all' Indice delle pagine su La morte di mio padre |
||||
|
14 maggio "Ci rivedremo, martedì..." "Eeh, se ci saremo
ancora..." " Ci saremo, ci
saremo..." l' ho tranquillizzato convincente perchè ne sono
persuaso, in dubbio piuttosto della mia facoltà di tollerare e di
sopportare ancora di esistere, più di quanto non dubitassi o dubiti
tuttora che a mio padre possa fra una settimana riparlargli vivo, con
l'animo che mi impegnava con questa assicurazione a non farla finita, a
resistere almeno fin tanto. Talmente mi era intollerabile,
domani in sede di consiglio, dovere rendere conto a loro, estranei e
ostili, dell' Inferno professorale che per me congiurano a perpetuare
inesorabili, per la figurazione che inevitabilmente vi sono destinato ad
attuare quale insegnante di Lettere,
di valvola di discarica ultima del percolato di ogni schifo
scolastico! Ero già soddisfatto, con la mia
certezza che n' è convinta No, non l'avevo inteso. Chissà, ho poi pensato, se quando
mi ha chiesto la data della finale di ritorno di Coppa Uefa della
squadra per la quale tifiamo, si è domandato se potrà ancora esserci
per allora. Quando gli ho chiesto del dolore
che sente, agli arti, mi ha detto che vi avverte un indolenzimento
e poi un mancamento che non lo fa più stare in piedi. " Posso fare solo cento metri
e poi non ce la faccio più". E di appetito ne ha oramai
pochissimo. Lo disgusta mangiare. E'riuscito comunque a cibarsi " Non voglio neanche pensarci
a quel che avverrà Ha mancato anche di pensare Fin da che, all' arrivo, mio padre
l' ho salutato e gli ho dato il bacio cui aspira tanto, non gli ho
parlato di salute, ma dei destini di ripresa della nostra squadra del
cuore, per poi mostrargli E dopo il the, quando lui si è
rimesso a letto, sono uscito per andare ad acquistare la miscela di semi
nel negozio di canarini ed altri volatili che mi è abituale, lo stesso
che mi è caro perchè vi ho fatto l'acquisto di Bibì e di Bibò. Nel passare allora davanti alla
chiesa di quartiere, vi ho visto delle corone ed un carro funebre in
sosta. E un gruppo di persone sparse
sullo spiazzo della scalinata,- forse, per pochi che siano, mi sono
detto, assai di più di quanti saranno alle esequie che vi avranno luogo
tra poco di mio padre. Lui che in quella città è
soltanto una presenza immigrata, tanto che anche oggi da lui che l' ha
letto sul mio giornale cittadino, che acquista ogni giorno, ho saputo i
retroscena delle vicende dell' altro ieri delle elezioni nella nostra
Provincia. Quando ancora mancava poco meno di
un'ora alla partenza del treno, mi sono intrattenuto con lui e mia madre
davanti al televisore, per coinvolgerlo nel documentario su Pompei ed
Ercolano. Volevo che almeno così ci fosse
stato, e potesse dell' integrità di quei ritrovamenti, nella villa dei
casti amanti o in quella
che si stava dipingendo all' atto dell' eruzione, ove si erano
conservate le ciotole intatte dei pigmenti in uso.
"Il rosso di Pompei che usava
anche Michelangelo...", non l' ho corretto che commentasse. Mi chiedevo, intanto, che potesse
provare alla vista dei calchi di cadaveri e dei resti scheletrici,
allo scorrere delle loro immagini apparendo egli impassibile come
di fronte a un dato
naturale. E adesso, nella mia città,
rimpiango di non avergli
fatto prima coraggio, quando in cucina, dopo il the, ha chinato il capo
tra due braccia divenute penosamente scheletriche, quando bastava per
questo battergli una mano sulla spalla, che mi sciogliessi in una delle
effusioni che fra di noi non ci sono state mai.
14 maggio "Ci rivedremo, martedì..." " Se ci sarò ancora..." " Ci saremo, ci
saremo..." ho potuto tranquillizzarlo essendone persuaso, in dubbio
piuttosto della mia facoltà di tollerare e di sopportare ancora di
esistere, più di quanto non dubitassi o dubiti tuttora che fra una
settimana possa riparlare a mio padre vivo,
con l'animo che mi impegnava con questa assicurazione a non farla
finita, a resistere almeno fin tanto. Talmente mi era intollerabile,
domani in sede di consiglio, dovere rendere conto a loro, estranei e
ostili, dell' Inferno professorale che per me congiurano a perpetuare
inesorabili, per la figurazione che inevitabilmente vi sono destinato ad
attuare quale insegnante di Lettere,
di valvola di discarica ultima del percolato di ogni schifo
scolastico! Ero già soddisfatto, in risposta
a quella sua battuta, di
averlo potuto così persuadere che la sua fine non sia talmente
prossima, quando mia madre nel salutarmi sulla soglia del loro
appartamento, "l' hai sentito quel che ti ha detto? " Sono in
prima linea, adesso". No, non l'avevo inteso. Chissà, ho poi pensato, se quando
mi ha chiesto la data della finale di ritorno di Coppa Uefa della
squadra per la quale tifiamo, si è domandato se potrà ancora esserci
per allora. Quando gli ho chiesto del dolore
che sente, agli arti, mi ha detto che vi avverte un indolenzimento
e poi un mancamento per il quale poi non riesce più a stare in
piedi. " Posso fare solo cento metri
e poi non ce la faccio più". E di appetito ne ha oramai
pochissimo. Lo disgusta mangiare. E'riuscito comunque a cibarsi con
me di una pastafrolla con il the, quando l' ho invitato a risollevarsi e
ad unirsi in cucina nello spuntino pomeridiano, senza poi più voglia a
sera di mangiare più niente. " Meglio neanche pensarci a
quel che avverrà qui, a quel che potrà essere a giorni" ha
concluso di dirmi mia madre. "E nemmeno hai pensato a che
rimasuglio impotente mi sarà poi la vita?" - quindi sul treno avrei voluto una buona volta chiederle per
telefono al rientro -, senza più mio padre che per me guidi un'auto,
all' occorrenza, mi aggiusti o sistemi anche la sola bicicletta, senza
alcun altro cui sappia o possa rivolgermi, inetto come io sono alla
mobilità sociale e ad ogni uso meccanico. Fin dal momento, come l' ho
ritrovato a letto, che mio padre l' ho salutato e gli ho dato il bacio
cui aspira tanto, non gli ho parlato di salute, bensì dei destini di
ripresa della nostra squadra del cuore, per poi mostrargli la lettera,
appena giuntami, di una società che ha rilevato il negozio di vendita
di una marca cittadina di biciclette, per farne anche un laboratorio e
una palestra di addestramento ciclistico, alle quali possa ricorrere
chiunque "voglia rimanere in sella ed attivo dodici mesi all'
anno", come gli era possibile nella sua fierezza atletica di
anziano fino ad un anno fa. E dopo il the, quando si è
rimesso a letto, sono uscito per andare a comperare la miscela di semi
nel negozio di canarini ed altri volatili che mi è abituale, lo stesso
che mi è caro perchè vi ho fatto l'acquisto di Bibì e di Bibò. Intrattenendomi al suo interno
alla vista degli uccellini che vi venivano trasposti in gabbia,
infittiti e frenetici di una volatilità che mi appariva ancora priva,
nella loro genericità attiva, di quella esistenza singolare cui può
animarli solo l'assiduità con un amatore partecipe.
Nel passare prima di giungervi
davanti alla chiesa di quartiere, vi ho visto delle corone ed un carro
funebre in sosta. Un gruppo di persone vi era sparso
sullo spiazzo della scalinata,- forse, per pochi che siano, mi sono
detto, assai più di quanti verranno alle esequie di mio padre che vi
avranno luogo tra poco. Egli che in quella città è
soltanto una presenza immigrata, tanto che anche oggi è da lui che l'
ha letto sul giornale della mia città che vi acquista ogni giorno, che
ho saputo i retroscena delle elezioni appena svoltesi nella nostra
Provincia. Quando mancava ancora poco meno di
un'ora alla partenza del treno, mi sono intrattenuto con lui e mia madre
davanti al televisore, per coinvolgerlo nel documentario su Pompei ed
Ercolano. Volevo che almeno così ci fosse
stato, e potesse stupirsi dell' integrità dei ritrovamenti, nella Villa
dei casti amanti o in
quella che si stava dipingendo all' atto dell' eruzione, ove si erano
conservate le ciotole intatte dei pigmenti in uso.
"Il rosso di Pompei che usava
anche Michelangelo...", non l' ho corretto che commentasse. Mi chiedevo, intanto, che potesse
provare alla vista dei calchi di cadaveri e dei resti scheletrici, allo
scorrere delle loro immagini mostrandosi egli impassibile come di fronte
a dei semplici dati naturali. E adesso, nella mia città,
rimpiango di non avergli fatto prima coraggio, allorchè in cucina, dopo
il the, ha chinato il capo tra due braccia divenute penosamente
scheletriche; quando bastava per questo battergli una mano sulla spalla,
che così mi sciogliessi in una delle effusioni che fra di noi non ci
sono mai state.
Schianto Due volte, con la bicicletta,
disperato mi sono schiantato contro il muricciolo del sottopassaggio,
disperato di essere nella trappola di quei miserabili, che potesse ora di
me disporre la loro nullità di carogne in erba e consumate, bestemmiando
la genitura e la sozzura di
Dio che mi ha esposto al mondo alla loro mercè, senza anticorpi per
difendermi dal loro male incallito. Ma la collega che si è inorridita
sgomenta della loro indecenza, poi ha resistito per confortarmi al mio
ferirmi e dibattermi ancora contro i fili spinati, insanguinandomi,
ferendomi, fratturandomi il polso nel dolore dellì'oltraggio infertomi,
della mia impotenza vulnerabile a non finire sommerso dalla loro crudeltà
congiurata, che aveva ottenuto il beneplacito di scannarmi in classe. " Non è questo, mi diceva,
non è questo,...a ogni mio tentativo di dire a parole l'innominabile. Ha resisitito per oltre un' ora
finchè non mi sono riavuto. "Come sarai a casa detergiti
dal sangue, fa una doccia, leggi ciò che trovi di gusto, piuttosto che
riprendere la scuola. Se ti aggrediscono, ti fanno del
male, è perchè sei qualcuno che ha valore, perchè sentono che hai una
forza sensibile da invalidare. " Solo che la mia forza è
talmente disperata di se stessa che vuole farla finita con la propria
disperazione/ realtà disperata. Quando per gratitudine le ho
confidato della morte prossima di mio padre, tacendole che ancora la vivo
come un semplice fatto naturale, mi ha richiamato a che avessi invece tale
dramma per vero, che per tutto il resto non ne valeva la pena. E quando le ho detto che la mia
angoscia si fissa atroce, mi fa spasimare suicida, quando mi si fissa in
mente l' istantanea di una situazione orrida che dovrò tornare a rivivere
al mio rientro in classe, mi ha ricordato che suo padre le aveva detto di
consolante che tutto ha una fine. Nel ricordare il quale è
aggallato tutto quanto risente per la velenosità crudele del preside, per
averle interdetto in ogni modo possibile di soccorrere il padre al
capezzale quando non aveva lezione durante l' oorario scolastico. Io sentivo e le tacevo mentre me
ne parlava una mia determinazione di fondo, che sarà a scuola, per odio
alla istuzione scolastica, al ragno sozzo del nostro preside-
il giorno delle esequie di mio padre
se cada durante l' anno scolastico. Mi ricordava intanto nella sua
tenacia a soccorrermi, a volermi capire, la donna mussulmana che soccorse
la mia disperazione affranta nel porto di Tunisi, quando dopo l'aliscafo
da Kelibia, l'aereo per Palermo , anche la motonave mi era parsa
un'occasione perduta di un rientro in Italia che mi si faceva impossibile. Ha voluto aiutarmi anche a trovare
una riparazione alla mia bici, accompagnandomi in autobus fino a che sono
disceso. Ora metterò a letto i miei
canarini, prima che da domani restino solo le ghiande per quei porci. Sempre che non faccia di tutto per
distruggere questa mia vita di merda, questo mio obbrobrio di esistenza di
insegnante oltraggevole, Rivincita E loro, quei miei allievi di
prima, che al suo cospetto, alle loro spalle, dal giornalino d' istituto
seguitavano a trasmettere alla stampante l' immagine di me bambino per
averne una copia, sancivano ignari la mia rivincita
sul suo potere arido, una mia affermazione che quando mi sono avvicinato
lui non è stato capace di ammettere che in parole aspre, in cui si
disarticolava un senso di resa a quanto gli è impossibile suscitare negli
animi. Nella cassetta della posta avrei
trovato poi la lettera di Kais, dove
mi diceva che attende con pazienza da mesi ogni giovedì e sabato
una mia risposta nella cassetta postale, con animo inquieto sulla mia
sorte, allegando un biglietto ove tra dei fiori e del vasellame campeggia
la parola fedeltà. E nella notte,in sogno, da Cairo
nel polverio di deserti, avrei raggiunto in volo verso Pechino, o Bombay,
una città di minareti e strade moderne, ove il volo radente avrebbe
accostato una gioventù ricca che si divertiva su campi di polo, ai bordi
dei quali per folle devote, di cortei rituali, ghirlande di fiori
incoronavano enormi teste umane defunte, di eroi o traditori vinti? C' era chi mi accoglieva nella
città, era il Dubai, o il Barein, per troppo tempo per cui non ne
perdessi il senso, ritrovandomi smarrito nell' aeroporto vuoto, cercando
sul tabellone le indicazioni di gesso dei pochi voli giornalieri, nessun
aereo che sulle piste fosse pronto a un decollo. Le agenzie, troppo l'attendervi, e
quand'anche, nessuno che fosse in grado di intendermi nella mia angoscia
di disperso senza più denaro e cose, al levarsi dal deserto di polvere e
polvere tra hangar e vuoti uffici. Mi sarei risvegliato, a notte alta, senza più riuscire a riprendere il volo per quel sogno, ritrovandomi invece, nella mia provincia, insieme con i miei cari, di paese in paese, sempre più piccoli, verso castelli e manieri sempre più elevati e turriti e mirabili, in uno stupore di cortine murarie, nostrane, talmente sorprendentemente neglette, per magnificenti e impervie e stregate in sortilegi di fossati d'acque che fossero, tra gli afflussi turistici in sale stemmate, di incapaci di intendere come io stesso con le mie macchine monouso, che era vano tentare di fissare in immagini tanta eccedenza. |
|