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7
agosto 95
Ero ancora estasiato fino a
poc'anzi, nel primo pomeriggio, della stretta di mano nella quale G. mi si
è effuso ieri sera nel sentimento di sciolto ieri sera nell' effusione
di reputarmi un vero amico, dopo che l' ho confortato della certezza quando
ha inteso che non era per lui, che non era stato per ritrovarlo ad
arte, che avevo finito per imbattermi in pizzeria ancora in
pizzeria nella sua compagnia, ov'era che era costituita nella
circostanza da due giovani donne italiane di Bergamo che non si
stancavano di deliziarsi della sua bellezza, e da Erika dalla giovane
arpista tedesca che è partita in aereo stamane, per congedarsi dalla
quale gli altri avevano deciso di ritrovarsi insieme con lei a cenare,
sincerandolo ma che ero sopraggiunto anch'io solo per Erika, per
congedarmene, dopo che lei stessa nel cortile dell' ostello, prima che
uscisse una mezz'ora prima, lei mi aveva invitato a riprendere i
nostri discorsi della sera precedente, qualora anch'io uscendo l'avessi
incontrata per Fertilia.
Ma come oggi, ch' è domenica,
sono ritornato verso l'una dalla vicina spiaggia delle Bombarde, ove avevo
nuotato a lungo e preso il sole, e non ho ritrovato nessun'altra sua
traccia di lui che i panni in ammollo, la tristezza ( lo sconforto)
mi ha prostrato, per come ( al per il modo in cui)
nei giorni ultimi agli sgoccioli che mi restano*, l'ho
perduto di nuovo per effetto della la messa in atto della regola
ferrea che ho dovuto impormi, di non farmi assolutamente mai trovare da
lui, dove e quando possa supporre che io sia rimasto ad attenderlo, o
(che) sia sopraggiunto appositamente per raggiungerlo; sicché stamane non
sono rimasto più oltre in stanza, quando passate le dieci lui il
ragazzo era ancora riverso nel sonno, dopo * essere rientrato il
suo rientro verso le quattro con il suo compagno notturno, nel sonno
in cui l'ho lungamente contemplato tra un soprassalto e l'altro,
con la mia usa e getta rubandogliene gli ho rubato
un'immagine fotografica, che non troverà mai sviluppo, con la mia usa
e getta, che sarebbe stata altrimenti meravigliosa, avendolo in essa poichè
vi era sorpreso riverso sul cuscino e immerso dentro il nel
biancore delle lenzuola nella sua carnagione abbronzata, come un
meraviglioso Endimione fanciullo che sia radioso a un astro celeste solare.
- E poterlo fotografare, di lui
fissare e preservarne l' immagine, è
l' ultima occasione e l' ultima chance residua della mia passione, vista
l'incompatibilità assoluta delle nostre esistenze.
Ma al rientro, ciononostante,
eppure speravo vanamente di ritrovarlo, mi ripromettevo di potere celiare
con lui sulla scoperta della sua identità fiamminga, e di discorrergli di
quanto ammiri la pittura delle Fiandre, l' arte di Van Eyk e e van der
Weyden, e di Bruegel e Jordaens, e rivelargli
come sia stato sotto l'ascendente di Bruegel, che ho composto il
mio racconto" La festa nuziale", identicamente ispirato a
un'identica concezione di quanto sia bete la paysannerie universale...
E nei flutti del mare, mentre il
sole tra le nuvole appariva e spariva, avevo modulato l' aria "
Languir per una bella", per cantargliela sotto la doccia accanto, e
poi, lungo la pineta, il " Non più andrai " delle Nozze, a
commento dell' asserzione che anzichè un bel don Giovannino, come di lui
dicevano di lui ieri sera le due giovani donne italiane bergamasche,
sia egli piuttosto un Cherubino nella sua identità amorosa.
Tanto ( Talmente) confidavo
speravo di ritrovarlo all' ostello, secondo una regolarità desunta dalla
presunta che avevo rinvenuto nella sua condotta( giornaliera) antecedente,
all' accadere di in un incontro che per lui fosse giustificato dal fatto
che non ne fosse ancora partito per la sua nuova vita turbinosa, mentr'io
vi ero naturalmente di ritorno da una mattinata in spiaggia.
A tal punto mi sono conformato
ed ero conforme alla regola che ogni nostro incontro, tanto più nel poco
tempo residuo, non può essere che assolutamente e non già apparentemente
fortuito, e che deve seguitare a risultargli non ricercato nè voluto, per
non essergli sgradito e riuscirgli invece caro.
............................................
je suis ici que me sublime et que lui écris
..........................................
revisionato il 13 febbraio 1996.
Il secondo colloquo sabato al
Paguro
Vedi Vacanze Sarde II
Come ho avvertito il suo
disappunto, perchè supponeva che anzichè Erika avessi ricercato invece
lui, per imporgli suo malgrado di stare insieme con me, mi sono affannato
a chiarirgli e a ribadirgli, al pari che agli altri astanti attavolati,
prima ancora che nel tavolino per cinque che si si era fattosi
angusto, mi liberassero scostandosi un cantuccio, come fossi sopraggiunto
al Paguro per Erika, dopo che ero andato alla sua ricerca di Erika
per tutta Fertilia, talmente mi stava a cuore, in effetti, riprendere con
lei i nostri discorsi della sera prima, pur se nutrivo nei confronti di
Erika, al pari di G. nei miei riguardi, l'apprensione che potessero
riservarmi un esito sentimentale di cui fossi io invece l' oggetto.
Mentre mi veniva lasciato lo
spazio di un posto tra il ragazzo belga ed Erika, la timidità di
costei, che si mostrava vivamente dispiaciuta che l' avessi ricercata a
lungo, più di quanto non intendesse lasciar trapelare l' interesse
effettivo che l'aveva mossa a volermi reincontrare per poter parlare
tra noi, mi manteneva in una situazione imbarazzante.
Mi accomodavo e potevo ordinare
intanto una pizza, mentre venivano a loro servite quelle che avevano
ordinato.
E interloquendo frattanto con le
giovani, che intendevano intrigare il ragazzo belga con il dirlo un
don Giovanni, dicevo che era piuttosto il caso di reputarlo
mozartianamente un Cherubino, dato che come tante più giovani ragazze
anche qualche Contessa ne era rimasta ammaliata, e soggiungendo, fresco
d'averlo appreso, quanto singolare fosse anche la bellezza del suo nome.
" L'avessi, io, sarei già un
artista bell e fatto, ed acclamato. Ed invece, in un sospiro ch'era
un gemito alla loro richiesta di rivelare il mio, non senza avere
premesso, a farmi forza, che se fossi stato germanico l' il mio nome
equivalente sarebbe risultato essere Dietrich, rieccomi ad articolarne
loro le sonorità, infittemi dentro come i chiodi di una Crocefissione; al
che, esalato il mio nome, ne vedevo il volto ritrarsi in una smorfia
repressa di inorridita sorpresa, tanto, mi racconsolavo, la mia
denominazione strideva in contrasto con l'avvenenza del mio aspetto di
uomo. E preso coraggio, ripreso fiato, dicevo loro quanta pena mi fosse
costato portarlo, e quanto da giovane ne avessi fatta una tragedia,
chiudendomi in stanza e scrivendone sui muri quanto odiassi quel mio nome
e chi me l'aveva imposto, chissà per quale concependo * un ben
miserevole progetto di mastro di bottega sulla mia esistenza...
Per il modo come parlandone me ne
dilaceravo ancora, devo avere suscitato alcunchè nell' animo del mio
giovane belga, se mi si è volto incontro a guardarmi con simpatia
divertita.
E quando delle due donne la meno
giovane mi si è rivolta con un "lei", ho esalato un altro
lamento, che intendeva essere di autoindulgenza ironica.
"Mio dio, come mi sento un
vecchio a quel suo lei..."
Al che quella si è scusata,
desolata, quando non ce n'era affatto il motivo, le ho soggiunto sorriso,
dato che non c'era alcuna colpa, o indelicatezza, mancanza di riguardo,
nell' usare con l' altro il pronome personale che spontaneamente ce ne
suggerisce l' aspetto...
Ma s' infittiva, sul mio
insinuarmi, la trama delle celie tra le due giovani e il ragazzo belga, a
proposito delle sulle sue avventure e disavventure con le
giovinette ragazze francesi ch'erano sopraggiunte nell' ostello,
del suo rammarico di essere lì, fra noi, cortesemente garbato, anzichè
intento con quelle in galanterie notturne.
Ed io ascoltavo ed ascoltavo e non
dicevo più niente, felicemente apprensivo di essere tra accanto a
G. e a quella cara giovane tedesca, che nella sua integrità, così
luminosamente intensa, tuttavia nulla poteva avvertire sapere, di
come in quegli istanti, la mia emozione e beatitudine fisica fosse solo e
soltanto emozionato e beato di essere appresso al quel
ragazzo. belga.
Sopraggiungeva intanto la pizza
che avevo ordinato, mentre le due donne italiane insieme al mio giovane
ragazzo lui beneamato si alzavano per pagare il conto ed andarsene:
con una e nella loro sollecitudine premurosa in cui essi si
mostravano invece consapevoli di come io fossi l'atteso di Erika, e
lei la ragione del mio sopraggiungere: solo che in questo si compiva l'
equivoco di fondo, diveniva l' equivoco per cui io ero e che io
fossi riaccolto per questo nella pienezza della grazia del mio giovane
belga, il quale salutandomi mi porgeva la mano con inusitato calore, e mi
estasiava così congedandosi come mio amico:
" Mon ami...".
" Ed ora vi lasciamo, cosi
potrete parlare meglio da soli..."
Quando E Quindi
tutto l' empito, e il turbinio interiore, che avrei poi profuso nel
colloquio con Erika, era di equivoco che ingenera equivoco, sarebbe
stata era la trasfusione dell' estasi stessa che così il ragazzo,
belga aveva in me suscitato con quella sua manifestazione inattesa d'
amicizia, stringendomi calorosamente la mano, ora che credeva ch' io fossi
premuroso solo di lei...
Erika, per me tanto così
radiosa nel suo nubile aspetto, quanto poteva apparire talmente
inappariscente e scialbao per chi non avesse avuto occhi che per le
vistosità provocanti, mi stava intanto ascoltando in uno stato di
sospensione in attesa; quando nel parlare di ostelli, le ho detto che ho
iniziato a farvi ricorso in Israele.
Si è allora illuminata tutta,
giovine e bambina, come l' altro giorno prima alla vista dell' arpa
dei musicanti paraguagi, sfavillante della curiosità di sapere tutto del
mio viaggio in Israele.
Ma è stato solo quando
siamo usciti da quel
ristorante appena io ho finito di mangiare, per il suo ritegno a parlare
di ciò che per lei è importante nella volgarità del chiasso di
un locale pubblico, e ci siamo appartati a conversare su una panchina del
lungomare, che ho finalmente inteso che anche lei era stata in
Israele in quello stesso anno, e che intendeva confrontare l' esperienza
che ne aveva fatto con la mia.
Ero stato sottoposto anch'io a
controlli, o accertamenti particolari, all' ingresso o alla partenza da
Israele? Voleva così accertare se per la sua nazionalità tedesca,
cinquant'anni dopo dopo l' Olocausto, avesse subito fosse stata
sottoposta a ispezioni o restrizioni speciali: ed io potevo
confermarle che ero stato *sottoposto ugualmente anch'io alle
medesime misure, dati i visti
d' ingresso nei paesi arabi
più ostili ad Israele che figuravano sul mio passaporto, alle medesime
domande, interminabili, su dove mi fossi recato, con chi mi fossi
incontrato, e dove, e quando, e per quali motivi e quali mai ragioni,
anche se non per la lungaggine estenuante di due ore, come le era
ugualmente accaduto all'
aeroporto.
Quanto mi era amabile, la cara
Erika, mentre nel narrarle del mio interrogatorio scandiva con il capo l'
identicità del supplizio investigativo cui aveva dovuto prestarsi,
trasfigurando nel riso la sua angoscia allora patita in sintonia.
Eravamo stati entrambi ad Akko,
scoprivamo, entrambi nel medesimo ostello, che ci era piaciuto tanto nella
sua ariosità marittima.
Ciò che di Israele aveva deluso
Erika, invece, erano stati i giovani, mi diceva, che a scuola, per il
rifiuto della cultura che ostentavano nel loro consumismo occidentale,
dovevano porre ben seri problemi.
( aggiunta: Mi chiedeva Erika se
ero stato anche a Tiberiade,
ed io le dicevo di come mi fossi
sospinto oltre, nei luoghi più solitari ed evangelici di Tabgha e di
Cafarnao, e le narravo del mio incontro con le due donne pellegrine, di
come in un mio stato di solitudine e sconforto, mi avessero recato
soccorso, a distanza, semplicemente lasciandomi da leggere in riva alla
Chbiesa del Primato, le pagine del Vangelo che raccontano l' ultima
apparizione di Cristo ai suoi discepoli su quelle acque.
Com'era sublime e semplice il
dettato evangelico di quelle pagine, che mi aveva emozionato sino al
pianto nel mio dolore di vivere, benchè non fossi nè cristiano né
credente.
"E l' emozione che avete
provato? ( E la commozione che vi ha suscitato?)- mi ha chiesto Erika,
vivamente sorpresa che io non fossi cattolico, come naturalmente supponeva
che fossi al pari di lei.
Anche delle pagine del buddismo o
della fede islamica avevano potuto toccarmi a tal punto, le ho risposto,
dicendole di come rimanesse
per me stupefacente, che nonostante l' ostica durezza di una certo suo
volto, la legge coranica potesse muovere tanti mussulmani a una fede così
soccorrevole dell' altro vissuta con tanta apertura di animo sguardo
soccorrevole per l' altro.
E ho preferito mi sono limitato
ad limitarmi ad aggiungere che credo di non credere, tacendole del mio
paganesimo incarnato e sofferente, di come non d/nella mia sola fede in
atto abbia fede che nella realtà di una nemesi in natura, quale che
sia il dio, o quali che siano le forze per le quali gli dei per i quali
è in atto; una persuasione che mi preserva a una distanza che è di
riguardo, e di disdegno, dal cattolicesimo in cui lei crede ha fede,
come mi era accaduto di avvertire anche solo quel pomeriggio, a
Castelsardo, dove nella cattedrale non avevo inteso consentire che con la
contemplazione del mirabile ammanto della Vergine, e dei catatonici
figuranti effigiati accoliti nella pala del maestro di Castelsardo,
interferisse oltre quanto di profanamente libertino tutto il giorno ero
venuto pensando, pur di sentirmi pari alla dissolutezza notturna del
ragazzo belga e del suo compagno. + Fine eventuale aggiunta)
Non potevo ritenere di certo, ho
invece riannodato il discorso, che lei fosse stata in Israele per espiare
un suo senso di colpa in quanto tedesca per l' olocausto .
Quali, allora, le ragioni di tanto
suo interesse?
Le piaceva l' ebraico come lingua,
mi diceva, e aveva tentato di impararlo insieme con l'arabo, rispetto
al quale ( di cui) l' ebraico le era parso una lingua molto più
bella. E tramite l' ebraico era l' yddisch che voleva apprendere, di cui
aveva scoperto le similarità con il tedesco antico, e che da allora*
rientra per lei in ciò che vuole conoscere del mondo germanico *antecedente.
Ma era del presente che
seguitavamo a parlare, delle difficoltà, di cui voleva sapere, del
processo di pace fra Israeliani e Palestinesi che sostenevamo eravamo
entrambi, del e perchè gli accordi
di pace siano stati rimessi in discussione, e differiti, dall' esito
coincidente dei ricorrenti attentati e delle stragi di popolazione civile
attuate dagli opposti estremismi.
Così come i giovani francesi di
origine maghrebina mi avevano chiesto a che servissero gli attentati in
Francia di integralisti islamici algerini, se non - avevo risposto- a
indebolire ogni volontà in Algeria di pacificazione civile, tra le
autorità e l' opposizione non terroristica.
A Erika facevo piuttosto presente
il mutamento mentale che gli accordi richiedevano, nella psicologia
politica della maggioranza degli israeliani, i quali ne erano chiamati a
convertirsi ad una sicurezza assicurata dalla prosecuzione delle intese
nonostante ogni provocazione terroristica, anzichè dalla reazione armata
ad ogni attacco subito, che ostentasse un più forte e implacabile potere
distruttivo e di morte.
Quando dopo mezzanotte rientravamo
all' ostello, anche perchè risentivamo del freddolino notturno e lei
sarebbe dovuta partire la mattina ( questa mattina) prima delle sei, Erika
risolveva il nostro distacco nella formulazione del più sentito
ringraziamento, per averle consentito di parlare di ciò di cui non le era
dato in genere di parlare con altri.
( Eventuale aggiunta:
Che le parole di Erika, e il loro tono, nel distacco non le
sollecitasse alcun attaccamento sentimentale (affettivo) alla mia persona,
mi recava in tal modo *ampio sollievo, risparmiandomi, per distanziarla,
qualsiasi confessione sulla mia irregolarità di uomo, di doverle rivelare
come non dovesse sorprendersi che la stessa persona che le aveva parlato
in tali termini di fede e di musica e dell' arte di scrivere, potesse
avere in animo di volgersi a una vita che la generalità degli uomini
ritroverebbe indegna e scandalosa.
" Non meravigliatevi, se mi
ritrovaste malfamato.Poichè ho bisogno di finire molto più in basso di
quanto non possiate supporre.
Altrimenti mi interessa soltanto che tutto al più presta finisca.")
E si risolveva in una formalità
banale lo scambio di rito degli indirizzi.
" Perchè possiate
informarmi, rimediavo la cosa, se mai un giorno eseguirete musica all'
arpa nella nostra città.
E riconoscere che si tratta di
voi, quando il vostro nome lo ritroverò sul retro di un disco Deutsche
Grammophon..."
" Ma io,... no, è giusto,
vero, è così come pensate, io suono per davvero per riuscire come
interprete"
Ed all' atto di salutarmi, infine
già sulla soglia:
" E voi non datevi pena del
vostro nome. E' un nome importante, credetemi ".
....................................
vedi cartella Lautrec
L' ultima domenica - versione
ulteriore
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...........................
Il blu del mare si era fatto tutto
intorno celestiale, invetriatosi in verdi
trasparenze smeraldine, che illividivano illividenti tra gli
scogli, si schiarivano schiarentisi terse sui fondali sabbiosi.
Vedi Vacanze Sarde II
Quando tra sabato e domenica ho
lasciato Erika che era quasi mezzanotte, non avevo dubbi che intanto G.,
comunque per lui fosse andata con le ragazze francesi, stesse facendo del
sesso in qualche raduno , benchè con il suo compagno notturno, prima di
lasciare l' ostello, avesse solo alluso a intavolare una
spaghettata in casa di amiche.
E trascorrevo insonne la notte, finchè G. non rientrava
ch'erano quasi le quattro, ripulendosi le mani al lavandino e sprofondando
nel sonno.
Il suo amico che gli era venuto
dietro per urinare, ritrovandomi in piedi
mi chiedeva s'ero ancora sveglio perchè fossi in partenza.
Presumo che intendesse tentare di
riuscire a provare se poteva fare lì in camerata quello che è
ridisceso a praticare in macchina fino alla sei, quando è rientrato di
nuovo prima che avessi ancora potuto assopirmi.
Intanto io m'ero acquietato, e
avevo preso sonno, al fatto che G. fosse lì accanto e riposasse dormiente
quale il fanciullo che non era, nei suoi lineamenti che si erano rifatti
quelli di un adolescente non ancora virile, amabile quale l' Endemione
favorito di ogni luna.
Quando dopo qualche ora mi
ridestavo dal sonno, mi sono
detto che dato il ritardo del loro rientro e con il quale si erano
addormentati, sarebbe risultata vana e fittizia, restando lì ancora, ogni
sicronizzazione del mio levarmi con il loro, sicchè facevo colazione da
solo in refettorio , e acquistato il giornale a Fertilia andavo al mare
nella vicina spiaggia delle Bombarde, rinunciando a fare ritornoare
nel pomeriggio a Stentino.
E l' alacrità del passo con cui
raggiungevo l' arenile, la frescura inebriante delle acque nelle quali
una, due, tre volte tornavo ad immergermi e a nuotare, mi infondevano la
gioia vitale dell' integrità fisica ritrovata, nella beatitudine
refrigerante di quelle acque marine.
Era così esaltante il senso della
mia pienezza fisica che vi recuperavo ritrovavo, che vi si
stemperava l'asperità ( acuzie) del
mio tormento sessuale amoroso, e vi rinvenivo nel moto e nel
nuoto un' eccedenza fisica, e interiore, che mi fortificava nella mia
amicizia amorosa per Gregory.
Ma come rientravo all' ostello e
non lo ritrovavo, eccomi di nuovo succube della mia pena, perduta ogni
forza, che mi tormentavo a davo la pena di ricercarlo invano nel
centro di Fertilia, prima di desisterne e rimettermi in cammino per la
spiaggia più distante -di quella precedente- del Lazzaretto.
E di nuovo quel Il lungo
tratto percorso mi tonificava, e arrivato infine alla spiaggia, mi
vivificava ritrovarvi i la presenza dei ragazzi francesi
sopraggiunti all' ostello .
Salutatili e bene accetto presso
di loro, quando ho chiesto chiedevo
se potevo distendermi con il mio asciugamani presso di loro, ne ero
accolto e stimolatone anche dalla prossimità fisica, mi sospingevo più
volte al largo nel nuoto, sino a raggiungere, nell' acqua freschissima, i panfili ch'erano all' ancora, oltre ogni altro che stesse
nuotando natante.
" C'est mieux que le sexe-
scherzavo al ritorno, con l'adolescente francese che mi era accanto sulla
spiaggia, lo stesso, che tutta la notte precedente, era rimasto da solo in
camerata nell' attesa del rientro degli altri, pur se era ricaduto
frattanto nel sonno, dal quale quando l'avevo risvegliato solo
con dei buffettini insistenti sullle guance, per sapere da lui dove mai i
suoi compagni fossero finiti .
Intanto il blu del mare si era fatto tutto intorno celestiale,
invetriandosi invetriato in verdi
trasparenze smeraldine, che illividivano tra gli scogli, si schiarivano
terse sui fondali sabbiosi.
" E comunque il nuoto è
meglio del sesso per il corpo- ribadivo a quel ragazzo nel correggermi. Ero
così contento anche perchè nella prima giornata del campionato di
calcio, di cui avevo ascoltato la telecronaca tra una nuotata e l' altra,
presso dei cagliaritani tifosi della squadra della loro città che
tenevano accesa la radio, la mia squadra beneamata aveva riportata una
vittoria iniziale.
Solo il ragazzo che avevo sorpreso
nel manipolarsi, seguitava a mostrare una diffidenza e una riserva
sospettosa nei miei confronti, che seguitava ad espruimermi guardandomi di
sott in su, quindi con un' inequivocabile battuta, maliziosamente
insinuante:
" Est. ce - que vous etes ici pour votre recerche artistique
cui non replicavo affatto, per
lasciargli capire che avevo inteso ma che non ne raccoglievo la
provocazione.
E quando mi rialzavo per partire,
rifiutavo pur anche l'offerta di un passaggio sul loro furgone, dei
francesi, per provare il piacere di avere ancora l' energia di tutte le
energie per ritornare a piedi all' ostello.
E come già all'andata, dopo
essermi sfamato con un panino con il pecorino sardo, incurante delle
vetture che a passo d'uomo mi rallentavano accanto, delle loro discariche
di gas ammorbanti, riprendevo il passo al canto del più lirico repertorio
d' opera,
sublimando nell' "Ah, non
credea mirarti," nel" Tutto è sciolto", l' insinuarsi
della pena che se pur se avessi
rivisto di li a poco Gregory, avrei
rivisto G., sarebbe stato solo in vista di per un
suo ulteriore abbandono anche quella sera prima di quello
definitivo.
Ero di rientro all' ostello quand ch'
era già ora di cena, e infine lui rieccolo, in camerata, esultando
nella mia esultanza che mi raccontai con piacere della sua
giornata, di come con la sua compagnia di ventura l'abbia trascorsa nei
paraggi fra una spiaggia e l'altra, delle quali l'ha particolarmente
impressionato quella di Porto ferro, per la violenza con la quale il mare
vi si dibatteva. Al che io esultante di essergli gradito, mi esalto ancora
oltre, nel dirgli del tutto il godimento fisico la gioia fisica
con la quale con il quale avevo nuotato inesausto tutto quel giorno,
di quanto fossi stato felice di ritrovarmi ancora integro nel corpo.
Gli comunicoavo, nel
trasporto, tutta la mia passione agonistica per la bici ed il calcio, le
glorie sportive di cui la mia famiglia si fregiava nel ciclismo.
Ma intanto lui già si
distaccava indifferente, e io che già mi ritrovo già
solo in branda con il solo mio corpo, appena uscito pulito e fresco
dalla doccia, pur nel riacuirsi della pena che vi era confitta, mi felicitavo
almeno di adempiermi come uomo pagano, che ho ritrovato il gusto
per la mia gioia fisica nel nel ritrovato gusto per la mia gioia fisica
del prendermi cura di me.
Vedi appunti in cartella Loutrec
28 agosto 95
Poi al rientro ulteriore ancora
dal mare, e quando infine il ragazzo è sopraggiunto, era
esaltato e tutto felice di dirmi dove era stato anch' egli nei
dintorni al mare, quanto e che perchè Porto ferro lo
aveva impressionato tanto per la violenza del mare dei flutti,
ed era già intento a uscire di nuovo, allorchè quando presso la
soglia mi ha infine rivolto una domanda, quella domanda...
alla cui formulazione, alla
quale quant' era la mia soddisfazione fisica per il moto ed il nuoto
che avevo praticato durante tutto quel giorno, si è esaltata e ha
sobbalzato in divenuta gioia mentale, in esultanza, in beatitudine
integrale del di tutto il mio essere , nell'allucinazione mentale,
istantanea che semplicemente perchè mi aveva chiesto quando sarei
partito, egli potesse avere in animo di accertare il tempo che aveva quanto
tempo avesse ancora davanti, per attuare la natura sessuale l' aspetto
sessuale del nostro rapporto, ...
Mentre In sintonia, nel
tumulto interiore, ogni aspetto delle vicende, tra noi intercorse,
si riconfigurava veniva riconfigurando è riconfigurato
simultaneamente contemporaneamente secondo un profilo che
accreditava la cosa, in una versione che si faceva integralmente
demoniacale della sua natura reale, sotto le sue finte apparenze di
giovane dal nella cui *facies ( virtualità),
e il suo sembiante e dai i suoi modi cortesi ancora di
fanciullo, apparivano attendibili quanto la mia rispettabilità etica di
professore, quanto il rientro diurno nella domesticità di genitrici ed
educatrici doverose, delle donne sedate da ogni esaudimento particolare.
Tutto, in tale luce, sembrava
preludere indubitabilmente alla imminenza prossima della di una
materializzazione prossima sessuale del nostro rapporto: l'
ammiccamento del suo sguardo, nell' istante stesso in cui che
divenivo certo che era attesa e discrezione che mi avesse richiesto
attesa o discrezione, o la stessa freddezza scostante e poi la cortesia
formale usatami in quei giorni dal suo compagno notturno, dopo che G.
doveva avergli illustrato come nella sua ricerca illimitata del
piacere, si ripromettesse intendesse di trovare soddisfazione
fisica anche con me.
per L'esperienza che
Un ragazzo attraente e che ci sapeva fare come lui, non poteva non
avere acquisito in altre e precedenti relazioni del genere che di
certo aveva già vissuto, e da cui indubbiamente aveva tratto l'
esperienza l' appagamento
la soddisfazione che con quelli come me gli omosessuali
tutto accadea e si consumai fino in fondo, (e) senza
il ritegno residuo che persiste tra un uomo e una donna, per la minore
estraneità fisica di corpi che siano simili negli organi sessuali nei
loro apparati sessuali....
Uscendo In un ' uscita escursione
di lì a poco nel centro di Fertilia, lo intravedevo intrattenersi intento
con una ragazza nella gelateria più frequentata più di richiamo,
e potevo così recarmi in pizzeria, al " Paguro", con la
certezza di non incontrarvelo o che vi sopraggiungesse, ove intanto che vi
degustavo i calamari e gamberetti di una frittura del golfo, del
ragazzo già assaporavo il glande ed i testicoli, dilinguavo l' ano nei
suo orli, risalivo a cercarne i capezzoli e la bocca adorata, provocavo la
commistione delle nostre lingue..., mentre mi ripetevevo le formule
preliminari di rito, che gli avrei bisbigliato prima di procedere negli
atti
" Sono qui, amico mio, per
fare tutto quello che vuoi, nient'altro che quello che vuoi...
Tu non limitarti nell' imporre,
per un falso riguardo per la mia natura. Per parte mia non ho con te che
un solo scrupolo, che una preoccupazione
soltanto: che dopo, noi due, possiamo guardarci negli occhi ancora più
amici."
Quasi che la supposizione di
tale modo di regolarsi del ragazzo nei miei riguardi, fosse compatibile
con alcun suo intento o spirito di amicizia nei miei riguardi...
Sono le stesse formulazioni,
eppure, che tuttora che ne scrivo nella desolazione triste del giorno
seguente, nuvoloso e ventoso in
scrosci di pioggia, a un tavolino di plastica del cortile dell' ostello,
si ripete e gli ripete ancora la mia disperazione quietata, pur in altre
forme e nelle mutate condizioni, dopo che ieri notte, quando tutto
pareva adempiersi per la mia illusività psicotica, allorchè lui
è rientrato più presto del solito e mi ha dato appuntamento a dopo,
egli ha fatto definitivamente ritorno in ostello solo per mettersi
a letto ed addormentarsi subito.
" Tu n'as pas à craidre, de me poser chaque question que tu voudras,
parce que je suis au dela de tout, dèjormais, que si de ça s'agit-il, je
suis disposé à te faire jouir, à ton service, par chaque trou de mon
corps,.... ou pour mieux dire, parce que il faut etre absolutement
sinceres, à jouir de te faire jouir comme ça,.... Aussi comme je
suis disposé à n'en faire rien, chaque conclusion m'est bonne, pourvu
que nous nous laissons en esprit d'amitié,
du tant ou du peu d'amitié qui survive entre nous encore".
In ciò che vengo così
ripetendogli mentalmente dicendogli tutt'ora, per l'ennesima volta,
ricorrendo ossessivamente la paura del seguito, che ugualmente ritorna
nella lettera a Kaled sono venuto ripensando a quante volte ricorra
ugualmente l' espressione "j'ai eu peur", nella lettera
indirizzata a Kaled, di cui ho appena iniziato a trascrivere la brutta
copia in una redazione ultima, mentre in.
Intanto in una ragazza dal volto
triste, che mi era poc'anzi accanto, su cui mi appuntavo per
distogliermi dai discorsi di ordinativi e di conti degli addetti all'
ostello, e leggevo sono venuto leggendo la mia identica pena di
attendere invano lo stesso ragazzo.
Ma ieri notte, tra il momento in
cui egli è rientrato giunto anzitempo e quello in cui è
sopraggiunto per appisolarsi, mentre io sentivo pronto ad accoglierlo il
mio corpo, integro e fragrante di pulizia, che estasi sognante, quale che
beatitudine, componevano in un unico flusso i rumori della strada e le
voci nel cortile e i gridii dei cani, in attesa che lui mi chiedesse, nel
plenilunio, di riunire i nostri letti, per riunire i nostri corpi,
e che le nostre mani vi iniziassero a tentarsi e a consultarsi, per
vincolarci nei baci e negli abbracci già intimi, e dispogliarci del
tutto, serrare i muscoli e
penetrarci gli sfinteri ani sfinteri dischiusi...
Oh, dunque il dio di ogni eccesso illimite
e di ogni nemesi, fosse Egli una numinosità pagana o la divinità deità
monoteista, ch' ero per questo pronto a riconoscere
irrevocabilmente, veniva soddisfacendo la preghiera che qui ancora ho
sulle labbra gli rivolgo qui ancora, e finalmente onorava e
premiava onorando la mia virtù, di avere saputo sapere
attendere il ragazzo più di ogni donna altra persona, quando
tuttora che non v'è nessun altra presenza ad accoglierlo in
cortile, che la mia intenta a scriverne.
Ma di un'auto, giù in strada,
avevo udito il sopraggiungere sopravvenire e l'arrestarsi di
colpo, l' auto su cui il ragazzo poteva essere risalito per un di
un possibile nuovo turbinio notturno del ragazzo..., al cui clangore si
erano fatte subito sgomente avevano infrangendo subitaneamente le mie
patologiche le mie illusioni sessuali, tanto quanto erano state
rapide a pullulare in come in pulsioni inevitabili, nel loro
insorgere, a dispetto di ogni continua continua evidenza di
continuo ad esse contraria, a sorgere a dispetto di ogni evidenza
contraria.
Eppure, quando il ragazzo si è
rigirato nel suo letto ed ha spento la luce, come la disillusione è
subentrata quietante al tumulto, la disillusione è subentrata senza
strazio al tumulto / (fervore), e nel sonno mi sono assopito di lì a
poco, per risvegliarmi stamani ad una pena banale, che si era ridotta alla
richiesta all' aspirazione che si lasci da me fotografare.
Con lui intenzionato inteso
e proteso a una chiarificazione ultima, a che mi dica se mai ha qualcosa
infine da chiedermi...
Un' ora dopo.
Svoltato l'angolo verso il
campetto di gioco l' interno dell' ostello, quando il ragazzo lo
credevo intento altrove in qualche suo spasso, eccolo che mi appare apparirmi
in fondo al cortile, insieme al gruppo dei francesi e delle francesine che
partiranno questo pomeriggio, investito del compito di scattare a loro
delle foto di gruppo.
Quale migliore occasione, da non
perdere, per prestarmi quale controfotografo in controcampo, e chiedere
anche a lui di riprenderlo ( "de l'immortaler") in una sua foto? E la pena allo scatto delle istantanee si è
momentaneamente alleviata, tra l' esuberanza sua e di quei cari giovani
francesi, per intristirsi ancora di più ma si è più ancora
intristita già quando ( appena) mi sono accorto, onniveggente e
impotente, che la pena della ragazza a cui mi ero affisato*, nello
scrivere, per davvero aveva un motivo identico al mio.
Li ho superati insieme, lui
e lei, ch' erano seduti a conversare con mestizia a un tavolino, per
distogliermene nel recarmi in Fertilia ad acquistare un ulteriore bloc
notes e un altro apparecchio Kodak usa e getta, e quando ho fatto ritorno
mi sono diretto dai francesi, perchè mi rilasciassero un recapito, o un
indirizzo, cui inoltrare una copia delle fotografie che avevo a loro
scattate.
Ho fatto in modo di avere quello
del giovane marocchino dell' età dei miei allievi, che più volte,
incrociandomi, mi ha manifestato fisicamente
il suo affetto, e il bisogno e il piacere di riceverne.
(Quando) Quando sono stato di
ritorno dal ragazzo belga, che , la giovane se ne veniva
distaccando, e ne ho profittato ed ho potuto così per mostrargli i
miei il mio complesso di apparecchietti fotografici d' uso e di
ricambio, tra i fogli sparsi e le carte da scrivere,
chiedendogli dicendogli confidenzialmente- e sul tavolo al
quale scrivo gli aghi dei pini cadono insieme con le pigne nel giorno
ventoso, e lui è rientrato nella sala d'ingresso per una telefonata,
mentre la ragazza vagola intorno-" Est-ce que je peux te prendre avec
une jeune fille? puisque ( parce que) tu es plus beau avec elle qu'
avec moi".
Quindi l' ho superato ed ho
seguitato a scrivere al tavolino successivo seguente, in una
giornata di tristezza e di addii che ci accomuna.
" Parce que, quelle qui soit l' affection, ce qui va au dela du sexe c'
est toujours le meme sentiment, aussi si ce qu' on aime, est un petit
animal en cage comme mon serin", secondo come desideravo
dirgli, mentre continuavo invece a scrivere. , a scrivere.
E intanto, a per ciò che
sento ed avverto nella sala di ingresso, crescono in me il timore, ed il
presagio, che lui parta ( possa partire) in anticipo al seguito della
ragazza, e la disperazione si fa già in me un acme acuto, che lo implora di
non perdermi, non perdermi..."
E lo raggiungo e gli chiedo se
parta, ( "Est-ce- que tu partes?),
" mais non" lui mi conforta, al che lo guardo, e gli
faccio intendere quanto non volessi che gravassimo l' uno all' sull'
altro, nello stringergli con affetto solidale d'amico la spalla ed
andarmene via.
revisionato il 14 febbraio 96
28 agosto 95, ancora
Sono come narcotizzato nei sensi e
inibito al ricordo, nella memoria tanto la tensione di fissarlo, e
ritenerne l' immagine, mi ha debilitato nella mente e nella memoria, ove
la sua bellezza immagine si riforma e ricompare a momenti e poi si
dissipa, ( si dissolve).
Eccolo che è sopraggiunto-e più
che il desiderio oramai ho il fastidio, se non il tedio o il disgusto,
di poterlo ancora incontrare; come se cadute la tensione e lo sforzo, la
finzione fosse terminata, caduta la tensione e lo sforzo, ed io
fossi stato troppo più forte di me stesso.
riveduto il 12 febbraio 1996
L' ultima sera in pizzeria
Non fosse stato per gli altri
dell' ostello, quando lui salutandomi non me ne aveva parlato, Ieri
sera sono stati ieri sera gli altri dell' ostello a
invitarmi alla loro cena in comune in pizzeria, quando lui non di certo
lui che si era per questo unito a loro, e che salutandomi non
me ne aveva affatto parlato affatto. Dopo che mi sono seduto di lato alla
destra del ragazzo, distante da lui di un posto intermedio, ch' era in
angolo, il factotum gestore dell' ostello mi ha invitato invano a
lasciare quel il posto che occupavo per il suo, ch' era
di fronte al mio, benchè fosse simmetricamente
equidistante dal fuoco di ogni mia attenzione, per questo
colmandomi invano di ogni offerta possibile pur di riunirsi sedere
ov'io mi ero situato, e pur di per riunirsi in una serie di
giochi con dei suoi sodali.
Se io La ragione per la quale
non intendevo per alcuna ragione rinunciare a quel al mio posto,
era perchè che rispetto alle delle due giovani italiane di
Bergamo, che attorniavano il mio bell' amico belga,, vi
risultavo contiguo a quella con la quale mi era più facile entrare in
discorso rapporto, e che mi era consentito che e che poteva
sollecitarmi od offrirmi sollecitasse o mi offrisse l' occasione
per qualche motto di spirito.
Pur di riunirsi allora ai suoi
accoliti*, gestore visto inutile ogni suo sforzo nei miei riguardi,
il factotum dell' ostello scambiava allora il suo posto con quello
di una fresca recente sua ospite dell' ostello che mi si
sedeva di fronte, appena sopraggiunta, un donnone spaventevole e
cespuglioso che mi si piazzava situava orribile orrendo
davanti, dando segni inquietanti evidenti con un fare di
di una remissività domesticata che appariva alquanto
sospetta(bile) di primitivismo mentale, già nello sguardo cascante sotto
i gran palpebroni che ruotava intorno.
E le sue sortite, a immediata
riprova, inducevano noi astanti a uno sconcerto sgomento, che solo il
riguardo o il disagio per ciò che lei appariva essere, trattenevano in un
sorriso a fior di labbra.
Non che dicesse assurdità
illogiche, piuttosto ci riversava precipitava addosso il flusso
incondito di coscienza delle sua sortite mentali, senza alcun
ritegno o riguardo che funzionasse da filtro di sorta, sicchè ci
sbraitava gridando a gran voce che cosa le suscitava di dentro,
ogni sussulto o soprassalto di reminescenze e avversioni, strepitando d'
improvviso che " mal-vasia!" era il nome del vino così buono
che aveva bevuto a Lipari, nell' ostello, ma, ci interrogava anche con
lo sguardo, c'eravamo mai stati in quello di Malta?, quello sì che era
economico, anche se aveva era con addirittura la piscina all' interno,
di cui le era venuta in mente la denominazione all' istante, ah, peccato
che fosse una bionda, la donna che richiamava l' attenzione generale della
sala all' atto di levarsi per andarsene al levarsi con la sua
compagnia, perchè come è vero di tutte le bionde non c'era certo da
fidarsene, lei non le soffriva proprio, ah no,
di sicuro...
Ed io che in quel convito avrei
voluto intendevo defilarmi, per esservi ancor più un' assenza più
che una presenza discreta, dal suo ingombro frontale ero pressocchè
interdetto come potevo adesso a dialogare in amabilità di sguardi
con il mio caro ragazzo belga, a illuminarne il sorriso con
interrogativi od osservazioni ironiche frizzanti di spirito, se di
fronte all' ebetudine esteriore gonza di quel volto, a ogni sortita
estemporanea che ne esternava la bocca, dovevo intimarmi gli sforzi più
ardui per raffrenare il riso, e sfumarlo nelle allusività vaghità
a fior di labbra di sorrisi e delle circonvoluzioni dello sguardo
perplesso.
" Se lo dice lei, che le
bionde sono malevole....".
Non v'era imperativo categorico
che allo scopo non venissi per questo intanto richiamando, pur di per
raffrenare disarmare il sopravanzare del ridere, facendo appello per
questo alla mia dignità di professore di cui ero stato investito
dal gruppo, e a come e quanto, in tale mio ruolo, abbia avessi
precettato al riguardo dovuto, i miei allievi che fossero che
fossero risultati recidivi nello irridere i dei difetti altrui, ma
ahimè, quanto più mi intimivavo di non riderele in faccia, a quel
donnone linguacciuto, l' impulso si sfrenava irresistibile.
"E perchè mai trattenermi,
in nome mai di quali sacri principi della dignità umana,- ma ho finito
per chiedermi mi chiedevo esausto di contrarmi,- se l' orchessa, nella sua ispidità cespugliosa, seguitava
intanto a spropositare senza
ritegno contro le femmine che fossero rosse di pelo, incattivendo
nell' eruzione fattasi cutanea della sempre più a fior di pelle
nella sua avversione eruttiva ata. tracimante.
" Quelle scapigliate come
lei, invece...", sbottavo, intanto che mi ripetevo sempre più invano
che non dovevo ridere, non dovevo ridere, nell' irrigidimento
contorsionistico di ogni mio muscolo facciale,- ma perchè mai, dio mio,
se lei non si conteneva nelle sue strampalaggini iraconde,
avverse ostili a ogni sorta donna che nella sala fosse
vistosa si ponesse in vista e alla dilei categoria, perchè
mai trattenermi, anche ora che finivano così le mie vacanze, serrando il
capo strizzandomi il cervello fra le mani, staccandovi i contatti,
per non fargli connettere farne uscire le idee più cattive così
malignamente spontanee, farle uscire irresistibilmente esilaranti...
Debbo pur dire il vero,
confessandolo, quel contorcermi mimico per non sbellicarmi in una risata
che le esplodesse a lei in faccia, mi rendeva compiaciuto che
potessi rivelarmi mi rivelassi così al ragazzo nell'aspetto più
ilare del mio carattere, provocandone, non dubitavo, una sua più forte viva
simpatia per la mia persona.
Ma quando pareva che avessi
trovato il modo di arginare la tracimazione, ecco, che superata la piena,
risollevo la faccia per ricompormi infine nel guardarla, proprio
mentre quando lei allora s'avventa sull' enorme boccone
tranciato di un quarto di pizza, spalancando una voragine cavernicola, così
spaventevole, che io nell'enorme donna sovrastante il boccone, vedo
Polifemo che addenta i compagni di Ulisse.
Sicchè un riso folle mi si
scatena in corpo, in contrazioni gastroenteriche che mi fanno ritorcere riverso
in sussulti irrefrenabili, inerpicando lo sghignazzare frenato in
singulti, così acuiti in singhozzi,
in cui inerpico lo sghignazzare frenato, così deformandoli, per
cammuffarli, che lasciano fanno supporre agli astanti il pianto
più che il riso.
"Diciamo, diciamo.... pure
che piango (è) perchè domani parto e sono triste", dico agli
astanti che ne sono allarmati , mentre nascondendovi il volto, dove ricade
la tovaglia mi sottraggo ad ogni indagine sorpresa, lasciando che sia la
giovane accanto che ha inteso che rido e perchè mai il mio riso,
ad assicurare con me complice che sono esilarato chi è nel dubbio.
" Va bene,... va benissimo
come spiegazione...", mentre il riso si fa peristalsi facciale, una
distrofia mimica che negli sguardi occhieggia in sù, si storce in giù,
sbircia a sinistra o a destra e ancora a sinistra e a destra un' altra
volta ancora, pur di sottrarsi alla visione scatenante della
divoratrice frontale di quel trancio di pizza, e non spararle in faccia esploderle
davanti nella la rivelazione brutale che è lei, null' altro che lei, di
essere lei animalesa gigante, la causa scatenante del riderle così
platealmente in faccia della mia una risata in faccia .
E fissando il piatto senza levare
lo sguardo, cerco quindi di concentrarmi come un maniscalco nelle
operazioni del taglio della pizza, o nello sciacquattio in bocca della
birra, ma senza trovarvi scampo a un' ilarità che siri acuisce,
irrefrenabile, di nuovo trabocca e si fa generale, suscita interrogazioni
perplesse, in chi ancora lo ignori, su quale ne sia stata (per la
precisione) la portentosa ragione.
revisionto il 14 febbraio
1996/ il 12luglio 1996
Qualcuno, come è ovvio, inizia a
supporre e a chiedermi se il fattore esilarante non sia stato il vino, se
non abbia già troppo bevuto, al che io faccio presente che entrambi i
bicchieri che mi fronteggiano sono ambedue affatto pieni.
Ma a tali supposizioni a ciò
in me si fa largo insorge il timore inizia a farsi concreto,
che qualcuno possa ritenere che io abbia inteso buffoneggiare, insorge l'
apprensione che se non riargino al più presto il mio ridere esilarante eclatante,
al ragazzo belga la cosa possa spiacere e risultare penosa.
E mi alzo, come posso, chiedo
scusa agli astanti e vado in bagno, con le risa in corpo che mi
perseguitano, in sussulti, (e) mi imbarazzano tra i presenti fra le cui
sedie mi defilo, finchè non posso richiudermi nello stanzino e scoppiarvi
in piedi dal ridere, e debbo finanche appoggiarmi alla specchiera per
reggermi.
Cerco di lavarmi il volto e le
mani, sembra davvero arrestarsi il ridacchìo e invece riprende precipita,
si arresta poi finalmente di fatto e mi lavo le mani e la faccia,
sicchè esco e quando risiedo mi riassalta ricomincia di nuovo...
E tra mentre la vista che
balugina di lacrime, seguito a ritagliarmi la pizza residua in cineserie
di pezzettini sempre più minuscoli, sminuzzando una pizza che mi
risulterebbe diversamente squisita, non dovessi introiettarla tra il muco
che mi scende dal naso e s'impiastriccica, deglutirla mentre il singulto
delle risate fa del mio stomaco una betoniera in sussulto.
" E' un vero fioretto
terminare questa pizza", mi asciugo dal ridere,. pardon dal gran
pianto- mentre il mio commensale a sinistra mi si avvicina con la dovuta
circospezione, per chiedermi che cosa sia stato a farmi ancora ridere
tanto.
" E' stato... è stato l'
Orco, che ho visto..." riesco appena a dire, e non ho terminato che
tutti hanno inteso e si è ritrasmesso il contagio.
Finchè lo squasso infine
conosce una tregua, posso da me distogliere i soli crostoli che
restano della pizza, e guardare finalmente di nuovo in volto il donnone la
donna; che " dev' essere di sicuro stato il vino" si dice
sicura osserva, ed io annuisco confermo assicuro annuendo
col capo ed il riso di nuovo mi scuote di nuovo mi prorompe dirompe.
Ma rasciugate le ulteriori
lacrime, quando la riosservo, vedo che nel turgore brufoloso di quel
faccione gli occhi hanno assunto una polarità fissa, che li rapisce, la
stessa che vagheggia incantato il mio sguardo: il bellissimo volto, più
bello che mai, del ragazzo belga che ride scherzevole con le due ragazze
accanto, amabile e charmant.
Al che la fisso con pietà
consapevole, e il riso s'acquieta che ancora prorompe.
(Intanto nello scriverne il giorno
seguente, nella mente ritrovo il ragazzo che ride e mi rinfresca l' animo,
oramai distante, nella memoria ritrovo il caro ragazzo che ride e la
rinfresca, e la storia riprende verso una china di pena.
Da che durante la notte mi sono
risvegliato dal sonno sul traghetto verso Civitavecchia, il suo volto non
è ancora riapparso nella memoria, mentre a mia dannazione vi è
integralmente presente il faccione del donnone. E' una sorte di catastrofe
mentale, un lutto sgomento, il suo non riapparire che me lo sottrae*.
Cerco di riesumare la sua
corporatura, i suoi gesti, i colori e la foggia dei suoi indumenti in
questo o quell' episodio che lo coinvolse, nella speranza flebile tenue
di desumerne qualche balenio dei balenii del sembiante che
vi assunse, ma nulla mi riappare del volto che si porge, che mi scruta o
si volge assente, mi ammicca ridente o si schermisce in una celia o una
facezia amorosa; e riprendo il solo filo che mi resta della narrazione,
senz'altro scampo, all' annullamento suo annullamento mentale del
ragazzo, che il chiedergli che dal Belgio mi invii qualche sua immagine, o
telefonargli stasera stessa, all nell' ostello, perchè mi scusi(,)
con quella donna che gli era a lui accanto, della mia reazione
esasperata di ieri sera che ora vengo narrando, e spiegargli, per
giustificarmene, come dentro di me in me già in Sardegna era
cominciata la sua perdita interiore, l' annullamento della sua cara
immagine mentale, e che la tenacia insistente di quella donna, sempre più
indiscreta, in pizzeia me lo veniva sottraendo anche allo sguardo, proprio
mentre per questo sentivo il bisogno di guardarlo tanto intensamente, nel
meraviglioso sembiante che è venuto allora sempre più assumendo,
destreggiandosi nel destreggiarsi nelle schermaglie in cui lei lo
intrigava.)
Revisionato il 14 febbraio 96
" Lei è professore, vero, -
mi chiede a conferma, come mi sono normalizzato, l'ospite dell' ostello
che siede alla mia destra, un uomo oltre la trentina, operaio, anche lui
del Bergamasco, come gli altri adulti attavolati che vi alloggiano.
E mi inizia a chiedere e s'inizia
a parlare della scuola,
della situazione generale dell'
Italia e del generale malcontento; lui è di sinistra, cioè di
Rifondazione comunista,
come mi si dichiara appena
gli dico che benchè non sia più un comunista, mi riduce a votare in tal
senso la mia disperazione miserevole di insegnante.
E intanto che ne parlo, la mia
ilarità precedente si converte commuta in esasperazione politica,
riaggalla dalla sua rassegnazione tutto quanto il furore civile che mi è
ho imploso di dentro ha esacerbato durante le vacanze l'estate,
e che ho sedato tacitato consentendomi infine di andare in vacanza,
mentre non vedo l' ora di interrompermi e di volgere di nuovo lo sguardo
al mio caro ragazzo belga, dal quale, per non imbarazzarlo, ho
cercato di distrarlo durante i preliminari del ritrovo a cena, e poi non
l' ho volto mentre ridevo irrefrenabilmente, perchè non credesse che
cercavo in lui lo spettatore di una per non cercare in lui lo
spettatore di una commedia (che potesse allora sembrargli)
allestita in suo onore.
E lo scruto finalmente, e vedo che
la donna che gli era al fianco sul lato opposto al mio , di lui più
adulta e di età mediana tra la mia e la sua quella del ragazzo, lo
sta intrigando in malie da lui ammaliata, trattenendogli la mano e
indagando i cordami che ha al polso.
Accade allora che Quando
quel bovide enorme di donnone che li osserva, nello stupore unanime di chi
la sente, leva la voce e chiede al ragazzo:
" Tu li hai fatti dei peccati
sessuali?".
Nella sua immediatezza,
folgorante, la domanda è
prontamente recepita e ripresa dalla donna che celia con il mio
giovane uomo, porgendogliela a sua volta con fare insinuante.
Il suo tono sottovoce non mi
consente di capire i suoi rigiri, nè intendo afferrare che dice il mio
giovane, lui lo vedo soltanto, e mi basta, farsi splendidamente innocente
e reticente, nel divertito sembiant(e,) tanto più elusivo, e
fresco fragrante d' incanto, quanto più lei si fa incalzante,
nella cui sua stretta egli perseverando a nella sua
perseveranza a sottrarsi negarsi ad ogni rivelazione e
confessione di peccati che intenda averne.
Così bello ed ammaliante io non
l' ho visto mai, sono tutto uno sguardo intento a coglierne il mutevole
fascino, nell' apprensione della mente di venire già perdendo in
sua assenza ogni suo lineamento.
E quando mi si porge e gli si
offre del mirto, l' aperitivo sardo, per un istante lui volge la sua
attenzione, e la sua gratitudine, a questo devoto del suo splendido volto,
e mi estasia invitandomi a brindare con lui.
Ma mentre così io ascendo in un
paradiso edenico in Paradiso, la donna lo rivolge a sè nei suoi
riguardi per invilupparlo più ancora intimamente, più
indiscretamente, chiedendogli, a quanto sento, se qualche peccato non
l'abbia compiuto anche oggi, recentissimo, con una delle francesine che
hanno lasciato l'ostello.
Lei è oramai una sorta di boa
costrictor che lo ravvolge nelle sue spire, il cui ingoio mi impedisce pur
anche, per non apparire io indiscreto, mi impedisce anche di
seguitare ad essere solo lo spettatore dell' incanto del mio ragazzo,
quando non ho più nemmeno domande da porgergli, nulla da chiedergli, e può
bastarmi mi basta limitarmi ad assistere al gioco d'altri...
Io per il quale giunto a Quando
quello ch' è mi resta Io
ch'è è l' ultimo giorno di cui dispongo con lui, per poterne fissare
e serbare l' immagine, che in me, per quanto è abbagliante non ha tenacia
alcuna d'imporsi, e senza la quale, la memoria, che mai potrà più
riattuarmi, dispero, della sua anima che mi è così cara, pur se mi
rifugge nel rifuggirmi puntuale la della sua gentilezza
costante, e la sua condotta, ad ogni istante, mi rivela ad ogni istante
pur nel rivelarmi che non sono mai niente per lui d' importante, ma
che importa, mai, quando sono consapevole che solo se non so
accogliere accettare di essere niente di niente per lui, posso
riuscirgli essergli forse qualcosa di toccante, la mia memoria, la
mia mente, la mia vita, che sentono sente di perderlo per sempre,
in anima e corpo e immagine residua, quando tutto il mio essere vorrebbe
farne un oggetto di devozione perpetua nella propria sua
solitudine, per potersi dire poi nell' orrore del resto: "non morire,
non darti la morte, che con la tua mente ne annienteresti oscureresti
perderesti per sempre la sua immagine cara..."
E la mia pena, di fronte a quella possessività femminina che
non recede al cospetto di niente, che non ha riguardo nemmeno del limite
estremo che mi sono posto, dopo che ogni istante, e ogni giorno, da che
sono stato fascinato dal ragazzo, ho saputo essere più forte di me
stesso, erompe in un urlo che mi rivolta all' indietro e mi fa inveire
contro la donna " Ed io poi sarei misogino...".
Subbuglio intorno, più che
sorpreso sconcerto, tanto il mio
affetto per il ragazzo, così come
l' ho purificato, è a tutti evidente e lecito.
Uno degli astanti, colui che si è
prestato ad apparire il fare più balordo del gruppo, "
pensi ai suoi alunni, professore, non si scomponga a quel modo, - mi
sollecita-pensi nel suo dolore a quello che soffrono quelli di Bosnia,
quelli sì che realmente soffrono.
E' il voler bene l' iportante..."
Si stanno raccogliendo intanto i
soldi per pagare la cena.
Ed io, ricompostomi, sull'orlo
spaventevole di quanto stavo precipitandomi a rivelare, stringo il braccio
con calore a quell' uomo, per significargli quanto gli sono grato di
quello che mi dice, e quanto sia in tutto d'accordo con lui.
......................... Potessi
ora parlargli gli direi quanto poco, se si ama, basterebbe se si ama,
d' attenzione o di riguardo dell' altro, perchè già tu ti senta per
sentirsi in Paradiso...
(E come siano incommensurabili
il mio orrore e quello bosniaco, la loro disperazione nell' annientamento
di ogni avere ed ogni caro, la mia sopravvenuta al colmo di ogni reale
delle possibilità di vita che mi è sono effettivamente concessea dall'
esistenza comune, che ciò di cui che soffrivo era tutto quello che potevo
avere da G., e da ogni ragazzo che potessi effettivamente amare...
Rientro in solitudine e in
solitudine mi svesto sulla branda, e stretto al mio corpo nudo mi rigiro
nella mia sofferenza, sono talmente confuso e ho ( provo) talmente
vergogna della mia reazione, dello stato ciclotimico di esaltazione
e di esasperazione depressa che ho palesato, che non me la sento di
ridiscendere in cortile ritornare da basso, per quanto sia
persusaso di avere avuto ragione.
Che diritto lei aveva di essere
così indiscreta con lui, torno a ripetermi, di chiedergli che cosa
abbia concluso delle sue conclusioni con la francesina, nella
volgarità di un ritrovo là dove chiunque era intorno poteva
sentire, e appunto perchè era lì presente, per non apparire lui come
un indiscreto, doveva volgere altrove lo sguardo e l' attenzione...
Passano i minuti, più di un' ora.
Lui alfine rientra con il suo amico.
Ed io smentendo ogni fermo
proposito che ho assunto nel frattempo, di scendo dalla branda per
chiedergli e gli chiedo di scusarmi per il mio atteggiamento, se io
che dovevo fargli da guida, e che invece ho ecceduto tanto in ogni
mio atteggiamento.
" Vous n'avez pas à vous excuser, monsieur, vos vous etes seulement
amusé, ce n'a été rien...".
Ce n' a été rien, ce n'a étè
rien, mi dico, non è stato niente,
perchè non sono niente per te, mi dico,
a lui dicendogli invece, di quel penso, che " io
non volevo affatto divertirmi così esageratamente tanto, a quel
modo deplorevole, poi... " (oh,) e dire che amo piuttosto le battute
fulminanti e secche....
Dunque, fradicio di lui,
sono stato io ancora "à m' éxcuser", a confondermi, ché
tanto io non posso accusarlo o condannarlo di niente...
No, non è giusto, non va bene,
debbo pur dirgli ( ciò) quel che penso, se intendo pur educarlo...
E quando già è in branda lo
raggiungo con indosso i soli slip, fosse per me e sento che vorrei
stargli accanto senza neanche quelli, per significargli così nudo del
tutto la mia animalità di cane devoto.
Lui è nell' ombra e io gli parlo
toccandogli la mano, per la prima volta nel criticarlo criticandolo
di alcunchè...
" Io mi sono comportato male
e me ne scuso, nel finale della cena, ma quella donna non doveva farsi così
insinuante, ella si è fatta troppo indiscreta, quando vi ha chiesto dei
vostri rapporti con la francese, al punto che per non essere io
indiscreto a mia volta, ho dovuto staccarmi da voi. E voi non dovevate
consentirle di farvi quelle domande. Non ne ha diritto solo perchè è una
donna. Forse che io vi ho mai posto, od ho mai pensato di porvi
domande del genere?"
" Ma rassicuratevi, amico mio
signore, che non è stato niente di serio, non è stato niente di
cui preoccuparvi di alcun peso ..."
Ed io con le mani che gli
lambiscono la guancia ed i capelli, lo accarezzo e mi ritiro nella
mia branda, e in una mia pace raggiunta inseguo invano la tregua del
sonno.
Pensando già, insonne, di come
divertirlo l'indomani, quando
dicendogli al suo risveglio che mi trovi già desto, " eh, mio
amico , j' ai compté jusqu' à huit millions de moutons, - gli dirò-,
mais je n'ai pas trouvé le sommeil..."
Mentre Nella mente ricorre
ricorrendo il ritornello che riacuiva la pena, che non prendeva sonno,
di quelle sue parole di conforto che " non conta niente, non è stato
niente, " dato che è così appunto perché non conto niente, non
sono niente io per te...".
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Nè in me, stamani, c'era più
pena e sofferenza stamani l'indomani, alla partenza, ma
piuttosto stanchezza e vergogna e fretta
di partire.
Tutto quello in cui poteva
consistere il mio rapporto in Sardegna col ragazzo, mi dicevo che si era
già compiuto ed estenuato, e
che restava solo qualche strascico ad epilogo, nel timore che accaddesse
piuttosto il peggio.
revisionato il 19 febbraio 1996*
il
12 luglio 1996
Anche ieri sera conversando
in pizzeria, durante i preliminari, prima che la crisi del riso
incontrollato avesse il sopravvento, seguitavo a riferirmi a lui solo
indirettamente e con distacco, come se io stesso affermassi
anticipando l' inevitabile, per soffrirne di meno mi stessi assumendo l'
onere il compito di precorrere tutte le distanze,
non più colmabili, che si frappongono tra noi e chi non appartiene
più alla nostra vita.
Così parlando dei futuri viaggi,
alla ragazza che mi stava accanto ho anticipato l' intento, quest'
inverno, di recarmi in Tunisia dove voglio raggiungere Kaled.
Con la determinazione amara di
cui tacevo era nascosta la ragione, di chi non si accinge solo
a un viaggio che , ma a una missione in cui è l'accettazione del
destino senso glorioso, o inglorioso che sia, che è il destino della propria vita, il del proprio
esito destino sessuale ed affettivo
con la sola persona che ci è consentita dalla sorte, non
importa se nell' unione coniugale più infelice o nel bordello della
propria abiezione sociale.
Una determinazione di cui oggi, a
freddo, non sento più che tutta l' imposizione forzata, tutta la
mancanza di risoluzione ad adempiersi, superando ogni ritrosia a cedere
a tutto ciò che di obbrobrioso comporti, perchè è la sola sorte
sessuale che mi resta.
Era il distanziamento che da
lui avevo altrimenti prefigurato, già in camerata, quando il
ragazzo belga era solo in attesa che il suo compagno fosse pronto
ad uscire.
" Eh, nella mia città,
dannazione, ritornerò a vivere la mia vita di morto vivente, perchè
debbo infine confessarvelo, non ve lo posso più nascondere, che in realtà
io sono uno zombie, mon cher ami.
Ed ogni sera che io sia dannato,
ho volto al faceto, mi incombe vhe se voglio ritrovare la vita, debbo
succhiare sangue di Vergine. Ed é ben duro, c'est très pénible, grazie
anche a te, ritrovarne ancora
di questi tempi..."
ma già il suo amico incombeva a
trascinarmelo via, intanto che io mi scusavo scherzosamente con lui, se
ero stato così terrificante...
L'ultimo giorno
E persisto ho persistito
insonne in branda per tutta la notte ed oltre l'alba, sul far del
mattino, finchè G.non si risveglia, ed io che vorrei un ultima
volta divertirlo, alleviando la pena e il disagio del distacco, mi sento
svuotato dall' insonnia di ogni fervore di spirito, ed ogni battuta o
intervento mi muore premeditato di dentro nella sua premeditazione,
anche per il differimento ulteriore che mi è imposto dalla sua
defecazione e dalle sue abluzioni nei bagni, e quando mi sforzo di
parlargli, di allietarlo, le parole mi si disarticolano penose in bocca.
Che addio miserabile, mi dico, è
da sperare soltanto che ogni tentativo di ravvivare il termine, qui in
Fertilia, di una relazione che dal vivo si è già conclusa giorni orsono,
non la precipiti verso la rottura disastrosa.
Quel disagio penoso permane tra
noi due anche in refettorio, dove non è presente alcuna ragazza e non
rimangono apparecchiati che tre posti, uno, quello cui mi siedo, in
posizione ineludibile strategica di fronte ai due che restano residui,
sicchè, anche per la sollecitazione ad usarmi riguardo che gli rivolge l'
uomo che è addetto alla sala, e che egli coadiuva nel riscaldare e
somministrare il latte, il mio ragazzo belga non può esimersi
dall' essere freddamente corretto nei miei confronti, e mi si siede
davanti con la ciotola fumante, pazientemente estraneandosi dal mio
cospetto.
Sinchè ad un certo punto, per
tentare un approccio ed un rimedio d'immagine, con lui torno con lui
farsescamente a scusarmi del mio degrado farsesco di ieri sera
al"Paguro", -" je v'assure que ce n'est pas le genre de
comicité que je préfere..."-, ma lui di me più saggio scuote il
capo, e mi fa cenno che è infine il caso di lasciare tranquillamente
perdere.
Così interdetto stoppato,
quel suo cenno tanto mi basta eppure per sospirare di sollievo, (dato
che ne è scongiurato) a scongiurare e insieme con il timore
d'essergli dispiaciuto, ne è scongiurato quello più allarmante che si
fosse smascherata la natura del mio affetto per lui, a tal punto la mia
disperazione era stata prossima a rivelarla, in una rulette russa dove
oramai non giocavo che a perdere tutto, allorchè la mia esplosione di
riso si è convertita in un' eruzione di furore rappreso, perchè da
quella donna più giovane lui
mi veniva sottratto anche allo sguardo, quand' era l' ultima sera che
eravamo ( stavamo) insieme. si fosse smascherata la natura del mio
affetto per lui,
Ma quando sopraggiunge il suo
compagno notturno e si siede al suo fianco, ciò che questi mi dice mi dà
l' occasione di porre al ragazzo un' ultima domanda questione
personale, su una sua affermazione che non ho dimenticato di ieri sera, e
che nel corso della notte mi si è sempre più impressa di dentro, che
aveva detto quando poco dopo che ci eravamo seduti, schermendosi a un
elogio rivoltogli, con tono remissivo e rassegnato con il quale ha
formulato una sentenza ch' era di condanna delle sue facoltà mentali.
" Ma Est- ce- que se
ricordo bene quello che hai detto tu stesso, ieri sera in pizzeria, tu non
ti consideri davvero uno intelligente?"
" Si", lui mi replica,
nel suo tono di voce mostrandomisi ancora più succube supino a di
tale giudizio di disistima fallimentare di se stesso, di quanto non
mi apparisse ieri sera .
" E' forse perchè hai
ripetuto due volte a scuola?".
" Si", lui mi annuisce
di nuovo, come sorpreso che abbia colto nel vero.
Gli dico che una bocciatura non è
una condanna mentale di un allievo, che non può rassegnarsi a una
bocciatura in Matematica ed in Informatica, che gli insegnanti
possono commettere e commettono spropositi nelle loro valutazioni, e
che l' intelligenza è la più varia multiforme, che vi è un'
intelligenza pratica oltre alle differenti forme di intelligenza richieste
nell' apprendimento dei vari saperi, e che non esiste la sola solo
l' intelligenza di cui il giudizio di quegli insegnanti lo ha ritenuto
carente, nel che, al suo sguardo che si fa partecipe e grato, egli
confortato da quanto gli dico, nel mentre mi conferma che nelle
altre discipline scolastiche va pur bene, sento l'anima infervorvarsi e
commuoversi, risollevata di avere trovato il discorso per di che
uscire dall' impasse; e com' è contenta di non avere che non abbia
dovuto per questo ricorrere a consistere in facezie di spirito, ma
a in parole che lo toccano e gli servono, e in virtù delle quali
la nostra vicenda non sopravvive più penosamente a se stessa, nel disagio
reciproco di stare insieme senza più nulla da dirci e da scambiarci, solo
per il protarsi irriducibile_ del soggiorno in comune; parole che
ridestano e ravvivano la sua attenzione e l' interesse per me, ne rendono trepidante
e a me riconoscente lo sguardo, che fino ad allora nel refettorio mi
ha eluso poco prima mi eludeva
con compito fastidio.
" Quando tu mi hai parlato
della tua predilezione per lo dello jugendstil, tu mi hai pur
espresso delle preferenze di gusto, e
questo è capacità di giudizio, è indubbia intelligenza...
Figurati che quando ebbi a insegnare in un Istituto scolastico di
geometri, per quasi tutti coloro, prossimi al diploma, edificare una casa
o uno stabilimento di maiali era lo stesso..."
Il giovane E lui ne è
sorpreso, quasi a una rivelazione, come se l' intelligenza, la sola
possibile, sia quella di cui il giudizio degli insegnanti in lui ha
accusato l' insufficienza.
Ma mentre così le mie parole
cercano di confortarlo sulle sue attitudini mentali, la mia mente
ripensa il io vado ripensando al suo atteggiamento trascorso, a come *mi
si sia rimesso a me come un bambino perchè gli indicassi mete balneari, alla
alla stessa immancabilità puntuale della cortesia che mi ha usato, nonostante
l'inesorabilità stessa per la quale benchè per lui non sia mai
stato determinante mai
stato una determinazione reale esistenziale, o il venir meno del
sentimento di simpatia e di amicizia per me, e mi viene da chiedermi sono
chiesto se la sua condotta stessa per la quale gli debbo riconoscenza
e gratitudine, per avere ridotto all' inevitabile l' inesorabile crudeltà
del suo atteggiamentola sua condotta, non sia da ascrivere a dei
servomeccanismi assimilati di una educazione superiore , laddove con quale
incontrovertibile intelligenza ha vissuto ogni suo gioco con il sesso
femminile, nel prendere e nel lasciare, nel differire e nel precipitare
gli esiti, nell' esercitare lo charme
dei suoi tours d'adresse di fanciullo già uomo con le donne più
adulte, o nell' intrigare le fanciulle, simultaneamente coinvolte,
indeterminando o precipitando gli esiti, ... ah, come è stato
irresistibilmente intelligente, in effetti, nel suo essere che a me lo
estranea, nel suo fare ch' è la ragione prima del dolore che sto
anestetizzando (rendendo insensibile. (cui mi sto insensibilizzando)).
" Appena sarò a casa,- dico
a lui ed al suo amico mentre vengo cosi pensando mi infervoro con lui
ed il suo amico, quasi che per loro la mia identità di scrittore
potesse essere più significativa di ogni altra che hanno di me
spertimentato, di quella stessa a loro più prossima di professore,- mi
metterò subito al computer, per trascrivere la mia storia di queste
vacanze sarde. Ne risulterà un libro meraviglioso... Qui ho vissuto molte
vicende interiori, anche se esteriormente può non essere apparso.
E lo tradurrò in francese, mon
ami flammand, per inviarvene una copia. Saprete allora come alla nostra
storia comune se ne sono mescolate altre due, una delle quali era presente
nella lettera che avreste dovuto correggermi..."; così alludendo
alla storia di Kaled, del mio torto che ho inflitto verso la
alla cui amicizia sessuale, la sofferenza che ho patito patita per
la mia irrilevanza all'adorato cospetto del giovane belga, era stata l'
espiazione inerente alla mia scelta che l'aveva disatteso alternativa;
in un rivolgimento per il quale era divenuta una mia colpa, l' essermi
sottratto a quelle vicissitudini esperienze che avevo vissuto l'
anno scorso come il mio degrado sino all' abiezione; due trame, l'una il
rovescio dell' altra, quella del mio rapporto con Kaled e di quello con il
ragazzo fiammingo, che
si sono intrecciate insieme con la storia della mia reiezione dell' umano
nel mio amore del mio amore (di reiezione dell' umano) antiumano
per il mio canarino, sino a non poter tollerare la sua morte eventuale e
poterle sopravvivere , dalla cui alienazione poteva distogliermi solo (
poteva distogliermi solo) l' il mio amore in cui mi sono reso più
forte di me stesso per questo ragazzo belga;( tanto forte, il mio
sentimento, quanto egli è rimasto a me estraneo ed indifferente,
meraviglioso a vedersi, e intoccabile, quale appunto per me si preserva il
mio canarino, perennemente a me disponibile nella sua convivenza domestica
come una Albertine che non può disparire, solo in quanto può
rifuggire in gabbia ogni intimità di contatti.
Tale la storia che questi giorni
sono stati e non sono stati. Talmente Gregory come mi è apparso mi
ha distaccato da tutto, ed io sono stato già oltre la morte eventuale del
mio canarino e il richiamo di Kaled.
Sicchè l' eventualità che il mio
uccellino non fosse più vivo
non mi è stata era più
fatale,; e la pena per la solitudine di Kaled, e la sua attrazione fisica,
insistevano dentro di me come un impulso inerte.
Sentendo di poter vivere anche
oltre lo scempio del cadaverino inerte e senza più canto del mio
uccellino, quanto il mio egoismo integro rimaneva refrattario a
ogni attesa di all' impatto di Kaled.
Ma anche la storia che questi
giorni non sono stati, e non sono stati, per quanto talmente
con Gregory mi è valso, e può ancora valermi, ch' io sia rassegnato a
tutto e incapace d'altro. Che nei rapporti umani io non abbia altra
risorsa che la mia impotenza.
Eppure in virtù grazie al
mio caro giovane belga, ne non sono più alienato dal
genere umano rientrato nel estraniato quanto prima dal genere umano,
ed è grazie a in virtù di quanto mi ha ispirato, grazie al mio
caro giovane belga, che mi
sono riappassionato e sono intenzionato a vivere di nuovo di
intensità di affetti e di rapporti sessuali sessualità
di rapporti.) )
In camerata, per ravvicinarmelo di
più, gli confesso che anch'io alle Superiori ero sempre insufficiente in
Matematica, ed accade ch' egli infine mi chieda qualcosa, la penna e poi
di aiutarlo a trascrivere la conferma del volo di giovedì per Bruxelles.
E torniamo a sorriderci
immancabilmente, puntualmente, e con sincerità reciproca, ogni
volta che torna a ringraziarmi di quanto mi debba.
Ma già nel lasciare l' ostello
per recarci io e lui ed il suo amico in centro a Fertilia, la foto che gli
scatto, mentre è seduto in cortile, lo sorprende che abbozza un sorriso
contrariato.
All' edicola, in attesa, gli
chiedo se le rivendite di giornali siano anche in Belgio un bazaar
multimediale come in Italia.
Lui mi sorride che no non
è di certo così.
Quando mi volto, intascato il
giornale, (lui) non c'è già più, sparito insieme al suo come
il suo amico.
Ma di lì a poco li rivedo con due
ragazze nella gelateria del centro dove prendo il caffé.
Per non recare fastidio, mi dico,
occorre che sia devo essere il più rapido che posso nel congedo.
" Debbo salutarvi, adesso,
perchè poi non mi ritroverete quando ritornerete all' ostello."
Non una parola di più.
Rientro al banco per bere il caffè,
esco ed incrocio per l' ultima volta possibile lo sguardo del ragazzo.
Il suo ultimo sguardo sorriso
che debba rivolgermi, non può essere di tedio da prammatica un
sorriso tediato di prammatica, mi dico.
Ed alzo allora il pollice a
significargli che deve essere, che dobbiamo essere entrambi dei
" numero uno", in tutto e per tutto nella vita.
Il che lui Come mi ricambia
con un grintoso sorriso e già si volta.
E tornerai alla tua città
e finita l' estasi in un volto
tornerai alla tua città,
ove non v' è parola o muro o
accanimento
che non ti dica che non hai che
vivere, che fare,
che non hai che solo il
respiro in corpo della tua fine
che hai solo la tua fine da
respirare,
in e anime e canto di
uccellini, cui riservare i grani,
purità di morte pregando,
di precorrerne morbi ed
agonie,
a identico divenire delle note
in gola
nel fogliame di luce nell' azzurro
dei cieli
l' identico termine di ogni cosa
che cessa,
al fogliame di luce nell'
azzurro dei cieli...
. a identico termine di ogni
nota cessante
......il fogliame di luce nell'
azzurro dei cieli,
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