all' Indice delle pagine su La morte di mio padre |
||||
|
Di
mia madre Giovedì
scorso in sant'Ambrogio, mentre ne visitavamo le navate, mia madre che
non è donna di chiesa, ha voluto che l'attendessi perché accendesse un
cero, intrattenendosi con un' immagine santa. Se
mai potesse ricongiungersi con l'anima di mio padre... Dovrò
anche dire Dovrò
anche dire di come all' obitorio, domenica l'altra, lo spirito generale,
ciò che è intelletto, al cospetto della sua salma si chiedesse quanto
mai valesse che penassi per quel pover'uomo ch' era stato mio padre, per
la sua realtà particolare e già passata, che in nulla poteva dialogare
con la mia cultura superiore? Davanti
a me, in quel letto 22
agosto 97 Di
ritorno anche oggi nel loro appartamento vuoto per dare l'acqua alle
piante, davanti a me, nel suo letto ricomposto qual' era prima che
subentrasse quello ospedaliero, era come se la sua immagine si
rannicchiasse alla sbarra, al pari di allora, ma per implorarmi ora di
non dimenticarlo, che non lo tradissi nelle mie lacrime, che lì, su
quella poltrona da cui gli parlavo,
non erano più per lui, ma per gli approdi sconfortanti che
preludevo alla mia passione che si è fatta devastante per quel giovane
con il quale mi è piaciuto tanto farlo al fiume, un mese fa, e nel cui
sconquasso l' esistenza vitale mi ha riavvinto e spossessato, iniziando
a sradicarmi dalla sua memoria inconsolabile, figurandomi la sua
scomparsa come un evento ordinario, naturale, nel sopravvenire che
avanza della marea dei fatti. Mi
sono proteso allora al suo appello, rassicurandolo, quasi che ancora
alcunchè di lui ne fosse capace, ed io potessi ancora rivolgermi a una
sua sopravvivenza, tornavo sui miei passi, sbirciavo la camera socchiusa
nella suo appartamento vuoto, e ve lo rivedevo nel sonno perennemente ad
attendermi, in attesa del bacio che imprimevo su quel suo capezzale, su
quella federa fredda, come se potesse raggiungervi le care sue labbra
che lo auspicavano tanto. Ho
ritardato un altro pò, prima di avviarmi al cimitero, per depositarvi
anche il fiorellino giallo che ho raccolto nell' Alto Mantovano, ove
ieri sotto la rada pioggia, in quel paese di collina, non ho ritrovato
che il possibile nome e indirizzo di
quel giovane pittore, una volta giuntovi e dipartitomene in bicicletta,
il solo mezzo cui avrei saputo ricorrere, ma il cui impiego con agile
corsa per il piano e i saliscendi dei tenui rilievi, ero orgoglioso che
onorasse la comune passione per il mezzo ciclistico che condividevo con
mio padre. La
calura meridiana del percorso che reca al cimitero, i fiori da
acquistargli all' ingresso, prima di attraversare l' intero camposanto,
raggiungere il suo loculo, e fare un grido di gioia, volergli
battere di contetezza la mano sulla spalla, per come figurava risorto
nel più compiaciuto sorriso nell' immagine affissavi. Poi
quante parole che immaginavo di spendere invano al cospetto di quel
giovane, che mi ha desiderato e goduto e fatto godere, con reciprocità
totale, di dedizione fisica, quand'io credevo e sentivo oramai che solo
pagando avrei potuto ancora fare solo del sesso piegandomi all' altro,
poichè se non mi ha ricercato, non si è fatto vivo, è perchè
terminato l'amplesso,mi sono detto, è come se fosse rinsavito da un
traviamento dei sensi, e allora, quando lui giovane magari sta vivendo
storie su storie con altri ragazzi, che penoso reingresso sarei nella
sua esistenza, a quale prezzo mi intricherei nella sua furia giovanile e
nella sua maggiore facilità e frequenza di rapporti, e che dunque
varrebbe, di fronte all' evidenza e al rigetto dei sensi, appellarmi
alla possibilità di sostenerci a vicenda, rassicurarlo di volergli
essere amico comunque gli aggrada, io di lui come pittore e lui di me
quale scrittore, offrirgli la mia amorevolezza e fratellanza ed
esperienza e cultura più adulta, anche perchè lui mi dia un pò di
quell' aiuto materiale e di quel soccorso che non può più darmi mio
padre, tutto quanto, di spirituale,
è di così misero valore ed effettività efficace in questo
genere di rapporti, nella vita materiale che vale.... Allora,
quel giorno, che io fossi arrivato al lido ch'erano già passate le
cinque, solo per andarvi in perlustrazione dopo giorni e giorni di
pioggia, e che una volta disceso per la stessa calata, lui in automobile
ed io in bicicletta, non l'avessi riveduto presso la ripa, ed avessi
seguitato oltre, lungo l'argine nel folto sino a un'altra radura, fossi
ritornato indietro, e ridisceso, e solo allora avessi riveduto di nuovo
la sua vettura, l'avessi ritrovato, che ci fossero lì due vecchi
pescatori del luogo, che uno di loro due fosse rimasto, e che nonostante
questo ci siamo attentati a farlo, a poca distanza, riparati soltanto da
poco frascame e una pila di sterpi, nulla
ha potuto impedire che tutto accadesse, anche le zanzare che ci
pungevano la carne, intensificarono lo spasimo e la fretta con cui
godevamo, mentre adesso alla mia mente depressa, ripiombata da quell'
acme di estasiamento fisico e mentale in una privazione ancora più
insostenibile, è tutto un impossibile, fuorchè Ho
ripreso stamane ( 23/8/) i miei scritti, e nel correggerli ho intuito
che in essi può essere il modo di accedere e la mia rivelazione presso
di lui, esaltandomi in un ecceso oltre misura, che mi spinge a
telefonare a quel numero telefonico, a tentare l' azzardo di presentarmi
domani con quelle pagine prescelte, prima che possa partire qualche
giorno per la croazia, in una tensione che mi esaspera teso allo stremo.
Davanti
a me, in quel letto 22
agosto 1997. Un bacio ancora Di
ritorno, anche oggi, entro il loro appartamento vuoto per dare l'acqua
alle piante, nel suo letto ospedaliero era come se la sua immagine si
rannicchiasse alla sbarra, al pari di allora, ma per implorarmi ora di
non dimenticarlo, che non lo tradissi nelle mie lacrime, che anche lì,
mentre su quella poltrona tentavo di parlargli, non erano più per lui,
ma per gli approdi sconfortanti che preludevo alla mia passione
sessuale, talmente nella sua ossessione devastante ha potuto già Mi
sono proteso allora al suo appello, rassicurandolo, quasi che alcunchè
di lui fosse ancora capace di rivolgermisi, ed io potessi ancora parlare
a una sua sopravvivenza, ed anche all' atto di uscire tornavo sui miei
passi, volgendomi a ritroso verso la sua camera socchiusa, e ve lo
rivedevo perennemente ad attendermi, in attesa del bacio che imprimevo
su quel suo capezzale, su quella federa fredda, come se potesse
raggiungervi le care sue labbra che lo auspicavano tanto. Ho
dovuto ritardare ancora nel ricompormi, prima che potessi avviarmi al
cimitero, a depositarvi anche il fiorellino giallo che per lui ho
raccolto nell' Alto Mantovano, ove ieri sotto la rada pioggia, in quel
paese di collina, non ho ritrovato che il possibile nome, ed indirizzo,
di chi è venuto incarnando la mia ossessione sessuale, una volta che vi
sono giunto, in bicicletta, con il solo mezzo cui avrei saputo
ricorrere, ma il cui impiego con agile corsa per i saliscendi dei tenui
rilievi, ero orgoglioso che onorasse la passione per il ciclismo che con
lui condividevo. Nella
calura meridiana, giunto al cimitero, una breve sosta all' ingresso per
dei fiori freschi, prima dell' intero camposanto ancora da
attraversare, di raggiungere il suo loculo, e levarvi sorpreso un
grido di gioia, volergli battere di contentezza la mano sulla spalla,
per come, nell' immagine affissavi, figurava risorto nel più
compiaciuto sorriso. All'
arrivo di mia madre La
visita a novembre di mia madre Appena
siamo usciti dalla stazione ferroviaria, quando mia madre
mi ha chiesto di indicarle dove fosse nelle vicinanze una
fioreria, per acquistarvi un vaso di fiori da regalare alla signora che
ha messo a disposizione di entrambi il suo telefono durante l' agonia di
mio padre, vi ho colto l'occasione per rimediare a quanto poteva
lasciarle desumere, sconcertandola, il fatto di non ritrovare un rametto
fresco di ginepro che presso il mio canarino morto che tengo nel
freezer, laddove di fonte all' immagine
di mio padre che sta esposta su di uno scaffale della libreria,
non v' era a commemorarlo che un mazzolino secco di riporto. Me
ne ero reso conto quando era oramai troppo tardi per provvedervi, mentre
in ritardo per essere risalito a mettermi un giubbino che mi proteggesse
dal freddo più di quello che avevo indosso, stavo già avviandomi verso
di lei alla stazione ferroviaria. E
lei, ora, all' uscita dalla stazione e lungo il tratto di strada che
percorrevamo frettolosi per giungere alla fermata dell'autobus, non
faceva che trasmettermi i complimenti ed i ringraziamenti che le avevano
detto di rivolgermi, al telefono, i parenti ai quali ho inviato la
audiocassetta dell'
intervista a mio padre sulla storia di mio zio vincitore del giro d'
Italia, e sulla sua di ciclista e di partigiano. Del
fratello Curzio, ch' è appassionato di ciclismo, mia madre mi diceva
ch' era sceso ad ascoltarla emozionato in auto nel garage, non
disponendo che del frontalino come sintolettore. E
che andassi uno di questi giorni a trovarla, mia zia Romana che si era
talmente commossa nel sentire parlare, con tanta ammirazione, di mio zio
Vasco ai suoi esordi e nei suoi successi di campione, per la
sua lealtà ed umanità di uomo e di sportivo. Eppure
poco prima avrei potuto acquistare una delle numerose talee di conifere,
dalle sembianze funerarie, ch' erano esposte in vendita presso il
pullman di un fiorista ambulante ove avevo indugiato a lungo senza
decidermi, di rientro dal mio Istituto scolastico per ordinarvi in mensa
le pietanze da portare poi a casa per il pranzo con mia madre. Ma
nella fioreria che è presso la fermata dell' autobus poco oltre il mio
condominio, non v'era alcuna pianticina o ghirlandetta con la quale
potessi onorare mio padre in effigie. A
mia madre ho dunque detto di attendermi nel bar di fronte che fa angolo,
ed in bicicletta ho fatto ritorno al pullman di quel fioraio ambulante. Non
v'era nessuno, ora, ma ugualmente ho atteso a lungo che l' uomo
ritornasse da un caffè di fronte, per acquistarne un rametto radicato
che potessi tenere all' interno a guisa di pianticina funeraria. Tuttavia
non ho voluto, anche se mi era possibile, ricorrere al sotterfugio di
rientrare in appartamento dal retro del condominio senza che mia madre
se ne accorgesse, a deporvi davanti all' immagine di mio padre la
pianticina funeraria prima che vi entrassi con lei, e lasciarle così
credere che già da tempo ve l'avessi posta a commemorarlo. L'
ho invece raggiunta in quel bar, senza dirle che cosa fosse ciò che
avvolto in incartamenti avevo appena acquistato,
per disvelarglielo solo quando siamo stati in soggiorno, e la
pianticina l' ho sistemata di fronte alla fotografia di mio padre. Ma
ogni mio accorgimento poi si è rivelato un'inutile cautela, non
occorreva in alcun modo che tentassi di celarle che la perdita del mio
uccellino, nella sua desolazione, ancora a distanza di un
mese era l'eclisse che in me aveva occultato la fine ed il
rimpianto di mio padre. Dopo
il nostro pranzo in economia, è stato infatti solo poco prima che
uscissimo per andare a spasso nella mia bella città, quando non avremmo
più fatto rientro insieme in appartamento, che ho dovuto chiederle se
volesse vedere la salma dell' uccellino nel freezer, dato che fino ad
allora non me ne aveva fatto alcun cenno.
Io
ho profittato intanto della necessità di scendere a riversare i rifiuti
nel cassonetto, per non assistere alle sue reazioni e non avere altro da
dirle. Solo
quando ci siamo ritrovati alla stazione per il treno del suo rientro, ed
erano già le cinque di sera, ho inteso chiederle che avesse provato nel
vedervelo. "
Oh, poverino..." ha detto con tanta dolcezza, " che belle che
ha ancora le piume", come se avesse visto ciò che rimaneva
allestito, sulle quinte, di un bello spettacolo che lascia il
rammarico che sia già finito
nella sua tanta delicatezza innocente. Per
varie ore, nel pomeriggio divenuto solatio, ci eravamo protratti a
passeggio nella città antica, non più come un figlio e sua madre, ma
come due amici che si ritrovano e si riconoscono come tali quando sono
oramai attempati, inoltrandola per vicoli e recessi medievali che lei
ignorava, all' interno della basilica rinascimentale ad ammirarne i
monumenti funebri, nei cortili e le piazze ed il giardini dei semplici
del Palazzo ducale, fino a rientrare dalle brume dei laghi per una
sosta, che l' ha incantata, entro la concavità tardobarocca del
teatrino mirabile ove ebbe ad esibirsi il genio di Mozart. E'
avvenuto tutto questo già due settimane fa. Nel
frattempo l'uccellino rimastomi mi si è fatto più caro, da che ha
preso il coraggio ed il piacere di accostarmisi sul posatoio quando mi
siedo appresso alle sbarre, accorrendovi felice di celebrare, in voli e
voletti, la confidenza e il bisogno che ripone ora più fiducioso in me. Ed
è divenuto Bibì Ronaldinho, da che il giocatore fenomeno, un minuto
fa, ha assicurato la vittoria su un campo difficile alla mia squadra
beneamata. Di
fuori, nella pioggia, se ne è appena andata via una decina di
passerottini, che ho richiamato in frotta sul balcone con la semente
sparsa, della quale a lungo si sono bisticciati in grida la beccata. Ma
che l' uno e l'altro degli esseri che a me erano più cari non siano più,
che altri uccellini, che non lui, stamane nel centro planassero in volo,
che la portiera che s'apriva davanti al cancelletto d'ingresso lasciasse
scendere dalla vettura un anziano che non poteva più essere mio padre,
e della vittoria della nostra squadra non possa più dividere con lui la
contentezza, che rimpianto che torna a scontentarmi di tutto, a
insipidire ogni ripresa persistente d'appetito e di gusto.
30
novembre 1997 In
me è il disumano che abbisogna dell' umano che è impossibile, che ora
piange più nel mio uccellino la morte di un angelo, che in mio padre
quella di un uomo vero. Natale
1997 Natale
97 A
Milano, presso mio fratello, insieme con gli altri miei familiari per il
pranzo di Natale. Abbiamo
rinserrato i posti a tavola, e non c' è stato più alcun vuoto da
colmare. Ognuno
di noi aveva in volto la sua espressione ridente, e vi manifestava la
benevolenza che non vuole contrariare e contrariarsi, l' allegria che
non intende riesumare infelicità e rimpianti. Mi
era stato dunque perdonato il ritardo, all' inizio del pranzo, che avevo
fatto per recarmi a vedere l'arca dei Magi in Sant'Eustorgio. Prima
delle pietanze mi sono guardato allora accanto, ho volto gli occhi allo
spazio libero fra me e la finestra, ed ho sentito cadere l'invito
rivoltogli, che anch'io come gli altri non avevo la disposizione d'animo
per convocare il suo angelo. Povero
il nostro angelo, confinato in vita a sorreggere in disparte, di cui
seguitava la morte l' esclusione dai vivi. Derelitto,
dev'essersene presto svanito via, com' era suo solito, quando s' è
accostato a noi sulla soglia senz'essere visto, ed ha capito che non era
il caso di entrare a scomodarci. Non
c'era più niente al posto di lui, in quegli istanti, nemmeno il vuoto
che credeva di avere lasciato. Era
come se riuniti insieme, ricompostici, finalmente facessimo a meno anche
di ricordarlo con pena, e così egli fosse definitivamente morto, con i
sensi di colpa ch' erano stati discacciati dall' allegria, fra l'ilarità
che non vuol saperne di che si deve ai vivi ed ai morti. Era
spontaneamente convenuto per noi tutti di comportarci così, di non
farne alcuna parola. Né
alcuno, come paventavo e speravo, si è riferito od ha fatto cenno al
mio canarino defunto, per quanto l'insinuarsi dei gatti di mio fratello
e del suo amico finanche sulla tavola a pranzo e insieme con noi che
conversavamo su divani e poltrone, riesumassero la mia mancanza di lui. "
Ha adesso cinque anni la mia micia- serrandola a sé, ha detto di lei
ieri sera mio fratello dopo la cena della vigilia, - ed è come se
fossero trentacinque dei nostri. Possiamo restare insieme ancora un
decennio...- così tentando di conciliarsi con l'angoscia di perderla. Anch'io
- ho solo pensato-, mi confortavo che Bibò avrebbe raggiunto almeno
sette anni di vita. Ed ora me ne attende al rientro solo quello che ne
resta congelato nel freezer." All'
atto di partire, con sollievo di mio fratello e del suo amico, mia
sorella si è portata via volentieri la pianta della stella di natale
che tenevano in casa, perché i due gatti ne avevano mangiato le foglie
e si erano già sentiti male vomitando. E'
stato solo quando già si profilava la Stazione centrale alla quale mio
fratello mi ha condotto perch'io vi prendessi il treno, che unico di
noi, nei discorsi che ho sentito, egli ha infranto l'omissione di mio
padre. Lo
ha fatto nel chiedermi come si possa provvedere al Capodanno di mia
madre. "
Del resto, ha detto, era abituata a passarlo con il papà, loro due a
mangiarsi da soli una pizza". Avrei
potuto essere io ad andarla a trovare. Come
per lo scorso Capodanno, e l' altro ancora... allora i tanti compiti
ancora da correggere, il maltempo, o la neve, le miei scusanti al
telefono per evitare di condividere con i miei anziani la buona fine ed
il buon principio, e trascorrere invece, come non lo posso più, da solo
l'ultima sera dell' anno con entrambi i miei canarini. Avrebbe
potuto venire lei da me, piuttosto, ho proposto a mio fratello, sapendo,
così esponendomi, quanto sia difficile che si dia la cosa.
Frattanto
che m'avvio al treno, che salgo nello scompartimento, mentre vi prendo
posto e mi ci sistemo, in me
ha il sopravvento che quando ci siamo salutati di fronte a dove abita
mio fratello, giù in strada, l' amico greco di mio nipote che ci lascerà
per sempre, mi abbia offerto le guance a che ci baciassimo con mio
tacito rimpianto. Nel
porgergli per parte mia solo la mano, credevo che altrimenti mi avrebbe
riservato soltanto una variazione della gelida finzione di uno scambio
di baci, che aveva appena opposto all' amico di mio fratello. Potevo
almeno dirgli che mi dispiace, è l'ulteriore
mio rimpianto nel rimpianto, per avergli solo chiesto quando sarebbe
partito. "
Posdomani", mi ha risposto, ed è molto prima di quanto credessi. Molto
prima di quanto ci si attende, il venir meno dei vivi come dei morti. Ma
è bastato che egli così mi abbia lasciato, dopo che tutto il
pomeriggio, senza dirci una parola, ha prediletto di sedermisi accanto,
perché ora, al rientro, almeno io sia meno morto nella mia
interminabile fine. Testi
aggiungibili o modificati Omissis E
al pensarci nel rivederli " forse che non ti riapparirebbero
allora, mi sono detto, nello sguardo indelebile di quei loro occhiolini
vivissimi che ti scruta Eppoi
basta, mi sono seguitato a ripetere, con l' integralismo sciistico o
turistico delle vacanze natalizie, il Verbo oramai quasi ovunque
dominante, in luogo di Quello che al freddo e al gelo in Cristo
per i derelitti si fece carne, il verbo mondano
secondo il quale e secondo il quale verbo mondano, le festività
natalizie da uno sono state vissute per quanto è stato via, così come
è d' obbligo appena del tempo è si rende disponibile, già
immaginandoli, i colleghi e gli allievi, o i conoscenti, che al rientro
chiedono inesorabilmente se e dove le vacanze me le sono passate via,
mi chiedono che posti "mi sono fatto" o che cosa "
mi sono preso" ,non
già, piuttosto, che libri abbia letto, Che
è quanto oggi ero infervorato di compiere, intanto che i miei uccellini
si traducevano negli ( erano gli) angiolini che mi cantavano e
celebravano la gloria di Dio, nell' alto dei cieli delle loro gabbie,
mentre riascoltavo ed essi udivano la parte seconda dell' oratorio di
Natale di Bach, per poi appassionarmi nella rilettura di Natale di
Manzoni, di Epifania di Luzi. Perchè
mai, ogni volta, torno a chiedermi, il Natale seguitando ad incantarmi e
ad appassionarmi tanto ? Nei giorni dell' Avvento attendendone il
sopraggiungere quale un compimento; poi, come ora, cercando di
rivivificare, insistentemente, ciò che vorrei non fosse già trascorso
puramente dileguando. Non
credo di credere, e non mi attendo di certo In
ospedale Mercoledì
30 luglio Era
impacciato ora in quel letto all' ospedale, nel porgermi per il bacio un
muso unto dell' intingolo della bistecca che cercava di mangiare senza
poter usare le posate. E
quando è sopravvenuta mia madre, si è incattivito rabbioso, poiché
quale che fosse la cosa che lei aveva da dirgli, così lei lo distaccava
da quel pezzo di carne che tentava famelico di fare proprio, dopo che le
trasfusioni di sangue gli avevano fatto recuperare in tutta la sua
voracità un appetito che pareva finito. Era
come un enorme uccello notturno in cattività tra quelle sponde, i
bracci rattrappiti ad articolazioni di ali spiumate. E'
stato ricoverato d'urgenza, mi aveva telefonato mia madre in mattinata,
per la pressione bassissima, per i bassi valori di ogni sua entità
sanguigna. Nel
loro appartamento, prima di raggiungerlo con lei al Policlinico, ho
voluto entrare nella sua camera. Ora
anche quel letto vuoto, tutto di quella sua stanza , il bastone, la
poltrona, poi la carrozzella, la televisione spenta e gli articoli sulle
imprese di Pantani che mia madre aveva incorniciato in due listelli ed
appeso al muro, il suo portafoglio con poche migliaia di lire e i suoi
documenti, tutto quello che mi aveva già impressionato tristemente al
suo interno, in quanto era
stato il sostegno o il sollievo illusorio di un suo decadimento letale,
mi era ora motivo di rimpianto toccante e di uno struggimento alla gola,
ora che per mio padre era avvenuta la perdita anche di questo, per uno
stanzone di ospedale da cui sento che non vi farà più ritorno.. Sul
suo comodino ripiegata in ordine, in un quieto silenzio,
c'era la Gazzetta dello sport del Lunedì, con pagine e pagine e
foto, anche a colori, della partita d'esordio della nostra squadra
beneamata, l' Inter, sotto iperbolici titoli che magnificavano i
"gioielli" di cui aveva fatto mostra, con la discesa in campo
di tutti i nuovi talenti che erano stati acquistati. L'
ho messa nella mia borsa per portargliela, mia madre che tardava ad
essere pronta, mentre prendevo a sudare, a non potermi più contenere,
di fronte a quell' idea angosciante che non mi aveva dato respiro già
lungo i viali verso la stazione di partenza, quando prima d'avviarmi
l'avevo considerata un' inezia, una dabbenaggine,- il dubbio, che
lontano dal mio appartamento ora veniva assillandomi non di meno che
Otello quel fazzoletto, che potessi avere lasciato accesa quell'
impiantino elettrico, e che da qualche panno a contatto,- e quale
mai...- potesse avere preso fuoco e stesse bruciando tutto il mio
appartamento, ogni mio libro, ogni mio scritto sui dischetti, la carne
dei miei uccellini carbonizzatisi, quando per me che felicità solo
qualche ora prima, l' accertamento che fosse bastata una revisione,
qualche taglio, perché anche le pagine più anodine sulla mia avventura
con Kaled nell' avventura del mio viaggio in Libia, avessero acquisito
smaglianza e significatività esemplare, e l' intero ordito vi si
integrasse a meraviglia. Il
tutto, purtuttavia, permanendo allo stato solo virtuale, su copie di
copie di dischetti, senza che pur negandomi ogni vacanza, trovi o mi dia
il tempo di ultimare la revisione e passare alle stampe. Ora
sconsolato, in soggiorno, non sapevo capacitarmi che potesse bastare
quella pochezza di un assurdo, vano
timore, a trasformare quanto vi era di esaltante nella mia vita, in un
azzardo ove tutto si era vanificato per un minimo accidente, e una forza
mi spingeva ad andare nel vuoto oltre il balcone,
nella luce e nel cielo di schianto. Ma
tutto, di ciò, al Policlinico era cessato di fronte a mio padre, del
quale cercavo di alleviare con il ricorso alle evidenze più ovvie la
pena della situazione, senza minimizzare con lui nulla del
suo male. "
Vedo che ora riesci a stare di schiena e di fianco, a casa riuscivi a
stare solo di fianco contro le sbarre. "
Ma io sento male dappertutto". "
Cerco solo di dirti quello che può darti sollievo, nient'altro." "
Se non avessi niente..." "
C'è chi non ha niente di male, ha ogni cosa, e si ammazza anche se è
giovane e sano. Ce n' è di più tra
quelli che hanno tutto, che si ammazzano, che tra quelli che
vivono nella miseria. E' raro il suicidio tra la povera gente, a meno
che la disoccupazione, l'usura, non li facciano essere con l'acqua alla
gola". "
Perché questi ultimi sanno soffrire..." Dell'
Inter fantastica, dei boys affollatisi in uno sciame festante intorno a
Ronaldo, di Kanu ritornato in campo e restituito al calcio dopo
l'operazione alla* valvola aortica, di come, in due ,quegli attaccanti
avessero meno dei miei anni, un futuro calcistico immenso davanti per sè
e per la nostra squadra, e del fatto invece che io, neanche se
ritornassi in vita dieci volte a lavorare tutta una vita, potrei
guadagnare come insegnante quanto loro una sola stagione, non era più
il caso di riprendere o ritornare a parlare, meglio sfogliare *il
quotidiano della nostra provincia Io
e mia madre lo lasciamo quando sopraggiungono due dottoresse e ci fanno
uscire, intanto che i nembi di un temporale si addensano in cielo, anche
mia madre è ora in apprensione per lo stato in cui ha lasciato il loro
appartamento, ma alla fermata dell' autobus devo riprendere a
esasperarmi che oramai sia troppo tardi, benché manchino ancora tre
quarti d'ora, per essere alla stazione ferroviaria con il prossimo che
parte, per il primo treno utile per la mia città, è estate, tempo di
ferie e vacanze, e con i nuovi orari
hanno dimezzato anche le corse per il Policlinico con la chiusura
delle scuole, come se il male e i malati e i più indigenti andassero in
vacanza! e l' ansia risale e travolge ogni difesa, la mia casa, i miei
uccellini incustoditi...non mi resta che lasciare mia madre lì alla
fermata e proseguire a piedi, Arrivando
nella mia città, oltre le sette e trenta di sera, rannicchiato a torso
nudo in una tenda di vagone, che vi splende il sole più sfolgorante sui
più asciutti dei terreni urbani e
dei viali di rientro, inondandone la /di luce anche il mio appartamento
che ritrovo in bell' ordine, i canarini che al rivedermi mi adocchiano
quieti e vivi Per
accudire i quali, per confortare mio padre, oh, mi sia un dolce sforzo
sacrificare l'estate. Pazientando nella mia dedizione ad essi, a che la
mia opera chissà quando nel tempo diventi reale. Materiale
da sintetizzare Interpretandovi
alla perfezione lei la parte mancata della mia vita. Che
passa e mi viene meno, senza che 'io almeno sia mancato come uomo per
riuscire uno scrittore, impotente a vivere e a farmi valere, ad
assicurarmi e garantirmi alcunchè, senza che ancora ad alcuno mio
scritto, quale loro autore-padre sia riuscito a dare alcuna vestigia
editoriale, lasciandolo esposti a ogni rischio e catastrofe della mia
precarietà sociale. permanendo
esposto a ogni rischio e catastrofe della mia precarietà sociale,
confinato tra quattro mura da inerti ossessioni e dalla disperazione a
tentare, impedito
di seguitare anche solo a leggere e pensare ad altro , di attendere il
tuo dovere più alto, che altro non è che la perfezione di scrivere al
meglio, con la vita che passa, anche per te, come per tuo padre, nello
stesso indolentimento di fibre e di ossa. confinato
in casa da inerti ossessioni e dalla disperazione a tentare, tra quelle
tante cose che una volta che sarà morto tuo padre, non sai come
abbandonare o trasferire con il tuo fallimento umano, ti sei gridato, se
solo ti venga chiesto dai tuoi proprietari di casa di trasferirti
altrove, che il lavoro scolastico per cui ti danni ed ossessioni con
tale costrutto, non ti dà nemmeno il denaro per fronteggiare la mobilità
del trasloco, togliendoti, nella sua mortificazione incombente, il tempo
e le forze e lo spirito per rimediare altrimenti, alienandoti anche le
domeniche a dovere correggere e ricorreggere ciò che non puoi più
altrimenti ottenere da loro, allievi o studenti, immobilizzato tra
scuola e casa , casa e scuola, ora che le assenze continue di chi di
loro ci gioca, ti obbligano a essere a scuola quanto più loro ti
dannano l'anima, ti usurano i nervi e ti occludono la mente, costretto a
non assentarti dal servizio quanto più la mente è venuta per questo
vacillando, quanto più avrebbe bisogno di staccarsene, di farsi altro,
se vuoi infine obbligarli a risponderti, interrogarli, poterne trarre
quegli elementi di giudizio che ti sono richiesti per valutarli, mentre
tu se ammalorato come sei volessi rimediare ai tuoi mali, dovresti
scontare il male che ti fanno senza nemmeno poterti muovere da casa per
la visita fiscale, immancabile, e così saresti obbligato a rinunciare
per tutto il tempo della tua assenza a raggiungere i tuoi cari, a che
tuo padre possa rivederti quanto vorrebbe ancora, impotente a questo per
la connivenza dei *comodi altrui, per la ragione confitta del tuo
legalismo, di tanto deleterio senso di giustizia che ti asserve al
detrimento generale, cui nel traffico tra casa e scuola volevi
schiantarti contro, chiedendoti se avevi la forza di gettarti sotto le
loro ruote, una delle loro autovetture, prima di sfinire il tuo urlo
ansimante in Istituto. Ma
che con il loro assentarsi ti usurino e ti obblighino ad essere
immancabilmente a scuola, che loro ti facciano stare male, e che tu per
questo non possa salvaguardarti, perchè altrimenti non potresti andare
a trovare tuo padre che sta morendo, come può valere, come puoi dirlo,
se il male più schifoso che ti sei lasciato infliggere, cui ti sei reso
succube, è che nell' accanimento contro quanto subivi, con impotenza,
ti sei perso a te stesso, al dolore e alla stessa pena per la fine
imminente di tuo padre, nella realtà del loro sopruso e della
miserabilità umana di Presidi e colleghi, li hai elevato a un rango,
nel loro fango squallido, che ha perso in te quanto soffrivano i tuoi
congiunti, la verità mortale delle cose La
resistenza mancata 9
agosto Ma
l'altro ieri, quando sono accorso all' annuncio della sua crisi e dello
shock che ha patito di notte,- che gioia, nonostante l'aggravamento
repentino, ritrovarlo ancora consapevole e vivo, e potergli ancora dire,
per ringraziarlo ancora una volta della bici di corsa che mi ha regalato
anni fà, e tentare ancora una volta di redimermi di averlo fatto
talmente patire un' estate scorsa per quel suo dono,- quando gli feci
tutto il male concepibile per avere egli fatto esplodere con la camera
d' aria imperforabile, che mi stava montando, la mia credulità di aver
risolto in virtù di quel latex la mia inettitudine meccanica con il
mezzo- che mi recherò i prossimi giorni in cicloturismo sul lago di
Garda, fino a Riva, più oltre verso Pinzolo e la Val di Genova, e
vedere che è ancora memore, ha ancora affetti, che si ricorda ancora la
località precisa da cui hanno inizio le difficoltà per chi affronti la
costa bresciana della Gardesana. E
ieri il telefono di mia madre che non rispondeva staccato, l'affanno, le
pillole, il calmante che si fa sonnifero e mi impedisce di potere essere
sveglio all' ora che partono gli ultimi treni utili, io che mi rimetto a
ciò che sortisce dagli eventi, e non attuo l' estrema resistenza ai
miei complessi ansiogeni, per trarmi dalla confusione e partire pur
nell' abulia, così la giornata che per me finisce tra i laghi e al sole
ove il verde a riva è splendido di luce, in prossimità di
quegli atleti canoisti che si denudano integralmente al cambio
degli indumenti, e mi invasano di carnalità maschile e di voglia
inesausta, che si protrae di notte, fra le coltri, in un desiderio
implacato di vita e di sole e di sesso, il mattino seguente, aggirandomi
per il centro, nel piacere di gremire come ogi altro la piazzetta, di
esservi a prendere i pasticcini e il caffè, nell' angolo riparato e
fresco e stagionato del bar consueto, sentendo nel sentirmi alacre e
capace di questo, una soddisfazione che era già oltre la pena e la
morte di mio padre, che stanotte è peggiorato ancora di più, al quale,
mi comunicava mio fratello, hanno dovuto applicare anche la bombola dei
medicinali, per fronteggiarne in tempo il dolore acuitosi più
insostenibile e ultimativo. .........e
l'appetito e la vitalità incessante, vorace degli uccellini, la luce e
l'afa della calura, di primo mattino, nello strazio della fine di mio
padre e dell'attesa di liberarmi della sua fine, che sia così e
non altrimenti che così, che solo oltre l' andirivieni dal suo
capezzale d'agonia, possa riattendere al sole e al piacere di quel poco
di estate che mi resta, Copertine Tra
i vivi e i morti
Odorico Bergamaschi
Tra i vivi e i morti Tra
i vivi e i morti
Odorico Bergamaschi
Tra i vivi e i morti
Odorico Bergamaschi,
Viale
Vaschi, 6
46100,
Mantova
recapito telefonico
presso
la madre, Malavasi Niva,
059.334673
oppure
presso l' Itis di Mantova
O376
262675
Indice Indice 26 dicembre
1996
Del
giorno di Pasqua del 1997
14
maggio 1997. Le effusioni mancate
9
agosto
In un ultimo
bacio
Un
bacio ancora
La
visita di mia madre
Natale
97 Appendice Post
scriptum Da
" Tra i vivi e i morti" esce di fatto eccessivamente
criminalizzata la mia sessualità marginale. In
agosto mia madre, dopo il decesso, perchè non fossi anch'io succube di
sensi di colpa, mi ricordò che mio padre con lei si era detto di me
soddisfatto, per la forza di spirito e la serenità lieta che tutte le
volte che andavo a trovarlo gli manifestavo. Ora
io so che quella forza, quella tranquillità calma,in quelle ultime
settimane me l'aveva infusa l' esaltazione del rapporto con quel giovane
al fiume. Mentre
la scrupolosità con la quale ho assolto senza concedermi sospensive
ai/i miei doveri di professore, senza possibilità di difesa da quelle
canaglie incanaglite in classe, non mi ha che alienato dalla tragedia di
mio padre, in una vilipesa, inutile e dannata doverosità scolastica.
|
|