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La morte di mio padre

 
 

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Di mia madre

 

Giovedì scorso in sant'Ambrogio, mentre ne visitavamo le navate, mia madre che non è donna di chiesa, ha voluto che l'attendessi perché accendesse un cero, intrattenendosi con un' immagine santa.

Se mai potesse ricongiungersi con l'anima di mio padre...

 

 

Dovrò anche dire

 

Dovrò anche dire di come all' obitorio, domenica l'altra, lo spirito generale, ciò che è intelletto, al cospetto della sua salma si chiedesse quanto mai valesse che penassi per quel pover'uomo ch' era stato mio padre, per la sua realtà particolare e già passata, che in nulla poteva dialogare con la mia cultura superiore?

 

 

Davanti a me, in quel letto

 

22 agosto 97

Di ritorno anche oggi nel loro appartamento vuoto per dare l'acqua alle piante, davanti a me, nel suo letto ricomposto qual' era prima che subentrasse quello ospedaliero, era come se la sua immagine si rannicchiasse alla sbarra, al pari di allora, ma per implorarmi ora di non dimenticarlo, che non lo tradissi nelle mie lacrime, che lì, su quella poltrona da cui gli parlavo,  non erano più per lui, ma per gli approdi sconfortanti che preludevo alla mia passione che si è fatta devastante per quel giovane con il quale mi è piaciuto tanto farlo al fiume, un mese fa, e nel cui sconquasso l' esistenza vitale mi ha riavvinto e spossessato, iniziando a sradicarmi dalla sua memoria inconsolabile, figurandomi la sua scomparsa come un evento ordinario, naturale, nel sopravvenire che avanza della marea dei fatti.

Mi sono proteso allora al suo appello, rassicurandolo, quasi che ancora alcunchè di lui ne fosse capace, ed io potessi ancora rivolgermi a una sua sopravvivenza, tornavo sui miei passi, sbirciavo la camera socchiusa nella suo appartamento vuoto, e ve lo rivedevo nel sonno perennemente ad attendermi, in attesa del bacio che imprimevo su quel suo capezzale, su quella federa fredda, come se potesse raggiungervi le care sue labbra che lo auspicavano tanto.

Ho ritardato un altro pò, prima di avviarmi al cimitero, per depositarvi anche il fiorellino giallo che ho raccolto nell' Alto Mantovano, ove ieri sotto la rada pioggia, in quel paese di collina, non ho ritrovato che il possibile nome e indirizzo

di quel giovane pittore, una volta giuntovi e dipartitomene in bicicletta, il solo mezzo cui avrei saputo ricorrere, ma il cui impiego con agile corsa per il piano e i saliscendi dei tenui rilievi, ero orgoglioso che onorasse la comune passione per il mezzo ciclistico che condividevo con mio padre.

La calura meridiana del percorso che reca al cimitero, i fiori da acquistargli all' ingresso, prima di attraversare l' intero camposanto, raggiungere il suo loculo, e fare un grido di gioia,

volergli battere di contetezza la mano sulla spalla, per come figurava risorto nel più compiaciuto sorriso nell' immagine affissavi.

Poi quante parole che immaginavo di spendere invano al cospetto di quel giovane, che mi ha desiderato e goduto e fatto godere, con reciprocità totale, di dedizione fisica, quand'io credevo e sentivo oramai che solo pagando avrei potuto ancora fare solo del sesso piegandomi all' altro, poichè se non mi ha ricercato, non si è fatto vivo, è perchè terminato l'amplesso,mi sono detto, è come se fosse rinsavito da un traviamento dei sensi, e allora, quando lui giovane magari sta vivendo storie su storie con altri ragazzi, che penoso reingresso sarei nella sua esistenza, a quale prezzo mi intricherei nella sua furia giovanile e nella sua maggiore facilità e frequenza di rapporti, e che dunque varrebbe, di fronte all' evidenza e al rigetto dei sensi, appellarmi alla possibilità di sostenerci a vicenda, rassicurarlo di volergli essere amico comunque gli aggrada, io di lui come pittore e lui di me quale scrittore, offrirgli la mia amorevolezza e fratellanza ed esperienza e cultura più adulta, anche perchè lui mi dia un pò di quell' aiuto materiale e di quel soccorso che non può più darmi mio padre, tutto quanto, di spirituale,  è di così misero valore ed effettività efficace in questo genere di rapporti, nella vita materiale che vale....

Allora, quel giorno, che io fossi arrivato al lido ch'erano già passate le cinque, solo per andarvi in perlustrazione dopo giorni e giorni di pioggia, e che una volta disceso per la stessa calata, lui in automobile ed io in bicicletta, non l'avessi riveduto presso la ripa, ed avessi seguitato oltre, lungo l'argine nel folto sino a un'altra radura, fossi ritornato indietro, e ridisceso, e solo allora avessi riveduto di nuovo la sua vettura, l'avessi ritrovato, che ci fossero lì due vecchi pescatori del luogo, che uno di loro due fosse rimasto, e che nonostante questo ci siamo attentati a farlo, a poca distanza, riparati soltanto da poco frascame e una pila di sterpi,

nulla ha potuto impedire che tutto accadesse, anche le zanzare che ci pungevano la carne, intensificarono lo spasimo e la fretta con cui godevamo, mentre adesso alla mia mente depressa, ripiombata da quell' acme di estasiamento fisico e mentale in una privazione ancora più insostenibile, è tutto un impossibile, fuorchè la sua scontata /inevitabile perdita, il suo irremovibile diniego,  e la mia disperata rovina....

 

Ho ripreso stamane ( 23/8/) i miei scritti, e nel correggerli ho intuito che in essi può essere il modo di accedere e la mia rivelazione presso di lui, esaltandomi in un ecceso oltre misura, che mi spinge a telefonare a quel numero telefonico, a tentare l' azzardo di presentarmi domani con quelle pagine prescelte, prima che possa partire qualche giorno per la croazia, in una tensione che mi esaspera teso allo stremo. 

 

Davanti a me, in quel letto

 

22 agosto 1997. Un bacio ancora

 

Di ritorno, anche oggi, entro il loro appartamento vuoto per dare l'acqua alle piante, nel suo letto ospedaliero era come se la sua immagine si rannicchiasse alla sbarra, al pari di allora, ma per implorarmi ora di non dimenticarlo, che non lo tradissi nelle mie lacrime, che anche lì, mentre su quella poltrona tentavo di parlargli, non erano più per lui, ma per gli approdi sconfortanti che preludevo alla mia passione sessuale, talmente nella sua ossessione devastante ha potuto già sradicarmi sradicarmene  dalla sua memoria inconsolabile, e mi ha attenuato la sua scomparsa in un evento che si fa ordinario, nel sopravvenire che su di essa avanza della marea dei fatti.

Mi sono proteso allora al suo appello, rassicurandolo, quasi che alcunchè di lui fosse ancora capace di rivolgermisi, ed io potessi ancora parlare a una sua sopravvivenza, ed anche all' atto di uscire tornavo sui miei passi, volgendomi a ritroso verso la sua camera socchiusa, e ve lo rivedevo perennemente ad attendermi, in attesa del bacio che imprimevo su quel suo capezzale, su quella federa fredda, come se potesse raggiungervi le care sue labbra che lo auspicavano tanto.

Ho dovuto ritardare ancora nel ricompormi, prima che potessi avviarmi al cimitero, a  depositarvi anche il fiorellino giallo che per lui ho raccolto nell' Alto Mantovano, ove ieri sotto la rada pioggia, in quel paese di collina, non ho ritrovato che il possibile nome, ed indirizzo, di chi è venuto incarnando la mia ossessione sessuale, una volta che vi sono giunto, in bicicletta, con il solo mezzo cui avrei saputo ricorrere, ma il cui impiego con agile corsa per i saliscendi dei tenui rilievi, ero orgoglioso che onorasse la passione per il ciclismo che con lui condividevo.

Nella calura meridiana, giunto al cimitero, una breve sosta all' ingresso per dei fiori freschi, prima dell' intero camposanto ancora da  attraversare, di raggiungere il suo loculo, e levarvi sorpreso un grido di gioia, volergli battere di contentezza la mano sulla spalla, per come, nell' immagine affissavi, figurava risorto nel più compiaciuto sorriso.

 

 

 

 

All' arrivo di mia madre

 

La visita a novembre di mia madre

 

Appena siamo usciti dalla stazione ferroviaria, quando mia madre  mi ha chiesto di indicarle dove fosse nelle vicinanze una fioreria, per acquistarvi un vaso di fiori da regalare alla signora che ha messo a disposizione di entrambi il suo telefono durante l' agonia di mio padre, vi ho colto l'occasione per rimediare a quanto poteva lasciarle desumere, sconcertandola, il fatto di non ritrovare un rametto fresco di ginepro che presso il mio canarino morto che tengo nel freezer, laddove di fonte all' immagine  di mio padre che sta esposta su di uno scaffale della libreria, non v' era a commemorarlo che un mazzolino secco di riporto.

Me ne ero reso conto quando era oramai troppo tardi per provvedervi, mentre in ritardo per essere risalito a mettermi un giubbino che mi proteggesse dal freddo più di quello che avevo indosso, stavo già avviandomi verso di lei alla stazione ferroviaria.

E lei, ora, all' uscita dalla stazione e lungo il tratto di strada che percorrevamo frettolosi per giungere alla fermata dell'autobus, non faceva che trasmettermi i complimenti ed i ringraziamenti che le avevano detto di rivolgermi, al telefono, i parenti ai quali ho inviato la audiocassetta  dell' intervista a mio padre sulla storia di mio zio vincitore del giro d' Italia, e sulla sua di ciclista e di partigiano.

Del fratello Curzio, ch' è appassionato di ciclismo, mia madre mi diceva ch' era sceso ad ascoltarla emozionato in auto nel garage, non disponendo che del frontalino come sintolettore.

E che andassi uno di questi giorni a trovarla, mia zia Romana che si era talmente commossa nel sentire parlare, con tanta ammirazione, di mio zio Vasco ai suoi esordi e nei suoi successi di campione, per la  sua lealtà ed umanità di uomo e di sportivo.

Eppure poco prima avrei potuto acquistare una delle numerose talee di conifere, dalle sembianze funerarie, ch' erano esposte in vendita presso il pullman di un fiorista ambulante ove avevo indugiato a lungo senza decidermi, di rientro dal mio Istituto scolastico per ordinarvi in mensa le pietanze da portare poi a casa per il pranzo con mia madre.

Ma nella fioreria che è presso la fermata dell' autobus poco oltre il mio condominio, non v'era alcuna pianticina o ghirlandetta con la quale potessi onorare mio padre in effigie.

A mia madre ho dunque detto di attendermi nel bar di fronte che fa angolo, ed in bicicletta ho fatto ritorno al pullman di quel fioraio ambulante.

Non v'era nessuno, ora, ma ugualmente ho atteso a lungo che l' uomo ritornasse da un caffè di fronte, per acquistarne un rametto radicato che potessi tenere all' interno a guisa di pianticina funeraria.

Tuttavia non ho voluto, anche se mi era possibile, ricorrere al sotterfugio di rientrare in appartamento dal retro del condominio senza che mia madre se ne accorgesse, a deporvi davanti all' immagine di mio padre la pianticina funeraria prima che vi entrassi con lei, e lasciarle così credere che già da tempo ve l'avessi posta a commemorarlo.

L' ho invece raggiunta in quel bar, senza dirle che cosa fosse ciò che avvolto in incartamenti avevo appena acquistato,  per disvelarglielo solo quando siamo stati in soggiorno, e la pianticina l' ho sistemata di fronte alla fotografia di mio padre.

Ma ogni mio accorgimento poi si è rivelato un'inutile cautela, non occorreva in alcun modo che tentassi di celarle che la perdita del mio uccellino, nella sua desolazione, ancora a distanza di un  mese era l'eclisse che in me aveva occultato la fine ed il rimpianto di mio padre.

Dopo il nostro pranzo in economia, è stato infatti solo poco prima che uscissimo per andare a spasso nella mia bella città, quando non avremmo più fatto rientro insieme in appartamento, che ho dovuto chiederle se volesse vedere la salma dell' uccellino nel freezer, dato che fino ad allora non me ne aveva fatto alcun cenno. 

Io ho profittato intanto della necessità di scendere a riversare i rifiuti nel cassonetto, per non assistere alle sue reazioni e non avere altro da dirle.

Solo quando ci siamo ritrovati alla stazione per il treno del suo rientro, ed erano già le cinque di sera, ho inteso chiederle che avesse provato nel vedervelo.

" Oh, poverino..." ha detto con tanta dolcezza, " che belle che ha ancora le piume", come se avesse visto ciò che rimaneva allestito, sulle quinte, di un bello spettacolo che lascia il  rammarico che sia già  finito nella sua tanta delicatezza innocente.

Per varie ore, nel pomeriggio divenuto solatio, ci eravamo protratti a passeggio nella città antica, non più come un figlio e sua madre, ma come due amici che si ritrovano e si riconoscono come tali quando sono oramai attempati, inoltrandola per vicoli e recessi medievali che lei ignorava, all' interno della basilica rinascimentale ad ammirarne i monumenti funebri, nei cortili e le piazze ed il giardini dei semplici del Palazzo ducale, fino a rientrare dalle brume dei laghi per una sosta, che l' ha incantata, entro la concavità tardobarocca del teatrino mirabile ove ebbe ad esibirsi il genio di Mozart.

E' avvenuto tutto questo già due settimane fa.

Nel frattempo l'uccellino rimastomi mi si è fatto più caro, da che ha preso il coraggio ed il piacere di accostarmisi sul posatoio quando mi siedo appresso alle sbarre, accorrendovi felice di celebrare, in voli e voletti, la confidenza e il bisogno che ripone ora più fiducioso in me.

Ed è divenuto Bibì Ronaldinho, da che il giocatore fenomeno, un minuto fa, ha assicurato la vittoria su un campo difficile alla mia squadra beneamata.

Di fuori, nella pioggia, se ne è appena andata via una decina di passerottini, che ho richiamato in frotta sul balcone con la semente sparsa, della quale a lungo si sono bisticciati in grida la beccata.

Ma che l' uno e l'altro degli esseri che a me erano più cari non siano più, che altri uccellini, che non lui, stamane nel centro planassero in volo, che la portiera che s'apriva davanti al cancelletto d'ingresso lasciasse scendere dalla vettura un anziano che non poteva più essere mio padre, e della vittoria della nostra squadra non possa più dividere con lui la contentezza, che rimpianto che torna a scontentarmi di tutto, a insipidire ogni ripresa persistente d'appetito e di gusto.              

 

30 novembre 1997

 

In me è il disumano che abbisogna dell' umano che è impossibile, che ora piange più nel mio uccellino la morte di un angelo, che in mio padre quella di un uomo vero.

 

 


 

 

Natale 1997

 

Natale 97

 

A Milano, presso mio fratello, insieme con gli altri miei familiari per il  pranzo di Natale.

 

 

Abbiamo rinserrato i posti a tavola, e non c' è stato più alcun vuoto da colmare.

Ognuno di noi aveva in volto la sua espressione ridente, e vi manifestava la benevolenza che non vuole contrariare e contrariarsi, l' allegria che non intende riesumare infelicità e rimpianti.

Mi era stato dunque perdonato il ritardo, all' inizio del pranzo, che avevo fatto per  recarmi a vedere l'arca dei Magi in Sant'Eustorgio.

Prima delle pietanze mi sono guardato allora accanto, ho volto gli occhi allo spazio libero fra me e la finestra, ed ho sentito cadere l'invito rivoltogli, che anch'io come gli altri non avevo la disposizione d'animo per convocare il suo angelo.

Povero il nostro angelo, confinato in vita a sorreggere in disparte, di cui seguitava la morte l' esclusione dai vivi.

Derelitto, dev'essersene presto svanito via, com' era suo solito, quando s' è accostato a noi sulla soglia senz'essere visto, ed ha capito che non era il caso di entrare a scomodarci.

Non c'era più niente al posto di lui, in quegli istanti, nemmeno il vuoto che credeva di avere lasciato.

Era come se riuniti insieme, ricompostici, finalmente facessimo a meno anche di ricordarlo con pena, e così egli fosse definitivamente morto, con i sensi di colpa ch' erano stati discacciati dall' allegria, fra l'ilarità che non vuol saperne di che si deve ai vivi ed ai morti.

Era spontaneamente convenuto per noi tutti di comportarci così, di non farne alcuna parola.

Né alcuno, come paventavo e speravo, si è riferito od ha fatto cenno al mio canarino defunto, per quanto l'insinuarsi dei gatti di mio fratello e del suo amico finanche sulla tavola a pranzo e insieme con noi che conversavamo su divani e poltrone, riesumassero la mia mancanza di lui.

" Ha adesso cinque anni la mia micia- serrandola a sé, ha detto di lei ieri sera mio fratello dopo la cena della vigilia, - ed è come se fossero trentacinque dei nostri. Possiamo restare insieme ancora un decennio...- così tentando di conciliarsi con l'angoscia di perderla.

Anch'io - ho solo pensato-, mi confortavo che Bibò avrebbe raggiunto almeno sette anni di vita. Ed ora me ne attende al rientro solo quello che ne resta congelato nel freezer."

All' atto di partire, con sollievo di mio fratello e del suo amico, mia sorella si è portata via volentieri la pianta della stella di natale che tenevano in casa, perché i due gatti ne avevano mangiato le foglie e si erano già sentiti male vomitando.

E' stato solo quando già si profilava la Stazione centrale alla quale mio fratello mi ha condotto perch'io vi prendessi il treno, che unico di noi, nei discorsi che ho sentito, egli ha infranto l'omissione di mio padre.

Lo ha fatto nel chiedermi come si possa provvedere al Capodanno di mia madre.

" Del resto, ha detto, era abituata a passarlo con il papà, loro due a mangiarsi da soli una pizza".

Avrei potuto essere io ad andarla a trovare.

Come per lo scorso Capodanno, e l' altro ancora... allora i tanti compiti ancora da correggere, il maltempo, o la neve, le miei scusanti al telefono per evitare di condividere con i miei anziani la buona fine ed il buon principio, e trascorrere invece, come non lo posso più, da solo l'ultima sera dell' anno con entrambi i miei canarini.

Avrebbe potuto venire lei da me, piuttosto, ho proposto a mio fratello, sapendo, così esponendomi, quanto sia difficile che si dia la cosa.   

Frattanto che m'avvio al treno, che salgo nello scompartimento, mentre vi prendo posto e mi ci sistemo, in  me ha il sopravvento che quando ci siamo salutati di fronte a dove abita mio fratello, giù in strada, l' amico greco di mio nipote che ci lascerà per sempre, mi abbia offerto le guance a che ci baciassimo con mio tacito rimpianto.

Nel porgergli per parte mia solo la mano, credevo che altrimenti mi avrebbe riservato soltanto una variazione della gelida finzione di uno scambio di baci, che aveva appena opposto all' amico di mio fratello.

Potevo almeno dirgli che mi dispiace, è  l'ulteriore mio rimpianto nel rimpianto, per avergli solo chiesto quando sarebbe partito.

" Posdomani", mi ha risposto, ed è molto prima di quanto credessi.

Molto prima di quanto ci si attende, il venir meno dei vivi come dei morti.

Ma è bastato che egli così mi abbia lasciato, dopo che tutto il pomeriggio, senza dirci una parola, ha prediletto di sedermisi accanto, perché ora, al rientro, almeno io sia meno morto nella mia interminabile fine.

 

 

Testi aggiungibili o modificati


 

 

Omissis

 

E al pensarci nel rivederli " forse che non ti riapparirebbero allora, mi sono detto, nello sguardo indelebile di quei loro occhiolini vivissimi che ti scrutarono in ansia, nel volo in cui si slanciarono soddisfatti sul trespolino, quando si ingorgano  nel canto  o si precipitavano con ingordigia repentina sulla nuova provvista di semi o sullo spicchio del mandarinetto, il marchio indelebile di ogni tua  affermazione e ottenimento,  gli innocenti la cui strage verminerebbe la tua anima di Erode?"

Eppoi basta, mi sono seguitato a ripetere, con l' integralismo sciistico o turistico delle vacanze natalizie, il Verbo oramai quasi ovunque  dominante, in luogo di Quello che al freddo e al gelo in Cristo per i derelitti si fece carne, il verbo mondano  secondo il quale e secondo il quale verbo mondano, le festività natalizie da uno sono state vissute per quanto è stato via, così come è d' obbligo appena del tempo è si rende disponibile, già immaginandoli, i colleghi e gli allievi, o i conoscenti, che al rientro chiedono inesorabilmente se e dove le vacanze me le sono passate via,  mi chiedono che posti "mi sono fatto" o che cosa " mi sono  preso"  ,non già, piuttosto, che libri abbia letto, quali dipinti od opere di musica o  riproduzioni artistiche che abbia visto od ascoltato di dipinti o di opere di musica, che cosa a mia volta abbia scritto o commentato, anche solo come abbia meditato o rivissuto lo spirito del Natale, su che musiche o immagini e testi...

Che è quanto oggi ero infervorato di compiere, intanto che i miei uccellini si traducevano negli ( erano gli) angiolini che mi cantavano e celebravano la gloria di Dio, nell' alto dei cieli delle loro gabbie, mentre riascoltavo ed essi udivano la parte seconda dell' oratorio di Natale di Bach, per poi appassionarmi nella rilettura di Natale di Manzoni, di Epifania di Luzi.

Perchè mai, ogni volta, torno a chiedermi, il Natale seguitando ad incantarmi e ad appassionarmi tanto ? Nei giorni dell' Avvento attendendone il sopraggiungere quale un compimento; poi, come ora, cercando di rivivificare, insistentemente, ciò che vorrei non fosse già trascorso puramente dileguando.

Non credo di credere, e non mi attendo di certo qualche rigenerazione della mia anima o del mondo al riavvento natalizio,  che il mondo o la mia anima abbiano a rigenerarsi nel Santo Natale, eppure, che sia (si dia) l' infanzia che ritorna, incantesimale, o che altro, di toccante, il Natale è ancora di più un bagliore in cui la mia miseria cerca tepore, la gran luce che irradia dal neogenito divino che la Vergine mette al mondo su poco fieno, tra dei fiati animali a riscaldarloi nel gelo notturno; emanata in terra, la gran luce,  dallo svolio degli angeli nella immensità notturna, tramutata nell' annunzio perenne che eppure è solo un vagito, di che si è dischiuso in grembo alla Vergine su di una greppia tra poco fieno, di dentro il mantello di che la madre fascia il bambino divino.        

 

 

 

In ospedale

 

Mercoledì 30 luglio

 

Era impacciato ora in quel letto all' ospedale, nel porgermi per il bacio un muso unto dell' intingolo della bistecca che cercava di mangiare senza poter usare le posate.

E quando è sopravvenuta mia madre, si è incattivito rabbioso, poiché quale che fosse la cosa che lei aveva da dirgli, così lei lo distaccava da quel pezzo di carne che tentava famelico di fare proprio, dopo che le trasfusioni di sangue gli avevano fatto recuperare in tutta la sua voracità un appetito che pareva finito.

Era come un enorme uccello notturno in cattività tra quelle sponde, i bracci rattrappiti ad articolazioni di ali spiumate.

E' stato ricoverato d'urgenza, mi aveva telefonato mia madre in mattinata, per la pressione bassissima, per i bassi valori di ogni sua entità sanguigna.

Nel loro appartamento, prima di raggiungerlo con lei al Policlinico, ho voluto entrare nella sua camera.

Ora anche quel letto vuoto, tutto di quella sua stanza , il bastone, la poltrona, poi la carrozzella, la televisione spenta e gli articoli sulle imprese di Pantani che mia madre aveva incorniciato in due listelli ed appeso al muro, il suo portafoglio con poche migliaia di lire e i suoi documenti, tutto quello che mi aveva già impressionato tristemente al suo interno,  in quanto era stato il sostegno o il sollievo illusorio di un suo decadimento letale, mi era ora motivo di rimpianto toccante e di uno struggimento alla gola, ora che per mio padre era avvenuta la perdita anche di questo, per uno stanzone di ospedale da cui sento che non vi farà più ritorno..

Sul suo comodino ripiegata in ordine, in un quieto silenzio,  c'era la Gazzetta dello sport del Lunedì, con pagine e pagine e foto, anche a colori, della partita d'esordio della nostra squadra beneamata, l' Inter, sotto iperbolici titoli che magnificavano i "gioielli" di cui aveva fatto mostra, con la discesa in campo di tutti i nuovi talenti che erano stati acquistati.

L' ho messa nella mia borsa per portargliela, mia madre che tardava ad essere pronta, mentre prendevo a sudare, a non potermi più contenere, di fronte a quell' idea angosciante che non mi aveva dato respiro già lungo i viali verso la stazione di partenza, quando prima d'avviarmi l'avevo considerata un' inezia, una dabbenaggine,- il dubbio, che lontano dal mio appartamento ora veniva assillandomi non di meno che Otello quel fazzoletto, che potessi avere lasciato accesa quell' impiantino elettrico, e che da qualche panno a contatto,- e quale mai...- potesse avere preso fuoco e stesse bruciando tutto il mio appartamento, ogni mio libro, ogni mio scritto sui dischetti, la carne dei miei uccellini carbonizzatisi, quando per me che felicità solo qualche ora prima, l' accertamento che fosse bastata una revisione, qualche taglio, perché anche le pagine più anodine sulla mia avventura con Kaled nell' avventura del mio viaggio in Libia, avessero acquisito smaglianza e significatività esemplare, e l' intero ordito vi si integrasse a meraviglia.

Il tutto, purtuttavia, permanendo allo stato solo virtuale, su copie di copie di dischetti, senza che pur negandomi ogni vacanza, trovi o mi dia il tempo di ultimare la revisione e passare alle stampe.

Ora sconsolato, in soggiorno, non sapevo capacitarmi che potesse bastare quella pochezza di un assurdo,  vano timore, a trasformare quanto vi era di esaltante nella mia vita, in un azzardo ove tutto si era vanificato per un minimo accidente, e una forza mi spingeva ad andare nel vuoto oltre il balcone,  nella luce e nel cielo di schianto.

Ma tutto, di ciò, al Policlinico era cessato di fronte a mio padre, del quale cercavo di alleviare con il ricorso alle evidenze più ovvie la pena della situazione, senza minimizzare con lui nulla del  suo male.

" Vedo che ora riesci a stare di schiena e di fianco, a casa riuscivi a stare solo di fianco contro le sbarre.

" Ma io sento male dappertutto".

" Cerco solo di dirti quello che può darti sollievo, nient'altro."

" Se non avessi niente..."

" C'è chi non ha niente di male, ha ogni cosa, e si ammazza anche se è giovane e sano. Ce n' è di più tra  quelli che hanno tutto, che si ammazzano, che tra quelli che vivono nella miseria. E' raro il suicidio tra la povera gente, a meno che la disoccupazione, l'usura, non li facciano essere con l'acqua alla gola".

" Perché questi ultimi sanno soffrire..."

Dell' Inter fantastica, dei boys affollatisi in uno sciame festante intorno a Ronaldo, di Kanu ritornato in campo e restituito al calcio dopo l'operazione alla* valvola aortica, di come, in due ,quegli attaccanti avessero meno dei miei anni, un futuro calcistico immenso davanti per sè e per la nostra squadra, e del fatto invece che io, neanche se ritornassi in vita dieci volte a lavorare tutta una vita, potrei guadagnare come insegnante quanto loro una sola stagione, non era più il caso di riprendere o ritornare a parlare, meglio sfogliare *il quotidiano della nostra provincia di quel giorno, che gli aveva portato in ospedale mia madre, e parlare del dollaro in ascesa e del rincaro della benzina, delle dichiarazioni dei pentiti su come fossero una sola persona Andreotti e i suoi uomini e i capi della mafia,  evitando di leggergli di morti per infortuni sul lavoro o in incidenti stradali, per riferirgli piuttosto di quel litigio finito davanti ai giudici e al sindaco e in tribunale, per una pianta di rosmarino su un terreno comune che una giovane donna non vuole espiantare in un vaso, dopo che già è avvenuto lo stesso per le rose e le dalie e quant'altro, convenendo, scuotiamo la testa, che ci deve essere sotto dell' altro...

Io e mia madre lo lasciamo quando sopraggiungono due dottoresse e ci fanno uscire, intanto che i nembi di un temporale si addensano in cielo, anche mia madre è ora in apprensione per lo stato in cui ha lasciato il loro appartamento, ma alla fermata dell' autobus devo riprendere a esasperarmi che oramai sia troppo tardi, benché manchino ancora tre quarti d'ora, per essere alla stazione ferroviaria con il prossimo che parte, per il primo treno utile per la mia città, è estate, tempo di ferie e vacanze, e con i nuovi orari  hanno dimezzato anche le corse per il Policlinico con la chiusura delle scuole, come se il male e i malati e i più indigenti andassero in vacanza! e l' ansia risale e travolge ogni difesa, la mia casa, i miei uccellini incustoditi...non mi resta che lasciare mia madre lì alla fermata e proseguire a piedi, lungo e attraverso tutta la città, senza speranza anche così di fare in tempo, che importa, almeno un passo dopo l'altro, senza tregua, sfogo  la mia rabbia contro tutto e tutti, contro la modernizzazione, e il postcomunismo, di quella città a permutazione avvenuta e compiuta, un' efficienza e un efficientismo, dio ....,  che riservano sempre di meno a chi è miserabile e vinto, l' orologio della stazione che mi conferma  che da dieci minuti è già partito il treno, quando arrivo nel piazzale antistante e mi riavvio verso il centro per smaltirvi camminando il furore rabbioso, sarò a casa mia, in fuoco e cenere od integra che sia, che di lì è a neanche sessanta chilometri di distanza, in poco meno che altre due ore e mezzo, così vagando inutilmente nella libreria del centro, esagitandomi sudando, fintanto che  basta che intraveda il cielo di fuori, livido ad esplodere, per presagire che debbo uscirne e riavviarmi in fretta alla stazione, troppo tardi, per non ritrovarmi sotto pioggia e grandine di un temporale tremendo, già infradiciato nelle mia articolazioni reumatiche, nella camicia e il poc'altro che ho indosso, quando a qualche centinaio di metri dalla stazione che rimane al di là del  viale, trovo riparo precario nell'ingresso di un palazzo, *troppo fuori di me e di ogni grazia, per resistere lì protetto fino a quanto potrei, e pochi minuti prima che finisca il rovescio, qualche decina di minuti prima della partenza del treno, anziché profittare (del beneficio) del tempo residuo disponibile, non mi getti a torso nudo nella mischia della pioggia e della grandine e delle pozze d'acque che dilagano dappertutto, e finisca per infracidarmi nel resto degli indumenti e delle mie spondiloatrosi calamitose.

Arrivando nella mia città, oltre le sette e trenta di sera, rannicchiato a torso nudo in una tenda di vagone, che vi splende il sole più sfolgorante sui più asciutti dei terreni urbani  e dei viali di rientro, inondandone la /di luce anche il mio appartamento che ritrovo in bell' ordine, i canarini che al rivedermi mi adocchiano quieti e vivi occhieggiano la mia vista sui posatoi.

Per accudire i quali, per confortare mio padre, oh, mi sia un dolce sforzo sacrificare l'estate. Pazientando nella mia dedizione ad essi, a che la mia opera chissà quando nel tempo diventi reale.

 

 

 

Materiale da sintetizzare

 

Interpretandovi alla perfezione lei la parte mancata della mia vita.

Che passa e mi viene meno, senza che 'io almeno sia mancato come uomo per riuscire uno scrittore, impotente a vivere e a farmi valere, ad assicurarmi e garantirmi alcunchè, senza che ancora ad alcuno mio scritto, quale loro autore-padre sia riuscito a dare alcuna vestigia editoriale, lasciandolo esposti a ogni rischio e catastrofe della mia precarietà sociale.

 

 

permanendo esposto a ogni rischio e catastrofe della mia precarietà sociale, confinato tra quattro mura da inerti ossessioni e dalla disperazione a tentare, 

impedito di seguitare anche solo a leggere e pensare ad altro , di attendere il tuo dovere più alto, che altro non è che la perfezione di scrivere al meglio, con la vita che passa, anche per te, come per tuo padre, nello stesso indolentimento di fibre e di ossa.

 

 

confinato in casa da inerti ossessioni e dalla disperazione a tentare, tra quelle tante cose che una volta che sarà morto tuo padre, non sai come abbandonare o trasferire con il tuo fallimento umano, ti sei gridato, se solo ti venga chiesto dai tuoi proprietari di casa di trasferirti altrove, che il lavoro scolastico per cui ti danni ed ossessioni con tale costrutto, non ti dà nemmeno il denaro per fronteggiare la mobilità del trasloco, togliendoti, nella sua mortificazione incombente, il tempo e le forze e lo spirito per rimediare altrimenti, alienandoti anche le domeniche a dovere correggere e ricorreggere ciò che non puoi più altrimenti ottenere da loro, allievi o studenti, immobilizzato tra scuola e casa , casa e scuola, ora che le assenze continue di chi di loro ci gioca, ti obbligano a essere a scuola quanto più loro ti dannano l'anima, ti usurano i nervi e ti occludono la mente, costretto a non assentarti dal servizio quanto più la mente è venuta per questo vacillando, quanto più avrebbe bisogno di staccarsene, di farsi altro, se vuoi infine obbligarli a risponderti, interrogarli, poterne trarre quegli elementi di giudizio che ti sono richiesti per valutarli, mentre tu se ammalorato come sei volessi rimediare ai tuoi mali, dovresti scontare il male che ti fanno senza nemmeno poterti muovere da casa per la visita fiscale, immancabile, e così saresti obbligato a rinunciare per tutto il tempo della tua assenza a raggiungere i tuoi cari, a che tuo padre possa rivederti quanto vorrebbe ancora, impotente a questo per la connivenza dei *comodi altrui, per la ragione confitta del tuo legalismo, di tanto deleterio senso di giustizia che ti asserve al detrimento generale, cui nel traffico tra casa e scuola volevi schiantarti contro, chiedendoti se avevi la forza di gettarti sotto le loro ruote, una delle loro autovetture, prima di sfinire il tuo urlo ansimante in Istituto.

Ma che con il loro assentarsi ti usurino e ti obblighino ad essere immancabilmente a scuola, che loro ti facciano stare male, e che tu per questo non possa salvaguardarti, perchè altrimenti non potresti andare a trovare tuo padre che sta morendo, come può valere, come puoi dirlo, se il male più schifoso che ti sei lasciato infliggere, cui ti sei reso succube, è che nell' accanimento contro quanto subivi, con impotenza, ti sei perso a te stesso, al dolore e alla stessa pena per la fine imminente di tuo padre, nella realtà del loro sopruso e della miserabilità umana di Presidi e colleghi, li hai elevato a un rango, nel loro fango squallido, che ha perso in te quanto soffrivano i tuoi congiunti, la verità mortale delle cose e della vita, nella mortalità di tutto,  cui ti era dolce riaffiorare dal tuo ottundimento, un ottundimento che era durato per tutto il tempo, di tensione esacerbata, che i tuoi cari non sono stati più niente e nessuno nel tuo accanimento sofferto, che era pronto ad avventarsi contro anche di loro pur che tutto volgesse al termine.

 

 

La resistenza mancata

 

9 agosto

 

Ma l'altro ieri, quando sono accorso all' annuncio della sua crisi e dello shock che ha patito di notte,- che gioia, nonostante l'aggravamento repentino, ritrovarlo ancora consapevole e vivo, e potergli ancora dire, per ringraziarlo ancora una volta della bici di corsa che mi ha regalato anni fà, e tentare ancora una volta di redimermi di averlo fatto talmente patire un' estate scorsa per quel suo dono,- quando gli feci tutto il male concepibile per avere egli fatto esplodere con la camera d' aria imperforabile, che mi stava montando, la mia credulità di aver risolto in virtù di quel latex la mia inettitudine meccanica con il mezzo- che mi recherò i prossimi giorni in cicloturismo sul lago di Garda, fino a Riva, più oltre verso Pinzolo e la Val di Genova, e vedere che è ancora memore, ha ancora affetti, che si ricorda ancora la località precisa da cui hanno inizio le difficoltà per chi affronti la costa bresciana della Gardesana.

E ieri il telefono di mia madre che non rispondeva staccato, l'affanno, le pillole, il calmante che si fa sonnifero e mi impedisce di potere essere sveglio all' ora che partono gli ultimi treni utili, io che mi rimetto a ciò che sortisce dagli eventi, e non attuo l' estrema resistenza ai miei complessi ansiogeni, per trarmi dalla confusione e partire pur nell' abulia, così la giornata che per me finisce tra i laghi e al sole ove il verde a riva è splendido di luce, in prossimità di  quegli atleti canoisti che si denudano integralmente al cambio degli indumenti, e mi invasano di carnalità maschile e di voglia inesausta, che si protrae di notte, fra le coltri, in un desiderio implacato di vita e di sole e di sesso, il mattino seguente, aggirandomi per il centro, nel piacere di gremire come ogi altro la piazzetta, di esservi a prendere i pasticcini e il caffè, nell' angolo riparato e fresco e stagionato del bar consueto, sentendo nel sentirmi alacre e capace di questo, una soddisfazione che era già oltre la pena e la morte di mio padre, che stanotte è peggiorato ancora di più, al quale, mi comunicava mio fratello, hanno dovuto applicare anche la bombola dei medicinali, per fronteggiarne in tempo il dolore acuitosi più insostenibile e ultimativo.

    

 

.........e l'appetito e la vitalità incessante, vorace degli uccellini, la luce e l'afa della calura, di primo mattino, nello strazio della fine di mio padre  e dell'attesa di liberarmi della sua fine, che sia così e non altrimenti che così, che solo oltre l' andirivieni dal suo capezzale d'agonia, possa riattendere al sole e al piacere di quel poco di estate che mi resta,

 

 

Copertine


 

 

Tra i vivi e i morti

 

 

 

 

 

                        Odorico Bergamaschi

                          

 

 

 

 

                       Tra i vivi e i morti


 

 

Tra i vivi e i morti

 

             

                    

 

 

 

                        Odorico Bergamaschi

                         

 

 

 

 

                       Tra i vivi e i morti

 

 

 

 

 

                                 Odorico Bergamaschi,

                                   Viale Vaschi, 6

                                   46100, Mantova

                            

                                 recapito telefonico

                                 presso la madre, Malavasi Niva,

                                  059.334673

                                 oppure presso l' Itis di Mantova

                                  O376 262675            


 

 

Indice

 

  Indice

 

          26 dicembre 1996

          Del giorno di Pasqua del 1997

          14 maggio 1997. Le effusioni mancate

          9 agosto         

          In un ultimo bacio

          Un bacio ancora

          La visita di mia madre

          Natale 97


 

 

Appendice

 

Post scriptum

 

Da " Tra i vivi e i morti" esce di fatto eccessivamente criminalizzata la mia sessualità marginale.

In agosto mia madre, dopo il decesso, perchè non fossi anch'io succube di sensi di colpa, mi ricordò che mio padre con lei si era detto di me soddisfatto, per la forza di spirito e la serenità lieta che tutte le volte che andavo a trovarlo gli manifestavo.

Ora io so che quella forza, quella tranquillità calma,in quelle ultime settimane me l'aveva infusa l' esaltazione del rapporto con quel giovane al fiume.

    

Mentre la scrupolosità con la quale ho assolto senza concedermi sospensive ai/i miei doveri di professore, senza possibilità di difesa da quelle canaglie incanaglite in classe, non mi ha che alienato dalla tragedia di mio padre, in una vilipesa, inutile e dannata doverosità scolastica. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ut wisi enim ad minim veniam, quis nostrud exerci taion


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