2, Viaggio in Libia |
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10
agosto Quando
lascio le gradinate del teatro sono già le passate le cinque, e non può
meravigliarmi Nell'
ostello non ritrovo gli italiani, ma due tedeschi che familiarizzano con
chi è della cucina per assicurarsi da bere, il preannuncio di un' intera
comitiva che si propaga di lì a poco nella hall, e nella sala da pranzo
dell' ostello, esaltandone tutto l'aspetto e la capienza di caserma
civile. Di
loro me ne aveva già parlato ,il libico miope e cordiale con cui mi ero
intrattenuto prima di accedere alle rovine , dicendomi/mene che si sarebbe
diretta l' indomani verso Gadames, quindi verso il sud della Libia. Ed
egli Chi
è mai, che sa anche il tedesco? Ostento
un dimesso sorriso di gratitudine e un timido "danke",
vergognoso che mi sia riservata una così generosa accoglienza, quando io
non vi sono interessato che a mangiarvi a sazietà "
Voi siete italiano, no? io lo parlo, l' italiano, sedete qui vicino, - mi
esorta stranendomi ancora di più, un' anziana signora da cui ero distante
di un posto rimasto vacante, il viso arguto ed acuto, gli occhi verdi di
una glacialità mite e gentile. Era
di Norimberga, ed aveva appreso l'italiano lavorando presso l' ufficio di
collocamento dei lavoratori immigrati, ancora quando in Germania veniva
ampiamente assunta manodopera italiana. In
Italia ella era stata a Venezia, a Roma ed in Toscana, a godervi
viaggiando la sua anzianità di pensionata. MI
ha chiesto come viaggiassi in Libia, e quando l' ho informata che mi sarei
avvalso dei taxi collettivi, come in tutti i miei viaggi precedenti nei
paesi arabi del sud del Mediterraneo e del Vicino Oriente, e le ho
spiegato come siano organizzati, ha trovato quanto le avevo detto davvero
interessante. Le
pietanze che intanto ci venivano imbandite erano quantomai insipide, e
l'anziana signora, vedendo che cionostante non lasciavo indietro niente,
mi chiedeva se trovassi buono anche quel pollo disseccato, che ci stava
davanti, ed io le alludevo a un mio lungo digiuno, sa le traversie del
viaggio..., non sentendomela francamente di dirle Preferivo
diffondermi invece sulle mie mete libiche, sorprendendola, non poco,
che non le indicassi che rovine archeologiche. "
Non vi interessa visitare le oasi?-. Vi
era sottaciuta, evidentemente, una delusione per delle destinazioni volte
solo al passato(?) Rispondevo,
a quanto supponevo che fosse implicito nel suo interrogativo, che certo,
mi interessano anche il presente e l'attualità, ma che, quale
viaggiatore, non ho la presunzione di poterli intendere nel corso di un
tour. Ero
stato per più giorni ad esempio nell'oasi di Djanet, ove l' Algeria è
prossima alla Libia, e che cosa avevo potuto anche solo presentire di ciò
che mi ha rivelato alla partenza una persona che vi viveva da anni, ossia
di quanto ai rapporti quotidiani siano sovraordinati quelli tribali? Ma
viaggiare da soli, - rieccolo il leitmotiv del mio viaggio,
Ma
la Libia per quei lavoranti stranieri, potevo già dirle, -secondo quanto
mi aveva confidato il giovane uomo marocchino che gestiva la rosticceria
in cui ero tornato in giornata Ici,
je meure-le ho citato di quanto quel giovane di Casablanca Ah,
che facile sforzo, e che fortunata inventiva,
fare al mondo i giornalisti! Si
era alla frutta, a un dolce di gelatina verde con dell' uvetta passa, ed
una tritura bianca di sopra che si rivelava noce di cocco, che la mia cara
interlocutrice tedesca lasciava a me di sperimentare, per limitarsi ancora
solo a dell' acqua, lasciarmi appetita la sua mela, e salutarmi per
risalire in stanza a riposarsi. L'
indomani sarebbero partiti alquanto presto Disertava
e si perdeva così lo spettacolo di danze, e musiche folcloriche, che
veniva poi inscenato L'
indomani, quando scendo di buon'ora, non v'è Certo,
per un turista è impossibile vivere in Libia al tenore del cambio
ufficiale, che gli quantifico in La
miseria è crescente, e perchè Gheddafi stesso, non sembra capire l'
urgenza Con
i lavoratori stranieri che sopraggiungono in Libia, tra i quali gli ho
detto che ho trovato chi mi ha aiutato, E
i lavoratori egiziani, che sono più numerosi in Cirenaica, hanno diffuso
le droghe tra i giovani. Questi
li vedi che sono dei vinti, che a neanche vent'anni hanno già contro la
vita. Non
vogliono più lavorare e studiare, ancora bambini fumano droghe nei
gabinetti delle scuole. E
così dicendo accosta a se il bambino, appena giunto, ch'è figlio della
donna delle pulizie nell' ostello. "Ecco,
questo tu lo vedi fresco come un fiore, ma loro, quelli, sembrano già dei
vecchi di sessanta , settant'anni, che si trascinano di qua e di là per
la strada. Anche
l' altro giorno, uno di loro mi si accosta, e mi ha chiesto dieci dinari. Per
fare che cosa? gli ho chiesto, se non fumare e più nient'altro. E
ch' io sia di Me
lo riprometto sinceramente nel salutarlo. Una
vlta che ho visitato il museo, quando lascio l' ostello per il taxi per
Tripoli, non manco di fermarmi di passaggio da quel giovane marocchino del
ristorante lungo la strada, perchè mi dica perchè mai in Libia si sente
morto. "
Parce que le travail est tout, le travail est rien". E
così dicendomi, lui che al rivedermi ancora a Sabratha mi ha sorriso,
accenna a un giovane seduto immediatamente vicino al bancone da cui mi
parla, perch'io intenda perchè mai non può dirmi di più. Quando
ci salutiamo, registra il mio nome sull' agenda e mi lascia il suo. Da
Sabratha a Tripoli non intercorrono che poche decine di chilometri, ma il
giorno, e l' ora, in cui capito alla postazione dei taxi,
sono quelli in cui i giovani militari lasciano le caserme che sono
in Sabratha e fanno rientro, ed io debbo lasciare che mi precedano a
frotte sui taxi che via via sopraggiungono, lì
allo stazionamento dove su qualche trabiccolo o pilastro mi
dispongo ad attendere a lungo, tra chi vende the e chi bruscolini, chi vi
indugia e chi sopraggiunge, un cieco ed il suo accompagnatore che trovano
un taxi ma per Zuara, in direzione opposta, il conducente di una vettura
con le tendine che sosta senza partire, che mi dicono sia riservata
soltanto a delle donne. La
mia attesa snervata, più che snervante, si fa la remissività ad
attendere finanche a sera, purchè sia io solo a farcela a forza di
chiedere, e non si inframmetta di nuovo il vecchio marocchino, che non
avendo che fare., non può che sopraggiungere per darmi di nuovo una mano,
è inutile che io insista che preferisco ritardare ma fare da me, mi
immette sulla via principale, dove ricuso di fermare i taxi che provengono
dalla frontiera con la Tunisia, lo ringrazio che lo faccia per me, ma
inutilmente anche gli ripeto che mi toglie cosìil piacere di sbrigarmela
da solo, finchè non mi sistema o mi sistemo su un minibus che si arresta,
ma per ricondurmi alla postazione di partenza, sono stato forse solo
rinviato al punto di partenza? mi lamento seccato, faccio per scendere, s'
insiste dai giovani che lo guidano che vi resti a bordo, e riparte, che è
già quasi pomeriggio, e mi reca finalmente nella capitale. Non
ho modo, nella calura e nel clamore, che di supporre che le mura di cinta
di un lato della piazza gremita di taxi siano quelle della medina a
ridosso, urge trovare l' ostello, nel borgo portuale di Gargaresh fuori
città. Non mancano minibus, ma come faccio a dire dove posso scendere, a
dei libici che parlano solo arabo? Ho
solo a disposizione il vago riferimento, sulla guida, a un grabde Ufficio
Postale che precederebbe l' ostello. Nessuno
sembra poter capire dove vado, che cerco, tranne un giovane che ha inteso
a quanto pare." Hoteli, funduk!... Con
lui arrivo al solo albergo che lui sappia esserci a Gargaresh, ma non è
l' ostello, vi entro cionostante sotto il peso dello zaino, che sudo di
afa e d'angoscia, sono così in apprensione che non vedo che cosa affronto
ed inciampo, oltre la soglia, nel tappeto che ostruisce l' ingresso,
decolo nell' afrore, talmente sono in difficoltà palese che si fa
accomodare e mi si offre gentilmente dell' acqua, sarà solo un'
indicazione utile ma pare già il superamento del caso, per me, che
l'anziano che è alla réception mi dica in inglese che devo andare oltre,
quando gli parlo in inglese del termine di riferimento dell' Ufficio
Postale. Come
ne ho la forza mi riavvio, e chiedo ancora dell' Ufficio in un vicolo
seguente ed è un colpo di
fortuna, chi ho interpellato è un geometra libico che ha lavorato in
Italia, che parla e capisce l' italiano, e mi usa addirittura la cortesia
di portarmi in auto fino all' ingresso dell' ostello, fissandomi anche un
appuntamento, se mi interessa, per un cambio a un tassoche mi è
vantaggiosissimo. Mi
sistemo in camerata, da solo, le porte finestre che danno sulla brezza e
l'azzurro del mare.... Ma
dopo che ho fatto la doccia e mi sono lavati i panni, che ho riordinato e
sistemato ogni mia cosa, mi è caduta ogni forza, e oramai è troppo tardi
per raggiungere Tripoli, sono passate già le venti, e fuoriesco Al
di là del cancello lo slargo e il percorso sono sabbiosi, vi avanzo tra
le case tutte bianche sino a un palmizio, un deposito contiguo di rifiuti,
non intravedo sbocchi, il mio disorientamento si fa assillo, ed è così
visibile, tangibile, E'
avanti, oltre la moschea verde, mi dicono, che il percorso dà sulla
grande via che reca " tout direct" a Tripoli. E
la raggiungo, e cessa l'affanno, la percorro tra le luminarie ed il
traffico, finchè sullo stesso lato intravedo un ristorantino-
rosticceria. Ma
quando vi entro, e mi faccio avanti, vi ha la meglio il pezzente di
spirito ch' è in me, è tale e tanto il timore di spendere troppo, al
cambio ufficiale, per quanto io abbia invece cambiato in nero, che rifiuto
uno dei tanti quarti di pollo che vi si rosolano allo spiedo, polemizzando
con il gestore, per sovramercato, sui
più vari prezzi che mi sono sentito richiedere in Libia per una stessa
bottiglia di acqua minerale... La
cena che mi si confà, in tale restrizione mentale, sono le banane e lo
yogurth che compero in un empoprio alimentare contiguo, e che, a ulteriore
auto-accanimento, consumo ai
margini della grande arteria stradale su un bancale. Uno
straniero a Gargaresh è come la luce per delle falene, e un gruppo di
giovani di lì a poco mi è intorno. Tra
loro sono fratelli e tutti quanti studenti. Ma
il poco inglese che so parlare, mi consente di dire a loro solo che mi
rifiuto di parlare di politica nella grande Giamahiria, dove come accentuo
con i gesti, non ho occhi per vedere, non ho orecchie per sentire, parole
per parlare. Così
devo fare, consentono, essere solo E'
chi è oppositore al regime che si atteggia così, Tanto
più che a gesti mi evocano la prigione, con una mano che serra la gola
l'impiccagione. Che
capiscano che alludo alle
stragi recenti perpetrate dai pretoriani del figlio di Gheddafi, facendo Eppure
quando di loro quello che è assai bello, che mi piace e sente di
piacermi, nella fine durezza dei lineamenti e dei suoi verdi occhi freddi,
mi chiede l' indirizzo per vedere con me Roma quando potrà mai venire in
Italia, ciononostante
mi rifiuto. E
mi avvierò, di li a poco,(( -loro che intanto che mi allontano credono di
farmi un omaggio ammirevole, nel ripetermi Talmente
(ancora) mi segna Kaled.
9
agosto 9
agosto, Maydan al jazaiir vedi
Oscar da scrivere Scrivo,
di mezzogiorno, cercando invano di arrestare il deflusso in calore del
solo Kafè creme che ho sorbito, nel locale in angolo che dà sull' alto
porticato della gallera Sud
di Maydan al-Jazair e su Sharia al Magarief. Vi
sono nel ganglio dei manufatti urbanistici della dominazione italiana, che
si ergono intorno nel biancore sporco della loro greve monumentalità
littoria, ritmata in arcate e torri a scalare;, ma tale imponenza qui
almeno figura ridotta a (al grado di) spoglie volumetrie mediterranee,
senza su di sè l'imprimatur, inteso ad attestare Tra
queste murature monumentali E
le scrostature screpolantesi, e l'ingrire muffito, sembrano esservi la
sola presa del tempo.
In
quel caffè ho conversato per ore con lo studente di Orano che mi si è
seduto al tavolino, che per avere studiato in Francia, a Montpellier, è
di cultura e di madrelingua francese più che un maghrebino assimilato. L'arabo
sapeva solo leggerlo, e non scriverlo, e di Orano ha seguitato ad
illustrarmi la contaminazione iberica. Egli
era un algerino, indubbiamente, ma che cosa costituisse l' identità
algerina, era il suo dramma che ha seguitato ad agitarmi davanti, come lo
dilacera nel conflitto che insanguina il suo paese. L'
Algeria, paese di arabi e di berberi, dove il francese è lingua ancora più
ufficiale di quanto non lo sia l'arabo, ovviandone a un'imposizione che
riuscirebbe di parte per i berberi, che preferiscono trascrivere le
espressioni della propria lingua in caratteri occidentali. Per
il tramite del capitalismo, che ha il merito di porre l' uomo di fronte
alla sua realtà sociale, era l' avvento del socialismo il terminale del
suo pensiero, che defluiva ininterrotto, bisognoso di comunicarsi, dalla
sua inesausta sistematicità mentale.
Dello
stato presente dell'Algeria "
Più si hanno gradi e stellette, e più si mangia carne in Algeria". Dove
i professori universitario ricevono uno stipendio di 300 dolari al mese;
quando, solo in Tunisia, mi diceva l' insegnante di Matematica con il
quale ho viaggiato da Jendouba a Tunisi, la retribuzione mensile di un
professore è di 460 dinari, essendo un dinaro equivalente a un
dollaro. Il
discorso aveva preso l'avvio da Nerone, prer cui aveva espresso solo
esecrazione "
Attento,- gli ho sorriso - che occorre fare attenzione, qui in Libia, a
parlar male di simili soggetti" Ma
lui ha scrollato le spalle, incurante di chi ci potesse acoltare nei
tavolini contigui. Seguitando
a parlarmi, e parlarmi, 9
agosto seguito E'
l' algerino più sconfortante, ..............................vedi in
Oscar da scrivere da
un raffronto dei dati, ibidem Sulle
sorti del Nord-Africa Non
vi era rilevo che io formulassi sul Maghreb, che lui non polarizzasse al
negativo. Ci
vorrà almeno un secolo, mi ha detto, perchè per i paesi del Nord-Africa
sia la fine del sottosviluppo[. "Certo,
qui trovate persone disposte a parlarvi, ma è perchè a differenza
di voi, non hanno nient'altro fa fare. Invece
da voi, e lo so bene per avere lavorato nella Suisse Romande, a Losanna,
ognuno ha urgenza di fare qualcosa". L'
unica realtà salvabile, dell' intero Nord-Africa, sembrava per lui essere
l' estrema miseria dell' esistenza tuareg. "Essi
ignorano del tutto ciò che per uno come voi, od uno di Francia, è
"un souci", la cura della casa, di vestirsi bene, di avere delle
donne e di viaggiare. Essi
sono contenti quando nonm hanno fame. E
come crescono robusti". (Come
altri algerini che ho incontrato qui in Libia, l' insegnante di inglese di
Sabratha, ad esempio,) Il suo pessimismo ,ho osservato mentre mi parlava,
era fisicizzato dal fissarsi dello stesso corpo in una rigida inerzia
appuntata al muro, sul panchetto sul quale era seduto nel ristorantino,
dall' ostinazione degli occhi, e del volto cadente, nel ribadirmi la
stessa amarezza ch'era nelle pieghe del riso. "
E Nello
stesso restaurant, "
Si,- lui ha annuito,- a Tunisi c'è la libertà, qui no". E
quando ha accennato alle quattro colonne che contrassegnano il quadrivio,
gli ho fatto presente come avessi rilevato ch'era uno dei pochi siti, in
Tripoli, ove in una dicitura, non in arabo, fosse presente una
testimonianza della dominazione italiana. "
Voi potete vedee sottostante a Sharia, su ua targa in marmo la scritta
Sciara, che ne è la traduzione in Italiano". L'
avevo rinvenuta anche altrove, sotto una traccia di intonaco dilavata. Ma
l' aspetto stesso che sorprende della Medina, in sfacimento, nell' essere
tutta quanto era Tripoli prima della dominazione italiana, è che nella
sua alveolarità ininterrotta, appare come sono le case arcipelagiche ed i
borghi litoranei della Sicilia, eccettuate le moschee con la mezzaluna sui
minareti, in luogo delle chiese con il campanile e la croce.
mordaci
e lubrici ad avvinghiarci passionali
con veemenza entrambi. Lasciatemi
cantare, con la chitarra in mano. Da un raffronto A un lavoratore libico non basta un giorno di lavoro per
acquistare un chilo di carne,mente un lavoratore italiano ne compera un
chilo e mezzo o due con la paga di un giorno. Ma
il criterio stesso della carne non è il criterio famelico della miseria?
Quanto si è più benestanti la carne si viene rarefacendo nelle diete
alimentari, e la sopravvivenza stessa del genere umano, nel suo
incremento, richiede che consumiamo sempre più produttori vegetali, che
non i loro consumatori animali delle sostanze organiche che le piante
forniscono. |