all' Indice delle pagine su La morte di mio padre |
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In scadenza Pasqua Di chiudere, quanto prima Pasqua 97 Ero già sul piede di partenza,
quando rimasto da solo con me- mia madre era uscita dalla camera da
letto degli ospiti per ritornare in cucina,- mio padre mi ha sconvolto
con parole in cui ritornavano quelle che mi aveva detto l'ultima volta
che aveva potuto accompagnarmi in auto: " Ho ancora da starci poco,
in questo posto... Lo vedi che sono come un attaccapanni sforato da
tutte le ossa. Settantacinque anni, la vita che
ho avuto". Ho taciuto in silenzio, sgomento,
come davanti ad una sua ostinazione fissa irrimediabile. Ora, a notte fonda, che sono di
nuovo a casa mia, solo con i miei due canarini Vedendo il suo deperimento
irreversibile nonostante ogni cura, che egli seguita a dimagrire e a non
ritrovare l' energia per protrarsi in piedi. Mi ha detto mia madre che non
riesce a guardarsi quando è nudo nel bagno, talmente la sua
magrezza gli fa senso, della pena che lui le ha fatto, quando l' ha
sorpreso che si rigirava tra le mani un accendino ed una sigaretta che
chissà come si era procurati, non sapendo come resistere al divieto
assoluto di fumare ancora. Lo vedi, ho le gambe di un bambino," mi diceva oggi a
tavola sollevando l'infilatura* dei pantaloni. Nei pochi minuti che mi sono
rimasti prima di avviarmi alla stazione, sono ritornato
a stare insieme con lui di fronte agli schermi su cui seguiva un
gran premio di Formula uno, e gli ho rinnovato l' invito a venirmi a
trovare nella mia citta, per quell' escursione in motonave sui laghi e
lungo il fiume che gli avevo detto, e Stava seguendo l'andamento della
corsa, come le Ferrari fossero in gara. Ed al mio auspicio* che lui e mia
madre venissero a trovarmi come la stagione avesse rinverdito gli argini
e le campagne, più di quanto già non lo fossero in quella Pasqua
Bassa, " quando riavrò energia nelle gambe" si è
ripromesso.****** E dire che dopo pranzo, quando mia
madre mi ha detto della loro sofferenza di ogni giorno, avevo dovuto
raccogliere ogni mia forza mentale per prestarle attenzione, in tutto ciò
che mi diceva dell' inarrestibilità del male di mio padre, per quanto
mi avesse commosso quando poco prima, carezzando la nuca a mio padre che
le sedeva accanto sul divano, - uno dei pochi gesti fisici di amore che
ho visto tra loro. Sì, i suoi spurghi di sangue che
lo allarmano, certo, i noduli ai polmoni che si sono anche ridotti, ma
ai reni e lungo la spina dorsale ..., un autentico veleno le
chemioterapie, l'altra volta gli spumavano acide alla bocca, sì, che
vedano pure presso altri centri, mio cognato, mio fratello, quel che
altrimenti resti da fare, per questo hanno
fatto firmare a mio padre il ritiro delle cartelle cliniche, lui
per fortuna non si accorge del senso di quel che fanno, lei ogni volta
quattro volte avanti e indietro con lui in tram, al day ospital, si
dice, e poi a farsi prescrivere le medicine, ad acquistarle, non so, lui
le ha detto, se io avrei potuto fare lo stesso per te, riesco a capire
qual'è lo stato di mio padre, Quanta attenzione invece, poi,
alla sua narrazione interminabile delle fatiche ossessive delle donne di
casa delle nostre campagne, quando il bucato di lenzuola e federe e
asciugamani richiedeva giorni e giorni di immersione e travaso nel
ranno. Per non dire del risciacquo
ammorbidente nelle acque dei fiumi, della distesa dei panni da un albero
all' altro di due filari lungo un' intero campo. " Lo si vedeva dalle mani
rovinate con le quali venivano in bottega a fare le compere, che quelli
erano stati giorni di bucato" interloquendo mio padre sopraggiunto
in ascolto. E interviene e mi corregge insieme
ad essa, a precisare che anche i conigli, come i maiali, erano allevati
in un rustico a terra adiacente al forno, per valersene del calore di
cui avevo detto che anche allora si cercava di fare risparmio
energetico, mentre di sopra era tenuto piuttosto il pollaio cui le
galline erano avviate con una scaliera.
" E' un tumore che hai"-
sul treno mi si è rivelato l'impulso di dirgli- due noduli ai polmoni,
e altri ai reni. Hai infetto anche il midollo spinale. Per questo non riesci a stare
lungo in piedi, sei dimagrito e devi essere sottoposto a una cura
continua..." Sentivo che ci sarei riuscito, -
solo che dagli altri familiari avessi avuto delegato il consenso- tanto
è il mio disamore per la mia vita che lui teme di perdere, sempre che
sia vero ciò che sento di provare, per una vita che non mi so dare pace
di non riuscire a cambiare, che non è affatto la vita che vorrei
vivere, soffocandovi d'adipe e d'ansia, angosciato e vinto, senza più
nemmeno riuscire a fingere, con mio padre, che abbia ripreso ad Perchè invece, mi sono poi detto,
non dirgli altrimenti la stessa verità. " Qui nessuno sa quanto ti
resta , se poco o tanto. Nemmeno i dottori lo sanno. Intanto ti sottopongono a questo
ciclo di flebo, poi si saprà." E' anche così che stanno infatti
le cose, secondo il racconto di mia madre. " Quando i dottori mi
parlano, mi ha detto, sto più attenta alle espressioni che assumono che
a quel che mi dicono, per cercare di carpire loro la verità. Parlano
per adesso di attendere la fine di questa fase di chemioterapie, gli
esiti della Tac e del ceckup..." Intanto il sole calava in un
globo infuocato, e per la prima volta per davvero in vita mia,
sentivo che la curvatura oltre la quale spariva, i campi intorno che
imbrunivano con i campanili
e le case dei paesi, era quanto della superficie della terra lì si
volgeva alle tenebri celesti in direzione opposta alla sua luce perenne. E tardavo ad avviare la lettura
della "Musa Tragica", senza darmi una ragione perchè
seguitassi a svagare la mente, dopo che con l'esigenza di provvedere ai
miei studi, di ultimare le correzioni dei compiti e predispormi al
reinizio delle lezioni, avevo giustificato a mia madre il diniego a
restare con loro anche il lunedì dell' angelo, lasciando loro vagamente
indicato da quale finestra e a quale altezza dell'orizzonte, per stasera
avrebbero potuto invece avvistare la stella cometa, che intravedevo all'
arrivo tra i fili elettrici della stazione nel cielo serale nitente e
freddo, sino a che
rientrato in appartamento, felice che Bibò mi accogliesse con un
richiamo di saluto, al rimorso e al rimpianto è subentrato il pensiero,
piuttosto, Terminale 14/15 aprile Mia madre è giunta " Non potrò /posso più,
oramai " è di me vedi che
parlano" ha avuto lo spirito di rispondere, al che ho riso e gli ho
battuto una mano sulla spalla. " Vieni più spesso, - mi ha
sollecitato mia madre- lui seguita a chiedere quando tu telefoni, anche
l' altro giorno e ieri mi domandava se ti sei fatto vivo", al che,
per giustificare anche in una simile situazione il mio latitare " Lui è così, per lui c' è
lui e poi soltanto lui, si può dire, "ha commentato mia madre. L' ha detta giusta l'altro ieri,
quando mi ha detto" non so che sarebbe stato se fosse successo a te
E'successo già tante volte che io
mi ammalassi, e dopo una volta o due dovessi rinunciare a fare
affidamento sui di lui per il medico o le medicine. Anche quando andavo a lavorare, a
piedi, in bicicletta, e dovevo tornare fradicia o stravolta col vento e
la pioggia... Tre volte al giorno, devo andare
avanti e indietro dal policlinico quando vi è ricoverato..." E mi ma mostrato i segni di una
caduta recente in bicicletta. Piena di sè, del proprio senso
vitale, nella stessa presa di distanza, già da lui, di quel riferimento
poco prima al suo stato di malato terminale, la cui fine sentivo che mi
era più riconcilata, dall' evocazione di quei suoi abiti mentali che la
malattia non gli aveva dato di trascendere. Eppure che pena, ora nel ricordo,
a quanto mia madre mi ha detto delle contrazioni e dei guizzi dei suoi
arti, pervasi dal tumore, in cui lo sorprende mentre dorme, di come lei
debba fare attenzione anche a come apre e chiude le porte, perchè anche
così lui accusa fastidio e sofferenza. "L' altro giorno è sceso, e
l' ho trovato che si era chiuso nella macchina ch'era rimasta al sole,
perchè il suo calore interno diceva che gli faceva bene..." E ha preso per questo, a starsene
sdraiato al sole sull' uno o l'altro balcone. (" Ma ha capito, oramai, per
quanto gli dica a confortarlo ora
l' uno ora l'altro di noi, che non c' è più niente da fare.
Fa degli urli di dolore, ogni
tanto, smania e poi si riprende".)
25 Aprile Quando poco dopo il mio arrivo mia
madre si è appartata con me in cucina, mi ha comunicato l' esito che
per me era scontato delle chemioterapie. " Oramai non possono più
fargliene delle altre, mi ha detto la dottoressa, sono troppi i
controestiti negativi. " Continueremo con una
terapia a casa, anche se meno efficace". E lui seguita ad avere come prima
male alle ginocchia, lungo tutte le gambe. Per sua fortuna non ha capito cosa
significasse l' interruzione, era addirittura contento di poter così
smettere." Il fatto che le otto fiale dell'
ultima chemioterapia non gli abbiano indotto il malessere delle altre
volte lo ha finanche distolto dal suo pessimismo consueto delle altre
volte. Cosicchè quando ci siamo seduti
in salotto ad ascoltare arie d'opera, ed io ho accusato nel' adiagiarmi
sul divano tutti i miei dolori reumatici" anche tu come me senti
male alla schiena, dunque" mi ha detto, chiedendomi se questo non
fosse dovuto a una mia stitichezza. E nel riferirsi poi ai conseguenti
dolori articolari agli arti- "è del menisco che si tratta, come
nel gioco del calcio"- si è appellato al beneficio che pure aveva
tratto da quelle che non sapeva essere state radiazioni al cobalto,
mentre io e mia madre ci siamo intercettati negli occhi uno sguardo di
pena. Prima di giungere a casa dei miei
genitori mi ero già riproposto di stare attento nel parlare dei
successi della squadra per la quale tifiamo entrambi, di non usare
espressioni che potessero avere una risonanza drammatica per lui se
riferite al suo caso, quali che " siamo arrivati alla finale
adesso", nel dire le quali avrebbe potuto cogliere nella mia voce
un incupirsi a che potesse per lui significare essere finalista di
fronte alla morte. Ma nel parlarne ho potuto comunque
essere contento di vedewrlo ancora interessato ale disquisizione e
controversie del calcio, ancora appassionato dalla polemica contro gli
allenatori che non fanno giocare i calciatori nel loro ruolo naturale. E la nostra squadra troppo aveva
concesso e lasciato agli avversari, senza opporre uno che facesse
pressing sullo stesso portire avversario. Che a pochi istanti dalla fine,
spingendosi in area per tentare il tutto per tutto, non avesse sbagliato
lo stop, sarebbe stato lì lì per segnare ed eliminarci con clamore
tremendo... Come l' ho visto interessato a che
vincano in Inghiltera nelle elezioni prossime i laburisti di Tony Blair,
per rompere l' accerchiamento del centro-destra sulla coalizione
progressista dell' Ulivo in Italia. Mentre sul treno facevo arrivo di
ritorno nella mia città di Mantova, " devi venire da noi a M*, per
sapere che accade nella tua città" , mi ricordavo divertito che mi
avevano detto allora seduti al tavolo di cucina i miei genitori, mentre
sfogliavo il giornale della nostra città che loro acquistano e leggono
ogni giorno a differenza di me, che a sforzo riesco a interessarmi sul
serio ad altro che non ne siano i movimenti demografici, e che nulla di
concreto so dei problemi per la risoluzione dei quali andrò a votare
domani al rinnovo del Consiglio provinciale. " Cari, metto su un disco, e
loro cantano...." quando me ne ha chiesto, suggellando la mia
visita nel congedarmi da mia madre, con il richiamo di che solo mi
importi, o mi sia dato di ritrovare e di riavere ad accogliermi nella
mia città, monumentale e bella e concretamente così atavica Al cui tepore si scaldava sul
davanzale dell' appartamento dei miei genitori, la coppia di tortore
magnifiche e trepide che vi ricorre ogni giorno. Ancora all' andata, nel
ripercorrere il viale che reca alla stazione ferroviaria, quando mi ero
intenerito alla vista di uno storno che restava fermo tra due
autovetture al mio passaggio accanto, avevo avvertito quanto invece
persista indurita la mia estraneità al mondo degli uomini, che mi fa
avvertire in natura la loro perdita, la fine stessa di mio padre, come
la fine di entità che la deturpano nella loro malevolenza ingenita, Sicchè poi non è caduto in
alcuno mio profondo sconforto interiore, quanto mi ha comunicato mia
madre sulla riduzione delle possibilità di vita ulteriore di mio padre. Nella solita impasse, di non
potere dolermi della perdita di mio padre, della loro afflizione, che
perchè lui è attaccato a una vita che invece io vorrei solo concludere
al più presto, quanto basta per ultimare e rivedere ogni cosa già
scritta, senza dover sopravvivere, per questo, sino alla sola per me
insostenibile fine dei miei due cari uccellini. " Piuttosto, invece che di
attendere la possibilità di altri cicli, gli esiti di altre cure, è
bene vivere ogni altro suo giorno come un giorno in più, e basta.
Felicitarci già di questo" sviando da quei viali verso i miei
uccellini in appartamento, era invece il non detto, che al rientro,
rimuginavo di comunicare a mia madre la prossima volta che li rivedrò.
"Guarda che a gennaio, a esserti sincero, io supponevo che di
questi giorni fossimo già alla sua fine". Sarà per il primo maggio, che
potrò parlargliene, per il quale mi cucinerà la carpa ch' era stata
lasciata in un secchio a finire di soffocare senz'acqua. Che mio nipote, sopraggiunto all'
una, non aveva voluto saperne di vedervela boccheggiare. " Se è per questo, il pollo
di cui ha poi mangiato il petto..." ha detto mia madre. Ed io le ho detto del modo come li
uccidono in serie in un romanzo di Coetzee, prendendoli per il collo e
recidendolo. Del modo, di cui mi ha chiesto,
secondo il quale, come nei lager, i vitelli vengono pressocchè finiti
con un colpo di pistola, e non ancora morti sgozzati, e poi..., sinchè
non arrivano in filetti e fettine sulle nostre tavole, senza che nessuno
possa sentirsene l' uccisore. Prima che mi dicesse dei giovani
drogati che vede ogni giorno bucarsi nei giardini intorno, contattare
spacciatori, nascondersi e farsi e riemergere o restarci, tra la gente
che quando ha voluto telefonare per chiamare un' autoambulanza, le ha
detto che bisognava invece lasciarli perdere, lasciarli morire. Loro, non lei, al passo coi tempi. E nelle mie ossa resta intanto la
sofferenza reumatica, nonostante il calore del sole che dalle nuvolaglie
è riemerso nel mattino fra i casamenti intorno. Tenterò oggi la bici, di uscire
nel verde verso qualche fiume. Con il fisico, a dispetto della
mente depressa, che vorrebbe giovarsene e riconfortarmi un poco, fin che
devo pur vivere, che i miei dolori siano d'altra natura che quelli di
mio padre.
Versi Tentativi d'aprile All' adombrarsi a sera di (della
luce per) paesi e campi
nella crudità d'aprile s' inasprisce di fredde
recrudescenze
tra il brunito solerte di arativi
e case, infiorandosi di muri e campi nel nudo le loro rame gemmee in un cielo di nevai di nuvole rosate, sono in rotta, diresti, il residuo inverno nel tramonto avresti detto, (antan,) un tempo, prematurando albori di rinascite
morte,
in una cute ma ora dire ancora ( var: ma ora ancora dire) è già stupore
all' appello dei superstiti sui
posatoi lo scampo che con loro ti
addormenta a sera. (
Tentativi d'aprile All' adombrarsi a sera di paesi e
campi il verde smagliante nella crudità d'aprile s' inasprisce di che fredde
recrudescenze tra il brunito solerte di arativi
e case infiorandosi di muri e broli nel nudo il glicine ed il melo, le loro rame gemmee in un cielo di nevai di nuvole rosate, sono in rotta, diresti, il residuo inverno nel tramonto avresti detto, (antan,) un tempo, prematurando albori di rinascite
morte, in una cute strenua di adipe e d'
ansia ma ora dire ancora è già stupore, che nello stento, che richiude l'
adito, all' appello dei superstiti sui
posatoi lo scampo con loro ti addormenti a
sera.
Da che può dirsi
l' unto della consunzione dei
tempi è il residuo scampo, abrasa agli stipiti ogni traccia.
il percolato dei sogni nel vuoto
nei letti,
in sudari di ritegno schivi agli
sguardi, la prematura fine la virtualità di pagine richiuse
morte tra le provviste che sostentano
nel viatico,
lo stento, di che altre parole, a una muta in gabbia risollevatasi
dal pasto verso la sola fuga varianti un compiuto avvento, in luogo di
"missione compiuta" il residuo scampo, in luogo di
"una benedizione residua" la virtualità di pagine richiuse
per sempre vitrea cornea Altra versione Nelle città di una sola voce fra
le mura parlante da che può dirsi un compiuto
avvento, ripulite le fronti, l' anodizzazione intorno delle
anime nei volti, è l' unto della consunzione dei
tempi il residuo scampo, abrasa agli stipiti ogni traccia. Quel che ne resti la virtualità di pagine richiuse
morte, che il percolato dei sogni nel
vuoto nei letti, al farci, ricomposti, in sudari di ritegno adombrate
salme, la provvista di certo che non
manca, nei vasi la germogliazione che
risorge alla muta in gabbia risollevatici
dal pasto verso la
varianti un compiuto avvento, in luogo di
"missione compiuta" il residuo scampo, in luogo di
"una benedizione residua" la virtualità di pagine richiuse
per sempre vitrea cornea La poesia non è approvata e
licenziabile. 11 maggio Solo ieri sera, di sabato, sei
riuscito a ritelefonare ancora a loro; e quando hai sentito il suono del
telefono risuonare nel vuoto della loro casa, o invano - come poi ti ha
detto tua madre, perchè tuo padre ora non è più nemmeno capace di
levarsi in tempo dal letto per rispondere a chi chiama,- solo in quell'
istante è riaffiorata in te la loro pena, il dolore della
irreversibilità del finire della sua vita con la perdita della mobilità
degli arti di tuo padre, talmente è stato uno schianto cecitante e
sordido la disperazione che ti ha assalito per la tua vita e il tuo
futuro invivibile di insegnante, quando al rinnovato appello e al
ritrovarli felicemente assenti, gli allievi di turno, al dovere di nuovo
parlare nella confusione distratta, tra il puzzo e lo scherno, ti si è
fissata l' immagine del ritorno della stessa pena per anni e anni ancora
in classe, prima di potere accedere a una vita oltrelavorativa che si fa
oramai esistenza ultraterrena, e di cui ti è assai più desiderabile
morire prima, una pena e un dolore soffocante, sapendo che è così
perchè la tua sopportazione e resistenza è la valvola di scarico e di
sicurezza cui i tuoi colleghi, gli allievi, il sistema scolastico, fanno
tranquillo affidamento per giungere alla buonuscita senza patemi e
problemi, uno spasimo acuto che si è fatto martedì sera l'angoscia di
non saperla fare finita, quando l' immagine dell'orrore scolastico ti è
diventata una fissazione stordente, nessun altra idea che più
ossigenasse il cervello, se
non il motivo "non posso vivere oltre, non posso...", quando
sapevi che non vale la pena niente di niente di tutto questo, e che la
vera colpa che ti faceva intollerabile a te stesso il tuo stato, è che
il tuo destino scolastico ti fissasse a una materia umana così vile ed
abietta, che ti impedisse di seguitare anche solo di leggere e pensare
ad altro , di attendere il tuo dovere più alto, che altro non è che la
perfezione di scrivere al meglio, con la vita che passa, anche per te,
come per tuo padre, nello stesso indolentimento di fibre e di ossa,
confinato in casa da inerti ossessioni e disperazione a tentare, tra
quelle tante cose che una volta che sarà morto tuo padre, non sai come
abbandonare con il tuo fallimento umano, ti sei gridato, se solo ti
venga chiesto dai tuoi proprietari di casa di trasferirti altrove, che
il lavoro scolastico per cui ti danni ed ossessioni con tale costrutto,
non ti dà nemmeno i soldi per fronteggiare la mobilità del trasloco,
togliendoti nella sua mortificazione incombente il tempo e le forze e lo
spirito per rimediare altrimenti, alienandoti anche le domeniche a
dovere correggere e ricorreggere ciò che non puoi più altrimenti
ottenere da loro, allievi o studenti, immobilizzato tra scuola e casa
casa e scuola, ora che le assenze continue di chi di loro ci gioca, ti
obbligano a essere a scuola quanto più ti dannano l'anima, e ti usurano
i nervi e ti occludono la mente, costretto a non assentarti dal servizio
quanto più la mente è venuta per questo vacillando, avrebbe più
bisogno di staccarsene, di farsi altro, se vuoi infine obbligarli a
risponderti, interrogarli, poterne trarre quegli elementi di giudizio
che ti sono richiesti per valutarli, mentre tu se così ammalorato
volessi rimediare ai tuoi mali, dovresti scontare il male che ti fanno
senza nemmeno poterti muovere da casa per la visita fiscale,
immancabile, e così saresti obbligato a rinunciare per tutto il tempo
della tua assenza a raggiungere i tuoi cari, a che tuo padre possa
rivederti quanto vorrebbe ancora, impotente a questo per la connivenza
dei *comodi altrui, per la ragione confitta del tuo legalismo, di tanto
deleterio senso di giustizia che ti asserve al detrimento generale, cui
nel traffico tra casa e scuola volevi schiantarti contro, chiedendoti se
avevi la forza di gettarti sotto le loro ruote, una delle loro
autovetture, prima di sfinire il tuo urlo ansimante in Istituto. Ma che con il loro assentarsi ti
usurino e ti obblighino ad essere immancabilmente a scuola, che loro ti
facciano stare male, e che tu per questo non possa salvaguardarti, perchè
altrimenti non potresti andare a trovare tuo padre che sta morendo, come
può valere, come puoi dirlo, se il male più schifoso che ti sei
lasciato infliggere, cui ti sei reso succube, è che nell' accanimento
contro quanto subivi, con impotenza, ti sei perso a te stesso, al dolore
e alla stessa pena per la fine imminente di tuo padre, nella realtà del
loro sopruso e della miserabilità umana di Presidi e colleghi, li hai
elevato a un rango, nel loro fango squallido, che ha perso in te quanto
soffrivano i tuoi congiunti, la verità mortale delle cose Come non hai avuto pietà per tua
madre, nemmeno quando nella beltà della sera di maggio infine
telefonandole, non le hai taciuto con l'alibi di doverti giustificare
per non esserti fatto vivo, che uno sconvolgimento mentale te lo aveva
impedito. Insistendo sul punto ancora oltre,
talmente non sopportavi che non paresse soffrirne, che avesse potuto
trarre solo un respiro di sollievo, approvando, quando le avevi detto
che non eri andato da loro per non scaricare " Ci sono anche le malattie
mentali, non solo quelle fisiche che tolgono la vita,la forza di
vivere" " E stai bene, hai superato
ora il momento?" Non sei riuscito a dirle oltre, a
chiarirle che il rischio è sempre incombente, perchè non puoi superare
te stesso. " E i canarini" "O loro stanno bene..." Come se la loro adorabile vita,
che ieri sei tornato ancora ad asccudire appieno, fosse altro che la tua
vita. " Anche le piante, e faticavi
a trovare parole, anche le piante crescono bene. La menta sai,e il
basilico, e la pianticina con le pallline rosse, il solanum". Ripromettendoti di andarli a
trovare martedì, come che tu stia, nonostante tutto.
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