Chissà
per quale provvidenza rivelatrice, dal pullman non sono riuscito a farmi
scaricare che laddove mi sarei ritrovato nell' Altyn Asyr Park, voluto
dal grande ed unico Saparmurat Turkmenbashi, per celebrare il decennale
dell' indipendenza del Turkmenistan, ossia della dipendenza assoluta del
Turkmenistan dalla sua volontà Presidenziale.
E colà mi è
apparso evidente, che se il grande ed unico Saparmurat Turkmembashi di
alcunchè è in difetto, per essere in tutto e per tutto il
Dio per il suo popolo, è il primo presupposto del senso estetico,
che è il senso del ridicolo di ogni briccone divino.
Come spiegare altrimenti
che abbia potuto accettare di figurare nella statua in cui troneggia il
parco: laddove Egli , come altrove, nella sua perennità intramontabile
imponendo di essere scolpito in bronzo, od in aureo metallo, vi suscita
l'impressione che provoca la dentizione in oro delle genti del Turkestan
come aprono bocca: l'orrore di un demonio terrificante, le sue orbite
oculari due incavi da incubo, invano a protendersi in avanti, in un manto
dal quale anziché esserne sospinto in un futuro radioso, appare
insorabilmente pietrificato nel vento, l'abito un laminato nelle pieghe
esattisime dei pantaloni, il doppopetto lo scafandro impeccabile di una
seconda epidermide della sua pinguedine burbanzosa.
Ma per il suo popolo
che a tale suo cospetto ambisce a farsi fotografare in gruppi familiari,
od in coppia, tale mostro deve apparire il culmine della bellezza possibile,
in quella città fiabesca che deve sembrargli gli sembra l'Asghabat
del centro : ove sfavillano i campidogli a lustro del potere, tra i soli
altri templi, banche, centri commerciali, international hotels, che può
ammettere il culto della sua divinità terrena
Di rimando, sul treppiede
enorme, ieri sera la Sua statua permaneva illuminata al culmine dell'
Arco della Neutralità, ad accogliere le tenebre della notte dopo
la luce del giorno, su ogni via del centro, ora che avevo occhi, che vedevo
finire o culminare in una sua statua od in suo ritratto al vertice.
Non mancava neanche
il megaschermo celebrativo, nella piazza principale, ove il Suo volto
era l'identica faccia del benessere e della prosperità del popolo
turkmeno, Egli sempre sorridente, sempre ispirante fiducia, Egli tra le
messi che mieteva dopo averle fatte crescere copiose, che in telpek celebrava
i riti della fede del suo popolo, benchè al suo Dio si fosse integralmente
sostituito nelle pratiche di culto.
L' occidentalizzazione
nei consumi, sempre che sia ben decontaminata da ogni virus culturale,
prima di tutto nei suoi agenti librari, una modernità che sia senza
ambasce di democrazia o di liberalismo, l'oppio dei popoli che ammannisce
il diktat.
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