Venerdì
Santo
Che incanto, dei cigni,
la quiete animale nello specchio
lacustre,
l'attesa a riva, fra le margherite
e i ranuncoli,
dei germani nel verde smagliante,
nella distesa d'acque poi la madre sul
tardi
che i piccolini riconduce al canneto,
quando c'è sempre, più al largo,
un 'anitroccolino arretrato che
s'affretta al rientro,
- chissà quale la sura , in Yadz,
che illumina ora Hussein,
se può dirmi di che sia, luce coranica,
la carne dei Commensali
alla cena celeste,
nella notte nera che cala su nere
acque,
quando già era da credersi
che del Vaso d'elezione
il reintegro dei frantumi tornisse la
forma,
ove, a presente e futura ignominia di
ogni potenza,
catturate e deportate
centocinquantamila persone
uccise altre centomila, e circa
altrettante fatte perire,
la compassione e il rimorso suscitino
ancora Editti di pietà
per ogni essere animato nella sua vita
anelante,
- l'arco di un'eterna Alleanza
non fu con ogni vivente in ogni carne?-
nell’orto di vestigie d’agonia
in un'identica notte la Sua voce
di amarci l'un l'altro com'Egli
ci ha amati,
identico, il fruscio, in cui vana é ora la voce del vento,
tremanti i soli riflessi
di lumi terreni,
all' orizzonte, sulla finitudine dei
vinti,
richiuso il varco delle morti e dei
canti,
da che un vuoto sepolcro è
l'infinità tombale
delle madri attonite sul figlio
cadavere.
Di che fui colpevole nelle oscenità
rimpiante?
rantolando la carne
nel lividore residuo