all' Indice delle pagine su La morte di mio padre |
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Prove " E' di la che fa le prove da
morto...." domenica scorsa, quando sono andato a trovarli, a mia madrre mi son
trattenuto dal dirle di mio padre, dopo che l'avevo visto sdraiato supino
sul letto, nella penombra della sua camera, allorchè vi sono entrato per
dirgli i risultati in corso delle gare di campionato.
Ad
essi si è mostrato disinteressato Era ben meschino il risentimento
che mi animava, per come tutti loro Perchè non mi liberano del loro
legame affettivo, mi veniva fatto di chiedermi durante il ritorno, e mi
vogliono insieme per Natale, e insistono, comportandosi ancora come se mi
amassero davvero più di tanto, quando ciò che al fondo sembra per
davvero importare a loro, è di non soffrire e di non avere ad atterrirsi
a causa mia. Ed io ho un' esistenza troppo
precaria, ho troppo bisogno ancora del loro aiuto, per illusoria che sia
la mia aspettativa di soccorso, per poter essere davvero inesorabile e
lasciare che venga in chiaro il rapporto tra noi. Ecco così che per il Santo Natale
sarò immancabilmente da loro, come mi chiedono, e farò voto di rinuncia
e di miseria, sperando che la neve conforti oltre i vetri E la privazione continua, e il
tempo passa, ed io seguito ad essere socialmente nient'altro che un
professore frustrato, che si ripete a consolarsene, nel rinunciare anche
alle vacanze cui si apprestano, per lo più in montagna fra le nevi, molti
dei miei studenti con le loro famiglie, per riposarsi delle fatiche
scolastiche quando
Natale 96 Previgilia Al computer, finalmente, dopo che
ogni pretesto di per ciò che presumevo si
credessero di essere solo per il loro denaro, che non era che lo sguardo
sopraffatto Ed io che così malamente non so
evitare di scrivere di siffatti argomenti ( Ma) è' troppo tardi per tenerli
ancora desti, i due miei Il Natale E sono riandato in treno dai miei,
la Vigilia di Natale, nella continua pioggia di un continuo buio
piovigginoso, tra le campagne dove non c' era che qualche raro barlume l' approssimarsi dei paesi, prima
che dai fari e dalle luci delle
strade piovose, era annunciato dagli alberi di natale che nei giardini e
negli orti interrompevano l' oscurità dei campi,
nelle grandi città, gli alberi di Natale, ridotti per lo più a
una parata a spiovere di festoni e di luminarie intermittenti
condominiali. Ma madre poi non mi ha lasciato
nemmeno il tempo di sistemarmi a tavola, prima di trafelarmi Possibile, mi sono chiesto, che
nemmeno il piacere di soddisfarmi con le sue pietanze- tortelli e
tortellini e polenta e baccalà, prima dei dolci e dell' anello di Monaco
finale-, potesse trattenerla dall' aggredirmi Possibile, mi è spiaciuto
constatare, che non riesca nemmeno a concepire che un prolungamento
oltremisura della sua esistenza la costringerebbe a patire la scomparsa di
figli e nipoti? E mio padre, terminata la cena,
quando ha ricevuto dai suoi figli il dono di un radioregistratore per
sentirsi i " Immettono " Restano pur sempre di
bianco il lesso, le patate, il sedano e finocchi e quanto altro.... basta
poi così poco se si tratta solo di " E mi ha mostrato le mani del suo
aspetto smagrito, la pelle avvizzitasi per essersi scarnita sotto. Lui temeva e teme ovviamente,
senza volerlo credere, di essere divorato nelle sue carni da un cancro,
tentando così di impressionare o di rendere sgomento chi, come nel mio caso, Anche se a questo ci pensa, lo so,
visto che L' indomani, giorno di Natale,
ossia ieri, già al risveglio si è visto che stava fortunatamente meglio,
fors' anche perchè sono iniziati gli effetti delle cure radicali, e anche
perchè mia madre, com' è nella sua natura, ne ha alleviato l' ipocondria
con il somministrargli di nascosto sovradosi di ansiolin, il che mi
spiegava, quando me l'ha detto, perchè come in mattinata si è seduto a
tavola, in ascolto sul lettore che ha avuto in regalo del compact del
"Rigoletto", non gli riusciva di L'ho rivisto sveglio alcune ore
dopo, quando sono rientrato dal mio giro a piedi nel centro, oltre l'una,
portandogli, sotto l'interminabile pioggia, nella sua stanza la confezione
di siringhe che mia madre mi aveva detto di acquistargli in farmacia perchè
ne era rimasta senza. " Eccoti il mio regalo di
Natale, " gli ho detto anche per fare in questo dello spirito. " Ah, è bene accetto. Quando
una cosa serve..." Poi quando sono rimasto dopopranzo
insieme a mia madre, a sorbirci il caffè, lei è sopraggiunta recandomi
il foglio di giornale che recava la locandina funebre della mia pigionante
di un tempo. Vi appariva florida e compiaciuta
della sua ricchezza come la ricordavo, nella fotografia sotto l'annuncio
della sua serena scomparsa. Singolarmente l' edizione di quel
giorno era la stessa di cui al bar del mio Istituto scolastico avevo letto
soltanto la prima pagina (,) perchè nel bere io cappuccino vi avevo
scorto la notizia del tragico incidente stradale in cui quell' Aveva 58anni e da tempo viveva
solo. " E' stato un urto tremendo.
Dicono quelli che l'hanno ritrovato- non ha mancato di riferirmi nella
circostanza mia madre-, che è stato sbalzato fuori della vettura fin in
mezzo ai campi. All' ospedale hanno concluso che
è morto sul colpo". " Meglio così- " Come fai a dire meglio così..." - So anch'io- le ho replicato
spazientito, - che per lui sarebbe stato meglio fare rientro e ritrovarsi
a casa anche quel giorno. Ma piuttosto che patire una lunga
agonia..." " Ma in quel momento, che ne
sai che può avere provato in quel momento, quando si è visto la morte
davanti..." " Lo so, perchè l'ho provato
più volte" le ho replicato, infastidito del suo sgomento primordiale
di fronte alla morte, sorpreso del fatto che in vita sua mai si sia
trovato a dover supporre di stare morendo.. Possibile, mi sono detto, che
Si ricordava invece addirittura,
per quanto le avevo detto, una mia vicenda di cui io stesso mi sono
scordato, di quando tornavo verso la mia casa d'origine, già
adulto, e a una curva una vettura che proveniva a tutta velocità, in
senso contrario, sbandando nel curvare mi aveva dato la certezza che non
potesse assolutamente evitare di investirmi mortalmente. " Non riuscivi in casa a
riprenderti." " Oh, il peggio è dopo, in
quegli istanti si pensa ( tu pensi) i soltanto che questa volta tocca a te
per davvero. Ti pieghi e provi una reale La mia vita, sai se è più la
pena di viverla o di perderla ... Nel parlare poco prima a tavola
con il giovane greco che è amico di mio nipote, e con sua sorella, che
insieme a me erano i soli ospiti rimasti a pranzo dei miei genitori per
Natale, li avevo fatti sorridere, sospirando Ma c' era struggimento, in me,
anche nel rievocare loro quella sequenza di " Mai di domenica",
interpretata da Melina Mercouri, in cui canta il suo desiderio fisico per
i corpi atletici di una squadra di calciatori. Interpretandovi lei la parte
mancata della mia vita, di sgualdrina impenitente. Io invece infelicemente timorato E quando mio nipote, che è poi
sopraggiunto, mi ha accompagnato a prendere il treno, parlando con lui in
auto di vacanze invernali, a proposito di mio fratello, che
influenzato, si cura presso la casa di montagna di un suo amico* ch' è
situata vicino al Sestriere, gli ho rivelato che non sono mai stato in
vacanza d' inverno in una stazione scistica, e che ignoravo per questo
tutto della realtà che poteva presentare una stazione invernale , anche
della stessa possibilità, di cui mi informava,
di raggiungervi un paese da un altra località, con gli sci, per
decine e decine se non centinaia di chilometri di pista in una stessa
vallata. Finchè rieccomi a casa, con i
miei canarini, che al mio sopraggiungere, da che riaccendo la musica,
prendono a saltare di posatoio in posatoio e mi riaccolgono con il
loro canto, come se li liberassi con il mio ritorno da un' inerzia
forzosa, Sentendomi Forse che non sarebbero, poi,
nello sguardo indelebile di quei loro occhiolini Eppoi basta, mi sono seguitato a
ripetere, con l' integralismo sciistico o turistico delle vacanze
natalizie, il Verbo onnivalente, ovunque, in luogo di Quello che al freddo
e al gelo in Cristo per i derelitti si fece carne, e secondo il quale
verbo mondano, le festività natalizie sono state vissute per quanto si è
stati via, così come è d' obbligo appena del tempo si rende disponibile,
già immaginandoli, i colleghi e gli allievi, e i conoscenti, che al
rientro chiedono inesorabilmente se e dove le vacanze me le sono passate
altrove Che è quanto oggi ero infervorato
di compiere, intanto che i miei uccellini si traducevano negli ( erano
gli) angiolini che mi Perchè mai, ogni volta, torno a
chiedermi, seguitando il Natale Non credo di credere, e non mi
attendo di certo qualche rigenerazione della mia anima o del mondo al
riavvento natalizio,
verso la fine dell' anno. " Buon Anno ai miei
uccellini, i miei cari Bibi e bibò", sia pure a matita non mi sono
trattenuto dallo scrivere sul biglietto che ho posto sulla gabbia
ornamentale che fronteggia la loro, ove sono raffigurati dei passerottini
che amabilmente accolgono, su
delle fronde natalizie, un nuovo venuto che dispiega le ali per frenare il
volo. L' ho acquistato insieme a quelli
che ho già inviato a Gregory e che domani invierò in Tunisia a quel
giovane che ho incontrato presso Chemtou. Anche il solo pensarci, prima
ancora che il presceglierli e il redigerli e l' impostarli, mi conforta
nel tepore della mia solitudine natalizia, allenta la morsa e l' inedia
del vuoto affranto, " Nel caro tuo ricordo che
non mi abbandona e mi riconforta, affettuosamente auguro buon Anno a te e
a tutti i tuoi familari, a ogni persona che ti è cara al mondo", ho
scritto a Gregory in Masmechelen. A Chazoriani Kais, nell'
augurargli di pensare e vivere ugualmente grandi cose nella sua Piccola
Sorgente, come si chiama in arabo il suo villaggio, ho quindi illustrato
la spiritualità dell' adorazione dei magi, di Lorenzo Costa, che
raffigura la cartolina che gli ho inviato. " Si tratta del Bambino Gesù
e della Vergine Maria, sua madre, che ricevono i doni dei Re Magi, i
tesori di questo mondo che sono nulla al cospetto della divinità del
piccolo Dio, così umile e povero nel
riceverli, a lui genuflessi, nella grotta dove senza cuscini nè
pannicelli, col mantello della Vergine quale sua coperta, è nato al gelo
riscaldato da fiati animali, e vi ha ricevuto in seguito gli onori dei
soli A intendere la narrazione di Luca
e Matteo, nel senso evangelico del loro racconto, è Natale, e Cristo
rinasce, solo per chi nella Notte è sulla via con le sue greggi, e sa
riconoscerlo nell' infante che giace in una mangiatoia animale, ove fu
deposto perchè non potè nascere in albergo, o per chi dall' Oriente,
saggio e regale, ha seguito la stella oltre Gerusalemme fino alla sperduta
Betlemme, non dubitando che ivi fosse il Re Bambino, al suo apparire quale
della Giudea il più piccolo centro. E La mia notte solo con le mie
greggi, è la mia lontananza dagli uomini con i due miei piccoli uccellini
da accudire reclusi, insieme con gli altri sette che primo questo e quell'
altro, poi riunendosi insieme, si rifanno vivi ogni giorno al mio balcone,
per i semi che spargo perchè sopravvivano; mentre il mio viatico sino
alla casa di Maria, lasciando il culto delle forme, è la stella che seguo
dell' umana miseria sul giornale, per dirne quando ritornerò al
villaggio, e dirò che non sarò stato a Bucarest, come avrei altrimenti
voluto, come chi vi si è recato per il corpo di un bambino
ritrovato nella greppia delle fogne, nel freddo siderale che inneva
le piste degli sciatori e assidera clochards, congela chi lavora e chi
pensa e non interrompe i traffici di organi e di morte, che di oro e
incenso e mirra dai lontani Orienti, sui nostri mercati, seguiti l'
afflusso conveniente prodotto in schiavitù.
31 dicembre Ed è scesa la neve purificatrice,
della mia lontananza e del mio odio per gli uomini. La neve della mancanza di senso, e
di compiutezza e soddisfazione in tutto quello che faccio. La neve che impedisce anche a
loro, agli altri, come a me, liberamente di muoversi e di godere. Come la mortificazione delle
religioni, come la miseria che appieda le plebi e le costringe a servirsi
come me di pubblici mezzi. Anche per questo io mi ritrovo
meglio tra chi sta male, mi dà conforto E mi angoscia, e mi dà sollievo,
quanto di più terribile leggo sul giornale, e la mia condanna
antagonistica ne è una commedia, l' anelito a ogni soccorso una finzione
patetica, l' ammirazione di chi li presta l' omaggio ineffettuale a una
virtù che non diventa esemplare.
Ieri l' altro, di sera, ho
incontrato nel freddo un allievo per strada, e non abbiamo che incattivito
in disfide calcistiche. Non altrimenti so o posso
comunicare con loro, sappiamo sottacere e comunicare inviti augurali. E ieri pomeriggio, è bastato che
abbia abbassato il volume dell' ascolto della Storia di Natale di Schutz,
per sentire le ennesime gride di spavento e di richieste di aiuto della
giovane coppia di sopra. Ho seguitato la pagina, in ascolto
del brano, distogliendomi
anche dall'idea ricorrente che lui è un bel ragazzo e chissà quanto
dev'essere stanco della sua storia con lei. Poi quando sono sceso per l'
acquisto domestico di una cesta di vimini, un inquilino del piano di sotto
mi ha chiesto se avessi rinvenuto la macchia d'acqua di cui gli ha parlato
il condomino sottostante il mio appartamento. Una macchia tanto più dilagante,
quanto sembra, quanto meno se ne è avuta traccia. Per la quale, l' altro giorno, di
domenica, come ha creduto di scorgerla sul soffitto immediatamente al
rientro da pochi giorni di ferie, il sottostante condomino ha scomodato il
mio locatore e il sottoscritto, nella pretesa fattasi
congiunta , e poi venuta meno, che rinunciassi per qualche giorno
all' uso dell' acqua pur di consentire di accertare la perdita. "Eh, si tratterà di far
chiamare il geometra, come le altre volte, per gli accertamenti, di fare
denuncia all' amministratore secondo la solita trafila.... Può venire se le serve a fare
acqua da noi...." " La macchia, se l' ho
trovata?... Si trova ciò che c'è, al mondo
" ho sospirato con l' altro coinquilino, che ha inteso, e mi
ha fatto gli auguri, e mi ha chiesto se scenderò presso i miei per le
festività rimanenti. Mi parlava come a un altro
meridionale, quale lui è, che
per ricongiungersi ai suoi deve fare un lungo cammino . A tale sua solidarietà ho
risposto che i miei non abitano molto distanti Mi ha sorpreso, con piacere, il
calore con il quale nel salutarci e nel ringraziarlo mi ha stretto la
mano. Ma la morsa è stretta e non si
allenta con il gelo, nel candore dei tetti e dei balconi innevati
oltre il tendame, nel
riaffacendarsi degli uccellini in gabbia col panìco.
1 gennaio
Il mio cenone di fine anno ho
finito per farlo da solo, con i due mie canarini che ho tenuto desti
a farmi compagnia fin quasi verso mezzanotte, quando li ho messi al
coperto del telo e sono uscito a salutare il nuovo anno nella piazza
antica della mia città, dove si annunciava intorno alla cena in piazza,
dentro un teatro tenda, uno spettacolo di fantasmagorie astrologiche
rinascimentali. Ma la neve che a tarda sera aveva
iniziato a cadere fittissima Sono rimasto nel turbinio della
neve sin oltre l' una, per le strade sommerse tra le case infaldate di
bianco, ove i lampioni e il ponte prospicievano il rio plumbeo, nel
silenzio dei rari passanti rotto solo dal crepitare e dallo scoppio aereo
di razzi e mortaretti. Ma in cuore ero ansioso di che
fosse potuto accadere a Bibì e Bibò, per essersi quest' ultimo, più che
l' altro, avventati con ingordigia insaziabile, oltre un'ora, sul
pastoncino con uova e miele e frutta che avevo approntato a loro per la
prima volta, perchè la notte dell' ultimo giorno dell' anno gustando
quella prelibatezza potessero unirsi al mio banchetto, un risotto di
funghi e carciofi, e del nasello surgelato alla rucola con un contorno di
verdure allo yogurt.
Così affondando nella neve
intatta e fragrante anche dietro il condominio di casa, nel raggiungere il
garage, ho fatto rientro in
ansia, in preda ad angoscia, prima di ritrovarli vivi e assonnati ancora
desti sui loro trespolini. Temevo davvero tanto che l' inizio
dell' anno potesse essere costernato dalla tragedia di una loro scomparsa. Bibò che era ancora sveglio ha
dormito stamane sin oltre le nove, per mostrarsi oggi più che mai
incontenibile nel moto e nel canto, fors' anche per effetto dell' apporto
tutt' altro che venefico del pastoncino, al punto che come l' ho
immortalato con la videocamera, ha gorgheggiato al massimo delle sue doti
canore durante tutto l'ascolto del Concerto di fine anno dall' auditorium
di Vienna diretto da Muti. Addirittura quando è stata
attaccata la Radetzky march, si è staccato dallo specchietto ove rimirava
in un altro canarino la la propria immagine riflessa, per riallinearsi sul
posatoio di fronte allo schermo e reingorgarsi in posizione di canto, Bibi
intanto che non ne voleva sapere che di mangiare al fondo della sua
gabbia. E non è che gli sia inferiore nel
canto, la sua zampetta reca l' anellino con la nota musicale di una
segnalazione di merito della sua eccellenza nel canto come malinois, canta
di meno ma con più invasamento, come ieri sera in una frenesia
semirotatoria di tutto il corpo sul posatoio che ne fronteggia nello
specchietto l' immagine riflessa. E' stata anche tale sua condotta
differente Ma quando sul tardi
mi sono dato da fare invano per uscire, nel ricontrollare entrambi,
messo in apprensione dalla sonnolenza diurna di Bibì in un arruffio di
piume, ho constatato come Sono poi uscito solo a sera, nello
spettacolo della sospensione di ogni voce e clamore urbano sotto la neve,
la festività stessa che aveva trasformato ogni condominio e palazzo in
una dimora ove, come in rifugio in altura, ci si rinserrava negli agi dal
freddo, pochissimi i passanti o le auto che si muovevano per strada, la
neve ancora intatta nei vialetti e nei giardini e sui tetti delle case e
le calotte dei veicoli, ancora immersi e non ancora riusati Uscivo a spasso come i cani menati
a passeggio, avido come essi di fresco e di neve, e per parte mia della
sepoltura di ogni traccia dell' uomo nell' abitato del traffico urbano. Ma nel cupìò dei cieli, della
solitudine dei vicoli, l' ansia di fare ritorno al mio cubicolo protetto
di libri e di nastri e dischi, di stare un pò in compagnia dei miei due
animaletti prima di farli dormire, in ascolto insieme con loro della parte
odierna dell'Oratorio di Natale di Bach, quella della Circoncisione e del
nome di Cristo, si è tinta di fantasie orride, immaginando che
quella barriera di neve che si veniva cristallizzando in ghiaccio
fra me ed i miei cari, fosse divenuto l' ostacolo insormontabile tra il
mio grido disperato al telefono che mi sarei suicidato e loro che si
sarebbero sentiti impossibilitati a soccorrermi da tanta neve per strada,
dopo che avessi sterminato i miei uccellini. E come, strozzandoli,
soffocandoli con una pressione alla gola, o battendone il capo contro uno
stipite? E perchè? Perchè tramite loro mi interdico ogni libertà
mondana e mi soggiogo senza vie di sbocco o successo al pensiero e alla
scrittura? E mi sottopongo alla figura impotente ed inerme di uomo e
figlio e fratello e insegnante
che suscita benevola pena, da che ha tramutato in solitudine e bontà
verso gli animali la sua inaccettabilità sessuale? Certo, anche se avessi successo
svilendo il mio presunto talento, sarei altrimenti e differentemente
inappagato, e anche ieri notte mi sono slanciato a letto per disfogarmi
nelle mie fantasie notturne, tramutando ogni occasione perduta in una
immaginazione sollecitante- quel giovane di cui non raccolsi l'invito a
dormire nella sua casa in Rabat, l' altro da cui mi ha distolto la polizia
che l' ha fatto scendere, sul pullman di linea tra Medenine e Tunisi, chi
mi ha pochi giorni fa vanamente chiesto, come siamo stati soli, quanto la
mia abitazione disti dal centro della mia città,- sono infelice e mi
struggo di non tentare ed assaporare incarnati giovanili, ma c' è una mia
impotenza e una mia sottomissione ch' è più radicale, più assoluta, a
una situazione a rischio e di perdita totale che ogni giorno mi si
ripresenta. Non so e seguito a non far
fruttare doti e avvenenza, perseverando a perseguire senza costrutto
finalità artistiche, benchè già gli anni si inoltrino verso la anzianità
e nulla di nulla abbia risolto o concluso, di me senta perduta ogni
creatività poetica e altrettanto decaduta quanto sterile la mia scrittura
prosastica,- compensativa?-, mentre così mi nego, con un sottoimpiego
commerciale giornalistico o compromissorio delle mie qualità prtesunte, a
ogni piacere e possibilità di vita e di piaceri sessuali e mondani, e
tantomeno mi assicuro per il futuro senza più nemmeno o ancora la
certezza del mio lavoro e di un domicilio, dentro questa mia dimora
natalizia da cui non ho neanche i quattrini e i modi per trasferirmi
altrove, se la necessità incombe, - io che non so o non accetto che di
guidare biciclette- con le tante suppellettili domestiche e cartacee e su
disco o nastro che vi stipo dentro con i due miei canarini. Con loro due sotto un ponte? Forse
tornerei solo così ad essere un magnifico cantore, seguitavo a ripetermi
al rientro fra le tante costole librarie allineate negli scaffali, prima
di quietarmi nell' estasi dell' ascolto della quarta cantata dell'Oratorio
di Bach, del suo fastoso esordio orchestrato con corni da caccia e del
magnifico arioso del soprano, della sua meravigliosa aria con eco, quando
è insorto repentitamente nel canto Bibì, in un assolo notturno quasi
convulsivo, nella fenesia in cui il canto ne induceva il corpo a ruotare
su di sè, stupefacente quanto di breve durata.
E poi li ho coperti e mi sono
immerso nella lettura della poesia di Emily Dichinson 525,su perchè all'
abete piaccia levarsi su un bordo di neve e godere del freddo, prima che
riaccendessi il televisore e vedessi riproposto il servizio televisivo del
telegiornale regionale sugli emarginati che sono stati ospiti a pranzo, il
primo dell' anno, delle famiglie milanesi anche povere che si sono
dichiarate disposte ad accoglierli, accompagnativi dai mezzi pubblici
della città. E mi sono commosso a quelle
immagini di vecchi dimessi e di adulti barbuti decorosamente puliti e
vestiti, alla vista del loro sguardo grato e prosciugato per un giorno di
ogni amarezza e risentito rancore, con cui erano riconoscenti della loro
gentilezza ai cordiali tramvieri e agli ospiti accoglienti, ravvisandovi
il mio possibile sembiante futuro.
2 gennaio Che chiarore nivale, al risveglio,
nelle mie stanze, su ogni cosa sparsavi ordinatamente intorno, sull'
albore dei rettifili dei libri intonsi, sulle teche di plastica, sui 2 gennaio sera Cade la pioggia e tutto
discioglie, l'ammanto nevoso e l' incanto del bene, disfattisi nel fango
della mia impotenza votata all'odio ed alla negazione della umana vitalità
altrui, illividitasi, astiosa, nel vedere che con la neve ne finisce l'
impedimento generale, la cessazione del traffico, con la neve in
disfacimento che mi è grata come ogni fede, e purificazione, come ogni
sabbia e nebbia e trasfigurazione " Io sono l'uomo malvagio che
deve morire con i suoi uccellini, poichè li ama di tutto l'odio di cui è
capace per i suoi simili." Così nell' oscurarsi del
pomeriggio, rientrando per strada sotto l'acqua diaccia che tutta la neve
si porta via, facevo ugualmente astiare per strada il mio pensionato
Giovanni, nel prelievo- distacco dal mio schifo interiore di una sinopia
del mio romanzo impossibile. Perchè non so concepire e
sopportare Né mi interessa alcuna salvezza
senza di loro. In attesa che ritorni ai doveri e
ai vincoli impostimi per sopravvivere. Non ho altre Epifanie. E la sua mortalità E la sua mortalità canta come
(fosse) eterna, ( quasi che) come se la sua carne
di piume e chi lo adora non svanissero nel tempo
dileguando, lui che minuscolo in gabbia più che la mia mano si assopisce e si risveglia a una
vita sovrana mio signore che di nulla mi è
debitore. Quand' io nel silenzio in cui
dorme l' adorato sento il battito non più tremarmi
che di durare tanto da vederne già |
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