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Ideazione Nella sua opera di Interviste
( e lettere al direttore) "Intransigenze",
è mirabile l'immagine della creatività che Nabokov desume dal
mondo volatile, ove dice di sapere semplicemente " che in una fase
molto precoce dello sviluppo di un romanzo mi viene questo forte impulso a
raccogliere pezzetti di paglia e di lanugine, e a inghiottire sassolini.
Nessuno scoprirà mai se, e con quanta chiarezza, un uccello si raffiguri
il futuro nido e le uova dentro il nido". Il sassolino che siffattamente,
capitatomi per caso, anzichè ributtarlo ho interiorizzato, è stata la
mentalità in atto di quel venditore televisivo, captato l' altra mattina
per sbaglio, che in pochi minuti è stato capace di essere tutto ciò che
chi è gente non riesce a non essere. Due finti sposi, nei loro panni di
moda, si aggiravano in una camera nuziale fingendovi incanto. Al che lui non mancava di
commentare " E' meglio che li allontaniamo da questa magnifica stanza
al più presto, se non vogliamo che succeda il fattaccio". Succubi della nefandezza, i due
simil-sposi Indicavano i ripiani di una
libreria, al che il teleimbonitore abbozzava (Battute da venditore porta a
porta, qualcuno soggiungerà. Appunto, battute proprie di Che rivolgendosi al Presidente
degli Stati Uniti d'America e alla sua consorte, in una notte fascinosa
d'estate che irradiavano i fuochi della reggia di Caserta, " attenti
a non aumentare in famiglia" è la facezia che ha insinuato da
signore di casa.) Infinita pazienza Ma io ho oramai perduto E Che hai già sul collo chi non
tarda C' è poco da fare. Hai, per poco
che sia stato, imperdonabilmente abbassato la guardia, hai mostrato, un
istante, di alterità A seguitare a contarla Altra pietruzza. Li immagino, sul lungomare, il
nostro Cavaliere catodico e il suo fido compare, che dopo avere
strimpellato note al piano e raccontate (contate) le solite barzellette al
microfono, si guardano come il Gatto e la Volpe e si dicono
fatidicamente" "Che ci scommetti che a
saperla contare... " Ottieni(Diventi)? " Ottengo di diventare
(Divento) il Presidente della nostra Repubblica". Fatto. Quasi oramai. Moglie. La sua Signora, cosi riservata e
discreta nella sua bella villa con i suoi meravigliosi figli, a dispetto
della Con l'ennesima scommessa tra il
Cavaliere e il suo uomo fidato Nella grande sala di ricevimento
dell'emittenza, dove era stata Lei contattata per una videoserie. Che verteva, la scommessa, su
quanto tempo sarebbe ancora intercorso, prima che potesse Egli disporre
delle sue grandi labbra. La scommessa, che da parte Sua,
non ammetteva dubbi nemmeno su quale fosse il mezzo più atto allo scopo.
Poi, certo, l'innamoramento e
l'amore... Ma era come nella tetralogia
dell'oro del Reno, poichè non v'era occasione e ricorrenza mondana, cui
la rendesse partecipe Ch'era il motivo, segreto e
tacito, ( sottaciuto), della sua pochezza nell' opporsi alla
riservatezza che la consorte manteneva. Il tema del suo Peccato Peccato che la scommessa divenendo
realtà, sia diventato
giocoforza poi assolutamente vincerla, chi ha ancora scrupoli, ( chi se ne
frega) costi quel che costi, di dovere abbattere Perchè l'Impero mediatico,
che hanno fondato, è stato l' investitura da corsaro di un pirata. Non più dei mari, ma dell'etere. E il bilancio non può esserne
aziendale(.), ma
Nella messa a rischio Assez Assez, con il Cavaliere e il bel
Paese. Eppoi il diavolo, come dice
Schopenhauer, non viene mai così ignobilmente esplicito. E' suadente ed ha charme, intriga
la gente con la sua simpatia, e se aggredisce, e manomette, sa vestire i
panni sdegnati della vittima accorata, e quanto più No, è che tu lo sai, che
dopotutto, si tratta soltanto di visceralità accorate, di rottamate
parole vibranti di sdegno esteriore civico e politico, di scarti e ancora
scarti. E' una materia in te secreta che
detesti, come l'umano sociale che gli si leva contro. Che possono così interessare al
lettore di domani? Esattamente quello che ti interessa, oggi, delle
ragioni che nemmeno più ricordi o per Rinnegando la vera vita presente Come i tuoi allievi che inseguono
la chimera di feste, di una socialità onnipervasiva che ti è solo
rivoltante, anche tu, al pari di loro, Gentilezza Schopenhauer, La saggezza della
vita, Parenesi e massime 28. Come in effetti siano stati i miei
atti di gentilezza e di disponibilità eccessiva a rovinare i miei rapporti, data l'insopportabilità
arrogante, e la presunzione capricciosa, del fare che hanno indotto in
altri. E invece i miei doni materiali,
nella dismisura stessa in cui li elargivo, erano la mia
forma di offesa alla mancanza di cura e di riguardo che mi era già
stata inflitta , in quelli infimi e privi di qualsiasi ricercatezza che
così ricambiavo, o li Ancora persuasa e sorpresa, la
beneficiaria, che i miei doni siano sempre più generosi a dispetto di
tutto ... Eppure è vero che se è ancora
febbraio, già mi sto preoccupando, pur nelle mie ristrettezze economiche,
di salvaguardarle, per i doni natalizi, la specchiera ornamentale con gli
uccelli madreperlacei...
L'eroe e il suo servo Non è più il dramma che oggi si
inscena, Perchè i fari sono oggi puntati,
abbaglianti, solo su chi può essere l'eroe del servo. Improvvisando l'ennesima farsa. Escandescenze *E' forse il caso di erompere in
escandescenze, perchè presso il mio Istituto è stata bandito dal
consesso degli insegnanti, il concorso per la miglior caricatura di
chiunque sia un adulto e lavori in Istituto, senza alcun previo assenso
dell' interessato? Che ne è più, mi rovellavo,
oggigiorno che tanto ci si sciacquetta la bocca di liberalismo,
della tutela della privacy e dell'immagine di sè del singolo? Chè in
nome del diritto di espressione e di informazione, ci si arroga la
violentazione generale del privato, la più efferata intrusione e
divulgazione dell Eppoi i giovani, mi recitavo, non
sono gli incolpevolizzabili che ballano (" Kundera")?. Che tanti miei colleghi pensano
soltanto a vezzeggiare, per il timore
di sentirsi altrimenti l'alito da vecchi? Per piacere e compiacere chi- e
quanto lo auspico- se ne farà giustamente e brutalmente beffa? Economie di guerra Lo spegnimento d'ogni spia,
l'abbassamento della fiammella del gas o le crudità piuttosto, l'orto di
guerra sul balcone, a risparmaiare la rucola e il cicorino: è come ai tempi della economia di
Salò e di Vichy, tanto affama il pubblico impiego, e gli insegnanti, la
rivalsa dei poteri e degli interessi grassi e minuti. E le tomaie che si scuciono e non
si hanno i soldi per ripararle, la bicicletta che sgrana al cambio eppur
si deve andare senza ripararla, le ricette o le richieste specialistiche
che restano inutilizzate tanto ci costano. E per fame ci rendano pure
miserevoli, cedevoli a condonare voti e titoli di studio senza studio. Saranno appunto i diplomi ciò
vogliono, un pezzo di carta purchessia. Cui accadrà in assenza di
formazione e di sapere, ciò che accade all' emissione di valuta e titoli,
in assenza di incremento di ricchezza: di farsi ugualmente carta straccia.
Giovani e vecchi Se la loro gioventù non mi
interessa, ammessa la mia Bensì l'ordinarietà Leggendo V. S. Naipaul, L'Enigma
dell'arrivo: " " i più anziani erano affascinati dalla
disinvoltura e dall'audacia dei più giovani." p. 68
Genio, poesia Di certo li stranirò un'altra
volta, i miei allievi, quando la scatoletta in cui è confezionata una
marca rinomata di maionese, al rientro a scuola sarà il seguito che darò
all' ironia provocatoria Riesumando Musil, ho malignato che
se il genio del "montenegrino" appare capace, sul campo di
gioco, di prodezze che esorbitano strepitosamente dalle mie infime
potenzialità atletiche, di tale genialità appaiono più ancora capaci
moltitudini di specie animali. Ma non avrei acuminato tale
strale, ho soggiunto, -quando il giovane allievo mi ha replicato che un
"genio " Savicevic lo si definisce solo per gioco E così è per la vera filosofia,
come ha modo di lamentarsi Karel Kosik, secondo il quale l' opinione
pubblica moderna, la più temibile serva, usurpandone nome e titoli ne ha
fatto Come mi ha ricordato poc'anzi la
scatola del tubetto di maionese, quando ne ho letto la dicitura che ne
esaltava il contenuto come " una vera poesia". Un'innocente forma ironica di
persuasione pubblicitaria, mi replicherebbe l'opinione pubblica
nell'interlocutore di turno, squalificandomi in questo e per questo. Quando invece così è in effetti Naipaul C' è un ispirazione che in noi ci
determina, di cui un libro o un evento, o un libro e un evento che si
richiamano, possono essere l'occasione che la rivela a noi stessi. Alcunchè di analogo rileva
meravigliosamente Nabokov, in Intransigenze, ove pg.50 asserisce " Io
so semplicemente che nella fase precoce di sviluppo di un romanzo..." In tal senso L'enigma di Naipaul,
che ho intrapreso a leggere, nel dare forma rappresentativa all'
urbanizzazione (Soffermandomi) arrestandomi
ove appunto l'intellettuale tradizionale non ha più interesse a
procedere oltre, nell'esperienza e nella sua intenzione di dare forma
d'arte al reale, per desolarsi piuttosto, nell' evenienza,( in tal caso),
della desacralizzazione della terra e della razionalizzazione anonima
senza più calore e intimità delle forme rurali. Per Cronaca di una perdita Impettito " Avessi io tanta grazia e
bellezza, quale ne ha l'uccellino che si è appena posato sul ramo del
pero. Come filava di corsa squasando Come un monello che dovesse
nascondersi a chissà quale birichinata... Allora ha rallentato in un battito
d'ali, è subito dopo planato sul ramo che ha oscillato mentre lui vi
cercava un equilibrio, che ha raggiunto nell' istante stesso che il ramo
è rimasto fermo, già impettito e slanciato come un elegantissimo
principino del cielo. E non ha che la livrea del più
umile sevitorello... Certo Diana , la mia canarina,
come dice la zia Ersilia che per lei stravede, così elegantemente bianca
e armoniosamente ora agitata e calma, sembra davvero una ballerina della
Scala. E Bibi di cui è invano Ma un passerotto è ancora più
bello, a mio vedere, perchè
esso è già subito ciò che loro sono solamente con tanta cura, perchè
è già tutto ciò che loro diventano ed è così E l 0uno va e viene, e un altro
sopraggiunge e vola via, poi scendi in cortile e ne vedi una frotta che si
intreccia e bisticcia e sono ancora la stessa meraviglia, e così è sui
tetti e sui fili e radenti i muri, lungo le strade e fra le siepi e sugli
alberi... L'uno muore e resta ogni altro
uccellino, mentre se solo Bibì non canta più, o Diana sonnecchia e
arruffa le piume più del solito... ma Tu o Dio buono, e Tu angelo custode
dei miei uccellini, vegliate su di loro se mi sentite, fateli vivere per
quanta è la carica che li muove a cantare e volare, anche se lo so e mi
spezza per quanto Aggiunta E' per questo che mi sono sentito
stringere da un nodo in gola, quando la zia me li ha portati lo scorso
anno per il mio compleanno. " Mostri, in ciò che scrivi
nei temi, di avere così tanta simpatia per gli uccellini, che ho pensato
che due canarini non potessero che rallegrarti e riempierti di compagnia
in voli e canti... Non dovrai provvedere che a
cibarli... Alla loro pulizia provvderà tua madre. Ma tu mi sembri così
pensieroso e in ansia... Eh..." *Non sono ancora passati due anni
da che è morto Bill. * E se penso ancora a che cosa ne
restava da morto, che non era più che una cosa di peli e di carne E' poi* vero che per noi uomini è
tutto diverso? Che il buon Dio, come dice Io ci credo e non ci credo, io...
io sono felice di potere vivere sempre di nuovo in cielo con la mamma ed
il babbo e tutti i miei cari, io a tanto ci credo anche se per loro non è
vero niente che tutti loro debbano marcire e
non essere più niente, loro così cari e buoni e innocenti, il caro Bill
che mi faceva tante feste a ogni ritorno da scuola, e la mattino mi
svegliava affettuoso leccandomi il viso, e che noi soli uomini possiamo
salvarci, è una fine che trovo di un' ingiustizia inaccettabile e
dolorosissima, e allora preferisco sia vero e quanto per me è più giusto
ciò che sostengono il babbo e la mamma, quando facendolo tanto irritare,
dicono al nonno che tra il pollo che sgozza e la nonna che è morta ed è
in cimitero, "non c'è davvero nessuna differenza finale..." dalla torre campanaria Per Bibò ter da rielaborare in La perdita ( Cronache di una perdita) Solo verso le sette di sera, ieri di domenica, sono riuscito a
liberarmi degli affanni domestici e a riprendere con la bici la via della
fuoriuscita dalla città, lasciato Bibò nella sua tulle alfine quieto al
riparo da insetti e dal vento, io intanto lungo la statale e la strada
secondaria insinuantesi, fra i campi, in una fragranza estiva di
Lì, a una panchina di cemento
volta al suo corso, nel far del tramonto ho concluso la mia corsa, ove il
corso del Pò (dismette) scoistandosene, rilascia sull' altra riva
litorali di sabbia, per frangere ed erodere in turbini d'acqua la riva
erbosa sottostante, oltre i pioppeti riparata da massicciate arginanti. E radenti le acque , e in su
sfreccianti, era un viavai di rondini nel cielo, a pelo dell' acqua
risollevandosi e riabbassandosi a ogni increspatura e flutto, per divagare
tra i pioppi e traversare la strada d'argine fino ai campi e le case
retrostanti, le più giovani le più inesperte e remiganti. Poi è stata la volta di un aereo
stormo di colombi, a dibattersi e planare lento e risollevarsi in alto,
prima di riavviarsi alla torre campanaria in cui risiedono, agli antichi
coppi e colmigni e alla grondature della pieve che ne è l'ospizio, ove
altri colombi e tortore si crogiolavano nella smorzatura della calura e
della luce diurna, già quietandosi al riposo notturno. Come le cornacchie volte al fiume
o alla vastità pianeggiante, controsera, lungo i fili e i cavi elettrici
sospesi in alto, i passerottini che al mio sopraggiungere s'infoltavano in
un cespo arbustivo o in un intrico già ombroso di rami, i confratelli
piccioni e le consorelle tortore, conurbate, ritti ed erte sui fari
luminosi dei viali di città. Da tanta beatitudine di vita
volatile, finchè al rientro in appartemento, acceso il video, ne era una
eco l'ultimo canto di Bibò al
limitare del balcone dischiuso, me ne distorceva l' orrore bosniaco,
riportato nei notiziari, degli scudi umani e degli ospiti di pace dell'
Onu assunti in ostaggio dai serbi, dei giovani morti di Tuzla dilaniati in
una sera come questa al caffè all' aperto, che quella notte sarebbero
stati sepolti al riparo dell' oscurità delle tenebre nel cimitero
islamico. "Soggetti" Con la madre con il morbo di
Parkinson Quel pomeriggio aveva evitato d'
un niente la morte , all' incrocio che precede la scuola cui lei si stava
recando per i colloqui con i genitori. E la sera quando dall' alto del
suo appartamento mi aveva visto per strada,- tornavo dalla cabina
telefonica ove avevo telefonato a mia madre-, era tale il suo bisogno di liberarsi dall' angoscia Io ho consentito senza esitazione,
tanto era pressante ciò che avvertivo in quell' invito, in ciò che
gridava, in quella voce, così acutamente da vincere ogni resistenza a
distanza. Nell' appartamento, come vi sono
arrivato, mi ha presentato alla madre ottuagenaria che sapevo malata, una
signora bellissima e rattrappita sul divano dal morbo di Parkinson. " Mi ricorda il mio canarino,
le ho detto, senza che lei potesse ancora comprendere quanto fosse
magnificante il mio
raffronto, senza ch'anch'io potessi ancora intuire quanto fosse vero quel
raffronto, tra due esseri illimpiditi e resi luminosi e incantevoli dalle
loro limitazioni. Più che alle contrazioni e ai
deliqui facciali dell'anziana, ciò a cui ho dovuto quindi abituarmi, in
vero, erano i profluvi di autodenigrazione della mia collega, o i
soprassalti di parole crudeli rivolte alla madre, pur se costei era lì
presente capace di intendere e di articolare parole, pur se inerme di
fronte quegli eccessi improvvisi. che si alternavano a slanci subitanei di
trasporto amoroso. E'da vent'anni invero che deve
accudirla, non potendo lasciarla mai sola, giorno e notte, con
l'assistenza Non avevo che da attendere per
questo che lei stessa mi confermasse, che la " Io mi suicido come lei
muore...". E tale è la sua apprensione per
la Mentre mi preparava il riso con i
piselli e poi l' insalata di verdure e il petto di pollo, del resto, ciò
che mi rivelava della natura di fondo del suo rapporto con la madre, non
era per me che una conferma inesorabile di ciò che mi era stato possibile
intuire fin da subito, per ciò che appunto dal mio asservimento alla cura
amorosa del mio canarino in gabbia, ho appreso di ciò che si determina in
simili casi. Lui che canta, oltre i vetri, a
una luce e a liberi voli che ignora siano la libertà che ha perduto, così come il marito morto era
stato un violoncellista, con il quale si esibiva in concerti per l'intero
paese, nelle sere d'estate, dai balconi della villa gongaghesca ch'era
stata un tempo di proprietà del padre, prima che il fascismo e quota
90... Seguitandomene a parlare, la mia
collega mi conduceva nella
camera da letto per mostrarmi
il ritratto dei suoi genitori quando erano ancora due magnifici giovani,
con il fare di riguardo e l' invito, seguitante,
a che la compatissi e le usassi pazienza, per avermi arrecato Sulle fortune avite e la disgrazia
economica del nonno materno, di cui intanto mi narrava, il quale pur in
tempi di agiatezza, non già gli averi che loro veniva lasciando, ma i
titoli di studi acquisiti dai figli, considerava la vera eredità che
trasmetteva ad essi. Lei aveva dovuto invece crescere
nelle strettezze economiche, figlia di un matrimonio d'amore in tempo di
guerra, fra la madre divenuta disagiata e il padre ch'era segretario, dopo
anni di un innamoramento sorto guardandosi da una finestra all' altra di
fronte, e quando lei aveva intrapreso a frequentare l' Università, ciò
le era stato possibile per i sotterfugi messi in atto, e i risparmi di
volta in volta messi da parte da sua madre, alla cui determinzione aveva
dovuto arrendersi il marito, che solo ai figli maschi, come si faceva
allora, intendeva fossero riservati gli studi e superiori. Per anni e anni avanti e indietro
da Bologna,da mattina a sera disponendo solo di una mela e un
po di pane, copiando e ricopiando appunti dai libri presi in
prestito. Nonostante la sua rigidezza che le
aveva inflitto, il padre morto a ottantasei anni, restava per lei un mito
ch'era inscalfibile, come un mito era la figura che mi evocava del più
illustre ospite della illustra dimora gozaghesca del nonno, il cardinal
Federigo Borromeo in cui per lei erano indiscernibili realtà storica e
invenzione manzoniana. Come benchè me ne convalidasse la
debolezza soggiacente alla inflessibilità dei modi, un mito di genialità
efficiente era per lei la figura del nostro Preside, su un piedistallo che
lo faceva sovrastante ogni oltraggio. Parlandomene mi apriva gli occhi
sulla follia delle nostre colleghe che per lui spasimavano, votate all'
impossibile da un'animalità mentale e di tutto il loro essere, prima
ancora che sessuale, che non voleva arrendersi al vero e ancora delirava e
s'irretiva. Illusa colei che in gita a Parigi,
anni or sono, lo vedeva in ogni volto d'ogni quadro, che fosse per la sua
pinguedine che la ricusava, la pinguedine in cui s'era più ancora
ingrossata e sformata per saturare il dolore, smagrendo la quale seguitava
a credere di poterlo ancora attrarre. E un'altra,
s'era rovinata l'esistenza non potendolo sposare, quando aveva
accettato per questo il matrimonio con un uomo infimo. E tanta follia, tra me dicevo,
perchè succubi ottuse dell' imago maschile, perchè incapaci di non
pensare la loro vita che al servizio di un uomo... Seguito " Voi uomini siete più forti
di noi, più capaci di difendervi meglio, perchè siete capaci più di noi
donne di convertire la frustrazione dolente in energia di attività
ulteriore. Invece la nostra collega, quando
vedrà che è ancora inutile, non farà che ingrassare ancora di più fino
a infartare. la madre nel deliquio, poi
reclinata sul divano. la mia solitudine artistica a
confronto della sua, lei che mi chiede ragione della sua passione per ciò
che è formalmente armonioso e perfetto, ma vuoto di senso, che mi
interoga su che mi dia l' essere di fronte solo a un computer
continuamente a scrivere, illusioni, ancora illusioni, discorrendo della
comune paura degli affetti familiari, dell' angoscia che le sarebbe
insostenibile, se lei avesse un figlio da attendere che rincasi la notte,
e l'ebbrezza del mio stato di irresponsabilità sentimentale che la
affascina, quando le dico che tra me e la morte, ossia il darmi morte, si
interpongono solo i miei cari, poichè se fosse per i miei fratelli o chi
mai altri... rigettando l'umano, quanto più la
mia affettivitàumanizza il mio attaccamento per il mio mio canarino che
devo tornare ad accudire... Anche perchè, la vecchia madre
intanto l'aiuto a ricondurla nel suo letto, il suo chiedermi come mai
questo e come mai non quello, m'avverte che come temo in ogni colloquio
che per me si fa intimo, lei sta invadendo la mia diversità, mi sta
chiedendo di renderne conto, non capisce la necessità che su di noi
incombe e rende differentemente ogni cosa impossibile o possibilissima, in
cui siamo agitati e nella quale soltanto possiamori sollevarci... E giù l'aria per strada,
primaverile, è una fresca accoglienza invitante.
Il premio e il congedo Un soggetto in progress dei più
meritevoli di un racconto, la situazione che vengo vivendo: che consiste
nell' impasse di non potermi recare a ricevere il premio Assisi per la mia
opera letteraria, perchè quello stesso giorno io debbo presenziare allo
scrutinio di un allievo che ho in affidamento per attività alternative;
non più di cinque minuti di presenza per esprimere un parere che può
essere ufficializzato e allegato solo se non è decisivo,
sempre che non accetti il sotterfugio del congedo straordinario per
malattia, il che mi costringe E nemmeno posso parlarne come di
una contraddizione istituzionale, di una fatalità burocratica che
impedirebbe la " consacrazione" o il " coronamento" a
un più alto grado, di un'attività altrimenti apprezzata, quando è stata
svolta al suo interno nell' intento di divulgarsi, ma di una
consequenziale stroncamento di quanto di me è stato sistematicamente
vilipeso e degradato e vanificato, nella riflessione reciproca della
condotta di superiori e allievi e colleghi, Altro Oggi ero piuttosto in vena di
trarre il diritto dal rovescio, di intendere l' impedimento burocraticoo-
scolastico a ritirare il premio, come un fortunato preservativo del mio
modus vivendi. " Tu vallo a dire a un altro,
mi dicevo, che ne soffri e ne stai indicibilmente patendo. Quando ti è arrivato l'annuncio
della data, la tua agitazione febbrile non ne è stata soddisfatta, finchè
scorrendo il calendario degli impegni scolastici, nel folto delle 2K e H e
K, ha rinvenuto per quel pomeriggio l'impedimento auspicato del consiglio
di classe in cui era scrutinato il tuo allievo di Attività alternative. Certo, avrai mancato l'occasione
di contatti con editori e agenti e consulenti editoriali, ma hai così l'
alibi e la giustificazione per restare ancora oscuro e clandestino, per
non emergere e apparire su schermi e ribalte, e personificare ancora,
invece, la vittima affossata
nella mortificazione civile di provincia, e vi muore disconosciuta e
vilipesa in vita, secondo il solo ruolo e i soli panni Così, ah....., niente premi o
riconoscimenti da ricevere, al termine di scalini da salire con il cuore
che si dibatte e le gambe che ti vacillano, mentre tra il fragore degli
applausi la testa è stordita e annichilita in un simil- E le richieste di interviste da
stornare, le felicitazioni sotto il cui gravame schernerndoti ti senti
mancare, tanto ti schianta il senso del suo dilettantismo in versi e della
tua ignoranza vergognosa. Dio mio come potrei prendere la
parola, già ansimavi, presumere di avere alcunche da dire di autorevole
in risposta, se non ho letto che così Quale agnello di remissività
sacrificale puoi invece farti, ligio alla doverosità scolastica fino alla
feccia del più amaro calice... seguitando ad essere ignoto, in ciò
che vali, a una ragazzaglia che ti accoglie come un individuo ridicolo che
non è che un culo che non è patentato e non va in automobile, che ogni
mattina arranca a scuola perennemente in ritardo in bicicletta, non
altrimenti che per tornare a fare lezioni a classi che ben poco apprendono
o recepiscono, in orari stilati da un Preside per il quale deve fungere e
defungere sino al pensionamento da tappabuchi, tra colleghi che alla prova
dei fatti ti usano e ti invalidano e non ti sostengono, quandoi anche solo
chiedi di non passare oltre, e per i quali tutti per quanto tu ceda e
desista, è sempre troppo che chiedi o pretendi, -indifferenti e
consenzienti che anche come è accaduto Venerdì scorso, a riesulcerarti,
gli allievi più vicini alla scuola profittino dello sciopero degli
autoferotranvieri per disertare le tue ore di lezione, mentre tu per non
mancare a uno scrutinio di un solo alunno, in cui ciò che puoi dire vale
solo se non è decisivo, sacrifichi di essere presente e di valerrtti, del
primo riconoscimento che ti sia stato pubblicamente tributato come artista
a siffatto livello..." Solo che oggi, a rincarare la dose
riacuendola in una somministrazione atroce, ho visto che sul giornale
ufficiale di Istituto
Alla Gazzetta di Mantova Egregio direttore, per dirle quale sia lo spirito
morale e civico delle nostre scuole, mi basta comunicarle che ieri
mattina,quando ho scorso l'indice del programma del giornale elettronico
ch' è l'organo ufficiale del
mio Istituto, il cui nome PYsellis non si ispira che a rilevanze Con buona pace dei miei colleghi
progressisti e delle autorità scolastiche di Istituto, che
nell'iniziativa si riflettgono specularmente e se ne pregiano.
Al Provveditorato di Mantova Al Provveditorato agli Studi di
Mantova Egregio Provveditore quale insegnante dell'Itis di
Mantova, intendo comunicarLe
che ieri mattina, quando ho scorso l'indice del programma del giornale
elettronico ufficiale del mio Istituto, il cui nome PYsellis indubbiamente
non si ispira che a rilevanze niente affatto mentali dei nostri allievi,
ho verificato che avevo l'onore di figurarvi tra gli insegnanti soggetti a
satira e caricatura, cui sarei obbligato a sottostare senza alcuna previa
mia consultazione e sotto la protezione dell' anonimato dei suoi autori,
stando ai termini del bando scolastico che è stato emanato di tale
concorso, cosi come da anni sono obbligato a sottostare alla mia irrisione
di culo, non patentato, che sotto uguale protezione dell'anonimato mi
raggiunge alle spalle o mi piove dall'alto delle aule di siffatta
istituzione scolastica, o per bocca di suoi frequentanti mi denigra nei
bar dove in provincia di Mantova stazioni
come cicloamatore. Con buona pace dei miei colleghi
progressisti e delle autorità scolastiche di Istituto, che
nell'iniziativa si riflettono specularmente e che se ne pregiano. Le si fa presente che di siffatta
bella iniziativa il testo sarebbe un esemplare vincente, sotto la
supervisione del professor Marozzi. Si allegano: a) il bando del concorso; b) quanto ebbi già vanamente a
far presente al Preside R. Freddi. Mantova, li
Odorico Bergamaschi
insegnante di Italiano e storia nelle clasi 1C e 2C del Biennio
dell' Itis di Mantova. anche sabato pomeriggio Ne stava parlando a un'altra una
mia cordiale collega, notoriamente e per autoconfessione svogliatissima,
ignorando di tramare il seguito del mio rovello senza risoluzione che non
sia drammatica,... " L' ultimo giorno li ha
fatti venire nuovamente e di pomeriggio, pur di sorprendermi che non fossi
in casa, Lui..." Lui ovviamente il nostro Preside,
che si è avvalso delle sue prerogative per promuovere nei suoi riguardi
una visita fiscale ogni giorno per il quale si è protratta
una sua asenza per motivi analoghi ai miei, dovendo ella
giustificare per ragioni di salute la Sua assenza a uno scrutiniodi un
allievo che aveva nelle ore alternative.-
" Anche di sabato li ha fatti
venire?- è stata la mia domanda deltutto interessata. " Era appunto un sabato
pomeriggio l'ultimo giorno del mio congedo. Se è per questo Lui può
farli venire anche di domenica... In ogni caso le fasce orarie in
cui èprevista la visita ed entro le quali devi essere reperibile in casa
sono tra le 10 e le 12 e tra le 5 e le 7 del pomeriggio." Sono senza scampo a questo
riguardo, mi sono detto, seguitando a parlare d'altro con il cuore che si
metteva in pace. Ma fino a quando? Dovrò sperare nelkblocco indetto
dai Cobas o da qualche altro sindacato di base? O non è forse meglio dire al
Preside il tutto, e per iscritto, dicendogli che mi è comunque
impossibile e irrinunciabile non presenziare alla consegna dei
riconoscimenti e dei premi, e che dunque sono pronto piuttosto ad andare
incontro ad ogni eventuale sanzione che ad adempiere etecetera etcetera i
miei obblighi di servizio? E' una soluzione, in ogni caso. Seguito intanto a venire a scuola,
ma a non essere a scuola, sveltendo il disbrigo di ogni incombenza di
interrogazioni e compiti in Classe. Gioco, partita, incontro Senza sbocchi per pubblicare ed
accedere a una vita ancora di viaggi, come un Chatwin e un Naipaul, una
volta terminata la revisione di tutto quanto ho già scritto, non fosse
per l'uccellino con il quale
convivo, per la cura che gli debbo fin che ha vita di farlo vivere al
meglio, ho solo voglia che al più presto finiscano gioco, partita,
incontro, inetto o impossibilitato quale
mi sento a sortire da una vita che non sia l'inutile sforzo che mi divide
tra l'insegnamento e le cure domestiche, sempre meno il tempo e il denaro
per scampare a tanto insensato spreco
di me stesso, mortificato per ciò che tarpate le ali figuro comunque mi
eserciti Il Preside Nodo di rapporti Il Preside ora che più che mai l'
ho posto e si è posto a distanza, si colloca sullo sfondo delle mie
vicende che si annodano. Dopo che ho vinto il ricorso, nè
io ho assunto atteggiamenti sfrontati nei suoi riguardi, nè lui ha teso a
ritorcermisi contro. Solo ho chiesto che mi
svincolassse dai colleghi che avevano agito com'io ho agito nella
circostsanza in questione, e che all' atto della sua sanzione non mi erano
stati solidali. Mentre di fronte al perenne
ritardo con il quale prendo servizio,
di benchè pochi minuti, si è limitato a sopportartli. In quei ritardi immancabili si
precipitano le mie piccole avventure palpitanti quotidiane, le mie sfide e
disfide contro un tempo che ha sempre la meglio, le mie nevrosi ansiogene
e la mia valvola di sfogo e
di resistenza anarchica, nonostante l'affanno,
contro le pressioni frustranti delle obbligazioni mondane
misconoscenti, la reazione del mio Poi il tragitto una vera Odissea,
quando in senso vietato devo accedere al viale sino all'Ospedale, sulla
bici che ha un freno guasto e usurati i pignoni, raffrenare al' incrocio
per cedere il passo a questo o a quel bimbetto diretto alla scuola materna
laterale, e infilare con il batticuore il rettilineo sino al passaggio
livello, nel timore o nell' angoscia di vederne abbassare le sbarre; al
segnale luminoso , se sono ancora in tempo, accelerando la pedalata o
prendendole d' infilata, le sbarre calanti, prima che lo strappetto che
sale all' Ospedale mi mozzi il fiato già trapelato. Verso il rosso del' incrocio a
destra, ove cerco di guadagnare tempo, di non dovrere cedere il passo o la
precedenza curvando quanto più è possibile a destra, e dunque il
rettifilo di lato alle camere mortuarie, quando siamo già tra la prima e
la seconda campana che suona in classe, la discesa a destra ove si divalla
nel quartiere prospiciente, l'edicola cui non posso fermarmi a prendere il
giornale, o forse sì, pigliandoli di corsa e dicendo come già sanno che
pagherò più tardi, per ridiscendere un poco e infilarmi e risalire il
sottopassaggio che infine immette nella scuola, con il passo che rallenta
allo sgranaredei pignoni al cambio in salita, la bicicletta buttata conro
ilmuretto, nel corridoio correndo a perdifiato senza nemmeno ritirare il
registro....
Un anno dopo Seguitando gli scritti sulla nota
disciplinare precedenti del 94 Quindi d'estate m'è giunta la
comunicazione che avevo vinto il ricorso. I miei rapporti con il mio diretto
superiore sono quindi rimasti quanto mai sporadici e rarefatti, lui che
non interviene sulle mie solite mancanze e certi eccessi di disperazione
nei miei rapporti e nell'attività scolastica, io che mi limito a
comunicargli dissensi e lamentazionio in forma epistolare, il mio dissenso
sul suo atteggiarsi in modi di gran dispetto contro l'autogestione, la mia
esacerbazione per le intemperanze dei frequentanti i corsi di recupero
esterni alla mia seconda. Ma se quando mi sono assentato ho
chiesto a mia madre che gliene telefonasse le ragioni, è perchè
nonostante tutto ne diffido e ne insopporto il presiedermi, perchè lo
avverto come un ragno che attende l'occasione ghiotta e propizia. E' radicale la mia avversione
pregiudiziale, certamente patologica, tant'è che me ne guardo a ogni modo
dall' avvisarlo sul riconoscimento del premio letterario, nonostante il
consiglio a muovermi in tal senso di un solo collega. " Ci tiene a queste cose, al
prestigio che ne deriverebbe la scuola..." E'sua facoltà spostare lo
scrutinio concomitante, lo potrebbe fare, di certo, " solo che ti
lascerebbe nell' attesa e nel vago, e poi? Se ti dice di no?" Quale migliore occasione, può
presentarglisi, per tessere la tela e tirare ilfilo, intrappolarmi
soccombente nella rivalsa dell' esercizio della sua autorità superiore. Mentre s'io mi presentassi allo
scrutinio di prima che lui presiede, il lunedì seguente, con le grisaglie
e le gramaglie esteriori del sacrificio estremo così consumato agli
obblighi di servizio, che non potrei non comunicare agli astanti perchè
tengano conto delle condizioni in cui prestassi servizio, certo gli
risulterei in tutto e per
tutto invincibilmente superiore, in ingegno e in ottemperanza al dovere
scolastico. Ma a prezzo d'un atto estremo di
imbecillità, succube a ciò che devo o non devo a rane e ranocchi e i re
rospi della palude scolastica, a ciò che gracidino o sentimentalizzino o
estroflettano al mio indirizzo. Seconda la favola stupida e
stolta, del riconoscimento del Principe- cigno nell'anatroccolo che il
cortile dileggia. E in luogo del natio borgo che n'è
confuso, e sbalordito, di ogni aula che plaude, del condominio che plaude
e ti sorride, dell' intero quartiere e città che ti sorride e rende
onore... La poesia non salva la vita Mèsdames et mèssieurs,
Signore e Signori qui convenuti, sfortunatamente Anche il verso più fascinoso
E dunque, nel rinviarvi, di me,
alle mie sole parole scritte in prosa e in versi, cui va espresso un
vostro eventuale riconoscimento, anzichè alla Troppo io difetto o sono stato
indotto a difettare altrimenti di fede e speranza e carità, per avere
altro da lasciarvi che qualche mio E non vi sembri scortese,
conclusivamente, se i miei versi, qui in Assisi, mi è grato saperli
destinati alla fine ( E se li destino oltreche a voi e
ai miei cari e defunti, più in generale, a ogni vittima del nostro essere
qui riuniti e superstiti a vivere ancora. La poesia non salva la vita Mèsdames et mèssieurs,
Citazione da Intransigenze,
Nabohov, pg. 50 " IO so semplicemente che nella fase precoce di
sviluppo di un romanzo..." Signore e Signori qui convenuti, sfortunatamente Anche il verso più fascinoso ( E dunque, nel rinviarvi, di me,
alle mie sole parole scritte in prosa e in versi, cui va espresso un
vostro eventuale riconoscimento, anzichè alla Intanto che nel depositare Troppo io difetto o sono stato
indotto a difettare altrimenti di fede e speranza e carità, per avere
altro da lasciarvi che qualche mio E non vi sembri particolarmente
sconfortante ( E se oltreche a voi ed ai miei
cari, vivi e defunti, li destino più in generale, a ogni vittima del
nostro essere qui riuniti e superstiti a vivere ancora. Mantova, 1995 Le regole del gioco Ogni accordo o intesa raggiunta,
ogni nuova regola del gioco (regolamentazione), é come la normalizzazione
del degrado di un regresso a vita ( è come la normalizzazione di un
irreversibile degrado). Macchie oculari Ora che non ho più che macchie
oculari,
al balcone deserto desolata di ospiti anche la
di schianto in schianto di
esagitati affanni,
ricurvo, ogni giorno di nuovo, su altri rifiuti e polvere di
pochi metri quadri, vita e morte, ogni splendore
glorioso, eppure risorgono in limpidità
d'incanto, sono la luce madida di essa
nel becchettio nel nutrirlo ancora di miscelati
grani
nell'esserino inesausto di
inebriarsi che nella sua gabbia è quanto
futuro mi resta, per pietà chiedendo ancora all'
Angelo soccorso di vita finchè concorso di vita vi sia
nel suo anelare alla luce nel canto, nel suo trascorrere soccorso di vita fino a quando,
soltanto, la mia sospensione del canto possa
di suoi suoni d'acqua, per pietà non un solo istante come
Esaudendo il sostento della sua
grazia soltanto in che resta del cammino di polvere e
rovi fra gli uomini. Temi poetici L' ardore di Ero e di Leandro, la
spina nella carne di uno sposo divino, che tramutò in coppiere del
proprio Signore il derviscio, il vecchio decano nel trasfuga del
nerbo, che in una notte così o nel
risveglio dell'alba sognò mille e una altre notti
incantesimali, presagì nell' allodola fugace
solo la morte ad unirci, è in una sera di voli il grano
che rideponi con i sali d'alimento a uno stupido uccellino
che non varia e ripete con il canto il suo
istinto di terrore, di stupore a ciò che non sia moto
e quiete, esultanza di canto o voracità di
cibo. Eppure qui è pienezza e sazietà
d'affetti, respiro di vita, intimità
d'accordo.
24/5/95
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