Tra i Monti Troodos |
||
Kakopetria,
10 agosto Kakopetria,
10 agosto " Il
sabato e la domenica non ci sono autobus in Cipro, e il lunedì si
trovano chiuse poi le chiese", mi lamentavo in francese con le due
signore ch'erano appena sopraggiunte, in automobile, di fronte al
cancello barrato della chiesa ortodossa di Ayos Nikolaos tis stegis,
verso la quale mi ero avviato a piedi una mezz' ora prima da Kakopetria,
dove a dispetto di quelle mie lamentazioni ieri l'altro ero pur giunto,
di domenica, con uno dei pochissimi autobus, se non l'unico, che circoli
nei giorni festivi sull' isola da una località all' altra. E l'acqua
che per i pendii dei monti qui scorre dappertutto, nel refrigerio che ti
consente di abbeverarti anche al solo rumorio del suo scrosciare, aveva
alleviato il mio passo lungo i tornanti dell' erta, nel lasciarmi alle
spalle il vecchio villaggio di Kakopetria e il suo torrentello
sottostante, che ieri sera mi si è offerto impetuoso alla vista ed all'
udito, come mi sono affacciato al balcone della stanza dell' hotel
Kifissia nel quale ho preso alloggio. A dispetto
di quanto del sito dell' hotel diceva la guida, in quel rio dunque le
acque non vi erano in secca, pur se sotto i pioppi che se ne
sopraelevavano, verso i monti irrorati dal chiarore lunare, potevo solo
udirne il continuo scrosciare ristoratore, nella brezza fresca che si
levava dintorno. Una volta
che mi sono ritemprato sotto la doccia e mutato d'abiti, io prima ancora
che di preoccuparmi di cenare, ho valicato il torrente per visitare il
vecchio villaggio che mi fronteggiava, lungo i ciotolati su cui dalle
dimore, di conglomerati di pietre, si affacciavano ovunque balconi e
ballatoi, fragranti e fioriti di fiori e di essenze nei vasi penduli. Ovunque,
intorno, le acque correnti lungo i percorsi. Di fronte
ora al cancello chiuso dell' Agios Nicolaos, ma non ho desistito dall'
accedervi così come le francesi, sollecitati dall' accorrere, al di là
delle reti, di alcune delle tante ragazze che vi erano operose in un
convito coloniale, fra delle suore e delle donne di carità. Se non l'
interno, potevamo visitare almeno l'esterno? Non c'era
difficoltà, purchè non ci dilungassimo più di tanto. A stento,
discesi per l'erta, sia io che le due francesi abbiamo identificato la
chiesa nell' edificio che ci soggiaceva, dato che la copertura a falde
spioventi che ne rivestiva la cupola, per farne scivolare la neve che
cade d'inverno, e la trabeazione lignea ch' era a supporto delle
murature, di primo acchito la facevano sembrare una dimora alpestre. Ma nell'
aggirarne poi i fianchi, la stessa umiltà per la quale la chiesa si era
fatta serva del suo tegumento, è venuta conferendole l'ammanto di una
sua grazia montana. Già intanto
stavano accorrendo e ci erano intorno le ragazze, a sollecitarci di
concludere la visita. Ho chiesto
loro dell' acqua nel ripartire, e mi è stata indicato un rubinetto da
cui scaturiva fresca, e quand'io ero già volto al cancello d'ingresso,
una di loro mi ha richiamato, sorridente, venendomi incontro con una
cesta ricolma di prugne, " Ancora, ancora", invitandomi a
prenderne più ancora di quante mi fossi concesso. E la
freschezza integra
Troodos
10 agosto Troodos,
10 agosto Brilla il più
sfavillante scintillio di stelle, in una notte di luna, sull' ostello in
cui alloggio e sui monti di Troodos, sulla mountain bike, appoggiata a un
pino, con la quale la mia impresa montana ha avuto già termine, sulle
poche luci accese, e l' oscurità notturna, in cui mi sono perso nel più
piccolo villaggio turistico che possa esistere a Cipro. Vi avevo
lasciato l'ostello per cercare un minimarket o pantapolio che fosse ancora
aperto, pur di procurarmi i limoni per il the che mi risani la
costipazione postuma al mio rientro in mountain bike, ma vanamente, dato
che qui non sono in vendita né ortaggi né frutta. E brilla il
più sfavillante scintillio di stelle, in una notte di luna, anche sulle
cabine telefoniche che qui invece sovrabbondano Vi ho messo
piede, nel primo pomeriggio, senza fortunosamente ruzzolare con lo zaino
per i tre scalini subito dopo la soglia, credendo già, come negli altri
ostelli sull' isola di Cipro/ ciperei, che fosse latitante chi lo gestiva,
e stavo per intromettermi in una camera per depositarvi lo zaino prima di
registrare il mio arrivo, quando alle mie spalle - ora so che è avvenuto
appena lei mi ha visto arrivare dalla sua stanza sopra l' ingresso- ho
sentito sopraggiungere la sua presenza, e lei mi è apparsa nella Vuole
mostrarmi e sorprendermi che sa anche l' italiano, quando all'atto di
registrarmi le dichiaro la mia nazionalità, ma io le parlo Ma tutto
quello che mi dice sull' isolamento di Troodos per chi si serva di mezzi
di linea, della necessità di prenotare il minibus per il ritorno a
Kakopetria, onde poterne Certamente,
basta rivolgersi all' hotel Jubilée. Nemmeno
brigo a disfare i bagagli, che sono già all' ingresso su più in alto
dell' hotel emerito. Ma per
trionfale che vi sventoli uno striscione beninvitante, mi bastano le
condizioni impostemi per il prelievo del mezzo- il sequestro del
passaporto finché non riporti la bici, lo stato in cui la vedo tenuta e
mi è invece trasmessa, senza
catene alcune di sicurezza, senza i coperchini delle valvole degli
pneumatici- per capire a quale organizzazione/"organisation" ho
dovuto affidarmi. Mi avvio
sulla strada aperta , sia quel che sia, e tra i vari percorsi scelgo la
discesa fino a Pano Platres, frenando anche più del necessario, per le
precauzioni che richiede la mia scarsa esperienza di discesista. E la bike
scende a meraviglia, e io assecondo la discesa fino a quando una
segnalazione turistica mi avverte, che a sinistra, posso svoltare verso il
monastero della Trooditissa e di lì raggiungere Prodromos, da cui non ci
vuole molto a fare rientro a Troodos, così sveltendo il percorso
prefigurato sulla guida. Svolto in
tal verso e inizio ad essere messo alla prova, tra l' infoltirsi intorno
dell' ammanto boschivo, nel farsi un saliscendi del percorso intrapreso. Ma tra il
mio fisico e la bike, con il cambio dei rapporti, si instaura una sintonia
che mi rende sostenibile lo sforzo, e che mi consente di riuscire ad
affrontare e superare ogni incremento di pendenza, con una fatica ch' è
finanche irrisoria dei miei timori. Fatico,
piuttosto, a riconoscermi in tanta mia sicumera di scalatore, eppur'
eccomi già al convento della Troodoitissa, che trovo inflessibilmente
chiuso " a ogni turista", così dicono le segnalazioni e i
monaci che respingono i sopraggiunti. " Ma io
sono un visitatore, non un turista," (" but i'm visitor, not
tourist"), ci scherzo su con un inglese, tutta la cui corpulenza è
un allargamento vitale al senso dell' humour, nel porsi in risalita anch'
egli, senza farsene un cruccio, dall' interdizione barbuta dei monaci. Riparto, e
continuo ad avere vita facile, " è stato agevole/facile fino ad ora-
persisto Chiedo loro
ed esse mi usano la cortesia di scattarmi una foto da trionfatore
ciclistico, " for my mother", mi giustifico, la bicicletta e lo
zainetto e la borraccia a terra davanti, alle spalle i monti svettanti
della mia impresa di scalatore. E avanti
ancora, senza cedimenti, senza impiantarmi, finché oltre un'altra Panagia,
vedo profilarsi un villaggio in prossimità, ed i cartelli mi avvertono
che sono già a Prodromos! Sedici i
chilometri che ho appena percorso, otto ancora quelli per lo più in
discesa, mi conforta la guida, del rientro a Tròodos per la via più
breve. Sta ora
Trodoos di là del monte Olimpo che mi è di fronte, come mi accenna anche
con le mani l' uomo del paese che mi interpella e con il quale mi
intrattengo, quando in Prodromos faccio sosta a un ristorante sotto un
pergolato. Mi ci sono
cibato anche di frutta-uva e pesche-, prima di ripartire su per il primo
tratto del percorso al ritorno, una salita il cui termine appare lontano. La pendenza
aumenta come la strada si incurva, al che io per sostenerne la durezza,
con uno sforzo sopportabile, passo ad un rapporto ancora più leggero, e
la bicicletta s' ingrippa, va in folle, ne è discesa la catena. La rimetto sù,
mi riavvio, riaffronto la salita, ma/e come di nuovo l 'erta si fa più
dura, e debbo passare a un cambio più leggero, la catena di nuovo si
disingrana e scende giù . La crisi è
già nel dubbio che si insinua, che si radica, sulle mie effettive risorse
fisiche. E' il mezzo
che mi ha tradito, o il mezzo non è venuto forse meno, trasudo, perché
venendomi meno le forze come l'ascesa è diventata vera, l' ho sottoposto
a un' eccessiva tensione? Eppure
risalgo e la salita non mi da tregua, e io tento un rapporto più agile e
la catena ridiscende. Anche così
procedo, (così )a strappi, anche se mi taglia le gambe, mi toglie il
respiro, la presa d'atto che devo comunque reperire la forza di farcela,
tornante dopo tornante, svolta dopo svolta, di quella continua salita che
si fa sempre più dura, in questo senza ch'io possa fare affidamento ai
rapporti più agevoli, facilitanti, che debbo temere siano stati il solo
supporto, finora, della mia credibilità incredibile di scalatore
ciclista. E' una crisi
di amara sfiducia, innanzitutto, una mortificazione ingloriosa che mi
attanaglia le gambe nella sua morsa, e che a un' ulteriore salto della
catena mi fa scendere, procedere a piedi, per rimontarla e risalire a
bocconi. Non sono
state le mie che velleità di cicloturista, Li, ad
arrancare, su pedali che ruotano a vuoto, in un saliscendi di sella in cui
ansimo e gemo, non sono più che un patetico vecchio, velleitario, che si
è tentato e improvvisato uno scalatore!... Intravedo un
cartello che avverte dell' uscita di automezzi da una viottola a sinistra,
un altro ancora, più avanti, che per la presenza della base militare
inglese fa divieto di scattare foto, sono esausto ma ancora ce la faccio,
con i soli rapporti usando i quali la catena rimane ingranata, riesco
anche a superare un soldato che ai bordi della strada monta di guardia, il
segnale di una confluenza dopo del quale la strada cominicia ad alternare
qualche tratto in discesa, finché, dopo un altro dosso,
divento certo che si fa tutta in discesa. Finalmente... Ma è a tal
punto che l' orgoglio, o altro che sia, la volontà che le mie cronache
non siano la sola testimonianza di quanto ho mancato, se ho fallito,
Filottete appiedato, mi fanno arrestare e ridiscendere tutto il tratto, di
chilometri e chilometri, che ho ultimato solo a strappi e smontando di
sella, e rivoltata la bicicletta in salita, inizio a ripercorrerlo nella
tensione di tutto il mio essere, imponendomi, quando ho scalato di nuovo
un primo tornante, di affrontare anche l'altro tutto di seguito, che
ansimi e renda pur l'anima, tale è il mio sforzo, il successivo non è
ugualmente arduo/ duro, eccolo riapparire di nuovo, quel primo cartello,
l'altro che avverte del divieto militare di scattare foto, riecco anche il
soldato, che nel vedermi risalire, si insospettisce e si irrita gridandomi
La dark lady Rientro in
ostello, come in un western legando a un albero il mio destriero
meccanico, mi accingo in cucina a predispormi del the, e comincio a notare
che in cucina, come in ogni lato o recesso
dell' ostello, non v'è niente che serva o si estenda, o fornello o
lavello o parete o portello o porta o finestra, non impianto o
sistemazione di cose, purchè possa esso fungere da appoggio o da infisso
da affissione, che non rechi il cartellino o il foglio di qualche
avvertenza. Disposte, lì
in cucina, con una preveggenza inesorabile, nella ideatrice, di ogni
possibile mancanza di cognizione e di civilizzazione di chi ne fa uso: "Remember
to clean the cooker after using it. Tank you" "
Please wash your dishes, dry them, and put them away. Please". "
Please leave the Kitchen area as you would like to find it". Un sole che
ride, pulito, ad allietare ogni ingiunzione. Sulla stufa
generale, al centro del salone, sta scritto in bella evidenza " The
stove is the sole responsability of the warden". mentre
campeggia sulla soglia d'ingresso, ad ogni stanza, "
please, close this door!!". Accedo al
bagno, e mi precede sulla soglia l'avvertenza generale della signora in
nero: "
Water is precious in Cyprus.Please don't wate it. Tank you. E' accanto
al boiler con su scritto " do not touch the boiler", prima dello
stanzino della doccia sulla cui soglia dalla nostra sovrastante Vado prima a
defecare nel gabinetto, ed ecco che mi inchino e mi vedo affisso davanti
dalla sua entità preventiva: If
you don't want a bloched toilet, please don't put anything into it. "
L'idea ribadita anche in tedesco " Papier und ahnliche dinge
verstapfer das klo". Dentro
la doccia indi mi attende il seguente suomonito " please wipe the
floor after having a shower and open the window". Nè faccio a
tempo a usare il lavello nel corridoi antistante per lavarvi i miei panni,
che lei ha già inteso dissuadermene in quanto vi sta scritto" please
don't use this basin for washing clothes.Use the kitchen sink." Certune di
tali avvertenze, come quella di asciugare il pavimento del bagno o di
aprirne la finestrella dopo che si è fatta la doccia, di non poggiare i
bagagli sopra le brande, ricorrono puntualmente nell' incustodia degli
altri ostelli, per quanto sbiaditi dall' usura di restare inascoltati. Ma questi
ammonimenti evidenziano un' inchiostratura indelebile, già nei seguenti
termini di accoglienza, se ritorno sui miei passi alla soglia d'ingresso: "
Please wipe your feet! Tanks!" Questa
sollecitazione ch'è intesa dalla lady a Al centro
del soggiorno d'ingresso, in tutta evidenza, campeggiando
a regolamentare il visitor-ospite, non l'avesse ancora capito, il segnale
di tutti i segnali, la prescrizione di tutte quante : "Please
read all the signs and respect them, Tank you". Nella mia
stanza, ove mi ritiro, inizio a contare tre altre sue avvertenze, per
motivate e necessarie che siano: " No
smoking", " E chi fuma?",
" Don't put your luggage in
the beeds," d'accordo, " please note that the hostel is
not at your disposal between 10 a. m and 3 p.m." ne terrò conto, che
vi figurano insieme a un' altra di un' esplicità compita, che mi ricorda/
è di monito che " a youth hostel is not a hotel" esortandomi,
come già in cucina ed in bagno, " please, leave your room as you
found it." Tank you, ovviamente. Ma che
ancora può sorprendermi, in tale spropositata ricorrenza di ogni sorta di
ordine e invito nell' ostello -maniero, è in capo al letto il "
please" strano," don't move the curtain", a non spostare
assolutamente la tenda che ricade fra le brande. " E'
perchè mai?, mi chiedo, istigato a delinquere, anche solo a intravedere
che cosa la coltre può nascondere, da quello che pare, assolutamente, il
titolo di un film dell' orrore dei più allucinanti... " Non aprite
quella porta..." La mia
dimora si viene trasformando in una spiritata casa thriller, nella dimora
stregata della troidoitissa di tutte le troidoitisse, la mia dark lady di
tutte le forze dell' inferno... E scosto la
tenda come la mia signora in nero ha già inesorabilmente previsto, sicchè
mi attende di leggervi, al di là, affisso auna porta bianca retrostante: "
Danger! Do not walk on the balcony.It might collapse! E chi vi si
attenta a metterevi piede... Quando basta
permanere nel soggiorno sottostante,e inalarvi l' aria satura di gas, per
ogni impianto in uso di riscaldamento, per avvertire quale possa essere,
piuttosto, la fine più certa della nostra signora e dei suoi occasionali
ospiti. Il sentiero
di Artemide 12 agosto,
tra Limassol ed Haifa. Taba, 14
agosto Antea 31 agosto
1997 Da Spalato
ad Ancona Inizio e già
interrompo di scrivere questa breve Nota di viaggio, per trascrivere,
prima che me ne dimentichi, il cognome del signor Trumbic presso il quale
ho alloggiato così felicemente, in una camera privata ch' era un
appartamentino in una posizione incantevole in prossimità del peristilio
del Palazzo di Diocleziano, per poi ricercare, sulla mappa di Spalato,
senza ritrovarla, il nome della via in cui egli abita, - posso pur
desumerla da via Dioclecijanovna, ma nell' indirizzo devo indicare, in
qualche modo comprensibile, che è dopo, e verso piazza Narodnj. Ma perchè,
anzichè andare a ricercare al rientro nella mia città Dopo?
Esattamente come in italiano, verso fatico a decifrare che si dice "
ravno" ? Brani ... così
come oltre le porte d'accesso alla cittadella del
palazzo ( di Spalato) ad occidente si espande splendida e si
trasfigura nella fantasmaticità, vivida di tegole rosse, della pietra
bianca ( scialbata) delle case e delle torri delle sue piazze medioevali-
rinascimentali, ..............oltre
la cittadella in cui si è tramandato il Palazzo di Diocleziano, la
immaginazione riesumatrice delle cui vestigia in corrispondenza con la
configurazione dei suoi sotterranei evacuati e ripristinati, è stata una
delle mie più affascinanti avventure archeologico-rinascimentali. Redazioni
antecedenti E più non
parli E più non
parli che non deliri
che i vivi ti auspichino, nel disfarsi
di nubi all' orizzonte i giorni
mendicanti alle tue porte, e suggelli
in effigi gli scomparsi
veli il
riassonnarsi in nuvolii
di piume, -al
predisporne i fiori, le sementi, tu dicendoti
amen, così è il
plenilunio e così sia. E più non
parli Seconda versione E più non
parli che non deliri
che i vivi ti auspichino, i giorni
mendicanti alle tue porte/ soglie nel disfarsi
di nubi all' orizzonte, e suggelli
in effigi/e gli scomparsi
veli il
riassonnarsi in nuvolii
di piume, se ancora
fossero, come se oramai non fossero dovunque, le loro
pupille in te non si riaprissero al tremore, - al
predisporne i fiori, le sementi, ( così è il
plenilunio e così sia. Un mese dopo 25 settembre
1998 Quando sul
far del mezzogiorno mi approntavo infine ad uscire, prima l' uno, poi
l'altro, oggi due
passerottini sono infine sopraggiunti di nuovo al mio balcone, splendidi
del "
Finalmente troverà chi se ne sazi, Come nell'
appartamento vi si è ritrovato, tra le scaffalature, il piccolino ha
fatto un balzo di soddisfazione dall' uno all' altro posatoio, ha favorito
di nuovo nell' una e nell' altra mangiatoia, quindi nel beverino, poi
nella vaschetta del grit, e allora soltanto mi ha riconosciuto Che mai ne
era più, per lui, del suo quieto soggiorno presso mia madre, delle cure
con le quali lo ha aveva accudito durante tutta la sua copiosa muta,
divisa tra le sue perdite di piume e l' insofferenza della calura del cane
Dingo, lei stessa stremata dall' afa incessante, al pari di quanto al
rientro nella quotidianità, non ancora lavorativa, si erano vanificate Ancora le
scuole non erano Del resto
ogni volta che visito mia madre, (non) se ci tengo Ed anche i
nuovi allievi, nella classe prima, che dopo dieci giorni di scuola mi
sembra di avere avuto già da una vita, dove andranno in me Lettera a Sosi sui miei racconti Cara Sosi, infinitamente
grazie di quanto mi hai scritto, di così intelligente e comprensivo sui
miei scritti. Altro che
stupidaggini, e tu lo sai benissimo. La sua
lettura trepidante per me ne è stata alquanto emozionale, e mi è occorso
dunque del tempo per una puntualizzazione attenta di tutto quanto vi dici. Del resto l'
essere amato, e l'essere letto, è per me tuttuno, credo oramai... Mi è giunto
particolarmente caro, e toccante, quanto vi hai asserito, di solidale,
della disincarnazione in scrittura della mia esistenza, nel mio essere
diverso e inattuale nel mondo, sotto l'ammanto manieristico o barocco
delle forme dei racconti. Ciò è
quantomai vero quale mia determinazione permanente, e a farmi recedere,
culturalmente, al di là del fissarsi tragico nel" non confidare
negli uomini" ( Singer) della mia condizione umana, - di cui è
indizio quanto disperi di venire alla luce editorialmente, come io mi
affidi ai " pochi infelici",
nel tempo presente non può essere di certo, pur nelle sue
meraviglie incantevoli, l'universo imperante della rappresentazione
mediatica dell' esistente, particolarmente per come trionfalmente si è
risolto in Italia, ove il primato della
telefonia cellulare sullo stesso personal computer per me altro non
attesta, di perturbante, che il trionfo dell' oralità e dell'
indiscrezione dissacrante, sul leggere e sullo scrivere invece più
intimi. Ma è altresì
vero, di peggio, che sempre di meno i miei sovraccarichi e traviamenti
scolastici, o la casalinghitudine, mi consentono la sublimazione di
scrivere, e che purtuttavia viaggio, d'estate, e che la scrittura si fa
allora per me rammemorazione in atto di esperienza vissuta, un vivere e
rivivere, per davvero , ciò che rispetto all' esistente restante e
mortificante, domestico e scolastico, si configura anche come altro,
nonostante il dolore e la miseria che posso patire nel corso del viaggio,
le cui vicissitudini vengo riesumando sino a che nella loro rievocazione,
tramite l' opera scritta, abbia
tregua il confliggervi l' uno contro l'altro di verità e bellezza. Della genesi
di quei racconti quel che non potevi sapere, comunque, è che soltanto la
pagina iniziale è recente, e che si tratta per lo più di juvenilia che
risalgono fino alla caduta del muro di Berlino, e poco oltre, cui torno e
ritorno, tuttavia, con opera di restauratore e di archeologo di me stesso,
sicché a questo deve oramai limitarsi la mia opera di intervento, nelle
revisioni che mi suggerisci e di cui condivido la natura critica. Il "
Giardino pubblico", infatti, per iniziare dal racconto che ti è
piaciuto di meno, è la riesumazione e il tentativo di riequilibrio che
anch'io ritengo solo parzialmente riuscito, del testo di esordio della mia
intera narrativa. In esso, che
è debitore in questo a Robert Walser, ho cercato di dare la parola a un " idiot savant",
solo che la natura al tempo stesso ingenua e sentimentale del suo
dire, di conseguenza, con la perdita del testo originario, tale dizione
nel restauro conservativo non sono mai riuscito a contemperarla tra
erudizione e slanci goffi di contatto, con il risultato di una forma
troppo affettata o sdilinquentesi. Anche "
Essere uomini", mi sembra, pecca di troppa sostenutezza enfatica, al
punto che vi finiscono travisati, e soffocati, i miei intenti originari di
non realizzarvi affatto della oratoria ideale, ma la parafrasi in un
discorso riprovevole di seduzione, di quanto allora mi infastidiva dell'
eloquio di successo di Pietro Citati. Credo che tu
abbia ragione anche per la lungaggine di " La fiera di paese",
che della raccolta Mi rincuora,
invece, a conforto di un altro
giudizio favorevole sulla " Petite Histoire" , ed a smentita di
una stroncatura prematura del " Necrofilo", che ti siano invece
piaciuti questi testi in cui non confidavo granché, dei quali hai colto
benissimo quelli che eventualmente ne sono i contenuti meritori. Per quanto
attiene alle tue richieste ultime, certamente tali testi puoi farli vedere
a chi ritieni della schiera eletta dei " pochi infelici"
(ulteriori?), nella loro edizione che alla luce anche di quanto hai
osservato ho ulteriormente e interminabilmente riveduta e corretta, e che
ti invio insieme ad un' altra che puoi trattenere per te. A mio volta
ti chiedo, come figura già in questa edizione, se posso inserire nell'
opera anche la tua lettera e questa risposta.
Ringraziandoti con affetto di tanto Mantova, il
giorno di Santo Stefano del 1998.
Odorico B.
|