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Un giorno di maggio, senza più lui Nel
tardo pomeriggio che venivo trascorrendo presso mia madre, si era smorzata
la calura della domenica di maggio, il cielo solatio ed incerto ventilato
di fresco. Lei, allora ,per farmi vedere meglio le infiorescenze
rigogliose, quasi fossero ortensie, dei gerani che alcune settimane prima
le avevo regalato, sollevando le persiane mi ha fatto accedere al balcone
dove li teneva. Ci siamo così ritrovati nell' ariosa vista della città
che mio padre amava tanto, in cui sovrastavano il Duomo e la piazza
Grande, l' Accademia militare retrostante nei suoi fastigi seicenteschi,
mentre vi si profilavano nelle vicinanze piazza Sant'Agostino ed i tetti
ad essa intorno, tra i quali svettavano le altre chiese del centro
storico, immersi, io e lei, nella bella veduta ove
poteva spaziare quel poco d'agio che mio padre infine aveva acquisito,
nella confortevole dimora ch'è divenuta ora quasi sconfinata per mia
madre soltanto. V'era
una sedia a sdraio con dei cuscini presso la soglia del balcone, sul cui
muro di fondo mia madre mi ha mostrato l' illuminazione esterna che vi ha
installato, che le consentiva, da che le sere si erano fatte calde, di
trascorrervi delle ore di
conforto tra il verde diramato di luce. Quale
piacere, così riposando al fresco, il farsi sera avrebbe potuto ora
costituire anche per mio padre, mi sono detto, nella
predisposizione che manifestava tra noi, isolandosi in
disparte, di godersi finalmente in pace la corporeità della
propria vecchiezza, intanto che come il primo giorno che sono ritornato in
quei vani, dopo la sua morte, la vista mi era corsa alla finestra accanto
di quella che non è più la sua ultima stanza, ove tutto era stato
altrimenti ricomposto, e campeggiava soltanto, a ricordo della sua agonia,
la riproduzione appesavi al muro dell' articolo, che gli avevo letto,
sulle imprese di Marco Pantani all' ultimo Tour. "
Ieri è cominciato il Giro d' talia - mi aveva ricordato poco prima mia
madre-, e mi è venuta una tale tristezza nel pensare a tuo padre,
poveretto, a quanto ci teneva a seguirlo..." Di
lui avevamo parlato a più riprese, in precedenza, ma per le pratiche di
successione, per quanto da parte di questo o quell' Ente, o Ufficio
pubblico, si pretendeva ancora nei confronti di mio padre, il cui
interpellarcene era come se per il tramite evocativo di noi coeredi, e
legatari, lo riesumasse in vita per chiamarlo ancora a rispondere, a dover
versare e rendere conto. Nelle
parole con le quali difficoltosamente riusciva a dirmene, mia madre mi ha
riferito di come invece per parte sua, sollecitata dai sindacati, intenda
farsi riconoscere l' indennità di accompagnamento che non ci è stata
accreditata per gli ultimi mesi di vita di mio padre, quando aveva perso
l' uso degli arti, e nelle ultime settimane, ci informarono i medici, solo
perché la circolazione del sangue non doveva irrorarne la stazione
eretta, egli poteva sopravvivere alle crisi che gli sopravvenivano nel
letto dov'era immobilizzato, perdutesi intanto anche le sue giunture
ossee. "
E' perché adesso non ho altro da fare, che posso sostenere tutte le
pratiche che sono richieste...Occorre la documentazione di tutto, dell'
esito di ogni chemioterapia come
di ogni volta che la Croce verde è venuta qui a prenderlo a casa... Prima
l' indennità te la riconoscevano sempre, mi hanno detto, adesso pressoché
mai... Basta
che il malato possa raggiungere da solo la tavola da pranzo e non ne hai
più diritto... "
E per lavarsi? E la cura della propria persona?" "
Se solo penso a che sforzi mi richiedeva in bagno allora sorreggerlo,
anche quando non aveva ancora perso l'uso degli arti..." Io
mi sono venuto ricordando come allora, di quegli stessi giorni, fosse per
lui uno strazio la stessa propria magrezza cui doveva assistere, prima
ancora dell' introduzione della carrozzella che potè usare poco, e poi
del letto ospedaliero, nella sua stanza, quando già si correva il Giro di
Francia. E
lei, di rincalzo: " Ma c' è ancora? mi chiedono agli Istituti- E'
ancora vivo? Se è morto, allora...", mi è stato detto o fatto
capire più di una volta". Così,
mia madre nemmeno si è indignata. Quando
invece per le detrazioni, e le rese delle spettanze che ha già dovuto
versare... Ma
che ci importava, più di tanto... Ci
eravamo ritrovati ancora insieme, ecco che contava, e lei mi aveva
ritrovato che non ero più prostrato nell' affrontare la vita, mentr'io,
insieme a lei, ero venuto rinvenendo ciò ch'è la vita comune,
l'esistenza più generale, nel rinvenire ancora il modo, rispetto a quel
che mi capita, di farvi fronte nel ricorso a degli altri, dei quali,
tramite lei, in virtù del conforto che mi recava, si era interrotta
l'estraneità, di quando ogni altro non mi è più che una inesistenza
dispersa nell' opinare comune, ed in me su di ogni altro si acuisce sino
alla spasimo la tensione di sopraelevarmi, con la scrittura,
nel vuoto impotente di idealità irreali. Io e lei finalmente
contenti, insieme, dopo che la domenica precedente, e il martedì, lei
invano mi aveva atteso, allarmandosi e telefonandomi già per questo, e
(dopo) che io, l'altro giorno innanzi, come poco prima mi aveva fatto
sentire nella segreteria telefonica, avevo trovato il modo di farle
pervenire la voce della mia angoscia, - che come trafelato ho valicato la
soglia, si era alleviata già a tavola, quando ho inteso che doveva
assolutamente risparmiarla, appena lei mi ha detto che i tortellini di
ricotta che mi ha servito con una specialità pontremolese, i testaroli,
me li aveva preparati invano
anche la domenica prima. Poi
al parlargliene, ineludibilmente, la mia ansietà, sempre a una stretta,
si leniva nel suo dare tempo al tempo, a ogni giorno la sua pena e il suo
conforto, al suo dirmi che prima o poi di quello che mi angustiava, di
materiale, tutto si sarebbe risolto, come era già stato ogni altra
volta... E
senza ch'io dovessi trasmetterle il mio disperarmi in affanno, quanti
sonni agitati, come mi ha confidato, già turbavano di notte la sua
solitudine, in cui i morti e chi è ancora vivo ritornavano a tormentarla,
riprecipitandola nelle situazioni opprimenti, del suo passato in famiglia,
in cui seguitava a doversi dibattere, ad esserne presa senza potervi
reagire, risvegliandosi che non era ancora giorno tutta agitata.- "
Almeno sogni anche mio padre? A me è
capitato più di una volta di sognarlo vivo, e mi ha fatto talmente
piacere..." Almeno
così, povero caro, avesse potuto ritornare
ad essere ancora fra noi,
anziché doversi ripresentare come il congiunto defunto, con ancora il suo
codice fiscale, quale (egli) figurava negli atti notarili di cui mi
trasmetteva mia madre una copia, affinché la mia quota di possesso della
nostra casa già ceduta in affitto, avessi a denunciarla nel modulo della
mia dichiarazione dei redditi, benché non ne tragga tuttora godimento di
sorta. Mi
ha accennato che sì, qualche volta mio padre le era capitato di sognarlo,
ma in situazioni così intollerabili, così penose..." Ma
se altrimenti non riviveva in noi, come poteva essere ancora alcunché,
altrimenti più nient' altro che una salma fra le infinite altre, laggiù
allineate, nella oscurità che ritornava a calare, poco distante, fra i
loculi del cimitero dove quel giorno non ero ritornato a trovarlo, essendo
già troppo tardi, perché potessi fargli visita, quando erano solo le
quattro del pomeriggio, e mia madre mi aveva sollecitato che restassi
piuttosto con lei, che mi chiedeva, fra le altre cose, se conservo ancora
nel congelatore il mio uccellino morto. Eppure,
successivamente, solo poco prima che mia madre mi parlasse dei suoi
incubi, mentre accudiva al cane ed io ero uscito sul balcone dei gerani,
ho risistemato su quella seggiola i cuscini maldisposti, quasi che così
agevolassi che mio padre potesse adagiarvisi meglio, a godervi il
frescolino della sera senza doverci restare a sentire noi due in
soggiorno. Lasciata
la loro casa, la loro città, si succedevano per me poi il verde ch' era
cresciuto sterminato, i fiammanti papaveri tra le siepi risorte di
millefoglie, all' approssimarsi in treno della mia città fra i campi, nel
rigoglio della vita, che ancora a ripetersi, si inoltrava nella stagione estiva che già di mio padre, come più niente,
aveva assimilato e ancora (ne) oltrepassava la morte.
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