Kumbakonam, 18
luglio 2007
" Sometimes You don't see
nothing" mi ha detto ieri Kallu in Gangaikondacholapuram.
In
realtà è lui che possiede una visualizzazione mnemonica ed una capacità
di individuazione dei simboli che appaiono
invero formidabili.
Occorreva di certo solo un
pò più di attenzione osservativa per riconoscere chi fosse il
taglialegna che Kallu ha ravvisato prontamente, nelle magnifiche sculture,
tra le quali non riuscivo a intravederlo, della grotta di
Krishna in Mamallapuram, dove la dedizione scultorea naturalistica
alle tipologie della fanciulla che reca sul capo il fascio dell'erba e il
latte in un otre, od alla mucca che lecca con affetto il vitellino, sembra
essere stata propiziata dalla concezione del Dio che si fa carne,
nobilitando l'umiltà del quotidiano in cui si è infuso al proprio
sublime trascendente, nella rappresentazione dell' avatar di Vishnu che
salva pastori e contadini dall' ira pluviale di Indra, insegnandoci la
doverosa sacrificalità propiziatrice, secondo l'arte appresa dalle
maestranze che avevano scolpito nella stupa di Amaravati le jataka delle
vicissitudini terrene in cui si è incarnato il Buddha, con lo stesso
realismo umile ed alto dei loro compagni cinesi di fede sublimi
dei cicli pittorici di Dunhuang, che nell' arte cristiana
occidentale era infuso dall' intento coevo di rappresentare il farsi carne
di Dio in Gesù , nella Sua vita di ogni giorno
Ma occorreva una intuizione
davvero singolare per intendere in Gangaikondacholapuram che
il cerchio sovrastante Shiva e defluente in due linee discendenti
significava il riversarsi dal cielo del Gange provvidenzialmente
incanalato da Shiva, nel Gangavatara,
di cui in Mamallapuram avevamo
già visto la celeberrima raffigurazione eccezionale
a
inizio pagina |