Sono
già quasi le 18,45; meglio affrettarsi fin d'ora verso la stazione
degli autobus. Vi sono il quartiere turco e le vie restanti dell'antico
centro da attraversare prima di giungervi.
Ed
egli, professore e scrittore nonchè viaggiatore solitario facile a
perdersi, non sa che approssimativamente dove al di là delle mura sia
situata la stazione degli autobus per l'aeroporto.Ove senza biglietto
dovrà porsi in waiting list. Ed è la prima volta che vi ricorre.
Frattanto,
mentre nel bagno termina di pettinarsi, dalla hall può udire
l'albergatore così intento con la giovane moglie:
"
Kalimera"
"
Good morning"
"
Kalispera"
"
Good evening"
"
Kaliniktà"
"
Good night"
"
Oriste, parakalò"
"
Please"
"
Efaristò"
"Tank
you"
"
Malista"
"Okay"
Ih,
come l'aveva esasperato i giorni prima il non poter comunicare con i
greci che nell'idioma degli angli, egli che del linguaggio yankee non
proferiva atrocemente che qualche termine e le preposizioni elementari.
Nonostante il suo sapere classico, dovere così ridivenire in-fante nudo
e crudo come un verme!
L'inglese
non ( riuscendolo) sapendolo che a malapena (a )leggere nei testi
poetici con traduzione a fianco.
Per
quanto la situazione comunicativa così non migliorasse, preferiva non
comprendere nulla nel loro idioma illustre. E come si era sentito
onorato nei suoi sforzi di non farsi capire in greco, quando la sera
prima il cameriere della taverna anzichè con un "Tank you,
mister" l'aveva salutato con un " Efaristò, Kyrie", che
nonostante il contegno distaccato, gli era sceso melodioso sino nei
precordi del petto più intimamente riposti.
Ma
ora, a quel dialogato, il petto se lo sentiva stringere in un moto di
commosso di commiserazione.
Quanto
faticavano a rinnegarsi! Per integrarsi in un' Europa al culmine del suo
declino mondiale!
Con
il pullman dell'Olympic Airways arriva all'aeroporto regolarmente nel
primo pomeriggio. E' l'afoso pomeriggio della ultima domenica di agosto.
Giusto nell'occorrenza del rientro generale. Ed egli deve assolutamente
partire con l'aereo. Il giovedì seguente è fissata la riunione
preliminare del Collegio docenti, il ferry boat non può partire che il
giorno seguente per un'avaria ai motori, ed imbarcandosi su di esso non
sarebbe giunto ad Atene che martedì sera.
Così
si pone nella fila dei passeggeri, che già dotati di prenotazione e di
boarding pass, si accingevano a compiere il ceek in.
Al
loro trascorrergli davanti non può non sentire in aumento il suo
consueto senso di intrusione e di inferiorità, loro allineati con tanto
di biglietto bustato e di nome e volo e posto e importo richiesto
regolarmente trascritti e registrati e memorizzati, mentr'egli
all'altezza imminente dello sportello non è ancora provvisto che di
(della sua) sprovvedutezza. Vuole il caso che ardisca di chiedere il che
fare ad un'accolita di giovani italiani ai lati incredibilmente
stravolti, si direbbe anzi inferociti, che lo rendono così edotto e
sgomento del da farsi: egli deve disaccodarsi all'istante da quella fila
di fortunate persone, attenderne la fine e solo allora potrà iscriversi
presso la stessa addetta nella (in) lista d'attesa, dove almeno un
centinaio di nomi figuravano già registrati vanamente...
Loro
stessi, senza ancora alcuna concreta possibilità di volo, erano lì in
lista d'attesa fin dalla sera precedente, ed al martedì, al più tardi,
avrebbero dovuto essere tutti al lavoro, chi a Roma, chi a Milano.
Egli
fa registrare comunque il suo nome in lista d'attesa, nella sola
certezza che il numero ordinale, ad esso d'accanto, fosse il solo titolo
di reimpatrio possibile in tanto marasma.
Le
ore intanto colano lente, gruppi successivi di passeggeri si riformano
riposati e freschi al ceek in e si dileguano in volo,
senza
che sugli aerei si sia ancora reso disponibile un solo posto libero a
sfoltire la lista.
Poi
i primi partenti nell'elenco, (dei) rapidi calcoli ed altrettanto
subitanee (le) sfiorenti speranze, al black out di nuovo totale.
Urla
ed ingiurie salgono intanto nella sala d'attesa, vari codazzi di
protesta disciogliendosi alla spicciolata si riaggregano invano, in una
babele di lingue accampando le più inutili ragioni e proteste.
Nell'ulteriore
colata di sudore, " sustine ed abstine ", intento ad Epitteto
egli seguita a ripetersi, sfogliandone le Diatribe che reca nello zaino.
Nel
mentre dei figli imploranti ostentano madri greche degenti e malate,
invalidi ed invalidati da improvviso malore improvvisano nella hall
delle scene strazianti, volti al personale oltre le trincee degli
sportelli, che seguita ad assicurare ogni possibilità remota e reale
nelle risposte al pubblico.
Al
che, c'è chi eleva trenoi al cuore spietato dei dirigenti di volo, chi
tra gli stranieri ne denuncia falsificazioni ed anticipazioni di lista a
vantaggio di connazionali elladici.
Ed
intanto anche i voli serali sono già terminati, inizia la lunga attesa
notturna dei primi aerei del mattino, ed è da compiersi senza potere
nemmeno vacillare un istante: poichè serpeggia e si diffonde, da più
voci sparsesi e raccolte, quale sia la tattica che i dirigenti di volo
vengono ponendo in essere: riconvocare d'improvviso alle ore più
impensabili quanti fossero in lista, per depennare allora tutti quanti
non rispondano all'appello.
ma
pure così presagendo, una certezza si fa incontrovertibile nella sua
mente attonita: se non avesse mai disertato un appello, sarebbe riuscito
nel volgere di un giorno ad ascendere l'agognata scaletta.
Nella
notte un aggirarsi abulico, l'aggregarsi di essudate solidarietà
fittizie, la sordida lotta senza risparmi di colpi di ogni gruppo di
coalizzati contro gli altri tutti, vigilando a turno per approfittare
dell'altrui sonno o diserzione all'appello e scavalcarlo in lista,
disseminando sconforto e spirito di resa, il falso avviso di comodi
battelli fantasma in partenza da Rodi il mattino seguente.
E
in effetti le defezioni aumentano d'ora in ora.
Al
lucore alboreo uno sblocco con il volo alle sette, ed è parziale,
partono gli italiani in attesa or è un giorno e due notti, poi tre,
quattro, cinque, più nessuno dei superstiti in lista del giorno prima.
Tra i quali il suo nome ora figura tra i primi del primo foglio: ma è
la beffa quale si disvela ben presto di un diritto nullo: poichè le
addette per lui macchineggiano i tasti dei computer inutilmente: ai
terminali ogni volo dell'esodo di agosto parte full in ogni ordine di
posto.
Prima
di mezzogiorno è poi l'esplodere nelle salette dell'irata protesta di
un'intera famiglia romana, appena sopraggiunta, con tanto di biglietti
convalidati e di riservations ed okay di conferma mediante l'agenzia
fidata, che non risultano registrati ai terminali di nessuno dei
computer aeroportuali: il loro agitarsi è un cercare conforto e
soccorso a destra e a manca, ora affondati sconsolati, ora insorgendo
veementi di tra le poltrone, finchè a loro sono riservati i soli voli
disponibili della giornata: con il loro unanime e sùbito sollievo, ed
il pronto recupero della più sfacciata indifferenza verso qualsiasi
altrui sorte.
Loro
sono cinque, ed egli è il quarto della lista!
Nel
pomeriggio, cane disciolto vagolante, cerca anch'egli di farsi branco,
la sua resistenza residua ridottasi al filo ritorto della tenacia
assidua, sempre più logora, del suo stressato sinolo d'anima e corpo,
mentre con l'angoscia di perdere il suo posto nella waiting list, si fa
sempre più palpabile il timore di mancare il rientro in Italia prima
del Collegio docenti, ed il fosco presagio della reprimenda conseguente
dell'autorità scolastica, la preveggenza, nel suo studio cartaceo, di
quel Giove Pluvio tuonante sanzioni nei suoi riguardi.
Così
egli teme di varcare anche solo un
attimo le vetrate della sala d'attesa, indugiandovi avanti e indietro
nell'attesa, suo malgrado kafkiana, della chiamata salvifica dell'Olimpic
Airway: lungamente ramingando nel solatio esterno fra le poltrone, finchè,
non ricorda più egli nemmeno come, si trova ad avere stabilito i
contatti con una coppia di giovani greci, lui, folta la barba e la
criniera, di velleità leonine con le unghie smussate, lei colta
studentessa di letteratura greco-bizantina presso un'Università
d'Italia.
Ad
essi si è instabilmente unito un ragazzo greco dai modi nei suoi
riguardi oltremodo invitanti: che appare e scompare dalla sala
puntualmente al momento sbagliato per ricollocarsi in lista, sempre più
attaccato nel tempo a una sua bottiglia di Wisky.
Mentre
per ore segue intanto la coriacea lotta del Nostro contro lo sfinimento,
per parlare con la giovane
di Solimos e di Kariotakis, della fioritura della letteratura cretese
nel XVII secolo e dell'ascesa agli onori letterari del demotikòs nella
poesia greca del Novecento, così perseverando finchè non è il crollo
di ogni discernimento.
Il
più cupo pessimismo ormai ne ottenebra ogni residua facoltà mentale,
sempre più disperando di fare rientro in Italia in tempo per il
Collegio docenti.
Figurarselo
il Preside, con il coltello serrato fra i denti nei suoi riguardi di
precario, pronto già al minimo appiglio, in spirito di ritorsione a
quel suo attacco nei Consigli di classe.
Grave
ed altero ad atteggiarsi nell'Ufficio quale il cardinal Federigo, sudato
e pavido come un don Abbondio fra le scolaresche, già sulla soglia
riguadagnando le retrovie, per lasciarlo lui solo esposto alle loro
insolenze!
Quel
suo nome mancante nell'elenco dei presenti, è come se fosse già il
primo nelle liste di proscrizione...
E
l'aspettativa del volo aereo sull'Egeo, chissà come e quando, se accadrà,
è commutata tutto nell'ansia e nela tensione protesa di partire. Oh,
partire! Si, partire, se e solo se si vedrà partire, solo allora potrà
esaltarsi di nuovo e fantasticare! Ma ora, tutta la sua mente è solo
tesa a poter varcare la soglia d'imbarco. Resistendo a ogni scoramento
ed allarmismo depistante. Ed in tale stato di timore e sconforto, lo
rinviene nella hall un ingegnere napoletano verace, che stanco di quel
bordello di Rodi, a suo dire, si è posto anch'egli da poco in waiting
list, benchè già fornito per i giorni seguenti del biglietto di
ritorno; e pur di anticipare così il rientro, si è accampato con la
moglie e i figli nell'auto a noleggio davanti all'aeroporto, dopo avere
disdetto definitivamente le camere d'albergo; e come può farvi rientro,
adesso, pur se le previsioni più attendibili volgono al peggio...
Ma
l'ingegnere, napoletano verace, è impermeabile a perturbazioni
ansiolitiche, e sopraggiunta la notte egli non si preoccupa che di
dormire a fondo.
E
mentre ancora si discorre amichevolmente tra loro di polentoni e di
terroni, un anziano e morbido signore romano, dell'ultima ora, a sera
inoltrata appone ultimo dell'elenco il suo nome prezioso alla waiting
list.
Con
la più suadente galanteria egli inoltra (porge) all'hostess un inglese
burino e si fa incredibilmente capire, soave nei modi e proclive a
calare dall'alto le sue amene facezie, con il fare
cordiale di un consumato nobile palpabile, che amichevolmente ti
parla e ti sorride, eppure ogni volta volgendosi altrove...
E
come felpato di ovatta, nella notte si allontana chissa dove...
La
figlia dell'Erebo lentamente viene consumando intanto le sue tenebre,
finchè non si disperde al sopraggiungere secondo copione di Aurora, la
concubina di Titone dalle dita rosa...
E
al sopraggiungere del suo chiarore, il Nostro, sempre più al moccolo
della cervellagine, più ancora tremebondo di fallire in tempo il
rientro a scuola, persiste insonne in attesa del primo Boeing del nuovo
giorno. Che si rivela l'Arca di Noè: e li imbarca tutti, lui, i due
giovani greci, l'ingegnere napoletano con tutta la sua verace famiglia,
e pur anche il nobiluomo
romano
diroccato, che in dimesso trionfo fa ingresso alla fine nell'abitacolo
aereo, e mentre il portello si sta già chiudendo,
anche
quel ragazzo greco semidormiente, rintronato ancora della sbronza dalla
quale è stato appena riscosso.
Così
è l'happy end generale in Atene, mentre si attende tutti quanti che il
rullo rotante riporti le salme riverse dei propri bagagli: saluti e
felicitazioni, e le facezie dell'ingegnere sulla perenne ansia patetica
del Nostro. Che respira intanto di sollievo. Inebriato dell'esperienza
di quel volo, nello svariare di finestrino per vedere le sagome
sottostanti delle successive isole greche.
Il
pomeriggio a Patrasso, l'indomani a Brindisi sul fare antelucano, poi
l'arrivo tra le mura domestiche la mattina seguente, giusto il giorno
innanzi la riunione pomeridiana del Collegio docenti.
Grande
è finalmente a casa la sua contentezza di essere così riuscito,
mediante aereo, pullman, nave e treno, ad arrivare ben in tempo rispetto
all'inizio dell'attività scolastica. Inappuntabile e invulnerabile...
Avrà
anche il mattino seguente per riposare prima della riunione pomeridiana,
ed avrà modo di raccontare ai colleghi mediante quali e quante
peripezie, eppure è arrivato a scuola ben entro il tempo massimo.
Per
una precisazione dell'orario di inizio pomeridiano, telefona pure a
scuola sul tardi del mattino del giorno della riunione... Ma come? E
quando? Se non gli è mai accaduto un Collegio inaugurale di mattino...
all'inizio
pagina
all'indice
d'accesso