho visitata, alla luce impregnante di
una pienezza abbagliante ogni dirupo e vestigia, rammaricandomi* ancora (
ancora nel rammarico) di non essere riuscito allora a raggiungere la E mentre mi tornava alla mente il
giovane austriaco che avevo ritrovato in
Petra, che vanamente avrei ricercato e ritrovato a fine anno a
Vienna, di lui insensatamente appassionato e istantaneamente deluso, non
sarà una perdita il tuo sacrificio, mi sono detto, se il tuo amore, ogni
giorno, sarà
Divagando Quale il motivo nell' ordito
confuso, da espungere perchè il dirne non sia solo perdita di parole
nella perdita del tempo? quando i modelli sono così elevati e prostranti,
(per me che) E allora mi appiglio alle mie nostalgie deluse, ( E' così che alla femmina elegante
di paese, degli anni Cinquanta, che spendeva dalle modiste di città una
fortuna, mentre lesinava su quanto doveva al meccanico per il posteggio
della bicicletta, per lui non è subentrata che l'amica miliardaria Le une e le altre , e le loro
genti sociali Ed è accaduto invece, a quell' io
reazionario, che il mondo rurale che Loro, ogni altro di allora, al
pari di lui spersi per un paese che non è più scenario ma località
geografica, sfangatasi e prosciugata ed asfaltata, dandovisi a credere,
nella loro vecchiezza decrepita, Così come quei suoi allievi si
sono ritrovati improvvisamente smisurati per i loro compagni, dopo che li
hanno ritrovati in onda sullo schermo televisivo, ov'era riprodotto su
videocassetta il documentario che avevano girato con la videocamera. Ma le ore presenti si ridestano
per lui anche altrimenti al favoloso, si fanno diversamente rivelazione ed
incanto, quando riandando per le stesse vie della sua antica città, vi
scopre ignote vestigia del passato, ripristinate da studi e restauri, da
scrostamenti e messe a nudo; negli stessi quartieri, e vicoli, che
presumeva oramai nuovi in ogni edificio, scoprendo il portale tardo gotico
fiorito, la palazzina semplicemente classicheggiante dell' ignoto umanista
Antimaco, o l'eleganza di loggiati neoclassici del primo Ottocento tra
magazzini e rivendite. E allora il suo presente di
solitudine ch' èin attrito a ogni rapporto, si fa esumazione
favoleggiante, ove nella memoria o nello studio o itinerando, affiorano
antiche testimonianze del suo passato o della sua città. Altrimenti può soccorrerlo nella
desolazione della sua povertà d'amore, oltre i vetri l'illuminarsi di
nuvole basilicali, in cui si ricrea quel giorno il mondo di nuovo , o la
felicità di servire i suoi angioletti uccellini, di godersi la
beatitudine di vita e di canto che a loro assicura. Oppure egli si sprigiona dallo
stress di uscire quasi esclusivamente per accorrere nei supermarket, prima
della chiusura, o di recarsi a depositare rifiuti nei cassonetti, quando
può esserci, attualmente, inoltrandosi dove il traffico si fa periferia,
e la residenzialità dei quartieri eppure è l'ora viva e presente. E che altro può fare, o agire,
tra il rimorderlo e l'affannarlo delle obbligazioni incombenti che già lo
sollecitano, dell' insegnamento, se ove ha trovato uno squarcio di tregua,
la depressione non scopre E se egli
deve pur lavorare anche di festa, il giorno di Pasqua, se vuole
pretendere di avere ragione Così non gli resta che quanto
ancora allucina nell' intimità col reale,
il passato che nel cielo mentale si condensa in chimere di nubi. Anche l' estrema nequizia e
dolorosità del passato, assumendo l' epico alone che perifino il
discostamento Chi l'avrebbe mai detto, che loro
fossero la zia Leonie o la devota Françoise, e Huck e Tom e Oak... Di nessuna'altra consistenza che
le loro reali.
" Se anzichè offrire loro in
cattedra il mio farmi Ermete del messaggio poetico, al di là di uno
schermo mostrassi loro in diretta l' intimo dell' ano, le mie più
sentimentali abiezioni del cuore, ecco che sarei riuscito, avrei sfondato,
rappresenterei infine un esemplare vincente." Ogni nuovo giorno E ti risvegli alla devozione che
li accudisce
sotto il velo alla che già scrutano e divagano e si
nutrono, da te riattendono novizie di semi,
prima che tu ti distacchi, che li
lasci dove per nessuno non è niente ciò
che sei, che dici,
per ritrovarli al rientro gloriosi
di luce e di note di posatoio in posatoio svettanti
o reclini fra i grani, che annuvolano il piumaggio, affilano il becco. E siedi a tavola e l'uno e l'altro
iniziano il canto, vi dispiegano la gola si
protendono a un cielo. In una polverosa stanza, di libri
e di ripiani, volti a tende finestre che a i passeri di fuori che accorrono ai semi sul balcone. Finchè non si posano nell'
assopirsi del moto, si fronteggiano e ( si)
contemplano di se stessi beati. " Che si può E se di sai ritrovarti
vedi quando qual'è la benedizione ( Che ti bastino, come felici di ciò che sono, di ciò
che sei per loro).
Non c'è Tra me e loro, ora quieti nel
sonno, che più ci vincola ora è la mia estraneità di specie, ciò che
nell' essere un uomo che non è un uomo, differenzia la mia animalità
disumana Così mi distanzio ulteriormente,
giorno dopo giorno, in un ribrezzo sempre più totale per l' istintualità
umana che sia condivisa di genere e specie, per ogni unanime grido e
slancio Quando i miei uccellini, invece,
che importa Al che Resurrectio Che i tuoi angioletti "Oh, Signore, fa che i tuoi
angioletti portino la mia anima nel seno di
Abramo" E risvegliato sul fare del giorno al cospetto di entrambe le gabbie
avvolte dai teli, nel silenzio, assopito nel sonno, (di ambedue non ancora ridesti al
volo ed al canto,) ti sei chinato alla loro santità
come al tuo aron, ed " ecco ciò ch' è la mia
vita, ti sei detto, la mia grazia, la mia gioia. Oh, adorati piccoli servirvi, piccoli angeli celesti..." potessi Quando il decretarne
fosse il prezzo per le Indie e il
tetto del mondo,
per un corpo avuto accanto,
non v' è rinuncia di cui non
sarei capace, anche per un istante solo, per una
loro nota in più felice. E in questo, nient'altro che in
questo, fronteggio tremante ogni tesoriere
del mondo. varianti. è mia la più tremante, favolosa
ricchezza. e mia la più trepida ricchezza una favolosa ricchezza. tengo testa a ogni fronteggio ricco ogni tesoriere
del mondo. Tu, morte E accelera, se puoi, il corso dei
tuoi giorni, nel rifinire prima del tempo ogni
scampolo di verso, nel darti una veste che sia
l'ultimo configurarsi
Perchè sapendo rifinita - il dolore, e tu non sai che
giorno abbia allora tanta forza da
esploderti il petto da non sopravvivere allo schianto
che cessi l' uccellino, della sua pupilla che più non
guarda. Che non ti sarà più che urlo di
strazio ininterrotto la luce del mondo senza il suo
canto.
9 aprile 96 Darsi Darsi i più grandi modelli, nell'
avvertirsi l' ultimo in fila. Per Giovanni e l' uccellino. non
riveduto L' affezionarsi crescente, come un
personalizzarsi dell' uccellino, in a) grazia del sembiante, b) del timore
apprensivo, c) della fissità
dello sguardo e dello interrogarsi a vicenda dei due. Che incanto anche adesso 9 aprile,
22, 50, quando si è risvegliato e non si è allarmato al mio fare, mentre
mi aggiravo intorno ale gabbie per sistenare le coperte, e lui mi ha
adocchiato ed ha rimesso subito la testolina sotto l'ala tranquillo per
questo. Grazia del sembiante del canarino
vs la sgraziatezza e la estraneità animale che assume, quando si adopera
con il becco per decorticare il seme, o sforma il corpo nel nettare le
piume. Graziosità sinuosa del canarino quando si posa sul trespolino e
raccoglie e svaria le piume, o si fa soffuso in un ammanto uniforme, gli
occhi che scrutano con fissità di intento, chissà quale, il corpo
affusolato come un canopino egizio. Altrimenti gli sembra allora un
piccolo budda enigmatico. b) timore apprensivo, che lo pone
in allarme, al volo atterritto che ghermisce le barre, contro le quali si
acquatta, e che all' uccellino, quando solo gli si avvicina,
fa palpitare il cuore come una pompa che lo sommuove tutto. c) fissità dello sguardo dell'
animaletto, quando cessa di essere svagato nella sua attività di saziarsi
o di sfogarsi nel canto, e trova quiete e si fissa immobile sul posatoio,
con identica fissità di sguardo. " Timor di me? " Egli avverte una curiosità
animale, una interrogatività fissa in quelle pupille piccole, un
chiedersi dell' uccellino, se e quandomai, possa fidarsi del suo esserone
di uomo. Ma la paura gli appare sia
indomabile nell' uccellino, gli sembra impossibile addomesticarlo in tal
senso, e se ne cruccia fino a dolersene, contentandosi, mimimalmente, di
non apparirgli un Orco, un Barbablu. Il che siv erifica e lo allietas,
come vede l' uccellino attestarsi in alto e non gridare più, ogni volta
che riaddentra la mano nella gabbia per riporvi nuovo cibo o per il
repulisti. Dulce et decorum di Aids morire Potrebbe essere una soluzione, mia
(non del personaggio in questione). Scioglimento possibile, Si suicida
non già all' atto della morte, ma per non dovervi assistere, ossessionato
dall' idea angosciante della atrocità della morte dell' animaletto, dell'
insostenibilità di vederne la squisita grazia finire nel pattume
condominiale. Lo farà come si sia assicurato
che altri prenda cura con identica amorevolezza dell' uccellino. " Te solo, amorimo mio, te
solo lascio con rimpianto su questa terra di fango e nient'altro. Ad alcun uomo, o donna, ho il
dolore di venir meno, e per quanto mio padre o mia madre possano avermi
amato, per quanto abbia suscitato in loro od altri intenerimento o pietà,
è il tuo solo attenderti da me il seme che mi strazia di perdere, il solo
tuo richiamarmi con il tuo grido. La tua infinita grazia, così
immediatamente semplice, è il sole di cui mi raggela l' oscuramento nella
mia mente che va, non alcuna movenza o sinuosità di donna, nessuna nudità
di carne che mai m'abbia eccitato da che ero ragazzo. "Ed accade dopo mesi e anni
che l'uccellino sio ammali, che i sintomi no siano solo apprensioni, la
sua preoccupazione un timore che non è solo apprensione, ma il terrore
freddo della possibilità della fine prossima dell' animaletto. E inizia a confondersi il suo
trasalire, poichè ora si tratta davvero di agire, non solo di darsi da
fare per quietare le proprie preoccupazioni, per dirsi di essersi mostrato
pronto a passare all'opera sefosse stato il caso, come nelle simulazioni o
esercitazioni quotidiane di allarme."
E copre la gabbia, perchè l' uccellino non assista alla sua
fine, quando con il sacchetto... Sarà ritrovato qualche giorno
dopo, i vicini già sgomenti di che sia successo, come avvertono il fetore
che inizia a spandersi dal balcone. Eì lì che si uccide infatti,
entro la serra suggellata ogni porta-finestra, per evitare che l'uccellino
resti asfissiato dai suoi miasmi L' uccellino, bello e
indifferente, che mentre il suo cadavere è trascinato via, si liscia
intanto le piume e spicca un altro voletto. * Amore ideale Per me, per il pensionato
Giovanni, l'uccellino è l'oggetto di amore ideale: di infinita grazia,
innocente, a tua perpetua disposizione allarmata ( atterrita), ma che tu
ti limiti a servire e a contemplare, senza nemmeno sfiorarlo, che tu ne
svieni, tua Albertina prigioniera che non può scomparire. Ciò che importa Ciò che davvero m'importa: oggi
ciò che mi trattiene dall' intento di suicidarmi, non già mio padre, o
mia madre, o Nick B. che è solo una mia illusione ulteriore, ma la grazia
dei miei uccellini, il ricordo, o oramai solo la sua scia, dell' incanto di Gregory in me evanescente. La luce celeste e il balenio del
mare. La bellezza o il suo fantasma.
nel fondo Non mi è occorso molto,
nonostante la contentezza, per non cedere all' illusione che possa
incidere nel fondo una svolta di governo, tanto più che finalmente tutte
le sinistre hanno vinto in un paese che è più che mai di destra. Contro me stesso Perchè mai gioco contro me
stesso, e mi pongo perennemente in affanno giungendo a scuola in ritardo,
un addebito a rimuovere il quale e perchè mai debbo poi trasudare
e svergongarmi nel fare lezione, quando E non rigare di sangue i tuoi
fogli E non segnare di sangue i tuoi
fogli, non stroncare ciò che sei di
fallito, se nelle mani incaute di chi non
sa venerarli
lasceresti l' armonia dei tuoi
piccoli amici Con il da te il ricambio dell' acqua, la
pulizia del sito. Se per te volto o affetto o umana bellezza che possa più tacitarti il
richiamo della corda, quanto brami di appenderti o soffocare col sacco, ora che non puoi più null' altro
che disperare e patire a stento, che cercare di risalire dall'
affanno per e ma tra l' umano fetore
è in loro incantevoli e inermi che inconsapevoli e intenti da un
posatoio all' altro, tu nel servirli bisognosi e ignari
nel canto è in loro che e
12 maggio 96 revisionata il 7 dicembre 1997 Disanima E c' è la che dilacera come si dibatta il
vessillo,
Ora che l' albero sacro si è
disseccato e non hai più radici nell'
oscurità del fondo, i venti flagellano uno sguardo
incapace schiantatasi la fibra che ancora
si eleva, e spossato peni intorno con lo
sguardo, non hai più le forze che per
trascinare il guscio,
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