Qui dove la tigre che ti fronteggia
è il pupazzo di stoffa di Chandu,
e nel dolce lume il gioco e il canto
sono la felicità di bimbi tra l’immondo,
...che lieve brezza ti riconduce,
trattiene i tuoi giorni tra sibili e incanto,
prima che cedano al sonno ed ai silenzi,
inquietati dai ladri ,
... della luna sui terrazzi e gli orti di Sevagram,
cum complexa sui corpus miserabile nati
lo stesso colpo di tosse nell'ultimo nato
e già è il tremendo del sereno
di cui i muri sono assorti nei giorni,
tu vi schiudi il cuore e le braccia
e quanta delicatezza tenera
discopri nel morso
ch’è il calore della schiusa di piccoli cobra,
mentre non hai più altra vita, che questa,
che ti adempia o ti smentisca per sempre,
deus nobis haec otia fecit
tra gli strilli e il pianto o il crollo di schianto
dove il villaggio riposa all’ombra dei nim,
nell’attesa del rientro al tramonto
dalla giungla di bufali ed ox,
quando di febbraio è già estate
e la senape ingiallisce i campi,
tutto si è consumato nella tua remissività ad ogni oltraggio
da che cedendo la gola per il taglio a Kali Bhairavi
potesti lasciare il tormento delle aule
dove chi è rimasto rimarrà ancora più a lungo
ed altrove, qui in India,
eccoti di già sulla via del ritorno
con l’amico sotto le stesse fronde ospitali dell’himli,
in lontananza sfumando i declivi
dove alle acque del Ken discendono i boschi,
e le rive del parco approdano ai giunchi ,
“Vedi, come il fiume senza farne uso e ricevere offerte
dona la sua acqua a pecore e cervi,
così l’albero ci dà la sua ombra”,
sotto la quale possiamo ancora indugiare
disvelandoci che cosa sia tra noi paro upkar,
è nelle vicinanze il tempio di Chattarbuja
che preannuncia la nostra antica città,
poi conterà solo andare avanti,
e sarà questo il nostro canto più alto
……………………………………
Seconda
elegia Indiana
Brillano i pani di sterco dei roghi di Holika
nella prima luce del giorno sui muri e i terrazzi
la mangusta riappare nei coltivi degli orti,
si schiudono le membra dai giacigli terreni,
con i lavacri delle stoviglie
iniziano nei cortili le abluzioni e gli spurghi,
...“ India was enslaved by the british”
la lezione che ripete il fanciullo
prima di andare a scuola,
ripetendola, nell'India indipendente,
nella lingua dei britannici che gli è ancora più d'obbligo, ora
che è senior,
per non dovere cinque rupie alle suore se usa l’hindi,
“India was poor and weak at that time”
ripete come se i suoi stessi panni di ogni giorno
fossero ancora quelli di quel paese debole e povero ,
“ Every man will be thy friend
Whilst thou hast wherewith to spend”
quando il vero amico "he stands by us
through thick and thin,"
lo è nella buona e nella cattiva sorte,
“Hello, rupees…hello, pens…”
nel mercato dove cerchi il coriandolo fresco
puoi ritrovare più ancora il maldicente di turno
“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio del negozio,
spende tutto nel bere e gli trema la mano,
nessuno vuole lui come barbiere… "
ed ora chi mi riscatterà questo corpo di morte,
dove il grano già si schiude al calore di marzo
se non, ancora di più,
l’amore ch’è vita e luce dell’anima ferita
tra le follie di un docile cuore
lontanandoci con l’amico
nelle valli dove ancora risuona il canto di Krishna,
ed è il clamore della pioggia di fiori e colori
che assorda il dolore che invasa la mente,
la luna, quel tocco di sandalo,
sul volto vergine del cielo,
fin che di nuovo tra le forme d’incanto
cade la mente con l’escremento,
poi che amore, giocando il gioco della tigre,
sulla Yamuna è te stesso, Dio della morte,
ed accade il distacco tra i cieli di Delhi,
non più, nella lontananza, lo sguardo amante
ma con le nuvole in disfacimento
tremulo liquido l’acciaio nelle trame di vetro,
in arenarie e cemento trasmutati i cortili e i terrazzi
cui nello sfolgorarvi del giorno sei di ritorno,
di nuovo dove chi ama non infinge soltanto,
e qualcosa comunque succede.
“E’ troppo povero l’inglese di Ashesh ed Ajay" -
il verdetto delle suore, per bocca dell’amico,
perché a loro consenta in India un futuro.
Come pappagalli li hanno addestrati
solo a ripetere quello che non capiscono.
Provvederemo, comunque, ripartiremo.
Li abbevereremo, i piccoli, al nostro soccorso,
come tra i campi, dalla riarsa giungla,
si abbeverano gli armenti al Kuddhar,
aprendosi il varco dove il fiume intesse le sue rive
delle canne che ora graticciano il nostro avviato negozio.
E da queste sponde anche voi a casa, ben pasciute capre
Ite domum saturae, venit Hesperum, ite capellae .
“Oracolo del Signore.
Quanto il cielo si sopraeleva su tutta quanta la Terra,
cosi le mie vie si sopraelevano
sulle vostre vie,
e i miei pensieri sui vostri pensieri”
Isaia
Tra le foglie riarse della fersa
e d’aprile si fondevano desolazione ed ardore
dove di giorno fulgevano i fiori di chheola
/il chiarore delle messi circonfondendo nei pleniluni le
traversate notturne/
/che al padre riconducevano il cuore dei piccoli tra le stregate
mahùa,/
sulle biciclette, in fila indiana,
al di là dei coltivi dove in cerca invano dell’acqua della Devi
si perse il cammino delle donne con le giare di javari
Era la domenica delle Palme e del Natale di Rama,
e con che amorosa violenza io ed il padre
incamminavamo i bambini alla menzogna educativa cui i giorni
seguenti
li riallineavano in coro i testi scolastici,
“ Ministers, Politicians, Judges
Occupy their post because they studied hard “
poi abbandonandoli per che intorti tormenti come i nodi dei
rami,
nella megacity di ladri in cui stuprata per strada
la vita vorrà appendersi ad un cavo in stanza,
chiederà all’amico sgomento una qualsiasi morte,
senza che altri che il Dio nostro
in Delhi possa anche di questo perdonarmi.-
“ma ora non farti più del male, siamo tutti qui”
cantavano le loro anime di nuovo ad accogliermi,
nel loro sollievo che alfine il Dio Scimmia
sia stato placato dalla puja nel tempio,
che più non accadrà di Chandu ciò che ne fu di Sumit,
come tra i raggi della ruota
lasciò presagire il piede del bimbo sanguinante.
Ora al distacco del rientro
odora la fragranza rigogliosa del basilico nel vaso,
con l'employment letter, nei bagagli,
che nella stessa scuola dove l’ammissione dei bimbi, ha coronato
le rinunce
degli sforzi comuni,
ti farà al ritorno maestro d'Italiano
Nè più dica più l’eunuco “ Ecco,
Che albero secco io sono”
da che il patrio scarto ne ha fatto una pietra d'angolo
sotto un altro sole,
pur nel dolore, al poterli ancora carezzare
che ad ogni ora che passi l’indomani si faranno
a cinquemila,
seimila, settemila chilometri distanti,
a che la meta di ogni meta
sia il ritorno che feconda la vita di ogni giorno,
quando Chandu, amore di noi tutti,
sia tra le braccia dell'amico che ancora lambisco,
ed io tra i miei libri in stanza io ne continui la Parola,
nell’unità, Sumit, dell’invisibile vivo più ancora tra noi.
Quanto il cielo si sopraeleva su tutta quanta
la terra
20 maggio 2012
Oracolo del Signore.
Quanto il cielo si sopraeleva su tutta quanta
la Terra,
cosi le mie vie si sopraelevano
sulle vostre vie,
e i miei pensieri sui vostri pensieri.
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1 luglio 2012
Uccellini
Per il rondoncino che non risaliva in volo, la settimana scorsa ho biciclettato
fino al loghino Bosco del signor Savazzi, perchè baciandolo e chiedendogli
scusa, lo sforzasse al volo lanciandolo in alto fra gli aperti campi.
Dando seguito all'ascolto di cinguettii che credevo venissero dall'esterno, oggi
la felicità pomeridiana di avere ridato la libertà ed il volo, ad un
passerottino ch'era rimasto imprigionato nella veranda di casa.
Da Electric Light di Seamus Heaney
Seeing the Sick
Anointed and all, my father did remind me
Of Hopkins's Felix Randal.
And then he grew
(As he would have said himself) 'wee in his clothes' -
Spectral, a relict -
And seemed to have grown so
Because of something spectral he'd thrown off,
The unbelonging, moorland part of him
That was Northumbrian, the bounden he
Who had walked the streets of Hexham at eighteen
With his stick and task of bringing home the dead
Body of his uncle by cattle-ferry.
Ghost-drover from the start. Brandisher of keel.
None of your fettled and bright battering sandal.
Cowdung coloured tweed and ox-blood leather.
*
The assessor's eye, the tally-keeper's head
For what beasts were on what land in what year
But then that went as well. And all precaution.
His smile a summer half-door opening out
And opening in. A reprieving light.
For which the tendered morphine had our thanks.
Assistere gli infermi
Al termine dell’estrema unzione, mio padre mi ricordava
Felix Randal di Hopkins. Poi si ridusse
(come avrebbe detto lui stesso)” a poca cosa nei suoi panni”
Spettrale, un relitto.
E sembrava che si fosse così rattrappito
Per essersi liberato di qualcosa di spettrale,
quella estranea, brumosa parte di se stesso,
ch’era Northumbria, l’egli obbligato
che diciottenne aveva percorso le strade di Hexam
con il bastone e il dovere di riportare a casa
il corpo morto di suo zio con il traghetto del bestiame
Mandriano di spettri fin dall’inizio. Branditore di chiglia.
Quali mai Niente dei vostri verniciati e lucidi sandali
Battenti ribattuti ,
Tweed color sterco di vacca e cuoio sangue di bue.
L’occhio dell’esperto, la testa di chi sa riscontrare
Quali bestie e in quale anno v’erano e in quale terreno...
Ma poi sparve anche quello. Insieme con ogni precauzione.
Il suo sorriso una semiporta estiva girevole all’esterno
Ed all’interno. Una luce che graziava.
Per la quale la morfina concessa fu per noi benedetta.
Da Veder cose
Il ramo d’oro
( Eneide Libro VI, versi 98-148)
Cosi dal retro del suo tempio la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende e faceva eco l'antro ne era eco
Con detti in cui il chiaro vero ed il mistero
Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo si volse e impresse
I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì, imbrigliò i suoi spasimi.
E come fu trascorso il suo eccesso e la folle delirante ebbe cessato
L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova estrema, o Sacerdotessa,
che tu possa immaginare e che me possa sorprendere,
poichè tutto io ho presagito e già sofferto.
Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è qui, si dice,
Che si trova la porta del Regno dell'Ade,
tra queste ombrose paludi che l'Acheronte traversa tracimando,
Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia a faccia
Con il mio caro padre.
Insegnami la via ed aprimi
i vasti battenti sacri.
– Su queste spalle l’ho trasportato tra fiamme
E migliaia di lance nemiche.
Nel folto della battaglia lo trassi in salvo
Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio viaggio di mare.
Un uomo avanti negli anni, esausto eppure sempre tenace
Fu egli stesso come a pregarmi e ad ordinarmi (a semi-pregarmi e a
semi-ordinarmi)
Di contattarti, di trovarti e farne richiesta.
Così dunque, Vestale, ti supplico di avere pietà
Di un figlio e di un padre, giacché niente esula dal tuo potere,
Di colei che Ecate mise a guardia dell’Averno boscoso.
Se Orfeo potè richiamare l'ombra di una moglie
In virtù della sua fede nei sonori concenti (nelle corde sonoramente pizzicate)
della sua lira Tracia,
Se Polluce potè redimere a sua volta un fratello
Nel suo viavai avanti e indietro cosi protratto così tanto
nella terra dei morti
E se anche Teseo, ed il grande Ercole.. ma perchè riferirmi a loro ?
Io stesso sono dei più alti natali, un discendente di Giove”.
Così stava pregando, reclinandosi sull'altare
Quando la profetessa intraprese a dire: Consanguineo di dei,
Troiano, figlio d'Anchise, facile è la discesa all'Averno.
Giorno e notte sta aperta la porta del Nero Plutone.
Ma ritornare sui tuoi passi e risalire all'aria superiore,
Questo è il vero cimento e la vera impresa.
Solo pochi ne sono stati capaci, figli di dei
Favoriti dal Giusto Giove, o innalzati al cielo
In un avvampo di gloria eroica. Una distesa di foreste sottostante
A mezza strada, il Cocito che serpeggia nella tenebra, lambendone le rive.
Tuttavia, se amore ti tormenta tanto e così tanto tu hai bisogno
Per due volte di veleggiare il lago Stigio
e per due volte di perscrutare (investigare)
La tenebra del Tartaro, se tu vuoi oltrepassare il limite,
Intendi ciò che tu devi fare in precedenza.
Nascosto nel folto di un albero c'è un ramo ch'è tutto d'oro
E d'oro sono anche le sue foglie e i suoi ramoscelli flessibili.
E'sacro a Giunone infera, che ne è la patrona.,
E un boschetto gli fa da tetto, dove l'ombra s'addensa profonda.
Per quanto lungi si distendono boscose valli. A nessuno è stato mai concesso
Di discendere nei recessi nascosti della terra senza
Che egli non abbia prima
Staccato dal suo albero questo aureo piumato serto/ inserto,
E non lo abbia consegnato a Proserpina, la mirabile, cui è decretato che spetti,
Quale suo proprio dono speciale. E quando lo si sia colto,
Un secondo ricresce in sua vece, ancora d'oro,
E il fogliame che vi rigoglia ha lo stesso
Splendore metallico. Dunque guarda in alto e cerca a fondo
e quando tu l'abbia trovato, ghermiscilo col dovuto ardire
Se il fato ti ha prescelto, il ramo verrà via da sé, facilmente.
(con facilità verrà via da sé)
Altrimenti, non c'è niente fa fare per quanto tu ti sforzi ( per quanta forza tu
dispieghi),
tu non riuscirai (non ce la farai ) mai a scerperlo fletterlo
o a reciderlo con la lama più forte tenace resistente tagliente
Il ramo d'oro , in Veder Cose ( 1991fa da preludio alla raccolta perchè non è
soltanto un omaggio a Virgilio, resogli con un abbassamento a una medietà di
toni discorsiva che lo riavvicini ai nostri tempi e alla loro temperie culturale
e linguistico-espressiva-- pur se a un livello più alto di quello in cui è stata
trasposta l'egloga nona delle Bucoliche in Electric Light.
Il ramo d'oro, come ha messo in luce magnificamente Roberto Mussapi nella sua
Introduzione a Nord, sotto le forme della grata memoria di una traduzione, è
un'espressione fondamentale della poetica di Seamus Heaney, la stessa che da un
viaggio nell oltretomba ultraterreno all'altro si tramanda da Omero, a Virgilio,
a Dante, la cui Commedia è riesumata in controcanto nel "viaggio di ritorno"
della poesia seguente della raccolta: per dirla con le parole di un filosofo
irlandese di una generazione più recente, il meraviglioso Kearney di Anateismo,
essa è la concezione della poesia come transustanziazione eucaristica,
sacramentale, di ciò che del mistero che giace all'origine e oltre ogni cosa
penultima, del viaggio agli inferi di ogni nostra nostra discesa nel profondo,
ritorna nella luce del sole della parola poetica, dello spirito di
riconciliazione e di pietà di sé e dei viventi, di ogni magnificazione e ritorno
" into the hearthland of the ordinary", a ispirazione di un'estetica religiosa
in luogo di una religione dell'estetica, abbeveratasi nell'occasione al filo di
pietà della rievocazione della morte del padre, avvenuta cinque anni prima della
pubblicazione della traduzione di Eneide, VI, 98-148, sotto le tramutate spoglie
dell' Anchise a cui anela Enea nell'Averno virgiliano.( Nota 1 )
Sempre sotto le larvate spoglie di Anchise, fuso con Caronte traghettatore di
anime- il padre sarà rievocato nella sua agonia estrema in Assistere gli
infermi, di Electric Light, memore il poeta del Felix Randal di Hopkins. Tema di
fondo è come il farsi vita eterna, o il mero dileguare del padre morente, sia
uno spogliarsi nel suo stesso sembiante della spettralità di tutto ciò che è
stato legge, ruolo, obbligo, mentre il residuo che permane è la sua
individualità senza più resistenze e difese, nella sua vulnerabilità,
l'accettazione e l'accoglienza della resa ultima di se stessi, la trasparenza di
una permeabilità assoluta alla perdita di ogni consapevolezza riflessiva e
cautela che si fa la trasparenza di una permeabilità assoluta, correlata a una
sofferenza fisica di cui il poeta benedice che la morfina abbia alleviato la
fine terrena.
1) Rispetto a Virgilio, Heaney concretizza -più prosaicamente- i dettagli
descrittivi-, rinforza l'emotività rievocativa del padre, e a lui anelante, con
l' aggiunta di formulazioni fatiche, riaccosta Anchise alla ordinarietà
esemplare del proprio padre omettendo il verso 113, in cui Anchise grandeggia
eroico ("atque omnis pelagique minas caelique ferebat), converte l'"et insano
iuvat indulgere labori" del verso 113, nel folle volo di " oltrepassare il
limite " ( " if you will go beyond the limit")
.
Traduzione precedente
Da Vedere cose
Il ramo d’oro
( Eneide Libro VI, versi 98-148)
Cosi dal retro del tempio la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende e l'antro ne era eco
Con detti in cui il chiaro vero e il mistero
Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo volse e impresse
I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì, imbrigliò i suoi spasimi..
E come fu trascorso il suo accesso e la folle delirante ebbe cessato
L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova estrema, o Sacerdotessa,
che tu possa immaginare e che me possa sorprendere,
poichè tutto io ho presagito e già sofferto.
Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è qui, si dice,
che si trova la porta del Regno dell'Ade,
tra queste ombrose paludi che l'Acheronte traversa tracimando,
Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia a faccia
Con il mio caro padre.
Insegnami la via ed aprimi i vasti sacri battenti
– Su queste spalle l’ho trasportato tra fiamme
E migliaia di lance nemiche.
Nel folto della battaglia lo trassi in salvo
Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio viaggio di mare.
Un uomo avanti negli anni, esausto eppure sempre tenace.
Egli stesso mi ha mezzo pregato e mezzo ordinato
Di questo contatto, di trovarti e farne richiesta.
Così dunque, Vestale, ti supplico di avere pietà
Di un figlio e di un padre, giacché niente esula dal tuo potere,
Di chi Ecate mise a guardia dell’Averno boscoso
********************************************
Egloga IV. Interludio
"Cosi dal retro del suo tempio la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende nell'eco dell'antro",
e dall'osteria volgi all'uscita, sul retro,
che dà nel cortile che fu la tua aia di casa,
ne ritrovi la sua distesa deserta
più ancora arida invasata dal sole,
trasalendo, sui tuoi passi,
ai ragazzi che in bicicletta vi sopraggiungono,
sono indiani, del Punjab, e per te non occorre c'è bisogno
che nemmeno lo dicano,
l'uno nell'attendamento al riparo dal sisma,
l'altro con la madre accampato in giardino,
al tuo timido approccio saluto accenno
si scambiano un sorriso e già ti annientano,
sarà così anche laggiù,
come di nuovo metterò piede in un'aula?,
la madre resta ignara in ombra
e ricambia mesta il tuo namastè,
(per ) davvero
quant'è piccolo l'orbe del mondo,
e come si sono ravvicinati raccorciati i muri dintorno,
uniformati resi uniformi da che intonaco grezzo uniformati dal sovrapporsi
di un dall'intonaco grezzo,
quanto e si è fatto breve, senza più grida animali
ogni spazio retrostante di rustici ed orti,
spiantata la vigna,
dissodata ogni cavedagna
perchè tutto vi sia per il solo rigoglio, a perdita d'occhio,
dei ranghi infoltiti di steli di mais,
per i ranghi infoltiti di steli di mais
dove quante mie anelanti corse,
quanti miei sogni controvento,
scoloritesi con le memorie porte e finestre,
ora rinserrata ad ogni accesso ulteriore
la tua casa ora dichiarata inagibile,
nel refolo d'aria
tra i vasi ascolti il silenzio,
erano allora gerani ed oleandri,
ed ora è il conforto, con lo sgomento,
che tutto sia cosi svanito e ammutolito,
lo sciame che avverti
il un sopito tumulto di vergogna e lacrime,
inutile cercare altri volti che quelli
che in osteria già salutasti,
li ritrovasti, già altrove,
nelle schiere sparse delle loro lapidi ,
“ And the bird, did it fly away again?
in Khajuraho, M.P, l'amico chiede del rondoncino che ponesti in salvo,
quando, al rientro in città,
tu vuoi sapere di Ashesh come ha preso il volo,
“Sì, -gli ripeto al telefono,- ma solo dal campo aperto vicino alla fattoria
ch'è di un uomo che cura gli animali con amore,
in bicicletta, dentro una scatola con i buchi,
l'ho portato con me fino da Mantova
dove l'uomo vive in aperta campagna,
è così per il rondone, "the swift",
gli spiego nel mio cattivo inglese,
se perde il volo non si solleva più,
quell'uomo l'ha baciato lieve, chiedendogli scusa,
per poi spingerlo poi l'ha spinto prima di spingerlo a viva forza in alto,
solo così dopo che è ridisceso un poco
è volato via libero (lontano) nel cielo,
ciò di cui nutre anche ciò di cui si nutre, aerei insetti, lo cattura in volo,
rasenta l'acqua quando la beve.
“He will be bad student, He will lose his mind...
but what we can do...” ripete l'amico ,
che possiamo più fare per il nipote Ashesh
se a rapirlo è stato il padre
per un'ottava classe carpita con la corruzione,
-senza che con il figlio Ajay mettesse piede nella sua aula
mille rupie si tenne per ognuno il maestro pubblico
in cambio della bicicletta e della promozione certe assicurate-
tutta la settimana al telefono egli l'ha chiamato invano ,
e domani di persona sarà da lui a Srinagar, U.P.,
“ non agitarti, then keep quiet mind ”, (con lui mi) /gli raccomando,
“ I ve to speak him sweet, if I want (that) he speaks me true”,
mi dice in risposta con assoluta calma,
“Vai , sì, ma ricordati:
di Ashesh è come ti ho detto, del rondone:
se perde il volo (egli) non si solleva più da solo”
Quinta Elegia Indiana -Abbozzo
(Omnia vincit Amor: et nos cedamus Amori)
Per Chandu, Kailash ed io,
Che alcova di amore Per Chandu,
Kailash ed io,
La cappotta del ciclo-riscio sotto le piogge di Chhatarpur,
la delizia del nostro bambino
il cuore giocoso del nostro bene,
tracimi pure l’immondo monsonico,
cali la caligine più tetra tra gli scrosci a dirotto
sulle strade dirupate tra (i )
negozi deserti,
il riso di Chandu è già la sfera di sole che
riappare
tra lo smagliare dei
campi,
come la luce ne ripercorre
la rigogliosa verzura,
e
nelle pozze lutulente
lustra i bufali a ristorarsi ammusando,
........................................................................................................
finchè e invitto
il sole ritorna
il
sole ritorna tra le foglie
sfagliantesi del sargon in fiore
all'intenebrarsi e
s'intenebra nella disperazione del il
nostro amore,
nel mio grembo, l'amico reclino,
di dolorosa madre e Narashima che l'eviscera,
"
nemmeno per mio padre ho fatto mai questo"
mi dice nel ripulirmi i sandali della mia merda,
che credevo in cortile la cacca
fosse di Chandu,
“e perché mai lui lo
tieni ancora in casa tua
se ti lascia
così povero
E non hai fatto tuo il
suo denaro”
il veleno che mi
confida nella notte degli indigeni cobra
cui immune persiste il suo cuore,
da un'altra vita
vincolandolo
indistruttibile il
dharma,
Con l’amico ancora di nuovo dove il cuore infranto
Per il nostro Sumit , (morto da poco),
incantava Vishnu Ananta Shayana ,
L’ascesa a Shiva Bhairava,
dove il Dio vinse il tempo e gli fu la gola bruciante bruciò
la gola,
alle rovine dei templi di Ajaigarh invase dal sole,
di altri, ancora più remoti ed ignoti,
alla scoperta del loro abbandono fra i campi,
e
lasci i banchi dove di Darmendra , Pyush, Pratap
sono i nuovi volti che stanno in ascolto,
è
pura menzogna il complain
che il principal ti chiede di sottoscrivere
contro i suoi detrattori (per
il tuo insegnamento)
in che luce di gioia, di Dusshera,
dalla Dea riattinta la vita
per la Sua morte per acqua,
prima della nella notte di
che freddi fuochi celesti
sul il crepitio di lacrime e
di fuochi umani di che infelice
doloroso Diwali,
di che doloroso Diwali,
reca la mia testa mozza Nirriti l'atroce,
e
nessuna frenesia di danza
può sventare che sia il rullio della sentenza,
hai maledetto i tuoi passi ulteriori
nel'l'ingiuria del dio,
tu che già infestavi di sventura la sua casa
funestando il tuo passato ogni nuovo inizio mancato
eppure l'amico non cede al veleno
che s'insinua nello strazio mentale
“E perché mai lui lo tieni ancora in casa tua
se ti lascia lo stesso così povero,
E
non hai fatto tuo il suo denaro”
il veleno che mi
confida nella notte degli indigeni cobra
eppure, credendo e sperando,
al linga inesorabile si è prosternata
la fronte segnata,
per Agni si è offerto lo sterco
fumante di ghee,
al passaggio aureo di Laxmì
(stanno ciotole di luce
in attesa che entri)
ciotole di luce stanno in attesa che entri,
(ciotole di luce attendono che entri)
(nella notte insonne
chiedendo lenimento al Dio che è Amore)
chiedendo lenimento, nella solitudine notturna (notte insonne,
e
ancora cedendo (desistendo) (cedendo) al Dio che è Amore.
(eppure, credendo e sperando,
al linga inesorabile si è prosternata
la fronte segnata,
al
linga inesorabile si è prosternata la fronte,
per ad Agni si è
offerto lo sterco
fumante di ghee,
per Agni, in Agni, con Agni,
si è offerto lo sterco fumante di ghee,
al passaggio aureo di Laxmi
ciotole di luce stanno in attesa attendono che
entri,
nella notte, ancora insonne,
chiedendo lenimento
e
ancora cedendo al Dio che è Amore.
(chiedendo lenimento al Dio che ci brucia l'uno per l'altro).
.
,
del roveto dei frutti di sventura nella sua casa,
3 ottobre 2012
Seamus Heaney
At Toomebridge (from Electric
Light 2001)
Where the
flat water
Came
pouring over the weir out of Lough Neagh
As if it
had reached an edge of the flat earth
And fallen
shining to the continuous
Present of
the Bann.
Where the
checkpoint used to be.
Where the
rebel boy was hanged in '98.
Where
negative ions in the open air
Are poetry
to me. As once before
The slime
and silver of the fattened eel.
Dove la colma piatta dell’acqua
Veniva a riversarsi oltre la chiusa di Lough Neagh,
Come se avesse raggiunto un’orlo della terra piatta
E
ricadeva schiumante di luce al continuo
presente del Bann.
Dove il checkpoint era situato.
Dove il ragazzo ribelle fu impiccato nel ’98.
Dove ioni negativi all’aria aperta
Sono per me poesia. Come una volta, anche prima,
Il viscoso e l’argento dell’anguilla ingrassata
30 dicembre 2012
Sesta Ecloga Indiana
Prima versione/ Ecloga settima frammenti
Cala l’ombra dei monti sui casolari fumanti,
di sterpi e sterco dai bracieri esalanti,
s’annida la luna tra le mahua ritorte,
cede il sole la sua luce di sangue al fiume che scorre,
nella successione dei mesi che volge alla fine dell’anno
anche il Natale,
la notte dell'amico scosso dal pianto per la bufala morta
che cercava conforto nel calore del corpo dei figli
accanto nel sonno,
con la vigilia in cui nell’albero al limitare del colle
vedevi il ramo a cui appenderti al sole,
e
ora chi è stato ospite sverna già al Sud, è in Irlanda che urla di nuovo contro
i ritrovati snackers,
radica nel Bangladesh la coltura del neem,
in tutti con un curry speziato
infuso un nostro lascito di folli speranze,
quando è stato solo ieri che l’uccelletto Ashesh, di ritorno furtivo,
ci ha già lasciato e derubato di nuovo,
come se nulla fosse stato, dell’incanto nel parco,
di appostarci alla vista di antilopi e cervi,
del viaggio, di piccoli uomini,
intrapreso con Ajay, al villaggio dei nonni,
per le forniture del negozio e la riscossione dei crediti ,
seguitando, tra le nebbie,
la crescita dei germogli infestati di grano,
dei bei volti amici intenti ad apprendere e degli inquisitori di turno,
ogni freddo/fumido mattino Kailash infreddolendosi all’arrivo dei treni
per intercettare nel flusso l’occasionale turista,
Vimala, l’infinitesima volta,
nel risospingere il riflusso di acqua in cortile,
tra i bambini che pettinati e rilavati
si avviano a scuola in tuctuc,
mentre Chandu può dormire ora più a lungo sotto le coltri
ora che a noi tutti si è
provveduto un giaciglio.
Ma pur se il viride miglio delle suore ne ravviva la grotta,
ora che l’anno finisce felice
è
la nostra mangiatoia il pagliericcio di un morto bambino
nel cui astringerci crepita il fuoco.
Egloga indiana settima frammenti spersi
E
quando le opere parevano morte,
inutile ogni sforzo
intentato,
che solo fosse protratta la resa,
un nuovo splendore illumina i giorni,
la vacca tra la pula che lecca il vitello,
(la senape nei campi
che germoglia col grano,)
la senape nei campi
che germoglia, dinuovo con il grano
germoglia di nuovo,
e pur nei presagi di
essere tolto via da ogni giorno (della fine),
e
la sera non è tenebra ombra di
sventura
quando cala dai colli sui fumi sospesi dei
fuochi,
velami dell’aria che imbruna
le aie e i coltivi,
che oscura oscurando
le campanule protese slanciate tra i fili ritorti,
ora che l’acqua del
fiume trascorre più ancora
immota imperturbata
al tramonto, nel
volgere a un nuovo mattino ch’ è nel
primo mattino di luce anche
nell’ombra
agli armenti che vi pascolano lenti/ quieti
dove è luce anche
l’ombra,
e di riparo conforto è
anche il tugurio di stracci ed infissi,
della prole di guardia
“ ru…pees, ru..pees,
pigolando come gli
uccelli tra i rami la prole di guardia,
solo l’ incanto benedicesse anche i letamai dove rovistano insieme maiali e
bambini,
solo il canto degli uccelli sovrastasse
il pigolio degli “hello, rupees” dei piccoli
come esci per strada,
il tugurio di stracci
ed infissi dove giace la prole di guardia,
e tu potessi confidare poichè
senti e sai che nulla potrà più
andare perduto
di quanto sia stato il dolore dei giorni,
ora che l’amico forse ha preso il passo
di chi sa essere per gli altri,
prima che tutto s intorbidi ancora nel in
tal gorgo,
che al letale
sospetto
sotto i cieli non ci
sia più latitudine o longitudine per chi differisce non è come gli altri,
e l’amarezza sia il flutto che risale da tutto quanto è trascorso,
ma come Vimala lascia le coltri
che dolce tepore
prenderne il posto accanto al mio Chàndu,
infinitamente/delicatamente accarezzarlo nel sonno,
presagendo nella fitta il dolore che
il dono di grazia
sia il sopravvivere anche alla sua perdita,
mentre lente le nuvole gonfiano l’arco dei cieli,( gennaio febbraio2013)
altro di tremendo e risorto
ancora ci attende ( 18 marzo 2013
Buon anno, nel tutto di ogni cosa che scorre e del persistere saldo dell’andare
del mondo.
SEAMUS HEANEY
Perch ( Electric
Light 2001)
Perch on their
water-perch hung in the clear Bann
River
Near the clay bank
in alder-dapple and waver,
Perch we called
"grunts," little flood-slubs, runty
and ready,
I saw and I see in
the river's glorified body
That is passable
through, but they're bluntly
holding the pass,
Under the
water-roof, over the bottom, adoze,
Guzzling the
current, against it, all muscle and slur
In the finland of
perch, the fenland of alder, on air
That is water, on
carpets of Bann stream, on hold
In the everything
flows and steady go of the
world.
Persico
Persici nel loro posatoio d’acqua sospeso nel terso fiume Bann,
Presso la riva argillosa in screziature d’alno e guizzanti,
Persici che chiamavamo “grugnitori”, piccoli ringrossi di piene, minuscoli e
svelti,
Io li vidi e li vedo nel corpo glorificato del fiume
che è ben attraversabile, ma essi si attengono fermamente al guado,
sotto il tetto d’acqua , sopra il fondale , inassopiti,
ingurgitando la corrente, di contro ad essa, tutti muscoli e chiazze,
nella terra di pinna del persico, la terra di palude dell’alno, su aria
che è acqua, su tappeti del ruscello Bann, su in sospensione
nel fluire di ogni cosa e nell’andare solido del mondo.
31
dicembre 2012
Haiku
Mio piccolo
Iddio,
Sumit, se da
che sei morto
tutto è
cadavere
Mantova 12
agosto 2013
Haiku
Ante diem
Un altro
giorno,
senza che
cessi l'urlo
che tu sia
morto
per Sumit Sen
( 2007-2009)
Haiku
Mi parli e
vedo
con i tuoi
occhi, ti sento
come Lui ti
ama
Mantova 12
agosto 2013
Haiku
Falce di luna,
la sua stria nell'acque
la tua lenta moria
Mantova, 11 agosto 2013
Haiku
Bocci di
ninfee,
all'ultima
luce diurna
rosei anelanti
Mantova,
Grazie, 16 agosto 2013
Haiku
Vele di cigni,
in fresche
acque lacustri
scie di vita
Mantova, 16
agosto 2013
“Qualem
primo qui surgere mense
aut
videt aut vidisse putat per nubila lunam
demisit lacrimas
dulcique adfatus amore est....
Virgilio,
Eneide, 453-455
In sogno come
tra le nubi la
luna
svelati a me vivo.
A Sumit Sen (
2007-2009)
varianti verso
terzo
torna tu a me
vivo
torna a me
vivo
vieni a me
vivo
--------------------------
Da Catena Umana- Humain Chain 2010
The riverbank
field
Il campo in
riva al fiume
Ask me to translate what
Loeb give as
“ In a retired vale … a
sequestered grove”
And I’ll confound the
Lethe in Moyola
By coming through Back Park down
from Grove Hill
Across Long Rigs on the
riverbank-
Which way, by happy
chance, will take me past
The domos placidas,
“those peaceful homes”
Of Upper
Broagh.
Moths then on evening water
It would have to be, not
bees in sunlight,
Midge veils instead of
lily beds; but stet
To all the rest: the
willow leaves
Elysian-silvered, the
grass so fully fledged
And unimprinted it can’t
not conjure thoughts
Of passing
spirit-troops, animae, quibus altera fato
Corpora debentur,
“spirits”, that is,
“ to whom second bodies
are owed by fate”.
And now to continue, as
enjoined to often,
“ In my own words”
“All these presences
Once they have rolled
time’s wheel a thousand years
Are summoned here to
drink the river water
So that memories of this
underworld are shed
And soul is longing to
dwell in flesh and blood
Under the dome of the
sky.
after Aeneid
VI, 704-15, 748-51
Chiedimi di
tradurti ciò che è per Loeb 1
“ in una
solitaria valle…un bosco appartato”2
e ti
trasfonderò il Lete nel Moyola,
pervenendo
attraverso Back Park
giù da Grove
Hill, per tutto Long Rigs
fino alla riva
del fiume3- un percorso
che, per un
caso felice, mi porterà oltre
le domos
placidas,4 “quelle placide case”
di Upper
Broagh. Falene allora su acque serali
invece delle
api5 nella luce del sole,
invece che
distese di gigli6
velami di
moscerini6 bis;
ma
“stet,”tutto il resto combacia,
le foglie di
salice elisio-argentee,
l’erba dei
prati così in resta 7,
e
incalpestata, che non può
non evocare
schiere
di spiriti in
transito, animae,
quibus altera
fato corpora debentur, 8
“di spiriti”,
cioè, “a cui secondi corpi
sono dovuti
per fato”. E adesso
per
continuare, come spesso
mi si
richiede” con parole mie”
“ Tutte queste
presenze
Dopo che per
mille anni hanno fatto orbitare la ruota del tempo
Sono qui
convocate a bere l’acqua del fiume
Perché di
questo mondo sotterraneo
Ogni memoria
vada persa
E l’anima
aneli a rientrare
In carne e
sangue sotto la volta celeste9”
da Eneide VI,
704-15, 748-51
Commento
Il paesaggio
terreno in cui transita il poeta è lo stesso umile paesaggio dell’ Irlanda del
Nord dove trascorse la sua infanzia favolosa- da Seamus Heaney rievocato
mirabilmente nelle pagine prosaiche di Attenzioni- un parco in cui trascorre il
fiume Moyola - ma è tale la virtù della poesia, che al poeta basta che traduca
Virgilio dove nel Libro VI dell’Eneide parla dei Campi Elisi come di “una
solitaria valle..un appartato bosco”, secondo gli spunti che gli offre
l’edizione Loeb, e senza ancora ricorrere a parole sue, perché tale
“environnement“si traduca a sua volta nei Campi Elisi, ed al contempo essi si
trasfondano nella realtà circostante, che se ne tramuta in apparenza, ne diventa
la trasposizione e l’ inveramento nella sue più umili ed evanescenti vite
animali, falene e moscerini. In virtù della parola poetica tale realtà naturale
risulta talmente incontaminata, che i prati intatti ne diventano le estensioni
elisie in cui possono essere di passaggio solo puri spiriti, le sole presenze
che possono transitarvi lasciandoli così integri. Come le acque del fiume Lete
le parole poetiche tramutano a tal punto le cose, che rendono decidue le
impronte dolorose di ogni traccia mnestica, e l’anima può anelare di rifarsi
nuovamente carne e sangue, di avere di nuovo, la misera, “lucis …dira cupido” (
Virgilio, Eneide VI, 721), come anelano di riassumere un corpo le anime elisie
virgiliane, che dalle acque del Lete siano state rese immemori della propria
esistenza terrena antecedente.
Ciò che
l’inabitazione e l’ispirazione della Musa Virgiliana appare consentire in The
Riverbank Field non accade sempre lungo il Moyola mentre sta pescando con amici
in Route 110, XI. Come la lontra che è parso loro di vedere non c’era dubbio
che fosse solo “ a turnover warp in the black / quick water”, non è dato al
poeta di dubitare della consistenza terrena del campo sulla riva ( “ No
doubting, all the same,/ of the river bank field”), nonostante la suggestione
del crepuscolo e del fluttuare bell’aria di moscerini suggestioni a immaginare
di trovarsi tra spiriti e ombre vaganti incessanti sul punto di trapasso in una
realtà ultraterrrena ( “Amomg shades and shadow stirring on the brink”), in
assenza della voce tradotta e traducente il reale di Virgilio( “ nedy and ever
needier for translation”)
Note
1) Seamus
Heaney si riferisce all’edizione dell’Eneide edita dalla Loeb Classic Library
2) Eneide VI,
704-705 “Interea videt Aeneas in valle reducta/ Seclusum nemus et virgulta
sonantia silvae”
Rilevantissimo
è il passo di “Attenzioni, Belfast 1972, a pg.31 dell'edizione italiana, che
muovendo dalla evocazione dei paesaggi e dai toponimi di Grove Hill e Back Park,
- si veda il verso seguente >By coming through Back Park down from Grove
Hill- “ nomi he trasportano l'immaginazione in un'altra direzione”, prelude
all'associazione immaginativa che ha originato questo testo poetico”. Insistono
che questo paesaggio familiare è una “versione del pastorale”( William Empson),
e mi fanno venire in mente le parole di Davies su Fermanagh. “ E' una terra sì
piacevole e fertile che se la dovessi tutta descrivere, sarebbe considerata una
finzione poetica anziché una seria e reale narrazione”. “ Grove”, boschetto, è
una parola che associo alle traduzioni di classici, una fila di alberi nel sole,
una collinetta glabra avvicinata da sacerdoti biancovestiti”.
3) “Se il lago
Beg segnava un limite del terreno dell’immaginazione, Slieve Gallon ne segnava
un altro. Slieve Gallon è una montagnola nella direzione opposta, che porta
l’occhio sui pascoli e i terreni arati e i boschi lontani di Moyola Park,
lontano verso Grove Hill e Back Park e Castledawson” Attenzioni, Preoccupations.
Prose scelte 1968-1978 Editore Fazi, 2004, pg.9
4) Eneide VI,
705 “Lethaeumque ( Videt Aeneas) domos placidas qui praenatat amnem”. Sono le
sedi dei beati che lambiscono le acque del Lete.
5) Eneide, VI,
706 -709 “Hunc circum innumerae gentes populique volabant:/Ac velut in pratis
ubi apes aestate serena / floribus insidunt variis et candida circum/ Lilia
funduntur, strepit omnis murmure campus”.
6) Vedi nota
precedente. In Route 110, XI, sono il crepuscolo, “ the twilit”, e la stessa
sospensione nellaria di sciami di moscerini, “and a-hover/ with midge-drifts”,
che inducono il poeta a dubitare della terrestrità fisica in cui si trovava a
pescare con amici lungo il corso del Moyola, e di essere 2 frammisti agli
spiriti e alle ombre in subbuglio sul bilico”, “ as if we had commingled / among
shades and shadows stirring on the brink”, senza tuttavia che avvenga il
trapasso in una realtà di “Virgil’s happy shades”( Route 110, XI), in virtù di
quella traduzione- trasfigurazione della realtà che è data o possibile solo
grazie alla Musa Virgiliana ( “And stood there waiting, watching, / needy and
ever needier for translation”).
7)
Letteralmente “ impennata”, l’erba, in steli e spighe e infiorescenze, e dunque
rigogliosa e composta come un piumaggio erto e compatto.
8) Virgilio,
VI, 713-715 : “Tum pater Anchises: animae, quibus altera fato/ corpora debentur,
Lethaei ad fluminis undam/ Securos latices et longa oblivia potant”
9) Virgilio,
Eneide, VI, 748-751 “ Has omnis, ubi mille rotam volvere per annos,/ Lethaeum ad
fluvium deus evocat agmine magno, / Scilicet immemores supera ut convexa
revisant/ Rursus et incipiant in corpore velle reverti”.
______________________________________________________-
Bann Valley
Eclogue
Sicelides
Musae, paulo maiora canamus
—VIRGIL,
Eclogue IV
POET:
Bann Valley Muses, give
us a song worth singing,
Something that rises
like the curtain in
Those words And it came
to pass or In the beginning.
Help me to please my
hedge-schoolmaster Virgil
And the child that's
due. Maybe, heavens, sing
Better times for her and
her generation.
VIRGIL: Here are my
words you'll have to find a place for:
Carmen, ordo,
nascitur, saeculum, gens.
Their gist in your
tongue and province should be clear
Even at this stage.
Poetry, order, the times,
The nation, wrong and
renewal, then an infant birth
And a flooding away of
all the old miasma.
Whatever stains you, you
rubbed it into yourselves:
Earth mark, birth mark,
mould like the bloodied mould
On Romulus's
ditch-back. But when the waters break
Banns stream will
overflow, the old markings
Will avail no more to
keep east bank from west.
The valley will be
washed like the new baby.
POET: Pacatum orbem:
your words are too much nearly.
Even "orb" by itself.
What on earth could match it?
And then, last month, at
noon-eclipse, wind dropped.
A millennial chill,
birdless and dark, prepared.
A firstness steadied, a
lastness, a born awareness
As name dawned into
knowledge: I saw the orb.
VIRGIL: Eclipses won't
be for this child. The cool she'll know
Will be the pram hood
over her vestal head.
Big dog daisies will get
fanked up in the spokes.
She'll lie on summer
evenings listening to
A chug and slug going on
in the milking parlour.
Let her never hear close
gunfire or explosions.
POET: Why do I remember
St. Patrick's mornings,
Being sent by my mother
to the railway line
For the little trefoil,
untouchable almost, the shamrock
With its twining,
binding, creepery, tough, thin roots
All over the place, in
the stones between the sleepers.
Dew-scales shook off the
leaves. Tear-ducts asperging.
Child on the way, it
won't be long until
You land among us. Your
mother's showing signs,
Out for her sunset walk
among big round bales.
Planet earth like a
teething ring suspended
Hangs by its
world-chain. Your pram waits in the corner.
Cows are let out.
They're sluicing the milk-house floor.
Bann Valley
Eclogue
Ecloga della Valle del Bann
Sicelides
Musae, paulo maiora canamus
—VIRGILIO,
Eclogue IV
Poeta
Muse della
valle di Bann, donateci
Una poesia
degna di canto,
una voce a
levarsi come un sipario
In parole
quali E fu o In principio
Si che piaccia
al mio maestro rurale, Virgilio,
E alla bimba
che ci è data. E che io canti,,
cieli, tempi
forse migliori
per lei e per
la sua generazione.
VIRGILIO
Eccoti le mie
parole cui dare luogo:
Carmen, ordo,
nascitur, saeculum, gens-
La loro
essenza nella tua lingua
E provincia
dev’essere chiara
Anche in
questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi,
nazione, torto e rigenerazione,
Poi la bimba
nata e il deflusso
Di tutto
quanto è l’antico miasma.
Tutto quello
che vi macchia, lo filtrate di dentro.
Traccia di
terra, traccia di nascita,
Terriccio
muffito di sangue
Come sul fondo
della fossa di Romolo.
Ma quando poi
le acque romperanno
Il torrente
Bann tracimerà, né più
Le antiche
tracce intercorreranno
Tra la sponda
est e quella che è a ovest .
Rilavata la
valle e la neonata
Poeta
Pacatum orbem:
sono eccessive
Le tue parole.
Anche lo stesso “orbe”
Che cosa sulla
terra gli era comparabile?
E poi, il mese
scorso, all’eclisse diurna,
Cadde il
vento, un millennio gelido,
Nero e senza
uccelli la predispose.
Una quiete
primaria , terminale,
Una nata
consapevolezza,
come nome che
sia alba di conoscenza: lo vidi l’”orbe”.
Virgilio
Le eclissi non
avranno a che fare
Con questa
bimba. Non saprà
Che del freddo
del mantice della carrozzina
Di sopra la
sua testa di vestale.
Alte le
camomille di campo
S’invilupperanno tra i suoi raggi.
Ella riposerà
le sere d’estate
Ascoltando gli
sbuffi ed i colpi
Venire su dai
locali della mungitura.
Fate che mai
lei abbia da sentire
di vicine
sparatorie od esplosioni..
Poeta
Perché mai io
mi ricordo dei mattini
di San
Patrizio, inoltrato da mia madre
ai binari per
il piccolo trifoglio,
quasi
intoccabile, il trifoglio
irlandese, con
le sue sinuose,
torte, tenaci,
sottili radici,
Ovunque sparse
dintorno, fra i sassi
Tra le
traversine, squame di rugiada
Scrollate di
dosso dal fogliame
Aspergendo
dotti lacrimali
Bimba in
gestazione, tra non molto
Discenderai
tra noi. Tua madre ne mostra
I segni al suo
cammino al tramonto
Tra grandi
balle di fieno. Il pianeta terra
come un
dentaruolo sospeso pende
dalla sua
catena del mondo. La tua
carrozzina in
attesa nell’angolo.
Le vacche sono
fatte uscire fuori.
Stanno
inondando l’ assito della stalla.
L’ Egloga
della Ban Valley di Seamus Haney esordisce come una imitazione dell’egloga IV di
Virgilio, ma per il tramite dell’invocazione alle Muse, l’evocazione da parte
dello stesso Seamus Heaney dello spirito del poeta latino si risolve in un
arrovesciamento del senso della sua egloga quarta. E' lo stesso Virgilio che
desiste dal sostenere a oltranza le pretese del poeta irlandese, sul proprio
stesso esempio, di elevarsi a poeta civile secolare nazionale, vaticinante una
rigenerazione millenaristica che abbia inizio dalla nova progenienies della
nascitura nipote, lo disinserisce da ogni aspirazione globale, e torna a farsi
umile di tono per ricondurre il poeta irlandese al mondo dei piantamenti più
terrestri e delle humilesque myricae, a quel mondo agreste da cui Virgilio si
era distaccato ad oltranza nell’Egloga IV, pur di celebrare i fasti consolari
del tempo supremo dell’avvento, con il subentrare della gens aurea di cui è il
rampollo originario i bimbo nascituro, al punto da degradare il lavoro dei campi
al peccato originale e originante di una prisca vestigiae fraudis.
Se egli aveva
presunto che il bambinello ponesse fine a guerre civili che erano ancestrali
quanto lo era Romolo per la romanità, ad attuazione e compimento dell’ordo
dell’ultima aetas, basti al poeta Heaney che la nascitura non oda più le
esplosioni e gli spari di ulteriori guerre civili irlandesi, ed è la rottura
delle acque del parto della nipote nascitura, sono le acque che dilavano la
stalle,- non già il lavacro rigeneratore di una tracimazione generale che
cancelli ogni confine, già simboleggiata dell’esondazione del torrente Bann,
-ciò cui potrà rifarsi per trovare pace, la pienezza effettiva di un orbe che
sia adempimento compiuto, senza che l’eclisse inquietante meridiana valga come
presagio di sventura per la globalità universale, o per la nipotina nascitura,.
Si
rammenta che il fiumicello Bann è un fiume della infanzia pre-Troubles di
Haney, perduto e ritrovato, che nell’Ulster, contea di Derry, nasce presso Toomebridge, “where
the waters of Lough Neagh pour over a weir and become the river Bann.” ( VOICES
FROM THE MARCHES – Boundaries and transmutations in the poetry of
Seamus Heaney, Ratnagarbha Ambrose Gilson editor of Urthona Buddhist arts
Esso si
ritrova in altre due poesie di Electric Light At Toomebridge e Persich, e ad
esso, quale fiume ispiratore virgiliano dei propri ameni luoghi d’infanzia,
subentrerà il Moyola in Human Chain, in Riverbank field e Route 110, XI e XII.
Al professor
Giorgio Bernardi Perini
Caro
professore,
sono Odorico
Bergamaschi.
Lo scorso
luglio, appena qualche settimana dopo il mio rientro dall’India, per il tramite
di una ricerca in internet sono venuto a conoscenza della pubblicazione del
volumetto “Seamus Heaney Virgilio nella Ban
Valley”, di cui Lei è co-autore.
Tale e tanto
è l’interesse appassionato che anima
ancora la mia persistente ricerca su Virgilio e Seamus Heaney, che
l’ho immediatamente acquisito e letto, per
riprenderne la disamina in questi giorni.
Mi è allora
parso che alla eleganza grafica del libro corrisponda la pregevolezza dei
singoli testi, soprattutto della mirabile sintesi, ad opera dello
stesso Seamus Heaney, di come la voce poetica di Virgilio l’abbia inabitato, e
della traduzione che lei vi ha ripreso della duplice stesura della Bann Valley
Eclogue, in cui lei è meravigliosamente riuscito dove per la mia imperizia ho
fallito.
Lei è stato
capace, in modi eccellenti, di convertire
il testo originario in un italiano
la cui letterarietà formale è la stessa ricercatezza idiomatica di una sua
naturalità e fluidità discorsiva, senza venir meno a fedeltà e precisione Penso
alle invenzioni per cui “ Something that rises like the curtain in/ those word””
diventa " Qualcosa che alzi il velo sul futuro”, “earth mark, birth mark”è un
binomio risolto in “ grumo di terra,
voglia sulla pelle”, la tracimazione delle acque del Bann è individuata in “
un lavacro”, nel suo senso purificatore,“as name dawned into knowledge “ si
chiarifica in “mentre il nome/
rivelava il suo senso”.
E che dire
dell” you have to find a place for” che diventa “ un tu dovrai fare tesoro” , di
“ what on earth could match it”, convertito in “ Che cosa mai potrebbe
corrispondervi qui”, o di “ a firstness steadied” tramutato in “ ha preso una
forma di primordio”, per concludere con “ Why do I remember St Patrick’s
morning”, italianizzato a meraviglia in “ Ricordo, non so come, le mattine di
San Patrizio”.
Il breve
saggio Le due redazioni della Ban Valley Eclogue mette in lucido risalto come le
soppressioni di intere strofe nel passaggio dall’una all’altra versione siano
determinate dalla ricerca di un superiore equilibrio strutturale imposto
dalla focalizzazione e compattazione del discorso poetico sul tema che
nel suo decorso si rivela di fondo, il wrong and renewal,domestico e civile,
della rottura delle acque del parto della nipote e della tracimazione del fiume
Bann.
Ciò non toglie
che su alcuni punti non sia concorde, ad esempio sulla attribuzione alla voce di
un laureando di larga parte dei versi espunti, in ragione, presumo, delle
difficoltà di leggere altrimenti “ You would understand us/ latter-day
scholarship boys and girls” che personalmente avevo differentemente così
tradotto, “Ci avresti insegnato// il più moderno modo di educare ragazzi e
ragazze “. Suscitano inoltre qualche mia incertezza le modalità in cui lei ha
pur acutamente colto che avviene
l‘emergenza del tema di fondo, “wrong
and renewal”, che detta l’abbandono delle strofe espunte divaganti sulla
rivalsa poetica di
Virgilio-Heaney nei riguardi degli
usurpatori-veterani delle proprie terre , e le condizioni dei nuovi raccordi
interni al testo..
Per me tale
leit-motiv in Seamus Heaney si
spoglia di ogni valenza palingenetica universale, -fortunatamente-, il che
spiega la caduta anche della strofe finale della versione originaria, la più
bella di quelle rimosse, - in cui gli altri “ preziosi spunti poetici” cui lei
allude, non trovano a mio avviso esiti felici.
In Heaney
ogni afflato di palingenesi o di apocatastasi rigeneratrice finisce felicemente
circoscritto, secondo la Musa virgiliana di lui effettivamente ispiratrice, al
solo ambito dell’incidenza della storia sulle proprie vicende personali, come,
sempre all’ interno di Electric Light , si verifica in Virgil: Eclogue IX e nella
Glanmore Eclogue .
Accadrà poi,
in District e Circle e Human chain,
che la “ violence of the times “ sia da Heaney virgilianamente coinvolta, in
virtù della ispirazione creatrice di Eneide VI, nel ciclo
terrestre, ed ultraterreno, della catena umana di vita e morte dei conoscenti e
dei: propri familiari: l’underworld –underground in
cui è svanito in un’ ombra
dolentemente rievocata il padre
-Anchise, - come già accadde nella traduzione dell’ episodio del ramo d’oro che
fa da epigrafe aSeeing Things, e come avverrà di nuovo nella splendida sequenza
metropolitana da cui la raccolta District e Circle trae il nome -, mentre dopo
una lunga sosta presso il Lete cui
si è abbeverata, esce
dall’oltretomba e torna in vita l’anima che si incarna nella nipotina di cui il
poeta sarà nonno in Route 110, XII, un testo davvero splendido, come già scese
tra i suoi cari la nipotina di cui Heaney si
fa zio nella Bann Valley Eclogue
Credo dunque
che l’Ecloga della Bann Valley andasse ripresentata in tale sfondo
intertestuale, che corrisponde alle indicazioni fondamentali
fornite dallo stesso Seamus Heaney
nella sua allocuzione, e che l’
intero libro andasse coerentemente composto
in coesa conformità.
Entro tali
lineamenti interpretativi penso che non ci si potesse esimere, innanzitutto,
dall’indicare al lettore in quale sito biografico e geopoetico, pre-Troubles,
perduto e ritrovato da Seamus Heaney dopo tali eventi tragici d’Irlanda,
Virgilio compaia nella Bann Valley Eclogue, facendo consapevole il lettore che
vi ravvisa Virgilio in un luogo
ameno dell’infanzia di Heaney ch’è situato nella contea di Derry, dell’ Ulster,
e che esso ricorre in altri due testi, quelli iniziali, della stessa raccolta
Electric Light( At Toomebridge, Perch).
Da una
proiezione nella profondità di campo delle
raccolte più recenti, sarebbe inoltre risultato che al fiume Bann subentra in
Catena umana il Moyola, quale fiume d’infanzia che riattiva “shade and shadows”
virgiliane, sicché Virgilio nell’Irlanda di Heaney lo ritroviamo non solo quale
hedge-school master entro la valle del Bann , ma vi è
non meno evocato a più riprese per far apparire l’oltremondo, lungo il riverbank
field del fiume Moyola, o durante “
a sports day in Bellaghy”, sempre nell’Ulster, mentre in
Glanmore è trasposta l’Ecloga I nel
suo scenario mantovano.
E perché, della
stessa raccolta della Bann Valley Eclogue, ossia Electric Light, non
considerare, con ampio riguardo, le ricorrenze virgiliane della trasfusione
d’orizzonti mantovani e irlandesi nella
traduzione dell’Ecloga IX e nella Glanmore Eclogue,- per non tacere delRamo
d’oro, Eneide, Libro VI, versi
8-148, all’inizio di Seeing thinks-,
di cui le avevo pur fornito, come di Riverbank field, traduzioni non spregevoli,
nonostante la mia maldestra conoscenza dell’inglese.
Colgo
l’occasione, caro professore, per segnararle che in questi mesi è
uscito un saggio su Seamus Heaney e
Virgilio incentrato su Roue 110 di Human
Chain
E rintracciabile
in www.jstor.org
Virgil and Heaney route
110
Michael C. J. Putnam
Arion: A Journal of
Humanities and the Classics
Vol. 19, No. 3 (Winter
2012), pp. 79-108
Published by: Trustees
of Boston University
Article Stable
URL:http://www.jstor.org/stable/arion.19.3.0079
Inoltre ho
ritrovato in rete un sito, che le consiglio vivamente, di un professore ch’è
amico personale dello stesso Heaney, in cui è fornita un’esegesi puntuale di
tutti i testi di Death of a Naturalist, North, District e Circle e Human chain.
Il suo
indirizzo è http://fawbie.com/2011/11/07/route-110/
Con I miei più
cordiali saluti
Odorico
Bergamaschi
_________________________________________________________________________________
A Luciano
Parenti
Mantova, 24
agosto 2013
Gentile Signor
Parenti
Sono Odorico
Bergamaschi, che per il tramite della signora Di Pellegrini l’ha sollecitata a
suo tempo a rifornirlo gentilmente di una copia di Virgilio nella Bann Valley.
Alla luce di una disamina ulteriore, Le sintetizzo quanto penso dell’agile
libretto, secondo quanto ho anticipato al professor Bernardi Perini, con il
quale avevo temporaneamente collaborato alla traduzione di altre poesie
virgiliane di Heaney.
Il libro è di
estrema eleganza e raccoglie testi davvero pregevoli, in particolare
l’allocuzione di Haney ed i lavori traduttori e critici del professor Perini, ma
manca di un saggio di sintesi generale che raccolga le interconnessioni
intertestuali, nell’opera virgiliana di Heaney, che
emergono dai vari contributi. Questi documenti, di conseguenza, permangono nel
loro complesso per lo più una
collezione di testi, fra i quali paiono estemporanei e divaganti quelli del pur
bravissimo ed autorevole Massimo Bacigalupo.
Al contempo
per quanto, quale lettore, ho comunque desunto di quali siano le correlazioni
nella poesia di Heaney ch’è ispirata da Virgilio, penso
che una redazione più “organica” del libro
avrebbe dovuto comprendere almeno i seguenti componimenti del poeta irlandese,
ben tradotti e corredati di note, in
cui 1) Virgilio è da Heaney evocato in terra d’Irlanda , 2) è il tramite per
evocare o far incarnare e venire al mondo “shades and shadows “ della catena
umana familiare di Heaney, oppure 3) si fa voce della voce di Heaney che
ne propizia la trasposizione in
Irlanda, e nei propri casi di vita, degli
scenari mantovani e delle vicende affini di Virgilio che sono evocati
nelle Ecloghe I e IX, per la incidenza
che vi ebbe “ la violenza dei tempi”:
a) Il
ramo d’oro da Seeing Things,
b) Bann Valley Eclogue,
Virgil Eclogue IX, Glanmore Eclogue,
in Electric Light,
c) La
suite di Route 110 e The Riverbank field in Human Chain
d) District
e Circle nella raccolta omonima.
Qualora
intendesse incontrarmi personalmente, sono più che disponibile a risentirci, nel
corso del tempo, fino a metà ottobre, in cui intendo permanere ancora in Italia.
Con i miei più
cordiali saluti
Odorico
Bergamaschi
Piazza d’Arco
6 f
46100, Mantova
Italy.
Telefono 0376
36036
Qualora
intendesse incontrarmi personalmente, sono più che disponibile a risentirci, nel
corso del tempo, fino a metà ottobre, in cui intendo permanere ancora in Italia.
Con i miei più
cordiali saluti
Odorico
Bergamaschi
The Blackbird of
Glanmore
On the grass when I
arrive,
Filling the stillness
with life,
But ready to scare off
At the very first wrong
move.
In the ivy when I leave.
It’s you, blackbird, I
love.
I park, pause, take
heed.
Breathe. Just breathe
and sit
And lines I once
translated
Come back: “I want away
To the house of death,
to my father
Under the low clay
roof.”
And I think of one gone
to him,
A little stillness
dancer –
Haunter-son, lost
brother –
Cavorting through the
yard,
So glad to see me home,
My homesick first term
over.
And think of a
neighbour’s words
Long after the accident:
“Yon bird on the shed
roof,
Up on the ridge for
weeks –
I said nothing at the
time
But I never liked yon
bird.”
The automatic lock
Clunks shut, the
blackbird’s panic
Is shortlived, for a
second
I’ve a bird’s eye view
of myself,
A shadow on raked gravel
In front of my house of
life.
Hedge-hop, I am absolute
For you, your ready
talkback,
Your each stand-offish
comeback,
Your picky, nervy
goldbeak –
On the grass when I
arrive,
In the ivy when I leave.
Il merlo di
Glanmore
Sull’erba al
mio arrivo,
Colmando di
vita la calma,
Ma lesto a
volare via
Alla prima
erronea mossa.
Nell’edera poi
quando parto.
Sei tu, merlo,
che io amo.
Parcheggio,
sosto, sto in ascolto.
Respiro.
Appena respiro e siedo
Quando versi
che un tempo tradussi
Ricompaiono:
“Voglio andarmene
Alla casa
della morte, presso mio padre
Sotto il basso
tetto d’argilla”
E penso a chi
a lui giunse,
Piccolo
danzatore dell’immoto-,
Figlio
rivisitante, perduto fratello,
saltellante
per il cortile,
Quanto mai
felice di vedermi a casa,
Alla fine di
un primo nostalgico trimestre
E penso alle
parole di un vicino
Molto dopo
l’incidente:
“L’uccello su
quel tetto di rimessa,
La sù in cima
per settimane-
Non dissi
niente allora
Ma
quell’uccello non mi è mai piaciuto”
La serratura
automatica
Si chiude di
scatto, il panico del merlo
E’ di corta
vita, mentr’io per un secondo
Colgo la vista
di me stesso
Dell’occhio
dell’uccello,
Un ombra sulla
ghiaia rastrellata,
Di fronte alla
mia casa della mia vita.
Sorvola-
siepi, tutto
Sono per te,
La tua
risposta pronta,
Oogni tuo ritorno
ritroso,
Picchiettante,
nervoso il tuo becco d’oro -
Sull’erba
quando arrivo,
Nell’edera
quando parto..
Il poeta, di
ritorno nel cottage di Glanmore, dove vive da che nel 1972 durante i Troubles lasciò
l’Ulster per la Repubblica d’Irlanda, fra le montagne Wicklow a sud di Dublino,
accettando l’offerta della sua proprietaria, Ann Saddlemeyer, ritrova
un merlo, il cui muoversi saltellante, il
volare via e l’essere schivo di ritorno, come in risposta ad un richiamo, nel
picchiettio del suo becco, gli rievoca l’accoglienza
gioiosa e vivace e al tempo stesso restia, che al suo ritorno a casa al termine
del primo trimestre scolastico presso il St Columb College , gli riservava il
fratellino Christopher, morto a quattro anni per un incidente stradale nel
1953, una tragedia familiare
rievocata già in Mid-term Break,
Questo ricordo
straziante è al cuore dell’amore del
poeta per il merlo, insieme alla rammemorazione dei versi di conforto religioso,
che riconducono la morte del fratellino al suo ricongiungimento con il
Padre celeste.
Un merlo
s’aggirava sui tetti di una rimessa di casa tempo addietro la morte del
fratellino, un presagio della tragedia
che sarebbe occorsa, per una vicina di casa timorosa dei segni infausti.
All’ andarsene
del poeta, nemmeno lo shock dello scatto della serratura della sua vettura
distoglie il merlo più di tanto, nei
cui occhi il poeta si vede come un’ombra di residuo passaggio nella casa della
vita, come se sotto le sembianze dell’uccello l’avesse visitato lo spirito
révenant del fratellino, in attesa,
come il merlo che il poeta ritrova
puntualmente tra l’edera alla partenza, di un suo ritorno in Glanmore prima del
ricongiungimento ultraterreno , dentro la “ human chain” familiare dei vivi e
dei morti., secondo la titolazione
di quella che sarà l’ultima raccolta di Seamus Heaney, ch’è espressa dal ritorno
circolare dei primi versi alla fine del componimento.
Per un
commento più puntuale si veda il magnifico sito:
http://fawbie.com/2012/02/24/the-blackbird-of-glanmore/
oppure
http://www.bbc.co.uk/schools/gcsebitesize/english_literature/poetryplace/blackbirdglanmorerev1.shtml
o si può
udirne la lettura toccante da parte dello stesso poeta in
http://www.youtube.com/watch?v=o6gWx7iUbk0
http://www.youtube.com/watch?v=o6gWx7iUbk0
____________________
Come
allora esulta
a me
incontro e dimmi
"Io ancora
vivo!"
a Sumit
Sen ( 2007-2009)
Ecloga VIII (
Abbozzo)
Come
potei, già una volta,
levare
su di te la mano,
serrarti la gola,
dirti
di volerti morto, anima mia,
quando
tu sei la mia vita e l’amor mio,
e così
di lontano
non so
pensarti che con viscere trepide
nel al
tuo impigliarti ogni giorno nella
ruota del dharma nell’afflizione
che stride,
e il
tuo “ bad Karma” che mi
squarcia ( come ti inasprisci)
sentendo la tua vita senza scampo e senza senso,
il
tuo “ bad Karma” che mi lacera in petto,
e
ritrovi riavverti e la tua vita è senza scampo e senza senso,
anche
ora che con il tuo nuovo tuk tuk, alla sua guida sicura,
(a
prezzo in contanti di che lacrime e sangue della follia d'amore )
a
prezzo in contanti di che follia di lacrime e sangue,
hai la
dignità di un lavoro e un qualche guadagno,
“whats’ news? it
s raining, raining, raining,
only
raining,
mi
ripeti allora al mio ripetermi,
in khajuraho
everyday are the same things,
the same market,
the same business with the tourists,…
You know, lo
sai,
(that )they
don’t respect me, that if
I speak
true,
instead they pay
money, money, money( to the travel Agency,
and don’t see
nothing, nothing, nothing,..”
finchè, oasi radura
di luce,
trovi
un po' di contento nel nuovo tran tran
“ I lose fuel,
time, going every day slowly to the railway station
but I safe my
life, my tuk tuk autoricksaw”
“And Chandu, my
love?
He’ s asking you
cycle,..”
“
Cycle!”, come mi grida la sua voce al telefono
prima
di non volerne
già
più sapere di me, che sono il suo baba,
nella
terra dove straniero
oramai
avrei ucciso un uomo per una scalfittura,
un
ragazzo per un mio livido,
di
ritorno dove anche ogni mite ha voce di lupo,
all'arrivo per mare di altri ancora che cercano scampo (di chi cerca
scampo )(tra i resti cadaveri),
in
infelici tempi di agonie di satrapi
che
prima che le tasche svuotano l'anima
che
svuotano l'anima ridotta/ prostrata in miseria,
assetandola di vendetta al
loro sotto il
(loro) ricatto
al
gravare cumularsi
per il cumulo più
ancora dell'afflizione dei torti
nella
cui morsa più ancora la stringe,
Solo
che risenta la tua voce accorata
e
quanta più luce ritrovo nella tua vita di stenti,
e
allora tu parlami ancora
di
come al sesamo si apre la bocca che schiude il seme
che
può perdersi nel fango (del terreno )se la pioggia continua,
di
come la luce si è spenta di nuovo sulle nostre parole,
sulla
tua cena di solo mango pickle e un po di chappati,
ch'io
approdi ancora ai tuoi lidi d'amore
quando
nelle tue parole sento inumidirsi frusciare scorrere schioccare la
lingua
della
tua bufala che lecca il suo nuovo Lalosha,
e lo
sbadiglio lenisce (impasta)la tua ruvidità di modi,
” For other
things we speack more tomorrow,
“See you later,
kallu, “
“See you later”.
Egloga IX
Sulle rive del Brahmaputra,
in un gothul,
in quale India mai
sprofondare in un sogno,
dove non sia più,
tra la fangosa gente,
che fattomi io stesso pien di
fango
settanta volte sette
per l’ammanco infertomi io ne sani il debito,
dal fondo ancestrale
come da un’infanzia eppur viva
dove sopraggiunge chi vagheggia l’apsara che ad uno specchio
sembra usi a scrivere un pennello
e pur intenta ella al bello gli rammemori
che vivere bene è più che scrivere meglio-
Come i sovrastanti picchi
ed
è un’ascesa, un precipizio, una rinnovata ascesa,
sono i frantumi di un’impervia quiete,
che la colluttazione tra le nostre follie non sia
dove che squarci di luce infinita
al farmi il mastro Geppetto del mio incantevole Chandu,
“Tiger ! Tiger “ egli additandomi
nel gioco continuo di farmi paura,
a
lui di ritorno, al loro conforto di voci,
dall'impeto del Gange alla schiusa dei monti,
superstite al varco dei flutti,
alla loro fede nella mia luce del cuore
sentendo che l'amarli sino alla fine
e
ciò che mi resta di cui sono ancora capace.
29 settembre 2014
estate 2014
Da che quel grido
niente che sia più vita
"Aah my
Sumit, no more life"
16 agosto 2014
"ti sognò, Chandu,
ch'eri qui per la casa"
e in fiore è il giorno.
19 agosto 2014
The Door Was open and the House Was Dark - In memory of David Hammond"
by SEAMUS HEANEY
"The door was open and the house was dark
Wherefore I called his name, although I knew
The answer this time would be silence
That kept me standing listening while it grew
Backwards and down and out into the street
Where as I'd entered (I remember now)
The streetlamps too were out.
I felt, for the first time there and then, a
stranger,
Intruder almost, wanting to take flight
Yet well aware that here there was no danger,
Only withdrawal, a not unwelcoming
Emptiness, as in a midnight hangar
On an overgrown airfield in late summer.
Traduzione personale
La porta era aperta e la casa oscura
Perciò lo chiamai per nome, pur sapendo
Il silenzio questa volta la risposta
Che mi lasciò in ascolto, mentre esso cresceva
Nel retro, sottostante e fuori nella strada
Dove alla mia entrata ( ora ricordo)
Anche i lampioni erano spenti.
Mi sentii, per la prima volta lì ed allora, un’estraneità,
Quasi un intruso, precipitoso di involarmi
Ma ben conscio che (co)là non v’era alcun pericolo,
Un ritrarsi soltanto, un vuoto
Non inospite, come in un hangar a mezzanotte
Su un aerodromo infestato a tarda estate.
Ecloga decima, abbozzo originario
Ora ogni mattina
solo se è il papà che guida il tuk tuk
va Chandu con il farfallino alla scuola delle suore,
di Ajay la voce nuova,
Poorti più di casa,
Vimala che ancora scalpita e sbraita/ e non capisce
che da allora è amore,
non più sesso che Kailash vuole,
“ nel letto comune furono i miei piedi, non Io,
che fecero l’errore di scalciarla “,
"Amico mio, lo so,
è lo stesso/ così anche per me”
Qui dove il continuo privarmi/ negarmi è il mio servizio d’amore,
“ Lo so, ma che almeno comperi per i bimbi
bengali per Diwali"
ignorando l’amico/ che il sacrificio estremo
che fa differire l’emissione del ticket
è trovare in loro la misura,
(il limite) l'irrevocabile che adempie.
" “Tu scrivi a Narendra Modi,
e ti darà un visto for all your life…
Neanche Indhira Gandhi, Nehru,
in America furono accolti con così tanto onore …
/ in America furono accolti come lui…/”
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
1 ottobre 2014