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La morte di mio padre

 

La notizia

   
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La notizia

 

21 gennaio

 E' dalle sei di stasera, che ho appreso da mia sorella al telefono e so che mio padre ha un cancro che non gli lascia più scampo.

Dai polmoni oramai gli ha preso i reni e la metastasi si è estesa agli arti inferiori.

L' ho appreso da mia sorella al telefono. Da ieri sera lo sa anche mia madre.

L' unico lenimento, nell' apprendere la notizia, è che mia sorella non me l'abbia detto come al figliol prodigo.

Non resta più che la chemioterapia.

Mi è voluto poco, in una stretta penosa, per intendere che oramai gli può essere di poco prolungata la vita. Qualche settimana, o mese, al più.

Domani telefonerò a mia madre, per dirle , se si deve tacere a mio padre il suo male, di inscenargli la credenza che si tratti pur tuttavia di enfisema polmonare, come mi ostinavo a voler credere quale male minore diagnosticabile, quando mia sorella l'ieri l'altro, domenica pomeriggio, mi ha detto che avevano rilevato delle ombre ai suoi polmoni ed ai reni.

Corrispondevano i sintomi, nel quadro clinico che ne faceva l' enciclopedia medica che ho consultato: l' incarnato fattosi bluastro e livido, i dolori agli arti inferiori, la repulsione del cibo che potevo ritenere dovuta  al fatto che non poteva più tollerare il sodio.

Le pietose meschine finzioni della mia pochezza mentale di fronte a ciò che mi sgomentava, che sgomentava noi tutti, come mio padre; instoliditi, finanche insofferenti nei suoi riguardi di malato, ciechi e ciecitati di fronte alle evidenze sempre più impressionanti del suo deperimento e del suo male inspiegabile in tutto il corpo, dai referti delle analisi tutte quante rassicuranti fino all' altro ieri, confortanti, minimizzanti...

inquieti, smarriti, poi angosciati cupamente, senza volerlo ammettere che negli sguardi e nel sottaciuto, tanto gli esiti clinici smentivano quanto mio padre accusava e vedevamo accadergli e non volevamo credere e ci era confortevole credere che in lui non stesse accadendo, lasciandolo sempre più abbuiarsi nella sua stanza, sempre più smagrito e fantasmatico, incapaci di fissarlo senza averne inconfessabile sgomento, come quando ieri l' altro ha voluto rimanere tra noi che conversavamo, ed ora so che cosa ho provato, che fosse chi è condannato e si ostina a permanere tra i vivi.

Eravamo li, temendo, e rimuovendo, ciò che sapevamo possibile, sempre più vero, incarnato nel suo aspetto, e ci facevamo forza a vicenda di derealizarre, infinitamente più ciechi e stolidi e ridicoli, e meschini, e risaputi, delle prevenzioni di mio padre verso i medici e ogni cura e pietanza di mia madre, lui che a dispetto di ogni conforto e clinico, nel suo terrore disperato sentiva e sapeva ciò che ha in corpo, di irriducibile a ogni risanamento, di inspiegabile altrimenti che con il venir meno di se stesso.

Con lui, è dalla penultima volta che mi sono recato a trovarlo, per l' epifania, che nelle parole mio malgrado, tradendo ciò che mio malgrado venivo pensando, gli ho detto la verità che si rivelava ad entrambi.

Lui era risollevato perchè finalmente lo accoglievano all' ospedale per degli accertamenti completi, lui che ha sempre rifuggito i medici e le cure come ciarlatanerie ignoranti.

Ignaro lui, come noi tutti, quanto il suo male gli stesse dando ragione.

Mentre mi riportava in macchina alla stazione ferroviaria, l' ho pregato di avere più riguardo per mia madre, che si era di nuovo lamentata di come si fosse mostrato un malato intrattabile.

" Tu ti comporti così perchè finora non hai conosciuto mali seri, pensa che comunque sei arrivato a settantacinque anni, a quanti, che hai conosciuto, che non sono arrivati alla tua età...

" Ho capito, che non c' è più posto per me..." è stata la sua risposta che mi ha lasciato senza parole.

Come l' altro ieri non ho saputo o avuto che dirgli, quando, poveretto, dopo essersi appigliato alla speranza che fosse la stagione inclemente che non lo aiutava a guarire, mentre si era sentito meglio nei giorni precedenti di sole, -ma è alla schiena, ha soggiunto, che seguito a sentire dei dolori...".

Così come per l'epifania " come posso sperare, mi aveva detto, se solo che senta l'aria subito ho male alle gambe...".

Se ci ripenso, è stato quando dopo pranzo mia sorella ha soggiunto, riferendosi all' appetito comune, come non potesse spiegarsi che con un male interiore che mio padre si distogliessse dal cibo, che pur cibandosi di quel poco dimagrisse tanto, che l' inquietudine ha preso su di me ed in me il sopravvento, e si è fatta irresistibile angoscia, benchè ciò di cui sentivo di patire più vivamente, fosse l' esito della partita della squadra beneamata da me e mio padre, l' Inter che era scesa in campo contro il Bologna, e di cui, raggiungendo mio padre che si era disteso sul letto, gli ho detto che l' avrei tenuto informato del risultato.

" Va male, purtroppo, gli sono andato a dire alla fine del primo rempo, quando sul proprio campo da gioco l' Inter è passata in svantaggio.

Lui la notizia l' ha accolta come se per lui non fosse comunque che una futilità, lui che so quanto si tenga informato e ci tenga alle sorti della nostra squadra.

Ma io ero invece davvero contrariato, e quando è iniziato il secondo tempo, via via che restavo in attesa senza che il risultato cambiasse, e che le avversarie che ugualmente perdevano venivano pareggiando, il Milan , la Sampdoria sul finale, mi facevo pessimista sul risultato finale, iniziavo a presagire e ad avere oramai per certa la sconfitta, somatizzando  il mio malumore al punto che avvvertivo oramai l' emicrania, un cerchio che si stringeva alla testa, e non avevo più animo che di partire, per sbollire in moto e per strada la mia rabbia per il fallimento della mia squadra.

Sul finale della partita ho raggiunto in tale stato d'animo mio padre ch' era in sala da pranzo con mia madre, intenta alle sue spalle a terminare di foderare il cavallo di un mio paio di pantaloni ch'erano lisi in quel punto.

" Vado vado, allora gli ho detto scuro e nero, va purtroppo male in tutto e per tutto..." con quella che presumevo fosse solo l' enfasi catastrofica del tifoso deluso.

Mia madre ha allora alzato gli occhi lucidi dalla cucitrice, nello strappare con la bocca il filo di refe.

E nel suo sguardo sgomento, che disperava di potere sperare ancora, ho capito che avevo detto più di quanto avessi voluto, che mi ero tradito ed avevo tradito uno sconforto più generale e d'altra natura.

pur se sotto la pioggia, sul treno, era la sconfitta della squadra del cuore che sentivo cocente, ed avrei tardato d' un giorno, prima di tentare di illudere anche mia madre al telefono che di cancro non si tratti.

Che sentivo, per davvero, mi dicevo, della ipotetica catastrofe che pareva non pesarmi di dentro, come la vita si rivelerebbe un futile dramma, avevo la temerarietà di pensare, se la Tac rivelasse che anche la supposizione di un enfisema è stato un vano timore.

Eppoi durante tutto i mesi che mio padre ha seguitato a stare sempre più male, che ho seguitato a confessarmi, se non che avrei sapito reggerne e sostenerne la morte, con la forza d' animo con la quale non avrei saputo sopportare la morte dei miei uccellini, che mentre mio padre si faceva sempre più spaventevole, ho seguitato a temere come la mia eventuale e sola sciagura reale.

E ieri l' altro che mi confidava ugualmente mio fratello, di fronte all' immagine della sua gattina?

" So che morirà prima di me, ma io non so come farò a resistere alla sua morte"

IO ch' ero così miserabile e cieco e impietoso, da non temere e patire quando non era ancora certa, nella catastrofe di mio padre che la la mia sola catastrofe, poichè quando morrà, resterò senza chi mi conduca più altrove, senza il solo congiunto il cui aiuto possa sopperire alla mia inettitudine pratica.

Ripetendomi e riproponendomi di difendermi, al cospetto dei miei cari, che mi vedessero incapace di affrontare da figlio la morte di mio padre, come io tema più la vita che mi resta che come lui la morte.          

E eppure cionostante ancora ieri, per telefono, che immaginavo o che sentivo, della realtà della tragedia oramai certa che avrebbe potuto sventare, se solo avesse avuto valore, quando da mia madre avevo appreso il solo riscontro positivo che mio padre  non tossisca, e che era stato di insulso sollievo per me, al telefono, quando, senza nominarglielo, le ho diagnosticato l' enfisema come il male possibile di mio padre, il fatto che non tossisca tendendo a escludere ad entrambi che si tratti invece di ciò che è in effetti.

E tutt' oggi pomeriggio, mentre componevo in Istituto le domande del questionario di domani su Giacomo Leopardi, e poi mentre indugiavo a telefonare ascoltando la Semiramide e i miei uccellini rapiti nel belcanto del bel raggio lusinghier, a leggere su di una dispensa di come si navighi di internet, vivevo o credevo ancora di vivere il problema della salute di mio padre come un mio problema o una mia preoccupazione fra le tante altre del giorno.

" Auguri" gli ho detto l' altra sera baciandolo prima di lasciarlo, senza riguardare negli occhi mia madre.

Ora che potrò o saprò dirgli quando tornerò a vederlo?

" Vedrai papà, -vorrei potergli dire- che saprò farcela senza di te, che sarò un uomo grande e famoso e non avrò a deluderti.Ho giàaccumulato nei miei scritti gli atti per esserlo".

Mentre ogni senso e insensatezza si attenua, e non si scioglie, il nodo del pianto riconoscente che sarà irrefrenabile sul suo sudario.         

   

 

 

Questa realtà

 

 Che venivo pensando della realtà, del tempo infinitamente infinito, interminabilmente presente, in cui non ci sia un Dio cui appellarsi, alcun senso a supporto o alcuna  vanità del tutto di cui disperare, se il mio uccellino oggi vi canta invasato e domani non vi è più che  un corpicino inerte tra i rifiuti, nulla può rendere eterno anche il verso che si delira più immortale, e di me e di lui cosi vivi e veri, ora, non sarà più niente di niente, neanche un residuo, come ieri era irrealtà, per quanto la temesssi ineludibile, ed è ridivenuto solo un annuncio che mi è stato dato,  il cancro certo e inesorabile di mio padre, e con la sua catastrofe la mia che si profila.

Di che sia la vita nella gratuità di tutto?   

 

 

A Kais

 

Mantova, 22 gennaio 1997

 

Mon cher Kais,

tu m'as à excuser si je rétarde à te repondre, comme je differe tout ce qui pour moi est decisif et vital, pardonne moi si je t' envoie seulement après que tu m'as écrit de nouveau, le billet que j'avais dejà pret au commencement de la nouvelle année, où je t'illustrais la signification de la fete chrètiemnne de l' Epiphanie, qui était le sujet du billet, ainsi que je n'ai pas encore répris au computer les pages et pages du journal de voyage que j' ai composé cet été, quand je suis venu chez toi en Tunisie et je suis allé àpres en Lybie, mais, ° vrai dire, je suis en proie aux forces negatives de ma depression sans cesse, qui me damne à me perdre moi meme dans l' exterioritè toujours avant tout, tojours anteposée à la vie réelle de ce qui est plus important et vrai et beau, pour une obligation continuelle, si je veux m'assurer dans mon angoisse.

Malheureusement je suis en train de perdre mon père, et je n'ais ta bonne santè que lorsque en ecrivant et en voyageant, je peux surmonter mon sens d' impuissance et de la perte de moi meme dans tout ce que je fais.

Ainsi je désespére injustement dans tous les hommes, -toujours ma melancolie - et j' ai la folie de ne consacrer pourtant mon affection que à des animaux, les deux canaris qui vivent avec moi et qui sont devenus mes petits enfants qui adorablement me chantent, et que je ne tolere tout à fait de perdre.

Voici mon etat phisique et moral d' ecrivain manquè et de professeur bouleversè et défait,  autant bien aimé que sans autoritè effective sur mes èleves, sauf quelque exception, bien entendu. Et toi? Quels sont et comme continuent tes études au lycee? Tes problemes dans toute sincerité?

Mon etat social? Sans doute j' ai beaucoup de beaux livres, de compact-disques, de videocassettes, de belles choses que j'aime, dans un appartement chaud et confortable, en location, qui est ma prison dorée et que je crains de perdre, comme ma position social, inepte à la vie pratique et à me realiser, pour me retrover un jour à la belle ètoile sous un pont, avec rien d'autre que mes petits oiseaux en cage avec moi.

Et maintenant c' est mieux si je te salue, incorrigiblement incapable de ne'affliger mon interlocuteur.     

 

     


 

 

A Kais

 

Mantova, 22 gennaio 1997

 

Mon cher Kais,

tu m'as à excuser si je rétarde à te repondre, comme je differe tout ce qui pour moi est decisif et vital, pardonne moi si je t' envoie seulement après que tu m'as écrit de nouveau, le billet que j'avais dejà pret au commencement de la nouvelle année, où je t'illustrais la signification de la fete chrètienne de l' Epiphanie, qui était le sujet du billet, ainsi que je n'ai pas encore répris au computer les pages et pages du journal de voyage que j' ai composé cet été, quand je suis venu chez toi en Tunisie et je suis allé àpres en Lybie, mais, à vrai dire, je suis en proie aux forces negatives de ma depression sans cesse, qui me damne à me perdre toujours dans l' extérioritè avant tout, que tojours j' antepose toujours anteposée à la vie réelle et à tout ce qui est plus important et bon et vrai et beau, à cause d'une obligation continuelle, irresistible, si je veux m'assurer dans mon angoisse.

Malheureusement je suis en train de perdre mon père,  et sans son appui je deviendrai incapable tout à fait de bouger dans mon ineptitude social et à apprendre à conduire, quand je n' aurais ta bonne santè que en voyageant et en écrivant de mes voyages, selon ma façon de surmonter le sens d' impuissance et de la perte de moi meme dans tout ce que je fais.

Ainsi je désespére injustement dans tout et tous les hommes, -toujours ma melancolie en cours - et j' ai la folie de ne consacrer pourtant mon affection que à des animaux, les deux canaris qui vivent avec moi, et qui sont devenus mes petits enfants qui adorablement me chantent, et que je ne tolere tout à fait de perdre.

Voici mon état phisique et moral d' ecrivain manqué et de professeur bouleversè et défait,  autant bien aimé que sans autoritè effective sur mes èleves, sauf quelque exception, bien entendu. Et toi? Quels sont et comme continuent tes études au lycee? Quels sont tes problemes dans toute sincerité?

Mon état social? Sans doute j' ai beaucoup de beaux livres, de compact-disques, de videocassettes, de belles choses que j'aime, dans un appartement chaud et confortable, en location, qui est la prison dorée que je crains de perdre, comme ma position social, inepte à la vie pratique et à me realiser, pour me retrover ainsi un jour à la belle ètoile, sous un pont, avec rien d'autre que mes petits oiseaux en cage.

Et maintenant c' est mieux si je te salue, incorrigiblement incapable de n'affliger mon interlocuteur si je lui parle.

                          Avec mes meilleurs voeux

                               Odorico Bergamaschi

                           Viale Vaschi, 6

                          46100 Mantova

                                Italie. 

                               

 

     


 

 

Al telefono

 

Come Al telefono sentivo stasera perdersi lontane le vicende ospedaliere di mio padre, mentre terminavo che mia madre mi dicesse della chemioterapia che ha appena iniziato, prima di chiederle con la voce accorata se mai Bibi avesse avuto la muta quest'estate, quando l' ho affidato a loro, in ansia che non sia ancora di fatto avvenuta da che è con me, tanto più che mi è stato detto che è destinato altrimenti a morire.

Ma così non recita l' enciclopedia del canarino, ove l' autore dice di non precipitare alcuna muta, di non allarmarsi, finchè l' uccellino è vivace e sano così come appare si presenta il mio Bibì.

Poi si è fatta nausea l' imminenza degli scrutini, di dover discernere e come, tra allievi che hanno memorizzato o copiato di tutto, pur di evitare comunque di leggere dal vivo direttamente Leopardi, che mi hanno pregiudicato anche la possibilità di assentarmi se sono malato, talmente la loro presenza fisica si è resa incompatibile con la mia esigenza di valutarli.

E ciò questo, nel vano splendore diurno di questi giorni di depressione sfinente, consunti nel posticipo di tutto ciè che importa per sanare l' ansia, i doveri incombenti, è l' ansito quotidiano in cui non avverto più che vagamente ciò che capita a mio padre.

 

 

 

Impossibile

 

4- 2-97

 

Poi si è alzato e si è avviato verso le vetrate del soggiorno che danno su tutta la città, nel grigiore della domenica di febbraio che si faceva di una chiarità lattiginosa, quasi che volesse rivendicare il suo diritto di vivere ancora, di esserci al mondo come gli noialtri, di recuperare l' irrecuperabile, gli arti inferiori che per la metastasi non gli consentono più di essere libero di camminare, costretto a letto o sullo sdraio.

Quando il giorno prima mi ha risposto al telefono, in luogo di mia madre ch' era uscita con il cane, " che vuoi, mi sono alzato a fatica, e già le gambe mi fanno male", è stata la pena che mi accusato.

E nel salutarlo, la gita in battello lungo il Mincio ed il Po, che ci eravamo ripromessi alla fine dell' estate scorsa rimandandola a questa primavera,nel mentre era quanto gli auguravo in futuro, sentivo ch'era l' auspicio esaudimento che va oramai oltre ogni speranza che mi è concepibile sull' avvenire che gli resta,  quanto ieri poteva impedire solo la sua inerzia, e la sua pigrizia, ed oramai è divenuto impossibile, come tutto ciò che di ordinario intercorreva fra noi.

Gli occhi, staccato il telefono, che mi si si sono riempiti  istantaneamente delle immagini di quanto avrebbe potuto essere struggente allora quel giorno, mentre il battello procede fra le ninfee e le sponde rinverdite, nel sole caldo primaverile e fra le ombre che gettano le fronde dei pioppi, io e mia madre intenti a farlo più che mai felice, mentre la videocamera fissa la sua e la nostra gioia consapevole e triste, disperata e allegra, straziata di vivere il nostro giorno insieme più tragico e bello e lancinante atroce e dolce, in aperta vista sintonia con la della vita e della la morte che affiorano e si risommergono e si confondono nelle linee dell' si confondono e avanzano nel flusso dell' acque.

E quando sono arrivato alla stazione e non l' ho trovato ad attendermi, mi ha trafitto il pensiero che non ce l' avrei mai più rivisto, nell' atrio a cercare di intravedermi, o che sopraggiunge nel piazzale antistante alla guida dell' auto su cui riesce ora a malapena a salire, come su quei sedili posteriori da anni ho cessato di attendermi di rivedere festante il cane Fred, da che giace sepolto in collina oramai disossato.

Gli ho portato un compact di canti popolari, "1800-1900 I garibaldini, i canti anarchici e del lavoro", che in settimana è uscito in allegato a un settimanale.

Quando si è rimesso dal letto ed è venuto ad ascoltarlo nella sala del soggiorno, ne è rimasto in ascolto fino alla fine con piacere, intanto che alla televisione seguivamo le sole immagini delle trasmissioni che ci ci consentivano di seguire l' andamento delle partite di calcio del campionato, cui ho visto che seguita a restare per quel che può restarvi appassionato.

Al canto degli scariolanti, lui si è ricordato, e mi ha ricordato, che quand'era ancora bambino, negli anni venti,

li udiva alla mattina, prima della sei, che facevano rumore e lo svegliavano, quando dovevano avviarsi verso il lavoro di una bonifica a quasi venti chilometri di distanza, con la carriola legata dietro le biciclette.

Spero poi che non abbia avvertito le parole sulle quale si è lasciato trasportare il canto della mia voce, quando il compact si è concluso con l'ascolto di " Dimmi bel giovane", ed io mi sono sorpreso con sgomento a intonare i ripetuti accenti di " saprò morir".

Ed è stato troppo tardi per ripensarci, quando poco prima di salutarlo, sono riandato alle mediocri vicende in campionato della squadra per la quale tifiamo entrambi, per rifarmi anche al suo stato di salute:

" Eh, zero-zero, pazienza, che vuoi farci...".

Ho istantaneamente temuto che potesse avere Guai se avesse ricordato e inteso che mio malgrado mi ero riferito ugualmente a lui, quando l' ultima domenica che ci siamo già visti " Va male, qui non c' è proprio più niente da fare ", avevo commentato la sconfitta in casa della nostra squadra, che toglieva corpo ad ogni residua speranza di poter competere per il titolo.

Quando rischiavo di fare già tardi per il treno, mia madre mi ha poi chiamato in disparte, perchè leggessi il referto con il quale mio padre è stato dimesso dall' ospedale, per rientrarvi solo per la chemioterapia e le radiazioni al cobalto.

Mi ha confortato, ma quindi piuttostoirritato, leggervi come tra le diagnosi di eteroplasie e metaplasmi ai polmoni e ai reni e negli arti inferiori, eppure si parlasse di uno stato di buona salute generale del paziente, a giustificarne il rilascio a casa presso il medico condotto.

Era come se di discorso in discorso clinico, anche all' atto di accertare ciò che non avevano supposto i precedenti referti, eppur seguitando a parlare di uno stato generale confortante, mentre egli è al termine, si procedesse a farlo sfilare via disinvoltamente negligentemente come in lui la sua vita, sin che ciò che sopravviene non è più che la sua morte da constatare.

E quand'ero già oltre la porta sono ritornato indietro, sia pure solo per qualche istante, per far rivedere a mio padre le mie nuove scarpe di cuoio marrone che gli erano davvero piaciute, come mi aveva rivelato mia madre nel salutarmi.

" Hanno una bella punta, squadrata larga".

Ieri sera, quando per la prima volta le ho telefonato non più dalla cabina, perchè ho acquistato in giornata finalmente un cellulare, mia madre mi ha ugualmente detto confortato dicendomi che gli ha fatto piacere sapere che in giornata, il giorno dopo, per restare più in contatto finalmente ho acquistato un gsm con la scheda telefonica.      

Alle vetrine dello stesso negozio ero andato ad occhieggiare anche la sera prima, subito dopo il rientro, per vedere quali erano i costi dei televisori di marca più convenienti, al fine di contribuire come posso ad acquistarne uno a mio padre, visto che l' attuale non trasmette più che immagini verdognole, e che il telecomando è sfasciato sotto i nastri che lo rappezzano.

Non sopportavo l'idea oramai diffusa fra i miei cari, e condivisa per come ne parlavano tra loro da mia madre e mio fratello, che a questo punto acquistarne un  altro non ne valga più la pena...

Così come non sopporto l' idea che mi è venuta ieri mattima, quando mi sono avviato a scuola, che in un contesto ove tutto ha una ragion d'essere divina, io debba rinunciare a che vivano i miei canarini, se voglio aver salva da Dio quella di mio padre.

Che orrore, stamane, aver in testa di queste cose, mentre Bibò risvegliatosi alla vita, ignaro di qualsiasi ipoteca di sorta sulla sua cara esistenza, si riordinava le piume che aveva bagnate nel beverino per la nuova giornata, si riaccingeva ai semi e allo specchietto dove si contempla in un altro immaginario.

 

 

 

    

 

 

 

Il peggioramento

 

" Seguita a dimagrire ancora nonostante le cure, e ora il male lo sente nella schiena anche ai polmoni, non più soltanto lungo i fianchi.

E adesso lui non può fare a meno di chiedersi,  si chiede e non trova spiegazioni,  come questo possa succedergli essere nonostante le cure che fa.

Non è più nemmeno in grado di stare seduto, quando al day hospital è in attesa delle cure mediche, occorre sistemarlo e tenerlo costantemente a letto.

E' talmente pallido che occorrerà iniziare a fargli da domani anche delle somministrazioni di sangue.

E anche per quanto riguarda lo stomaco, occorre rimediare al fatto che non digerisce più nulla. ..."

Quando ieri sera al telefono mia madre mi ha comunicato questo peggioramento dello stato di salute di mio padre, sono stato colto da nausea, per come vi avvertivo il male procedere in lui inesorabile, con una consequenzialità che brucia oramai i tempi che supponevo i più anche più pessimistici, facendosi beffe di ogni nostra presunzione o di tutto ciò a cui si tenti di attaccarci.

Com' ero vero tutto ciò che mio padre accusava e temeva di avere nelle sue stramberie, mentre ora non sa capacitarsi di averlo in corpo in ogni parte, e che stolida viltà brutalizzata, ottimisticamente ridicola, ogni nostra ricusazione della gravità della sua condizione, che si faceva forte delle assurdità delle sue diagnosi.

E quale ottusitò di linguaggio è mai quello clinico, che solo due settimane fa ne giustificava il rientro dall' ospedale con le buone condizioni di salute.

E stasera mi ha detto che hanno dovuto sospendergli la chemioterapia e la terapia "radiante", perchè il suo stato anemico sarebbe dovuto a un versamento di un' ulcera che tali cure avrebbero aggravato.

Dopo la facoltà di reggersi in piedi, il male gli ha così già precluso anche quella di camminare, dopo ogni gusto di sorta per il cibo ora anche l' apporto del sangue e la possibilità di curarsi, mentre chissà che l'ostinazione dei medici che ne esclude il ricovero, non seguiti a giustificarsi con lo stato di salute generale che in lui non sarebbe ancora compromesso..

E la sua morte che sopravviene, è così già il venir meno una dopo l'altra di ogni sua possibilità vitale, di ciò che il giorno seguente è divenuto impossibile poterlo vedere tornare a compiere, poichè in lui è venuto meno oramai per sempre, che torni a circolare, a reggersi i piedi, poi ad alimentarsi e...

Ed io di fronte alla sua catastrofe, eppure mi do ancora del tempo per andarlo a trovare mentre il male se lo divora, e non so dannarmi che a tentare di stabilire con mia madre dei contatti telefonici al cellulare che non siano respinti nella segreteria, eludendo nella dispersione e nelle obbligazioni scolastiche seguitando ad eludere di andare a trovarlo  di andarlo a trovare.*

Come se mi mancasse il tempo e la salute, per questo, che ho saputo tuttavia trovare o non tenere in conto cura l' altro ieri, per andare, benchè non mi fossi affatto rimesso dalla mia influenza,  a Milano a vedermi i capolavori dell' arte occidentali che si trovano nei musei rumeni, o ieri per recarmi in bicicletta a più di quindici chilometri di distanza dalla mia città distante, nel paese di provincia dove il Mercoledì di quaresima si cucinano in piazza tonnellate di bigoli con il tonno e le sarde.

La festa cui avrei voluto e non potrò più condurre mio padre, come non potrò accompagnarlo in escursione in motonave, questa primavera, lui che nemmeno farà più ritorno nella mia casa, come non potrò più vederlo che reclino in un letto di casa e d'ospedale.

Sempre che il male non giochi d'anticipo, come sono ancora troppo stolido e vile per non avvedermene, nel differire a sabato o a domenica la visita a mio padre.

Eppure, tornare ad uscire, a recarmi altrove, telefonare in Milano al Consolato iraniano, riprendervi contatto con l' idea nonostante tutto di un viaggio lontano...    

 

 

 

 

  

     

 

 

 

 

Miglioramento

 

Già quando ieri mattina le ho preannunciato che sarei arrivato da loro, mia madre ha potuto preanunciarmi il miglioramento di salute di mio padre.

" E' stato dopo la trasfusione di sangue...", che gli ha consentito di recuperare in salute e in umore, dopo che anche i globuli bianchi erano scemati nella sua circolazione sanguigna.

" Occorre saper prendere quel che viene..." ho detto a mia madre, all' arrivo, contento di poter aderire al comune risollevamento , sollievo ma predisponendo l'animo, come quello di mia madre, a un rovesciamento delle condizioni di mio padre.

E' diminuita la frequenza delle gocce antidolorifiche che deve somministrargli, e può seguitare a sospendergli l' iniezione che è incompastibile con la sua esulcerazione.

" non ne vengo fuori, mi aveva detto solo giovedi scorso, guardandosi le braccia senza più carne sotto la pelle.

Lo avessi visto, come si presentava anemico e violaceo..."

E lui stesso, quando sono rimasto nella sua camera a guardare con lui la televisione prima di pranzo, mi ha detto di non sentire più dolori alle gambe, che gli mancano solo le forze.

" E' incredibile come tra gli altri, paralizzati da dei tumori negli arti, lui non si renda conto in ospedale di dove si trovi...Crede che abbiano subito un incidente... Li vedessi gli altri, che tossiscono, con il respiro affannato, che escono dalla chemioterapia giallognoli che fanno impressione  , mentre lui la regge benissimo la " chemio" ", come mi ha abbreviato mia madre, nel suo compiacersi di potermi illustrare ogni aspetto clinico dello stato di mia padre.

E ieri tutti quanti, noi altri, come mio padre, non abbiamo voluto amareggiare questa ventata di allegria e di speranza, in che mai, dissuadendoci non che dall' approfondire, anche solo dal considerare l' ipotesi di mia madre di mantenersi con il subaffitto dopo la scomparsa di mio padre, mentre nella sua stanza lui seguiva seguitava a seguire la televisione pomeridiana,.

Quando vi ho fatto ritorno, l' ho sintonizzato sulla trasmissione collegata alle partite di calcio, per seguire le vicende della squadra per la quale tifiamo entrambi; che ha deluso prima le mie aspettative depresse che perdesse e definitivamente uscisse dalla lotta, per rigenerarsi, e poi quelle che potesse reinserirsi al vertice, quando ha recuperato lo svantaggio del primo tempo, poi si è fatta raggiungere dopo avere ribaltato in pochi minuti il risultato.

Sono rimasto con mio padre fino a che l'arbitro, fischianmdo la fine, ha suggellato almeno il pareggio in trasferta, quando per i minuti di recupero ed il ritardo con il quale iulo secondo tempo era iniziato, mancavano meno di ventiminuti alla partenza del treno.

" Consoliamoci che non abbiamo perso, anche se ormai era la vittoria il solo risultato utile...."

Ci siamo baciati io e mio padre e poi nemmeno ho avuto il tempo di attendere l'ascensore, giù di corsa dal sesto piano, via di passo accelerato poi correndo per la città, finchè

sono giunto in stazione in tempo per prendere il tempo ed anche rifiatarvi.

Mentre ritornavo nella mia città, presagendo che la divinitò potesse farmi trovarvi morti i miei uccellini in gabbia, quale pegno per la recuperata salute di mio padre.

Poi quel mio allievo, stamane, che mi ha confidato che gli è caduto morto, sabato sera, uno dei due uccellini che da poche settimane aveva acquistato in coppia.

Ma tutto per me è ancora intatto. E nervosamente trepidante la vita continua in questo meraviglioso lunedì di febbraio, all' avviarsi al tramonto della luce solare e della mia scrittura insenziente, senza che in nulla, come i miei due cari uccellini che posano pur sempre integri alla loro immagine e alla mangiatoia dei semi meravigliosamente integri, sappia quietarmi o rispecchiarmi.

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Ut wisi enim ad minim veniam, quis nostrud exerci taion


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