all' indice delle opere degli anni 1997-2000 | ||
Il
Venerdì Santo
Venerdì
Santo Di
rientro nell' appartamento di mia madre dai negozi del centro,
dove allo store della Levi's mi ero acquistato
E
come era mai possibile parlarle invece di politica con un esito che non
fosse frustrante, visto che se ne sento Nei
giorni precedenti a riesumarmi la Ad
uno ad uno furono costretti a lasciare il paese per mesi e mesi di
isolamento in un dispensario di Parma, nel terrore successivo, al
rientro, che ogni loro posata o tovagliolo o indumento potesse
trasmettere il male ai propri congiunti, ai propri figli additati dalle
vociferazioni, vergognosi che l' infezione fosse addebitata a una loro
sporcizia," quando- mi ha detto mia madre, la Bruna - una delle
donne colpite Le
pagine che per lei ho prescelto, e che venivo leggendole,
descrivevano invece i patimenti di Frank McCourt ancora bambino e
dei suoi familiari quando ogni giorno, mattina e sera, le persone dell'
intero vicolo di Limerick, in cui vivevano, andavano a scaricare i
secchi di merda e piscia nel cesso che avevano di fronte all' uscio di
casa. Ch'era il cesso di tutte le undici famiglie del vicolo. "
Mamma dice che non è lo Shannon a farci morire ma la puzza di quel
cesso" finivo di leggere. E già a tal punto "
Ti ricordi in fondo alle case, quel cesso che c'era in prossimità della
fossa biologica? Due assicelle nel casotto sulla buca collegata a quella
massa? Dopo
la guerra era per più famiglie il solo cesso di cui si disponeva, e
tutti ci si andava a fare i propri bisogni, a scaricarvi gli orinali,
solo che a volte l'accumulo era tale che si correva il rischio di
toccarne il culmine quando ci si chinava. Si preferiva allora andarla a
fare in campagna, pulendosi con delle foglie di vite o dei fogli di
giornale." Tacevo
o era inutile dirle, che a differenza dei Mc Court il cesso non
l'avevamo di fronte alla cucina, e che la nostra situazione, per quello
che mi ricordavo, era più simile a quella che per i Mc Court Nonostante
l'opposizione di mia nonna, che
mia madre *mi riferiva Noi
seguitavamo intanto, secondo l'usanza generale precedente, a fare di
giorno i nostri bisogni nel cesso esterno, mentre di notte ricorrevamo
ognuno al nostro pitale, ma solo per orinarvi dentro, tranne in caso di
emergenza, tenendolo nel ripostiglio del comodino - " era fatto
appunto per questo", ha puntualizzato mia madre- da dove lo
prelevavamo ogni mattina per allinearlo
con gli altri lungo le scale del granaio. Dove
le donne di casa ogni mattina andavano a prenderli, per svuotarli nel
cesso esterno e riportarveli disinfettati con il cloro. (
Mia madre si è ricordata, a proposito, dell'incidente divertente che il
giorno delle nozze di mia sorella è capitato a una sua più anziana
cugina di città, ancora vivente, che dopo avere riposto come lei le
aveva detto,- dopo che si era inurbata non ricordandosi più Ma
quel comune cessetto fetido all' aperto, dell' intera corte, eccome se
anch'io lo rivedevo ancora, vicino alla massa, dal fetore e dalla
belletta livida della quale, e dalla vista del pollame e dei tacchini
che vi finivano dentro, seppellendovisi, ho appreso che non era
necessario proiettarsi con l'immaginazione nell' Africa di Tarzan e
delle sue liane salvifiche che mi apparivano in *tecnicolor sugli
schermi, per avere di fronte delle spaventevoli e ributtanti sabbie
mobili. Era
proprio in quei pressi dove poi nessuno non andava quasi più,
che nella bella stagione erano avvenute /
L'uso notturno dei pitali/ Le mosche, i mosconi e i topi/ Nell'Irlanda
dei Mc Court accadeva invece che col bel tempo fosse peggio ancora, a
seguito di quel cesso, perché allora l' odore si faceva più forte, ed
arrivavano le mosche, i mosconi e i topi. Già,
le mosche, di cui le anticipavo quel che sostenesse il padre dello
scrittore, nella pagina seguente, quando commentava che gli faceva
schifo pensare che fino a un attimo prima la mosca della zuccheriera
stava sulla tazza del cesso, o quel che ne rimane. "
Ci si faceva caso anche allora, cercando di non pensarci... "
Mi ricordo l'uso del flit...-le davo la stura. "
" quello che mi faceva anche allora senso, era che proprio vicino a
dove si mangiava si tenessero le moscarole... erano dei recipienti di
vetro con del vino addolcito di zucchero, dove le mosche finivano per
infilarsi senza riuscire più a venirne fuori... all'ora della cena se
ne contavano delle decine, morte e raccolte lì vicino alle pietanze... Poi
si sono cominciati a usare lo zampirone, le carte moschicide, ...
le strisce di plastica e i cordami pesanti agli ingressi delle
case", memore, io a questo, dei pomeriggi d'ozio di me bambino, in
cui con le palette seguitavo a schiacciare mosche contro i muri, o
attendevo che gremissero le carte moschicide, per staccare tali nastri
di vittime ed andarle a bruciare nel loro friggio generale. "
Erano i pavimenti di allora con il terriccio e l'umidità che restava
nelle fessure, che favoriva la nascita delle pulci*-secondo mia madre.-
Mentre eri lì che lavoravi in casa, in certi punti sentivi che ti
salivano lungo le gambe... Allora
cominciavi a schiacciartele addosso... E
i pidocchi, nella testa dei bambini, o quando ti coricavi in certi letti
o ti mettevi certi abiti... Proprio come nel libro che tu leggi..." A
dispetto della volontà di mia madre di rinvenire "
Oh, era proprio così anche per noi...-invece lei trovava il modo di
dire e di sorprendermi- Prima che tu nascessi e quando c'era ancora tuo
nonno, si teneva in famiglia un cavallino, per quando si doveva andare a
fare le compere per il negozio nei paesi vicini. E la sua stalla dava
proprio a ridosso del cesso in fondo ai fabbricati di tuo zio. Accanto
c'era pure il porcilino, dove si teneva il maiale che si faceva
accoppare..." E
per parte mia potevo ricordarle che all' esterno defluiva uno scolo a
cielo aperto, dove i nostri terreni confinavano con quelli di una
famiglia di coltivatori diretti. "
C'era sempre una puzza.... -lei riprendeva- Me lo ricordo bene perché
era lì vicino che si andava a lavare, ove sotto la tettoia dei nostri
edifici di fronte,- ora la rivedevo anch'io com'era prima che i pilastri
franassero- c'erano una tromba e una vasca per l'acqua....
"
La massa, gli stallini, i porcili, con i cessi di fuori anche in paese,
sotto casa, ...per questo lei ne conseguiva E
lì vicino, prima dello stallino e del porcilino e del cessetto, le
ricordavo a mia volta che c'erano i depositi della farina del forno di
mio zio, dove chissà che scorribanda facevano i topi... E
dicono di un tempo! di com'
era tutto più sano e più integro una volta, quando solo che mi
ricordi/ ricordassi, Specialmente
"
E quando io vivevo in campagna, -mi ribatte mia madre-, che il bagno
andavo a farlo nella stalla..., ci si lavava, sì, ma se ne usciva che
si D'
inverno il bagno lo si faceva invece in casa, ricorrendo alla stufa, e
prima ancora, quando eravamo ancora riuniti insieme, nello stanzino
ch'era accanto al forno... Anche lì, quando per lavarsi tutti quanti,
occorreva seguire un'ordine di precedenza... Primo tuo zio e la signora
tua zia, quindi i tuoi cugini, perché di loro era il forno, e poi tuo
padre e la sua famiglia... Tua nonna, poi, per quel che si
lavava..." Non
è e
lascio che lei ne parli, impietosa nei suoi riguardi, e senza
ripensamenti, ancora vent'anni dopo ch' è morta... "
Allora nessuna donna della sua generazione portava le mutande...e la sua
camicia di sotto, non esagero, quando
se la levava restava in piedi da sola... Si
puliva con la veste quando andava al gabinetto,- mi precisa- e
Per
sbaglio ha usato gli uni invece che l'altra. E'
stata tua zia ad accorgersene... E
allora, con un legnetto... li ha poi lavati e rilavati... sperava
già di poterci comperare un cappotto per i tuoi cugini... Ma
tua nonna come si è resa conto di averli smarriti, i suoi soldi, ha
anche capito come poteva essere stato. Ha
cominciato a fare ritorno nel cesso, a scrutarvi dentro, dove dovevano
essere ma non li ritrovava Tua
zia ha visto tutta la scena, lei che vi andava avanti e indietro senza
darsi pace, e sapendo il perché "
Sono questi?" allora glieli ha sventolati davanti (tua zia), nel
consegnarle quei soldi a malincuore. E
tua nonna li ha presi e non ha neanche accennato "
Se penso, mi diceva sempre tua zia, che se le tacevo potevo comperare un
cappotto ai miei figli".
"Ma
perché mia nonna doveva tacerle di che si trattava? Non era una colpa
se..." "
Ah, lei non poteva ammettere anche solo di sbagliarsi, Non
è stata la sola volta che le è accaduto E'
capitato, ancora, che una sera lei li abbia messi a differenza del
solito sotto le lenzuola, e che poi, quando invece gli altri giorni era
l'una o l'altra nuora che doveva farle il letto, sia stata lei a
rivoltarlo, a riversare allora le lenzuola alla finestra, sparpagliando
tutti i soldi per strada. In
un' altra circostanza come al solito tenendoli in grembo, non si è
accorta che nel chinarsi le erano caduti Li
aveva dati subito a mio padre per riconsegnarglieli, e mia nonna Non
penso che lo credesse **La
miseria che ora ritorna nella
mente di mia madre, assediandola, Ciò
che "
Di notte, poi, mi sogno ancora di essere in famiglia, di esservi ancora
dentro e di dovere ancora subire senza sapere che dire e che fare, come
oppormici e reagire... E mi risveglio ancora agitata e ferita... Non
si poteva dir nulla, o fare niente in proprio con tua nonna, era lei
alla testa di ogni cosa, e occorreva chiederle il permesso di tutto, per
qualsiasi compera o necessità, anche se si fosse dovuto chiamare il
medico. Quando
tu avevi già più di un anno e già camminavi, *che è stato necessario
ingessarti per la lussazione alle anche, ho dovuto ricorrere allo zio
Gino, perché almeno lui facesse venire a casa il dottore. Camminavi
sbilanciato ora su una gamba ora sull'altra, avevi bisogno di tenere in
mano qualcosa per non oscillare, oh, ti rivedo ancora, che per stare
diritto tenevi in mano un peperone... E
quando il medico è venuto- lei, " Chi è che sta male? Chi è che
l' ha chiamato?- Era
poco prima di Natale, e mi ricordo ancora come se fosse adesso, che cosa
poi mi ha detto, dopo che il dottore ti ha inviato dallo specialista e
se ne è andato via: " Almeno tu avessi aspettato che fossero
passate le Feste!...". Capisci,
quando io, come gli altri, ti vedevo camminare così male, ed ero
talmente in angoscia... Ed
in città ho dovuto andarci da sola, della famiglia, in compagnia per
mia fortuna della merciaia. Sembrava
dapprima che tu non avessi niente, poi le lastre, al pomeriggio, hanno
confermato che ti si doveva mettere il gesso quando già camminavi. Come
urlavi dentro alla sala quando ti hanno divaricato le gambe,
l'ortopedico ti ha anche dato una sberla, sentivo Ed
adesso come faccio mi sono detta, quando mi sono ritrovata con te che
avevi tutte e due le gambe ingessate. Come ci arrivo alla corriera? E
come ti potevo trasportare così a casa? La
merciaia che è venuta a vedere come procedevano "
Ma come si fa?" mi ha detto. E
solo allora si è mosso tuo padre, ha ricordato mia madre tacendo ogni
commento, e l' ho visto infine venire a raggiungermi con la
Topolino". Sei
mesi ho portato il gesso. Poi il mare e la sabbia di Riccione hanno
reso rapido il recupero. Così
dicendo, mia madre non riusciva a cessare di avversarla, mia nonna,
seguitando "
E' ancora come se tutto mi fosse presente- ha seguitato a ripetermi-
come se fossi ancora in famiglia a dibattermi, me lo sogno di notte e la
mattina sono tutta in tensione...". Quella
pagina di Mc Court avevo appena finito di leggerla. Papà
Mc Court - terrorista così come mio padre era stato un partigiano-,
finalmente si era deciso ad andare Siamo
in tempi pericolosi, aveva riconosciuto il tizio del comune. I
miei invece sono dei tempi, *sono venuto pensando andandomene via, in
cui così cerco almeno, nel mio estremo ritardo,
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