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1 agosto 2004 Parte seconda della cronaca di viaggio Ieri sera, in Xian, ai miei nuovi amici e conoscenti cinesi si è aggiunto anche il bravissimo incisore xilografo Ding Ji Tang, che ho incontrato nel suo negozio di opere artistiche e artigianali, situato laddove, provenendo dalla moschea, volgeva al termine l'arteria dei negozi artigianali del quartiere islamico.
Vi ero in cerca del pupazzo di un drago da regalare ad Ivan, il mio carissimo giovane amico, per rendergli omaggio di incarnare per me, come per ogni altro suo amico, nel suo bramito di vivere, nei suoi sogni di calciatore, niente di meno che il gran DragoSogari. Non appena a Ding Ji tang ho detto di che nazionalità fossi, " Mo-de-la! ..Mo-de-la!.." ha iniziato a ripetermi . Nel termine che insisteva a sillabare con gratitudine per ciò che per lui significava, non ho tardato a riconoscere la storpiatura del nome di " Modena". Perché mi rievocasse la città emiliana, me lo illustrava il depliant di una mostra di pittori naifs tenutasi nel 2001 in quel di Castelvetro, agli esordi dell' Appennino modenese, alla quale egli figurava come partecipante. Ed ora, insieme con una collezione di cartoline delle sue incisioni, un bene augurante draghetto in stoffa che da lui ho acquistato è stivato nel fardello di uno dei miei zaini, e non giace riposto tra i soli residui immaginari dei miei rimpianti ulteriori, come il tigrotto e il ranocchio e gli altri fiabeschi animali che comparivano nelle ceste del suo negozio, deliziandomi quali le creature di quel sogno in cui la vita riappare incantevole, che aleggiava ancora in tutta la dolcezza dello sguardo e dell’affabile sorriso di Ding Lo stesso incanto è la deliquescenza del venusiano strabismo che aggrazia la damina della tomba della principessa Yongtai ,
di cui non preservo che l’ immagine di una copia larvale, destinata ad esacerbare anch’essa il rovello dei rimpianti di quanto ho dovuto tralasciare sulla via di Pechino, pur di giungervi, allorché torno ad affliggermi di avere sacrificato l’ acquisizione della riproduzione dell' originale mirabile, al solo acquisto dei cataloghi degli affreschi dei mausolei, d'epoca Tang, del principe Zhanghuai e del principe Yide. Mi consola, nel loro inasprirmi, il pensiero che se tali e tanti sono i rimpianti, per ciò che ho tralasciato od ho perso l'occasione di vedere, a tale e tanta distanza, dopo essere giunto dove alla partenza non favoleggiavo nemmeno di poter arrivare, pur sempre ho di che essere esaltato per quanto ho già recuperato o ritrovato, in Xian, quando credevo di non potervi più essere di ritorno vita natural durante,. Nel lasciare l'antica Changan, per pervenire a Pechino, non avrei minimamente supposto di ritrovarmici di nuovo solo una settimana dopo, sugli stessi passi, e di potervi compiere la visita mancata- all' andata- della pagoda piccola dell' Oca, assai più antica e affascinante, nella sua templarità vertiginosa di montagna buddista, che non la pagoda dell'Oca grande, di essa più monumentale e basta.E' cinta da un recesso sacro traboccante di verde, che ne sommerge le basi, uno dei pochi siti ameni preservatisi dell' antica Changhan. Ne sorge come se vi elevasse dal folto di un residuo di foresta, annidato tra la selva di grattacieli e la contaminazione dei combustili fossili dell'odierna Xian.
Nemmeno mi sarebbe stato immaginabile di ritrovare l'occasione di raggiungere a piedi l'angolo più bello del giro delle mura in cui Changan accoglieva o vedeva partire i mercanti e ogni altro viaggiatore della via della Seta, che avevo avuto modo solo di intravedere dal pullman, o dal taxi. Ma l'incanto di quel tratto di mura si disvelava nascervi dalla sopraelevazione di giardini e pagode, e pontili flessuosi e cipigli di erbe ruderali , sul precipitarsi schiumante , nei canali di cinta, delle acque nauseolente e luride delle discariche urbane.Ai bordi del bacino, ove scorreva rialzata la strada, un banchetto di angurie era di ristoro ai passanti, che per un solo yuan potevano immergere nella polpa del frutto la loro polpa dentaria. Così come quei passanti nella polpa zuccherina dell' anguria, la generalità del cinesi, appare immersa nella verità del Tao che di sostanziale c'è il solo divenire in cambiamento, più di quanto non creda nella sua insostanzialità, stando a quanto recita la versione opposta delle pagine iniziali del Tao te king, da cui si fa discendere una verità opposta del suo insegnamento- situato al centro e nel cuore esoterico della Grande Cina, da cui irradierebbe il confucianesimo medesimo, come sua vulgata essoterica, alla circonferenza esteriore della volgarità del traffico in cui mi sono poi reimmerso, per non mancare all' appuntamento con la partenza del treno per Lanzhou e la regione del Ganshu.Non volevo ripetermi nei patemi del distacco da Pechino,- quando mancavano poco più di due ore alla partenza del treno, e mi trovavo ancora tra le vestigia decadenti del palazzo d'estate imperiale. Nel traffico di Pechino sarei rimasto ingorgato ore e ore. com'era successo all' andata, se avessi presso l'autobus che m'avesse ricondotto allo zoo, e dall' ingresso allo zoo l'autobus per il centro della capitale. Restava poi da raggiungere l'ostello, dall' ostello la stazione ferroviaria... Ho escogitato di scendere, priesso lo zoo, ove il percorso dell' autobus si avvicinava a quello della linea metropolitana principale, che corre lungo il perimetro delle antiche mura scomparse di Pechino, per raggiungerne a piedi la più vicina stazione di Xizhimen. Si sono così accorciati i tempi in cui ho potuto ritrovarmi all'uscita a est della Città proibita, restava pur sempre da percorrere gran parte degli hutong che la fronteggiavano oltre i canali, prima di arrivare sfiatato allo youth hostel, e potermi sentire dire, mentre l'addetto chiamava un taxi, che ero "a little late", ma che potevo ancora farcela, come ho sempre confidato che potesse avvenire, ma di cui ho avuto la certezza solo nel batticuore con il quale, sceso dal taxi, ho iniziato a risalire e ridiscendere tutte le scalinate della stazione, a dieci minuti e poco più dalla partenza imminente. Tra l'una e l’altra interminabile sosta del treno per lanzhou, ripasso intanto in visione le riproduzione degli affreschi dei mausolei della dinastia Tang, i cui originali in Xian per me sono diventati un vagheggiato. miraggio. Avrei dovuto sostarvi fino a mercoledì prossimo, prenotando in anticipo, per poterli vedere nei sotterranei climatizzati del Museo regionale dello Xanxi. La fluenza del procedere della dame in attesa, il disporsi questuante degli eunuchi, il serrarsi in ranghi degli alabardieri e la processione delle guardie d’onore, nella sottigliezza in cui si profilano e si sublimano al servizio della corte imperiale, vi appaiono sospesi in un “aere senza tempo”, la stessa in cui si tramano le architetture inabitate, metafisiche, dei padiglioni delle torri dell’ orologio, delle scale di toni ascendenti delle loro rampe, ma è una sospensione che si ravviva in natura animata solo che entrino in scena gli animali approntati per le cacce, come avviene nel segugio che lambisce i fianchi di un uomo che reca in mano un beccaccino, e lo fa volgere a sé, con uno scarto che è ritorno di vita che si rimette in moto . Nel mausoleo del principe Zhanghuai, il retaggio aulicizzatosi dell' arcano animalistico dell' arte delle steppe, slancia in splendidi galoppi volanti, i cavalli di cacciatori e giocatori di polo ad essi in sella, che lo scambio, o l'affrontarsi del gioco, volge a un rapporto d'azione l'uno con l'altro, in una successione serrata di falcature di dorsi animali distesi, sfrenati in avanti, o che incalzati si volgono indietro e si contraggono, nella scansione astraente degli stendardi mossi dal vento, che avviva di rosso carminio i bruni e gli ocra di cavalli e cavalieri.Anche eunuchi e dame serventi, gli ambasciatori stranieri convenuti a corte, non attuano della semplice compresenza formale, come accade alle figurazioni di cortigiani ed armigeri nella tomba del principe Yide, ma si scrutano e si volgono l'uno all'altro, giungono tra loro ad interrogarsi, a intercedere o a richiedere, delle fanciulle sono indotte pur anche a imbizzarrirsi o incapricciarsi , alla sola vista di un uccello o di una cicala, o se sono mosse dal vento che le scompiglia, finanche, una di esse, si inflette in una danza... Mi interrompe ora il riaffacciarsi, ai vetri dello scompartimento, dei bambini e fanciulli che mi sono stati la più deliziosa compagnia, tra l'una e l'altra delle continue soste del tragitto, e mi lanciano in dono dei loro dolcetti sulla cuccetta, una caramella, un torroncino, nel dileguarsi lungo il corridoio della loro infanzia ridente
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