Le
storie della vita di paese di un poeta
Mantova, il 7 gennaio 1998
A chi sia il mio emerito lettore
postumo
Mio carissimo lettore,
grazie, infinitamente, che tu alfine, non saprò mai chissà come, sia
pervenuto a leggermi in questo mio recesso, riaprendo le pagine dattiloscritte
che posi a giacere sepolte nel fondo bibliotecario da cui lei hai tratte.
Da chissà quando, ora che tu mi vieni
leggendo, io sarò già morto e dimenticato in ognuno che conobbi.
E' dunque in te, che in quest' ora
presente di questa sera di uno dei primi giorni dell' anno 1998, il quale giorno
in me è già morto come tra chissà quanti anni e secoli lo sarà per te, mi
vengo illudendo di tornare a vivere nel preciso momento in cui mi stai leggendo.
Che follia pietosa, forse ti dirai,
pensare di vivere chissà quando solo da morti.
Oh, per virtuale che sia tale mia
resurrezione dei morti, credimi, sarà pur sempre più reale dell' esistenza che
qui, ed ora, sono e fui e sarò pur sempre incapace di vivere.
Mentre in questi miei racconti che si
susseguono, seguito a illudermi di lasciarti le crisalidi in cui, ancor giovane,
potei convertire le mie secrezioni larvali in un pò di incanto, ebbi a
tramutare il dolore in aeroliti nel tempo.
Se sei pervenuto sin qui, ti prego,
incamminati oltre nelle loro vestigia.
E se in qualche misura ti avranno
appagato, ebbene, a ringraziarmi tu divulgami tra chi tu stimi ed ami, tra chi
come te sia vivo allora tra i vivi, e
così tu dammi, a me soterico, la solo vita al mondo in cui mi è possibile
esistere.