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La morte di mio padre

 
 

A Maggio

   
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14 maggio

 

"Ci rivedremo, martedì..."

"Eeh, se ci saremo ancora..."

" Ci saremo, ci saremo..." l' ho tranquillizzato convincente perchè ne sono persuaso, in dubbio piuttosto della mia facoltà di tollerare e di sopportare ancora di esistere, più di quanto non dubitassi o dubiti tuttora che a mio padre possa fra una settimana riparlargli vivo, con l'animo che mi impegnava con questa assicurazione a non farla finita, a resistere almeno fin tanto.

Talmente mi era intollerabile, domani in sede di consiglio, dovere rendere conto a loro, estranei e ostili, dell' Inferno professorale che per me congiurano a perpetuare inesorabili, per la figurazione che inevitabilmente vi sono destinato ad attuare quale insegnante di Lettere,  di valvola di discarica ultima del percolato di ogni schifo scolastico!

Ero già soddisfatto, con la mia certezza che n' è convinta in risposta a quella sua battuta,  di averlo così persuaso  che la sua fine non sia talmente prossima, quando mia madre nel salutarmi sulla soglia del loro appartamento, "l' hai sentito quel che ti ha detto? " Sono in prima linea, adesso".

No, non l'avevo inteso.

Chissà, ho poi pensato, se quando mi ha chiesto la data della finale di ritorno di Coppa Uefa della squadra per la quale tifiamo, si è domandato se potrà ancora esserci per allora.

Quando gli ho chiesto del dolore che sente, agli arti, mi ha detto che vi avverte un indolenzimento  e poi un mancamento che non lo fa più stare in piedi.

" Posso fare solo cento metri e poi non ce la faccio più".

E di appetito ne ha oramai pochissimo.

Lo disgusta mangiare.

E'riuscito comunque a cibarsi mangiare con me di una la pastafrolla croissant con il the, quando l' ho invitato a risollevarsi e ad unirsi in cucina nello spuntino pomeridiano, senza più voglia di mangiare più niente.

" Non voglio neanche pensarci a quel che avverrà sarà qui, a quel che potrà essere a giorni" ha concluso di dirmi mia madre.

Ha mancato anche di pensare pensato a che rimasuglio impotente mi sarà poi la vita, senza più mio padre che per me guidi un'auto, all' occorrenza, mi aggiusti o sistemi anche la sola bicicletta, senza alcun altro cui sappia o possa rivolgermi, inetto come io sono alla mobilità sociale e ad ogni uso meccanico?

Fin da che, all' arrivo, mio padre l' ho salutato e gli ho dato il bacio cui aspira tanto, non gli ho parlato di salute, ma dei destini di ripresa della nostra squadra del cuore, per poi mostrargli e gli ho mostrato la lettera, appena giuntami, di una società che ha rilevato il negozio di vendita di una marca cittadina di biciclette, per farne anche un laboratorio e una palestra di addestramento ciclistico, durante tutto l'anno, per chiunque "voglia rimanere in sella ed attivo dodici mesi all' anno", quale è stata la sua fierezza atletica anche di anziano fino ad un anno fa.

E dopo il the, quando lui si è rimesso a letto, sono uscito per andare ad acquistare la miscela di semi nel negozio di canarini ed altri volatili che mi è abituale, lo stesso che mi è caro perchè vi ho fatto l'acquisto di Bibì e di Bibò.

Nel passare allora davanti alla chiesa di quartiere, vi ho visto delle corone ed un carro funebre in sosta.

E un gruppo di persone sparse sullo spiazzo della scalinata,- forse, per pochi che siano, mi sono detto, assai di più di quanti saranno alle esequie che vi avranno luogo tra poco di mio padre.

Lui che in quella città è soltanto una presenza immigrata, tanto che anche oggi da lui che l' ha letto sul mio giornale cittadino, che acquista ogni giorno, ho saputo i retroscena delle vicende dell' altro ieri delle elezioni nella nostra Provincia.   

Quando ancora mancava poco meno di un'ora alla partenza del treno, mi sono intrattenuto con lui e mia madre davanti al televisore, per coinvolgerlo nel documentario su Pompei ed Ercolano.

Volevo che almeno così ci fosse stato, e potesse dell' integrità di quei ritrovamenti, nella villa dei casti amanti  o in quella che si stava dipingendo all' atto dell' eruzione, ove si erano conservate le ciotole intatte dei pigmenti in uso. 

"Il rosso di Pompei che usava anche Michelangelo...", non l' ho corretto che commentasse.

Mi chiedevo, intanto, che potesse provare alla vista dei calchi di cadaveri e dei resti scheletrici,  allo scorrere delle loro immagini apparendo egli impassibile come di  fronte a un dato naturale.

E adesso, nella mia città, rimpiango  di non avergli fatto prima coraggio, quando in cucina, dopo il the, ha chinato il capo tra due braccia divenute penosamente scheletriche, quando bastava per questo battergli una mano sulla spalla, che mi sciogliessi in una delle effusioni che fra di noi non ci sono state mai.

 

 

 

 

 

 


 

 

14 maggio

 

"Ci rivedremo, martedì..."

" Se ci sarò ancora..."

" Ci saremo, ci saremo..." ho potuto tranquillizzarlo essendone persuaso, in dubbio piuttosto della mia facoltà di tollerare e di sopportare ancora di esistere, più di quanto non dubitassi o dubiti tuttora che fra una settimana possa riparlare a mio padre vivo,  con l'animo che mi impegnava con questa assicurazione a non farla finita, a resistere almeno fin tanto.

Talmente mi era intollerabile, domani in sede di consiglio, dovere rendere conto a loro, estranei e ostili, dell' Inferno professorale che per me congiurano a perpetuare inesorabili, per la figurazione che inevitabilmente vi sono destinato ad attuare quale insegnante di Lettere,  di valvola di discarica ultima del percolato di ogni schifo scolastico!

Ero già soddisfatto, in risposta a quella sua battuta,  di averlo potuto così persuadere che la sua fine non sia talmente prossima, quando mia madre nel salutarmi sulla soglia del loro appartamento, "l' hai sentito quel che ti ha detto? " Sono in prima linea, adesso".

No, non l'avevo inteso.

Chissà, ho poi pensato, se quando mi ha chiesto la data della finale di ritorno di Coppa Uefa della squadra per la quale tifiamo, si è domandato se potrà ancora esserci per allora.

Quando gli ho chiesto del dolore che sente, agli arti, mi ha detto che vi avverte un indolenzimento  e poi un mancamento per il quale poi non riesce più a stare in piedi.

" Posso fare solo cento metri e poi non ce la faccio più".

E di appetito ne ha oramai pochissimo.

Lo disgusta mangiare.

E'riuscito comunque a cibarsi con me di una pastafrolla con il the, quando l' ho invitato a risollevarsi e ad unirsi in cucina nello spuntino pomeridiano, senza poi più voglia a sera di mangiare più niente.

" Meglio neanche pensarci a quel che avverrà qui, a quel che potrà essere a giorni" ha concluso di dirmi mia madre.

"E nemmeno hai pensato a che rimasuglio impotente mi sarà poi la vita?" -  quindi sul treno avrei voluto una buona volta chiederle per telefono al rientro -, senza più mio padre che per me guidi un'auto, all' occorrenza, mi aggiusti o sistemi anche la sola bicicletta, senza alcun altro cui sappia o possa rivolgermi, inetto come io sono alla mobilità sociale e ad ogni uso meccanico.

Fin dal momento, come l' ho ritrovato a letto, che mio padre l' ho salutato e gli ho dato il bacio cui aspira tanto, non gli ho parlato di salute, bensì dei destini di ripresa della nostra squadra del cuore, per poi mostrargli la lettera, appena giuntami, di una società che ha rilevato il negozio di vendita di una marca cittadina di biciclette, per farne anche un laboratorio e una palestra di addestramento ciclistico, alle quali possa ricorrere chiunque "voglia rimanere in sella ed attivo dodici mesi all' anno", come gli era possibile nella sua fierezza atletica di anziano fino ad un anno fa.

E dopo il the, quando si è rimesso a letto, sono uscito per andare a comperare la miscela di semi nel negozio di canarini ed altri volatili che mi è abituale, lo stesso che mi è caro perchè vi ho fatto l'acquisto di Bibì e di Bibò.

Intrattenendomi al suo interno alla vista degli uccellini che vi venivano trasposti in gabbia, infittiti e frenetici di una volatilità che mi appariva ancora priva, nella loro genericità attiva, di quella esistenza singolare cui può animarli solo l'assiduità con un amatore partecipe.   

Nel passare prima di giungervi davanti alla chiesa di quartiere, vi ho visto delle corone ed un carro funebre in sosta.

Un gruppo di persone vi era sparso sullo spiazzo della scalinata,- forse, per pochi che siano, mi sono detto, assai più di quanti verranno alle esequie di mio padre che vi avranno luogo tra poco.

Egli che in quella città è soltanto una presenza immigrata, tanto che anche oggi è da lui che l' ha letto sul giornale della mia città che vi acquista ogni giorno, che ho saputo i retroscena delle elezioni appena svoltesi nella nostra Provincia.   

Quando mancava ancora poco meno di un'ora alla partenza del treno, mi sono intrattenuto con lui e mia madre davanti al televisore, per coinvolgerlo nel documentario su Pompei ed Ercolano.

Volevo che almeno così ci fosse stato, e potesse stupirsi dell' integrità dei ritrovamenti, nella Villa dei casti amanti  o in quella che si stava dipingendo all' atto dell' eruzione, ove si erano conservate le ciotole intatte dei pigmenti in uso. 

"Il rosso di Pompei che usava anche Michelangelo...", non l' ho corretto che commentasse.

Mi chiedevo, intanto, che potesse provare alla vista dei calchi di cadaveri e dei resti scheletrici, allo scorrere delle loro immagini mostrandosi egli impassibile come di fronte a dei semplici dati naturali.

E adesso, nella mia città, rimpiango di non avergli fatto prima coraggio, allorchè in cucina, dopo il the, ha chinato il capo tra due braccia divenute penosamente scheletriche; quando bastava per questo battergli una mano sulla spalla, che così mi sciogliessi in una delle effusioni che fra di noi non ci sono mai state.

 

 

 

 

 

 


 

 

Schianto

 

Due volte, con la bicicletta, disperato mi sono schiantato contro il muricciolo del sottopassaggio, disperato di essere nella trappola di quei miserabili, che potesse ora di me disporre la loro nullità di carogne in erba e consumate, bestemmiando la  genitura e la sozzura di Dio che mi ha esposto al mondo alla loro mercè, senza anticorpi per difendermi dal loro male incallito.

Ma la collega che si è inorridita sgomenta della loro indecenza, poi ha resistito per confortarmi al mio ferirmi e dibattermi ancora contro i fili spinati, insanguinandomi, ferendomi, fratturandomi il polso nel dolore dellì'oltraggio infertomi, della mia impotenza vulnerabile a non finire sommerso dalla loro crudeltà congiurata, che aveva ottenuto il beneplacito di scannarmi in classe.

" Non è questo, mi diceva, non è questo,...a ogni mio tentativo di dire a parole l'innominabile.

Ha resisitito per oltre un' ora finchè non mi sono riavuto.

"Come sarai a casa detergiti dal sangue, fa una doccia, leggi ciò che trovi di gusto, piuttosto che riprendere la scuola.

Se ti aggrediscono, ti fanno del male, è perchè sei qualcuno che ha valore, perchè sentono che hai una forza sensibile da invalidare.

" Solo che la mia forza è talmente disperata di se stessa che vuole farla finita con la propria disperazione/ realtà disperata.

Quando per gratitudine le ho confidato della morte prossima di mio padre, tacendole che ancora la vivo come un semplice fatto naturale, mi ha richiamato a che avessi invece tale dramma per vero, che per tutto il resto non ne valeva la pena.

E quando le ho detto che la mia angoscia si fissa atroce, mi fa spasimare suicida, quando mi si fissa in mente l' istantanea di una situazione orrida che dovrò tornare a rivivere al mio rientro in classe, mi ha ricordato che suo padre le aveva detto di consolante che tutto ha una fine.

Nel ricordare il quale è aggallato tutto quanto risente per la velenosità crudele del preside, per averle interdetto in ogni modo possibile di soccorrere il padre al capezzale quando non aveva lezione durante l' oorario scolastico.

Io sentivo e le tacevo mentre me ne parlava una mia determinazione di fondo, che sarà a scuola, per odio alla istuzione scolastica,

al ragno sozzo del nostro preside- il giorno delle esequie di mio padre  se cada durante l' anno scolastico.

Mi ricordava intanto nella sua tenacia a soccorrermi, a volermi capire, la donna mussulmana che soccorse la mia disperazione affranta nel porto di Tunisi, quando dopo l'aliscafo da Kelibia, l'aereo per Palermo , anche la motonave mi era parsa un'occasione perduta di un rientro in Italia che mi si faceva impossibile.

Ha voluto aiutarmi anche a trovare una riparazione alla mia bici, accompagnandomi in autobus fino a che sono disceso.

Ora metterò a letto i miei canarini, prima che da domani restino solo le ghiande per quei porci.

Sempre che non faccia di tutto per distruggere questa mia vita di merda, questo mio obbrobrio di esistenza di insegnante oltraggevole,

 

 

 

 

 

 

Rivincita

 

E loro, quei miei allievi di prima, che al suo cospetto, alle loro spalle, dal giornalino d' istituto seguitavano a trasmettere alla stampante l' immagine di me bambino per averne una copia, 

sancivano ignari la mia rivincita sul suo potere arido, una mia affermazione che quando mi sono avvicinato lui non è stato capace di ammettere che in parole aspre, in cui si disarticolava un senso di resa a quanto gli è impossibile suscitare negli animi.

 

Nella cassetta della posta avrei trovato poi la lettera di Kais, dove  mi diceva che attende con pazienza da mesi ogni giovedì e sabato una mia risposta nella cassetta postale, con animo inquieto sulla mia sorte, allegando un biglietto ove tra dei fiori e del vasellame campeggia la parola fedeltà.

 

E nella notte,in sogno, da Cairo nel polverio di deserti, avrei raggiunto in volo verso Pechino, o Bombay, una città di minareti e strade moderne, ove il volo radente avrebbe accostato una gioventù ricca che si divertiva su campi di polo, ai bordi dei quali per folle devote, di cortei rituali, ghirlande di fiori incoronavano enormi teste umane defunte, di eroi o traditori vinti?

C' era chi mi accoglieva nella città, era il Dubai, o il Barein,

per troppo tempo per cui non ne perdessi il senso, ritrovandomi smarrito nell' aeroporto vuoto, cercando sul tabellone le indicazioni di gesso dei pochi voli giornalieri, nessun aereo che sulle piste fosse pronto a un decollo.

Le agenzie, troppo l'attendervi, e quand'anche, nessuno che fosse in grado di intendermi nella mia angoscia di disperso senza più denaro e cose, al levarsi dal deserto di polvere e polvere tra hangar e vuoti uffici.

Mi sarei risvegliato, a notte alta, senza più riuscire a riprendere il volo per quel sogno, ritrovandomi invece, nella mia provincia, insieme con i miei cari, di paese in paese, sempre più piccoli, verso castelli e manieri sempre più elevati e turriti e mirabili, in uno stupore di cortine  murarie, nostrane, talmente sorprendentemente neglette, per magnificenti e impervie e stregate in sortilegi di fossati d'acque che fossero, tra gli afflussi turistici in sale stemmate, di incapaci di intendere come io stesso con le mie macchine monouso, che era vano tentare di fissare in immagini tanta eccedenza.  

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Ut wisi enim ad minim veniam, quis nostrud exerci taion


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