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3, In Sardegna

7 agosto 95

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Ero ancora estasiato fino a poc'anzi, nel primo pomeriggio, della stretta di mano nella quale G. mi si è effuso ieri sera nel sentimento di sciolto ieri sera nell' effusione di reputarmi un vero amico, dopo che l' ho confortato della certezza quando ha inteso che non era per lui, che non era stato per ritrovarlo ad arte, che avevo finito per imbattermi in pizzeria ancora in pizzeria nella sua compagnia, ov'era che era costituita nella circostanza da due giovani donne italiane di Bergamo che non si stancavano di deliziarsi della sua bellezza, e da Erika dalla giovane arpista tedesca che è partita in aereo stamane, per congedarsi dalla quale gli altri avevano deciso di ritrovarsi insieme con lei a cenare, sincerandolo ma che ero sopraggiunto anch'io solo per Erika, per congedarmene, dopo che lei stessa nel cortile dell' ostello, prima che uscisse una mezz'ora prima, lei mi aveva invitato a riprendere i nostri discorsi della sera precedente, qualora anch'io uscendo l'avessi incontrata per Fertilia.

Ma come oggi, ch' è domenica, sono ritornato verso l'una dalla vicina spiaggia delle Bombarde, ove avevo nuotato a lungo e preso il sole, e non ho ritrovato nessun'altra sua traccia di lui che i panni in ammollo, la tristezza ( lo sconforto) mi ha prostrato, per come ( al per il modo in cui)  nei giorni ultimi agli sgoccioli che mi restano*, l'ho perduto di nuovo per effetto della la messa in atto della regola ferrea che ho dovuto impormi, di non farmi assolutamente mai trovare da lui, dove e quando possa supporre che io sia rimasto ad attenderlo, o (che) sia sopraggiunto appositamente per raggiungerlo; sicché stamane non sono rimasto più oltre in stanza, quando passate le dieci lui il ragazzo era ancora riverso nel sonno, dopo * essere rientrato il suo rientro verso le quattro con il suo compagno notturno, nel sonno in cui l'ho lungamente contemplato tra un soprassalto e l'altro,  con la mia usa e getta rubandogliene gli ho rubato un'immagine fotografica, che non troverà mai sviluppo, con la mia usa e getta, che sarebbe stata altrimenti meravigliosa, avendolo in essa poichè vi era sorpreso riverso sul cuscino e immerso dentro il nel biancore delle lenzuola nella sua carnagione abbronzata, come un meraviglioso Endimione fanciullo che sia radioso a un astro celeste solare.

- E poterlo fotografare, di lui fissare e preservarne l' immagine,  è l' ultima occasione e l' ultima chance residua della mia passione, vista l'incompatibilità assoluta delle nostre esistenze.

Ma al rientro, ciononostante, eppure speravo vanamente di ritrovarlo, mi ripromettevo di potere celiare con lui sulla scoperta della sua identità fiamminga, e di discorrergli di quanto ammiri la pittura delle Fiandre, l' arte di Van Eyk e e van der Weyden, e di Bruegel e Jordaens, e rivelargli  come sia stato sotto l'ascendente di Bruegel, che ho composto il mio racconto" La festa nuziale", identicamente ispirato a un'identica concezione di quanto sia bete la paysannerie universale...

E nei flutti del mare, mentre il sole tra le nuvole appariva e spariva, avevo modulato l' aria " Languir per una bella", per cantargliela sotto la doccia accanto, e poi, lungo la pineta, il " Non più andrai " delle Nozze, a commento dell' asserzione che anzichè un bel don Giovannino, come di lui dicevano di lui ieri sera le due giovani donne italiane bergamasche, sia egli piuttosto un Cherubino nella sua identità amorosa.

Tanto ( Talmente) confidavo speravo di ritrovarlo all' ostello, secondo una regolarità desunta dalla presunta che avevo rinvenuto nella sua condotta( giornaliera) antecedente, all' accadere di in un incontro che per lui fosse giustificato dal fatto che non ne fosse ancora partito per la sua nuova vita turbinosa, mentr'io vi ero naturalmente di ritorno da una mattinata in spiaggia.

A tal punto mi sono conformato ed ero conforme alla regola che ogni nostro incontro, tanto più nel poco tempo residuo, non può essere che assolutamente e non già apparentemente fortuito, e che deve seguitare a risultargli non ricercato nè voluto, per non essergli sgradito e riuscirgli invece caro.

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je suis ici que me sublime et que lui écris

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revisionato il 13 febbraio 1996.    

 

 

Il secondo colloquo sabato al Paguro

 

Vedi Vacanze Sarde II

 

Come ho avvertito il suo disappunto, perchè supponeva che anzichè Erika avessi ricercato invece lui, per imporgli suo malgrado di stare insieme con me, mi sono affannato a chiarirgli e a ribadirgli, al pari che agli altri astanti attavolati, prima ancora che nel tavolino per cinque che si si era fattosi angusto, mi liberassero scostandosi un cantuccio, come fossi sopraggiunto al Paguro per Erika, dopo che ero andato alla sua ricerca di Erika per tutta Fertilia, talmente mi stava a cuore, in effetti, riprendere con lei i nostri discorsi della sera prima, pur se nutrivo nei confronti di Erika, al pari di G. nei miei riguardi, l'apprensione che potessero riservarmi un esito sentimentale di cui fossi io invece l' oggetto.

Mentre mi veniva lasciato lo spazio di un posto tra il ragazzo belga ed Erika, la timidità di costei, che si mostrava vivamente dispiaciuta che l' avessi ricercata a lungo, più di quanto non intendesse lasciar trapelare l' interesse effettivo che l'aveva mossa a volermi reincontrare per poter parlare tra noi, mi manteneva in una situazione imbarazzante.

Mi accomodavo e potevo ordinare intanto una pizza, mentre venivano a loro servite quelle che avevano ordinato.

E interloquendo frattanto con le giovani, che intendevano intrigare il ragazzo belga con il dirlo un don Giovanni, dicevo che era piuttosto il caso di reputarlo mozartianamente un Cherubino, dato che come tante più giovani ragazze anche qualche Contessa ne era rimasta ammaliata, e soggiungendo, fresco d'averlo appreso, quanto singolare fosse anche la bellezza del suo nome.

" L'avessi, io, sarei già un artista bell e fatto, ed acclamato. Ed invece, in un sospiro ch'era un gemito alla loro richiesta di rivelare il mio, non senza avere premesso, a farmi forza, che se fossi stato germanico l' il mio nome equivalente sarebbe risultato essere Dietrich, rieccomi ad articolarne loro le sonorità, infittemi dentro come i chiodi di una Crocefissione; al che, esalato il mio nome, ne vedevo il volto ritrarsi in una smorfia repressa di inorridita sorpresa, tanto, mi racconsolavo, la mia denominazione strideva in contrasto con l'avvenenza del mio aspetto di uomo. E preso coraggio, ripreso fiato, dicevo loro quanta pena mi fosse costato portarlo, e quanto da giovane ne avessi fatta una tragedia, chiudendomi in stanza e scrivendone sui muri quanto odiassi quel mio nome e chi me l'aveva imposto, chissà per quale concependo * un ben miserevole progetto di mastro di bottega sulla mia esistenza...

Per il modo come parlandone me ne dilaceravo ancora, devo avere suscitato alcunchè nell' animo del mio giovane belga, se mi si è volto incontro a guardarmi con simpatia divertita.             

E quando delle due donne la meno giovane mi si è rivolta con un "lei", ho esalato un altro lamento, che intendeva essere di autoindulgenza ironica.

"Mio dio, come mi sento un vecchio a quel suo lei..."

Al che quella si è scusata, desolata, quando non ce n'era affatto il motivo, le ho soggiunto sorriso, dato che non c'era alcuna colpa, o indelicatezza, mancanza di riguardo, nell' usare con l' altro il pronome personale che spontaneamente ce ne suggerisce l' aspetto...

Ma s' infittiva, sul mio insinuarmi, la trama delle celie tra le due giovani e il ragazzo belga, a proposito delle sulle sue avventure e disavventure con le giovinette ragazze francesi ch'erano sopraggiunte nell' ostello, del suo rammarico di essere lì, fra noi, cortesemente garbato, anzichè intento con quelle in galanterie notturne.

Ed io ascoltavo ed ascoltavo e non dicevo più niente, felicemente apprensivo di essere tra accanto a G. e a quella cara giovane tedesca, che nella sua integrità, così luminosamente intensa, tuttavia nulla poteva avvertire sapere, di come in quegli istanti, la mia emozione e beatitudine fisica fosse solo e soltanto emozionato e beato di essere appresso al quel ragazzo. belga.

Sopraggiungeva intanto la pizza che avevo ordinato, mentre le due donne italiane insieme al mio giovane ragazzo lui beneamato si alzavano per pagare il conto ed andarsene: con una e nella loro sollecitudine premurosa in cui essi si mostravano invece consapevoli di come io fossi l'atteso di Erika, e lei la ragione del mio sopraggiungere: solo che in questo si compiva l' equivoco di fondo, diveniva l' equivoco per cui io ero e che io fossi riaccolto per questo nella pienezza della grazia del mio giovane belga, il quale salutandomi mi porgeva la mano con inusitato calore, e mi estasiava così congedandosi come mio amico:

" Mon ami...".

" Ed ora vi lasciamo, cosi potrete parlare meglio da soli..."

Quando E Quindi tutto l' empito, e il turbinio interiore, che avrei poi profuso nel colloquio con Erika, era di equivoco che ingenera equivoco, sarebbe stata era la trasfusione dell' estasi stessa che così il ragazzo, belga aveva in me suscitato con quella sua manifestazione inattesa d' amicizia, stringendomi calorosamente la mano, ora che credeva ch' io fossi premuroso solo di lei...

Erika, per me tanto così radiosa nel suo nubile aspetto, quanto poteva apparire talmente inappariscente e scialbao per chi non avesse avuto occhi che per le vistosità provocanti, mi stava intanto ascoltando in uno stato di sospensione in attesa; quando nel parlare di ostelli, le ho detto che ho iniziato a farvi ricorso in Israele.

Si è allora illuminata tutta, giovine e bambina, come l' altro giorno prima alla vista dell' arpa dei musicanti paraguagi, sfavillante della curiosità di sapere tutto del mio viaggio in Israele.

Ma è stato solo quando siamo usciti  da quel ristorante appena io ho finito di mangiare, per il suo ritegno a parlare di ciò che per lei è importante nella volgarità del chiasso di un locale pubblico, e ci siamo appartati a conversare su una panchina del lungomare, che ho finalmente inteso che anche lei era stata in Israele in quello stesso anno, e che intendeva confrontare l' esperienza che ne aveva fatto con la mia.

Ero stato sottoposto anch'io a controlli, o accertamenti particolari, all' ingresso o alla partenza da Israele? Voleva così accertare se per la sua nazionalità tedesca, cinquant'anni dopo dopo l' Olocausto, avesse subito fosse stata sottoposta a ispezioni o restrizioni speciali: ed io potevo confermarle che ero stato *sottoposto ugualmente anch'io alle medesime misure, dati i  visti d' ingresso nei  paesi arabi più ostili ad Israele che figuravano sul mio passaporto, alle medesime domande, interminabili, su dove mi fossi recato, con chi mi fossi incontrato, e dove, e quando, e per quali motivi e quali mai ragioni,  anche se non per la lungaggine estenuante di due ore, come le era ugualmente accaduto  all' aeroporto.

Quanto mi era amabile, la cara Erika, mentre nel narrarle del mio interrogatorio scandiva con il capo l' identicità del supplizio investigativo cui aveva dovuto prestarsi, trasfigurando nel riso la sua angoscia allora patita in sintonia.

Eravamo stati entrambi ad Akko, scoprivamo, entrambi nel medesimo ostello, che ci era piaciuto tanto nella sua ariosità marittima.

Ciò che di Israele aveva deluso Erika, invece, erano stati i giovani, mi diceva, che a scuola, per il rifiuto della cultura che ostentavano nel loro consumismo occidentale, dovevano porre ben seri problemi.

( aggiunta: Mi chiedeva Erika se ero stato anche a Tiberiade,

ed io le dicevo di come mi fossi sospinto oltre, nei luoghi più solitari ed evangelici di Tabgha e di Cafarnao, e le narravo del mio incontro con le due donne pellegrine, di come in un mio stato di solitudine e sconforto, mi avessero recato soccorso, a distanza, semplicemente lasciandomi da leggere in riva alla Chbiesa del Primato, le pagine del Vangelo che raccontano l' ultima apparizione di Cristo ai suoi discepoli su quelle acque.

Com'era sublime e semplice il dettato evangelico di quelle pagine, che mi aveva emozionato sino al pianto nel mio dolore di vivere, benchè non fossi nè cristiano né credente.

"E l' emozione che avete provato? ( E la commozione che vi ha suscitato?)- mi ha chiesto Erika, vivamente sorpresa che io non fossi cattolico, come naturalmente supponeva che fossi al pari di lei.

Anche delle pagine del buddismo o della fede islamica avevano potuto toccarmi a tal punto, le ho risposto, dicendole di come  rimanesse per me stupefacente, che nonostante l' ostica durezza di una certo suo volto, la legge coranica potesse muovere tanti mussulmani a una fede così soccorrevole dell' altro vissuta con tanta apertura di animo sguardo soccorrevole per l' altro.     

E ho preferito mi sono limitato ad limitarmi ad aggiungere che credo di non credere, tacendole del mio paganesimo incarnato e sofferente, di come non d/nella mia sola fede in atto abbia fede che nella realtà di una nemesi in natura, quale che sia il dio, o quali che siano le forze per le quali gli dei per i quali è in atto; una persuasione che mi preserva a una distanza che è di riguardo, e di disdegno, dal cattolicesimo in cui lei crede ha fede, come mi era accaduto di avvertire anche solo quel pomeriggio, a Castelsardo, dove nella cattedrale non avevo inteso consentire che con la contemplazione del mirabile ammanto della Vergine, e dei catatonici figuranti effigiati accoliti nella pala del maestro di Castelsardo, interferisse oltre quanto di profanamente libertino tutto il giorno ero venuto pensando, pur di sentirmi pari alla dissolutezza notturna del ragazzo belga e del suo compagno. + Fine eventuale aggiunta)     

Non potevo ritenere di certo, ho invece riannodato il discorso, che lei fosse stata in Israele per espiare un suo senso di colpa in quanto tedesca per l' olocausto .

Quali, allora, le ragioni di tanto suo interesse?

Le piaceva l' ebraico come lingua, mi diceva, e aveva tentato di impararlo insieme con l'arabo, rispetto al quale ( di cui) l' ebraico le era parso una lingua molto più bella. E tramite l' ebraico era l' yddisch che voleva apprendere, di cui aveva scoperto le similarità con il tedesco antico, e che da allora* rientra per lei in ciò che vuole conoscere del mondo germanico    *antecedente.

Ma era del presente che seguitavamo a parlare, delle difficoltà, di cui voleva sapere, del processo di pace fra Israeliani e Palestinesi che sostenevamo eravamo entrambi, del e perchè gli  accordi di pace siano stati rimessi in discussione, e differiti, dall' esito coincidente dei ricorrenti attentati e delle stragi di popolazione civile attuate dagli opposti estremismi.

Così come i giovani francesi di origine maghrebina mi avevano chiesto a che servissero gli attentati in Francia di integralisti islamici algerini, se non - avevo risposto- a indebolire ogni volontà in Algeria di pacificazione civile, tra le autorità e l' opposizione non terroristica.

A Erika facevo piuttosto presente il mutamento mentale che gli accordi richiedevano, nella psicologia politica della maggioranza degli israeliani, i quali ne erano chiamati a convertirsi ad una sicurezza assicurata dalla prosecuzione delle intese nonostante ogni provocazione terroristica, anzichè dalla reazione armata ad ogni attacco subito, che ostentasse un più forte e implacabile potere distruttivo e di morte.

Quando dopo mezzanotte rientravamo all' ostello, anche perchè risentivamo del freddolino notturno e lei sarebbe dovuta partire la mattina ( questa mattina) prima delle sei, Erika risolveva il nostro distacco nella formulazione del più sentito ringraziamento, per averle consentito di parlare di ciò di cui non le era dato in genere di parlare con altri.

( Eventuale aggiunta:

Che  le parole di Erika, e il loro tono, nel distacco non le sollecitasse alcun attaccamento sentimentale (affettivo) alla mia persona, mi recava in tal modo *ampio sollievo, risparmiandomi, per distanziarla, qualsiasi confessione sulla mia irregolarità di uomo, di doverle rivelare come non dovesse sorprendersi che la stessa persona che le aveva parlato in tali termini di fede e di musica e dell' arte di scrivere, potesse avere in animo di volgersi a una vita che la generalità degli uomini ritroverebbe indegna e scandalosa.

" Non meravigliatevi, se mi ritrovaste malfamato.Poichè ho bisogno di finire molto più in basso di quanto non  possiate supporre. Altrimenti mi interessa soltanto che tutto al più presta finisca.")   

E si risolveva in una formalità banale lo scambio di rito degli indirizzi.

" Perchè possiate informarmi, rimediavo la cosa, se mai un giorno eseguirete musica all' arpa nella nostra città.

E riconoscere che si tratta di voi, quando il vostro nome lo ritroverò sul retro di un disco Deutsche Grammophon..."

" Ma io,... no, è giusto, vero, è così come pensate, io suono per davvero per riuscire come interprete"

Ed all' atto di salutarmi, infine già sulla soglia:

" E voi non datevi pena del vostro nome. E' un nome importante, credetemi ".

       

 

 

 

   

       

 

 

 

 

 

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vedi cartella Lautrec

 

 

L' ultima domenica - versione ulteriore

 

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Il blu del mare si era fatto tutto intorno celestiale, invetriatosi in  verdi trasparenze smeraldine, che illividivano illividenti tra gli scogli, si schiarivano schiarentisi terse sui fondali sabbiosi.

 

Vedi Vacanze Sarde II

 

Quando tra sabato e domenica ho lasciato Erika che era quasi mezzanotte, non avevo dubbi che intanto G., comunque per lui fosse andata con le ragazze francesi, stesse facendo del sesso in qualche raduno , benchè con il suo compagno notturno, prima di lasciare l' ostello, avesse solo alluso a intavolare una spaghettata in casa di amiche.

E  trascorrevo insonne la notte, finchè G. non rientrava ch'erano quasi le quattro, ripulendosi le mani al lavandino e sprofondando nel sonno.

Il suo amico che gli era venuto dietro per urinare, ritrovandomi in  piedi mi chiedeva s'ero ancora sveglio perchè fossi in partenza. 

Presumo che intendesse tentare di riuscire a provare se poteva fare lì in camerata quello che è ridisceso a praticare in macchina fino alla sei, quando è rientrato di nuovo prima che avessi ancora potuto assopirmi.

Intanto io m'ero acquietato, e avevo preso sonno, al fatto che G. fosse lì accanto e riposasse dormiente quale il fanciullo che non era, nei suoi lineamenti che si erano rifatti quelli di un adolescente non ancora virile, amabile quale l' Endemione favorito di ogni luna.

Quando dopo qualche ora mi ridestavo  dal sonno, mi sono detto che dato il ritardo del loro rientro e con il quale si erano addormentati, sarebbe risultata vana e fittizia, restando lì ancora, ogni sicronizzazione del mio levarmi con il loro, sicchè facevo colazione da solo in refettorio , e acquistato il giornale a Fertilia andavo al mare nella vicina spiaggia delle Bombarde, rinunciando a fare ritornoare nel pomeriggio a Stentino.

E l' alacrità del passo con cui raggiungevo l' arenile, la frescura inebriante delle acque nelle quali una, due, tre volte tornavo ad immergermi e a nuotare, mi infondevano la gioia vitale dell' integrità fisica ritrovata, nella beatitudine refrigerante di quelle acque marine.

Era così esaltante il senso della mia pienezza fisica che vi recuperavo ritrovavo, che vi si stemperava l'asperità ( acuzie)  del mio tormento sessuale amoroso, e vi rinvenivo nel moto e nel nuoto un' eccedenza fisica, e interiore, che mi fortificava nella mia amicizia amorosa per Gregory.

Ma come rientravo all' ostello e non lo ritrovavo, eccomi di nuovo succube della mia pena, perduta ogni forza, che mi tormentavo a davo la pena di ricercarlo invano nel centro di Fertilia, prima di desisterne e rimettermi in cammino per la spiaggia più distante -di quella precedente- del Lazzaretto.

E di nuovo quel Il lungo tratto percorso mi tonificava, e arrivato infine alla spiaggia, mi vivificava ritrovarvi i la presenza dei ragazzi francesi sopraggiunti all' ostello .

Salutatili e bene accetto presso di loro, quando ho chiesto  chiedevo se potevo distendermi con il mio asciugamani presso di loro, ne ero accolto e stimolatone anche dalla prossimità fisica, mi sospingevo più volte al largo nel nuoto, sino a raggiungere, nell' acqua freschissima,  i panfili ch'erano all' ancora, oltre ogni altro che stesse nuotando natante.

" C'est mieux que le sexe- scherzavo al ritorno, con l'adolescente francese che mi era accanto sulla spiaggia, lo stesso, che tutta la notte precedente, era rimasto da solo in camerata nell' attesa del rientro degli altri, pur se era ricaduto frattanto nel sonno, dal quale quando l'avevo risvegliato solo con dei buffettini insistenti sullle guance, per sapere da lui dove mai i suoi compagni fossero finiti .   

 Intanto il blu del mare si era fatto tutto intorno celestiale, invetriandosi invetriato in  verdi trasparenze smeraldine, che illividivano tra gli scogli, si schiarivano terse sui fondali sabbiosi.

" E comunque il nuoto è meglio del sesso per il corpo- ribadivo a quel ragazzo nel correggermi. Ero così contento anche perchè nella prima giornata del campionato di calcio, di cui avevo ascoltato la telecronaca tra una nuotata e l' altra, presso dei cagliaritani tifosi della squadra della loro città che tenevano accesa la radio, la mia squadra beneamata aveva riportata una vittoria iniziale.

Solo il ragazzo che avevo sorpreso nel manipolarsi, seguitava a mostrare una diffidenza e una riserva sospettosa nei miei confronti, che seguitava ad espruimermi guardandomi di sott in su, quindi con un' inequivocabile battuta, maliziosamente insinuante:

" Est. ce - que vous etes ici pour votre recerche artistique

cui non replicavo affatto, per lasciargli capire che avevo inteso ma che non ne raccoglievo la provocazione. 

E quando mi rialzavo per partire, rifiutavo pur anche l'offerta di un passaggio sul loro furgone, dei francesi, per provare il piacere di avere ancora l' energia di tutte le energie per ritornare a piedi all' ostello.

E come già all'andata, dopo essermi sfamato con un panino con il pecorino sardo, incurante delle vetture che a passo d'uomo mi rallentavano accanto, delle loro discariche di gas ammorbanti, riprendevo il passo al canto del più lirico repertorio d' opera,

sublimando nell' "Ah, non credea mirarti," nel" Tutto è sciolto", l' insinuarsi della pena che se pur se  avessi rivisto di li a poco Gregory, avrei  rivisto G., sarebbe stato solo in vista di per un suo ulteriore abbandono anche quella sera prima di quello definitivo.

Ero di rientro all' ostello quand ch' era già ora di cena, e infine lui rieccolo, in camerata, esultando nella mia esultanza che mi raccontai con piacere della sua giornata, di come con la sua compagnia di ventura l'abbia trascorsa nei paraggi fra una spiaggia e l'altra, delle quali l'ha particolarmente impressionato quella di Porto ferro, per la violenza con la quale il mare vi si dibatteva. Al che io esultante di essergli gradito, mi esalto ancora oltre, nel dirgli del tutto il godimento fisico la gioia fisica con la quale con il quale avevo nuotato inesausto tutto quel giorno, di quanto fossi stato felice di ritrovarmi ancora integro nel corpo.

Gli comunicoavo, nel trasporto, tutta la mia passione agonistica per la bici ed il calcio, le glorie sportive di cui la mia famiglia si fregiava nel ciclismo.

Ma intanto lui già si distaccava indifferente, e io che già mi ritrovo già solo in branda con il solo mio corpo, appena uscito pulito e fresco dalla doccia, pur nel riacuirsi della pena che vi era confitta, mi felicitavo almeno di adempiermi come uomo pagano, che ho ritrovato il gusto per la mia gioia fisica nel nel ritrovato gusto per la mia gioia fisica del prendermi cura di me.      

 

 

Vedi appunti in cartella Loutrec

 

 

28 agosto 95

 

Poi al rientro ulteriore ancora dal mare, e quando infine il ragazzo è sopraggiunto, era esaltato e tutto felice di dirmi dove era stato anch' egli nei dintorni al mare, quanto e che perchè Porto ferro lo aveva impressionato tanto per la violenza del mare dei flutti, ed era già intento a uscire di nuovo, allorchè quando presso la soglia mi ha infine rivolto una domanda, quella domanda...

alla cui formulazione, alla quale quant' era la mia soddisfazione fisica per il moto ed il nuoto che avevo praticato durante tutto quel giorno, si è esaltata e ha sobbalzato in divenuta gioia mentale, in esultanza, in beatitudine integrale del di tutto il mio essere , nell'allucinazione mentale, istantanea che semplicemente perchè mi aveva chiesto quando sarei partito, egli potesse avere in animo di accertare il tempo che aveva quanto tempo avesse ancora davanti, per attuare la natura sessuale l' aspetto sessuale del nostro rapporto, ...

Mentre In sintonia, nel tumulto interiore, ogni aspetto delle vicende, tra noi intercorse, si riconfigurava veniva riconfigurando è riconfigurato simultaneamente contemporaneamente secondo un profilo che accreditava la cosa, in una versione che si faceva integralmente demoniacale della sua natura reale, sotto le sue finte apparenze di giovane dal nella cui *facies ( virtualità),  e il suo sembiante e dai i suoi modi cortesi ancora di fanciullo, apparivano attendibili quanto la mia rispettabilità etica di professore, quanto il rientro diurno nella domesticità di genitrici ed educatrici doverose, delle donne sedate da ogni esaudimento particolare.

Tutto, in tale luce, sembrava preludere indubitabilmente alla imminenza prossima della di una materializzazione prossima sessuale del nostro rapporto: l' ammiccamento del suo sguardo, nell' istante stesso in cui che divenivo certo che era attesa e discrezione che mi avesse richiesto attesa o discrezione, o la stessa freddezza scostante e poi la cortesia formale usatami in quei giorni dal suo compagno notturno, dopo che G. doveva avergli illustrato come nella sua ricerca illimitata del piacere, si ripromettesse intendesse di trovare soddisfazione fisica anche con me.

per L'esperienza che Un ragazzo attraente e che ci sapeva fare come lui, non poteva non avere acquisito in altre e precedenti relazioni del genere che di certo aveva già vissuto, e da cui indubbiamente aveva tratto l' esperienza  l' appagamento la soddisfazione che con quelli come me gli omosessuali tutto accadea e si consumai fino in fondo, (e) senza il ritegno residuo che persiste tra un uomo e una donna, per la minore estraneità fisica di corpi che siano simili negli organi sessuali nei loro apparati sessuali....

Uscendo In un ' uscita escursione di lì a poco nel centro di Fertilia, lo intravedevo intrattenersi intento con una ragazza nella gelateria più frequentata più di richiamo, e potevo così recarmi in pizzeria, al " Paguro", con la certezza di non incontrarvelo o che vi sopraggiungesse, ove intanto che vi degustavo i calamari e gamberetti di una frittura del golfo, del ragazzo già assaporavo il glande ed i testicoli, dilinguavo l' ano nei suo orli, risalivo a cercarne i capezzoli e la bocca adorata, provocavo la commistione delle nostre lingue..., mentre mi ripetevevo le formule preliminari di rito, che gli avrei bisbigliato prima di procedere negli atti

" Sono qui, amico mio, per fare tutto quello che vuoi, nient'altro che quello che vuoi...

Tu non limitarti nell' imporre, per un falso riguardo per la mia natura. Per parte mia non ho con te che un solo scrupolo, che una  preoccupazione soltanto: che dopo, noi due, possiamo guardarci negli occhi ancora più amici."

Quasi che la supposizione di tale modo di regolarsi del ragazzo nei miei riguardi, fosse compatibile con alcun suo intento o spirito di amicizia nei miei riguardi...

Sono le stesse formulazioni, eppure, che tuttora che ne scrivo nella desolazione triste del giorno seguente, nuvoloso e ventoso  in scrosci di pioggia, a un tavolino di plastica del cortile dell' ostello, si ripete e gli ripete ancora la mia disperazione quietata, pur in altre forme e nelle mutate condizioni, dopo che ieri notte, quando tutto pareva adempiersi per la mia illusività psicotica, allorchè lui è rientrato più presto del solito e mi ha dato appuntamento a dopo, egli ha fatto definitivamente ritorno in ostello solo per mettersi a letto ed addormentarsi subito.

" Tu n'as pas à craidre, de me poser chaque question que tu voudras, parce que je suis au dela de tout, dèjormais, que si de ça s'agit-il, je suis disposé à te faire jouir, à ton service, par chaque trou de mon corps,.... ou pour mieux dire, parce que il faut etre absolutement sinceres, à jouir de te faire jouir comme ça,.... Aussi comme je suis disposé à n'en faire rien, chaque conclusion m'est bonne, pourvu que nous nous laissons en esprit d'amitié,  du tant ou du peu d'amitié qui survive entre nous encore".

In ciò che vengo così ripetendogli mentalmente dicendogli tutt'ora, per l'ennesima volta, ricorrendo ossessivamente la paura del seguito, che ugualmente ritorna nella lettera a Kaled sono venuto ripensando a quante volte ricorra ugualmente l' espressione "j'ai eu peur", nella lettera indirizzata a Kaled, di cui ho appena iniziato a trascrivere la brutta copia in una redazione ultima, mentre in.

Intanto in una ragazza dal volto triste, che mi era poc'anzi accanto, su cui mi appuntavo per distogliermi dai discorsi di ordinativi e di conti degli addetti all' ostello, e leggevo sono venuto leggendo la mia identica pena di attendere invano lo stesso ragazzo.

Ma ieri notte, tra il momento in cui egli è rientrato giunto anzitempo e quello in cui è sopraggiunto per appisolarsi, mentre io sentivo pronto ad accoglierlo il mio corpo, integro e fragrante di pulizia, che estasi sognante, quale che beatitudine, componevano in un unico flusso i rumori della strada e le voci nel cortile e i gridii dei cani, in attesa che lui mi chiedesse, nel plenilunio, di riunire i nostri letti, per riunire i nostri corpi, e che le nostre mani vi iniziassero a tentarsi e a consultarsi, per vincolarci nei baci e negli abbracci già intimi, e dispogliarci del tutto,  serrare i muscoli e penetrarci gli sfinteri ani sfinteri dischiusi...

Oh, dunque il dio di ogni eccesso illimite e di ogni nemesi, fosse Egli una numinosità pagana o la divinità deità monoteista, ch' ero per questo pronto a riconoscere irrevocabilmente, veniva soddisfacendo la preghiera che qui ancora ho sulle labbra gli rivolgo qui ancora, e finalmente onorava e premiava onorando la mia virtù, di avere saputo sapere attendere il ragazzo più di ogni donna altra persona, quando tuttora che non v'è nessun altra presenza ad accoglierlo in cortile, che la mia intenta a scriverne.

Ma di un'auto, giù in strada,  avevo udito il sopraggiungere sopravvenire e l'arrestarsi di colpo, l' auto su cui il ragazzo poteva essere risalito per un di un possibile nuovo turbinio notturno del ragazzo..., al cui clangore si erano fatte subito sgomente avevano infrangendo subitaneamente le mie patologiche le mie illusioni sessuali, tanto quanto erano state rapide a pullulare in come in pulsioni inevitabili, nel loro insorgere, a dispetto di ogni continua continua evidenza di continuo ad esse contraria, a sorgere a dispetto di ogni evidenza contraria. 

Eppure, quando il ragazzo si è rigirato nel suo letto ed ha spento la luce, come la disillusione è subentrata quietante al tumulto, la disillusione è subentrata senza strazio al tumulto / (fervore), e nel sonno mi sono assopito di lì a poco, per risvegliarmi stamani ad una pena banale, che si era ridotta alla richiesta all' aspirazione che si lasci da me fotografare.

Con lui intenzionato inteso e proteso a una chiarificazione ultima, a che mi dica se mai ha qualcosa infine da chiedermi...

 

Un' ora dopo.

 

Svoltato l'angolo verso il campetto di gioco l' interno dell' ostello, quando il ragazzo lo credevo intento altrove in qualche suo spasso, eccolo che mi appare apparirmi in fondo al cortile, insieme al gruppo dei francesi e delle francesine che partiranno questo pomeriggio, investito del compito di scattare a loro delle foto di gruppo.

Quale migliore occasione, da non perdere, per prestarmi quale controfotografo in controcampo, e chiedere anche a lui di riprenderlo ( "de l'immortaler") in  una sua foto? E la pena allo scatto delle istantanee si è momentaneamente alleviata, tra l' esuberanza sua e di quei cari giovani francesi, per intristirsi ancora di più ma si è più ancora intristita già quando ( appena) mi sono accorto, onniveggente e impotente, che la pena della ragazza a cui mi ero affisato*, nello scrivere, per davvero aveva un motivo identico al mio.

Li ho superati insieme, lui e lei, ch' erano seduti a conversare con mestizia a un tavolino, per distogliermene nel recarmi in Fertilia ad acquistare un ulteriore bloc notes e un altro apparecchio Kodak usa e getta, e quando ho fatto ritorno mi sono diretto dai francesi, perchè mi rilasciassero un recapito, o un indirizzo, cui inoltrare una copia delle fotografie che avevo a loro scattate.

Ho fatto in modo di avere quello del giovane marocchino dell' età dei miei allievi, che più volte, incrociandomi, mi ha manifestato  fisicamente il suo affetto, e il bisogno e il piacere di riceverne.

(Quando) Quando sono stato di ritorno dal ragazzo belga, che , la giovane se ne veniva distaccando, e ne ho profittato ed ho potuto così per mostrargli i miei il mio complesso di apparecchietti fotografici d' uso e di ricambio, tra i fogli sparsi e le carte da scrivere,  chiedendogli dicendogli confidenzialmente- e sul tavolo al quale scrivo gli aghi dei pini cadono insieme con le pigne nel giorno ventoso, e lui è rientrato nella sala d'ingresso per una telefonata, mentre la ragazza vagola intorno-" Est-ce que je peux te prendre avec une jeune fille? puisque ( parce que) tu es plus beau avec elle qu' avec moi".

Quindi l' ho superato ed ho seguitato a scrivere al tavolino successivo seguente, in una giornata di tristezza e di addii che ci accomuna.

" Parce que, quelle qui soit l' affection, ce qui va au dela du sexe c' est toujours le meme sentiment, aussi si ce qu' on aime, est un petit animal en cage comme mon serin", secondo come desideravo dirgli, mentre continuavo invece a scrivere. , a scrivere.

E intanto, a per ciò che sento ed avverto nella sala di ingresso, crescono in me il timore, ed il presagio, che lui parta ( possa partire) in anticipo al seguito della ragazza, e la disperazione si fa già in me un acme acuto,  che lo implora  di non perdermi, non perdermi..."

E lo raggiungo e gli chiedo se parta, ( "Est-ce- que tu partes?),  " mais non" lui mi conforta, al che lo guardo, e gli faccio intendere quanto non volessi che gravassimo l' uno all' sull' altro, nello stringergli con affetto solidale d'amico la spalla ed andarmene via.

 

revisionato il 14 febbraio 96

          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

28 agosto 95, ancora

 

Sono come narcotizzato nei sensi e inibito al ricordo, nella memoria tanto la tensione di fissarlo, e ritenerne l' immagine, mi ha debilitato nella mente e nella memoria, ove la sua bellezza immagine si riforma e ricompare a momenti e poi si dissipa, ( si dissolve).

Eccolo che è sopraggiunto-e più che il desiderio oramai ho il fastidio, se non il tedio o il disgusto, di poterlo ancora incontrare; come se cadute la tensione e lo sforzo, la finzione fosse terminata, caduta la tensione e lo sforzo, ed io fossi stato troppo più forte di me stesso.

 

riveduto il 12 febbraio 1996

 

 

L' ultima sera in pizzeria

 

Non fosse stato per gli altri dell' ostello, quando lui salutandomi non me ne aveva parlato, Ieri sera sono stati ieri sera gli altri dell' ostello a invitarmi alla loro cena in comune in pizzeria, quando lui non di certo lui che si era per questo unito a loro, e che salutandomi non me ne aveva affatto parlato affatto. Dopo che mi sono seduto di lato alla destra del ragazzo, distante da lui di un posto intermedio, ch' era in angolo, il factotum gestore dell' ostello mi ha invitato invano a lasciare quel il posto che occupavo per il suo, ch' era di fronte al mio, benchè fosse simmetricamente  equidistante dal fuoco di ogni mia attenzione, per questo colmandomi invano di ogni offerta possibile pur di riunirsi sedere ov'io mi ero situato, e pur di per riunirsi in una serie di giochi con dei suoi sodali.

Se io La ragione per la quale non intendevo per alcuna ragione rinunciare a quel al mio posto, era perchè che rispetto alle delle due giovani italiane di Bergamo, che attorniavano il mio bell' amico belga,, vi risultavo contiguo a quella con la quale mi era più facile entrare in discorso rapporto, e che mi era consentito che e che poteva sollecitarmi od offrirmi sollecitasse o mi offrisse l' occasione per qualche motto di spirito.

Pur di riunirsi allora ai suoi accoliti*, gestore visto inutile ogni suo sforzo nei miei riguardi,  il factotum dell' ostello scambiava allora il suo posto con quello di una fresca recente sua ospite dell' ostello che mi si sedeva di fronte, appena sopraggiunta, un donnone spaventevole e cespuglioso che mi si piazzava situava orribile orrendo davanti, dando segni inquietanti evidenti con un fare di di una remissività domesticata che appariva alquanto sospetta(bile) di primitivismo mentale, già nello sguardo cascante sotto i gran palpebroni che ruotava intorno.

E le sue sortite, a immediata riprova, inducevano noi astanti a uno sconcerto sgomento, che solo il riguardo o il disagio per ciò che lei appariva essere, trattenevano in un sorriso a fior di labbra.

Non che dicesse assurdità illogiche, piuttosto ci riversava precipitava addosso il flusso incondito di coscienza delle sua sortite mentali, senza alcun ritegno o riguardo che funzionasse da filtro di sorta, sicchè ci sbraitava gridando a gran voce che cosa le suscitava di dentro, ogni sussulto o soprassalto di reminescenze e avversioni, strepitando d' improvviso che " mal-vasia!" era il nome del vino così buono che aveva bevuto a Lipari, nell' ostello, ma, ci interrogava anche con lo sguardo,  c'eravamo mai stati in quello di Malta?, quello sì che era economico, anche se aveva era con addirittura la piscina all' interno, di cui le era venuta in mente la denominazione all' istante, ah, peccato che fosse una bionda, la donna che richiamava l' attenzione generale della sala all' atto di levarsi per andarsene al levarsi con la sua compagnia, perchè come è vero di tutte le bionde non c'era certo da fidarsene, lei non le soffriva proprio, ah no,  di sicuro...

Ed io che in quel convito avrei voluto intendevo defilarmi, per esservi ancor più un' assenza più che una presenza discreta, dal suo ingombro frontale ero pressocchè interdetto come potevo adesso a dialogare in amabilità di sguardi con il mio caro ragazzo belga, a illuminarne il sorriso con interrogativi od osservazioni ironiche frizzanti di spirito, se di fronte all' ebetudine esteriore gonza di quel volto, a ogni sortita estemporanea che ne esternava la bocca, dovevo intimarmi gli sforzi più ardui per raffrenare il riso, e sfumarlo nelle allusività vaghità a fior di labbra di sorrisi e delle circonvoluzioni dello sguardo perplesso.

" Se lo dice lei, che le bionde sono malevole....".

Non v'era imperativo categorico che allo scopo non venissi per questo intanto richiamando, pur di per raffrenare disarmare il sopravanzare del ridere, facendo appello per questo alla mia dignità di professore di cui ero stato investito dal gruppo, e a come e quanto, in tale mio ruolo, abbia avessi precettato al riguardo dovuto, i miei allievi che fossero che fossero risultati recidivi nello irridere i dei difetti altrui, ma ahimè, quanto più mi intimivavo di non riderele in faccia, a quel donnone linguacciuto, l' impulso si sfrenava irresistibile.

"E perchè mai trattenermi, in nome mai di quali sacri principi della dignità umana,- ma ho finito per chiedermi mi chiedevo esausto di contrarmi,-  se l' orchessa, nella sua ispidità cespugliosa, seguitava intanto a  spropositare senza ritegno contro le femmine che fossero rosse di pelo, incattivendo nell' eruzione fattasi cutanea della sempre più a fior di pelle nella sua avversione eruttiva ata. tracimante.

" Quelle scapigliate come lei, invece...", sbottavo, intanto che mi ripetevo sempre più invano che non dovevo ridere, non dovevo ridere, nell' irrigidimento contorsionistico di ogni mio muscolo facciale,- ma perchè mai, dio mio, se lei non si conteneva nelle sue strampalaggini iraconde,  avverse ostili a ogni sorta donna che nella sala fosse vistosa si ponesse in vista e alla dilei categoria, perchè mai trattenermi, anche ora che finivano così le mie vacanze, serrando il capo strizzandomi il cervello fra le mani, staccandovi i contatti, per non fargli connettere farne uscire le idee più cattive così malignamente spontanee, farle uscire irresistibilmente esilaranti...

Debbo pur dire il vero, confessandolo, quel contorcermi mimico per non sbellicarmi in una risata che le esplodesse a lei in faccia, mi rendeva compiaciuto che potessi rivelarmi mi rivelassi così al ragazzo nell'aspetto più ilare del mio carattere, provocandone, non dubitavo, una sua più forte viva simpatia per la mia persona.

Ma quando pareva che avessi trovato il modo di arginare la tracimazione, ecco, che superata la piena, risollevo la faccia per ricompormi infine nel guardarla, proprio mentre quando lei allora s'avventa sull' enorme boccone tranciato di un quarto di pizza, spalancando una voragine cavernicola, così spaventevole, che io nell'enorme donna sovrastante il boccone, vedo Polifemo che addenta i compagni di Ulisse.

Sicchè un riso folle mi si scatena in corpo, in contrazioni gastroenteriche che mi fanno ritorcere riverso in sussulti irrefrenabili, inerpicando lo sghignazzare frenato in singulti, così acuiti in singhozzi,  in cui inerpico lo sghignazzare frenato, così deformandoli, per cammuffarli, che lasciano fanno supporre agli astanti il pianto più che il riso.

"Diciamo, diciamo.... pure che piango (è) perchè domani parto e sono triste", dico agli astanti che ne sono allarmati , mentre nascondendovi il volto, dove ricade la tovaglia mi sottraggo ad ogni indagine sorpresa, lasciando che sia la giovane accanto che ha inteso che rido e perchè mai il mio riso, ad assicurare con me complice che sono esilarato chi è nel dubbio.

" Va bene,... va benissimo come spiegazione...", mentre il riso si fa peristalsi facciale, una distrofia mimica che negli sguardi occhieggia in sù, si storce in giù, sbircia a sinistra o a destra e ancora a sinistra e a destra un' altra volta ancora, pur di sottrarsi alla visione scatenante della divoratrice frontale di quel trancio di pizza, e non spararle in faccia esploderle davanti nella la rivelazione brutale che è lei, null' altro che lei, di essere lei animalesa gigante, la causa scatenante del riderle così platealmente in faccia della mia una risata in faccia .

E fissando il piatto senza levare lo sguardo, cerco quindi di concentrarmi come un maniscalco nelle operazioni del taglio della pizza, o nello sciacquattio in bocca della birra, ma senza trovarvi scampo a un' ilarità che siri acuisce, irrefrenabile, di nuovo trabocca e si fa generale, suscita interrogazioni perplesse, in chi ancora lo ignori, su quale ne sia stata (per la precisione) la portentosa ragione.

        revisionto il 14 febbraio 1996/ il 12luglio 1996

Qualcuno, come è ovvio, inizia a supporre e a chiedermi se il fattore esilarante non sia stato il vino, se non abbia già troppo bevuto, al che io faccio presente che entrambi i bicchieri che mi fronteggiano sono ambedue affatto pieni.

Ma a tali supposizioni a ciò in me si fa largo insorge il timore inizia a farsi concreto, che qualcuno possa ritenere che io abbia inteso buffoneggiare, insorge l' apprensione che se non riargino al più presto il mio ridere esilarante eclatante, al ragazzo belga la cosa possa spiacere e risultare penosa.

E mi alzo, come posso, chiedo scusa agli astanti e vado in bagno, con le risa in corpo che mi perseguitano, in sussulti, (e) mi imbarazzano tra i presenti fra le cui sedie mi defilo, finchè non posso richiudermi nello stanzino e scoppiarvi in piedi dal ridere, e debbo finanche appoggiarmi alla specchiera per reggermi.

Cerco di lavarmi il volto e le mani, sembra davvero arrestarsi il ridacchìo e invece riprende precipita, si arresta poi finalmente di fatto e mi lavo le mani e la faccia, sicchè esco e quando risiedo mi riassalta ricomincia di nuovo...

E tra mentre la vista che balugina di lacrime, seguito a ritagliarmi la pizza residua in cineserie di pezzettini sempre più minuscoli, sminuzzando una pizza che mi risulterebbe diversamente squisita, non dovessi introiettarla tra il muco che mi scende dal naso e s'impiastriccica, deglutirla mentre il singulto delle risate fa del mio stomaco una betoniera in sussulto.

" E' un vero fioretto terminare questa pizza", mi asciugo dal ridere,. pardon dal gran pianto- mentre il mio commensale a sinistra mi si avvicina con la dovuta circospezione, per chiedermi che cosa sia stato a farmi ancora ridere tanto.

" E' stato... è stato l' Orco, che ho visto..." riesco appena a dire, e non ho terminato che tutti hanno inteso e si è ritrasmesso il contagio.

Finchè lo squasso infine  conosce una tregua, posso da me distogliere i soli crostoli che restano della pizza, e guardare finalmente di nuovo in volto il donnone la donna; che " dev' essere di sicuro stato il vino" si dice sicura osserva, ed io annuisco confermo assicuro annuendo col capo ed il riso di nuovo mi scuote di nuovo mi prorompe dirompe.

Ma rasciugate le ulteriori lacrime, quando la riosservo, vedo che nel turgore brufoloso di quel faccione gli occhi hanno assunto una polarità fissa, che li rapisce, la stessa che vagheggia incantato il mio sguardo: il bellissimo volto, più bello che mai, del ragazzo belga che ride scherzevole con le due ragazze accanto, amabile e charmant.

Al che la fisso con pietà consapevole, e il riso s'acquieta che ancora prorompe.

(Intanto nello scriverne il giorno seguente, nella mente ritrovo il ragazzo che ride e mi rinfresca l' animo, oramai distante, nella memoria ritrovo il caro ragazzo che ride e la rinfresca, e la storia riprende verso una china di pena.

Da che durante la notte mi sono risvegliato dal sonno sul traghetto verso Civitavecchia, il suo volto non è ancora riapparso nella memoria, mentre a mia dannazione vi è integralmente presente il faccione del donnone. E' una sorte di catastrofe mentale, un lutto sgomento, il suo non riapparire che me lo sottrae*.

Cerco di riesumare la sua corporatura, i suoi gesti, i colori e la foggia dei suoi indumenti in questo o quell' episodio che lo coinvolse, nella speranza flebile tenue di desumerne qualche balenio dei balenii del sembiante che vi assunse, ma nulla mi riappare del volto che si porge, che mi scruta o si volge assente, mi ammicca ridente o si schermisce in una celia o una facezia amorosa; e riprendo il solo filo che mi resta della narrazione, senz'altro scampo, all' annullamento suo annullamento mentale del ragazzo, che il chiedergli che dal Belgio mi invii qualche sua immagine, o telefonargli stasera stessa, all nell' ostello, perchè mi scusi(,) con quella donna che gli era a lui accanto, della mia reazione esasperata di ieri sera che ora vengo narrando, e spiegargli, per giustificarmene, come dentro di me in me già in Sardegna era cominciata la sua perdita interiore, l' annullamento della sua cara immagine mentale, e che la tenacia insistente di quella donna, sempre più indiscreta, in pizzeia me lo veniva sottraendo anche allo sguardo, proprio mentre per questo sentivo il bisogno di guardarlo tanto intensamente, nel meraviglioso sembiante che è venuto allora sempre più assumendo, destreggiandosi nel destreggiarsi nelle schermaglie in cui lei lo intrigava.)

Revisionato il 14 febbraio 96

" Lei è professore, vero, - mi chiede a conferma, come mi sono normalizzato, l'ospite dell' ostello che siede alla mia destra, un uomo oltre la trentina, operaio, anche lui del Bergamasco, come gli altri adulti attavolati che vi alloggiano.

E mi inizia a chiedere e s'inizia a parlare della scuola,

della situazione generale dell' Italia e del generale malcontento; lui è di sinistra, cioè di Rifondazione comunista,

come mi si dichiara appena gli dico che benchè non sia più un comunista, mi riduce a votare in tal senso la mia disperazione miserevole di insegnante.

E intanto che ne parlo, la mia ilarità precedente si converte commuta in esasperazione politica, riaggalla dalla sua rassegnazione tutto quanto il furore civile che mi è ho imploso di dentro ha esacerbato durante le vacanze l'estate, e che ho sedato tacitato consentendomi infine di andare in vacanza, mentre non vedo l' ora di interrompermi e di volgere di nuovo lo sguardo al mio caro ragazzo belga, dal quale, per non imbarazzarlo, ho cercato di distrarlo durante i preliminari del ritrovo a cena, e poi non l' ho volto mentre ridevo irrefrenabilmente, perchè non credesse che cercavo in lui lo spettatore di una per non cercare in lui lo spettatore di una commedia (che potesse allora sembrargli) allestita in suo onore.

E lo scruto finalmente, e vedo che la donna che gli era al fianco sul lato opposto al mio , di lui più adulta e di età mediana tra la mia e la sua quella del ragazzo, lo sta intrigando in malie da lui ammaliata, trattenendogli la mano e indagando i cordami che ha al polso.

Accade allora che Quando quel bovide enorme di donnone che li osserva, nello stupore unanime di chi la sente, leva la voce e chiede al ragazzo:

" Tu li hai fatti dei peccati sessuali?".

Nella sua immediatezza, folgorante,  la domanda è prontamente recepita e ripresa dalla donna che celia con il mio giovane uomo, porgendogliela a sua volta con fare insinuante.

Il suo tono sottovoce non mi consente di capire i suoi rigiri, nè intendo afferrare che dice il mio giovane, lui lo vedo soltanto, e mi basta, farsi splendidamente innocente e reticente, nel divertito sembiant(e,) tanto più elusivo, e fresco fragrante d' incanto, quanto più lei si fa incalzante, nella cui sua stretta egli perseverando a nella sua perseveranza a sottrarsi negarsi ad ogni rivelazione e confessione di peccati che intenda averne.

Così bello ed ammaliante io non l' ho visto mai, sono tutto uno sguardo intento a coglierne il mutevole fascino, nell' apprensione della mente di venire già perdendo in sua assenza ogni suo lineamento.

E quando mi si porge e gli si offre del mirto, l' aperitivo sardo, per un istante lui volge la sua attenzione, e la sua gratitudine, a questo devoto del suo splendido volto, e mi estasia invitandomi a brindare con lui.

Ma mentre così io ascendo in un paradiso edenico in Paradiso, la donna lo rivolge a sè nei suoi riguardi per invilupparlo più ancora intimamente, più indiscretamente, chiedendogli, a quanto sento, se qualche peccato non l'abbia compiuto anche oggi, recentissimo, con una delle francesine che hanno lasciato l'ostello.

Lei è oramai una sorta di boa costrictor che lo ravvolge nelle sue spire, il cui ingoio mi impedisce pur anche, per non apparire io indiscreto, mi impedisce anche di seguitare ad essere solo lo spettatore dell' incanto del mio ragazzo, quando non ho più nemmeno domande da porgergli, nulla da chiedergli, e può bastarmi mi basta limitarmi ad assistere al gioco d'altri...

Io per il quale giunto a Quando quello ch' è mi resta  Io ch'è è l' ultimo giorno di cui dispongo con lui, per poterne fissare e serbare l' immagine, che in me, per quanto è abbagliante non ha tenacia alcuna d'imporsi, e senza la quale, la memoria, che mai potrà più riattuarmi, dispero, della sua anima che mi è così cara, pur se mi rifugge nel rifuggirmi puntuale la della sua gentilezza costante, e la sua condotta, ad ogni istante, mi rivela ad ogni istante pur nel rivelarmi che non sono mai niente per lui d' importante, ma che importa, mai, quando sono consapevole che solo se non so accogliere accettare di essere niente di niente per lui, posso riuscirgli essergli forse qualcosa di toccante, la mia memoria, la mia mente, la mia vita, che sentono sente di perderlo per sempre, in anima e corpo e immagine residua, quando tutto il mio essere vorrebbe farne un oggetto di devozione perpetua nella propria sua solitudine, per potersi dire poi nell' orrore del resto: "non morire, non darti la morte, che con la tua mente ne annienteresti oscureresti perderesti per sempre la sua immagine cara..."

 E la mia pena, di fronte a quella possessività femminina che non recede al cospetto di niente, che non ha riguardo nemmeno del limite estremo che mi sono posto, dopo che ogni istante, e ogni giorno, da che sono stato fascinato dal ragazzo, ho saputo essere più forte di me stesso, erompe in un urlo che mi rivolta all' indietro e mi fa inveire contro la donna " Ed io poi sarei misogino...".

Subbuglio intorno, più che sorpreso sconcerto, tanto il mio

affetto per il ragazzo, così come l' ho purificato, è a tutti evidente e lecito.

Uno degli astanti, colui che si è prestato ad apparire il fare più balordo del gruppo, " pensi ai suoi alunni, professore, non si scomponga a quel modo, - mi sollecita-pensi nel suo dolore a quello che soffrono quelli di Bosnia, quelli sì che realmente soffrono.

E' il voler bene l' iportante..."

Si stanno raccogliendo intanto i soldi per pagare la cena.

Ed io, ricompostomi, sull'orlo spaventevole di quanto stavo precipitandomi a rivelare, stringo il braccio con calore a quell' uomo, per significargli quanto gli sono grato di quello che mi dice, e quanto sia in tutto d'accordo con lui.

......................... Potessi ora parlargli gli direi quanto poco, se si ama, basterebbe se si ama, d' attenzione o di riguardo dell' altro, perchè già tu ti senta per sentirsi in Paradiso...

(E come siano incommensurabili il mio orrore e quello bosniaco, la loro disperazione nell' annientamento di ogni avere ed ogni caro, la mia sopravvenuta al colmo di ogni reale delle possibilità di vita che mi è sono effettivamente concessea dall' esistenza comune, che ciò di cui che soffrivo era tutto quello che potevo avere da G., e da ogni ragazzo che potessi effettivamente amare...

Rientro in solitudine e in solitudine mi svesto sulla branda, e stretto al mio corpo nudo mi rigiro nella mia sofferenza, sono talmente confuso e ho ( provo) talmente vergogna della mia reazione, dello stato ciclotimico di esaltazione e di esasperazione depressa che ho palesato, che non me la sento di ridiscendere in cortile ritornare da basso, per quanto sia persusaso di avere avuto ragione.

Che diritto lei aveva di essere così indiscreta con lui, torno a ripetermi, di chiedergli che cosa abbia concluso delle sue conclusioni con la francesina, nella volgarità di un ritrovo dove chiunque era intorno poteva sentire, e appunto perchè era lì presente, per non apparire lui come un indiscreto, doveva volgere altrove lo sguardo e l' attenzione...

Passano i minuti, più di un' ora. Lui alfine rientra con il suo amico.

Ed io smentendo ogni fermo proposito che ho assunto nel frattempo, di scendo dalla branda per chiedergli e gli chiedo di scusarmi per il mio atteggiamento, se io che dovevo fargli da guida, e che invece ho ecceduto tanto in ogni mio atteggiamento.

" Vous n'avez pas à vous excuser, monsieur, vos vous etes seulement amusé, ce n'a été rien...".

Ce n' a été rien, ce n'a étè rien, mi dico, non è stato niente,  perchè non sono niente per te, mi dico,  a lui dicendogli invece, di quel penso, che " io non volevo affatto divertirmi così esageratamente tanto, a quel modo deplorevole, poi... " (oh,) e dire che amo piuttosto le battute fulminanti e secche....

Dunque, fradicio di lui,  sono stato io ancora "à m' éxcuser", a confondermi, ché tanto io non posso accusarlo o condannarlo di niente...

No, non è giusto, non va bene, debbo pur dirgli ( ciò) quel che penso, se intendo pur educarlo...

E quando già è in branda lo raggiungo con indosso i soli slip, fosse per me e sento che vorrei stargli accanto senza neanche quelli, per significargli così nudo del tutto la mia animalità di cane devoto.

Lui è nell' ombra e io gli parlo toccandogli la mano, per la prima volta nel criticarlo criticandolo di alcunchè...

" Io mi sono comportato male e me ne scuso, nel finale della cena, ma quella donna non doveva farsi così insinuante, ella si è fatta troppo indiscreta, quando vi ha chiesto dei vostri rapporti con la francese, al punto che per non essere io indiscreto a mia volta, ho dovuto staccarmi da voi. E voi non dovevate consentirle di farvi quelle domande. Non ne ha diritto solo perchè è una donna. Forse che io vi ho mai posto, od ho mai pensato di porvi  domande del genere?"

" Ma rassicuratevi, amico mio signore, che non è stato niente di serio, non è stato niente di cui preoccuparvi di alcun peso ..."

Ed io con le mani che gli lambiscono la guancia ed i capelli, lo accarezzo e mi ritiro nella mia branda, e in una mia pace raggiunta inseguo invano la tregua del sonno.

Pensando già, insonne, di come divertirlo l'indomani,  quando dicendogli al suo risveglio che mi trovi già desto, " eh, mio amico , j' ai compté jusqu' à huit millions de moutons, - gli dirò-, mais je n'ai pas trouvé le sommeil..."

Mentre Nella mente ricorre ricorrendo il ritornello che riacuiva la pena, che non prendeva sonno, di quelle sue parole di conforto che " non conta niente, non è stato niente, " dato che è così appunto perché non conto niente, non sono niente io per te...".       

 

2

     

.......................................

Nè in me, stamani, c'era più pena e sofferenza stamani l'indomani, alla partenza, ma piuttosto stanchezza e vergogna e  fretta di partire.

Tutto quello in cui poteva consistere il mio rapporto in Sardegna col ragazzo, mi dicevo che si era già compiuto ed estenuato,  e che restava solo qualche strascico ad epilogo, nel timore che accaddesse piuttosto il peggio.

 revisionato il 19 febbraio 1996*

             il 12 luglio 1996

Anche ieri sera conversando in pizzeria, durante i preliminari, prima che la crisi del riso incontrollato avesse il sopravvento, seguitavo a riferirmi a lui solo indirettamente e con distacco, come se io stesso affermassi anticipando l' inevitabile, per soffrirne di meno mi stessi assumendo l' onere il compito di precorrere tutte le distanze,  non più colmabili, che si frappongono tra noi e chi non appartiene più alla nostra vita.

Così parlando dei futuri viaggi,  alla ragazza che mi stava accanto ho anticipato l' intento, quest' inverno, di recarmi in Tunisia dove voglio raggiungere Kaled.

Con la determinazione amara di cui tacevo era nascosta la ragione, di chi non si accinge solo a un viaggio che , ma a una missione in cui è l'accettazione del destino senso glorioso, o inglorioso che sia,  che è il destino della propria vita, il del proprio esito destino sessuale ed affettivo  con la sola persona che ci è consentita dalla sorte, non importa se nell' unione coniugale più infelice o nel bordello della propria abiezione sociale.

Una determinazione di cui oggi, a freddo, non sento più che tutta l' imposizione forzata, tutta la mancanza di risoluzione ad adempiersi, superando ogni ritrosia a cedere a tutto ciò che di obbrobrioso comporti, perchè è la sola sorte sessuale che mi resta.

 

Era il distanziamento che da lui avevo altrimenti prefigurato, già in camerata, quando il ragazzo belga era solo in attesa che il suo compagno fosse pronto ad uscire.

" Eh, nella mia città, dannazione, ritornerò a vivere la mia vita di morto vivente, perchè debbo infine confessarvelo, non ve lo posso più nascondere, che in realtà io sono uno zombie, mon cher ami.

Ed ogni sera che io sia dannato, ho volto al faceto, mi incombe vhe se voglio ritrovare la vita, debbo succhiare sangue di Vergine. Ed é ben duro, c'est très pénible, grazie anche a te,  ritrovarne ancora di questi tempi..."

ma già il suo amico incombeva a trascinarmelo via, intanto che io mi scusavo scherzosamente con lui, se ero stato così terrificante...

 

 

 

              

  

 

 

 

L'ultimo giorno

 

E persisto ho persistito insonne in branda per tutta la notte ed oltre l'alba, sul far del mattino, finchè G.non si risveglia, ed io che vorrei un ultima volta divertirlo, alleviando la pena e il disagio del distacco, mi sento svuotato dall' insonnia di ogni fervore di spirito, ed ogni battuta o intervento mi muore premeditato di dentro nella sua premeditazione, anche per il differimento ulteriore che mi è imposto dalla sua defecazione e dalle sue abluzioni nei bagni, e quando mi sforzo di parlargli, di allietarlo, le parole mi si disarticolano penose in bocca.

Che addio miserabile, mi dico, è da sperare soltanto che ogni tentativo di ravvivare il termine, qui in Fertilia, di una relazione che dal vivo si è già conclusa giorni orsono, non la precipiti verso la rottura disastrosa.

Quel disagio penoso permane tra noi due anche in refettorio, dove non è presente alcuna ragazza e non rimangono apparecchiati che tre posti, uno, quello cui mi siedo, in posizione ineludibile strategica di fronte ai due che restano residui, sicchè, anche per la sollecitazione ad usarmi riguardo che gli rivolge l' uomo che è addetto alla sala, e che egli coadiuva nel riscaldare e somministrare il latte, il mio ragazzo belga non può esimersi dall' essere freddamente corretto nei miei confronti, e mi si siede davanti con la ciotola fumante, pazientemente estraneandosi dal mio cospetto.

Sinchè ad un certo punto, per tentare un approccio ed un rimedio d'immagine, con lui torno con lui  farsescamente a scusarmi del mio degrado farsesco di ieri sera al"Paguro", -" je v'assure que ce n'est pas le genre de comicité que je préfere..."-, ma lui di me più saggio scuote il capo, e mi fa cenno che è infine il caso di lasciare tranquillamente perdere.

Così interdetto stoppato, quel suo cenno tanto mi basta eppure per sospirare di sollievo, (dato che ne è scongiurato) a scongiurare e insieme con il timore d'essergli dispiaciuto, ne è scongiurato quello più allarmante che si fosse smascherata la natura del mio affetto per lui, a tal punto la mia disperazione era stata prossima a rivelarla, in una rulette russa dove oramai non giocavo che a perdere tutto, allorchè la mia esplosione di riso si è convertita in un' eruzione di furore rappreso, perchè da quella  donna più giovane lui mi veniva sottratto anche allo sguardo, quand' era l' ultima sera che eravamo ( stavamo) insieme. si fosse smascherata la natura del mio affetto per lui,

Ma quando sopraggiunge il suo compagno notturno e si siede al suo fianco, ciò che questi mi dice mi dà l' occasione di porre al ragazzo un' ultima domanda questione personale, su una sua affermazione che non ho dimenticato di ieri sera, e che nel corso della notte mi si è sempre più impressa di dentro, che aveva detto quando poco dopo che ci eravamo seduti, schermendosi a un elogio rivoltogli, con tono remissivo e rassegnato con il quale ha formulato una sentenza ch' era di condanna delle sue facoltà mentali.

" Ma Est- ce- que se ricordo bene quello che hai detto tu stesso, ieri sera in pizzeria, tu non ti consideri davvero uno intelligente?"

" Si", lui mi replica, nel suo tono di voce mostrandomisi ancora più succube supino a di tale giudizio di disistima fallimentare di se stesso, di quanto non mi apparisse ieri sera .

" E' forse perchè hai ripetuto due volte a scuola?".

" Si", lui mi annuisce di nuovo, come sorpreso che abbia colto nel vero.

Gli dico che una bocciatura non è una condanna mentale di un allievo, che non può rassegnarsi a una bocciatura in Matematica ed in Informatica, che gli insegnanti possono commettere e commettono spropositi nelle loro valutazioni, e che l' intelligenza è la più varia multiforme, che vi è un' intelligenza pratica oltre alle differenti forme di intelligenza richieste nell' apprendimento dei vari saperi, e che non esiste la sola solo l' intelligenza di cui il giudizio di quegli insegnanti lo ha ritenuto carente, nel che, al suo sguardo che si fa partecipe e grato, egli confortato da quanto gli dico, nel mentre mi conferma che nelle altre discipline scolastiche va pur bene, sento l'anima infervorvarsi e commuoversi, risollevata di avere trovato il discorso per di che uscire dall' impasse; e com' è contenta di non avere che non abbia dovuto per questo ricorrere a consistere in facezie di spirito, ma a in parole che lo toccano e gli servono, e in virtù delle quali la nostra vicenda non sopravvive più penosamente a se stessa, nel disagio reciproco di stare insieme senza più nulla da dirci e da scambiarci, solo per il protarsi irriducibile_ del soggiorno in comune; parole che ridestano e ravvivano la sua attenzione e l' interesse per me, ne rendono trepidante e a me riconoscente lo sguardo, che fino ad allora nel refettorio mi ha eluso poco prima mi eludeva  con compito fastidio.

" Quando tu mi hai parlato della tua predilezione per lo dello jugendstil, tu mi hai pur espresso delle preferenze di gusto, e   questo è capacità di giudizio, è indubbia intelligenza... Figurati che quando ebbi a insegnare in un Istituto scolastico di geometri, per quasi tutti coloro, prossimi al diploma, edificare una casa o uno stabilimento di maiali era lo stesso..."

Il giovane E lui ne è sorpreso, quasi a una rivelazione, come se l' intelligenza, la sola possibile, sia quella di cui il giudizio degli insegnanti in lui ha accusato l' insufficienza.

Ma mentre così le mie parole cercano di confortarlo sulle sue attitudini mentali, la mia mente ripensa il io vado ripensando al suo atteggiamento trascorso, a come *mi si sia rimesso a me come un bambino perchè gli indicassi mete balneari, alla alla stessa immancabilità puntuale della cortesia che mi ha usato, nonostante l'inesorabilità stessa per la quale benchè per lui non sia mai stato determinante  mai stato una determinazione reale esistenziale, o il venir meno del sentimento di simpatia e di amicizia per me, e mi viene da chiedermi sono chiesto se la sua condotta stessa per la quale gli debbo riconoscenza e gratitudine, per avere ridotto all' inevitabile l' inesorabile crudeltà del suo atteggiamentola sua condotta, non sia da ascrivere a dei servomeccanismi assimilati di una  educazione superiore , laddove con quale incontrovertibile intelligenza ha vissuto ogni suo gioco con il sesso femminile, nel prendere e nel lasciare, nel differire e nel precipitare gli esiti, nell' esercitare lo charme  dei suoi tours d'adresse di fanciullo già uomo con le donne più adulte, o nell' intrigare le fanciulle, simultaneamente coinvolte, indeterminando o precipitando gli esiti, ... ah, come è stato irresistibilmente intelligente, in effetti, nel suo essere che a me lo estranea, nel suo fare ch' è la ragione prima del dolore che sto anestetizzando (rendendo insensibile. (cui mi sto insensibilizzando)).

" Appena sarò a casa,- dico a lui ed al suo amico mentre vengo cosi pensando mi infervoro con lui ed il suo amico, quasi che per loro la mia identità di scrittore potesse essere più significativa di ogni altra che hanno di me spertimentato, di quella stessa a loro più prossima di professore,- mi metterò subito al computer, per trascrivere la mia storia di queste vacanze sarde. Ne risulterà un libro meraviglioso... Qui ho vissuto molte vicende interiori, anche se esteriormente può non essere apparso.

E lo tradurrò in francese, mon ami flammand, per inviarvene una copia. Saprete allora come alla nostra storia comune se ne sono mescolate altre due, una delle quali era presente nella lettera che avreste dovuto correggermi..."; così alludendo alla storia di Kaled, del mio torto che ho inflitto verso la alla cui amicizia sessuale, la sofferenza che ho patito patita per la mia irrilevanza all'adorato cospetto del giovane belga, era stata l' espiazione inerente alla mia scelta che l'aveva disatteso alternativa; in un rivolgimento per il quale era divenuta una mia colpa, l' essermi sottratto a quelle vicissitudini esperienze che avevo vissuto l' anno scorso come il mio degrado sino all' abiezione; due trame, l'una il rovescio dell' altra, quella del mio rapporto con Kaled e di quello con il ragazzo fiammingo,   che si sono intrecciate insieme con la storia della mia reiezione dell' umano nel mio amore del mio amore (di reiezione dell' umano) antiumano per il mio canarino, sino a non poter tollerare la sua morte eventuale e poterle sopravvivere , dalla cui alienazione poteva distogliermi solo ( poteva distogliermi solo) l' il mio amore in cui mi sono reso più forte di me stesso per questo ragazzo belga;( tanto forte, il mio sentimento, quanto egli è rimasto a me estraneo ed indifferente, meraviglioso a vedersi, e intoccabile, quale appunto per me si preserva il mio canarino, perennemente a me disponibile nella sua convivenza domestica  come una Albertine che non può disparire, solo in quanto può rifuggire in gabbia ogni intimità di contatti.

Tale la storia che questi giorni sono stati e non sono stati. Talmente Gregory come mi è apparso mi ha distaccato da tutto, ed io sono stato già oltre la morte eventuale del mio canarino e il richiamo di Kaled.

Sicchè l' eventualità che il mio uccellino non fosse più vivo

non mi è stata era più fatale,; e la pena per la solitudine di Kaled, e la sua attrazione fisica, insistevano dentro di me come un impulso inerte.

Sentendo di poter vivere anche oltre lo scempio del cadaverino inerte e senza più canto del mio uccellino, quanto il mio egoismo integro rimaneva refrattario a ogni attesa di all' impatto di Kaled.

Ma anche la storia che questi giorni non sono stati, e non sono stati, per quanto talmente con Gregory mi è valso, e può ancora valermi, ch' io sia rassegnato a tutto e incapace d'altro. Che nei rapporti umani io non abbia altra risorsa che la mia impotenza.  

Eppure in virtù grazie al mio caro giovane belga, ne non sono più alienato dal genere umano rientrato nel estraniato quanto prima dal genere umano, ed è grazie a in virtù di quanto mi ha ispirato, grazie al mio caro giovane belga, che  mi sono riappassionato e sono intenzionato a vivere di nuovo di intensità di affetti e di rapporti sessuali sessualità di rapporti.) )

 

 

In camerata, per ravvicinarmelo di più, gli confesso che anch'io alle Superiori ero sempre insufficiente in Matematica, ed accade ch' egli infine mi chieda qualcosa, la penna e poi di aiutarlo a trascrivere la conferma del volo di giovedì per Bruxelles.

E torniamo a sorriderci immancabilmente, puntualmente, e con sincerità reciproca, ogni volta che torna a ringraziarmi di quanto mi debba.

Ma già nel lasciare l' ostello per recarci io e lui ed il suo amico in centro a Fertilia, la foto che gli scatto, mentre è seduto in cortile, lo sorprende che abbozza un sorriso contrariato.

All' edicola, in attesa, gli chiedo se le rivendite di giornali siano anche in Belgio un bazaar multimediale come in Italia.

Lui mi sorride che no non è di certo così.

Quando mi volto, intascato il giornale, (lui) non c'è già più, sparito insieme al suo  come il suo amico.

Ma di lì a poco li rivedo con due ragazze nella gelateria del centro dove prendo il caffé.

Per non recare fastidio, mi dico, occorre che sia devo essere il più rapido che posso nel congedo.

" Debbo salutarvi, adesso, perchè poi non mi ritroverete quando ritornerete all' ostello."

Non una parola di più.

Rientro al banco per bere il caffè, esco ed incrocio per l' ultima volta possibile lo sguardo del ragazzo.

Il suo ultimo sguardo sorriso che debba rivolgermi, non può essere di tedio da prammatica un sorriso tediato di prammatica, mi dico.

Ed alzo allora il pollice a significargli che deve essere, che dobbiamo essere entrambi dei " numero uno", in tutto e per tutto nella vita.

Il che lui Come mi ricambia con un grintoso sorriso e già si volta.

 

   

 

          

 

 

E tornerai alla tua città

 

e finita l' estasi in un volto

tornerai alla tua città,

ove non v' è parola o muro o accanimento

che non ti dica che non hai che vivere, che fare,

che non hai che solo il respiro in corpo della tua fine

che hai solo la tua fine da respirare,

in e anime e canto di uccellini, cui riservare i grani,

purità di morte pregando,

di precorrerne morbi ed agonie,

a identico divenire delle note in gola 

nel fogliame di luce nell' azzurro dei cieli

l' identico termine di ogni cosa che cessa,

 

al fogliame di luce nell' azzurro dei cieli...

. a identico termine di ogni nota cessante

 

 

......il fogliame di luce nell' azzurro dei cieli,

 

 

 

 

 

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