Trivandrum 28 luglio |
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Ieri K. mi ha lasciato, per rientrare in Khajuraho. Di notte seguitava a sognare i suoi bambini. E la moglie, gravida, fa già fatica nel reggere il peso dei recipienti dell'acqua. Per conto suo ha calcolato di pesare troppo sui miei costi di viaggio. I giorni avanti io ho cercato di anticipare in distacco alla stazione di Trivandrum, come se fosse da sempre e per sempre che ci lasciavamo. In Padmanabhapuram, poi, il respiro del dolore si è tramutato nella felicità di essere libero di percorrere da solo le sale del palazzo dei raja di Trevancore. Ma quando sono tornato a cenare da solo nello stesso ristorante, e mi sono ritrovato senza di lui nel disordine della stessa stanza d'albergo, è calata tutta la tristezza della sua assenza. Fai felice ritorno presso i tuoi cari, mio amato, ignaro di quanto nella mia sofferenza, insieme con la tua mancanza, soffrissi della tentazione di tradirti, di liberarmi del gravare di te su tutta la mia vita restante.
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