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Caro amico, ti scrivo
4 giugno 2012
"Da ieri sera qui non sono
pervenute ulteriori grossi scosse fino ad adesso. Ma un
certo traballio è continuo...Qui a Mantova riusciamo ancora
a stare e a dormire in casa, pur se vestiti e " senza andar
sotto" le coperte, con le ciabatte a portata di piede...E
'già una gran bella differenza rispetto a chi nelle nostre
Basse si ritroverà a dormire in macchina anche stanotte. Di
novità c'è che l'anno scolastico in città è stato dichiarato
finito e che il mercato è stato spostato- Quanto alla
pioggia è soprattutto un bene per l'agricoltura, credo.
Occorre tener conto di tutto.
Ciao
Odorico
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9 giugno 2012
Allahu akbar, Dio è
davvero il più grande. Ne ha sconvolte tra noi di cose il
terremoto, nell’ordine materiale ed ideale, con la stessa
ironia tagliente che credevamo riservata al magistero della
storia.On namah Sivaya. E ci si arrenda alla Sua volontà
conseguente.
Chi difendeva il proprio
campanile come proprio simbolo identitario, che avrebbe
dovuto nei secoli dei secoli svettare in esclusiva tra le
nostre campagne, e non tollerava che condividesse lo slancio
di minareti o di pinnacoli di gurdwara sik, ora possiamo
ritrovarlo in prima fila per il suo abbattimento, per non
condannare il proprio centro abitato a non risorgere mai
più, sotto l’incombere della minaccia del suo crollo sismico
sulle case sottostanti.
E la ragazza sik, che qui
è cresciuta, si rattrista sino alle lacrime alla sua caduta,
talmente si è trasfusa nella civiltà padana.
Chi vedeva nel verde dei
campi una natura amica (incontaminabile, o ancora
incontaminata), da salvaguardare dal demone
divoratore inghiottitutto del cemento, ora deve affidare
anzitutto al bruto cemento e al neoprene armato la sua
difesa dalle insidie che la natura cela nel grembo, da che
sotto il suo sguardo esse l’hanno percorsa terrificanti,
sollevandola insieme con i nostri municipi, mentre chi
ancora ritrovava finora il bello solo nella sopravvivenza e
nella reviviscenza dell’antico, a meno di non
figurare grottesco senza più indulgere in
malinconie ossessive deve accogliere l’idea che il bello –
come è avvenuto così di frequente nel passato- sopraggiunga
in nuove epifanie attraverso l’abbattimento forzoso delle
vestigia periclitanti degli edifici storici, per care che ne
siano le memorie di cui sono gravide, pena il trasformare in
ruderi inabitati intere comunità agricole. E con il destino
dell’idea antiquaria di bello si fa improcrastinabile, in
loco, la renovatio di quello dell’idea ecclesiastica di
bene.
La chiesa che credeva di
poter ritardare i rendiconti della propria dogmatica con la
contemporaneità, ora è qui costretta a schiudersi alla fede
di chi si rifiuta di leggere i disegni di un Dio sovrano
onnipotente in quello che accade, deve negarsi la
temerarietà di credersi il gregge salvaguardato da Dio come
suo popolo eletto rispetto a chi Dio avrebbe castigato con
la sua ira sismica.
Ma sarà così in grado,per
evitare altrimenti il discredito integrale,
di attendere a sacralizzare il secolare e a secolarizzare il
sacro, come richiedono le circostanze ed è il suo compito da
sempre, evitando di curarsi delle anime che stanno nelle
chiese più di quelle rimaste impaurite nelle tende o che
sono già al lavoro nei campi, più delle macerie delle propri
luoghi di culto che di quelle di capannoni e fienili e case,
spezzando il pane e versando il vino sugli altari come sui
tavoli domestici e di lavoro, pregando attraverso la
preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e di
amore solidale.
Ma così, risulta evidente,
non è stato e non sarà consumato- ossia adempiuto- che ciò
che era già ed ovunque è nelle cose. Che ciò cui è vano
opporre resistenza.
Il terremoto, detto
altrimenti, manifestandosi ri-velazione.
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No more cooking, now
9 giugno
2012
“ No more cooking now, mi
diceva Kailash l’altro giorno, di fronte a un movie a notte
inoltrata.
Io ero di ritorno da
Milano, dove mia madre ha finito di vivere da sfollata
presso mio fratello, ed egli in assenza di nuove ricette da
sfornarmi, poteva dirmi di come ogni prezzo sia in aumento
in India, al pari della criminalità più efferata di ladri di
città e di villaggi. In Satna, come in Indore,. Altro che
ciò che io avevo subito sotto i suoi occhi nei vicoli di
Pahargangi.. Ed io potevo diffondermi sui miei itinerari ed
incontri in bicicletta per i luoghi del sisma, tra campi e
capannoni industriali, prima di sopraelevarmi sulla loro
distesa lungo l'argine del Po- mentre egli non può più
raggiungere Viatal che per la strada ordinaria, via
Chadnagar, evitando il percorso tra i campi e la giungla
popolata di ladri.
Com’era di conforto la sua
quiete mentale, che potesse ridere dicendomi di Poorti, Ajai,
Vimala , Chandu, di quest''ultimo rasserenandolo l'appetito
che di nuovo manifesta, ora che si ciba di mango e di tanta
altra frutta, di milk e chappati, non solo del latte di
Vimala, tranquillizzatosi che sia solo perchè sta crescendo,
come gli ha detto il dottore, che le settimane scorse
mostrava anche le " ossa dello stomaco", il che aveva messo
Kailash in apprensione angosciata. Ma tale sollievo, per
tali ragioni, non era come se nessuno mancasse all’appello.
E tutto non fosse per inabissarsi di nuovo nella sua
perdita.( Mio Sumit, bambino mio.)
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9 giugno
2012
SPERIAMO CHE SAPPIANO
SCEGLIERE BENE ... PER UN PAESE FINALMENTE LAICO, PER I
DIRITTI DELLE DONNE, PER LA VITA CHE PRIMA DI TUTTO E'
PORTATA DALLE DONNE. Si enfatizza così, in maiuscolo, in un
post (di M. F.) editato su facebook, alla rimessa in
discussione della legge 164 che regolamenta in Italia il
diritto di abortire.
Io mi chiedo soltanto che
cosa saremmo ora io, il mio amico indiano e sua moglie, se
non avessimo dato la vita al bambino ch'è sopraggiunto dopo
quello che ci è morto. E chiedo rispetto per chi come me è
contro l'aborto e si ritiene ugualmente laico
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VINCENZO II IL NE-FASTO AL
POTERE
13 giugno
2012
Domenica scorsa presso il
museo diocesano di Mantova si è felicemente chiusa la mostra
su Vincenzo I, Il fasto al potere, “ felicemente” è davvero
il caso di dire, come quando si pone fine ad uno scandalo.
Che di scandalo cristianamente si tratta, quando un museo
diocesano rende l’omaggio di una mostra a un personaggio
storico siffatto, celebrandolo come “ splendidissimo duca”,
“ ammantato di sacralità”, in tutto “ il fasto di un
principe dispiegato nella magnificenza dell’oro”.Si sorvoli
pure sulla sua leggerezza omicida che pose fine
all’esistenza terrena di lord Crichton, come così
suggestivamente fa il filmato della mostra, sulle “spavalde
scorribande …della sua prorompente vitalità”, né sarò io a
scagliare la prima pietra sui suoi eccessi sessuali,
talmente il Serenissimo può risultare in virtù di essi
ancora più simpatico ai chierici curiali, “ così fatto è
questo guazzabuglio del cuore umano”, ma ciò che non taccio
è la grazia di cui sovrabbondano le sue vittime più
strazianti, in virtù di quanto egli ha provvidenzialmente
peccato, come si compiace di giustificarlo un curatore
blasfemo della mostra
Mi riferisco innanzitutto
a Jonadith Fraschetta, ebrea di 77 anni, che il giorno 22
aprile 1600- quando Vincenzo I era nella pienezza dei suoi
poteri sovrani e delle sue facoltà mentali- sulla piazza del
Duomo di Mantova, venne bruciata viva per essere stata “
Striga, over per avere magliato molte persone in vita sua et
specialmente una monaca dell’ordine di S. Vincenzo in
Mantova la quale di già era ebrea e poi fatta cristiana...”,
come riferisce la cronaca manoscritta di certo G.B.
Virgilio, fattore rurale dei Gonzaga.
“Al quale spettacolo-
riporta Antonino Bortolotti, colui che ritrovò negli Archivi
di mantova e nel 1891 presso la Tipografia delle Mantellate
pubblicò la cronaca in “ Martiri del libero pensiero”,-
furono presenti il Duca,”- ossia il nostro Vincenzo I, per
l’appunto-, “e la Duchessa di Mantova, Margherita duchessa
di Ferrara e Anna Caterina arciduchessa d’Austria, venuta da
Inspruk, oltre una straordinaria folla di curiosi”. “La qual
Jonadith ebrea- seguita la cronaca originaria- legata con
molte funi in piedi ad una colonna di legno sopra una gran
quantità di legne, alle quali dopo di esser stato dato fuogo
da tre ebrei che la confortavano, duvi ( due) se ne
fuggirono et il terzo qual era vecchio et tanto intento al
suo ufficio fu quasi per restar con essa lei nelle
fiamme…Nel qual mentre si bruciò le funi colle quali aveva
legato le mani; et con la mano destra si faceva difesa dal
fogo alla faccia soffiando anco colla bocca, ma poco gli
valse perché incontinente se ne caddi nelle fiamme et così
fini la sua vita”
A tale misfatto fece
seguito una grida del 1603, con la quale Vincenzo I invitava
ogni uomo alla denuncia di persone che “ con malìe,
stregonerie, incanti …e in altro modo malvagio o arte
diabolica” provocavano danni frequenti ed atroci,
promettendo non solo che il nome dell’accusatore non sarebbe
stato rivelato, ma che a chi avesse fornito delle prove,
tali da garantire almeno la tortura dell’imputato, sarebbe
stato concesso il riscatto dal bando capitale o da altre
eventuali pene a cui fosse stato condannato, oppure che ci
avrebbe guadagnato del denaro.
E’ una sovrabbondanza di
grazia che può risultare finanche eccessiva pure per le
anime più arrese al “serenissimo” duca, se si rammemorano
anche i sette ebrei che l’anno prima , agli inizi d’agosto
del 1602, colpevoli di null’altro che di essersi fatti beffe
del fanatismo predicatorio antigiudaico del frate
francescano Bartolomeo Cambi, ci rimisero la vita, per
permissione del duca, perché furono” appiccati tutti ad
un’alta forca coi piedi in suso, e con le berrette gialle…
con questa inscrittione in lettere maiuscole. “ Per haver
schernita in derisione della Religione Christiana la parola
di Dio”.
E lo stesso Vincenzo non
seppe poi far di meglio, nel riguardo degli ebrei, che
differire di rinchiuderli nel ghetto fino al 1610.
Non mi si dica, a tal
punto, che copre i suoi peccati la grandissima fede
dell’uomo, giacché in catalogo è degradata a “manifestazione
vistosa ma incoerente e superficiale”. Forse occorre davvero
arrendersi a ciò che lasciavano balenare ori e splendori, e
rifarsi alla “magnifica liberalità “ pari a quella “ di un
re” che lo guidava, nella istituzione di ordini religiosi e
per i reliquari e cripte di cui fu generoso con la nostra
Chiesa, per spiegare il rendimento di grazie, e l’
indulgenza, pressocchè plenaria, concessa ad un duca
siffatto da una mostra così empia.
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Su Madre Teresa e l’amore
del prossimo- discutendone con Valentino Giacomin
15 giugno
2012
Ciao Odorico.
Non ti ho piu sentito. Dove sei? Cosa stai facendo? Dimmi
che cosa, concretamente, posso fare per aiutarti ad avere un
visto per l'India.
Mandami proposte concrete.
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
sono in Italia dal 9 maggio.
Farò rientro in India alla metà di luglio, spero con l’employment
visa, valido per un anno, che stando a quanto mi ha
indirettamente attestato il console di Milano, mi è
assicurato dal contratto di assunzione che ho ottenuto, come
insegnante di Italiano, presso le scuole di Khajuraho dove
io ed il mio amico abbiamo trasferito i nostri bambini.
Ho già provveduto ad acquistare la versione più aggiornata
del corso Espresso per stranieri anglofoni delle Edizioni
Alma, conforme ai principi della glottodidattica .
Cosi stanno ora per me le cose, sempre che il console non si
smentisca
Nel ringraziarti vivamente della disponibilità che mi hai
espresso, per ulteriori ragguagli sui miei intenti culturali
in India ti segnalo il sito in cui li ho formulati
www.bapuculturaltours.org
Dimmi se i nostri progetti possono incontrarsi.
La mia famiglia indiana vive temporaneamente un’esistenza
tranquilla, e a tutti loro voglio il bene che sanno
guadagnarsi “ tutti gli esseri senza pretese”
Ma nemo propheta in patria.
La realtà economica di nuovo è allarmante, la situazione
politica richiede infinita sopportazione e pazienza, mentre
il mondo ufficiale cattolico mi è di scandalo a tutti i
livelli, Quanto al terremoto che ha investito le mie zone,
mia madre è rientrata in Modena sabato scorso, da Milano
dove stava presso mio fratello, ed io a Mantova riesco ora a
dormire senza più apprensione nel mio appartamento.
E su di te e le scuole del Progetto Alice?
In merito ad Ut unum Sint, ti allego l’obiezione che mosse
Panikkar alla interpretazione di Matteo, 25, 31-40, che è
stata espressa da Madre Teresa e dalle suore del suo ordine,
alla quale hai fatto riferimento nella tua opera. Essa è
racchiusa nella nota soggiacente al passo seguente di un mio
articolo-recensione sulla teologia di Dietrich Bonhoeffer
che ti allego per intero
“Ma per Bonhoeffer la religiosità che finalizza
individualisticamente alla salvezza dell’anima le opere di
carità, non è conforme alla fede nella rivelazione attestata
dalle Scritture, che raccomanda invece la gratuità
disinteressata dell’amore verso il prossimo, cui è analoga
la solidarietà fraterna degli uomini propugnata da Camus,
come in Matteo 10, 8 “ Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date” (o in Matteo 25, 31-40, ove solo perchè
gratuitamente abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto per i
fratelli più piccoli, senza cercare la nostra salvezza,
inconsapevoli di farlo a Cristo, Egli può dire che
salvificamente: “ ogni volta che avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto
a me”)1
1) In tal senso Raimon Panikkar confidò a Raffaele Luise di
avere bonariamente provocato le suore di madre Teresa “
Tutto quello che fate per amore di Cristo non vale niente”
dicevo loro. “ Signore, quando ti abbiamo visto nel povero e
nell'affamato? Se ti avessimo visto, li avremmo soccorsi.!”
No. Se non lo fai per amore di quella persona precisa che
incontri” dice emozionandosi” non vale”. ( Raimon Panikkar,
profeta del posdomani, Edizioni Paoline, 2011
Love
Odorico
Ecco la storia di cui ti accennavo. Dovrebbe essere la
sintesi del percorso (iniziatico) di Alice. C'e anche una
parte del commentario che alcuni amici stanno preparando
(come guida per gli insegnanti o genitori).
Love
Valentino
Ps. Ho dato una scorsa alle note che mi hai mandato. Devo
essere sincero: mi hanno fatto venire un moto di disgusto e
rifiuto. No, non c'entra il contenuto, non c'entrano i
concetti, ma e' l'approccio ai temi spirituali, religiosi,
teologici che mi porta ad un rifiuto di... pancia e di
testa.
Questa gente sembra divertirsi nell'uso delle parole, delle
frasi, delle chiose, dei distinguo, delle sottili analisi
che non dimostrano nient'altro a quale livello ginnico può
arrivare la mente speculativa.
E' il grande difetto dei teologi: chiacchierano,
chiacchierano pensando di interpretare il pensiero di Dio.
Magari dicono anche cose sublimi, ma perché non se ne stanno
zitti?
Perché non comunicano con il silenzio?
Che stanno a parlar, a scrivere, a pontificare, a
teologicizzare?
Zitti, per favore! Parlare di Dio e' impossibile. Lo capì
Sant'Agostino (vedi storiella dell' angelo sulla spiaggia).
Dio e' oltre ogni parola, ogni pensiero.
Se e' così, che cosa stanno a blaterare tutti questi dottori
del Tempio?
Giocano con le onde, invece di avere l'umiltà di immergersi
nell' oceano
Love
Valentino
Caro Odorico, sono sicuro che ti daranno il visto di un
anno. Poi dovrai sbatterti con la polizia locale per la
registrazione e andare a Delhi, nel lager dell"Home Minister,
che e' la quintessenza della provocazione e arroganza
indiana.Se superi quella barriera di mostri della
burocrazia, sei salvo.
A proposito del mio libretto "Ut Unun Sint" e la citazione
di Madre Teresa, non ho ben capito che cosa critichi Panikar.
La motivazione delle suore? L'azione dell'amare per amore di
Gesu', quindi un amore non disinteressato? Vuole dire
questo?
Se e' cosi', non era la motivazione che io volevo mettere in
luce nel passaggio da te indicato, perche' quella apre un
capitolo a parte. Non voglio iniziare una conversazione
prima di essere sicuro che tu ti riferissi proprio a questo.
Quindi, aspetto lumi.
Non so se Luigina ti ha accennato ad una seconda dispensa
(italiano-inglese) intitolata le 35 inconsapevolezze.
Nell'appendice, solo per italiani (visto che parlo del mito
della creazione dell"Eden) ho voluto portare il mio modesto
contributo per rivalutare la figura tanto odiata e
disprezzata di Eva, quindi della donna, quindi del
femminile. Secondo me, la tragedia della Chiesa cattolica,
la sua debolezza psicologica e morale, sta proprio nel fatto
di non aver integrato il Femminile (lo faranno i Padri della
Chiesa rivalutando la figura di Maria, ma tardi!) e l'ombra
di Satana (il male). Due elementi importantissimi per la
sviluppo della coscienza in modo equlibrato. L'origine di
questo "peccato della separazione" la collocherei proprio
nella pessima intepretazione del mito delle origini, che e'
stato assurdamente proposto in modo letterale e non
esoterico. Sarebbe come leggere la Divina Commedia a un
bambino. Che cosa puo' capire se non conosce la storia, la
teologia?
A noi e' stata imposta una interpretazione della Bibbia
infantile. I risultati sono catastrofici.
C'e' un altro modo di leggerla?Ovvio. Basta chiederlo agli
ebrei, ad esempio, oppure ai mistici.
Tenendo conto che la missione di Alice e' di Unire e non
dividere ulteriormente le menti dei bambini, ho pensato
fosse mio dovere offrire spunti interpretativi diversi dei
miti della nostra tradizione cristiana.
Di qui, la visione di Eva come Madre coraggiosa, che rifiuta
di vivere in uno stato di "beata ignoranza" per iniziare un
viaggio duro, difficile, rischioso, doloroso di conoscenza e
autoconoscenza.Adamo rappresenta la nostra coscienza allo
stato infantile. Eva,la Sophya, compie il primo passo verso
la liberazione da questo stato primitivo, incosciente,
accettando il rischio annunciato da Dio, "morirete". Dio
stesso, con questo monito, conferma lo stato di
imperfezionedei progenitori. Conferma che vivevano in una
condizione dove la morte non era esclusa, quindi vivevano,
direbbero gli Indiani, nel sansara non nel Nirvana (dove non
c'e' ritorno). Eva ha accettato di morire. Morire a che
cosa? A uno stato di sonnambula, zombizzata, senza un ruolo,
senza responsabilita', a parte quella di "curare" il
giardino, come aveva chiesto Dio. Come lo curasse non si sa,
ma si sa come i progenitori ne sono "usciti". A testa bassa,
per la vergogna, ma finalmente se stessi. Grandioso, no?
Ti mandero', se riesco a far partire il file, il testo.
Per il resto, tutto bene.
Sto preparando una nuova serie di storie, questa volta in
Italiano. Non so perche', ma ho la sensazione che il terreno
di... missione si stia spostando dall'India all'Italia, che
sta diventando terzo mondo, cioe' povera in tutti i sensi.
Le scuole vanno bene. Quest'anno in classe X e XIIabbiamo
avuto il migliore risultato in assoluto nella storia del
Progetto: 90 per cento First Division in classe XII e 75%
nella classe X.
Ti mandero' le ultime storie che faranno parte di un
libretto che conterra' un racconto principale e un
commentario (per gli insegnanti).
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
ti prego, puoi chiarirmi perché dovrei finire nei lager
dell’Home Minister?
Credo che tu abbia ben inteso bene la lettura evangelica
dell'amore del prossimo di Raimon Panikkar
E’ possibile perdere evangelicamente la propria vita,
l’amore del prossimo “ vale” a questo, solo se lo amiamo
proprio nella sua sporcizia e nelle orribili piaghe che
devastano il suo corpo, per usare i termini cui hai fatto
ricorso in Unum Sint (“ per amore preciso della persona” che
in lui incontriamo, secondo Panikkar, ), pena altrimenti il
venir meno al nostro essere uomini.
Per me è una asserzione critica fondamentale, perché
chiarisce quale atteggiamento mentale renda possibile una
trasfusione dell’amore del prossimo nel karma-yoga.
Madre Teresa è davvero una figura spirituale assai
ambivalente.
Se è vero ciò che ha indotto Hitchens a scrivere La
posizione della missionaria, amare Cristo nei poveri
comportava per lei il condannarli a morire nell’estrema
sofferenza, senza il conforto delle cure mediche possibili,
perché nella sofferenza si assimilassero quanto più
possibile a Gesù dolente sulla croce.
Non mi è pervenuto alcun testo corrispondente alle 35
inconsapevolezze, mentre dispongo de “Il fungo magico e il
mistero della vita” e di “Perché le persone gridano”.
Mi sono apparsi davvero testi meravigliosi, anche se “sapevo
già la morale della favola”.
Mi dispiace per te che tu abbia espresso, in margine, un
tale rigetto nei riguardi della teologia di Dietrich
Bonhoeffer. Che cosa ti perdi…
Comunque, nonostante la posizione che hai manifestato, ti
trasmetto i file in PDF del corso sulla reinterpretazione
della Genesi da parte di André Wenin, che ha tenuto il
parroco della basilica di Sant’Andrea in Mantova , dato che
ad una lettura infantile della Bibbia, concordemente, fa
risalire in termini di estremo interesse, quali i tuoi, gli
esiti catastrofici della teologia occidentale.
India ed Italia, verso cui senti che si sta spostando il tuo
terreno di missione, in verità mi sembrano afflitte l’una
non meno dell’altra dalla stessa miseria, il primato di cui
sai benissimo della civiltà tecnologica su quella della
sapienza dell’amore che è Spirito, come rivela il venir meno
dell’educazione umanistica in entrambi i sistemi scolastici,
secondo le recenti diagnosi lucidissime di Martha Nussbaum.
Congratulazioni per i felici esiti delle tue scuole. E
grazie di esserti ripromesso di inviarmi le tue ultime
storie.
Un consiglio tecnico.
Ai tuoi collaboratori puoi chiedere il download dei
programmi open source di Open Office. Ti permetterebbero,
con una semplice operazione, di esportare tutti i documenti
e testi che invii in formato Pdf, più agevoli ad aprirsi e
inalterabili.
In spirito d’amicizia
Odorico
Ciao Odorico. Quando parlavo dell'Home Minister, volevo dire
che quando avrai ricevuto il visto di un anno, per lavoro,
devi registrarti al posto di polizia dove lavorerai. Loro ti
rilasceranno un residential permit, ma quando chiederai il
rinnovo, o il prolungamento, allora dovrai seguire l'iter
burocratico: la polizia mandera' il file a Luknow e da li' a
Delhi, appunto, alla Home Minister, che ti convochera' per
un colloquio. E' l'incontro coni funzionari che e' un
incubo. La quintessenza dell'arroganza, dell'insensibilita',
del razzismo. Se sbagli una parola, addio permesso. Sono
contro i volontari. Sono contro gli stranieri in generale.
Quindi, bisogna mettersi nelle mani della Provvidenza. Se
puoi evitare di incontrare quella gente, meglio. Dipende
dalla polizia locale. Comunque, non tutti hanno una
esperienza traumatica. Anche i funzionari vanno a simpatie.
Male che vada, ti fai dare un secondo visto da Milano.
Quindi, avevo capito bene: la motivazione. Da anni, sono
critico nei confronti di Madre Teresa e del suo Ordine. La
cito perche' mi fa comodo, perche' ha avuto delle
intuizioni, ma non e' certo un esempio di santita' come la
intendo io. Era razzista, fanatica, crudele, fondamentalista
e, anche, disonesta. Disonesta perche' ha usato (e usano
tuttora) dei fondi delle donazioni per mantenere il suo
Ordine religioso missionario che non e' interreligioso, ma
fanaticamente cattolico. Un conto e' che io usi i soldi
delle donazioni per costruire scuole e ostelli per gli
studenti e un altro e' che io storni una parte di quei soldi
per costruire un seminario per seguaci della...Valentinika!
Quel seminario, se proprio lo voglio, me lo dovro' costruire
con soldi miei, non con i fondi destinati alle medicine e
cibo per i bambini.
Un'altra cosa che non mi e' piaciuta e non mi piace delle
Suore di Madre Teresa: l'assoluto, totale disprezzo per la
religione dei pazienti. La crudelta' e insensibilita' di
come li fanno morire. Hai mai sentito della presenza di un
prete induista nell'ospedale di Madre Teresa? Io credo che
il miglior dono che possa essere fatto ad un moribondo sia
quello di accompagnarlo spiritualmente all'ultimo passo
della vita, attraverso preghiere e riti a lui/lei noti e
accettati. Non parliamo poi dei riti del post mortem. Nulla
di tutto questo nell'Istituzione di Madre Teresa! Questo e'
nazismo cattolico!
La storia delle medicine negate e' un altro capitolo
criminale. Niente antidolorifici, per scelta, per statuto.
Crudelta' inaudita delle suorine dal sorriso misericordioso.
Sono assolutamente d'accordo sulla contraddizione "amore il
prossimo per amore di Gesu'". Il prossimo si ama e basta,
non perche' si baratta con un altro amore!
Per quanto riguarda Martha Nussbaum non rifiuto le sue tesi
e le sue osservazioni, ma, semplicemente, le scavalco. Ogni
volta che muoviamo la mente discorsiva, "ciacolante", sia
pure in termini di elevato misticismo, analisi sublimi, ci
allontaniamo dalla natura della nostra mente, che e'
silenzio.
Lo specchio e' vuoto, anche se riflette l'universo. I bei
discorsi, le lucidi e profonde analisi, non sono altro che
colorati, mirabolanti riflessi sullo specchio vuoto.
Perdersi nei riflessi, significa sprecare la nostra vita,
perdendo di vista l'essenza della nostra mente (anima).
Questo il mio pensiero. Vedi che non sono entrato nel merito
dei contenuti degli scritti dell'Autore che mi hai proposto,
Spero di non essere frainteso. Sto solo proponendo un
livello di elevato, un punto di vista superiore da cui
guardare il mondo, noi stessi...
Grazie per il consiglio circa il Pdf. Girero' l'informazione
ai miei collaboratori.
Sono contento che ci sia qualcuno che si dia da fare per
interpretare la Bibbia non in termini letterali. Un ritardo
di ben duemila anni! Quante tragedie avremmo potuto evitare
se i Padri della Chiesa fossero stati meno politici e piu'
mistici! Quanto sarebbe diversa la Chiesa se fosse stato
accolto totalmente, integralmente il messaggio di San
Francesco (meno teologia e più testimonianza, meditazione,
preghiera, pratica).
Il tuo feed back su quanto ti ho mandato sara', come sempre
gradito.
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
grazie delle tue informazioni inquietanti sulla Home
Minister.
Quanto a Madre Teresa, ciò che mi hai confidato purtroppo
non è una novità assoluta... Dico purtroppo perchè di tutto
ciò che nella Chiesa è motivo di scandalo si ha più o meno
piena consapevolezza curiale, ma si fa come se niente fosse,
con acquiescenza o rimozione disinvolta, talmente si è certi
della incrollabilità di Santa Romana Chiesa, talmente i
poteri ecclesiastici sanno di poter confidare nella
debolezza umana che ad essi si affida per trarne conforto e
salvezza. Ti allego un file di un documento critico di un
credente, ( si tratta di DIGLI DI SMETTERE DI BACIARMI, di
ANTONIO PASCALE ), a commento del libro di Hitchens, La
posizione della missionaria.
Quanto alla Nussbaum , credo che ci si possa più che
accontentare che segnali le distorsioni del sistema
educativo mondiale, negando la sufficienza anche ad Obama.
Ella assume in India come termine di riferimento alternativo
, nella sua positività, l'ispirazione di ciò che erano le
scuole di Tagore, in Santiniketan, di cui pur tuttavia
denuncia il grave decadimento.
Ora passerò a leggere
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA INCONSAPEVOLEZZA
A presto
Odorico
Grazie Odorico. Ho letto le pagine relative a Madre Teresa.
Fanno rabbrividire. Non sapevo che anche Padre Pio fosse
sulla stessa lunghezza d'onda. Tremendo sado-masochismo nel
nome di Dio! Ecco il risultato di presentare il simbolo del
Cristianesimo con il volto insanguinato di Gesu', anziche'
nel suo volto glorioso della Resurrezione. Certo, nessuno
nega il valore della redenzione attraverso il sacrificio, ma
siamo sicuri che Gesu' intendesse il sacrificio fisico e non
quello dell'Ego? Sulla croce, chi e' morto? Gesu' ci ha
insegnato a "sacrificare" il nostro egoismo, accettando la
morte iniziatica del vecchio uomo per una vita nuova.
Interpretare il sacrificio come tortura, sangue,
flagellazione... e', secondo me, patologico e causa di
perversioni pericolosissime (comprese quelle sessuali anche
dei cosiddetti ... santi).
Madre Teresa e' caduta in questo errore grossolano,
terribile per le conseguenze e il dolore che ha causato e
continua a provocare. Quando lei si ammalò, le suorine si
precipitarono a portarla nel migliore ospedale procurandole
le migliori medicine. Alla faccia del dolore salvifico!
Love
Valentino
Ti mando il file in pdf, come richiesto. Cosi', puoi vedere
la versione originaria. Io ci tengo molto al linguaggio
delle immagini.
Condivido le osservazioni della tua ultima lettera.
Ma sono sicuro che tu hai capito dove io voglio parare. Io
sono convinto che Dio si rivela solo quando il nostro ego
sparisce. Piu' limitiamo il nostro egoismo, piu' la Luce
divina si affaccia alla nostra anima, alla soglia della
nostra coscienza. "Nelle tue mani, affido il mio spirito".
Abbandono totale. Anche della propria individualita', Anzi,
soprattutto quella viene "sacrificata". "Sia fatta non la
mia, ma la tua Volonta'". Grandioso insegnamento! Non
occorre aggiungere altro. C'e' tutta la saggezza orientale
in questa espressione. Siamo al livello dell'archetipo del
Saggio, ad un passo dall'Unione, la fusione con Dio. Poi
c'e' lo stadio della non-dualita' che la Chiesa politicante
si ostina ad ignorare e condannare come eresia, perdendosi
nella melma del dualismo e degli inutili dibattiti
teologici. Purtroppo, gli inutili dibattiti rovinano tutto
perche' vorrebbero interpretare la "Volonta' di Dio",
approfittando dell'abbandono dei credenti a Lui. "Fai
questo. Questa e' la Volonta' di Dio..." Sciocchezze. Dio
parla direttamente all'anima. Basta mettersi in ascolto.
Quindi, fare silenzio. La guida spirituale non deve
sostituirsi a Dio, dicendoci che cosa Dio vuole che noi
facciamo, ma deve aiutarci ad ascoltare la Voce e a
interpretarla. E' ben diverso. Un buon maestro di musica,
non deve sostituirsi a Mozart, ma aiutarci a capire la sua
musica. Il padre spirituale, il prete dovrebbe aiutare il
fedele ad ... affinare l'ascolto, per permettere alla Voce
di Dio di esprimersi, senza distorsioni, dentro di noi.
Un abbraccio
Caro Valentino, per rasserenarti posso dirti che nel
cristianesimo cattolico più consapevole, ad esempio in
quello espresso da Enzo Bianchi, è radicata la critica del
dolorismo, la riaffermazione che ci si salva per amore, non
per quanto dolore ci si infligge, o si ricerca di subire,
che l'Incarnazione di Cristo non era finalizzata al
Calvario, ma che la Crocifissione fu l'esito inevitabile
dell'essere stato Gesù assolutamente giusto in un mondo di
ingiusti- e di chiunque altro lo sia identicamente in questo
mondo... Anche Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, lo
professò a chiare lettere nei suoi passi che ti ho
riportato:“ Io vorrei parlare di Dio non ai limiti, ma al
centro, non nelle debolezze, ma nella forza, non dunque in
relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene
dell'uomo. Giunti ai limiti mi pare meglio tacere e lasciare
risolto l'irrisolvibile" "Se a Dio piace di farci provare
una travolgente felicità terrena non bisogna essere più pii
di lui e guastare questa felicità con idee tracotanti e
pretese provocatorie e con una falsa fantasia religiosa
incontrollata incapace di accontentarsi di ciò che Dio dà.
Dio non farà mancare a chi lo trova e lo ringrazia nella
propria felicità terrena, i momenti in cui gli sarà
ricordato che tutte le cose terrene sono qualcosa di
provvisorio, e che è bene abituare il proprio cuore
all'eternità” Ti avevo premurato di non disdegnarlo...
A risentirci.
Odorico
Ciao.Il file in Pdf è pervenuto ed è magnifico. Va più che
bene cosi.
P. S. Nei Vangeli " il Cristo sconosciuto dell'induismo" per
me è in particolare proprio lo Spirito di Gesù che
richiamandoci a rinnegare l'Io torna ad ammaestrarci che
"Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi
perderà la propria vita per causa mia, la salverà».Luca 9,
24,
Ciao
Odorico
IL FUNGO MAGICO
e il mistero della vita.
di VALENTINO GIACOMIN
Abdul, lo shamano, portava con sè il proprio figlio ogni
volta che andava nella foresta per cercare le erbe
medicinali che servivano per curare la gente del villaggio.
Abdul voleva che suo figlio imparasse la difficile arte di
conoscere i segreti delle piante e dei funghi.
Un giorno, portò il figlio in un posto speciale.
“Figlio, - disse – oggi avrai l’onore di incontrare il Re
delle piante della foresta e avere il suo potere. Vive in un
posto difficile da trovare e solo pochi sono riusciti a
raggiungere quel posto e di quei pochi solo tuo padre è
sopravvissuto. Prepara il tuo cuore e la tua mente per
questo eccezionale incontro, che ti permetterà di capire e
conoscere il grande mistero della vita”.
“Che cosa devo fare, padre?”
“Fai nascere nel tuo cuore il pensiero dello shamano”.
“Cos’è?”
“È il pensiero che va oltre il proprio io”.
“Un pensiero che va oltre il proprio io? Che cosa significa,
padre?”
“Significa che devi pensare che cerchi il potere dal Re
delle piante per il solo scopo di aiutare la gente del tuo
villaggio e tutti coloro che chiederanno il tuo aiuto, senza
domandare nulla in cambio, senza orgoglio, senza
competizione, senza desiderio.”
“Ci proverò, padre!”
Camminarono per giorni e giorni. Superarono fiumi e cascate.
Ostacoli di ogni genere cercarono di fermare i due, ma Abdul
era esperto e sicuro e sapeva come fare per eliminare tutte
le interferenze.
Il figlio seguiva il padre fiducioso anche se, a volte,
avrebbe voluto tornare indietro, spaventato dalle difficoltà
che stava incontrando.
Il padre lo incoraggiava dicendo:
“Pensa che non stai impegnandoti per te, ma per la tua
gente!”
Ogni volta che pensava in questo modo, stranamente, si
sentiva rasserenato, e la fatica, la paura sparivano.
Finalmente, dopo due settimane di cammino, arrivarono nei
pressi di una montagna altissima che si ergeva proprio al
centro della foresta.
“Il Re delle piante vive sulla cima di questa montagna!”
disse il padre.
“Come faremo a scalarla se non abbiamo corde e piccozze?”
chiese il ragazzo.
“Con la giusta motivazione, figliolo!”
Cominciarono a salire.
Il ragazzo pensava di non farcela, ma il padre continuava a
ripetere: “Pensa alla motivazione: per il bene della mia
gente voglio incontrare il Re delle piante della foresta”
Ogni volta che ripeteva questa motivazione si sentiva
leggero e gli pareva di volare.
Così superò un ostacolo dopo l’altro finchè improvvisamente
apparve la vetta della montagna.
“Non guardare giù” suggerì il padre, “ma tieni il tuo
sguardo alla cima!”
Finalmente arrivarono.
“Padre, dov’è il re delle piante?” chiese il ragazzo,
impaziente.
“Figliolo, ti ho raccomandato di mantenere il cuore puro. Il
Re delle piante si allontana da una mente agitata.”
Il ragazzo capì e cercò di rimanere calmo.
Improvvisamente, una luce sorse tra le rocce.
Il padre si iginocchiò per pregare.
Il ragazzo lo imitò.
“Il Re delle piante della foresta!” mormorò il padre, con le
lacrime agli occhi.
E indicò il punto da dove veniva la luce. Era un posto
inaccessibile. Sarebbe stato impossibile trovarlo se non ci
fosse stata quella luce a fare da guida.
Si avvicinarono sempre con le mani giunte. Grande fu la
sorpresa del ragazzo quando vide un cumulo di pietre
preziose che risplendevano colpite dal sole, avvolgendo di
luce un piccolo fungo.
Si girò a guardare il padre per una conferma.
Il padre annuì.
Il Re delle piante della foresta era lì, di fronte a lui!
Lo shamano frugò nelle tasche ed estrasse una pietra
preziosa che depositò accanto alle altre. Era il suo dono al
Re delle piante della foresta.
“Ti ho portato mio figlio, - disse – perchè tu gli dia il
tuo potere per aiutare la gente del nostro villaggio quando
io non ci sarò più e per scoprire il mistero della vita.”
La luce delle pietre preziose divenne più intensa. Era
questo il modo di comunicare del Re delle piante della
foresta.
Il padre chiese per tre volte il permesso di trasmettere il
potere del Re delle piante al figlio.
Per tre volte la luce si fece più vivida.
Il padre sussurrò al figlio: “Figliolo, sei fortunato. Il Re
delle piante ha dato il suo consenso!”
Il ragazzo non capiva.
“Prendi ora un pò di questa polvere! Viene dalla mente del
Re delle piante della foresta” disse il padre, aprendo una
scatoletta dorata che aveva nella saccoccia.
Il ragazzo prese un pò della polvere.
“Ricordati la motivazione!” disse il padre.
Pochi minuti dopo, il ragazzo si trovò in un altro mondo.
Scomparve la montagna. Al suo posto, apparve il deserto.
Aveva caldo e sete. Cercò l’acqua, ma c’era solo sabbia
rovente.
Cominciò ad avere paura.
“Padre, dove sei?” chiese.
“Sono qui, dietro di te. Non temere!” rispose il padre.
Il ragazzo si girò e vide un demone dalla faccia orribile
con denti insanguinati, che tentava di stringergli il collo.
Si sentì soffocare.
“Padre, aiutami. Un demone orribile vuole uccidermi!”
“Figliolo, ci sono solo io qui. La tua paura mi ha
trasformato in quel mostro. Pensa che tutto ciò che vedi,
senti e provi è solo una creazione della tua mente.”
Il ragazzo tentò di allontanare quel mostro. Non si sa come,
riuscì a trovare dei sassi e li scagliò cercando di
colpirlo.
Ma il demone diventava sempre più grande e minaccioso.
Anche la paura e la rabbia del ragazzo aumentavano.
Il demone cresceva di conseguenza.
Un sasso riuscì a centrare il demone, che diventò sabbia e
scomparve. Ma subito dopo, dalla sabbia emerse un enorme
serpente, pronto ad attaccare.
“Padre, aiutami! Ora sono attaccato da un orribile
serpente!” implorò il ragazzo.
Il padre aveva una ferita alla testa causata dal sasso
lanciato dal figlio.
Si tamponò il sangue con un fazzoletto e rassicurò ancora
una volta il ragazzo. “Figliolo, non c’è nessun altro qui al
di fuori di me. La tua rabbia mi ha trasformato in quel
serpente. Non attaccarti ad esso. Non aggredirlo. Guardalo,
semplicemente, con amore, perchè è una parte di te.”
Il ragazzo seguì le istruzioni del padre.
Improvvisamente il deserto sparì e con esso la sete e il
serpente.
Ora vedeva un giardino meraviglioso, pieno di alberi da
frutta e di fiori di tutte le specie.
Uccelli dalle piume dorate cantavano tra i rami degli
alberi, mentre l’acqua di una sorgente purissima sgorgava da
una roccia e formava un laghetto pieno di pesci e fiori di
loto.
Seduta sulla sponda del lago c’era una bellissima fata, dai
capelli d’oro, che gli sorrideva. Il ragazzo era incantato
dallo splendore della fata e dalla magia di quel posto
simile al paradiso.
“Padre, - disse – ora sto davvero bene. Voglio restare per
sempre in questo posto! Voglio sposare la fata dai capelli
d’oro.”
“Figliolo, anche questo paradiso viene dalla tua mente. Le
emozioni positive hanno creato questo luogo di pace.
E quella fata ... bè, lo scoprirai quando tornerai sulla
montagna dopo il viaggio!”
“Come faccio a tornare?”
“Come sei andato oltre il deserto? Non attaccarti a quello
che vedi, non rifiutarlo. Semplicemente guardalo con amore
pensando che stai contemplando le forme create dalla tua
mente!”
Il ragazzo seguì le istruzioni del padre.
Anche il paradiso e la fata svanirono.
L’effetto della polvere d’oro era finito.
“Ora, figliolo, torna dove sei partito. Il viaggio è
terminato!” disse il padre.
Il ragazzo tornò sulla montagna...
Il ragazzo “tornò” sulla montagna. Si guardò intorno e
chiese:
“Dove sono finiti il demone, il serpente, la fata? E tu
dov’eri, padre?”
“Sono sempre stato di fronte a te, figliolo. Prima mi hai
visto come un demone, poi come un serpente e, infine, come
una fata,” disse il padre, sorridendo. “Hai capito il
segreto del Re delle piante della foresta?”
“Il Re delle piante della foresta mi ha aiutato a capire che
i miei pensieri e le mie emozioni creano il mio mondo,”
Il padre chiese il permesso al Re delle piante della foresta
di raccogliere alcuni funghi luminosi che furono messi nella
scatola d’oro.
Poi, padre e figlio tornarono al villaggio. Strada facendo,
il ragazzo era silenzioso.
“C’è qualcosa che ti preoccupa?” chiese il padre.
“Sì, padre. Sto pensando: oltre il demone, il serpente, la
fata c’eri tu. Chi c’è veramente oltre te ora?”
“Figliolo, sei vicino a capire il grande segreto della vita!
Oltre me c'è lo stesso mistero che sta oltre di te, ora!”
rispose il padre, felice. “Devi scoprire la risposta da
solo!”
“Dove sei stato?” chiesero gli amici al ragazzo.
“Nella mia mente!” rispose il ragazzo, ridendo.
Ovviamente gli amici non capirono.
Perché le persone gridano ?
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai
suoi discepoli: "Perché le persone gridano quando sono
arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" disse uno di loro. "Ma
perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse
nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo
che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il Maestro torna a domandare: "Allora non è possibile
parlargli a voce bassa?" Varie altre risposte furono date ma
nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: " Voi sapete perché si grida contro
un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che
quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si
allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna
gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare
per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede
quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i
loro cuori sono molto vicini.
La distanza tra loro è piccola. A volte i loro cuori sono
talmente vicini che neanche parlano, solamente sussurrano. E
quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno
sussurrare: basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
È questo che accade quando due persone che si amano si
avvicinano.”
Abdul, lo shamano, portava con sè il proprio figlio ogni
volta che andava nella foresta per cercare le erbe
medicinali che servivano per curare la gente del villaggio.
Abdul voleva che suo figlio imparasse la difficile arte di
conoscere i segreti delle piante e dei funghi.
Un giorno, portò il figlio in un posto speciale.
“Figlio, - disse – oggi avrai l’onore di incontrare il re
delle piante della foresta e avere il suo potere. Vive in un
posto difficile da trovare e solo pochi sono riusciti a
raggiungere quel posto e di quei pochi solo tuo padre è
sopravvissuto. Prepara il tuo cuore e la tua mente per
questo eccezionale incontro, che ti permetterà di capire e
conoscere il grande mistero della vita”.
Nota (1)
Tutte le civiltà tradizionali del passato, e quel che ne
rimane di ancora incontaminato delle poche restanti in
quest'epoca attuale, consideravano la natura come un grande
ente collettivo vivo e consapevole. La moderna concezione
scientifica della natura come oggetto inanimato (nel senso
letterale di “privo di anima”) governato da fredde leggi
meccanicistiche a disposizione dei fini egoistici dell'uomo
risulta essere una vera e propria anomalia nella storia
dell'umanità. In certe civiltà tradizionali lo shamano è un
individuo che grazie ad una particolare “sensibilità” innata
e ad uno speciale allenamento riesce ad entrare in comunione
e comunicazione con le forze della natura. Se l'essere umano
a causa del proprio egoismo rompe gli equilibri della natura
(uccide troppi animali per avidità in una battuta di caccia,
per esempio) allora lo shamano deve intervenire rinsaldando
il patto dell'uomo con la natura. Se questo patto si rompe
allora l'individuo, il villaggio, la società tutta diventa
vulnerabile alla malattia, alla follia, al disagio
psicologico, alle pestilenze e soprattutto rischia di
smarrire la strada della saggezza che consiste appunto nel
vivere in armonia con gli altri e con l'ambiente
circostante. Imparare “la difficile arte di conoscere i
segreti delle piante e dei funghi” non significa solamente
saper riconoscere le diverse specie di piante ed impararne i
diversi usi curativi, diventare un buon botanico ed
erborista insomma, ma entrare in armonia con lo spirito
della foresta, con le energie sottili che rendono l'ambiente
vivo e vegeto e non solo mera materia manipolabile. Ma il re
delle piante della foresta vive in un posto difficilmente
raggiungibile, pericoloso (“...solo tuo padre è
sopravvissuto”). Solo chi ha coltivato il proprio cuore e la
propria mente adeguatamente per questo viaggio riuscirà a
trovare il luogo segreto e sopravviverà all'incontro con il
potere, il grande cuore pulsante della vita, della natura,
della foresta.
“Che cosa devo fare, padre?”
“Fai nascere nel tuo cuore il pensiero dello shamano”.
“Cos’è?”
“È il pensiero che va oltre il proprio io”.
“Un pensiero che va oltre il proprio io? Che cosa significa,
padre?”
“Significa che devi pensare che cerchi il potere dal re
delle piante per il solo scopo di aiutare la gente del tuo
villaggio e tutti coloro che chiederanno il tuo aiuto, senza
domandare nulla in cambio, senza orgoglio, senza
competizione, senza desiderio.”
Nota (2).
In cosa consiste questa disciplina della mente che permette
di accedere alle forze che regolano i rapporti naturali (il
re delle piante)? È proprio il Maestro Sciamano ad offrirci
la risposta. “È il pensiero che va oltre il proprio io”.
Se è proprio la tendenza ad agire tenendo solamente conto
del proprio tornaconto personale ad alterare gli equilibri
della natura, l'azione risanatrice dello Sciamano deve
sorgere da una dimensione che trascende l'ego. Laddove
quest'ultimo scorge ottusamente solo i propri orizzonti di
perdita e guadagno lo Sciamano, invece, è consapevole della
rete di relazioni che uniscono i fenomeni. Lo sciamano è in
grado di pre-vedere le conseguenze negative delle azioni
egoistiche e di pro-vvedere al risanamento armonico dei
rapporti proprio in virtù di una visione più ampia perché
non costretta dai limiti angusti del piccolo “io”. L' “io”
funziona sempre secondo la logica
dell'attrazione-repulsione, vantaggio-svantaggio. Percepisco
un oggetto piacevole, ne rimango affascinato, magnetizzato,
e quindi l'io impiega le energie a sua disposizione per
acquisire l'oggetto del desiderio. Oppure valuto qualcosa
come spiacevole, pericoloso, allora l'io attuerà le sue
strategie per evitare quest'oggetto o per scongiurare un
certo evento. Nei confronti di cose ed eventi neutri
rimaniamo, invece, indifferenti. Il pensiero egoistico
sfrutta l'intelligenza per realizzare i propri fini (ho
bisogno di energia quindi costruisco una centrale atomica,
mi piace quella ragazza quindi la invito a cena fuori,
voglio cambiare auto quindi farò gli straordinari per
acquistarla, ecc...). Il “pensiero che va oltre l'io” non
segue questa logica egoistica ma considera qual'è la cosa
più giusta da farsi a prescindere dal proprio vantaggio o
svantaggio personale. Il “pensiero che va oltre l'io” è
capace per esempio di affrontare sacrifici, privazioni,
sofferenze, incomprensibili per il nostro piccolo “io” per
un bene superiore. Pensiamo solamente alle privazioni a cui
si sottopongono certi monaci o yogi o alle rinunce di chi si
impegna in azioni altruistiche. Allo stesso tempo abbiamo
sublimi esempi di beatitudine e gioia incondizionata in chi
segue la disciplina del trascendimento dell'Ego.
Il pensiero che segue la logica dell'io sfrutta
l'intelligenza per soddisfare i propri limitati desideri.
Questa è un'intelligenza ignorante perché non è capace di
spingersi oltre gli orizzonti personali. È una logica che è
destinata allo scacco e ad esaurirsi in un'incessante
rincorsa verso i propri desideri che alla fine si rivelerà
come la causa principale della sofferenza e dell'infelicità
individuale e collettiva. Un individuo così come una società
o una nazione che segue solamente l'intelligenza ignorante
dell”Io”, per quanto questa possa essere acuta e
sofisticata, rimarrà comunque destinata al fallimento
dell'insoddisfazione e dell'infelicità.
Il “pensiero che va oltre l'io”, invece, segue la saggezza;
la voce del cuore che ci indica incessantemente la via
giusta da seguire. La voce dell'”Io” è la voce della
maggioranza; è facile da seguire perché urla e sembra
convincente. La voce dell'”Io” è quella dell'imbonitore che
promette successo e ricchezze a poco prezzo e che si
disinteressa degli altri. La voce della saggezza invece è
flebile e delicata magari non promette grandezza e ci sprona
verso la via più ardua da seguire ma ci conduce sicura verso
l'autentico Bene. Siamo disposti a fare un pò di silenzio
per percepire la sua voce? Siamo pronti a fare un pò di
sforzo per seguire il suo cammino?
“Ci proverò, padre!”
Cominciamo allora il nostro viaggio...
Camminarono per giorni e giorni. Superarono fiumi e cascate.
Ostacoli di ogni genere cercarono di fermare i due, ma Abdul
era esperto e sicuro e sapeva come fare per eliminare tutte
le interferenze.
Il figlio seguiva il padre fiducioso anche se, a volte,
avrebbe voluto tornare indietro, spaventato dalle difficoltà
che stava incontrando.
Il padre lo incoraggiava dicendo:
“Pensa che non stai impegnandoti per te, ma per la tua
gente!”
Ogni volta che pensava in questo modo, stranamente, si
sentiva rasserenato, e la fatica, la paura sparivano.
Nota (3)
Il cammino della saggezza è arduo e faticoso. È un cammino
che non segue la via di minor resistenza ma che tempra e
forgia il viandante con prove ed ostacoli. Molte forze si
oppongono a questo cammino. Sono gli emissari del piccolo
“io” che vuole mantenere il proprio dominio. Pigrizia,
vanità, amor proprio, rabbia, invidia, gelosia; molti sono i
loro nomi ma condividono la stessa origine: egoismo ed
ignoranza. Per fortuna lungo questo viaggio non siamo soli.
Ad ogni viandante della saggezza viene assegnato una guida:
il Maestro, il Guru, lo Sciamano anziano, il coniglio saggio
di Alice...Abdul il padre saggio ed amorevole. Lui conosce
la via e le sue insidie; conosce le nostre debolezze e
fatiche. Il suo compito è di guidarci, proteggerci. È
armatura, mantello, faro, luce che illumina, amico che
esorta, padre autorevole e madre compassionevole. Senza la
sua guida rischieremmo di smarrirci, di farci prendere dallo
sconforto o di accomodarci sulle mete già raggiunte. Egli ci
ricorda incessantemente la giusta motivazione: “Pensa che
non stai impegnandoti per te, ma per la tua gente!”. La
motivazione altruistica è la fonte inesauribile di forza e
coraggio per chi sceglie di seguire il sentiero della
Saggezza che conduce all'autentica felicità.
Finalmente, dopo due settimane di cammino, arrivarono nei
pressi di una montagna altissima che si ergeva proprio al
centro della foresta.
“Il Re delle piante vive sulla cima di questa montagna!”
disse il padre.
“Come faremo a scalarla se non abbiamo corde e piccozze?”
chiese il ragazzo.
“Con la giusta motivazione, figliolo!”
Cominciarono a salire.
Il ragazzo pensava di non farcela, ma il padre continuava a
ripetere: “Pensa alla motivazione: per il bene della mia
gente voglio incontrare il Re delle piante della foresta”
Ogni volta che ripeteva questa motivazione si sentiva
leggero e gli pareva di volare.
Così superò un ostacolo dopo l’altro finché improvvisamente
apparve la vetta della montagna.
“Non guardare giù” suggerì il padre, “ma tieni il tuo
sguardo alla cima!”
La montagna che svetta altissima al centro della foresta è
simbolo dell'asse cosmico che regge e sostiene il mondo. È
il polo che collega diverse dimensioni: quella infera del
sottosuolo, quella terrestre degli orizzonti a noi familiari
ed infine quella celeste della cima. Proprio sulla cima
della montagna vive il re delle piante, il signore della
vegetazione e per estensione di tutta la vita organica sulla
terra. Come accade per tutti i simboli anche in questo caso
la montagna può essere interpretata con valenza universale o
individuale: l'asse cosmico dell'universo oppure l'asse
micro-cosmico dell'individuo. Lungo il canale centrale della
colonna spinale (sushumna) scorre l'energia vitale e questa
sostando in diversi livelli più o meno ascendenti o
discendenti (celesti o inferi) indica lo stadio di
evoluzione della coscienza dell'individuo. Alla sommità di
questo percorso interiore (sahashrara chakra) risiede il
signore della vita, la nostra autentica natura. Non si
tratta certo di una montagna di terra e roccia! Non servono
corde e piccozze per scalarla ma una mente ed un cuore puri.
Il padre sciamano ricorda al figlio apprendista la giusta
motivazione: “per il bene della mia gente voglio incontrare
il Re delle piante della foresta”. La motivazione
altruistica rende leggeri, dona il potere del volo perché
alleggerisce dal peso dell' ”io” con le sue mille pretese e
paure, con il suo orgoglio e vanità. La giusta motivazione
ci sprona a tenere il nostro sguardo rivolto verso la cima
del Bene supremo con determinazione, fierezza ed umiltà al
di là della nostra impermanente storia personale.
Finalmente arrivarono.
“Padre, dov’è il re delle piante?” chiese il ragazzo,
impaziente.
“Figliolo, ti ho raccomandato di mantenere il cuore puro. Il
Re delle piante si allontana da una mente agitata.”
Il ragazzo capì e cercò di rimanere calmo.
Improvvisamente, una luce sorse tra le rocce.
Il padre si inginocchiò per pregare.
Il ragazzo lo imitò.
“Il Re delle piante della foresta!” mormorò il padre, con le
lacrime agli occhi.
E indicò il punto da dove veniva la luce. Era un posto
inaccessibile. Sarebbe stato impossibile trovarlo se non ci
fosse stata quella luce a fare da guida.
L'apprendista sciamano giovane ed inesperto ancora non
capisce che il viaggio esteriore che sta compiendo è solo un
pretesto per l'autentico viaggio di formazione che si compie
interiormente. Egli ingenuamente si aspetta di vedere il re
delle piante abitare la cima della montagna come un
qualunque essere ordinario e chiede impaziente: “Padre dov'è
il re delle piante?” .
Lo sciamano saggio esorta l'apprendista a dirigere la
propria attenzione dentro di sé, di attivare lo sguardo
interiore, con cuore puro e, ora aggiunge, anche con una
mente non agitata. È la “mente io” ad essere sempre agitata
vivendo nella perenne tensione verso ciò che desidera e
rifiuto per ciò che teme. La “mente io” si muove incessante
lungo l'indefinita linea del tempo rincorrendo miraggi di
felicità e braccata dai demoni dell'irrequietezza. Essendo
la “mente dell'io” ignorante non riconosce che anche i
miraggi ed i demoni sono loro stessi “mente” e rimane
intrappolata nella dinamica dualistica di
attrazione-repulsione. Quando con uno sforzo consapevole
riusciamo ad acquietare la mente nella luce della pura
presenza (attenzione non nella passività del sonno o
dell'indifferenza indistinta) allora può emergere la “mente
naturale” e “Improvvisamente, una luce sorse tra le rocce”.
Qui il velo ultimo dell'ignoranza e della confusione non è
stato ancora sollevato infatti i due agiscono ancora nella
logica del dualismo dell'”io” anche se in una forma
sublimata e più sottile. Il padre, infatti, esorta il
ragazzo ad inginocchiarsi e pregare e i due dopo aver
attinto ad una forma superiore di energia tramite il
raccoglimento della preghiera entrano in contatto con il Re
delle piante della foresta. A questo punto anche il
baricentro della figura della guida, del Maestro, si sposta
facendosi più interiore, meno definita. Non è più il padre
sciamano a condurre il gioco della conoscenza ma è la luce
della “mente naturale”, la nostra autentica natura, che si
manifesta al ragazzo ancora immerso nelle malie del dualismo
come grazia: “Era un posto inaccessibile. Sarebbe stato
impossibile trovarlo se non ci fosse stata quella luce a
fare da guida.”
Il viaggio ora continua sollevando ad ogni passo un pò di
più il velo di Maya (la realtà illusoria) dell'apparenza
dualistica.
Awakening Special Universal Education – Progetto Alice
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA INCONSAPEVOLEZZA
La ragione della nostra sofferenza: 35 Tipi di
Inconsapevolezza
Una proposta per aiutare gli studenti di ogni religione
a capire la Natura della Mente e il Dualismo.
by
Valentino Giacomin
Editing
Luigina de Biasi
THE QUESTION
Student’s question: “Could you explain why the Yogis say
that we are not conscious and do not have awareness?”
The teacher explained: “We are not aware (conscious) of a
number of things.”
Uno
studente chiese all' insegnante:“Potrebbe spiegare perché
gli Yoghi dicono che non abbiamo consapevolezza?
L’insegnante spiegò: “Non siamo consapevoli (consci) di
numerose cose.”
1. We are like child.
We are unaware of the external world. (What is happening
around us: sounds, noises, people, animals, things…)
1.Noi
siamo come bambini, inconsapevoli del mondo esterno. (Che
cosa succede intorno a noi: suoni, rumori, gente, animali,
cose…).
2.
We are unaware of our body and its action. (How is now my
body now? Where is it? Which actions am I doing with it? I
am sitting, I am standing, I am walking… I am breathing… I
am here, in the class, sitting near…, in front of…, behind…)
2.
Siamo inconsapevoli del nostro corpo e delle sue azioni.
(Com’è adesso il mio corpo? Dov’è? Che azioni compio con
esso? Sono seduto, sono in piedi, sto camminando…Sto
respirando…Sono qui, in classe, seduto vicino a… davanti
a…dietro a…)
Are
our thoughts like this heavy load in our head? Do we know
what they are? From where do they come?
Where do they
go?
I nostri pensieri sono come il peso di questa cesta sulla
nostra testa?
Sappiamo che cosa sono? Da dove vengono? Dove vanno?
3. We are unaware of our mind, thoughts and emotions. (Do I
know that I have a mind? Where is my mind? Do I know that I
am thinking? Do I know that I have thoughts? Do I know what
mind is? Do I know what a thought is? Do I know where the
thought comes from? Do I know where the thought goes when it
disappears? Do I know what the thought is made of? Do I know
if the thought is real or not? Do I know what the emotions
are? Do I know where they are? Do I know where they come
from and where they go? How do I feel now? Why, sometimes, I
feel good and other times I feel uncomfortable? What is the
difference between the emotion of anger and the emotion of
love? Do I know how to deal with my emotions when I do not
like them? Do I know which emotions can make me happy or
unhappy?
3.
Siamo inconsapevoli della nostra mente, dei pensieri e delle
emozioni. (So che cosa ho in mente? Dov’è la mente? So che
sto pensando? So che ho i pensieri? So cos’è la mente? So
cos’è un pensiero? So da dove viene il pensiero? So dove va
il pensiero quando scompare? So di che cosa è fatto un
pensiero? So se il pensiero è reale oppure no? So che cosa
sono le emozioni? So dove sono? So da dove vengono e dove
vanno? Come mi sento ora? Perché, a volte, mi sento bene e
altre no? Qual è la differenza tra un’emozione di rabbia e
una di amore? So come rapportarmi alle emozioni quando non
mi piacciono? So quali emozioni possono rendermi felice o
quali infelice?
What
is the difference between an emotion of anger and an emotion
of love?
Qual è
la differenza tra un’emozione di rabbia e una di amore?
4.
We are unaware how external reality exists. (Do we know how
the external reality exists? Do we have a scientific proof
that there is a world beyond your mind as we think it is? Do
we know how the external world is like? How much do we know
about the external world? Do we perceive the external world
in the same way as other people do? Do we think that a dog,
a butterfly, a rat, a mosquito… perceive the external
reality as we perceive it? How is it that the dog, for
instance, can hear sounds and smell odours that we cannot
hear and smell? Do we think that a demon, a ghost, an
animal, a Deva (god) does perceive the world as we perceive
it? Who is right? Who is wrong? Who has the right perception
and knowledge of the external world?
What about the enemy’s mother: does she perceive her son or
daughter as the enemy (as we perceive him/her)?
Che
dire della madre del nemico? Lei percepisce suo figlio o sua
figlia come nemici (come li percepisco io?).
If
we see a person as a bad enemy, do we think that that person
is really bad? Do we think that the badness is inside our
enemy? What about the enemy’s mother: does she perceive her
son or daughter as the enemy (as we perceive him/her)? Where
is the goodness of a chocolate ice-cream? Is it inside the
ice-cream? If it is inside the ice-cream, what about people
who does not like chocolate?
Small kids believe that the goodness of a chocolate
ice-cream is inside the ice-cream.
I
bambini credono che la bontà di un gelato alla cioccolata si
trovi dentro il gelato stesso.
How
is it that they cannot find the goodness inside the
ice-cream? What about a terrorist? Do we think that someone
is really a terrorist? If he/she is really a terrorist don’t
you think that everybody should perceive him/her as such?
How is it that a terrorist is considered a hero, a patriotic
by his/her comrades? So, is there an objective terrorist or
not? Where, actually, the terrorist or hero comes from?
Where can we find them: in the external world or in our mind
that is labelling someone as good, bad, hero, criminal,
terrorist, friend, enemy… and so on? Do we know that our
mind is not only creating the qualities of good and bad,
enemy and friend…, but it is also “creating” the knowledge
of the world?
Siamo
inconsapevoli di come esista la realtà esterna. (Sappiamo
come esiste la realtà esterna? Abbiamo una prova scientifica
che esiste un mondo oltre la nostra mente? Siamo sicuri che
questo mondo esista come noi lo pensiamo? In altre parole,
che cosa sappiamo del mondo esterno? Quanto conosciamo di
questo mondo? Percepiamo il mondo esterno nello stesso modo
in cui lo percepiscono gli altri? Pensiamo che un cane, una
farfalla, un ratto, una zanzara…percepiscano la realtà
esterna come noi? Com’è possibile, per esempio, che un cane
riesca a sentire suoni e odori che Non riusciamo a
percepire? Pensiamo che un dèmone, un fantasma, un animale,
un Deva (divinità) percepiscano il mondo come noi? Chi ha
ragione? Chi ha torto? Chi ha la corretta percezione e
conoscenza del mondo esterno? Se vediamo una persona come un
acerrimo nemico, pensiamo che quella persona sia veramente
cattiva? Pensiamo che la cattiveria sia intrinseca al nostro
nemico? E che dire della madre del nemico? Anche lei
percepisce suo figlio o sua figlia come nemici (come li
percepisco io?). Dov’è la bontà di un gelato al cioccolato?
È interna ad esso? E se è interna, che dire delle persone
che non amano la cioccolata? Com’è che essi non trovano la
bontà dentro il gelato? E un terrorista? Pensiamo che
qualcuno sia davvero un terrorista? Se lui/lei è veramente
un terrorista, non pensiamo che tutti dovrebbero
percepirlo/a così? Com’è allora che un terrorista è
considerato un eroe, un patriota dai suoi compagni? Dunque,
esiste un terrorista oggettivo o no? In realtà, da dove
viene il terrorista o eroe? Dove possiamo trovarlo? Nel
mondo esterno oppure nella nostra mente che etichetta
qualcosa come buona, cattiva, che qualifica una persona come
eroe, criminale, terrorista, amico, nemico…e così via?
Sappiamo che la nostra mente non sta solo creando le qualità
del bene e del male, del nemico e amico…ma sta anche
“creando” la conoscenza del mondo?
5.
We are unaware that everything we perceive is, actually,
appearances in our mind. This is not what we usually think
and believe. We believe that the tree, the mountains and the
people we see are actually out there, outside, in the
external world. How can we prove that what is appearing in
our mind is, actually, the reflection of something that
exists out there, beyond my mind? Is the reflection, the
mental image real? Is the mental image same as the so called
external object? Is the photo the same as the real object?
Is there any real, external object? How can we prove it? If
the object that we perceive is in our mind, is a product of
the mind, how can we affirm the existence of something that
is beyond our own perception and mind? How can we establish
the existence of something which is no mind (like matter of
the external word) with your mind? Because you think
something, can you prove that the content of our thought is
objective? In other words: can we find something beyond our
thought which is not thought? What do we think of this
statement: “For sure we know that in our mind thoughts,
images, sounds, pleasant and unpleasant sensations and
feeling about taste, smell, touch, sight appear…this is the
only certainty that we have. Our world is nothing but a
subjective perception, imagination and representation. Apart
from all this, we do not know if something more exists. We
can think, we can guess that something exists beyond our
perception, but also this is a thought, a mental product of
our mind!”
Our mind is painting the world according to its mood.
La
nostra mente dipinge il mondo in accordo al suo umore.
5. Non siamo consapevoli che tutto ciò che percepiamo è, in
realtà, (una serie di) apparenze della nostra mente stessa.
Questo non è ciò che pensiamo e crediamo di solito. Noi
crediamo che l’albero, le montagne e la gente che vediamo
siano veramente là fuori, nel mondo esterno. Come possiamo
dimostrare che ciò che appare alla nostra mente è, in
realtà, solo il riflesso di qualcosa che pensiamo esista là
fuori, oltre la nostra mente? Il riflesso, l’immagine
mentale sono veri? L’immagine mentale e l’oggetto esterno
sono la stessa cosa? Una fotografia è l’oggetto reale?
Guardando una foto, possiamo dire con certezza che esiste
all’esterno il contenuto di quella foto? Come possiamo
dimostrarlo? Se l’oggetto che percepiamo è nella nostra
mente, è una costruzione mentale, come possiamo affermare
l’esistenza di qualcosa che è oltre la nostra percezione e
la nostra mente stessa? Come possiamo stabilire l’esistenza
di qualcosa che non è mente (come la materia del mondo
esterno) con la nostra mente? Possiamo dimostrare che il
contenuto del nostro pensiero è oggettivo solo per il fatto
che pensiamo a quel contenuto? In altre parole: possiamo
trovare qualcosa oltre il nostro pensiero che non sia
pensiero? Che ne pensate di questa affermazione: “Sappiamo
con certezza che nella nostra mente appaiono pensieri,
immagini, suoni, sensazioni piacevoli e spiacevoli riguardo
il gusto, l’olfatto, il tatto, la vista…questa è l’unica
certezza che abbiamo.
Il nostro mondo non è altro che una percezione, una
immaginazione, una rappresentazione percettiva. Al di là di
tutto questo, Non sappiamo se esista qualcos’altro. Possiamo
pensare, possiamo supporre che esista qualcosa oltre la
nostra percezione, ma anche questo è un pensiero, un
prodotto della nostra mente!”
\
6. We are unaware that the mind is creating our subjective
world and is projecting it outside, in the so called
“external reality”.
6. Non
siamo consapevoli che la mente sta creando il nostro mondo
soggettivo e che lo proietta fuori, nella cosiddetta “realtà
esterna”.
7.
We are unaware that everything we see, we hear, we taste, we
touch, we smell… comes from the mind and is projected in the
external world. We can say that all we see, we taste, we
hear, we touch, we smell is nothing but our projections.
7. Non
siamo consapevoli che tutto quello che vediamo, sentiamo,
gustiamo, tocchiamo, odoriamo…proviene dalla mente ed è
proiettato nel mondo esterno. Possiamo dire che tutto quello
che vediamo, gustiamo, sentiamo, tocchiamo, odoriamo non sia
altro che il risultato delle nostre proiezioni.
8.
We are unaware that we have a dominant thought that controls
our mind and conditions it, day and night: the I- thought.
8. Non
siamo consapevoli che abbiamo un pensiero dominante che
controlla la nostra mente e la condiziona, giorno e notte:
l’Io-pensiero.
I
AM you
We can’t find peace in a selfish mind.
Non possiamo trovare la pace in una mente egoista.
The picture above represents our selfish mind that is
concerned only about herself, while others are almost
non-existent. How can we be happy if we choose our finite,
limited ego against the infinite others, in the endless
Universe?
La foto
sopra rappresenta la nostra mente egoistica che si preoccupa
soltanto di se stessa, mentre gli altri sono quasi
inesistenti. Come possiamo essere felici se privilegiamo il
nostro piccolo ego limitato, contro gli innumerevoli esseri
dell’Universo infinito?
9.
We are unaware that we believe something wrong about our
I-thought. We believe that it is something real, concrete,
independent from our mind, while IT IS NOT!
9. Non
siamo consapevoli che abbiamo una conoscenza errata riguardo
all’ Io-pensiero. Noi crediamo che esso sia reale, concreto,
indipendente dalla nostra mente, mentre NON LO È!
10.
We are unaware that the I-thought is not something special,
different from other thoughts.
It is simply a
thought as all other thoughts.
10. Non siamo consapevoli che il nostro Io-pensiero non è
qualcosa di speciale, di diverso dagli altri pensieri.
È semplicemente un pensiero come tutti gli altri.
11. We are unaware that the I-thought has the same nature
of other thoughts.
11. Non
siamo consapevoli che l’Io-pensiero è della stessa natura
degli altri pensieri.
12.
We are unaware that all thoughts come from the mind and they
are not different from the mind. They are mind. (Like all
the cups, pots, plate, vases made of clay, they are all
clay, a part the different forms and names we give to them.
Like the waves with different forms, shapes… are all water.
Be careful, we are not saying that the mind is our thought,
but, on the opposite, we say that the thoughts are mind. To
make an example: I cannot say that a bunch of clay is a cup.
But I
can say that the cup is clay.)
12. Non siamo consapevoli che tutti i pensieri provengono
dalla mente e che non sono differenti dalla mente. Essi sono
mente. (Come tutte le tazzine, teiere, piatti, vasi fatti di
creta: essi sono tutti creta, a parte le varie forme e nomi
che noi attribuiamo a loro. Come le onde che si manifestano
con forme, dimensioni diverse, ma sono tutte solo acqua.
Attenzione, Non stiamo dicendo che la mente è il nostro
pensiero, ma, al contrario, diciamo che i pensieri sono
mente. Per fare un esempio: io non posso dire che un mucchio
di creta è una tazzina.
Ma posso dire che la tazzina è creta).
13. We are unaware that the thought and images of me and
the thought and images of others are not different, apart
for forms and names. All are manifestations of the mind. So,
why do we care about the thought of ourself more than the
thought of others? Why do we like the mental images of
friends and dislike the mental image of an enemy since we
all have the same nature?
13. Non
siamo consapevoli che il pensiero e le immagini di me e il
pensiero e le immagini degli altri non sono differenti, a
parte le forme e i nomi.
Sono tutte manifestazioni della mente.
Per cui, perché abbiamo cura del pensiero di noi stessi più
che del pensiero degli altri? Perché amiamo le immagini
mentali degli amici e non amiamo l’immagine mentale di un
nemico dato che sono tutte della stessa natura?
The
lake, in order to clearly reflect the moon without
distortions, has to be empty and without any pre-existing
images. Only If there is not any moon on the water the lake
can reflect the moon. The lake has to be empty and
transparent for reflecting the phenomena.
Per
poter riflettere chiaramente e senza distorsioni la luna, il
lago deve essere vuoto, privo di ogni immagine preesistente.
Solo se non c’è alcuna luna nell’acqua, il lago può
riflettere la luna. Per poter riflettere i fenomeni, il lago
deve essere vuoto e trasparente.
14.
We are unaware what mind is and what its nature is. So how
can we know what our thoughts are? So, how can we trust our
thoughts if we do not know what they really are?
14. Non siamo consapevoli di cosa sia la mente e la sua
natura. E allora, come possiamo sapere cosa sono i nostri
pensieri?
Come possiamo credere nei nostri pensieri se non sappiamo
che cosa siano realmente?
The sea-gull can fly because the sky is empty. In the same
way, thoughts could not arise and “fly” if our mind were not
empty by its nature.
Se il cielo non fosse libero, vuoto, potrebbe volare il
gabbiano?Allo stesso modo, i pensieri non potrebbero sorgere
e “volare” se la nostra mente non fosse, per sua natura,
vuota.
15. We are unaware that the mind must be free, empty of
everything to allow everything to appear. If the mind is not
free, empty, how can the different thoughts and images
appear? If a bottle has not space, can it contain the wine,
the water or any other liquid? The essence of the bottle is
to be empty space. Because it is empty it can be filled with
something. If the sky is not empty, can a bird fly? The clay
has not a fixed form. If this were the case, then the clay
could not be shaped as a cup, a plate, a pot, a vase…
Because the clay is empty of any forms, any objects, it can
express all the objects. Because the mirror is empty of
colours, it can reflect all the colours.
15. Non siamo consapevoli che la mente deve essere libera,
vuota di tutto per consentire a tutto di apparire. Se la
mente non è libera e vuota, come possono apparire i vari
pensieri ed immagini? Se una bottiglia non ha spazio, può
contenere il vino, l’acqua o qualsiasi altro liquido?
L’essenza della bottiglia è di essere spazio vuoto. Siccome
è vuota può essere riempita da qualcosa. Se il cielo non
fosse libero, vuoto, potrebbe volare il gabbiano? La creta
non ha una forma definita. Se fosse così, allora la creta
non potrebbe prendere la forma di una tazzina, di un piatto,
di una teiera, di un vaso…Dato che la creta è vuota di
qualsiasi forma, di qualsiasi oggetto, può esprimere tutti
gli oggetti. Siccome lo specchio è vuoto di colori, può
rifletterli tutti.
16. We are unaware that the mind is empty, clear and
knowing.
16. Non siamo consapevoli che la mente è vuota, chiara e in
grado di conoscere.
17. We are unaware that everything the mind
reflects cannot be found in the mind. Everything the mirror
is reflecting cannot be found in the mirror. Everything
appears as real, but cannot be found. All the appearances
are like illusions, without consistency, without solidity.
17. Non siamo consapevoli che tutto quello che la mente
riflette non si può trovare nella mente. Tutto quello che lo
specchio riflette non si può trovare nello specchio. Tutto
appare come reale, ma non è reperibile. Tutte le apparenze
sono come illusioni senza consistenza, senza solidità.
18. We are unaware that thoughts and images cannot be found,
if we look for them.
They appear, but they are not real.
18. Siamo inconsapevoli che i pensieri e le immagini non
possono essere trovate, se le cerchiamo.
Appaiono, ma non sono reali, veri.
19. We are unaware that thoughts and images arise due to the
play, the motion of the mind. (Like the waves on the ocean,
or the vases, pots… from the clay).
19. Non siamo consapevoli che i pensieri e le immagini
sorgono a causa del gioco, del movimento della mente. (Come
le onde dell’oceano, o i vasi, le teiere… create dalla danza
dalla creta).
20. We are unaware that the play of the mind is different
for animals, humans beings, ghosts, demons, gods.
20. Non siamo consapevoli che il gioco della mente è diverso
per gli animali, gli esseri umani, i fantasmi, i dèmoni, gli
dèi.
21. What do we know about the dance of our mind? We can
compare the movement of the mind to the actress’s dance.
According to the kind of dance, the actress creates special
forms... But no one would think that those forms are real
objects, animals or persons.
Illustration: the dance of Shiva. It represents the Mind
that creates and destroys the world.
Illustrazione: la danza di Schiva. Rappresenta la mente che
crea e distrugge il mondo.
They are just illusions. The mind could be compared to the
actress. Its movement creates special forms that we call
thoughts, images. But, like the forms created by the
actress, we cannot these mental creations.
They appear, but they are not true.
21. Che cosa sappiamo della danza della nostra mente?
Possiamo paragonare il movimento della mente alla danza di
un’attrice. A seconda del tipo di danza, l’attrice crea
delle forme speciali. Nessuno si sognerebbe di scambiare
quelle forme per oggetti, animali persone vere. Sono solo
illusioni.
La mente puo’ essere paragonata all’attrice che crea forme
speciali chiamate pensieri e immagini.
Ma, come le forme create dalla danzatrice, non possiamo
trovare le creazioni mentali, anche se appaiono vere.
Appaiono, ma non sono reali.
22. We are unaware that each of us, the animals, other
beings and creatures perceive the world in a different way
(subjective way). This happens because the mind is playing
or dancing in a different manner.
22. Non siamo consapevoli che ognuno di noi, gli animali,
gli altri esseri e le creature percepiscono il mondo in un
modo diverso (modo soggettivo). Questo avviene perché la
mente sta giocando o danzando in un modo diverso.
We are unaware that each of us, the animals, other beings
and creatures perceive the world in a different way
(subjective way). This happens because the mind is playing
or dancing in a different manner.
Non siamo consapevoli che ognuno di noi, gli animali, gli
altri esseri e le creature percepiscono il mondo in un modo
diverso (modo soggettivo). Questo avviene perché la mente
sta giocando o danzando in un modo diverso.
23. We are unaware that the different play or dance of the
mind depends on the karmic seeds we have accumulated,
through our actions, in the past.
The fruits depend from the kind of seeds we have planted.
The fruits of our actions are the present conditions of our
life.
Il frutto dipende dal tipo di semi che abbiamo piantato. La
nostra situazione presente è il risultato delle nostre
azioni del passato.
23. Non siamo consapevoli che il diverso gioco o danza della
mente dipende dai semi della memoria (engrammi) che abbiamo
piantato, in passato, attraverso le nostre azioni, nel
continuum della nostra coscienza.
24. We are unaware that the karmic seeds (or mind imprints)
are the cause of the dance of the mind that creates the
world we are living in.
24. Non siamo consapevoli che i semi della memoria sono la
causa della danza della mente che crea il nostro mondo,
bello o brutto che sia.
Just like a farmer sows seed in the ground to reap fruit
later, we must sow seed in our hearts to reap good later.
Come il contadino pone le sementi nella terra per avere il
raccolto dopo qualche tempo, allo stesso modo dobbiamo porre
dei semi positivi nei nostri cuori per avere un buon
risultato nel futuro.
Who turned the Eden into a Valley of tears? Certainly, it
was not the Creator. As we read in the Bible, the Creator
made things right "It was good." The transformation of the
environment is related to the transformation of the mind of
our ancestors. When they separated their mind from God
(sin), immediately changed the perceptions and, therefore,
changed the way of knowing and the relationship with
themselves and the outside world. The disturbed mind of Adam
and Eve produced an environment of conflicts, but there was
not a new creation. God did not create a new the world after
the disobedience of Adam and Eve. That divine world,
peaceful, beyond the polarities and the conflict is still
present, but we cannot “see" it because of our ignorance.
Chi ha trasformato l’Eden in una Valle di lacrime? Non certo
il Creatore che, come si legge nella Bibbia, fece le cose
per bene “E fu cosa buona”. La trasformazione dell’ambiente
è in relazione alla trasformazione della mente dei nostri
progenitori. Quando la loro mente si separò da quella di Dio
(il peccato), immeditamente cambiarono le percezioni e,
quindi, il modo di conoscere e rapportarsi a se stessi e al
mondo esterno. La mente disturbata di Adamo ed Eva produsse
un ambiente conflittuale, ma non ci fu una nuova creazione.
Dio non ricreò il mondo dopo la disubbidienza di Adamo ed
Eva. Quel mondo divino, pacifico, oltre le polarità, i
conflitti è ancora presente, ma noi on riusciamo a “vederlo”
a causa della nostra ignoranza.
25. We are unaware that we can purify, eradicate the
negative karmic seeds from our mind, so that the appearances
cannot harm us or create suffering and transform this world
of suffering into nirvana.
25. Non siamo consapevoli che possiamo purificare, sradicare
le impronte negative della menoria, cosicché le apparenze –
prodotte da queste impronte - non possono farci del male o
creare sofferenza. Noi possiamo e trasformare questa “valle
di lacrime” in un paradiso..
From Paradise to the Valley of tears ... From the "unaware"
peace of the child in the mother’s womb, to the terror
caused by the expulsion of the forced birth: a journey of
self-realization to regain the peace of Eden consciously and
definitively. The Child, to grow, to realize his
life-project in a conscious way, must to get out of
"blissful ignorance" and security of the mother’s womb. The
desperate crying of the newborn is echoing the cry of our
mythical ancestors. In other words, no one has driven the
first parents from Paradise. They’ve been always there.
Because they decided to know good and evil (dualism), they
became victims of the projection of the dualistic mind and
inner conflicts too. They became victims of a terrible
delusion, which has turned paradise into a frightful
nightmare. The moral: we must exit from the nightmare, from
the sleep of ignorance and illusion to discover our true
identity 'and see the face of God in every creature.
Dal Paradiso alla Valle di lacrime... Dalla pace
“inconsapevole” del bambino nel grembo della madre, al
terrore causato dall’espulsione forzata della nascita. Un
percorso di autorealizzazione necessario, per riconquistare
la pace dell’Eden consapevolmente e definitivamente. Il
Bambino, per crescere, per realizzare il suo progetto di
vita in modo consapevole, deve uscire dalla “beata
ignoranza” e sicurezza del grembo materno. Il suo pianto
disperato, appena nato, riecheggia il pianto dei nostri
mitici progenitori. In altre parole, nessuno ha cacciato i
progenitori dal Paradiso. Sono sempre rimasti li’, ma da
quando decisero di conoscere il bene e il male ( dualismo),
sono rimasti vittime della proiezione della mente dualista e
dei loo conflitti interiori. Vittime di una allucinazione
terribile, che ha trasformato il paradiso in un incubo
pauroso. La morale: usciamo dall’incubo, dal sonno
dell’ignoranza e dell’illusione per scoprire la nostra vera
identità e vedere il volto di Dio in ogni creatura.
26. We are unaware that we can accumulate positive karmic
seeds that counteract, contrast the negative ones, making
them weak so that the dance of the mind becomes less chaotic
and messy.
26. Non siamo consapevoli che possiamo accumulare impronte
positive della memoria che combattono, contrastano quelle
negative, indebolendole cosicché la danza della mente
diventa meno caotica e confusa.
27. We are unaware that when the mind becomes less chaotic
and messy its real nature can be manifested (like the water
of a pond: when its movement decreases, then we can start
seeing its transparency, clarity and purity). Only when the
bottle is empty of its content we can see its transparency,
luminosity and real essence.
27. Non siamo consapevoli che quando la mente diventa meno
caotica e confusa può manifestare la sua vera natura (come
l’acqua di un laghetto: quando il suo movimento diminuisce,
allora noi possiamo cominciare a vedere la sua trasparenza,
chiarezza e purezza). Solo quando la bottiglia è vuota del
suo contenuto possiamo vedere la sua trasparenza, luminosità
e vera essenza.
How can we rediscover the Eden from which we have never
strayed?
Ramana Maharshi says: "The only thing to do is bring the
mind within" Only pacifying the mind we can discover the
beauty of our inner paradise.
Lao Tzu wrote: "The whole Universe surrenders to a stable
and peaceful mind."
Swami Vivekananda: "All the powers of the universe are
already 'in our possession. It is we, unfortunately, put a
hand over our eyes and cry because it's dark!
"
Come possiamo riscoprire l’Eden dal quale non ci siamo mai
allontanati? Ramana Maharsi dice:” L’unica cosa da fare è
portare la mente al suo interno!”. Solo pacificando la mente
potremo scoprire la bellezza del nostro Paradiso interiore.
Lao Tze scrive: “Tutto l’Universo si arrende ad una mente
stabile e pacificata.” Swami Vivekananda:” Tutti i poteri
dell’Universo sono già in nostro possesso. Siamo noi,
purtroppo, che abbiamo messo una mano davanti agli occhi e
piangiamo perchè è buio!”
28. We are not aware that we have to free the mind of all
its illusory content (thoughts, images) in order to allow
the mind itself to manifest its qualities of emptiness,
purity, clarity, beauty, love, compassion, peacefulness
(without discursive thoughts and conception) and the quality
of knowing.
28. Non siamo consapevoli che dobbiamo liberare la mente da
tutto il suo contenuto illusorio (pensieri, immagini) per
consentirle di manifestare le sue intrinseche qualità di
vuoto, purezza, chiarezza, bellezza, amore, compassione,
tranquillità (senza pensieri discorsivi e concettuali).
29. We are not aware that there is a method that allows to
the purity of the mind to manifest itself: this is the
meditation based on the teachings of a qualified Guru,
followed by accumulation of merits, purification and
positive actions.
29. Non siamo consapevoli che c’è un metodo che consente
alla Mente Originaria di manifestarsi: questo è la
meditazione basata sugli insegnamenti di Maestri
qualificati; seguita dall’accumulazione di energia positiva
attraverso le “buone azioni”.
30. We are not aware that meditation pacifies the dance of
the mind, going beyond thoughts and images.
30. Non siamo consapevoli che la meditazione pacifica la
danza della mente portando la nostra coscienza oltre i
pensieri e le immagini.
31. We are not aware that when the mind is silent (no sounds
of thoughts) its real nature can be manifested and the image
of God appears. (We can call it Buddha Mind, or God’s Mind,
Atman, Soul, Primordial Mind, Clear Light, Pure
Awareness...)
31. Non siamo consapevoli che quando la mente tace (nessun
frastuono di pensieri) può manifestare la sua vera natura,
permettendo l’apparizione di archetipi superiori (Archetipo
dell’Essere Superiore). (Noi parliamo di mente di Dio).
Silent Mind – Peaceful Mind.
Silent Mind is the Mind beyond creation, beyond thoughts and
memories. If we want the peace of Eden (the natural,
primordial state of our mind), we have to be free from the
Eden itself. This –probably - is the meaning of the myth of
the “Lost Paradise” of our ancestors.
Leave everything to get everything.
Una mente silenziosa è una mente in pace. La Mente in
silenzio è la Mente oltre la creazione, al di là dei
pensieri e delle memorie. Se aspiriamo alla pace dell'Eden
(lo stato naturale e primordiale della mente), dobbiamo
liberarci dall'Eden stesso. Questo è probabilmente il
significato del mito del Paradiso Perduto. Lascia ogni cosa
per ottenere tutto.
“If the mind is calm and pure, we can see the reflection of
God’s face” – Anonymous Indian
“In una mente pura e calma appare il riflesso del volto di
Dio” – Anonimo Indiano
32.
We are not aware that our God’s Mind is always here. It is
always with us and with the sentient beings and creatures of
the Universe and with the entire Universe. All the Universe
is manifestation of God’s Mind since the beginning of time.
God’s Mind, or Clear Light Mind, or Pure Awareness Mind, or
Atman Mind…is essentially emptiness, purity, clarity,
beauty, love, compassion, peacefulness.. When these
qualities manifest as images, then God appears, Buddha
appears, or Christ appears, or Krishna appears… then you can
see the reality beyond the conventional way of perceiving
and knowing.
32. Non siamo consapevoli che la Mente Luminosa è sempre lì.
È sempre con noi e con gli esseri, le creature e con tutto
l’Universo. Tutto l’Universo è espressione della mente
Luminosa da tempo senza inizio. La mente di Primordiale, o
Mente della Chiara Luce, o Mente della Consapevolezza Pura,
o Mente (di) Atman…è essenzialmente vuota, pura, chiara.
Quando queste qualità si esprimono in forma di immagini,
allora si manifesta Dio, Buddha, o Cristo, o Krishna…Allora
possiamo vedere la realtà oltre il modo convenzionale di
percepire e di conoscere.
33. We are not aware that all of us are, actually,
manifestation of our God. We cannot see this wonderful mind
because we do not know all the previous points (due to
ignorance), because we are following the appearances and
thoughts created by the motion (the dance) of the mind.
The chaotic dance of the mind generates destructive emotions
like cr
aving, desire, attachment, hate, pride… We are not aware
that this is the origin of our suffering.
33. Non abbiamo la consapevolezza che in realtà siamo una
manifestazione del Divino (vedi la creazione per i
cristiani, ad esempio). Non riusciamo a vedere la mente
meravigliosa a causa della non conoscenza di tutti i
passaggi precedenti (per colpa dell’ignoranza), perché
inseguiamo le apparenze e i pensieri creati dal movimento
(la danza) della mente. La danza caotica della mente genera
emozioni distruttive come brama, desiderio, attaccamento,
odio, orgoglio. Non siamo consapevoli che questa danza
caotica e confusa è l’origine della nostra sofferenza.
34. We are not aware that we cannot perceive ourselves as
our God (Buddha, Jesus, Shiva...) the others as our God (or
Jesus, Shiva...), the environment as the Pure Land of our
God, because of the agitation of our mind which is under the
influence of ignorance and negative emotions (hate,
attachment, jealousy, pride). The agitation of the mind is
like the choppy water of a pond. How does the moon appear in
the choppy water of a pond? We cannot perceive the
reflection of the moon, but thousands of reflections, that
appear as thousands of phenomena. The moon is always there,
but the movement of the water creates the illusion of
thousand things. The same applies for our Pure Mind: it is
always there. Our God is always here but His image is
distorted by our chaotic mind so that instead of Buddha (or
Jesus, Shiva...) we perceive thousands of phenomena: the
mountains, I and you, enemies and friends, animals and so
on.
L’agitazione della mente è come l’acqua mossa di un
laghetto.
The agitation of the mind is like the choppy water of a
pond.
34. Non siamo consapevoli che non possiamo percepire noi
stessi come esseri divini, né gli altri, né l’ambiente come
un nuovo Eden, a causa dell’agitazione della mente che è
condizionata dall’ignoranza e dalle emozioni distruttive
(odio, attaccamento, gelosia, orgoglio). L’agitazione della
mente è come l’acqua mossa di un laghetto.
Come fa la luna ad apparire nell’acqua agitata del laghetto?
Non possiamo percepire il riflesso della luna, ma migliaia
di riflessi che appaiono come migliaia di fenomeni. La luna
è sempre lì, ma il movimento dell’acqua crea l’illusione di
migliaia di cose.
Lo stesso vale per la nostra Mente Originale: essa è sempre
lì. La Divinità è sempre lì, ma la sua immagine viene
distorta dalla nostra mente caotica. Così, anziché vedere
l’Archetipo dell’Essere Superiore, noi percepiamo migliaia
di fenomeni: le montagne, me e voi, nemici e amici, animali
e così via.
The beauty of our mind emerges when the disturbing thoughts
cease.
La bellezza della nostra mente emerge quando cessano i
pensieri che la disturbano
35.
We are not aware that if we calm the choppy mind, our God
appears with his qualities of love, compassion, peacefulness
and wisdom. Only our God will be there. And we will realize
that all phenomena (samsara) created by the restless mind
were nothing but illusions, like the reflections on the
water, or in the mirror.
35. Non siamo consapevoli che se calmiamo la mente agitata,
tagliando la credenza nell’esistenza di un io indipendente
(vedi i simboli della spada per compiere questa operazione,
oppure della crocifissione, del sacrificio...), appare
l’Archetipo di Dio con le sue qualità di amore, compassione,
tranquillità, saggezza. (Ricordiamo, per i Cristiani, il
Cristo morente sulla croce - archetipo dell’Adam Kaidmon
cabalistico = l’Uomo Cosmico, e quindi riassuntivo di tutti
gli archetipi. Alfa e Omega, appunto).
Alla fine, solo la manifestazione del Divino sarà presente.
(Significativo il consiglio di Madre Teresa a questo
proposito: Dobbiamo essere capaci di capaci di percepire la
presenza di Dio ovunque ed in ogni persona). E ci
accorgeremo che tutti i fenomeni creati dalla mente
irrequieta non erano altro che illusioni, come i riflessi
sull’acqua, o nello specchio.
Conclusion
While meditating or while doing your daily activities,
always keep in your mind the awareness that your real mind
is the Divine Mind. Be aware that there is nothing but our
God’s Mind that knows, is pure, clear and peaceful. If a
thought arises, just recognize it as manifestation of your
God’s Mind. If an enemy appears in your mind (or projected
outside), recognize him or her as manifestation of your
God’s Mind. In other words, see your God everywhere, because
everything is your God, given that everything is created by
your Deep mind (or Luminous Mind). If an emotion of anger
arises, just look at it and be aware that it is the
manifestation of love and compassion of God’s Mind. Then the
qualities of God’s Mind can arise. Where there is hate you
can perceive love. Where there is revenge you will perceive
forgiveness. Where there is desperation you can transform it
into happiness. Do not identify yourself with the
appearances of your choppy mind (thoughts, images) because
they are not real, they are only the product of the motion
or dance of your restless mind. If you identify yourself
with the appearances, you are condemned (by yourself!) to
suffer, because you will miss your real identity, that is
beyond the appearances and illusions.
Conclusione
Mentre meditate e mentre svolgete le vostre attività
quotidiane, tenete sempre nella vostra mente la
consapevolezza che la nostra mente vera è la Mente
dell’Eden, la Mente Gioiosa, La Mente Lumiosa, la Mente
Divina, la Mente del vostro Dio (se credete). Fate in modo
che non ci sia altro che questo tip;o di Mente superiore,
che conosce, è pura, chiara e pacifica. Se sorge un
pensiero, semplicemente riconoscetelo come una
manifestazione di questa Mente. Se compare un nemico nella
vostra mente (o proiettato fuori) riconoscetelo come
manifestazione della vostra Mente Luminosa. In altre parole,
vedete il vostro Dio ovunque. Se sorge un’emozione di
rabbia, semplicemente guardatela e siate consapevoli che
essa è la manifestazione dell’amore e compassione del vostro
Dio. Allora possono sorgere le qualità della Mente Luminosa.
Dove c’è odio potrete percepire amore. Dove c’è sete di
vendetta potrete percepire perdono. Dove c’è disperazione
potrete trasformarla in felicità. Non identificatevi con le
apparenze della vostra mente agitata (pensieri, immagini)
perché non sono reali. Sono solo il prodotto del movimento o
danza della vostra mente che non conosce. Se vi identificate
con le apparenze, siete condannati (da voi stessi!) a
soffrire, perché perderete la vostra reale identità che va
oltre le apparenze e le illusioni.
Beyond the thousands sparks of luminous forms appearing in
the choppy water of the pound there is the moon! When the
water becomes still, the moon “surfaces”. When the mind
ceases to be restless, the destructive emotions also cease.
That’s the time when our God appears.
Oltre le mille forme luminose create dal movimento
dell’acqua del lago c’è la luna. Quando l’acqua diventa
calma, la luna riappare. Quando la mente smette di essere
agitata, anche le emozioni distruttive cessano.
Quello è il momento in cui appare l’immagine del Dio in cui
crediamo
Let us always meet each other with smile, for the smile is
the beginning of love. - Mother Teresa.
Smiling children of Aghor Guru Seva Peeth Ashram, Varanasi;
they are, now, part of the big Alice Project’s family. This
is the second book made in cooperation with Associazione
Anjali Onlus (Italy), that supports the Bal Ashram of Baba
Harihar Ramji.
Follow Rediff Deal ho jaye! to get exciting offers in your
city everyday.
[
Become aware
of your unawareness!
by
Valentino Giacomin
edited by
Luigina de Biasi
Alice Project – Associazione Anjali Onlus
************************************************
Lettere a un antico amico
dallo stipendio d'oro
Caro Baldino
sono Odorico.
IO
sono ancora vivo, e tu?
In rete di te sono venuto a sapere
solo il servizio di cui sei responsabile ( Attività
culturali presso la Regione Umbria) , non che del tuo
stipendio d'oro ( per l'ammontare di
88.363,46 euro, lordi), quando come curatore de" I mondi
di Francesco" avrei immaginato che ti fossi sposato con
Madonna Povertà. Pazienza.
Nè
mi è sfuggita la gaffe immensa in cui sei incorso di
recente, quando in un intervento a larga audience
femminile ti sei detto dispiaciuto dell'incremento del
pubblico delle lettrici, per lo sconcerto delle tue fans.
Non sarò così desueto da considerarlo un lapsus
freudiano., anche se per me lo è al 100%.
Se
ti aggrada avere le mie coordinate di vita e di pensiero
puoi ricercarmi nel mio blog
non che, per tua somma delusione, in facebook.
Di
me sappi ora
soltanto che non sono un chierico curiale, " non vado
sempre a Messa ma prego il Signore" ( Boheme, aria di
Mimì),
e
che il solo Stil novo che pregio è quello (dolce ) di
Dante.
Che altro dire?
Ad-Dio A-dieu o Au-revoir.
Odorico
Odorico
quel che
stupisce è il tuo chiamarti Odorico. Ricordi Alessio o io
ricordo male? Io vivo, ma non posso dire che sono vivo,
purtroppo. Mi ha fatto molto piacere ricevere la tua
noterella biografica più che autobiografica e un po' mi
ritrovo tra madonna povertà e lo stipendio d'oro, più di
quanto tu possa supporre. Se preghi il Signore e pregi lo Stil
novo di Dante mi sembri maturato ma non mutato, mentre io
non ho saputo, ma forse potuto, fare altro di me che un
agiato burocrate. Non potrò mai incontrarti su facebook
perché non frequento, ma mi aggiornerò sul tuo blog e spero
di vederti presto a Perugia o da me in Abruzzo, quando vuoi
e quando posso. Au-revoir, ma io dico sempre Addio. Quel che
resta di Baldo
Mercoledì 20 giugno 2012
Caro Baldino
“Formosum
pastor Corydon ardebat Alexin,delicias domini, nec quid
speraret habebat….
Che bella è l’egloga II di Virgilio, che mi è rievocata
dal nome Alessio, il che mi fa schermo ad
ogni ulteriore memoria associata a tal nome …non ricordo
proprio altro…
Io preferisco ora chiamarmi
come mi chiamano le persone che amo, “ Icò!”, o “ Ikò”,
ad esempio, che è come mi chiama un bambino che di noi
tutti è amore nel mio mondo di vita più caro…
Quanto allo Stil Novo, credevo che avessi inteso che era
il senal di un mio disdegno e dispetto per chi ha
usurpato tale termine con tanto biecume politico.
Non so se ciò che ti induce ad esprimerti
-benissimo-con tanto scoramento, è l’insoddisfazione
perché è a prezzo della tua realizzazione personale che
tu pensi di aver ottenuto e mantenuto la tua vita
agiata, o piuttosto, perchè quando muore o si perde una
persona cara,
non è solo lei che scompare,
Sta a te farmi sapere , se vuoi, che cosa tu intendessi
altrimenti dirmi
A
proposito mi viene in mente un mio giovane amico
iraniano, pittore talentuoso, cui giorni fa mi sono
permesso by facebook di suggerire soltanto, “Va a
Erevan”, - in tutta rispostaalle sue lamentazioni di non
riuscire a conciliare scuola ed arte. Era una proposta
effettiva, di fatto, ma detto altrimenti, - il che
nemmeno io avevo realizzato appieno-, essa significava:
“Non venirmi a piangere di Admedinejad e della tirannide
iraniana, quando non sai darti un’aria libera e fresca
perché non sai rinunciare ai tepidi agi della vita in
famiglia, la sua una meravigliosa famiglia a dire il
vero, quanto di più simile alla realtà ideale della
famiglia io abbia mai conosciuto- nel cui amnio, però,
la sua creatività non potrà mai prendere il volo della
donazione più autentica di sé, nella messa repentaglio
che comporta.…
Ed
in tempi così cruenti di salvati e di sommersi, che
dirti degli stipendi aurei, se non che chi li gode può
dormire sonni tranquilli, tant’è la stupidità
dell’antipolitica…
Poi, non fosse che hanno i cordoni della borsa, che vuoi
che mi lusinghi la frequentazione di persone che non
sanno dire altro che di rimboccarsi le maniche e che è
ora di assumersi la propria responsabilità , di non
piangersi addosso e di metterci la faccia e di mettersi
in gioco, anche se è proprio di questo, in altre parole
e in altri modi che forse proprio si tratta…
Non so, dicendoti questo, quanto sia mutato o maturato,
- siamo noi tutti molto, molto relativi…-ma questo è
quanto sentivo di dirti.
Con affetto
Odorico
*****************************************************
Insieme con molte delle
nostre vite ne ha sconvolte tra noi di cose il terremoto
18 giugno
2012
Insieme con molte delle
nostre vite ne ha sconvolte tra noi di cose il terremoto,
con la stessa ironia tagliente che credevamo riservata al
magistero della storia.
Chi difendeva il proprio
campanile come proprio simbolo identitario, che avrebbe
voluto che nei secoli dei secoli svettasse in esclusiva tra
le nostre campagne, e non tollerava che condividesse lo
slancio di minareti o dei pinnacoli di chattri di gurdwara
sik, ora possiamo ritrovarlo tra i più esasperati che non si
proceda quanto prima al suo abbattimento, pur di non
condannare il proprio centro abitato a non risorgere mai
più, sotto l’incombere della minaccia del crollo sismico del
campanile sulle case sottostanti, mentre ne piange
l'abbattimento la ragazza sik, che vivendo in un casolare
adiacente si è trasfusa nella nostra civiltà.
Chi vedeva nel verde dei
campi una natura amica, da salvaguardare dal demone
divoratore inghiottitutto del cemento, ora deve affidare
innanzi tutto, pur se non in esclusiva, al bruto cemento
grezzo e al neoprene armato la comune difesa dalle insidie
che la natura cela nel grembo, da che sotto il suo sguardo e
sotto i suoi piedi esse l’hanno percorsa terrificanti,
sollevandone i coltivi insieme con i nostri municipi, e
l’allievo che faceva del proprio banco un obbrobrio,- mentre
magari rendeva la vita impossibile proprio all'insegnante di
Geografia che lo stava avvertendo della natura sismica del
nostro territorio, - ora confida nel proprio banco come nel
più protettivo dei beni- rifugio se sopraggiunge una scossa,
laddove le scuole che per prime riescano ad ottemperare al
meglio a quelle norme antisismiche, che più di ogni altra
hanno finora eluso, nel marketing dei nostri istituti
potrebbero risultare le più attrattive.
A sua volta per chi ancora
ritrovava finora il bello solo nella sopravvivenza e nella
reviviscenza dell’antico, senza più indulgere in malinconie
ossessive è gioco forza accogliere l’idea che il bello –
com’è avvenuto così di frequente nel passato- sopraggiunga
in nuove epifanie attraverso l’abbattimento forzoso delle
vestigia pericolanti degli edifici storici, per care che
siano le memorie di cui sono gravide, pena il trasformare in
ruderi inabitati intere comunità agricole. E con la
renovatio dell’idea di bello si fa improcrastinabile, in
loco, quella dell’idea ecclesiastica di bene.
La Chiesa che credeva di
poter ritardare i rendiconti della propria dogmatica con la
contemporaneità, ora è qui costretta a schiudersi alla fede
di chi si rifiuta di leggere i disegni di un Dio sovrano
onnipotente in quello che accade, deve negarsi la
temerarietà di credersi il gregge salvaguardato da Dio come
suo popolo eletto, rispetto a chi Dio avrebbe castigato con
la sua ira sismica.
Ma sarà così in grado, per
non incorrere altrimenti nel discredito, di attendere a
sacralizzare il secolare e a secolarizzare il sacro, come
richiedono le circostanze ed è il suo compito da sempre,
evitando di curarsi delle anime che stanno nelle chiese più
di quelle rimaste impaurite nelle tende o che sono già al
lavoro nei campi, più delle macerie dei propri luoghi di
culto che di quelle di capannoni e fienili e case, e saprà
spezzare il pane e versare il vino sugli altari come sui
tavoli domestici e di lavoro, pregare attraverso la
preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e
d’amore solidale?
Ma così, risulta evidente,
non è stato e non sarà consumato- ossia adempiuto- che ciò
che era già ed ovunque è nelle cose. Che ciò cui è vano
opporre resistenza.
Poscriptum
Egregio Scansani,
sono Odorico Bergamaschi,
ex insegnante, poligrafo- web
La ringrazio vivamente di
avere dato spazio nella Gazzetta di Mantova di oggi al mio
intervento titolato “ Scossa che scuote e livella”, tra le
Testimonianze dei lettori, tuttavia esso vi presenta dei
tagli che avrei preferito che fossero concordati con me via
mail, o personalmente, oppure che venissero evitati,
eventualmente cambiando destinazione e impaginazione o
caratteri del mio scritto, per il semplice motivo che fanno
risultare particolarmente ruvide e grezze le mie attenzioni
riservate alla Diocesi di Mantova , e carenti di
circospezione le formulazioni dei miei timori che non si
riveli in grado di affrontare in termini universalmente
cristiani la catastrofe sismica. Il passo che è stato
tagliato all’altezza di “ rimaste impaurite nelle tende” era
il seguente : “Ma ( la Chiesa) sarà così in grado, per non
incorrere altrimenti nel discredito, di attendere a
sacralizzare il secolare e a secolarizzare il sacro, come
richiedono le circostanze ed è il suo compito da sempre,
evitando di curarsi delle anime che stanno nelle chiese più
di quelle rimaste impaurite nelle tende o che sono già al
lavoro nei campi, più delle macerie dei propri luoghi di
culto che di quelle di capannoni e fienili e case, e saprà
spezzare il pane e versare il vino sugli altari come sui
tavoli domestici e di lavoro, pregare attraverso la
preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e
d’amore solidale? “, cui faceva seguito questa conclusione:
“Ma così, risulta
evidente, non è stato e non sarà consumato- ossia adempiuto-
che ciò che era già ed ovunque è nelle cose. Che ciò cui è
vano opporre resistenza.”
Il brano in questione
intendeva dare un respiro spirituale ad una mia
preoccupazione che non è motivata solo dalle legittime
riserve dei concittadini contribuenti, comunque la pensino,
nel sentirsi obbligati a devolvere contributi per “salvare
anche l’ irrecuperabile” del patrimonio ecclesiastico,
-parola di Sgarbi, no?-, quando vi invitavo la Chiesa a non
considerare eucaristica la sola comunione e condivisione
della messa, a ritenere preghiera la stessa attenzione e
cura di ogni nostro “essere per gli altri”, che è il
cristianesimo implicito anche dell’ateo, ossia il
cristianesimo “non religioso” che davvero mi preme.
In termini schietti temo
infatti che anche per cause di forze maggiore e indipendenti
dalle disposizioni spirituali dei nostri prelati, in parole
ed opere la Curia stia immedesimando il popolo di Dio da
soccorrere con i soli parrocchiani e diocesani, la Casa di
Dio con i propri edifici di culto, e pur dalla mia
postazione isolata, mi è parso di avvertire un’insofferenza
crescente nei riguardi di tali atteggiamenti, e nemmeno
tanto larvata, quando come a Poggio Rusco sento
l’opposizione a Rinaldoni lamentarsi di un paese tenuto “in
scacco” dalla salvaguardia “della Chiesa e di due
palazzoni”, ossia in ostaggio della Curia, io leggo tra le
righe.
E mi è inquietante il
percepire il riemergere della nostalgia dei tempi di Don
Camillo e dell’onorevole Peppone, in ciò che Sgarbi a
riflettori e bollori spenti ha detto a Daniele Marconcini
che lo intervistava nell’Abbazia del Polirone, quando
riavviando l’intervista sento il notorio critico d’arte che
suggerisce che nei paesi sindaco e prete se la vedano tra
loro su come spartirsi i soldi che sopraggiungano, o in
quanto si reclama in una lettera alla Voce di Mantova di
questi giorni, allorché la sua autrice vorrebbe imporre al
nostro Vescovo l’imperio dei suoi rimpianti memoriali, e
uscita “fuor di ciclabile” invoca che la Curia di Mantova
sieda nella cabina di comando degli interventi finanziari di
soccorso con “ inzittibile potestà decisionale”, al fine,
con una autentica crociata, di imporvi il salvataggio di
ogni nostra chiesa in virtù di considerazioni puramente
umano-affettive.
( E ciò mi angustia
tuttora parecchio, anche se mi si può prevenire che
sopravvaluto il pericolo, che ogni controversia è stata già
sciolta in partenza, talmente esigui sono i flussi di spesa
effettivamente disponibili o in fase di stanziamento per i
nostri terremotati).
Spero che lei non me ne
voglia delle malinconie ossessive che le ho diagnosticato.
In India devo vedermela a
riguardo con l’opera storico-letteraria di Dalrymple, nella
mia credenza che il moderno non estingua automaticamente il
bello e il sacro, e che possa piuttosto ravvivarli, anzi,
che spesso, con rimandi anche consapevoli, faccia rivivere
in forme proprie il bello e il sacro dell’ antico e dei
canoni liturgici, in opere che rimangono mirabilmente
misconosciute.
Del resto lei sa più di
ogni altro che “la Mantova di sempre” non è mai esistita,
che nei paesi attuali della Bassa resta oramai solo una
larva dei paesi in cui siamo nati ed abbiamo vissuto, e che
i volti delle persone che vi abbiamo conosciuto ed amato
possiamo oramai ritrovarli, quasi tutti, solo effigiati
sulle lapidi delle loro sepolture cimiteriali.
Con i più cordiali saluti
Odorico Bergamaschi
Qualora intenda pubblicare
questa comunicazione, per quanto mi riguarda “ ne ha piena
facoltà”-
***************************************************
Sul Corano
In risposta
all’interrogativo postomi attraverso facebook da un mio ex
allievo di origini arabe.
Penso, da persona che non
è particolarmente colta e che non ha ancora letto
integralmente il Corano,che l’errore di fondo che si assume
rispetto alla civiltà Islamica sia di identificarla con il
Corano, come se l’Islam consistesse soltanto nella
sottomissione ai suoi contenuti testuali, che sono stati
diversamente interpretati nel corso del tempo e nelle varie
culture.
Come cercatore di Dio,
personalmente non attribuisco al Corano uno statuto
privilegiato rispetto ai testi fondamentali di altri
Religioni.
Il Corano per me contiene
la Parola di Dio ( l’Ispirazione del suo Spirito ), ma come
la Bibbia e i Vangeli non è in tutto e per tutto Parola di
Dio. Mi è impossibile, come i fondamentalisti coranici,
leggerlo come Parola di Dio in ogni sua virgola e punto,
così com’è redatto in arabo. Ha splendide aperture
rivelatrici ( leSura 18, 24, ad esempio, se ben ricordo), ma
secondo un criterio di lettura che desumo dalla rivelazione
del Cristo nel Vangelo, il Corano così come la Legge mosaica
parla eminentemente alla durezza del cuore. Per umanizzarlo,
umanizzando l’Islam come religione di misericordia del
cuore, e trarne una loro teologia spesso arduamente sublime,
molti autori , filosofi, poeti, mistici e letterati
dell’Islam sono andati ben oltre i suoi contenuti. La
rivelazione dell’Islam è immensamente più ricca di quella
del solo Corano, che risulta spesso contraddittorio e
ripetitivo di formule aride prive della saggezza e della
luce del cuore, ossia dell’amore, che è la stessa presenza
illuminante dello Spirito. Dove non è misericordioso il
Corano esprime una legislazione ed un’idea di Dio come
Potenza assoluta cui sottomettersi, quale che ne sia il
decreto, per duro e inumano che ci appaia, che non mi è
sostenibile, come ad esempio non mi è accettabile che il Dio
dell’Antico Testamento possa chiedere ad Abramo il
sacrificio di Isacco. E’ comunque da leggere, assolutamente,
e soprattutto per chi è islamico è da osservare e da vivere
con la fede e l’intelligenza del cuore.
Come sostenne un grande
teologo cristiano, recentemente scomparso, personalmente
credo che si possa essere uomini di più religioni, e che tra
le varie religioni si debba cercare una fecondazione
reciproca, un reciproco arricchimento nella propria
ispirazione religiosa di fondo.
**********************************************************
Ordine naturale,
semeiotica, ermeneutica del dialogo
23 giugno
2012
" In quanto organismo
fisico e psichico noi siamo relazione, cioè dialogo. Ne
viene che quando esercitiamo il dialogo a livello spirituale
non facciamo altro che riprodurre la logica fisica
fondamentale di cui viviamo obbedendo alla logica del nostro
essere" ( Vito Mancuso, Obbedienza e libertà pg .161).
In un'ontologia
naturalistica, secondo la logica in assoluto dello spinozismo,
come filosofia, l'artificiale, la semeiosi non possono che
essere ancora natura ( si confronti la ricerca di
bio-semeiotica di Giorgio Prodi), che l'identico operare
dello Spirito che anima la natura, secondo il medesimo logos
e una medesima dynamis. Si pensi al futuro nanotecnologico
dell'energia, alle celle di Graetzel che imitano l'agire
fotosintetico delle foglie per accumulare l'energia del
sole, di altre celle che riproducono le capacità dei
batteri per produrre energia e simultaneamente purificare
le acque, o sfruttando le alghe e i batteri i metodi
biologici per produrre l'idrogeno.
Pertanto l'economia
dell'uomo non può che conformarsi alle leggi dell'economia
della natura o ecologia, secondo il punto di vista concorde
di Ferdinando Boero, in " Economia senza natura "
Vi si può ritrovare
affermato che "l’uomo fa parte della natura e le regole che
inventa sono alla fine soggette alle regole della natura" ,
che "l’artificiale non può permettersi di coniare leggi e
regole differenti da quelle naturali" e "se le leggi
dell’economia e quelle della natura entrano in conflitto,
quali prevarranno? Fine della storia. Non possiamo essere
così arroganti da pensare che siano quelle dell’economia a
prevalere. Se infrangiamo le leggi della natura a favore di
quelle dell’economia, la natura ce la farà pagare cara,
carissima. Anche in termini economici"
Resta da chiarire quali
sia la natura di tali leggi, se siano universalmente
immutabili, secondo i paradigmi della Rivoluzione
scientifica del Seicento, o se lo Spirito, in esse
liberamente operante, non sia creativo di nuovi ordini di
regolarità che ci chiamano in causa come concreanti,
innanzitutto nella Sua azione di grazia.
Grazie della citazione,
caro Odorico. Lo spirito non può creare nuovi ordini di
regolarità. E' solo arroganza antropocentrica. Le regole
della natura... molte le conosciamo, partono dalla fisica e
arrivano all'ecologia. Bisogna studiarle e bisogna anche
scoprirne di nuove. Ma poi non possiamo pensare di essere in
grado di cambiarle. Possiamo solo obbedirle. Mettiamola
così: la natura è dio. Pensi che possiamo cambiare le sue
leggi? Siamo liberi di non obbedire, ma poi dobbiamo pagare
il conto. E il conto sta arrivando.
Grazie caro Ferdinando.
Riferendomi a nuovi ordini di regolarità alludevo in
particolare alla concezione scientifica del mondo di Stuart
Kauffaman, da lui espressa ultimamente ( nel 2008) in "
Reiventare il mondo". Per quanto mi attiene, se la natura
naturante è Dio ( oppure dio con la minuscola) possiamo solo
cooperare alla creazione continua di uno Spirito che ci
comprende e ci trascende., in spirito d'obbedienza certo, se
non a un ordine fisso al suo innovarsi normativo in cui
rientriamo. Cordialmente
O.Bergamaschi
Grazie della citazione,
caro Odorico. Lo spirito non può creare nuovi ordini di
regolarità. E' solo arroganza antropocentrica. Le regole
della natura... molte le conosciamo, partono dalla fisica e
arrivano all'ecologia. Bisogna studiarle e bisogna anche
scoprirne di nuove. Ma poi non possiamo pensare di essere in
grado di cambiarle. Possiamo solo obbedirle. Mettiamola
così: la natura è dio. Pensi che possiamo cambiare le sue
leggi? Siamo liberi di non obbedire, ma poi dobbiamo pagare
il conto. E il conto sta arrivando.
Grazie caro Ferdinando.
Riferendomi a nuovi ordini di regolarità alludevo in
particolare alla concezione scientifica del mondo di Stuart
Kauffaman, da lui espressa ultimamente ( nel 2008) in "
Reiventare il mondo". Per quanto mi attiene, se la natura
naturante è Dio ( oppure dio con la minuscola) possiamo solo
cooperare alla creazione continua di uno Spirito che ci
comprende e ci trascende., in spirito d'obbedienza certo, se
non a un ordine fisso al suo innovarsi normativo in cui
rientriamo.
cordialmente O.Bergamaschi
********************************************************
29 giugno
2012
Tutto il tradimento di
Ashesh e dei suoi
Sono rimasto attonito
quando Kailash mi ha detto perché Ashesh, il figlio della
sorella da noi adottato, è acquiescente od ha sollecitato la
scelta familiare che non faccia rientro in Khajuraho, ed è
assenziente a restarsene e ad andare a scuola a Srinagar. “
In Srinagar presso le scuole pubbliche può frequentare la
classe ottava, grazie alla promozione che ha ottenuto .in
Viatal, nel villaggio natio del mio amico, senza esservi mai
stato a scuola che per presenziare a degli esami fasulli, a
fine anno, per fini ispettivi, a seguito di una combine
intercorsa tra il padre di Kailash e l’insegnante delle
elementari. A seguito di una sordida intesa, ad Ashesh e ad
Ajay, il bambino del mio amico, erano assicurate con la
promozione le tremila rupie a testa della rispettiva
bicicletta, e all’insegnante una bakshesh di mille rupie -la
sola elargizione a non essere andata in fumo, poiché le
rupie delle biciclette sono finite in spese di medicine
inutili per il piccolo Chandu, amore di noi tutti, secondo
le prescrizioni dei medici che abusano dei timori del padre
che possa morire come è morto Sumit, ad ogni minimo colpo di
tosse del bimbo.Ma in Srinagar, nel degrado infinito della
sua scuola pubblica, che potrà impararvi, Ashesh, in
un'ottava classe, se l’ultima classe in cui è effettivamente
stato è la quinta? In tal modo egli potrà solo ottenere di
affrettare la fine della frequentazione di scuole che non
gli daranno accesso a niente.Cosi ha scelto di diventare un
cattivo studente, di perdere la sua mente…” si accalorava
con candore il mio caro amico, quando lasciava prevalere
l'idea che si tratti di una escogitazione pienamente fatta
propria dal ragazzo, nella sua indole subdola, e che non
subisca soffrendone un raggiro dei genitori, che Kailash
domani raggiungerà in Viatal, dove soggiornano, per un
ultimo sforzo/ tentativo di dissuaderli. A che era valso,
mi amareggiavo a mia volta, che mi fossi sacrificato a
insegnare ad Ashesh i rudimenti di Inglese e di Matematica
perché potesse essere ammesso in una scuola che gli fornisse
una vera educazione e un'istruzione effettiva, che io ed il
mio amico avessimo ricusato di attardarlo ancora in quinta,
con Ajay, assecondando gli esiti dei test che gli
consentivano di ritrovarsi in sesta senza perdere alcun anno
di scuola, e che gli ultimi giorni l’avessimo condotto con
noi in Delhi, alla mia partenza dall'India, perché nel craft
Museum sperimentasse la possibilità di farsi allievo di chi
potesse insegnarli il disegno artigianale, - E ancor più ,
che ne facevano lui e i suoi genitori, così scegliendo, di
quanto sofferenza era costato diventare con lui consapevoli
che a nulla serviva a lui ed Ajay la scuola che io e Kailash
avevamo a loro già assicurato, se vi imparavano solo a
rispondere come pappagalli senza usare la mente?
"Invano ho faticato-
ripetendomi con il profeta Elia, per nulla e invano ho
consumato le mie forze"
"E' un imbroglio, un
inganno, è dhokha , Kailash," gridavo al mio amico, senza
avere ancora compreso appieno."Un inganno, si, ma nei
confronti di se stesso... " egli ribadiva, supponendo che
del raggiro il ragazzo fosse consenziente.
" Kailash, capirei, se non
volesse fare ritorno per come io e te possiamo averlo
trattato…"No, no, non ha niente contro di noi, Ashesh pensa
bene di me, di te, di Vimala..ra dunque perché Kailash in
cucina l’aveva cosparso come Ajay di cherosene, minacciando
entrambi di dare loro fuoco se avesse scoperto che mi
derubavano ancora, negli ecccesi del “drama” cui l’avevo
indotto io stesso con i miei sospetti, piangendo poi sulle
sue spalle che così avesse perduto per loro la sua figura di
padre, nè si rifiutava di rientrare fra noi perché avessi
gridato al ragazzo che era un cobra, raggiungendolo alla
gola nel prenderlo per la collottola, quando aveva cercato
di subornare Ajay ai suoi intenti, dissuadendolo dal venire
con me e Kailash a Delhi, la volta precedente la mia
partenza . " Vedrò che si può fare. ma non è come Ajay,
nostro figlio. E' già grande. Sarà difficile farlo studiare,
se non vuole, anche se è intelligente, e sa disegnare
bene..."Che io e il mio amico non abbiamo solo fatto uso di
lui, nel porlo al servizio di Ajay, era certo , come il
fatto che di me e di Kailash il ragazzo ed i suoi genitori
si siano serviti senza residui scrupoli . Per due anni senza
spendere nulla, il padre e la madre se lo sono ritrovato da
noi sfamato e vestito, portato in viaggio e a spasso ed
educato, senza che a loro costasse più che le rupie di una
telefonata a distanza di mesi, e dopo due anni, senza avere
studiato nulla, il ragazzo si ritroverebbe due altre classi
avanti senza che ne abbia fatto un'ora di lezione, ma dopo
averci fatto patire i disinganni d'amore e gli atti
colpevoli più crudi, per come inveivamo e lo punivamo perchè
diseducava a sua volta Aja,y invece di aiutarlo menomamente.
E più che imbroglio, e inganno, un altro termine appare
calzante per la decisione di Ashesh e dei suoi: tradimento.
Di ogni nostro sforzo ed intento, violentemente amoroso,
negli stessi eccessi che ci causava il ferimento del cuore.
Eppure, ciononostante, Kailash è disposto ancora ad
attenderlo, a farlo venire in Khajuraho per parlare ancora
con lui, perchè a lui ed a me riveli, parlandogli
dolcemente, se la decisione corrisponde ai suoi propositi e
alla sua natura subdola, in tal caso lasciando che essa
abbia il suo corso, o se è l'escogitazione di un raggiro del
padre che questi gli impone a suo danno.
Concedendogli ancora opportunità Con una dolcezza ed una
fermezza di cui oggi erano radiose al telefono le sue care
parole. E con lui, " Ma certo, il mio diritto è
presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio",
posso dire come il profeta.
******************************************************
1 luglio 2012
Uccellini
Per il rondoncino che non
risaliva in volo, la settimana scorsa ho biciclettato fino
al loghino Bosco del signor Savazzi, perchè baciandolo e
chiedendogli scusa, lo sforzasse al volo lanciandolo in alto
fra gli aperti campi.
Dando seguito all'ascolto
di cinguettii che credevo venissero dall'esterno, oggi la
felicità pomeridiana di avere ridato la libertà ed il volo,
ad un passerottino ch'era rimasto imprigionato nella veranda
di casa.
Da Electric Light di Seamus Heaney
Seeing the Sick
Anointed and all, my father did remind me
Of Hopkins's Felix Randal.
And then he grew
(As he would have said himself) 'wee in his
clothes' -
Spectral, a relict -
And seemed to have grown so
Because of something spectral he'd thrown
off,
The unbelonging, moorland part of him
That was Northumbrian, the bounden he
Who had walked the streets of Hexham at
eighteen
With his stick and task of bringing home the
dead
Body of his uncle by cattle-ferry.
Ghost-drover from the start. Brandisher of
keel.
None of your fettled and bright battering
sandal.
Cowdung coloured tweed and ox-blood leather.
*
The assessor's eye, the tally-keeper's head
For what beasts were on what land in what
year
But then that went as well. And all
precaution.
His smile a summer half-door opening out
And opening in. A reprieving light.
For which the tendered morphine had our
thanks.
Assistere gli infermi
Al termine dell’estrema unzione, mio padre
mi ricordava
Felix Randal di Hopkins. Poi si ridusse
(come avrebbe detto lui stesso)” a poca cosa
nei suoi panni”
Spettrale, un relitto.
E sembrava che si fosse così rattrappito
Per essersi liberato di qualcosa di
spettrale,
quella estranea, brumosa parte di se stesso,
ch’era Northumbria, l’egli obbligato
che diciottenne aveva percorso le strade di
Hexam
con il bastone e il dovere di riportare a
casa
il corpo morto di suo zio con il traghetto
del bestiame
Mandriano di spettri fin dall’inizio.
Branditore di chiglia.
Quali mai Niente dei vostri
verniciati e lucidi sandali
Battenti
ribattuti ,
Tweed color sterco di vacca e cuoio sangue
di bue.
L’occhio dell’esperto, la testa di chi sa
riscontrare
Quali bestie e in quale anno v’erano e in
quale terreno...
Ma poi sparve anche quello. Insieme con ogni
precauzione.
Il suo sorriso una semiporta estiva girevole
all’esterno
Ed all’interno. Una luce che graziava.
Per la quale la morfina concessa fu per noi
benedetta.
Da Veder cose
Il ramo d’oro
( Eneide Libro VI, versi 98-148)
Cosi dal retro del suo tempio la Sibilla di
Cuma
Cantava
ambigue parole tremende e faceva eco l'antro
ne era eco
Con detti in cui il chiaro vero ed il
mistero
Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo
si volse e impresse
I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì,
imbrigliò i suoi spasimi.
E come fu trascorso il suo eccesso e la
folle delirante ebbe cessato
L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova
estrema, o Sacerdotessa,
che tu possa immaginare e che
me possa sorprendere,
poichè tutto io ho presagito e già sofferto.
Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è
qui, si dice,
Che si trova la porta del Regno dell'Ade,
tra queste ombrose paludi che l'Acheronte
traversa tracimando,
Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia
a faccia
Con il mio caro padre.
Insegnami la via ed aprimi
i vasti battenti sacri.
– Su queste spalle l’ho trasportato tra
fiamme
E migliaia di lance nemiche.
Nel folto della battaglia lo trassi in salvo
Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio
viaggio di mare.
Un uomo avanti negli anni, esausto eppure
sempre tenace
Fu egli stesso come a pregarmi e ad
ordinarmi (a semi-pregarmi e a
semi-ordinarmi)
Di contattarti, di trovarti e farne
richiesta.
Così dunque, Vestale, ti supplico di avere
pietà
Di un figlio e di un padre, giacché niente
esula dal tuo potere,
Di colei che Ecate mise a guardia dell’Averno
boscoso.
Se Orfeo potè richiamare l'ombra di una
moglie
In virtù della sua fede nei sonori concenti
(nelle corde sonoramente pizzicate)
della sua lira Tracia,
Se Polluce potè redimere a sua volta un
fratello
Nel suo
viavai avanti e indietro cosi
protratto
così tanto
nella terra dei morti
E se anche Teseo, ed il grande Ercole.. ma
perchè riferirmi a loro ?
Io stesso sono dei più alti natali, un
discendente di Giove”.
Così stava pregando, reclinandosi
sull'altare
Quando la profetessa intraprese a dire:
Consanguineo di dei,
Troiano, figlio d'Anchise, facile è la
discesa all'Averno.
Giorno e notte sta aperta la porta del Nero
Plutone.
Ma ritornare sui tuoi passi e risalire
all'aria superiore,
Questo è il vero cimento e la vera impresa.
Solo pochi ne sono stati capaci, figli di
dei
Favoriti dal Giusto Giove, o innalzati al
cielo
In un avvampo di gloria eroica. Una distesa
di foreste sottostante
A mezza strada, il Cocito che serpeggia
nella tenebra, lambendone le rive.
Tuttavia, se amore ti tormenta tanto e così
tanto tu hai bisogno
Per due volte di veleggiare il lago Stigio
e per due volte di perscrutare (investigare)
La tenebra del Tartaro, se tu vuoi
oltrepassare il limite,
Intendi ciò che tu devi fare in precedenza.
Nascosto nel folto di un albero c'è un ramo
ch'è tutto d'oro
E d'oro sono anche le sue foglie e i suoi
ramoscelli flessibili.
E'sacro a Giunone infera, che ne è la
patrona.,
E un boschetto gli fa da tetto, dove l'ombra
s'addensa profonda.
Per quanto lungi si
distendono boscose valli. A nessuno è stato
mai concesso
Di discendere nei recessi nascosti della
terra senza
Che egli non abbia prima
Staccato dal suo albero questo aureo piumato
serto/ inserto,
E non lo abbia consegnato a Proserpina, la
mirabile, cui è decretato che spetti,
Quale suo proprio dono speciale. E quando lo
si sia colto,
Un secondo ricresce in sua vece, ancora
d'oro,
E il fogliame che vi rigoglia ha lo stesso
Splendore metallico. Dunque guarda in alto e
cerca a fondo
e quando tu l'abbia trovato, ghermiscilo col
dovuto ardire
Se il fato ti ha prescelto, il ramo verrà
via da sé, facilmente.
(con facilità verrà via da sé)
Altrimenti, non c'è niente fa fare per
quanto tu ti sforzi ( per quanta forza tu
dispieghi),
tu non riuscirai (non ce la farai ) mai a
scerperlo fletterlo
o a reciderlo con la lama più forte
tenace resistente tagliente
Il ramo d'oro , in Veder Cose ( 1991fa da
preludio alla raccolta perchè non è soltanto
un omaggio a Virgilio, resogli con un
abbassamento a una medietà di toni
discorsiva che lo riavvicini ai nostri tempi
e alla loro temperie culturale e
linguistico-espressiva-- pur se a un livello
più alto di quello in cui è stata trasposta
l'egloga nona delle Bucoliche in Electric
Light.
Il ramo d'oro, come ha messo in luce
magnificamente Roberto Mussapi nella sua
Introduzione a Nord, sotto le forme della
grata memoria di una traduzione, è
un'espressione fondamentale della poetica di
Seamus Heaney, la stessa che da un viaggio
nell oltretomba ultraterreno all'altro si
tramanda da Omero, a Virgilio, a Dante, la
cui Commedia è riesumata in controcanto nel
"viaggio di ritorno" della poesia seguente
della raccolta: per dirla con le parole di
un filosofo irlandese di una generazione più
recente, il meraviglioso Kearney di
Anateismo, essa è la concezione della poesia
come transustanziazione eucaristica,
sacramentale, di ciò che del mistero
che giace all'origine e oltre ogni cosa
penultima, del viaggio agli inferi di
ogni nostra nostra discesa nel profondo,
ritorna nella luce del sole della parola
poetica, dello spirito di riconciliazione e
di pietà
di sé e dei viventi, di
ogni magnificazione e ritorno " into the
hearthland of the ordinary", a ispirazione
di un'estetica religiosa in luogo di una
religione dell'estetica, abbeveratasi
nell'occasione al filo di pietà della
rievocazione della morte del padre, avvenuta
cinque anni prima della pubblicazione della
traduzione di Eneide, VI, 98-148, sotto le
tramutate spoglie dell' Anchise a cui anela
Enea nell'Averno virgiliano.( Nota 1 )
Sempre sotto le larvate spoglie di Anchise,
fuso con Caronte traghettatore di anime- il
padre sarà rievocato nella sua agonia
estrema in Assistere gli infermi, di Electric
Light, memore il poeta del Felix Randal di
Hopkins. Tema di fondo è come il farsi vita
eterna, o il mero dileguare del padre
morente, sia uno spogliarsi nel suo stesso
sembiante della spettralità di tutto ciò che
è stato legge, ruolo, obbligo, mentre
il residuo che permane è la sua
individualità senza più resistenze e difese,
nella sua vulnerabilità, l'accettazione e
l'accoglienza della resa ultima di se
stessi, la trasparenza di una
permeabilità assoluta alla perdita di ogni
consapevolezza riflessiva e cautela
che si fa la trasparenza di una permeabilità
assoluta, correlata a una
sofferenza fisica di cui il poeta benedice
che la morfina abbia alleviato la fine
terrena.
1) Rispetto a Virgilio, Heaney concretizza
-più prosaicamente- i dettagli descrittivi-,
rinforza l'emotività rievocativa del padre,
e a lui anelante, con l' aggiunta di
formulazioni fatiche, riaccosta Anchise alla
ordinarietà esemplare del proprio padre
omettendo il verso 113, in cui Anchise
grandeggia eroico ("atque omnis pelagique
minas caelique ferebat), converte l'"et
insano iuvat indulgere labori" del verso
113, nel folle volo di " oltrepassare il
limite " ( " if you will go beyond the limit")
.
Traduzione precedente
Da Vedere cose
Il ramo d’oro
( Eneide Libro VI, versi 98-148)
Cosi dal retro del tempio la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende e l'antro ne
era eco
Con detti in cui il chiaro vero e il mistero
Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo
volse e impresse
I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì,
imbrigliò i suoi spasimi..
E come fu trascorso il suo accesso e la
folle delirante ebbe cessato
L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova
estrema, o Sacerdotessa,
che tu possa immaginare e che me possa
sorprendere,
poichè tutto io ho presagito e già sofferto.
Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è
qui, si dice,
che si trova la porta del Regno dell'Ade,
tra queste ombrose paludi che l'Acheronte
traversa tracimando,
Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia
a faccia
Con il mio caro padre.
Insegnami la via ed aprimi i vasti sacri
battenti
– Su queste spalle l’ho trasportato tra
fiamme
E migliaia di lance nemiche.
Nel folto della battaglia lo trassi in salvo
Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio
viaggio di mare.
Un uomo avanti negli anni, esausto eppure
sempre tenace.
Egli stesso mi ha mezzo pregato e mezzo
ordinato
Di questo contatto, di trovarti e farne
richiesta.
Così dunque, Vestale, ti supplico di avere
pietà
Di un figlio e di un padre, giacché niente
esula dal tuo potere,
Di chi Ecate mise a guardia dell’Averno
boscoso
********************************************
Egloga IV. Interludio
"Cosi
dal retro del suo tempio la Sibilla di Cuma
Cantava
ambigue parole tremende nell'eco dell'antro",
e dall'osteria volgi all'uscita, sul retro,
che dà nel cortile che fu la tua aia di
casa,
ne ritrovi la sua distesa
deserta
più ancora arida invasata dal sole,
trasalendo, sui tuoi passi,
ai ragazzi che in bicicletta vi
sopraggiungono,
sono indiani, del Punjab, e per te
non occorre c'è bisogno
che nemmeno lo dicano,
l'uno nell'attendamento al riparo dal
sisma,
l'altro con la madre accampato in giardino,
al tuo timido approccio saluto
accenno
si scambiano un sorriso e già ti annientano,
sarà così anche laggiù,
come di nuovo metterò piede in un'aula?,
la madre resta ignara in ombra
e ricambia mesta il tuo namastè,
(per ) davvero
quant'è piccolo l'orbe del mondo,
e come si sono
ravvicinati raccorciati i muri
dintorno,
uniformati resi uniformi da
che intonaco grezzo uniformati dal
sovrapporsi
di un dall'intonaco grezzo,
quanto e si è fatto breve,
senza più grida animali
ogni spazio retrostante di rustici ed orti,
spiantata la vigna,
dissodata ogni cavedagna
perchè tutto vi sia
per il solo rigoglio, a perdita
d'occhio,
dei ranghi infoltiti di steli di
mais,
per i ranghi infoltiti di steli di mais
dove quante mie anelanti corse,
quanti miei sogni controvento,
scoloritesi con le memorie porte e finestre,
ora rinserrata ad
ogni accesso ulteriore
la tua casa ora dichiarata
inagibile,
nel refolo d'aria
tra i vasi ascolti il silenzio,
erano allora gerani ed oleandri,
ed ora è il conforto, con lo sgomento,
che tutto sia cosi svanito e ammutolito,
lo sciame che avverti
il un sopito tumulto di
vergogna e lacrime,
inutile cercare altri volti che quelli
che in osteria già salutasti,
li ritrovasti, già altrove,
nelle schiere sparse delle loro lapidi ,
“ And the bird, did it fly away again?
in Khajuraho, M.P, l'amico chiede del
rondoncino che ponesti in salvo,
quando, al rientro in città,
tu vuoi sapere di Ashesh come ha preso il
volo,
“Sì, -gli ripeto al telefono,- ma solo dal
campo aperto vicino alla
fattoria
ch'è di un uomo che cura gli animali con
amore,
in bicicletta, dentro una scatola con i
buchi,
l'ho portato con me fino da Mantova
dove l'uomo vive in aperta campagna,
è così per il rondone, "the
swift",
gli spiego nel mio cattivo inglese,
se perde il volo non si solleva più,
quell'uomo l'ha baciato lieve, chiedendogli
scusa,
per poi spingerlo
poi l'ha spinto prima di spingerlo
a viva forza in alto,
solo così dopo che è ridisceso un poco
è volato via libero (lontano)
nel cielo,
ciò di cui nutre anche ciò di cui si
nutre, aerei insetti, lo cattura in
volo,
rasenta l'acqua quando la beve.
“He will be bad student, He will lose his
mind...
but what we can do...” ripete l'amico ,
che possiamo più fare per il
nipote Ashesh
se a rapirlo è stato il padre
per un'ottava classe carpita con la
corruzione,
-senza che con il figlio Ajay mettesse piede
nella sua aula
mille rupie si tenne per ognuno il maestro
pubblico
in cambio della bicicletta e della
promozione certe assicurate-
tutta la settimana al telefono egli l'ha
chiamato invano ,
e domani di persona sarà da lui a Srinagar,
U.P.,
“ non agitarti, then keep quiet mind ”, (con
lui mi) /gli raccomando,
“ I ve to speak him sweet, if I want (that)
he speaks me true”,
mi dice in risposta con assoluta calma,
“Vai , sì, ma ricordati:
di Ashesh è come ti ho detto, del rondone:
se perde il volo (egli) non
si solleva più da solo”
.....................................................
Alcune storie
ulteriori di Valentino Giacomin |
|
Cari amici,
voglio condividere questo splendido
commento alla storia "Pesciolino d'oro",
fatto dai miei amici dell'Ashram Aghor di
Varanasi, che cureranno, a nome della loro
Onlus italiana Anjali, l'editing e la
pubblicazione delle storie del Progetto
Alice.
La storia ha
riscosso molti consensi tra le persone alle
quale e' stata mandata per conoscenza e per
avere un feed back. Con questo commentario,
credo, e' perfetta per guidare gli
insegnanti lungo un "percorso di
comprensione" che li portera' al di la'
della convenzionalita' verso la vetta
della Montagna Sacra (storia dello shamano)
oppure nelle Profondita' dell'Oceano di Luce
(il centro della nostra psiche).
Buona lettura.
valentino
C’era una
volta (e c’è ancora!) un Grande Oceano di
Luce. Tutte le qualità immaginabili e
inimmaginabili erano presenti in quell’oceano
luminoso. Non solo, ma aveva anche una
qualità unica: era cosciente e consapevole.
Prima
dello spazio, prima del tempo, prima
dell'emergere dei nomi e delle forme c'era
il Grande Oceano di Luce. Tutti i miti
cosmogonici narrano di un tempo primordiale,
al di là e prima del tempo convenzionale, in
cui tutto ciò che è, ancora non era espresso
ma era presente in potenza nell'Assoluto che
tutto contiene e avvolge nel suo luminoso
abbraccio. L'Oceano, le acque, sono spesso
state prese a significare simbolicamente la
vastità primordiale dell'Assoluto non ancora
manifesto. Talete di Mileto, filosofo
naturalista greco del VI secolo aC, pensava
che l'acqua fosse il principio di tutte le
cose (άρχή). Omero riteneva che il titano
Oceano, figlio di Urano e Gea, fosse
θεων γένεσις, “l'origine di tutti gli dei” e
γένεσις πάντεσσι, “l'origine di tutti”
(Iliade XIV 201, 246). Nei primi versetti
della Genesi è scritto che lo spirito divino
dopo aver creato il cielo e la terra
aleggiava sulle acque: “In principio Dio
creò il cielo e la terra. La terra era
informe e deserta e le tenebre ricoprivano
l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle
acque.” (Genesi, versetto I, II). Anche gli
antichi Egizi ritenevano che Nun, le acque
primordiali, fossero l'origine di ogni cosa
dalle quali emerse la montagna sacra, il
centro del mondo.
Ancora,
nella mitologia Hindu si narra che
all'origine il Dio Vishnu addormentato sul
dorso del serpente cosmico Sesha risiedeva
sulla superficie delle acque cosmiche
primordiali. Tutte le cose sono emerse
dall'ombelico di Vishnu quando questo
cominciò a sognare.
Queste
acque non sono solo infinite ma anche
luminose. Esse sono pervase di luminosa
consapevolezza. Sono un Oceano sconfinato di
consapevolezza. Il Grande Oceano di luce
è la coscienza libera, non ancora ostruita
dai suoi contenuti: lo stato naturale della
mente. E' nella vastità sconfinata di
quest'Oceano di luce che i pensieri sorgono
come increspature sull'acqua.
Ora accadde
che quell’Oceano, per non si sa quale
ragione, nè quando, cominciò ad agitarsi.
Che cosa
succede quando il latte viene agitato? Si
forma una massa condensata che viene
chiamata burro.
Lo stesso
accadde al Grande Oceano di Luce. Si
formarono degli agglomerati di luce, che
presentavano forme e dimensioni diverse.
Un
fremito scuote la grande calma del Grande
Oceano di Luce e le sue acque cominciano ad
agitarsi. L'equilibrio si rompe e le
forme-pensiero cominciano ad apparire. Si
definiscono un sopra ed un sotto, un alto ed
un basso, le direzioni prendono forma; è
l'inizio dello spazio e del tempo. Entro le
coordinate dello spazio e del tempo le
forme-pensiero prendono a manifestarsi
sull'onda del fremito primordiale. Alcuni
miti narrano che le acque del Grande Oceano
di Luce cominciarono ad agitarsi in seguito
all'emergere nella coscienza primordiale del
desiderio creativo. Altri raccontano della
necessità cosmica dell'Uno di manifestare i
molti. Altri ancora descrivono la
manifestazione come il gioco o il sogno
della divinità. In ogni caso avvenne una
frattura nella pace originaria dell'Uno
primordiale con la conseguente irruzione
della molteplicità. Il gioco multiforme
della manifestazione cosmica ha inizio.
Come
quando il latte viene frullato il burro si
separa dal latte creando da una sostanza
unica due sostanze, così l'agitarsi delle
acque del Grande Oceano di Luce crea la
dualità, agglomerati di luce con forme e
dimensioni diverse.
Una di
queste assunse la forma di un pesciolino
d’oro, come la Luce, appunto. La
forma-pesciolino d’oro nuotava veloce nel
Grande Oceano di Luce. Ma qualcosa di
straordinario avvenne quando questa forma
cominciò a pensare. Che cosa pensò? “Io
sono!”. E poi si domandò: “Che cosa sono?”
“Sono un pesciolino! Un pesciolino d’oro!”,
si rispose. Immediatamente, acquistò ancora
più forza e il movimento aumentò fino a
proiettare il pesciolino d’oro verso la
superficie dell’Oceano.
Inizialmente queste forme vivevano ancora in
armonia con le correnti del Grande Oceano di
Luce. Era l'idilliaca età dell'oro durante
la quale le forme erano ancora completamente
permeate della luminosa qualità del Grande
Oceano di Luce; erano d'oro appunto.
Riconoscevano di appartenere al Tutto; di
essere l'espressione del movimento creativo
del Grande Oceano di Luce. Ma poi un altro
fremito avvenne, questa volta nella
coscienza finora libera e pura, come il
Grande Oceano di cui era parte
indissolubile, del pesciolino d'oro. Un
pensiero straordinario e nuovo emerse nella
sua coscienza: “Io sono!”. Che cosa sono?
“Sono un pesciolino! Un pesciolino d'oro!”
L'innocenza primordiale è perduta ormai e la
consapevolezza della propria individualità
si insinua con tutta la sua forza e proietta
il nostro pesciolino dalle profondità
abissali del Grande Oceano di Luce dove
ancora la forza dell'amorfo e
dell'indifferenziato senza tempo placava la
spinta individuatrice delle differenze,
verso la superficie dell'Io sono. Il bambino
dopo aver trascorso un certo tempo
nell'unità indifferenziata del ventre
materno viene alla luce e nella separazione
dalla propria madre scopre di essere un
individuo. Il cordone ombelicale è rotto e
il pesciolino d'oro comincia il suo viaggio
alla scoperta/perdita di sé. Eppure il
bambino deve abbandonare lo stato di
paradisiaca unità con il ventre materno,
deve passare attraverso l'individuazione per
poi riacquistare l'unità originaria ad un
livello questa volta consapevole attraverso
i propri sforzi coscienti.
Man mano che
si avvicinava alla superficie, lo splendore
dell’Oceano diminuiva e anche la luce del
suo corpo si oscurava. E, di conseguenza,
diminuiva anche la pace dentro di lui.
Cominciò a non sentirsi soddisfatto. E
questa insoddisfazione gli portò dispiacere
e tristezza. La sofferenza produsse
rabbia contro le sue stesse emozioni (che lo
facevano soffrire) e contro il suo destino.
Per vincere queste emozioni di sofferenza,
accelerò la velocità del nuoto, per cercare
una soluzione in qualche posto, lassù, verso
la superficie dell’Oceano. Era questo che
pensava. Ma più si allontanava dalla
Madre-Padre Luce, più veniva avvolto
dall’ombra. Invece di cambiare direzione,
continuò a nuotare verso l’Ombra sicuro che
avrebbe trovato un posto dove vivere felice.
Ma la sua agitazione non diminuiva. Cominciò
a sentirsi solo e ad aver paura.
Presto il
nostro pesciolino dovrà scoprire che quel
pensiero stupendo che dice “Io sono”
richiede un prezzo: la separazione. Il
viaggio lungo il sentiero dell'ombra ha
inizio. Man mano che il nostro pesciolino si
allontana dalle profondità del Grande Oceano
di Luce lo splendore dell'Oceano diminuisce
e di conseguenza anche lui comincia a
perdere di splendore. Il pesciolino sempre
più opaco comincia a sperimentare le
conseguenze del mondo duale, sente di avere
smarrito la pace. Una catena di emozioni
negative e disturbanti seguono come
corollario: insoddisfazione, dispiacere,
tristezza, frustrazione e infine rabbia. Ma
ormai la forza propulsiva della separazione
deve fare il suo corso e il pesciolino mosso
da questo turbamento accelera la sua corsa
verso la superficie cercando fuori di sé la
soluzione per il suo malessere interiore.
L'ignoranza tesse la sua maglia di illusione
sempre più fitta attorno al povero
pesciolino. Il miraggio che la felicità
possa trovarsi lì fuori, in qualche luogo
ancora sconosciuto e lontano lo porta ancora
più distante dalla Madre-Padre Luce. Si
sente solo e ha paura. Lontano dal centro,
perso nella periferia di un mondo che
avverte sempre più estraneo e minaccioso il
pesciolino cerca conforto.
Fu allora
che incontrò sul sentiero dell’Ombra una
compagna che era anche lei alla ricerca
della pace e della libertà. Si sentì
attratto verso di lei. “Lei potrà aiutarmi a
vincere la mia solitudine e paura!” pensò.
Insieme continuarono il viaggio per cercare
la libertà, la pace e la sicurezza.
Il povero
pesciolino si sente solo, smarrito e
spaventato. Egli cerca confusamente di
ricomporre l'unità smarrita con una
compagna. Una pesciolina anche lei viandante
lungo il sentiero dell'ombra; anche lei
sola, smarrita e spaventata. Insieme
continuano il viaggio della separazione
dalla fonte originaria. Irretito
dall'illusione egli crede di trovare fuori
il segreto per superare i suoi conflitti, le
sue paure. Così facendo si smarrisce ancora
di più nei meandri dell'illusione.
Si
racconta che un giorno Narada, molto fiero
della propria realizzazione spirituale si
recò da Vishnu vantandosi di aver
completamente sconfitto il potere della
Maya, l'illusione. Il grande e saggio Vishnu
sapendo che arroganza e saggezza non possono
essere compagne, decide di dare a Narada una
lezione. “Narada, mi rallegro per le tue
elevate realizzazioni spirituali ma ti prego
sono molto assetato. Poco distante c'è un
laghetto, per favore raccogli un po' d'acqua
per me”. “Ma certo mio Signore! Tornerò in
un'istante!” e Narada si diresse verso il
laghetto indicatogli da Vishnu. Giunto a
destinazione il saggio Narada scorge sulle
rive del lago una fanciulla di una bellezza
sovrannaturale che si bagna sulle placide
acque. Se ne innamora all'istante. I due si
guardano, si riconoscono e subito si amano.
Narada, per paura di smarrire l'amore appena
trovato si reca dai genitori della fanciulla
che vivevano nel vicino villaggio per
chiederla in sposa. Il padre gli concede la
figlia in sposa a patto che Narada si assuma
la responsabilità delle sue terre. I due
mettono su casa e famiglia: uno, due, tre,
quattro figli. Narada oberato dalle
responsabilità famigliari è ormai
completamente smarrito e dimentico della sua
missione. Trascorrono gli anni fin che
un'alluvione distrugge tutti i raccolti,
spazza via la dimora di Narada e trascina
nella corrente anche i corpi senza vita
della bella moglie e dei figli. Narada
disperato e sconvolto si ritrova solo e
senza più nulla. Finchè all'improvviso sentì
una voce: “Narada dove sei? Quanto ci
metti...ho sete. Portami l'acqua!”
Alla fine,
l’Ombra avvolse completamente i loro corpi e
nessuno poteva più vedere la luce dorata di
cui erano composti. Perfino il Grande
Oceano di Luce sembrava essersi oscurato e
scomparso. In realtà, i due pesciolini erano
diventati “ciechi” a causa dell’Ombra che li
aveva avvolti. Giunsero, finalmente, alla
superficie dell’Oceano e l’Ombra fece loro
apparire un’isola dove si rifugiarono per
vivere. Nell’isola, misero su famiglia e, a
poco a poco, grazie all’arrivo di altri
pesci oscurati come loro, nacque un
villaggio, poi una città. Poi tante città.
Il Samsara, appunto.
Fino a
che, completamente smarriti, i pesciolini
perdono anche la memoria della loro origine
luminosa. La luce dorata viene completamente
avvolta sotto pesanti coltri di emozioni
negative, di pensieri disturbanti, di azioni
confuse, di parole non sagge. Perfino quel
flebile legame col Grande Oceano di Luce è
smarrito. Ora vivono su un'isola, sulla
terra ferma, dove i confini sono netti, dove
la pesante solidità della materia è
pervasiva nella sua illusorietà. Qui si
raggruppano con altri pesci che hanno
smarrito la propria luminosità e creano
villaggi, città,...il Samsara, l'espressione
del sentiero dell'ombra.
Purtroppo,
in quell’isola non c’era la pace del Grande
Oceano di Luce dove non esisteva nemmeno il
tempo. Non essendoci il tempo, non c’erano
nemmeno la morte e la nascita.
Nell’isola,
i due pesciolini incontrarono la sofferenza
della malattia, della vecchia e della morte.
Così per
innumerevoli anni la popolazione dell’isola
viveva tra grandi difficoltà e sofferenze,
senza rendersi conto di essere
“seduti” su un tesoro: il grande Grande
Oceano di Luce.
Per i
pesciolini, lontani dal Grande Oceano di
Luce, il tempo oramai regna sovrano portando
con se morte e nascita. I pesciolini
sperimentano la sofferenza in tutte le sue
innumerevoli declinazioni sotto l'influenza
dell'ignoranza. Hanno perso la
consapevolezza delle proprie origini; quel
pensiero iniziale, “Io sono”, li ha condotti
infine in un luogo di sofferenza.
Completamente persi in un mondo di illusione
e ignoranza non riescono più a percepire il
Grande Oceano di Luce che in realtà non è
separato da loro.
Un giorno,
un pesciolino ribelle disse ai suoi genitori
che non voleva continuare a vivere come
tutti i pesci del villaggio e della città.
“Che senso ha la nostra vita? Nascere,
lavorare, soffrire e poi morire... Non può
essere solo questo la nostra esistenza!”
“Figliolo, -
dissero i genitori – devi rassegnarti. Da
sempre questo è il nostro destino!”
E'
proprio l'intollerabile assurdità della
sofferenza che fa aprire gli occhi a uno dei
tanti pesciolini. Lui non ci sta al gioco
del Samsara: “Che senso ha la nostra vita?”
Si chiede. Ma le forze dell'abitudine, la
corrente dell'illusione, non lascia
facilmente le sue prede. Questa è una
domanda inopportuna! E' un pensiero ribelle!
Devi rassegnarti, dicono le convenzioni. E'
il tuo destino. Ma quella del pesciolino
ribelle è una voce fuori dal coro. Il flusso
incessante della corrente del Samsara
costringe i pesciolini smarriti a reiterare
sempre gli stessi comportamenti e le loro
vite sono schiacciate dal forte peso di un
destino ineluttabile sempre uguale a se
stesso: “Nascere, lavorare, soffrire e poi
morire...”.
Il
pesciolino non si rassegnò. Tutti notarono
uno strano fenomeno: più il pesciolino si
ribellava al pensiero di continuare a vivere
come i suoi antenati, più il suo corpo
risplendeva.
“Che
stranezza!” dissero i genitori. “Forse ha
una rara malattia della pelle!” E lo
portarono da un vecchio pesce, che aveva la
fama di essere un saggio, per curarlo.
Il Vecchio
Pesce Saggio ascoltò i genitori, poi ascoltò
pesciolino ribelle e capì.
L'inquietudine e la persistente
insoddisfazione del pesciolino ribelle
aprono una breccia nell'apparente
ineluttabilità del Samsara e la luce
ricomincia a filtrare. Il corpo del
pesciolino ribelle comincia a riacquistare
la sua naturale luminosità. Quando nel cuore
si accende il fuoco della ricerca e il
richiamo del Grande Oceano di Luce comincia
a farsi sentire insistentemente, togliendo
sapore alle piccole gioie del Samsara e
inasprendo le sofferenze della vita
ordinaria, si apre la via che conduce lungo
il sentiero del ritorno. Questo è un
sentiero arduo e a volte aspro; è una via in
salita. Richiede volontà, disciplina,
coraggio e determinazione. Non è come il
sentiero dell'ombra che trascina senza dover
fare nessuno sforzo. Non è come seguire la
corrente, dove basta non opporre resistenza,
dormire e seguire il branco. Per fortuna
lungo il sentiero del ritorno non siamo
soli. Ci sono altre persone che sentono il
richiamo del Grande Oceano di Luce. C'è
qualcuno più saggio degli altri che conosce
il sentiero e lo indica agli altri. Sarà il
Vecchio Pesce Saggio a fare da guida al
nostro eroe lungo il sentiero del ritorno.
“Vostro
figlio – disse ai genitori – ha un grande
missione da compiere. Lasciatelo libero di
cercare la strada che lo porterà al di fuori
dell’Ombra del dolore e
dell’ignoranza!”
“Ignoranza?”
chiese pesciolino.
“A te lo
posso dire: quest’isola di sofferenza è
creata dalla nostra ignoranza, che si
alimenta con il desiderio, la paura, la
rabbia. Queste tre emozioni ci rendono
ciechi formando l’Ombra che ci impedisce di
vedere la Luce di cui siamo fatti!”
Libero
dai lacci delle piccole convenzioni sociali
il pesciolino ribelle può finalmente
cominciare il suo viaggio. Il Vecchio Pesce
Saggio lo indirizza nella giusta
direzione. Le coordinate sono chiare: è
innanzitutto dentro di te che devi cercare!
L'isola di sofferenza è una creazione
dell'ignoranza . Dall'ignoranza scaturiscono
le emozioni negative che a loro volta
producono sempre più ignoranza rendendo la
prigione sempre più solida e inespugnabile.
Ma l'ignoranza non è un nemico da
sconfiggere che risiede in qualche luogo nel
mondo. Essa piuttosto è uno stato, una
condizione della mente oscurata dai pensieri
illusori; primo tra tutti, vi ricordate?,
quel pernicioso e mirabile pensiero che dice
“Io sono” e che spinge il pesciolino d'oro
ad abbandonare le profondità del grande
Oceano di Luce per perdersi tra i luccicanti
miraggi delle forme superficiali.
“Come posso
fare per sconfiggere l’Ombra e ritrovare la
Luce?”
“Non devi
sconfiggere l’Ombra, ma permettere alla Luce
del tuo cuore di emergere!”
“Come è
possibile?”
“Viaggia
nelle profondità del tuo cuore che è della
stessa natura del mare di Luce".
Se
consideriamo l'Ombra come la
personificazione dell'ignoranza e cerchiamo
di sconfiggerla come se fosse un nemico
esteriore, non facciamo altro che rinforzare
le solite dinamiche dualiste sulle quali
tutta l'isola di sofferenza si fonda. Così
facendo, come si dice, cerchiamo di gettare
l'ignoranza fuori dalla finestra e ci
rientra dalla porta! L'ombra, l'oscurità,
non è che mancanza di luce. Quando apriamo
una finestra in una stanza che è rimasta
avvolta per lungo tempo nell'oscurità in
un'istante la luce dissiperà anche milioni
di anni di tenebre. Il Grande Oceano di Luce
non è che una metafora per descrivere lo
stato della mente naturale non ancora
oscurata dai pensieri concettuali (prima di
tutti il pensiero “Io sono”). Il pesciolino
d'oro nella sua condizione di innocenza non
è separato dalla mente naturale e l'unità in
realtà non si è mai rotta; è solo non
riconosciuta. Il Vecchio Pesce Saggio esorta
infatti il pesciolino ribelle a ri-volgersi
verso le profondità del cuore abbandonando i
pensieri concettuali periferici che ci
trattengono nella superficie intrappolandoci
con mille illusioni di forme, suoni e
colori. Il viaggio è possibile proprio
perchè la profondità del cuore è della
stessa natura del mare di Luce.
“Come posso
viaggiare?”
“Usa la
barca della consapevolezza. Attenzione, il
desiderio, la rabbia, l’ignoranza possono
far affondare la barca. Non permettere loro
di salire a bordo e se salgono fai trovare
lo spazio già occupato da altri passeggeri
come l’ altruismo e la saggezza.”
Vecchio
Pesce Saggio spiegò a pesciolino coraggioso
che doveva fare a ritroso il percorso dei
suoi antenati: dall’Ombra (desiderio,
ignoranza, rabbia) alla Luce dell’altruismo
e amore.
La
consapevolezza ci condurrà nelle profondità
del cuore. La consapevolezza è proprio il
contrario del sonno della coscienza che si
fa cullare dalle correnti dell'ignoranza. La
consapevolezza va coltivata, esercitata e
protetta. Proprio come il marinaio mantiene
e protegge la barca che lo conduce nei suoi
viaggi per mare. Desiderio, rabbia,
ignoranza possono distruggere la barca.
Questi cercheranno di insinuarsi
clandestinamente per sabotare la navigazione
e danneggiare l'imbarcazione. Le sentinelle
dell'altruismo, della saggezza e dell'amore
ci proteggeranno dai pirati delle emozioni
negative. Dobbiamo occupare tutti i posti
con buoni passeggeri. Dobbiamo nutrire
i cani dei cinque sensi con cibo adeguato
(per usare un immagina presa dalla
tradizione indiana) . Se li teniamo a
digiuno diventeranno delle belve affamate
sempre pronte a rivoltarsi contro il proprio
padrone. Se li viziamo con cibi
prelibati diventeranno ugualmente
intrattabili e poco collaborativi. La
scienza della disciplina morale è la prima
cosa da imparare lungo il sentiero del
ritorno. Questa proteggerà la nostra
navigazione e aiuterà a mantenere il timone
dritto verso la meta. Questa scienza ci
insegna la giusta misura, senza cadere
nell'eccesso della rigida repressione e
della futile indulgenza. Il legname con il
quale è stata costruita la nostra
imbarcazione deve essere resistente per non
cedere all'irruenza dei flutti e nel
contempo flessibile per non spezzarsi alla
prima tempesta.
Vecchio
Pesce Saggio spiegò a pesciolino coraggioso
che doveva fare a ritroso il percorso dei
suoi antenati: dall’Ombra (desiderio,
ignoranza, rabbia) alla Luce dell’altruismo
e amore.
Pesciolino
coraggioso iniziò il suo viaggio alla
rovescia: dall’oscurità dell’isola
dominata dall’Ombra dell’ego che crea
conflitti e separazioni (ricordate la
separazione delle origini del pesciolino
d’oro, all’inizio della storia), alla Luce
dell’Oceano dove non esistono separazioni,
ma solo qualità immaginabili e
inimmaginabili.
Quello
del nostro pesciolino è un viaggio a
ritroso, all'incontrario. Dalla dispersione
della molteplicità illusoria alla
reintegrazione con l'unità originaria.
Questo viaggio è Yoga: una disciplina che
porta all'Unità. Lungo le strade dell'isola
di sofferenza la nostra energia fluisce
costantemente attraverso le porte dei sensi
e degli organi verso l'esterno nutrendo le
allucinate proiezioni della realtà
convenzionale. Immersi nell'ignoranza
reagiamo meccanicamente con desiderio,
attaccamento, paura, rifiuto o indifferenza,
ai fenomeni esterni senza riconoscerne
l'autentica natura (proiezioni mentali).
Queste emozioni non fanno che rafforzare
l'ignoranza e l'apparente consistenza del
mondo esterno intrappolandoci ancora di più
in una realtà aliena e inospitale dove alla
fine nessuna felicità è possibile. Così
facendo ci accontentiamo di piccole effimere
gratificazioni momentanee, scambiandole per
autentica felicità. Questo “Yoga del
ritorno” permette di riappropriarci delle
nostre energie disperse imparando ad aprire
e chiudere le porte dei sensi e a
riconoscere l'autentica natura delle
proiezioni esterne. Queste energie
recuperate possono essere utilizzate dallo
Yogi per proseguire il suo viaggio lungo il
canale centrale della Sushumna fino a
raggiungere il Grande Oceano di Luce del
loto dai mille petali multicolori
(Sahashrara Chakra) ed anche oltre, “dove
non esistono separazioni, ma solo qualità
immaginabili e inimmaginabili.”
Man mano che
praticava generosità, altruismo, pazienza,
amore per tutti gli esseri ... la luce del
suo corpo aumentava e in più era capace di
vedere la scintilla di luce presente ma
ancora nascosta in tutti gli altri
pesciolini. E anche la pace aumentava dentro
di lui. Continuò il suo viaggio a ritroso
nelle profondità della sua mente. Man mano,
l’ombra diventava sempre più trasparente,
fino al momento in cui la luce del suo corpo
e quella della sua mente si fuse con quella
del Grande Grande Oceano di Luce.
Era tornato
a casa! Luce con la Luce!
Finalmente
Pace!
L'energia
recuperata attraverso lo “Yoga del ritorno”
viene redistribuita nel corpo-mente dello
Yogi ristabilendo l'equilibrio smarrito.
Quindi il pesciolino ribelle attraverso la
pratica trasmessa dal Vecchio Pesce Saggio
non solamente riacquista l'antico splendore
ma comincia a percepire la luminosità
nascosta nelle profondità del cuore di tutti
gli esseri. Tutto è Uno. In
ognuno c'è la scintilla del Grande Oceano e
tutti hanno in potenza le capacità per
compiere questo viaggio verso l'origine, il
centro. Quando infine la luce dissipa ogni
residuo di oscurità la mente ritrova la sua
originaria purezza e nel riconoscimento
della propria autentica natura il pesciolino
si fonde col Grande Oceano di Luce. Il
viaggio di ritorno è finalmente completato.
Il pesciolino ribelle è arrivato a
destinazione. Bentornato a casa!
Ma la storia
di pesciolino d’oro non finisce così.
La storia
racconta che pesciolino d’oro, ogni tanto,
grazie alla sua infinita compassione, torna
nell’isola che ha lasciato e nelle altre
infinite isole create dall’ignoranza,
per insegnare a chi sta ancora avvolto
nell’Ombra la Via dell’Unione con
Padre-Madre Grande Oceano di Luce. La Via
che porta oltre la sofferenza e il dolore.
Il
pesciolino riassorbendosi nel Grande Oceano
di Luce lascia dietro di sé una scia di
amore e compassione. Questa traccia luminosa
diviene la via che percorre al fine di
raggiungere i pesciolini ancora smarriti
nelle innumerevoli isole di sofferenza, per
indicare loro la via di casa. La via è
tracciata e il sentiero aperto, ora tocca al
prossimo pesciolino ribelle percorrerlo,
fiducioso che l'ininterrotto lignaggio dei
Vecchi Pesci Saggi lo assisteranno e gli
indicheranno la giusta via della
compassionevole saggezza che conduce al
Grande Oceano di Luce. Conoscenza e azione
altruistica ci condurranno alla meta che
placa ogni dolore e sofferenza. Come disse
il grande saggio di Nalanda, Nagarjuna
(Ratnamala):
“Se aspiri all'illuminazione, la radice di
essa
è
una bodhicitta ferma come il Monte Meru,
compassione onnipervasiva,
e
saggezza non-duale.”
DA Mantua me genuit
"Et qualem infelix amisit Mantua campum
pascentem niveos herboso flumine cycnos"
"E una pianura come quella che Mantova, infelice, ha perduto
nutriva cigni nivei sull'erba dei fiumi"
Virgilio Georgiche, II, 198-199
" tutto quanto il terreno, si diceva,
che giù dai colli via via si distende
con leggero declivio fino all'acqua,
fino al vecchio faggeto dalle cime mozzate,
tutto quanto l'aveva conservato,
grazie ai suoi canti, il vostro Menalca"
Virgilio, Bucoliche, IX, 7-10
Mi sembra che la guerra dei poveri sui fondi-terremoto, che sarebbe auspicabile che non si fosse ingenerata dopo le anticipazioni sulla ripartizione dei fondi da parte del Presidente dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, trovi un primo incendiario nelle parole di Alberto Silvestri , sindaco di San Felice, che dalle colonne della Gazzetta di Modena edita il 4 luglio 2012, alle lamentele di Roberto Formigoni sul solo 4% dei fondi destinati alle aree della Lombardia investite dal sisma , replica in questi termini “ L’arrabbiatura di Formigoni? E’ un affronto, noto una gran voglia di iscriversi al club dei terremotati . La nostra terra ha sempre pagato fiscalmente tanto, ora chiediamo un aiuto, non vogliamo più di quanto ci spetta”. Spiacente, ma l’affronto è tutto e innanzitutto nelle parole del primo cittadino di San Felice, per come suonano offensive nei confronti dei terremotati del Basso Mantovano, che a suo dire parrebbero finti terremotati e profittatori abusivi di un sisma che non li avrebbe coinvolti che di striscio. Passi che la situazione in cui versano i comuni del Mantovano colpiti dal sisma fosse ignota a Benedetto XVI, benché 100 chiese della Diocesi di Mantova siano state più o meno gravemente lese, che egli credesse che il sisma non avesse superato i confini geografici dell’Emilia, stando a quanto avrebbe confidato al Vescovo di Mantova, Monsignor Busti, secondo la testimonianza di questi, ma che a disconoscere che il sisma abbia sconquassato anche la Bassa mantovana sia il sindaco di un paese situato nel suo epicentro, che non si vede come possa ignorare quanto ha sconvolto la vita e gli insediamenti degli abitanti in tutta l’area del Mantovano che si estende da Gonzaga a Felonica, quale sia la situazione in cui versano i centri storici di Moglia o di San Giacomo delle Segnate o di Schivenoglia, che sincope sia stato il sisma per una città d’arte come Mantova, è assolutamente, assolutamente intollerabile.
Quanto al sisma delle nostre Basse, io vorrei che almeno si fosse all’altezza del compito, per arduo che sia affrontarlo, in quanto richiede l’ elaborazione del lutto di perdute cose e di perdute memorie di intere comunità . Relativizzandolo, si può immaginare che in Giappone tale sisma sarebbe stato poco più che un soprassalto, che in Iran, in Pakistan, o in India, avrebbe causato migliaia di morti anziché poco più di una ventina di decessi. Esso resta tuttavia una catastrofe affettivo- memoriale ed economico-sociale immane, lo dico anche a raffronto con il sisma di Bam, in Iran, cui sono stato di ritorno l’estate seguente, perchè il suo verificarsi è risultato colpevolmente inatteso, ed è accaduto in una fase di acuta recessione economica, che volatilizza aiuti e solidarietà. Abitati come Mirandola centro e Concordia sono oramai città morte.
Nei media locali di Mantova sulla scia di una comparsata disgraziata di Vittorio Sgarbi nelle nostre Basse,ha trovato spazio l’irresponsabilità estrema, alla parola d’ordine “ salviamo anche l irrecuperabile”, laddove anche salvare il recuperabile eccede le possibilità effettive.
Un mio compaesano- l’amico Cavalletta Luciano- domenica scorsa mi ha così sintetizzato come a suo vedere stanno le cose: “ C’è poco da fare, quando c’è un morto in casa occorre seppellirlo”, esprimendo l’apprensione di fondo per come si rallentano o si paralizzano il ripristino di edifici e centri abitati, la messa in sicurezza o la demolizione di quelli pericolanti che tengono in scacco la ripresa della vita generale, questioni che sono assillanti più che il rifinanziamento stesso delle attività economiche, che in certa misura si sta avviando, per quanto si sia più solleciti a risollevare e a mettere a norma i capannoni industriali che gli edifici agricoli. Temo, purtroppo, che la realtà già ci imponga piuttosto, ancor più drasticamente, di lasciare evangelicamente che i morti seppelliscano i morti, perchè i vivi non ne siano vampirizzati, e che coloro a cui può essere consentito, in particolare i giovani- debbano essere indirizzati a cercare altrove fortuna, se la loro formazione richiede impieghi in attività di servizio urbane,- o rururbane- Se così seguitano a stare le cose, è previsione scontata che i centri abitati dei nostri paesi diventeranno zombies, all’ombra sis(mat)ica di campanili e chiese, e che ad essi subentreranno propaggini periferiche amministrativo-scolastico-sanitarie di fortuna, vuoi in mancanza di fondi e di possibilità di intervento congrui, vuoi per il sovrapporsi burocratico di vincoli di rispetto del paesaggio al limite del grottesco- che impongono che anche il fienile e la barchessa siano ricostruiti esattamente così com’erano e nei materiali di cui erano fatti prima del crollo. Suppongo che a tal punto occorrerà recuperare virtualmente come fossero edificate le terramare palafitticole, le dimore etrusche del Forcello o le tezze di legno e di cannicciati dei contadini poveri delle età pre-moderne, perché altrimenti le Sovraintendenze non daranno il nulla osta a che si insedino fabbricati di legno emergenziali , in quanto sarebbero difformi dall’edilizia rurale locale tradizionale ( sic in quel di Carpi). È facilmente preventivabile che l’incrociarsi ulteriore di veti e dogmatismi di Sovrintendenze e Curie determinerà, fatalmente, un immobilismo fantasmatico che aggiungerà ulteriori loghini e fienili ruderali,a quelli che già costellano da immemore tempo e senza indurre al loro restauro le nostre campagne, tanto più che nel ripullularvi rigoglioso del boschivo planiziale, già la natura la fa da gran padrona tra i loro resti , con il beneplacito beninteso di Italia Nostra, che in nome della pari dignità di tutte le vestigia del passato, in alcuni suoi esponenti grida allo scandalo anche per gli smontaggi controllati. E sai che futuro avrà l’agriturismo che stava prosperando in zona, quando nemmeno dalle città capoluogo delle province e dai dintorni ci si reca più visita e conforto alle popolazioni terremotate.
Quanto a Mantova, temo che il sisma vi avrà ripercussioni più gravi che in Modena stessa, anche se sembrerebbe vero il contrario stando alle misure cautelative che vi sono state assunte, giacché in Modena, a differenza che in Mantova, tutte le chiese storiche permangono chiuse, e la Chiesa per davvero è Chiesa terremotata di tutti i terremotati. Temo che ciononostante il sisma abbia colpito più duramente la nostra città, perché è stata la sincope che ha debilitato una comunità che da un decennio, almeno, versa in grave declino amministrativo e partecipativo, nel vuoto di una depressione generale politico-culturale...
Matteo Cazzulani 23 giugno 10.29.51
Caro Odorico, Scusami se ti secco in privato, ma volevo chiederti la possibilità di un incontro per intervistarti. Sarebbe utile per la causa mantovana se potessi illustrarmi quanto sai in merito alla situazione geologica e della tettonica nel mantovano e più in generale, in Italia. La cosa resta ovviamente riservata se lo desideri, mi servono con una certa urgenza solo i contenuti. Grazie in anticipo: sia io che Daniele ( Marconcini) te ne saremo molto grati. Un Saluto
Caro Matteo,
ti ringrazio di cuore della tua richiesta, non mi stai seccando affatto, purtroppo non ne so gran che di più di quanto ti ho già detto. Al fatto che nelle Bassa la terra boje fa riferimento anche un agricoltore locale in un articolo apparso sulla Gazzetta di mantova sull'orcolat. Dalla mia memoria esce il ricordo vivissimo di scosse sismiche di tale sconquasso- pur senza danni- che mi svegliarono insieme con la mia famiglia nel cuore della notte, quando si viveva in Malcantone di San Giacomo delle Segnate, quindi ben prima del terremoto che ebbe l'epicentro in Novellara. Ho il vago ricordo che l'evento sismico non lo si sia drammatizzato perchè l'epicentro fu localizzato nell'Alto Modenese. Ma credo che parlino di per se sia il dato recente che delle scosse sismiche verificatesi nella stessa area emiliana agli inizi di quest anno io ne abbia avuto comodamente notizia standomene in India, mentre non è stato diffuso alcun allarme civile in Italia, che la sfasatura temporanea tra la presa di coscienza ufficiale della sismicità della nostra area nel 2003, e l'obbligatorietà in loco di criteri costruttivi antisismici solo a iniziare solo dal 2009, se le date sono precise. Un ricordo di viaggio che è desolante sullo stato dell'arte in Italia, è un un mio incontro con un archeologo italiano in Leptis Magna, che in seguito ad un accordo tra un' Università di Roma e i ministeri libici, provvedeva a dun restauro antisismico di un arco trionfale romano, ai tempi della Libia di Gheddafi (!!!). Un saluto Odorico
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