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Caro amico, ti scrivo                                                               4 giugno 2012

"Da ieri sera qui non sono pervenute ulteriori grossi scosse fino ad adesso. Ma un certo traballio è continuo...Qui a Mantova riusciamo ancora a stare e a dormire in casa, pur se vestiti e " senza andar sotto" le coperte, con le ciabatte a portata di piede...E 'già una gran bella differenza rispetto a chi nelle nostre Basse si ritroverà a dormire in macchina anche stanotte. Di novità c'è che l'anno scolastico in città è stato dichiarato finito e che il mercato è stato spostato- Quanto alla pioggia è soprattutto un bene per l'agricoltura, credo. Occorre tener conto di tutto.

Ciao

Odorico

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9 giugno 2012

Allahu akbar, Dio è davvero il più grande. Ne ha sconvolte tra noi di cose il terremoto, nell’ordine materiale ed ideale, con la stessa ironia tagliente che credevamo riservata al magistero della storia.On namah Sivaya. E ci si arrenda alla Sua volontà conseguente.

Chi difendeva il proprio campanile come proprio simbolo identitario, che avrebbe dovuto nei secoli dei secoli svettare in esclusiva tra le nostre campagne, e non tollerava che condividesse lo slancio di minareti o di pinnacoli di gurdwara sik, ora possiamo ritrovarlo in prima fila per il suo abbattimento, per non condannare il proprio centro abitato a non risorgere mai più, sotto l’incombere della minaccia del suo crollo sismico sulle case sottostanti.

E la ragazza sik, che qui è cresciuta, si rattrista sino alle lacrime alla sua caduta, talmente si è trasfusa nella civiltà padana.

Chi vedeva nel verde dei campi una natura amica (incontaminabile, o ancora incontaminata), da salvaguardare dal demone divoratore inghiottitutto del cemento, ora deve affidare anzitutto al bruto cemento e al neoprene armato la sua difesa dalle insidie che la natura cela nel grembo, da che sotto il suo sguardo esse l’hanno percorsa terrificanti, sollevandola insieme con i nostri municipi, mentre chi ancora ritrovava finora il bello solo nella sopravvivenza e nella reviviscenza dell’antico, a meno di non figurare grottesco senza più indulgere in malinconie ossessive deve accogliere l’idea che il bello – come è avvenuto così di frequente nel passato- sopraggiunga in nuove epifanie attraverso l’abbattimento forzoso delle vestigia periclitanti degli edifici storici, per care che ne siano le memorie di cui sono gravide, pena il trasformare in ruderi inabitati intere comunità agricole. E con il destino dell’idea antiquaria di bello si fa improcrastinabile, in loco, la renovatio di quello dell’idea ecclesiastica di bene.

La chiesa che credeva di poter ritardare i rendiconti della propria dogmatica con la contemporaneità, ora è qui costretta a schiudersi alla fede di chi si rifiuta di leggere i disegni di un Dio sovrano onnipotente in quello che accade, deve negarsi la temerarietà di credersi il gregge salvaguardato da Dio come suo popolo eletto rispetto a chi Dio avrebbe castigato con la sua ira sismica.

Ma sarà così in grado,per evitare altrimenti il discredito integrale, di attendere a sacralizzare il secolare e a secolarizzare il sacro, come richiedono le circostanze ed è il suo compito da sempre, evitando di curarsi delle anime che stanno nelle chiese più di quelle rimaste impaurite nelle tende o che sono già al lavoro nei campi, più delle macerie delle propri luoghi di culto che di quelle di capannoni e fienili e case, spezzando il pane e versando il vino sugli altari come sui tavoli domestici e di lavoro, pregando attraverso la preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e di amore solidale.

Ma così, risulta evidente, non è stato e non sarà consumato- ossia adempiuto- che ciò che era già ed ovunque è nelle cose. Che ciò cui è vano opporre resistenza.

Il terremoto, detto altrimenti, manifestandosi ri-velazione.

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No more cooking, now

9 giugno 2012

“ No more cooking now, mi diceva Kailash l’altro giorno, di fronte a un movie a notte inoltrata.

Io ero di ritorno da Milano, dove mia madre ha finito di vivere da sfollata presso mio fratello, ed egli in assenza di nuove ricette da sfornarmi, poteva dirmi di come ogni prezzo sia in aumento in India, al pari della criminalità più efferata di ladri di città e di villaggi. In Satna, come in Indore,. Altro che ciò che io avevo subito sotto i suoi occhi nei vicoli di Pahargangi.. Ed io potevo diffondermi sui miei itinerari ed incontri in bicicletta per i luoghi del sisma, tra campi e capannoni industriali, prima di sopraelevarmi sulla loro distesa lungo l'argine del Po- mentre egli non può più raggiungere Viatal che per la strada ordinaria, via Chadnagar, evitando il percorso tra i campi e la giungla popolata di ladri.

Com’era di conforto la sua quiete mentale, che potesse ridere dicendomi di Poorti, Ajai, Vimala , Chandu, di quest''ultimo rasserenandolo l'appetito che di nuovo manifesta, ora che si ciba di mango e di tanta altra frutta, di milk e chappati, non solo del latte di Vimala, tranquillizzatosi che sia solo perchè sta crescendo, come gli ha detto il dottore, che le settimane scorse mostrava anche le " ossa dello stomaco", il che aveva messo Kailash in apprensione angosciata. Ma tale sollievo, per tali ragioni, non era come se nessuno mancasse all’appello. E tutto non fosse per inabissarsi di nuovo nella sua perdita.( Mio Sumit, bambino mio.)

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9 giugno 2012

SPERIAMO CHE SAPPIANO SCEGLIERE BENE ... PER UN PAESE FINALMENTE LAICO, PER I DIRITTI DELLE DONNE, PER LA VITA CHE PRIMA DI TUTTO E' PORTATA DALLE DONNE. Si enfatizza così, in maiuscolo, in un post (di M. F.) editato su facebook, alla rimessa in discussione della legge 164 che regolamenta in Italia il diritto di abortire.

Io mi chiedo soltanto che cosa saremmo ora io, il mio amico indiano e sua moglie, se non avessimo dato la vita al bambino ch'è sopraggiunto dopo quello che ci è morto. E chiedo rispetto per chi come me è contro l'aborto e si ritiene ugualmente laico

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VINCENZO II IL NE-FASTO AL POTERE

13 giugno 2012


 


 


 

Domenica scorsa presso il museo diocesano di Mantova si è felicemente chiusa la mostra su Vincenzo I, Il fasto al potere, “ felicemente” è davvero il caso di dire, come quando si pone fine ad uno scandalo. Che di scandalo cristianamente si tratta, quando un museo diocesano rende l’omaggio di una mostra a un personaggio storico siffatto, celebrandolo come “ splendidissimo duca”, “ ammantato di sacralità”, in tutto “ il fasto di un principe dispiegato nella magnificenza dell’oro”.Si sorvoli pure sulla sua leggerezza omicida che pose fine all’esistenza terrena di lord Crichton, come così suggestivamente fa il filmato della mostra, sulle “spavalde scorribande …della sua prorompente vitalità”, né sarò io a scagliare la prima pietra sui suoi eccessi sessuali, talmente il Serenissimo può risultare in virtù di essi ancora più simpatico ai chierici curiali, “ così fatto è questo guazzabuglio del cuore umano”, ma ciò che non taccio è la grazia di cui sovrabbondano le sue vittime più strazianti, in virtù di quanto egli ha provvidenzialmente peccato, come si compiace di giustificarlo un curatore blasfemo della mostra

Mi riferisco innanzitutto a Jonadith Fraschetta, ebrea di 77 anni, che il giorno 22 aprile 1600- quando Vincenzo I era nella pienezza dei suoi poteri sovrani e delle sue facoltà mentali- sulla piazza del Duomo di Mantova, venne bruciata viva per essere stata “ Striga, over per avere magliato molte persone in vita sua et specialmente una monaca dell’ordine di S. Vincenzo in Mantova la quale di già era ebrea e poi fatta cristiana...”, come riferisce la cronaca manoscritta di certo G.B. Virgilio, fattore rurale dei Gonzaga.

“Al quale spettacolo- riporta Antonino Bortolotti, colui che ritrovò negli Archivi di mantova e nel 1891 presso la Tipografia delle Mantellate pubblicò la cronaca in “ Martiri del libero pensiero”,- furono presenti il Duca,”- ossia il nostro Vincenzo I, per l’appunto-, “e la Duchessa di Mantova, Margherita duchessa di Ferrara e Anna Caterina arciduchessa d’Austria, venuta da Inspruk, oltre una straordinaria folla di curiosi”. “La qual Jonadith ebrea- seguita la cronaca originaria- legata con molte funi in piedi ad una colonna di legno sopra una gran quantità di legne, alle quali dopo di esser stato dato fuogo da tre ebrei che la confortavano, duvi ( due) se ne fuggirono et il terzo qual era vecchio et tanto intento al suo ufficio fu quasi per restar con essa lei nelle fiamme…Nel qual mentre si bruciò le funi colle quali aveva legato le mani; et con la mano destra si faceva difesa dal fogo alla faccia soffiando anco colla bocca, ma poco gli valse perché incontinente se ne caddi nelle fiamme et così fini la sua vita”

A tale misfatto fece seguito una grida del 1603, con la quale Vincenzo I invitava ogni uomo alla denuncia di persone che “ con malìe, stregonerie, incanti …e in altro modo malvagio o arte diabolica” provocavano danni frequenti ed atroci, promettendo non solo che il nome dell’accusatore non sarebbe stato rivelato, ma che a chi avesse fornito delle prove, tali da garantire almeno la tortura dell’imputato, sarebbe stato concesso il riscatto dal bando capitale o da altre eventuali pene a cui fosse stato condannato, oppure che ci avrebbe guadagnato del denaro.

E’ una sovrabbondanza di grazia che può risultare finanche eccessiva pure per le anime più arrese al “serenissimo” duca, se si rammemorano anche i sette ebrei che l’anno prima , agli inizi d’agosto del 1602, colpevoli di null’altro che di essersi fatti beffe del fanatismo predicatorio antigiudaico del frate francescano Bartolomeo Cambi, ci rimisero la vita, per permissione del duca, perché furono” appiccati tutti ad un’alta forca coi piedi in suso, e con le berrette gialle… con questa inscrittione in lettere maiuscole. “ Per haver schernita in derisione della Religione Christiana la parola di Dio”.

E lo stesso Vincenzo non seppe poi far di meglio, nel riguardo degli ebrei, che differire di rinchiuderli nel ghetto fino al 1610.

Non mi si dica, a tal punto, che copre i suoi peccati la grandissima fede dell’uomo, giacché in catalogo è degradata a “manifestazione vistosa ma incoerente e superficiale”. Forse occorre davvero arrendersi a ciò che lasciavano balenare ori e splendori, e rifarsi alla “magnifica liberalità “ pari a quella “ di un re” che lo guidava, nella istituzione di ordini religiosi e per i reliquari e cripte di cui fu generoso con la nostra Chiesa, per spiegare il rendimento di grazie, e l’ indulgenza, pressocchè plenaria, concessa ad un duca siffatto da una mostra così empia.

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Su Madre Teresa e l’amore del prossimo- discutendone con Valentino Giacomin

15 giugno 2012



Ciao Odorico.
Non ti ho piu sentito. Dove sei? Cosa stai facendo? Dimmi che cosa, concretamente, posso fare per aiutarti ad avere un visto per l'India.
Mandami proposte concrete.
Un abbraccio
Valentino

Caro Valentino,
sono in Italia dal 9 maggio.
Farò rientro in India alla metà di luglio, spero con l’employment visa, valido per un anno, che stando a quanto mi ha indirettamente attestato il console di Milano, mi è assicurato dal contratto di assunzione che ho ottenuto, come insegnante di Italiano, presso le scuole di Khajuraho dove io ed il mio amico abbiamo trasferito i nostri bambini.
Ho già provveduto ad acquistare la versione più aggiornata del corso Espresso per stranieri anglofoni delle Edizioni Alma, conforme ai principi della glottodidattica .
Cosi stanno ora per me le cose, sempre che il console non si smentisca
Nel ringraziarti vivamente della disponibilità che mi hai espresso, per ulteriori ragguagli sui miei intenti culturali in India ti segnalo il sito in cui li ho formulati
www.bapuculturaltours.org
Dimmi se i nostri progetti possono incontrarsi.
La mia famiglia indiana vive temporaneamente un’esistenza tranquilla, e a tutti loro voglio il bene che sanno guadagnarsi “ tutti gli esseri senza pretese”
Ma nemo propheta in patria.
La realtà economica di nuovo è allarmante, la situazione politica richiede infinita sopportazione e pazienza, mentre il mondo ufficiale cattolico mi è di scandalo a tutti i livelli, Quanto al terremoto che ha investito le mie zone, mia madre è rientrata in Modena sabato scorso, da Milano dove stava presso mio fratello, ed io a Mantova riesco ora a dormire senza più apprensione nel mio appartamento.
E su di te e le scuole del Progetto Alice?
In merito ad Ut unum Sint, ti allego l’obiezione che mosse Panikkar alla interpretazione di Matteo, 25, 31-40, che è stata espressa da Madre Teresa e dalle suore del suo ordine, alla quale hai fatto riferimento nella tua opera. Essa è racchiusa nella nota soggiacente al passo seguente di un mio articolo-recensione sulla teologia di Dietrich Bonhoeffer che ti allego per intero
“Ma per Bonhoeffer la religiosità che finalizza individualisticamente alla salvezza dell’anima le opere di carità, non è conforme alla fede nella rivelazione attestata dalle Scritture, che raccomanda invece la gratuità disinteressata dell’amore verso il prossimo, cui è analoga la solidarietà fraterna degli uomini propugnata da Camus, come in Matteo 10, 8 “ Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (o in Matteo 25, 31-40, ove solo perchè gratuitamente abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto per i fratelli più piccoli, senza cercare la nostra salvezza, inconsapevoli di farlo a Cristo, Egli può dire che salvificamente: “ ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”)1
1) In tal senso Raimon Panikkar confidò a Raffaele Luise di avere bonariamente provocato le suore di madre Teresa “ Tutto quello che fate per amore di Cristo non vale niente” dicevo loro. “ Signore, quando ti abbiamo visto nel povero e nell'affamato? Se ti avessimo visto, li avremmo soccorsi.!” No. Se non lo fai per amore di quella persona precisa che incontri” dice emozionandosi” non vale”. ( Raimon Panikkar, profeta del posdomani, Edizioni Paoline, 2011

Love
Odorico

Ecco la storia di cui ti accennavo. Dovrebbe essere la sintesi del percorso (iniziatico) di Alice. C'e anche una parte del commentario che alcuni amici stanno preparando (come guida per gli insegnanti o genitori).
Love
Valentino

Ps. Ho dato una scorsa alle note che mi hai mandato. Devo essere sincero: mi hanno fatto venire un moto di disgusto e rifiuto. No, non c'entra il contenuto, non c'entrano i concetti, ma e' l'approccio ai temi spirituali, religiosi, teologici che mi porta ad un rifiuto di... pancia e di testa.
Questa gente sembra divertirsi nell'uso delle parole, delle frasi, delle chiose, dei distinguo, delle sottili analisi che non dimostrano nient'altro a quale livello ginnico può arrivare la mente speculativa.
E' il grande difetto dei teologi: chiacchierano, chiacchierano pensando di interpretare il pensiero di Dio. Magari dicono anche cose sublimi, ma perché non se ne stanno zitti?
Perché non comunicano con il silenzio?
Che stanno a parlar, a scrivere, a pontificare, a teologicizzare?
Zitti, per favore! Parlare di Dio e' impossibile. Lo capì Sant'Agostino (vedi storiella dell' angelo sulla spiaggia).
Dio e' oltre ogni parola, ogni pensiero.
Se e' così, che cosa stanno a blaterare tutti questi dottori del Tempio?
Giocano con le onde, invece di avere l'umiltà di immergersi nell' oceano

Love
Valentino


Caro Odorico, sono sicuro che ti daranno il visto di un anno. Poi dovrai sbatterti con la polizia locale per la registrazione e andare a Delhi, nel lager dell"Home Minister, che e' la quintessenza della provocazione e arroganza indiana.Se superi quella barriera di mostri della burocrazia, sei salvo.
A proposito del mio libretto "Ut Unun Sint" e la citazione di Madre Teresa, non ho ben capito che cosa critichi Panikar. La motivazione delle suore? L'azione dell'amare per amore di Gesu', quindi un amore non disinteressato? Vuole dire questo?
Se e' cosi', non era la motivazione che io volevo mettere in luce nel passaggio da te indicato, perche' quella apre un capitolo a parte. Non voglio iniziare una conversazione prima di essere sicuro che tu ti riferissi proprio a questo. Quindi, aspetto lumi.
Non so se Luigina ti ha accennato ad una seconda dispensa (italiano-inglese) intitolata le 35 inconsapevolezze. Nell'appendice, solo per italiani (visto che parlo del mito della creazione dell"Eden) ho voluto portare il mio modesto contributo per rivalutare la figura tanto odiata e disprezzata di Eva, quindi della donna, quindi del femminile. Secondo me, la tragedia della Chiesa cattolica, la sua debolezza psicologica e morale, sta proprio nel fatto di non aver integrato il Femminile (lo faranno i Padri della Chiesa rivalutando la figura di Maria, ma tardi!) e l'ombra di Satana (il male). Due elementi importantissimi per la sviluppo della coscienza in modo equlibrato. L'origine di questo "peccato della separazione" la collocherei proprio nella pessima intepretazione del mito delle origini, che e' stato assurdamente proposto in modo letterale e non esoterico. Sarebbe come leggere la Divina Commedia a un bambino. Che cosa puo' capire se non conosce la storia, la teologia?
A noi e' stata imposta una interpretazione della Bibbia infantile. I risultati sono catastrofici.
C'e' un altro modo di leggerla?Ovvio. Basta chiederlo agli ebrei, ad esempio, oppure ai mistici.
Tenendo conto che la missione di Alice e' di Unire e non dividere ulteriormente le menti dei bambini, ho pensato fosse mio dovere offrire spunti interpretativi diversi dei miti della nostra tradizione cristiana.
Di qui, la visione di Eva come Madre coraggiosa, che rifiuta di vivere in uno stato di "beata ignoranza" per iniziare un viaggio duro, difficile, rischioso, doloroso di conoscenza e autoconoscenza.Adamo rappresenta la nostra coscienza allo stato infantile. Eva,la Sophya, compie il primo passo verso la liberazione da questo stato primitivo, incosciente, accettando il rischio annunciato da Dio, "morirete". Dio stesso, con questo monito, conferma lo stato di imperfezionedei progenitori. Conferma che vivevano in una condizione dove la morte non era esclusa, quindi vivevano, direbbero gli Indiani, nel sansara non nel Nirvana (dove non c'e' ritorno). Eva ha accettato di morire. Morire a che cosa? A uno stato di sonnambula, zombizzata, senza un ruolo, senza responsabilita', a parte quella di "curare" il giardino, come aveva chiesto Dio. Come lo curasse non si sa, ma si sa come i progenitori ne sono "usciti". A testa bassa, per la vergogna, ma finalmente se stessi. Grandioso, no?
Ti mandero', se riesco a far partire il file, il testo.
Per il resto, tutto bene.
Sto preparando una nuova serie di storie, questa volta in Italiano. Non so perche', ma ho la sensazione che il terreno di... missione si stia spostando dall'India all'Italia, che sta diventando terzo mondo, cioe' povera in tutti i sensi.
Le scuole vanno bene. Quest'anno in classe X e XIIabbiamo avuto il migliore risultato in assoluto nella storia del Progetto: 90 per cento First Division in classe XII e 75% nella classe X.
Ti mandero' le ultime storie che faranno parte di un libretto che conterra' un racconto principale e un commentario (per gli insegnanti).
Un abbraccio
Valentino

Caro Valentino,
ti prego, puoi chiarirmi perché dovrei finire nei lager dell’Home Minister?
Credo che tu abbia ben inteso bene la lettura evangelica dell'amore del prossimo di Raimon Panikkar
E’ possibile perdere evangelicamente la propria vita, l’amore del prossimo “ vale” a questo, solo se lo amiamo proprio nella sua sporcizia e nelle orribili piaghe che devastano il suo corpo, per usare i termini cui hai fatto ricorso in Unum Sint (“ per amore preciso della persona” che in lui incontriamo, secondo Panikkar, ), pena altrimenti il venir meno al nostro essere uomini.
Per me è una asserzione critica fondamentale, perché chiarisce quale atteggiamento mentale renda possibile una trasfusione dell’amore del prossimo nel karma-yoga.

Madre Teresa è davvero una figura spirituale assai ambivalente.
Se è vero ciò che ha indotto Hitchens a scrivere La posizione della missionaria, amare Cristo nei poveri comportava per lei il condannarli a morire nell’estrema sofferenza, senza il conforto delle cure mediche possibili, perché nella sofferenza si assimilassero quanto più possibile a Gesù dolente sulla croce.
Non mi è pervenuto alcun testo corrispondente alle 35 inconsapevolezze, mentre dispongo de “Il fungo magico e il mistero della vita” e di “Perché le persone gridano”.
Mi sono apparsi davvero testi meravigliosi, anche se “sapevo già la morale della favola”.
Mi dispiace per te che tu abbia espresso, in margine, un tale rigetto nei riguardi della teologia di Dietrich Bonhoeffer. Che cosa ti perdi…
Comunque, nonostante la posizione che hai manifestato, ti trasmetto i file in PDF del corso sulla reinterpretazione della Genesi da parte di André Wenin, che ha tenuto il parroco della basilica di Sant’Andrea in Mantova , dato che ad una lettura infantile della Bibbia, concordemente, fa risalire in termini di estremo interesse, quali i tuoi, gli esiti catastrofici della teologia occidentale.
India ed Italia, verso cui senti che si sta spostando il tuo terreno di missione, in verità mi sembrano afflitte l’una non meno dell’altra dalla stessa miseria, il primato di cui sai benissimo della civiltà tecnologica su quella della sapienza dell’amore che è Spirito, come rivela il venir meno dell’educazione umanistica in entrambi i sistemi scolastici, secondo le recenti diagnosi lucidissime di Martha Nussbaum.
Congratulazioni per i felici esiti delle tue scuole. E grazie di esserti ripromesso di inviarmi le tue ultime storie.
Un consiglio tecnico.
Ai tuoi collaboratori puoi chiedere il download dei programmi open source di Open Office. Ti permetterebbero, con una semplice operazione, di esportare tutti i documenti e testi che invii in formato Pdf, più agevoli ad aprirsi e inalterabili.
In spirito d’amicizia
Odorico


Ciao Odorico. Quando parlavo dell'Home Minister, volevo dire che quando avrai ricevuto il visto di un anno, per lavoro, devi registrarti al posto di polizia dove lavorerai. Loro ti rilasceranno un residential permit, ma quando chiederai il rinnovo, o il prolungamento, allora dovrai seguire l'iter burocratico: la polizia mandera' il file a Luknow e da li' a Delhi, appunto, alla Home Minister, che ti convochera' per un colloquio. E' l'incontro coni funzionari che e' un incubo. La quintessenza dell'arroganza, dell'insensibilita', del razzismo. Se sbagli una parola, addio permesso. Sono contro i volontari. Sono contro gli stranieri in generale. Quindi, bisogna mettersi nelle mani della Provvidenza. Se puoi evitare di incontrare quella gente, meglio. Dipende dalla polizia locale. Comunque, non tutti hanno una esperienza traumatica. Anche i funzionari vanno a simpatie. Male che vada, ti fai dare un secondo visto da Milano.
Quindi, avevo capito bene: la motivazione. Da anni, sono critico nei confronti di Madre Teresa e del suo Ordine. La cito perche' mi fa comodo, perche' ha avuto delle intuizioni, ma non e' certo un esempio di santita' come la intendo io. Era razzista, fanatica, crudele, fondamentalista e, anche, disonesta. Disonesta perche' ha usato (e usano tuttora) dei fondi delle donazioni per mantenere il suo Ordine religioso missionario che non e' interreligioso, ma fanaticamente cattolico. Un conto e' che io usi i soldi delle donazioni per costruire scuole e ostelli per gli studenti e un altro e' che io storni una parte di quei soldi per costruire un seminario per seguaci della...Valentinika! Quel seminario, se proprio lo voglio, me lo dovro' costruire con soldi miei, non con i fondi destinati alle medicine e cibo per i bambini.
Un'altra cosa che non mi e' piaciuta e non mi piace delle Suore di Madre Teresa: l'assoluto, totale disprezzo per la religione dei pazienti. La crudelta' e insensibilita' di come li fanno morire. Hai mai sentito della presenza di un prete induista nell'ospedale di Madre Teresa? Io credo che il miglior dono che possa essere fatto ad un moribondo sia quello di accompagnarlo spiritualmente all'ultimo passo della vita, attraverso preghiere e riti a lui/lei noti e accettati. Non parliamo poi dei riti del post mortem. Nulla di tutto questo nell'Istituzione di Madre Teresa! Questo e' nazismo cattolico!
La storia delle medicine negate e' un altro capitolo criminale. Niente antidolorifici, per scelta, per statuto. Crudelta' inaudita delle suorine dal sorriso misericordioso.
Sono assolutamente d'accordo sulla contraddizione "amore il prossimo per amore di Gesu'". Il prossimo si ama e basta, non perche' si baratta con un altro amore!

Per quanto riguarda Martha Nussbaum non rifiuto le sue tesi e le sue osservazioni, ma, semplicemente, le scavalco. Ogni volta che muoviamo la mente discorsiva, "ciacolante", sia pure in termini di elevato misticismo, analisi sublimi, ci allontaniamo dalla natura della nostra mente, che e' silenzio.
Lo specchio e' vuoto, anche se riflette l'universo. I bei discorsi, le lucidi e profonde analisi, non sono altro che colorati, mirabolanti riflessi sullo specchio vuoto. Perdersi nei riflessi, significa sprecare la nostra vita, perdendo di vista l'essenza della nostra mente (anima).
Questo il mio pensiero. Vedi che non sono entrato nel merito dei contenuti degli scritti dell'Autore che mi hai proposto,
Spero di non essere frainteso. Sto solo proponendo un livello di elevato, un punto di vista superiore da cui guardare il mondo, noi stessi...

Grazie per il consiglio circa il Pdf. Girero' l'informazione ai miei collaboratori.
Sono contento che ci sia qualcuno che si dia da fare per interpretare la Bibbia non in termini letterali. Un ritardo di ben duemila anni! Quante tragedie avremmo potuto evitare se i Padri della Chiesa fossero stati meno politici e piu' mistici! Quanto sarebbe diversa la Chiesa se fosse stato accolto totalmente, integralmente il messaggio di San Francesco (meno teologia e più testimonianza, meditazione, preghiera, pratica).
Il tuo feed back su quanto ti ho mandato sara', come sempre gradito.
Un abbraccio
Valentino

Caro Valentino,
grazie delle tue informazioni inquietanti sulla Home Minister.
Quanto a Madre Teresa, ciò che mi hai confidato purtroppo non è una novità assoluta... Dico purtroppo perchè di tutto ciò che nella Chiesa è motivo di scandalo si ha più o meno piena consapevolezza curiale, ma si fa come se niente fosse, con acquiescenza o rimozione disinvolta, talmente si è certi della incrollabilità di Santa Romana Chiesa, talmente i poteri ecclesiastici sanno di poter confidare nella debolezza umana che ad essi si affida per trarne conforto e salvezza. Ti allego un file di un documento critico di un credente, ( si tratta di DIGLI DI SMETTERE DI BACIARMI, di ANTONIO PASCALE ), a commento del libro di Hitchens, La posizione della missionaria.
Quanto alla Nussbaum , credo che ci si possa più che accontentare che segnali le distorsioni del sistema educativo mondiale, negando la sufficienza anche ad Obama. Ella assume in India come termine di riferimento alternativo , nella sua positività, l'ispirazione di ciò che erano le scuole di Tagore, in Santiniketan, di cui pur tuttavia denuncia il grave decadimento.
Ora passerò a leggere
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA INCONSAPEVOLEZZA
A presto
Odorico


Grazie Odorico. Ho letto le pagine relative a Madre Teresa. Fanno rabbrividire. Non sapevo che anche Padre Pio fosse sulla stessa lunghezza d'onda. Tremendo sado-masochismo nel nome di Dio! Ecco il risultato di presentare il simbolo del Cristianesimo con il volto insanguinato di Gesu', anziche' nel suo volto glorioso della Resurrezione. Certo, nessuno nega il valore della redenzione attraverso il sacrificio, ma siamo sicuri che Gesu' intendesse il sacrificio fisico e non quello dell'Ego? Sulla croce, chi e' morto? Gesu' ci ha insegnato a "sacrificare" il nostro egoismo, accettando la morte iniziatica del vecchio uomo per una vita nuova. Interpretare il sacrificio come tortura, sangue, flagellazione... e', secondo me, patologico e causa di perversioni pericolosissime (comprese quelle sessuali anche dei cosiddetti ... santi).
Madre Teresa e' caduta in questo errore grossolano, terribile per le conseguenze e il dolore che ha causato e continua a provocare. Quando lei si ammalò, le suorine si precipitarono a portarla nel migliore ospedale procurandole le migliori medicine. Alla faccia del dolore salvifico!
Love
Valentino
Ti mando il file in pdf, come richiesto. Cosi', puoi vedere la versione originaria. Io ci tengo molto al linguaggio delle immagini.
Condivido le osservazioni della tua ultima lettera.
Ma sono sicuro che tu hai capito dove io voglio parare. Io sono convinto che Dio si rivela solo quando il nostro ego sparisce. Piu' limitiamo il nostro egoismo, piu' la Luce divina si affaccia alla nostra anima, alla soglia della nostra coscienza. "Nelle tue mani, affido il mio spirito". Abbandono totale. Anche della propria individualita', Anzi, soprattutto quella viene "sacrificata". "Sia fatta non la mia, ma la tua Volonta'". Grandioso insegnamento! Non occorre aggiungere altro. C'e' tutta la saggezza orientale in questa espressione. Siamo al livello dell'archetipo del Saggio, ad un passo dall'Unione, la fusione con Dio. Poi c'e' lo stadio della non-dualita' che la Chiesa politicante si ostina ad ignorare e condannare come eresia, perdendosi nella melma del dualismo e degli inutili dibattiti teologici. Purtroppo, gli inutili dibattiti rovinano tutto perche' vorrebbero interpretare la "Volonta' di Dio", approfittando dell'abbandono dei credenti a Lui. "Fai questo. Questa e' la Volonta' di Dio..." Sciocchezze. Dio parla direttamente all'anima. Basta mettersi in ascolto. Quindi, fare silenzio. La guida spirituale non deve sostituirsi a Dio, dicendoci che cosa Dio vuole che noi facciamo, ma deve aiutarci ad ascoltare la Voce e a interpretarla. E' ben diverso. Un buon maestro di musica, non deve sostituirsi a Mozart, ma aiutarci a capire la sua musica. Il padre spirituale, il prete dovrebbe aiutare il fedele ad ... affinare l'ascolto, per permettere alla Voce di Dio di esprimersi, senza distorsioni, dentro di noi.

Un abbraccio

Caro Valentino, per rasserenarti posso dirti che nel cristianesimo cattolico più consapevole, ad esempio in quello espresso da Enzo Bianchi, è radicata la critica del dolorismo, la riaffermazione che ci si salva per amore, non per quanto dolore ci si infligge, o si ricerca di subire, che l'Incarnazione di Cristo non era finalizzata al Calvario, ma che la Crocifissione fu l'esito inevitabile dell'essere stato Gesù assolutamente giusto in un mondo di ingiusti- e di chiunque altro lo sia identicamente in questo mondo... Anche Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, lo professò a chiare lettere nei suoi passi che ti ho riportato:“ Io vorrei parlare di Dio non ai limiti, ma al centro, non nelle debolezze, ma nella forza, non dunque in relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene dell'uomo. Giunti ai limiti mi pare meglio tacere e lasciare risolto l'irrisolvibile" "Se a Dio piace di farci provare una travolgente felicità terrena non bisogna essere più pii di lui e guastare questa felicità con idee tracotanti e pretese provocatorie e con una falsa fantasia religiosa incontrollata incapace di accontentarsi di ciò che Dio dà. Dio non farà mancare a chi lo trova e lo ringrazia nella propria felicità terrena, i momenti in cui gli sarà ricordato che tutte le cose terrene sono qualcosa di provvisorio, e che è bene abituare il proprio cuore all'eternità” Ti avevo premurato di non disdegnarlo...
A risentirci.
Odorico

Ciao.Il file in Pdf è pervenuto ed è magnifico. Va più che bene cosi.
P. S. Nei Vangeli " il Cristo sconosciuto dell'induismo" per me è in particolare proprio lo Spirito di Gesù che richiamandoci a rinnegare l'Io torna ad ammaestrarci che "Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».Luca 9, 24,
Ciao
Odorico







IL FUNGO MAGICO
e il mistero della vita.
di VALENTINO GIACOMIN


Abdul, lo shamano, portava con sè il proprio figlio ogni volta che andava nella foresta per cercare le erbe medicinali che servivano per curare la gente del villaggio.
Abdul voleva che suo figlio imparasse la difficile arte di conoscere i segreti delle piante e dei funghi.
Un giorno, portò il figlio in un posto speciale.
“Figlio, - disse – oggi avrai l’onore di incontrare il Re delle piante della foresta e avere il suo potere. Vive in un posto difficile da trovare e solo pochi sono riusciti a raggiungere quel posto e di quei pochi solo tuo padre è sopravvissuto. Prepara il tuo cuore e la tua mente per questo eccezionale incontro, che ti permetterà di capire e conoscere il grande mistero della vita”.
“Che cosa devo fare, padre?”
“Fai nascere nel tuo cuore il pensiero dello shamano”.
“Cos’è?”
“È il pensiero che va oltre il proprio io”.
“Un pensiero che va oltre il proprio io? Che cosa significa, padre?”
“Significa che devi pensare che cerchi il potere dal Re delle piante per il solo scopo di aiutare la gente del tuo villaggio e tutti coloro che chiederanno il tuo aiuto, senza domandare nulla in cambio, senza orgoglio, senza competizione, senza desiderio.”
“Ci proverò, padre!”


Camminarono per giorni e giorni. Superarono fiumi e cascate. Ostacoli di ogni genere cercarono di fermare i due, ma Abdul era esperto e sicuro e sapeva come fare per eliminare tutte le interferenze.
Il figlio seguiva il padre fiducioso anche se, a volte, avrebbe voluto tornare indietro, spaventato dalle difficoltà che stava incontrando.
Il padre lo incoraggiava dicendo:
“Pensa che non stai impegnandoti per te, ma per la tua gente!”
Ogni volta che pensava in questo modo, stranamente, si sentiva rasserenato, e la fatica, la paura sparivano.
Finalmente, dopo due settimane di cammino, arrivarono nei pressi di una montagna altissima che si ergeva proprio al centro della foresta.
“Il Re delle piante vive sulla cima di questa montagna!” disse il padre.
“Come faremo a scalarla se non abbiamo corde e piccozze?” chiese il ragazzo.
“Con la giusta motivazione, figliolo!”
Cominciarono a salire.
Il ragazzo pensava di non farcela, ma il padre continuava a ripetere: “Pensa alla motivazione: per il bene della mia gente voglio incontrare il Re delle piante della foresta”
Ogni volta che ripeteva questa motivazione si sentiva leggero e gli pareva di volare.
Così superò un ostacolo dopo l’altro finchè improvvisamente apparve la vetta della montagna.
“Non guardare giù” suggerì il padre, “ma tieni il tuo sguardo alla cima!”



Finalmente arrivarono.
“Padre, dov’è il re delle piante?” chiese il ragazzo, impaziente.
“Figliolo, ti ho raccomandato di mantenere il cuore puro. Il Re delle piante si allontana da una mente agitata.”
Il ragazzo capì e cercò di rimanere calmo.
Improvvisamente, una luce sorse tra le rocce.
Il padre si iginocchiò per pregare.
Il ragazzo lo imitò.
“Il Re delle piante della foresta!” mormorò il padre, con le lacrime agli occhi.
E indicò il punto da dove veniva la luce. Era un posto inaccessibile. Sarebbe stato impossibile trovarlo se non ci fosse stata quella luce a fare da guida.


Si avvicinarono sempre con le mani giunte. Grande fu la sorpresa del ragazzo quando vide un cumulo di pietre preziose che risplendevano colpite dal sole, avvolgendo di luce un piccolo fungo.
Si girò a guardare il padre per una conferma.
Il padre annuì.
Il Re delle piante della foresta era lì, di fronte a lui!
Lo shamano frugò nelle tasche ed estrasse una pietra preziosa che depositò accanto alle altre. Era il suo dono al Re delle piante della foresta.
“Ti ho portato mio figlio, - disse – perchè tu gli dia il tuo potere per aiutare la gente del nostro villaggio quando io non ci sarò più e per scoprire il mistero della vita.”
La luce delle pietre preziose divenne più intensa. Era questo il modo di comunicare del Re delle piante della foresta.
Il padre chiese per tre volte il permesso di trasmettere il potere del Re delle piante al figlio.
Per tre volte la luce si fece più vivida.
Il padre sussurrò al figlio: “Figliolo, sei fortunato. Il Re delle piante ha dato il suo consenso!”
Il ragazzo non capiva.
“Prendi ora un pò di questa polvere! Viene dalla mente del Re delle piante della foresta” disse il padre, aprendo una scatoletta dorata che aveva nella saccoccia.
Il ragazzo prese un pò della polvere.
“Ricordati la motivazione!” disse il padre.


Pochi minuti dopo, il ragazzo si trovò in un altro mondo. Scomparve la montagna. Al suo posto, apparve il deserto.
Aveva caldo e sete. Cercò l’acqua, ma c’era solo sabbia rovente.
Cominciò ad avere paura.
“Padre, dove sei?” chiese.
“Sono qui, dietro di te. Non temere!” rispose il padre.
Il ragazzo si girò e vide un demone dalla faccia orribile con denti insanguinati, che tentava di stringergli il collo. Si sentì soffocare.
“Padre, aiutami. Un demone orribile vuole uccidermi!”
“Figliolo, ci sono solo io qui. La tua paura mi ha trasformato in quel mostro. Pensa che tutto ciò che vedi, senti e provi è solo una creazione della tua mente.”



Il ragazzo tentò di allontanare quel mostro. Non si sa come, riuscì a trovare dei sassi e li scagliò cercando di colpirlo.
Ma il demone diventava sempre più grande e minaccioso.
Anche la paura e la rabbia del ragazzo aumentavano.
Il demone cresceva di conseguenza.
Un sasso riuscì a centrare il demone, che diventò sabbia e scomparve. Ma subito dopo, dalla sabbia emerse un enorme serpente, pronto ad attaccare.



“Padre, aiutami! Ora sono attaccato da un orribile serpente!” implorò il ragazzo.
Il padre aveva una ferita alla testa causata dal sasso lanciato dal figlio.
Si tamponò il sangue con un fazzoletto e rassicurò ancora una volta il ragazzo. “Figliolo, non c’è nessun altro qui al di fuori di me. La tua rabbia mi ha trasformato in quel serpente. Non attaccarti ad esso. Non aggredirlo. Guardalo, semplicemente, con amore, perchè è una parte di te.”
Il ragazzo seguì le istruzioni del padre.


Improvvisamente il deserto sparì e con esso la sete e il serpente.
Ora vedeva un giardino meraviglioso, pieno di alberi da frutta e di fiori di tutte le specie.

Uccelli dalle piume dorate cantavano tra i rami degli alberi, mentre l’acqua di una sorgente purissima sgorgava da una roccia e formava un laghetto pieno di pesci e fiori di loto.
Seduta sulla sponda del lago c’era una bellissima fata, dai capelli d’oro, che gli sorrideva. Il ragazzo era incantato dallo splendore della fata e dalla magia di quel posto simile al paradiso.


“Padre, - disse – ora sto davvero bene. Voglio restare per sempre in questo posto! Voglio sposare la fata dai capelli d’oro.”
“Figliolo, anche questo paradiso viene dalla tua mente. Le emozioni positive hanno creato questo luogo di pace.
E quella fata ... bè, lo scoprirai quando tornerai sulla montagna dopo il viaggio!”
“Come faccio a tornare?”
“Come sei andato oltre il deserto? Non attaccarti a quello che vedi, non rifiutarlo. Semplicemente guardalo con amore pensando che stai contemplando le forme create dalla tua mente!”
Il ragazzo seguì le istruzioni del padre.
Anche il paradiso e la fata svanirono.
L’effetto della polvere d’oro era finito.
“Ora, figliolo, torna dove sei partito. Il viaggio è terminato!” disse il padre.

Il ragazzo tornò sulla montagna...

Il ragazzo “tornò” sulla montagna. Si guardò intorno e chiese:
“Dove sono finiti il demone, il serpente, la fata? E tu dov’eri, padre?”
“Sono sempre stato di fronte a te, figliolo. Prima mi hai visto come un demone, poi come un serpente e, infine, come una fata,” disse il padre, sorridendo. “Hai capito il segreto del Re delle piante della foresta?”
“Il Re delle piante della foresta mi ha aiutato a capire che i miei pensieri e le mie emozioni creano il mio mondo,”
Il padre chiese il permesso al Re delle piante della foresta di raccogliere alcuni funghi luminosi che furono messi nella scatola d’oro.
Poi, padre e figlio tornarono al villaggio. Strada facendo, il ragazzo era silenzioso.
“C’è qualcosa che ti preoccupa?” chiese il padre.
“Sì, padre. Sto pensando: oltre il demone, il serpente, la fata c’eri tu. Chi c’è veramente oltre te ora?”
“Figliolo, sei vicino a capire il grande segreto della vita! Oltre me c'è lo stesso mistero che sta oltre di te, ora!” rispose il padre, felice. “Devi scoprire la risposta da solo!”



“Dove sei stato?” chiesero gli amici al ragazzo.
“Nella mia mente!” rispose il ragazzo, ridendo.
Ovviamente gli amici non capirono.




Perché le persone gridano ?
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" disse uno di loro. "Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il Maestro torna a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?" Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: " Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini.
La distanza tra loro è piccola. A volte i loro cuori sono talmente vicini che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare: basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
È questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”







Abdul, lo shamano, portava con sè il proprio figlio ogni volta che andava nella foresta per cercare le erbe medicinali che servivano per curare la gente del villaggio.
Abdul voleva che suo figlio imparasse la difficile arte di conoscere i segreti delle piante e dei funghi.
Un giorno, portò il figlio in un posto speciale.
“Figlio, - disse – oggi avrai l’onore di incontrare il re delle piante della foresta e avere il suo potere. Vive in un posto difficile da trovare e solo pochi sono riusciti a raggiungere quel posto e di quei pochi solo tuo padre è sopravvissuto. Prepara il tuo cuore e la tua mente per questo eccezionale incontro, che ti permetterà di capire e conoscere il grande mistero della vita”.

Nota (1)
Tutte le civiltà tradizionali del passato, e quel che ne rimane di ancora incontaminato delle poche restanti in quest'epoca attuale, consideravano la natura come un grande ente collettivo vivo e consapevole. La moderna concezione scientifica della natura come oggetto inanimato (nel senso letterale di “privo di anima”) governato da fredde leggi meccanicistiche a disposizione dei fini egoistici dell'uomo risulta essere una vera e propria anomalia nella storia dell'umanità. In certe civiltà tradizionali lo shamano è un individuo che grazie ad una particolare “sensibilità” innata e ad uno speciale allenamento riesce ad entrare in comunione e comunicazione con le forze della natura. Se l'essere umano a causa del proprio egoismo rompe gli equilibri della natura (uccide troppi animali per avidità in una battuta di caccia, per esempio) allora lo shamano deve intervenire rinsaldando il patto dell'uomo con la natura. Se questo patto si rompe allora l'individuo, il villaggio, la società tutta diventa vulnerabile alla malattia, alla follia, al disagio psicologico, alle pestilenze e soprattutto rischia di smarrire la strada della saggezza che consiste appunto nel vivere in armonia con gli altri e con l'ambiente circostante. Imparare “la difficile arte di conoscere i segreti delle piante e dei funghi” non significa solamente saper riconoscere le diverse specie di piante ed impararne i diversi usi curativi, diventare un buon botanico ed erborista insomma, ma entrare in armonia con lo spirito della foresta, con le energie sottili che rendono l'ambiente vivo e vegeto e non solo mera materia manipolabile. Ma il re delle piante della foresta vive in un posto difficilmente raggiungibile, pericoloso (“...solo tuo padre è sopravvissuto”). Solo chi ha coltivato il proprio cuore e la propria mente adeguatamente per questo viaggio riuscirà a trovare il luogo segreto e sopravviverà all'incontro con il potere, il grande cuore pulsante della vita, della natura, della foresta.

“Che cosa devo fare, padre?”
“Fai nascere nel tuo cuore il pensiero dello shamano”.
“Cos’è?”
“È il pensiero che va oltre il proprio io”.
“Un pensiero che va oltre il proprio io? Che cosa significa, padre?”
“Significa che devi pensare che cerchi il potere dal re delle piante per il solo scopo di aiutare la gente del tuo villaggio e tutti coloro che chiederanno il tuo aiuto, senza domandare nulla in cambio, senza orgoglio, senza competizione, senza desiderio.”

Nota (2).
In cosa consiste questa disciplina della mente che permette di accedere alle forze che regolano i rapporti naturali (il re delle piante)? È proprio il Maestro Sciamano ad offrirci la risposta. “È il pensiero che va oltre il proprio io”.
Se è proprio la tendenza ad agire tenendo solamente conto del proprio tornaconto personale ad alterare gli equilibri della natura, l'azione risanatrice dello Sciamano deve sorgere da una dimensione che trascende l'ego. Laddove quest'ultimo scorge ottusamente solo i propri orizzonti di perdita e guadagno lo Sciamano, invece, è consapevole della rete di relazioni che uniscono i fenomeni. Lo sciamano è in grado di pre-vedere le conseguenze negative delle azioni egoistiche e di pro-vvedere al risanamento armonico dei rapporti proprio in virtù di una visione più ampia perché non costretta dai limiti angusti del piccolo “io”. L' “io” funziona sempre secondo la logica dell'attrazione-repulsione, vantaggio-svantaggio. Percepisco un oggetto piacevole, ne rimango affascinato, magnetizzato, e quindi l'io impiega le energie a sua disposizione per acquisire l'oggetto del desiderio. Oppure valuto qualcosa come spiacevole, pericoloso, allora l'io attuerà le sue strategie per evitare quest'oggetto o per scongiurare un certo evento. Nei confronti di cose ed eventi neutri rimaniamo, invece, indifferenti. Il pensiero egoistico sfrutta l'intelligenza per realizzare i propri fini (ho bisogno di energia quindi costruisco una centrale atomica, mi piace quella ragazza quindi la invito a cena fuori, voglio cambiare auto quindi farò gli straordinari per acquistarla, ecc...). Il “pensiero che va oltre l'io” non segue questa logica egoistica ma considera qual'è la cosa più giusta da farsi a prescindere dal proprio vantaggio o svantaggio personale. Il “pensiero che va oltre l'io” è capace per esempio di affrontare sacrifici, privazioni, sofferenze, incomprensibili per il nostro piccolo “io” per un bene superiore. Pensiamo solamente alle privazioni a cui si sottopongono certi monaci o yogi o alle rinunce di chi si impegna in azioni altruistiche. Allo stesso tempo abbiamo sublimi esempi di beatitudine e gioia incondizionata in chi segue la disciplina del trascendimento dell'Ego.
Il pensiero che segue la logica dell'io sfrutta l'intelligenza per soddisfare i propri limitati desideri. Questa è un'intelligenza ignorante perché non è capace di spingersi oltre gli orizzonti personali. È una logica che è destinata allo scacco e ad esaurirsi in un'incessante rincorsa verso i propri desideri che alla fine si rivelerà come la causa principale della sofferenza e dell'infelicità individuale e collettiva. Un individuo così come una società o una nazione che segue solamente l'intelligenza ignorante dell”Io”, per quanto questa possa essere acuta e sofisticata, rimarrà comunque destinata al fallimento dell'insoddisfazione e dell'infelicità.
Il “pensiero che va oltre l'io”, invece, segue la saggezza; la voce del cuore che ci indica incessantemente la via giusta da seguire. La voce dell'”Io” è la voce della maggioranza; è facile da seguire perché urla e sembra convincente. La voce dell'”Io” è quella dell'imbonitore che promette successo e ricchezze a poco prezzo e che si disinteressa degli altri. La voce della saggezza invece è flebile e delicata magari non promette grandezza e ci sprona verso la via più ardua da seguire ma ci conduce sicura verso l'autentico Bene. Siamo disposti a fare un pò di silenzio per percepire la sua voce? Siamo pronti a fare un pò di sforzo per seguire il suo cammino?
“Ci proverò, padre!”
Cominciamo allora il nostro viaggio...

Camminarono per giorni e giorni. Superarono fiumi e cascate. Ostacoli di ogni genere cercarono di fermare i due, ma Abdul era esperto e sicuro e sapeva come fare per eliminare tutte le interferenze.
Il figlio seguiva il padre fiducioso anche se, a volte, avrebbe voluto tornare indietro, spaventato dalle difficoltà che stava incontrando.
Il padre lo incoraggiava dicendo:
“Pensa che non stai impegnandoti per te, ma per la tua gente!”
Ogni volta che pensava in questo modo, stranamente, si sentiva rasserenato, e la fatica, la paura sparivano.


Nota (3)
Il cammino della saggezza è arduo e faticoso. È un cammino che non segue la via di minor resistenza ma che tempra e forgia il viandante con prove ed ostacoli. Molte forze si oppongono a questo cammino. Sono gli emissari del piccolo “io” che vuole mantenere il proprio dominio. Pigrizia, vanità, amor proprio, rabbia, invidia, gelosia; molti sono i loro nomi ma condividono la stessa origine: egoismo ed ignoranza. Per fortuna lungo questo viaggio non siamo soli. Ad ogni viandante della saggezza viene assegnato una guida: il Maestro, il Guru, lo Sciamano anziano, il coniglio saggio di Alice...Abdul il padre saggio ed amorevole. Lui conosce la via e le sue insidie; conosce le nostre debolezze e fatiche. Il suo compito è di guidarci, proteggerci. È armatura, mantello, faro, luce che illumina, amico che esorta, padre autorevole e madre compassionevole. Senza la sua guida rischieremmo di smarrirci, di farci prendere dallo sconforto o di accomodarci sulle mete già raggiunte. Egli ci ricorda incessantemente la giusta motivazione: “Pensa che non stai impegnandoti per te, ma per la tua gente!”. La motivazione altruistica è la fonte inesauribile di forza e coraggio per chi sceglie di seguire il sentiero della Saggezza che conduce all'autentica felicità.



Finalmente, dopo due settimane di cammino, arrivarono nei pressi di una montagna altissima che si ergeva proprio al centro della foresta.
“Il Re delle piante vive sulla cima di questa montagna!” disse il padre.
“Come faremo a scalarla se non abbiamo corde e piccozze?” chiese il ragazzo.
“Con la giusta motivazione, figliolo!”
Cominciarono a salire.
Il ragazzo pensava di non farcela, ma il padre continuava a ripetere: “Pensa alla motivazione: per il bene della mia gente voglio incontrare il Re delle piante della foresta”
Ogni volta che ripeteva questa motivazione si sentiva leggero e gli pareva di volare.
Così superò un ostacolo dopo l’altro finché improvvisamente apparve la vetta della montagna.
“Non guardare giù” suggerì il padre, “ma tieni il tuo sguardo alla cima!”

La montagna che svetta altissima al centro della foresta è simbolo dell'asse cosmico che regge e sostiene il mondo. È il polo che collega diverse dimensioni: quella infera del sottosuolo, quella terrestre degli orizzonti a noi familiari ed infine quella celeste della cima. Proprio sulla cima della montagna vive il re delle piante, il signore della vegetazione e per estensione di tutta la vita organica sulla terra. Come accade per tutti i simboli anche in questo caso la montagna può essere interpretata con valenza universale o individuale: l'asse cosmico dell'universo oppure l'asse micro-cosmico dell'individuo. Lungo il canale centrale della colonna spinale (sushumna) scorre l'energia vitale e questa sostando in diversi livelli più o meno ascendenti o discendenti (celesti o inferi) indica lo stadio di evoluzione della coscienza dell'individuo. Alla sommità di questo percorso interiore (sahashrara chakra) risiede il signore della vita, la nostra autentica natura. Non si tratta certo di una montagna di terra e roccia! Non servono corde e piccozze per scalarla ma una mente ed un cuore puri. Il padre sciamano ricorda al figlio apprendista la giusta motivazione: “per il bene della mia gente voglio incontrare il Re delle piante della foresta”. La motivazione altruistica rende leggeri, dona il potere del volo perché alleggerisce dal peso dell' ”io” con le sue mille pretese e paure, con il suo orgoglio e vanità. La giusta motivazione ci sprona a tenere il nostro sguardo rivolto verso la cima del Bene supremo con determinazione, fierezza ed umiltà al di là della nostra impermanente storia personale.

Finalmente arrivarono.
“Padre, dov’è il re delle piante?” chiese il ragazzo, impaziente.
“Figliolo, ti ho raccomandato di mantenere il cuore puro. Il Re delle piante si allontana da una mente agitata.”
Il ragazzo capì e cercò di rimanere calmo.
Improvvisamente, una luce sorse tra le rocce.
Il padre si inginocchiò per pregare.
Il ragazzo lo imitò.
“Il Re delle piante della foresta!” mormorò il padre, con le lacrime agli occhi.
E indicò il punto da dove veniva la luce. Era un posto inaccessibile. Sarebbe stato impossibile trovarlo se non ci fosse stata quella luce a fare da guida.

L'apprendista sciamano giovane ed inesperto ancora non capisce che il viaggio esteriore che sta compiendo è solo un pretesto per l'autentico viaggio di formazione che si compie interiormente. Egli ingenuamente si aspetta di vedere il re delle piante abitare la cima della montagna come un qualunque essere ordinario e chiede impaziente: “Padre dov'è il re delle piante?” .
Lo sciamano saggio esorta l'apprendista a dirigere la propria attenzione dentro di sé, di attivare lo sguardo interiore, con cuore puro e, ora aggiunge, anche con una mente non agitata. È la “mente io” ad essere sempre agitata vivendo nella perenne tensione verso ciò che desidera e rifiuto per ciò che teme. La “mente io” si muove incessante lungo l'indefinita linea del tempo rincorrendo miraggi di felicità e braccata dai demoni dell'irrequietezza. Essendo la “mente dell'io” ignorante non riconosce che anche i miraggi ed i demoni sono loro stessi “mente” e rimane intrappolata nella dinamica dualistica di attrazione-repulsione. Quando con uno sforzo consapevole riusciamo ad acquietare la mente nella luce della pura presenza (attenzione non nella passività del sonno o dell'indifferenza indistinta) allora può emergere la “mente naturale” e “Improvvisamente, una luce sorse tra le rocce”. Qui il velo ultimo dell'ignoranza e della confusione non è stato ancora sollevato infatti i due agiscono ancora nella logica del dualismo dell'”io” anche se in una forma sublimata e più sottile. Il padre, infatti, esorta il ragazzo ad inginocchiarsi e pregare e i due dopo aver attinto ad una forma superiore di energia tramite il raccoglimento della preghiera entrano in contatto con il Re delle piante della foresta. A questo punto anche il baricentro della figura della guida, del Maestro, si sposta facendosi più interiore, meno definita. Non è più il padre sciamano a condurre il gioco della conoscenza ma è la luce della “mente naturale”, la nostra autentica natura, che si manifesta al ragazzo ancora immerso nelle malie del dualismo come grazia: “Era un posto inaccessibile. Sarebbe stato impossibile trovarlo se non ci fosse stata quella luce a fare da guida.”
Il viaggio ora continua sollevando ad ogni passo un pò di più il velo di Maya (la realtà illusoria) dell'apparenza dualistica.










Awakening Special Universal Education – Progetto Alice

COME DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA INCONSAPEVOLEZZA
La ragione della nostra sofferenza: 35 Tipi di Inconsapevolezza

Una proposta per aiutare gli studenti di ogni religione
a capire la Natura della Mente e il Dualismo.
by
Valentino Giacomin
Editing
Luigina de Biasi
 


 THE QUESTION
 
 Student’s question: “Could you explain why the Yogis say that we are not conscious and do not have awareness?”
 
 The teacher explained: “We are not aware (conscious) of a number of things.”
 
 
Uno studente chiese all' insegnante:“Potrebbe spiegare perché gli Yoghi dicono che non abbiamo consapevolezza?
 
 L’insegnante spiegò: “Non siamo consapevoli (consci) di numerose cose.”
 
 
 1. We are like child.
We are unaware of the external world. (What is happening around us: sounds, noises, people, animals, things…)
 
 
1.Noi siamo come bambini, inconsapevoli del mondo esterno. (Che cosa succede intorno a noi: suoni, rumori, gente, animali, cose…).
 
 
2. We are unaware of our body and its action. (How is now my body now? Where is it? Which actions am I doing with it? I am sitting, I am standing, I am walking… I am breathing… I am here, in the class, sitting near…, in front of…, behind…)
 
 
2. Siamo inconsapevoli del nostro corpo e delle sue azioni. (Com’è adesso il mio corpo? Dov’è? Che azioni compio con esso? Sono seduto, sono in piedi, sto camminando…Sto respirando…Sono qui, in classe, seduto vicino a… davanti a…dietro a…)
 
 
Are our thoughts like this heavy load in our head? Do we know what they are? From where do they come? Where do they go?
 I nostri pensieri sono come il peso di questa cesta sulla nostra testa?
Sappiamo che cosa sono? Da dove vengono? Dove vanno?
 
 3. We are unaware of our mind, thoughts and emotions. (Do I know that I have a mind? Where is my mind? Do I know that I am thinking? Do I know that I have thoughts? Do I know what mind is? Do I know what a thought is? Do I know where the thought comes from? Do I know where the thought goes when it disappears? Do I know what the thought is made of? Do I know if the thought is real or not? Do I know what the emotions are? Do I know where they are? Do I know where they come from and where they go? How do I feel now? Why, sometimes, I feel good and other times I feel uncomfortable? What is the difference between the emotion of anger and the emotion of love? Do I know how to deal with my emotions when I do not like them? Do I know which emotions can make me happy or unhappy?
 
 
3. Siamo inconsapevoli della nostra mente, dei pensieri e delle emozioni. (So che cosa ho in mente? Dov’è la mente? So che sto pensando? So che ho i pensieri? So cos’è la mente? So cos’è un pensiero? So da dove viene il pensiero? So dove va il pensiero quando scompare? So di che cosa è fatto un pensiero? So se il pensiero è reale oppure no? So che cosa sono le emozioni? So dove sono? So da dove vengono e dove vanno? Come mi sento ora? Perché, a volte, mi sento bene e altre no? Qual è la differenza tra un’emozione di rabbia e una di amore? So come rapportarmi alle emozioni quando non mi piacciono? So quali emozioni possono rendermi felice o quali infelice?
 
 
 
What is the difference between an emotion of anger and an emotion of love?
 
Qual è la differenza tra un’emozione di rabbia e una di amore?
 
 
4. We are unaware how external reality exists. (Do we know how the external reality exists? Do we have a scientific proof that there is a world beyond your mind as we think it is? Do we know how the external world is like? How much do we know about the external world? Do we perceive the external world in the same way as other people do? Do we think that a dog, a butterfly, a rat, a mosquito… perceive the external reality as we perceive it? How is it that the dog, for instance, can hear sounds and smell odours that we cannot hear and smell? Do we think that a demon, a ghost, an animal, a Deva (god) does perceive the world as we perceive it? Who is right? Who is wrong? Who has the right perception and knowledge of the external world?
 What about the enemy’s mother: does she perceive her son or daughter as the enemy (as we perceive him/her)?
 
Che dire della madre del nemico? Lei percepisce suo figlio o sua figlia come nemici (come li percepisco io?).
 
 
If we see a person as a bad enemy, do we think that that person is really bad? Do we think that the badness is inside our enemy? What about the enemy’s mother: does she perceive her son or daughter as the enemy (as we perceive him/her)? Where is the goodness of a chocolate ice-cream? Is it inside the ice-cream? If it is inside the ice-cream, what about people who does not like chocolate?
 Small kids believe that the goodness of a chocolate ice-cream is inside the ice-cream.
 
I bambini credono che la bontà di un gelato alla cioccolata si trovi dentro il gelato stesso.
 
 
How is it that they cannot find the goodness inside the ice-cream? What about a terrorist? Do we think that someone is really a terrorist? If he/she is really a terrorist don’t you think that everybody should perceive him/her as such? How is it that a terrorist is considered a hero, a patriotic by his/her comrades? So, is there an objective terrorist or not? Where, actually, the terrorist or hero comes from? Where can we find them: in the external world or in our mind that is labelling someone as good, bad, hero, criminal, terrorist, friend, enemy… and so on? Do we know that our mind is not only creating the qualities of good and bad, enemy and friend…, but it is also “creating” the knowledge of the world?
 
 
 
Siamo inconsapevoli di come esista la realtà esterna. (Sappiamo come esiste la realtà esterna? Abbiamo una prova scientifica che esiste un mondo oltre la nostra mente? Siamo sicuri che questo mondo esista come noi lo pensiamo? In altre parole, che cosa sappiamo del mondo esterno? Quanto conosciamo di questo mondo? Percepiamo il mondo esterno nello stesso modo in cui lo percepiscono gli altri? Pensiamo che un cane, una farfalla, un ratto, una zanzara…percepiscano la realtà esterna come noi? Com’è possibile, per esempio, che un cane riesca a sentire suoni e odori che Non riusciamo a percepire? Pensiamo che un dèmone, un fantasma, un animale, un Deva (divinità) percepiscano il mondo come noi? Chi ha ragione? Chi ha torto? Chi ha la corretta percezione e conoscenza del mondo esterno? Se vediamo una persona come un acerrimo nemico, pensiamo che quella persona sia veramente cattiva? Pensiamo che la cattiveria sia intrinseca al nostro nemico? E che dire della madre del nemico? Anche lei percepisce suo figlio o sua figlia come nemici (come li percepisco io?). Dov’è la bontà di un gelato al cioccolato? È interna ad esso? E se è interna, che dire delle persone che non amano la cioccolata? Com’è che essi non trovano la bontà dentro il gelato? E un terrorista? Pensiamo che qualcuno sia davvero un terrorista? Se lui/lei è veramente un terrorista, non pensiamo che tutti dovrebbero percepirlo/a così? Com’è allora che un terrorista è considerato un eroe, un patriota dai suoi compagni? Dunque, esiste un terrorista oggettivo o no? In realtà, da dove viene il terrorista o eroe? Dove possiamo trovarlo? Nel mondo esterno oppure nella nostra mente che etichetta qualcosa come buona, cattiva, che qualifica una persona come eroe, criminale, terrorista, amico, nemico…e così via? Sappiamo che la nostra mente non sta solo creando le qualità del bene e del male, del nemico e amico…ma sta anche “creando” la conoscenza del mondo?
 
 
 
5. We are unaware that everything we perceive is, actually, appearances in our mind. This is not what we usually think and believe. We believe that the tree, the mountains and the people we see are actually out there, outside, in the external world. How can we prove that what is appearing in our mind is, actually, the reflection of something that exists out there, beyond my mind? Is the reflection, the mental image real? Is the mental image same as the so called external object? Is the photo the same as the real object? Is there any real, external object? How can we prove it? If the object that we perceive is in our mind, is a product of the mind, how can we affirm the existence of something that is beyond our own perception and mind? How can we establish the existence of something which is no mind (like matter of the external word) with your mind? Because you think something, can you prove that the content of our thought is objective? In other words: can we find something beyond our thought which is not thought? What do we think of this statement: “For sure we know that in our mind thoughts, images, sounds, pleasant and unpleasant sensations and feeling about taste, smell, touch, sight appear…this is the only certainty that we have. Our world is nothing but a subjective perception, imagination and representation. Apart from all this, we do not know if something more exists. We can think, we can guess that something exists beyond our perception, but also this is a thought, a mental product of our mind!”
 
 Our mind is painting the world according to its mood.
 
La nostra mente dipinge il mondo in accordo al suo umore.
 
 5. Non siamo consapevoli che tutto ciò che percepiamo è, in realtà, (una serie di) apparenze della nostra mente stessa. Questo non è ciò che pensiamo e crediamo di solito. Noi crediamo che l’albero, le montagne e la gente che vediamo siano veramente là fuori, nel mondo esterno. Come possiamo dimostrare che ciò che appare alla nostra mente è, in realtà, solo il riflesso di qualcosa che pensiamo esista là fuori, oltre la nostra mente? Il riflesso, l’immagine mentale sono veri? L’immagine mentale e l’oggetto esterno sono la stessa cosa? Una fotografia è l’oggetto reale? Guardando una foto, possiamo dire con certezza che esiste all’esterno il contenuto di quella foto? Come possiamo dimostrarlo? Se l’oggetto che percepiamo è nella nostra mente, è una costruzione mentale, come possiamo affermare l’esistenza di qualcosa che è oltre la nostra percezione e la nostra mente stessa? Come possiamo stabilire l’esistenza di qualcosa che non è mente (come la materia del mondo esterno) con la nostra mente? Possiamo dimostrare che il contenuto del nostro pensiero è oggettivo solo per il fatto che pensiamo a quel contenuto? In altre parole: possiamo trovare qualcosa oltre il nostro pensiero che non sia pensiero? Che ne pensate di questa affermazione: “Sappiamo con certezza che nella nostra mente appaiono pensieri, immagini, suoni, sensazioni piacevoli e spiacevoli riguardo il gusto, l’olfatto, il tatto, la vista…questa è l’unica certezza che abbiamo.
 Il nostro mondo non è altro che una percezione, una immaginazione, una rappresentazione percettiva. Al di là di tutto questo, Non sappiamo se esista qualcos’altro. Possiamo pensare, possiamo supporre che esista qualcosa oltre la nostra percezione, ma anche questo è un pensiero, un prodotto della nostra mente!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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 6. We are unaware that the mind is creating our subjective world and is projecting it outside, in the so called “external reality”.
 
 
6. Non siamo consapevoli che la mente sta creando il nostro mondo soggettivo e che lo proietta fuori, nella cosiddetta “realtà esterna”.
 
 
7. We are unaware that everything we see, we hear, we taste, we touch, we smell… comes from the mind and is projected in the external world. We can say that all we see, we taste, we hear, we touch, we smell is nothing but our projections.
 
7. Non siamo consapevoli che tutto quello che vediamo, sentiamo, gustiamo, tocchiamo, odoriamo…proviene dalla mente ed è proiettato nel mondo esterno. Possiamo dire che tutto quello che vediamo, gustiamo, sentiamo, tocchiamo, odoriamo non sia altro che il risultato delle nostre proiezioni.
 
 
8. We are unaware that we have a dominant thought that controls our mind and conditions it, day and night: the I- thought.
 
 
8. Non siamo consapevoli che abbiamo un pensiero dominante che controlla la nostra mente e la condiziona, giorno e notte: l’Io-pensiero.
 
 
 
I AM you
 We can’t find peace in a selfish mind.
 Non possiamo trovare la pace in una mente egoista.
 
 The picture above represents our selfish mind that is concerned only about herself, while others are almost non-existent. How can we be happy if we choose our finite, limited ego against the infinite others, in the endless Universe?
 
 
La foto sopra rappresenta la nostra mente egoistica che si preoccupa soltanto di se stessa, mentre gli altri sono quasi inesistenti. Come possiamo essere felici se privilegiamo il nostro piccolo ego limitato, contro gli innumerevoli esseri dell’Universo infinito?
 
 
9. We are unaware that we believe something wrong about our I-thought. We believe that it is something real, concrete, independent from our mind, while IT IS NOT!
 
 
9. Non siamo consapevoli che abbiamo una conoscenza errata riguardo all’ Io-pensiero. Noi crediamo che esso sia reale, concreto, indipendente dalla nostra mente, mentre NON LO È!
 
 
10. We are unaware that the I-thought is not something special, different from other thoughts. It is simply a thought as all other thoughts.
 
 10. Non siamo consapevoli che il nostro Io-pensiero non è qualcosa di speciale, di diverso dagli altri pensieri.
È semplicemente un pensiero come tutti gli altri.
 
 11. We are unaware that the I-thought has the same nature of other thoughts.
 
 
11. Non siamo consapevoli che l’Io-pensiero è della stessa natura degli altri pensieri.
 
 
 
 
 
 
12. We are unaware that all thoughts come from the mind and they are not different from the mind. They are mind. (Like all the cups, pots, plate, vases made of clay, they are all clay, a part the different forms and names we give to them. Like the waves with different forms, shapes… are all water. Be careful, we are not saying that the mind is our thought, but, on the opposite, we say that the thoughts are mind. To make an example: I cannot say that a bunch of clay is a cup. But I can say that the cup is clay.)
 
 
 12. Non siamo consapevoli che tutti i pensieri provengono dalla mente e che non sono differenti dalla mente. Essi sono mente. (Come tutte le tazzine, teiere, piatti, vasi fatti di creta: essi sono tutti creta, a parte le varie forme e nomi che noi attribuiamo a loro. Come le onde che si manifestano con forme, dimensioni diverse, ma sono tutte solo acqua. Attenzione, Non stiamo dicendo che la mente è il nostro pensiero, ma, al contrario, diciamo che i pensieri sono mente. Per fare un esempio: io non posso dire che un mucchio di creta è una tazzina.
Ma posso dire che la tazzina è creta).
 
 
 
 13. We are unaware that the thought and images of me and the thought and images of others are not different, apart for forms and names. All are manifestations of the mind. So, why do we care about the thought of ourself more than the thought of others? Why do we like the mental images of friends and dislike the mental image of an enemy since we all have the same nature?
 
 
13. Non siamo consapevoli che il pensiero e le immagini di me e il pensiero e le immagini degli altri non sono differenti, a parte le forme e i nomi.
 Sono tutte manifestazioni della mente.
 
 Per cui, perché abbiamo cura del pensiero di noi stessi più che del pensiero degli altri? Perché amiamo le immagini mentali degli amici e non amiamo l’immagine mentale di un nemico dato che sono tutte della stessa natura?
 
 
 
The lake, in order to clearly reflect the moon without distortions, has to be empty and without any pre-existing images. Only If there is not any moon on the water the lake can reflect the moon. The lake has to be empty and transparent for reflecting the phenomena.
 
 
Per poter riflettere chiaramente e senza distorsioni la luna, il lago deve essere vuoto, privo di ogni immagine preesistente. Solo se non c’è alcuna luna nell’acqua, il lago può riflettere la luna. Per poter riflettere i fenomeni, il lago deve essere vuoto e trasparente.
 
 
14. We are unaware what mind is and what its nature is. So how can we know what our thoughts are? So, how can we trust our thoughts if we do not know what they really are?



14. Non siamo consapevoli di cosa sia la mente e la sua natura. E allora, come possiamo sapere cosa sono i nostri pensieri?
Come possiamo credere nei nostri pensieri se non sappiamo che cosa siano realmente?


The sea-gull can fly because the sky is empty. In the same way, thoughts could not arise and “fly” if our mind were not empty by its nature.

Se il cielo non fosse libero, vuoto, potrebbe volare il gabbiano?Allo stesso modo, i pensieri non potrebbero sorgere e “volare” se la nostra mente non fosse, per sua natura, vuota.

15. We are unaware that the mind must be free, empty of everything to allow everything to appear. If the mind is not free, empty, how can the different thoughts and images appear? If a bottle has not space, can it contain the wine, the water or any other liquid? The essence of the bottle is to be empty space. Because it is empty it can be filled with something. If the sky is not empty, can a bird fly? The clay has not a fixed form. If this were the case, then the clay could not be shaped as a cup, a plate, a pot, a vase… Because the clay is empty of any forms, any objects, it can express all the objects. Because the mirror is empty of colours, it can reflect all the colours.

15. Non siamo consapevoli che la mente deve essere libera, vuota di tutto per consentire a tutto di apparire. Se la mente non è libera e vuota, come possono apparire i vari pensieri ed immagini? Se una bottiglia non ha spazio, può contenere il vino, l’acqua o qualsiasi altro liquido? L’essenza della bottiglia è di essere spazio vuoto. Siccome è vuota può essere riempita da qualcosa. Se il cielo non fosse libero, vuoto, potrebbe volare il gabbiano? La creta non ha una forma definita. Se fosse così, allora la creta non potrebbe prendere la forma di una tazzina, di un piatto, di una teiera, di un vaso…Dato che la creta è vuota di qualsiasi forma, di qualsiasi oggetto, può esprimere tutti gli oggetti. Siccome lo specchio è vuoto di colori, può rifletterli tutti.

16. We are unaware that the mind is empty, clear and knowing.

16. Non siamo consapevoli che la mente è vuota, chiara e in grado di conoscere.





17. We are unaware that everything the mind


reflects cannot be found in the mind. Everything the mirror is reflecting cannot be found in the mirror. Everything appears as real, but cannot be found. All the appearances are like illusions, without consistency, without solidity.



17. Non siamo consapevoli che tutto quello che la mente riflette non si può trovare nella mente. Tutto quello che lo specchio riflette non si può trovare nello specchio. Tutto appare come reale, ma non è reperibile. Tutte le apparenze sono come illusioni senza consistenza, senza solidità.





18. We are unaware that thoughts and images cannot be found, if we look for them. They appear, but they are not real.

18. Siamo inconsapevoli che i pensieri e le immagini non possono essere trovate, se le cerchiamo.
Appaiono, ma non sono reali, veri.





19. We are unaware that thoughts and images arise due to the play, the motion of the mind. (Like the waves on the ocean, or the vases, pots… from the clay).

19. Non siamo consapevoli che i pensieri e le immagini sorgono a causa del gioco, del movimento della mente. (Come le onde dell’oceano, o i vasi, le teiere… create dalla danza dalla creta).



20. We are unaware that the play of the mind is different


for animals, humans beings, ghosts, demons, gods.

20. Non siamo consapevoli che il gioco della mente è diverso per gli animali, gli esseri umani, i fantasmi, i dèmoni, gli dèi.



21. What do we know about the dance of our mind? We can compare the movement of the mind to the actress’s dance. According to the kind of dance, the actress creates special forms... But no one would think that those forms are real objects, animals or persons.



Illustration: the dance of Shiva. It represents the Mind that creates and destroys the world.
Illustrazione: la danza di Schiva. Rappresenta la mente che crea e distrugge il mondo.

They are just illusions. The mind could be compared to the actress. Its movement creates special forms that we call thoughts, images. But, like the forms created by the actress, we cannot these mental creations. They appear, but they are not true.




21. Che cosa sappiamo della danza della nostra mente? Possiamo paragonare il movimento della mente alla danza di un’attrice. A seconda del tipo di danza, l’attrice crea delle forme speciali. Nessuno si sognerebbe di scambiare quelle forme per oggetti, animali persone vere. Sono solo illusioni.
La mente puo’ essere paragonata all’attrice che crea forme speciali chiamate pensieri e immagini.
Ma, come le forme create dalla danzatrice, non possiamo trovare le creazioni mentali, anche se appaiono vere.
Appaiono, ma non sono reali.





22. We are unaware that each of us, the animals, other beings and creatures perceive the world in a different way (subjective way). This happens because the mind is playing or dancing in a different manner.




22. Non siamo consapevoli che ognuno di noi, gli animali, gli altri esseri e le creature percepiscono il mondo in un modo diverso (modo soggettivo). Questo avviene perché la mente sta giocando o danzando in un modo diverso.


We are unaware that each of us, the animals, other beings and creatures perceive the world in a different way (subjective way). This happens because the mind is playing or dancing in a different manner.




Non siamo consapevoli che ognuno di noi, gli animali, gli altri esseri e le creature percepiscono il mondo in un modo diverso (modo soggettivo). Questo avviene perché la mente sta giocando o danzando in un modo diverso.


23. We are unaware that the different play or dance of the mind depends on the karmic seeds we have accumulated, through our actions, in the past.






The fruits depend from the kind of seeds we have planted. The fruits of our actions are the present conditions of our life.

Il frutto dipende dal tipo di semi che abbiamo piantato. La nostra situazione presente è il risultato delle nostre azioni del passato.





23. Non siamo consapevoli che il diverso gioco o danza della mente dipende dai semi della memoria (engrammi) che abbiamo piantato, in passato, attraverso le nostre azioni, nel continuum della nostra coscienza.


24. We are unaware that the karmic seeds (or mind imprints) are the cause of the dance of the mind that creates the world we are living in.

24. Non siamo consapevoli che i semi della memoria sono la causa della danza della mente che crea il nostro mondo, bello o brutto che sia.


Just like a farmer sows seed in the ground to reap fruit later, we must sow seed in our hearts to reap good later.
Come il contadino pone le sementi nella terra per avere il raccolto dopo qualche tempo, allo stesso modo dobbiamo porre dei semi positivi nei nostri cuori per avere un buon risultato nel futuro.

Who turned the Eden into a Valley of tears? Certainly, it was not the Creator. As we read in the Bible, the Creator made things right "It was good." The transformation of the environment is related to the transformation of the mind of our ancestors. When they separated their mind from God (sin), immediately changed the perceptions and, therefore, changed the way of knowing and the relationship with themselves and the outside world. The disturbed mind of Adam and Eve produced an environment of conflicts, but there was not a new creation. God did not create a new the world after the disobedience of Adam and Eve. That divine world, peaceful, beyond the polarities and the conflict is still present, but we cannot “see" it because of our ignorance.

Chi ha trasformato l’Eden in una Valle di lacrime? Non certo il Creatore che, come si legge nella Bibbia, fece le cose per bene “E fu cosa buona”. La trasformazione dell’ambiente è in relazione alla trasformazione della mente dei nostri progenitori. Quando la loro mente si separò da quella di Dio (il peccato), immeditamente cambiarono le percezioni e, quindi, il modo di conoscere e rapportarsi a se stessi e al mondo esterno. La mente disturbata di Adamo ed Eva produsse un ambiente conflittuale, ma non ci fu una nuova creazione. Dio non ricreò il mondo dopo la disubbidienza di Adamo ed Eva. Quel mondo divino, pacifico, oltre le polarità, i conflitti è ancora presente, ma noi on riusciamo a “vederlo” a causa della nostra ignoranza.


25. We are unaware that we can purify, eradicate the negative karmic seeds from our mind, so that the appearances cannot harm us or create suffering and transform this world of suffering into nirvana.

25. Non siamo consapevoli che possiamo purificare, sradicare le impronte negative della menoria, cosicché le apparenze – prodotte da queste impronte - non possono farci del male o creare sofferenza. Noi possiamo e trasformare questa “valle di lacrime” in un paradiso..


From Paradise to the Valley of tears ... From the "unaware" peace of the child in the mother’s womb, to the terror caused by the expulsion of the forced birth: a journey of self-realization to regain the peace of Eden consciously and definitively. The Child, to grow, to realize his life-project in a conscious way, must to get out of "blissful ignorance" and security of the mother’s womb. The desperate crying of the newborn is echoing the cry of our mythical ancestors. In other words, no one has driven the first parents from Paradise. They’ve been always there. Because they decided to know good and evil (dualism), they became victims of the projection of the dualistic mind and inner conflicts too. They became victims of a terrible delusion, which has turned paradise into a frightful nightmare. The moral: we must exit from the nightmare, from the sleep of ignorance and illusion to discover our true identity 'and see the face of God in every creature.

Dal Paradiso alla Valle di lacrime... Dalla pace “inconsapevole” del bambino nel grembo della madre, al terrore causato dall’espulsione forzata della nascita. Un percorso di autorealizzazione necessario, per riconquistare la pace dell’Eden consapevolmente e definitivamente. Il Bambino, per crescere, per realizzare il suo progetto di vita in modo consapevole, deve uscire dalla “beata ignoranza” e sicurezza del grembo materno. Il suo pianto disperato, appena nato, riecheggia il pianto dei nostri mitici progenitori. In altre parole, nessuno ha cacciato i progenitori dal Paradiso. Sono sempre rimasti li’, ma da quando decisero di conoscere il bene e il male ( dualismo), sono rimasti vittime della proiezione della mente dualista e dei loo conflitti interiori. Vittime di una allucinazione terribile, che ha trasformato il paradiso in un incubo pauroso. La morale: usciamo dall’incubo, dal sonno dell’ignoranza e dell’illusione per scoprire la nostra vera identità e vedere il volto di Dio in ogni creatura.

26. We are unaware that we can accumulate positive karmic seeds that counteract, contrast the negative ones, making them weak so that the dance of the mind becomes less chaotic and messy.
26. Non siamo consapevoli che possiamo accumulare impronte positive della memoria che combattono, contrastano quelle negative, indebolendole cosicché la danza della mente diventa meno caotica e confusa.


27. We are unaware that when the mind becomes less chaotic and messy its real nature can be manifested (like the water of a pond: when its movement decreases, then we can start seeing its transparency, clarity and purity). Only when the bottle is empty of its content we can see its transparency, luminosity and real essence.

27. Non siamo consapevoli che quando la mente diventa meno caotica e confusa può manifestare la sua vera natura (come l’acqua di un laghetto: quando il suo movimento diminuisce, allora noi possiamo cominciare a vedere la sua trasparenza, chiarezza e purezza). Solo quando la bottiglia è vuota del suo contenuto possiamo vedere la sua trasparenza, luminosità e vera essenza.


How can we rediscover the Eden from which we have never strayed?
Ramana Maharshi says: "The only thing to do is bring the mind within" Only pacifying the mind we can discover the beauty of our inner paradise.
Lao Tzu wrote: "The whole Universe surrenders to a stable and peaceful mind."
Swami Vivekananda: "All the powers of the universe are already 'in our possession. It is we, unfortunately, put a hand over our eyes and cry because it's dark!
"
Come possiamo riscoprire l’Eden dal quale non ci siamo mai allontanati? Ramana Maharsi dice:” L’unica cosa da fare è portare la mente al suo interno!”. Solo pacificando la mente potremo scoprire la bellezza del nostro Paradiso interiore. Lao Tze scrive: “Tutto l’Universo si arrende ad una mente stabile e pacificata.” Swami Vivekananda:” Tutti i poteri dell’Universo sono già in nostro possesso. Siamo noi, purtroppo, che abbiamo messo una mano davanti agli occhi e piangiamo perchè è buio!”

28. We are not aware that we have to free the mind of all its illusory content (thoughts, images) in order to allow the mind itself to manifest its qualities of emptiness, purity, clarity, beauty, love, compassion, peacefulness (without discursive thoughts and conception) and the quality of knowing.

28. Non siamo consapevoli che dobbiamo liberare la mente da tutto il suo contenuto illusorio (pensieri, immagini) per consentirle di manifestare le sue intrinseche qualità di vuoto, purezza, chiarezza, bellezza, amore, compassione, tranquillità (senza pensieri discorsivi e concettuali).


29. We are not aware that there is a method that allows to the purity of the mind to manifest itself: this is the meditation based on the teachings of a qualified Guru, followed by accumulation of merits, purification and positive actions.

29. Non siamo consapevoli che c’è un metodo che consente alla Mente Originaria di manifestarsi: questo è la meditazione basata sugli insegnamenti di Maestri qualificati; seguita dall’accumulazione di energia positiva attraverso le “buone azioni”.

30. We are not aware that meditation pacifies the dance of the mind, going beyond thoughts and images.

30. Non siamo consapevoli che la meditazione pacifica la danza della mente portando la nostra coscienza oltre i pensieri e le immagini.



31. We are not aware that when the mind is silent (no sounds of thoughts) its real nature can be manifested and the image of God appears. (We can call it Buddha Mind, or God’s Mind, Atman, Soul, Primordial Mind, Clear Light, Pure Awareness...)

31. Non siamo consapevoli che quando la mente tace (nessun frastuono di pensieri) può manifestare la sua vera natura, permettendo l’apparizione di archetipi superiori (Archetipo dell’Essere Superiore). (Noi parliamo di mente di Dio).

Silent Mind – Peaceful Mind.
Silent Mind is the Mind beyond creation, beyond thoughts and memories. If we want the peace of Eden (the natural, primordial state of our mind), we have to be free from the Eden itself. This –probably - is the meaning of the myth of the “Lost Paradise” of our ancestors. Leave everything to get everything.

Una mente silenziosa è una mente in pace. La Mente in silenzio è la Mente oltre la creazione, al di là dei pensieri e delle memorie. Se aspiriamo alla pace dell'Eden (lo stato naturale e primordiale della mente), dobbiamo liberarci dall'Eden stesso. Questo è probabilmente il significato del mito del Paradiso Perduto. Lascia ogni cosa per ottenere tutto.


“If the mind is calm and pure, we can see the reflection of God’s face” – Anonymous Indian
“In una mente pura e calma appare il riflesso del volto di Dio” – Anonimo Indiano
32.
We are not aware that our God’s Mind is always here. It is always with us and with the sentient beings and creatures of the Universe and with the entire Universe. All the Universe is manifestation of God’s Mind since the beginning of time. God’s Mind, or Clear Light Mind, or Pure Awareness Mind, or Atman Mind…is essentially emptiness, purity, clarity, beauty, love, compassion, peacefulness.. When these qualities manifest as images, then God appears, Buddha appears, or Christ appears, or Krishna appears… then you can see the reality beyond the conventional way of perceiving and knowing.


32. Non siamo consapevoli che la Mente Luminosa è sempre lì. È sempre con noi e con gli esseri, le creature e con tutto l’Universo. Tutto l’Universo è espressione della mente Luminosa da tempo senza inizio. La mente di Primordiale, o Mente della Chiara Luce, o Mente della Consapevolezza Pura, o Mente (di) Atman…è essenzialmente vuota, pura, chiara. Quando queste qualità si esprimono in forma di immagini, allora si manifesta Dio, Buddha, o Cristo, o Krishna…Allora possiamo vedere la realtà oltre il modo convenzionale di percepire e di conoscere.

33. We are not aware that all of us are, actually, manifestation of our God. We cannot see this wonderful mind because we do not know all the previous points (due to ignorance), because we are following the appearances and thoughts created by the motion (the dance) of the mind.


The chaotic dance of the mind generates destructive emotions like cr


aving, desire, attachment, hate, pride… We are not aware that this is the origin of our suffering.

33. Non abbiamo la consapevolezza che in realtà siamo una manifestazione del Divino (vedi la creazione per i cristiani, ad esempio). Non riusciamo a vedere la mente meravigliosa a causa della non conoscenza di tutti i passaggi precedenti (per colpa dell’ignoranza), perché inseguiamo le apparenze e i pensieri creati dal movimento (la danza) della mente. La danza caotica della mente genera emozioni distruttive come brama, desiderio, attaccamento, odio, orgoglio. Non siamo consapevoli che questa danza caotica e confusa è l’origine della nostra sofferenza.


34. We are not aware that we cannot perceive ourselves as our God (Buddha, Jesus, Shiva...) the others as our God (or Jesus, Shiva...), the environment as the Pure Land of our God, because of the agitation of our mind which is under the influence of ignorance and negative emotions (hate, attachment, jealousy, pride). The agitation of the mind is like the choppy water of a pond. How does the moon appear in the choppy water of a pond? We cannot perceive the reflection of the moon, but thousands of reflections, that appear as thousands of phenomena. The moon is always there, but the movement of the water creates the illusion of thousand things. The same applies for our Pure Mind: it is always there. Our God is always here but His image is distorted by our chaotic mind so that instead of Buddha (or Jesus, Shiva...) we perceive thousands of phenomena: the mountains, I and you, enemies and friends, animals and so on.


L’agitazione della mente è come l’acqua mossa di un laghetto. The agitation of the mind is like the choppy water of a pond.

34. Non siamo consapevoli che non possiamo percepire noi stessi come esseri divini, né gli altri, né l’ambiente come un nuovo Eden, a causa dell’agitazione della mente che è condizionata dall’ignoranza e dalle emozioni distruttive (odio, attaccamento, gelosia, orgoglio). L’agitazione della mente è come l’acqua mossa di un laghetto.
Come fa la luna ad apparire nell’acqua agitata del laghetto? Non possiamo percepire il riflesso della luna, ma migliaia di riflessi che appaiono come migliaia di fenomeni. La luna è sempre lì, ma il movimento dell’acqua crea l’illusione di migliaia di cose.
Lo stesso vale per la nostra Mente Originale: essa è sempre lì. La Divinità è sempre lì, ma la sua immagine viene distorta dalla nostra mente caotica. Così, anziché vedere l’Archetipo dell’Essere Superiore, noi percepiamo migliaia di fenomeni: le montagne, me e voi, nemici e amici, animali e così via.


The beauty of our mind emerges when the disturbing thoughts cease. La bellezza della nostra mente emerge quando cessano i pensieri che la disturbano

35.
We are not aware that if we calm the choppy mind, our God appears with his qualities of love, compassion, peacefulness and wisdom. Only our God will be there. And we will realize that all phenomena (samsara) created by the restless mind were nothing but illusions, like the reflections on the water, or in the mirror.

35. Non siamo consapevoli che se calmiamo la mente agitata, tagliando la credenza nell’esistenza di un io indipendente (vedi i simboli della spada per compiere questa operazione, oppure della crocifissione, del sacrificio...), appare l’Archetipo di Dio con le sue qualità di amore, compassione, tranquillità, saggezza. (Ricordiamo, per i Cristiani, il Cristo morente sulla croce - archetipo dell’Adam Kaidmon cabalistico = l’Uomo Cosmico, e quindi riassuntivo di tutti gli archetipi. Alfa e Omega, appunto).
Alla fine, solo la manifestazione del Divino sarà presente. (Significativo il consiglio di Madre Teresa a questo proposito: Dobbiamo essere capaci di capaci di percepire la presenza di Dio ovunque ed in ogni persona). E ci accorgeremo che tutti i fenomeni creati dalla mente irrequieta non erano altro che illusioni, come i riflessi sull’acqua, o nello specchio.




Conclusion
While meditating or while doing your daily activities, always keep in your mind the awareness that your real mind is the Divine Mind. Be aware that there is nothing but our God’s Mind that knows, is pure, clear and peaceful. If a thought arises, just recognize it as manifestation of your God’s Mind. If an enemy appears in your mind (or projected outside), recognize him or her as manifestation of your God’s Mind. In other words, see your God everywhere, because everything is your God, given that everything is created by your Deep mind (or Luminous Mind). If an emotion of anger arises, just look at it and be aware that it is the manifestation of love and compassion of God’s Mind. Then the qualities of God’s Mind can arise. Where there is hate you can perceive love. Where there is revenge you will perceive forgiveness. Where there is desperation you can transform it into happiness. Do not identify yourself with the appearances of your choppy mind (thoughts, images) because they are not real, they are only the product of the motion or dance of your restless mind. If you identify yourself with the appearances, you are condemned (by yourself!) to suffer, because you will miss your real identity, that is beyond the appearances and illusions.

Conclusione
Mentre meditate e mentre svolgete le vostre attività quotidiane, tenete sempre nella vostra mente la consapevolezza che la nostra mente vera è la Mente dell’Eden, la Mente Gioiosa, La Mente Lumiosa, la Mente Divina, la Mente del vostro Dio (se credete). Fate in modo che non ci sia altro che questo tip;o di Mente superiore, che conosce, è pura, chiara e pacifica. Se sorge un pensiero, semplicemente riconoscetelo come una manifestazione di questa Mente. Se compare un nemico nella vostra mente (o proiettato fuori) riconoscetelo come manifestazione della vostra Mente Luminosa. In altre parole, vedete il vostro Dio ovunque. Se sorge un’emozione di rabbia, semplicemente guardatela e siate consapevoli che essa è la manifestazione dell’amore e compassione del vostro Dio. Allora possono sorgere le qualità della Mente Luminosa. Dove c’è odio potrete percepire amore. Dove c’è sete di vendetta potrete percepire perdono. Dove c’è disperazione potrete trasformarla in felicità. Non identificatevi con le apparenze della vostra mente agitata (pensieri, immagini) perché non sono reali. Sono solo il prodotto del movimento o danza della vostra mente che non conosce. Se vi identificate con le apparenze, siete condannati (da voi stessi!) a soffrire, perché perderete la vostra reale identità che va oltre le apparenze e le illusioni.





Beyond the thousands sparks of luminous forms appearing in the choppy water of the pound there is the moon! When the water becomes still, the moon “surfaces”. When the mind ceases to be restless, the destructive emotions also cease. That’s the time when our God appears.







Oltre le mille forme luminose create dal movimento dell’acqua del lago c’è la luna. Quando l’acqua diventa calma, la luna riappare. Quando la mente smette di essere agitata, anche le emozioni distruttive cessano.
Quello è il momento in cui appare l’immagine del Dio in cui crediamo


































Let us always meet each other with smile, for the smile is the beginning of love. - Mother Teresa.


Smiling children of Aghor Guru Seva Peeth Ashram, Varanasi; they are, now, part of the big Alice Project’s family. This is the second book made in cooperation with Associazione Anjali Onlus (Italy), that supports the Bal Ashram of Baba Harihar Ramji.


Follow Rediff Deal ho jaye! to get exciting offers in your city everyday.

[
Become aware
of your unawareness!

by
Valentino Giacomin
edited by
Luigina de Biasi
Alice Project – Associazione Anjali Onlus

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Lettere a un antico amico dallo stipendio d'oro

 
Caro Baldino
sono Odorico.
IO sono ancora vivo, e tu?
In rete di te sono venuto a sapere solo il servizio di cui sei responsabile ( Attività culturali presso la Regione Umbria) , non che del tuo stipendio d'oro ( per l'ammontare di 88.363,46 euro, lordi), quando come curatore de" I mondi di Francesco" avrei immaginato che ti fossi sposato con Madonna Povertà. Pazienza.
Nè mi è sfuggita la gaffe immensa in cui sei incorso di recente, quando in un intervento a larga audience femminile ti sei detto dispiaciuto dell'incremento del pubblico delle lettrici, per lo sconcerto delle tue fans.
Non sarò così desueto da considerarlo un lapsus freudiano., anche se per me lo è al 100%.
Se ti aggrada avere le mie coordinate di vita e di pensiero puoi  ricercarmi  nel mio blog
( il mio sito www.odoricoamico.it lo aggiorno di rado,)
non che, per tua somma delusione, in facebook.
Di me sappi ora soltanto che non sono un chierico curiale, " non vado sempre a Messa ma prego il Signore" ( Boheme, aria di Mimì),
e che il solo Stil novo che pregio è quello (dolce ) di Dante.
 Che altro dire?
Ad-Dio A-dieu o Au-revoir.
Odorico

 Odorico

 quel che stupisce è il tuo chiamarti Odorico. Ricordi Alessio o io ricordo male? Io vivo, ma non posso dire che sono vivo, purtroppo. Mi ha fatto molto piacere ricevere la tua noterella biografica più che autobiografica e un po' mi ritrovo tra madonna povertà e lo stipendio d'oro, più di quanto tu possa supporre. Se preghi il Signore e pregi lo Stil novo di Dante mi sembri maturato ma non mutato, mentre io non ho saputo, ma forse potuto, fare altro di me che un agiato burocrate. Non potrò mai incontrarti su facebook perché non frequento, ma mi aggiornerò sul tuo blog e spero di vederti presto a Perugia o da me in Abruzzo, quando vuoi e quando posso. Au-revoir, ma io dico sempre Addio. Quel che resta di Baldo 

 

 Mercoledì 20 giugno 2012 

Caro Baldino
“Formosum pastor Corydon ardebat Alexin,delicias domini, nec quid speraret habebat…. Che bella è l’egloga II di Virgilio, che mi è rievocata dal nome Alessio,  il che mi fa schermo ad ogni ulteriore memoria associata a tal nome …non ricordo proprio altro…
Io preferisco ora chiamarmi come mi chiamano le persone che amo, “ Icò!”,  o “ Ikò”, ad esempio, che è come mi chiama un bambino che di noi tutti è amore  nel  mio mondo di vita più caro…
Quanto allo Stil Novo, credevo che avessi inteso che era il senal di un mio disdegno e dispetto per chi ha usurpato tale termine con tanto biecume politico.
Non so se  ciò che ti induce ad esprimerti -benissimo-con tanto scoramento, è  l’insoddisfazione perché è a prezzo della tua realizzazione personale che tu pensi di aver ottenuto e mantenuto la tua vita agiata, o piuttosto, perchè quando muore o si perde una persona cara, non è solo lei che scompare,
Sta a te farmi sapere , se vuoi, che cosa tu intendessi  altrimenti dirmi 
A proposito mi viene in mente un mio giovane amico iraniano, pittore talentuoso, cui giorni fa mi sono permesso by facebook di suggerire soltanto,  “Va a Erevan”, - in tutta rispostaalle sue lamentazioni di non riuscire a conciliare scuola ed arte. Era una proposta effettiva, di fatto,   ma detto altrimenti, - il che nemmeno io avevo realizzato appieno-, essa significava: “Non venirmi a piangere di Admedinejad e della tirannide iraniana, quando non sai darti un’aria libera e fresca perché  non sai rinunciare ai tepidi agi della vita in famiglia,   la sua una meravigliosa famiglia a dire il vero, quanto di più simile alla realtà ideale della famiglia io abbia mai conosciuto-  nel cui amnio, però,  la sua creatività non potrà mai prendere il volo della donazione più autentica  di sé, nella messa  repentaglio che comporta.…
Ed in tempi così cruenti di salvati e di sommersi, che dirti degli stipendi aurei, se non che chi li gode può dormire sonni tranquilli,  tant’è la stupidità dell’antipolitica…
Poi, non fosse che hanno i cordoni della borsa, che vuoi che mi lusinghi la frequentazione di persone che non sanno dire altro che di rimboccarsi le maniche e che è ora di assumersi la propria responsabilità , di non piangersi addosso e di metterci la faccia e di mettersi in gioco, anche se è proprio di questo, in altre parole e in altri modi che forse proprio si tratta…
Non so, dicendoti questo, quanto sia mutato o maturato, - siamo noi tutti molto, molto relativi…-ma questo è quanto sentivo di dirti.
Con affetto
Odorico

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Insieme con molte delle nostre vite ne ha sconvolte tra noi di cose il terremoto

 

18 giugno 2012

Insieme con molte delle nostre vite ne ha sconvolte tra noi di cose il terremoto, con la stessa ironia tagliente che credevamo riservata al magistero della storia.

Chi difendeva il proprio campanile come proprio simbolo identitario, che avrebbe voluto che nei secoli dei secoli svettasse in esclusiva tra le nostre campagne, e non tollerava che condividesse lo slancio di minareti o dei pinnacoli di chattri di gurdwara sik, ora possiamo ritrovarlo tra i più esasperati che non si proceda quanto prima al suo abbattimento, pur di non condannare il proprio centro abitato a non risorgere mai più, sotto l’incombere della minaccia del crollo sismico del campanile sulle case sottostanti, mentre ne piange l'abbattimento la ragazza sik, che vivendo in un casolare adiacente si è trasfusa nella nostra civiltà.

Chi vedeva nel verde dei campi una natura amica, da salvaguardare dal demone divoratore inghiottitutto del cemento, ora deve affidare innanzi tutto, pur se non in esclusiva, al bruto cemento grezzo e al neoprene armato la comune difesa dalle insidie che la natura cela nel grembo, da che sotto il suo sguardo e sotto i suoi piedi esse l’hanno percorsa terrificanti, sollevandone i coltivi insieme con i nostri municipi, e l’allievo che faceva del proprio banco un obbrobrio,- mentre magari rendeva la vita impossibile proprio all'insegnante di Geografia che lo stava avvertendo della natura sismica del nostro territorio, - ora confida nel proprio banco come nel più protettivo dei beni- rifugio se sopraggiunge una scossa, laddove le scuole che per prime riescano ad ottemperare al meglio a quelle norme antisismiche, che più di ogni altra hanno finora eluso, nel marketing dei nostri istituti potrebbero risultare le più attrattive.

A sua volta per chi ancora ritrovava finora il bello solo nella sopravvivenza e nella reviviscenza dell’antico, senza più indulgere in malinconie ossessive è gioco forza accogliere l’idea che il bello – com’è avvenuto così di frequente nel passato- sopraggiunga in nuove epifanie attraverso l’abbattimento forzoso delle vestigia pericolanti degli edifici storici, per care che siano le memorie di cui sono gravide, pena il trasformare in ruderi inabitati intere comunità agricole. E con la renovatio dell’idea di bello si fa improcrastinabile, in loco, quella dell’idea ecclesiastica di bene.

La Chiesa che credeva di poter ritardare i rendiconti della propria dogmatica con la contemporaneità, ora è qui costretta a schiudersi alla fede di chi si rifiuta di leggere i disegni di un Dio sovrano onnipotente in quello che accade, deve negarsi la temerarietà di credersi il gregge salvaguardato da Dio come suo popolo eletto, rispetto a chi Dio avrebbe castigato con la sua ira sismica.

Ma sarà così in grado, per non incorrere altrimenti nel discredito, di attendere a sacralizzare il secolare e a secolarizzare il sacro, come richiedono le circostanze ed è il suo compito da sempre, evitando di curarsi delle anime che stanno nelle chiese più di quelle rimaste impaurite nelle tende o che sono già al lavoro nei campi, più delle macerie dei propri luoghi di culto che di quelle di capannoni e fienili e case, e saprà spezzare il pane e versare il vino sugli altari come sui tavoli domestici e di lavoro, pregare attraverso la preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e d’amore solidale?

Ma così, risulta evidente, non è stato e non sarà consumato- ossia adempiuto- che ciò che era già ed ovunque è nelle cose. Che ciò cui è vano opporre resistenza.


 

Poscriptum


 

Egregio Scansani,

sono Odorico Bergamaschi, ex insegnante, poligrafo- web

La ringrazio vivamente di avere dato spazio nella Gazzetta di Mantova di oggi al mio intervento titolato “ Scossa che scuote e livella”, tra le Testimonianze dei lettori, tuttavia esso vi presenta dei tagli che avrei preferito che fossero concordati con me via mail, o personalmente, oppure che venissero evitati, eventualmente cambiando destinazione e impaginazione o caratteri del mio scritto, per il semplice motivo che fanno risultare particolarmente ruvide e grezze le mie attenzioni riservate alla Diocesi di Mantova , e carenti di circospezione le formulazioni dei miei timori che non si riveli in grado di affrontare in termini universalmente cristiani la catastrofe sismica. Il passo che è stato tagliato all’altezza di “ rimaste impaurite nelle tende” era il seguente : “Ma ( la Chiesa) sarà così in grado, per non incorrere altrimenti nel discredito, di attendere a sacralizzare il secolare e a secolarizzare il sacro, come richiedono le circostanze ed è il suo compito da sempre, evitando di curarsi delle anime che stanno nelle chiese più di quelle rimaste impaurite nelle tende o che sono già al lavoro nei campi, più delle macerie dei propri luoghi di culto che di quelle di capannoni e fienili e case, e saprà spezzare il pane e versare il vino sugli altari come sui tavoli domestici e di lavoro, pregare attraverso la preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e d’amore solidale? “, cui faceva seguito questa conclusione:

“Ma così, risulta evidente, non è stato e non sarà consumato- ossia adempiuto- che ciò che era già ed ovunque è nelle cose. Che ciò cui è vano opporre resistenza.”

Il brano in questione intendeva dare un respiro spirituale ad una mia preoccupazione che non è motivata solo dalle legittime riserve dei concittadini contribuenti, comunque la pensino, nel sentirsi obbligati a devolvere contributi per “salvare anche l’ irrecuperabile” del patrimonio ecclesiastico, -parola di Sgarbi, no?-, quando vi invitavo la Chiesa a non considerare eucaristica la sola comunione e condivisione della messa, a ritenere preghiera la stessa attenzione e cura di ogni nostro “essere per gli altri”, che è il cristianesimo implicito anche dell’ateo, ossia il cristianesimo “non religioso” che davvero mi preme.

In termini schietti temo infatti che anche per cause di forze maggiore e indipendenti dalle disposizioni spirituali dei nostri prelati, in parole ed opere la Curia stia immedesimando il popolo di Dio da soccorrere con i soli parrocchiani e diocesani, la Casa di Dio con i propri edifici di culto, e pur dalla mia postazione isolata, mi è parso di avvertire un’insofferenza crescente nei riguardi di tali atteggiamenti, e nemmeno tanto larvata, quando come a Poggio Rusco sento l’opposizione a Rinaldoni lamentarsi di un paese tenuto “in scacco” dalla salvaguardia “della Chiesa e di due palazzoni”, ossia in ostaggio della Curia, io leggo tra le righe.

E mi è inquietante il percepire il riemergere della nostalgia dei tempi di Don Camillo e dell’onorevole Peppone, in ciò che Sgarbi a riflettori e bollori spenti ha detto a Daniele Marconcini che lo intervistava nell’Abbazia del Polirone, quando riavviando l’intervista sento il notorio critico d’arte che suggerisce che nei paesi sindaco e prete se la vedano tra loro su come spartirsi i soldi che sopraggiungano, o in quanto si reclama in una lettera alla Voce di Mantova di questi giorni, allorché la sua autrice vorrebbe imporre al nostro Vescovo l’imperio dei suoi rimpianti memoriali, e uscita “fuor di ciclabile” invoca che la Curia di Mantova sieda nella cabina di comando degli interventi finanziari di soccorso con “ inzittibile potestà decisionale”, al fine, con una autentica crociata, di imporvi il salvataggio di ogni nostra chiesa in virtù di considerazioni puramente umano-affettive.

( E ciò mi angustia tuttora parecchio, anche se mi si può prevenire che sopravvaluto il pericolo, che ogni controversia è stata già sciolta in partenza, talmente esigui sono i flussi di spesa effettivamente disponibili o in fase di stanziamento per i nostri terremotati).

Spero che lei non me ne voglia delle malinconie ossessive che le ho diagnosticato.

In India devo vedermela a riguardo con l’opera storico-letteraria di Dalrymple, nella mia credenza che il moderno non estingua automaticamente il bello e il sacro, e che possa piuttosto ravvivarli, anzi, che spesso, con rimandi anche consapevoli, faccia rivivere in forme proprie il bello e il sacro dell’ antico e dei canoni liturgici, in opere che rimangono mirabilmente misconosciute.

Del resto lei sa più di ogni altro che “la Mantova di sempre” non è mai esistita, che nei paesi attuali della Bassa resta oramai solo una larva dei paesi in cui siamo nati ed abbiamo vissuto, e che i volti delle persone che vi abbiamo conosciuto ed amato possiamo oramai ritrovarli, quasi tutti, solo effigiati sulle lapidi delle loro sepolture cimiteriali.

Con i più cordiali saluti

Odorico Bergamaschi

Qualora intenda pubblicare questa comunicazione, per quanto mi riguarda “ ne ha piena facoltà”-

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                                            Sul Corano

 

In risposta all’interrogativo postomi attraverso facebook da un mio ex allievo di origini arabe.

Penso, da persona che non è particolarmente colta e che non ha ancora letto integralmente il Corano,che l’errore di fondo che si assume rispetto alla civiltà Islamica sia di identificarla con il Corano, come se l’Islam consistesse soltanto nella sottomissione ai suoi contenuti testuali, che sono stati diversamente interpretati nel corso del tempo e nelle varie culture.

Come cercatore di Dio, personalmente non attribuisco al Corano uno statuto privilegiato rispetto ai testi fondamentali di altri Religioni.

Il Corano per me contiene la Parola di Dio ( l’Ispirazione del suo Spirito ), ma come la Bibbia e i Vangeli non è in tutto e per tutto Parola di Dio. Mi è impossibile, come i fondamentalisti coranici, leggerlo come Parola di Dio in ogni sua virgola e punto, così com’è redatto in arabo. Ha splendide aperture rivelatrici ( leSura 18, 24, ad esempio, se ben ricordo), ma secondo un criterio di lettura che desumo dalla rivelazione del Cristo nel Vangelo, il Corano così come la Legge mosaica parla eminentemente alla durezza del cuore. Per umanizzarlo, umanizzando l’Islam come religione di misericordia del cuore, e trarne una loro teologia spesso arduamente sublime, molti autori , filosofi, poeti, mistici e letterati dell’Islam sono andati ben oltre i suoi contenuti. La rivelazione dell’Islam è immensamente più ricca di quella del solo Corano, che risulta spesso contraddittorio e ripetitivo di formule aride prive della saggezza e della luce del cuore, ossia dell’amore, che è la stessa presenza illuminante dello Spirito. Dove non è misericordioso il Corano esprime una legislazione ed un’idea di Dio come Potenza assoluta cui sottomettersi, quale che ne sia il decreto, per duro e inumano che ci appaia, che non mi è sostenibile, come ad esempio non mi è accettabile che il Dio dell’Antico Testamento possa chiedere ad Abramo il sacrificio di Isacco. E’ comunque da leggere, assolutamente, e soprattutto per chi è islamico è da osservare e da vivere con la fede e l’intelligenza del cuore.

Come sostenne un grande teologo cristiano, recentemente scomparso, personalmente credo che si possa essere uomini di più religioni, e che tra le varie religioni si debba cercare una fecondazione reciproca, un reciproco arricchimento nella propria ispirazione religiosa di fondo.

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Ordine naturale, semeiotica, ermeneutica del dialogo

23 giugno 2012

 

" In quanto organismo fisico e psichico noi siamo relazione, cioè dialogo. Ne viene che quando esercitiamo il dialogo a livello spirituale non facciamo altro che riprodurre la logica fisica fondamentale di cui viviamo obbedendo alla logica del nostro essere" ( Vito Mancuso, Obbedienza e libertà pg .161).

In un'ontologia naturalistica,  secondo la logica in assoluto dello  spinozismo, come filosofia,   l'artificiale, la semeiosi non possono che essere ancora natura ( si confronti la ricerca di bio-semeiotica di Giorgio Prodi), che l'identico operare dello Spirito che anima la natura, secondo il medesimo logos e una medesima dynamis. Si pensi al futuro nanotecnologico dell'energia, alle celle di Graetzel che imitano l'agire fotosintetico delle foglie per accumulare l'energia del sole, di altre celle che riproducono le capacità dei batteri  per produrre energia e simultaneamente purificare le acque, o sfruttando le alghe e i batteri i metodi biologici per produrre l'idrogeno.

Pertanto l'economia dell'uomo non può che conformarsi alle leggi dell'economia della natura o ecologia, secondo il  punto di vista concorde di Ferdinando Boero, in  " Economia senza natura "

Vi si può ritrovare affermato che "l’uomo fa parte della natura e le regole che inventa sono alla fine soggette alle regole della natura" , che  "l’artificiale non  può permettersi di coniare leggi e regole differenti da quelle naturali" e  "se le leggi dell’economia e quelle della natura entrano in conflitto, quali prevarranno? Fine della storia. Non possiamo essere così arroganti da pensare che siano quelle dell’economia a prevalere. Se infrangiamo le leggi della natura a favore di quelle dell’economia, la natura ce la farà pagare cara, carissima. Anche in termini economici"

Resta da chiarire quali sia la natura di tali leggi, se siano universalmente immutabili, secondo i paradigmi della Rivoluzione scientifica del Seicento, o se lo Spirito, in esse liberamente operante, non sia creativo di nuovi ordini di regolarità che ci chiamano in causa come concreanti,  innanzitutto nella Sua azione di grazia.

Grazie della citazione, caro Odorico. Lo spirito non può creare nuovi ordini di regolarità. E' solo arroganza antropocentrica. Le regole della natura... molte le conosciamo, partono dalla fisica e arrivano all'ecologia. Bisogna studiarle e bisogna anche scoprirne di nuove. Ma poi non possiamo pensare di essere in grado di cambiarle. Possiamo solo obbedirle. Mettiamola così: la natura è dio. Pensi che possiamo cambiare le sue leggi? Siamo liberi di non obbedire, ma poi dobbiamo pagare il conto. E il conto sta arrivando.

Grazie caro Ferdinando. Riferendomi a nuovi ordini di regolarità alludevo in particolare alla concezione scientifica del mondo di Stuart Kauffaman, da lui espressa ultimamente ( nel 2008) in " Reiventare il mondo". Per quanto mi attiene, se la natura naturante è Dio ( oppure dio con la minuscola) possiamo solo cooperare alla creazione continua di uno Spirito che ci comprende e ci trascende., in spirito d'obbedienza certo, se non a un ordine fisso al suo innovarsi normativo in cui rientriamo. Cordialmente

O.Bergamaschi

Grazie della citazione, caro Odorico. Lo spirito non può creare nuovi ordini di regolarità. E' solo arroganza antropocentrica. Le regole della natura... molte le conosciamo, partono dalla fisica e arrivano all'ecologia. Bisogna studiarle e bisogna anche scoprirne di nuove. Ma poi non possiamo pensare di essere in grado di cambiarle. Possiamo solo obbedirle. Mettiamola così: la natura è dio. Pensi che possiamo cambiare le sue leggi? Siamo liberi di non obbedire, ma poi dobbiamo pagare il conto. E il conto sta arrivando.

 

Grazie caro Ferdinando. Riferendomi a nuovi ordini di regolarità alludevo in particolare alla concezione scientifica del mondo di Stuart Kauffaman, da lui espressa ultimamente ( nel 2008) in " Reiventare il mondo". Per quanto mi attiene, se la natura naturante è Dio ( oppure dio con la minuscola) possiamo solo cooperare alla creazione continua di uno Spirito che ci comprende e ci trascende., in spirito d'obbedienza certo, se non a un ordine fisso al suo innovarsi normativo in cui rientriamo.


 


 

cordialmente O.Bergamaschi


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29 giugno 2012

Tutto il tradimento di Ashesh e dei suoi

Sono rimasto attonito quando Kailash mi ha detto perché Ashesh, il figlio della sorella da noi adottato, è acquiescente od ha sollecitato la scelta familiare che non faccia rientro in Khajuraho, ed è assenziente a restarsene e ad andare a scuola a Srinagar. “ In Srinagar presso le scuole pubbliche può frequentare la classe ottava, grazie alla promozione che ha ottenuto .in Viatal, nel villaggio natio del mio amico, senza esservi mai stato a scuola che per presenziare a degli esami fasulli, a fine anno, per fini ispettivi, a seguito di una combine intercorsa tra il padre di Kailash e l’insegnante delle elementari. A seguito di una sordida intesa,  ad Ashesh e ad Ajay, il bambino del mio amico, erano assicurate con la promozione le tremila rupie a testa della rispettiva bicicletta, e all’insegnante una bakshesh di mille rupie -la sola elargizione a non essere andata in fumo, poiché le rupie delle biciclette sono finite in spese di medicine inutili per il piccolo Chandu, amore di noi tutti, secondo le prescrizioni dei medici che abusano dei timori del padre che possa morire come è morto Sumit, ad ogni minimo colpo di tosse del bimbo.Ma in Srinagar, nel degrado infinito della sua scuola pubblica, che potrà impararvi, Ashesh, in un'ottava classe, se l’ultima classe in cui è effettivamente stato è la quinta? In tal modo egli potrà solo ottenere di affrettare la fine della frequentazione di scuole che non gli daranno accesso a niente.Cosi ha scelto di diventare un cattivo studente, di perdere la sua mente…” si accalorava con candore il mio caro amico, quando lasciava prevalere l'idea che si tratti di una escogitazione pienamente fatta propria dal ragazzo, nella sua indole subdola, e che non subisca soffrendone un raggiro dei genitori, che Kailash domani raggiungerà in Viatal, dove soggiornano, per un ultimo sforzo/ tentativo di dissuaderli. A che era valso, mi  amareggiavo a mia volta, che mi fossi sacrificato a insegnare ad Ashesh i rudimenti di Inglese e di Matematica perché potesse essere ammesso in una scuola che gli fornisse una vera educazione e un'istruzione effettiva, che io ed il mio amico avessimo ricusato di attardarlo ancora in quinta, con Ajay, assecondando gli esiti dei test che gli consentivano di ritrovarsi in sesta senza perdere alcun anno di scuola, e che gli ultimi giorni l’avessimo condotto con noi in Delhi, alla mia partenza dall'India, perché nel craft Museum sperimentasse la possibilità di farsi allievo di chi potesse insegnarli il disegno artigianale, - E ancor più , che ne facevano lui e i suoi genitori, così scegliendo, di quanto sofferenza era costato diventare con lui consapevoli che a nulla serviva a lui ed Ajay la scuola che io e Kailash avevamo a loro già assicurato, se vi imparavano solo a rispondere come pappagalli senza usare la mente?

"Invano ho faticato- ripetendomi con il profeta Elia, per nulla e invano ho consumato le mie forze"

"E' un imbroglio, un inganno, è dhokha , Kailash," gridavo al mio amico, senza avere ancora compreso appieno."Un inganno, si, ma nei confronti di se stesso... " egli ribadiva, supponendo che del raggiro il ragazzo fosse consenziente.

" Kailash, capirei, se non volesse fare ritorno per come io e te possiamo averlo trattato…"No, no, non ha niente contro di noi, Ashesh pensa bene di me, di te, di Vimala..ra dunque perché Kailash in cucina l’aveva cosparso come Ajay di cherosene, minacciando entrambi di dare loro fuoco se avesse scoperto che mi derubavano ancora, negli ecccesi del “drama” cui l’avevo indotto io stesso con i miei sospetti, piangendo poi sulle sue spalle che così avesse perduto per loro la sua figura di padre, nè si rifiutava di rientrare fra noi perché avessi gridato al ragazzo che era un cobra, raggiungendolo alla gola nel prenderlo per la collottola, quando aveva cercato di subornare Ajay ai suoi intenti, dissuadendolo dal venire con me e Kailash a Delhi, la volta precedente la mia partenza . " Vedrò che si può fare. ma non è come Ajay, nostro figlio. E' già grande. Sarà difficile farlo studiare, se non vuole, anche se è intelligente, e sa disegnare bene..."Che io e il mio amico non abbiamo solo fatto uso di lui, nel porlo al servizio di Ajay, era certo , come il fatto che di me e di Kailash il ragazzo ed i suoi genitori si siano serviti senza residui scrupoli . Per due anni senza spendere nulla, il padre e la madre se lo sono ritrovato da noi sfamato e vestito, portato in viaggio e a spasso ed educato, senza che a loro costasse più che le rupie di una telefonata a distanza di mesi, e dopo due anni, senza avere studiato nulla, il ragazzo si ritroverebbe due altre classi avanti senza che ne abbia fatto un'ora di lezione, ma dopo averci fatto patire i disinganni d'amore e gli atti colpevoli più crudi, per come inveivamo e lo punivamo perchè diseducava a sua volta Aja,y invece di aiutarlo menomamente. E più che imbroglio, e inganno, un altro termine appare calzante per la decisione di Ashesh e dei suoi: tradimento. Di ogni nostro sforzo ed intento, violentemente amoroso, negli stessi eccessi che ci causava il ferimento del cuore. Eppure, ciononostante, Kailash è disposto ancora ad attenderlo, a farlo venire in Khajuraho per parlare ancora con lui, perchè a lui ed a me riveli, parlandogli dolcemente, se la decisione corrisponde ai suoi propositi e alla sua natura subdola, in tal caso lasciando che essa abbia il suo corso, o se è l'escogitazione di un raggiro del padre che questi gli impone a suo danno. Concedendogli ancora opportunità Con una dolcezza ed una fermezza di cui oggi erano radiose al telefono le sue care parole. E con lui, " Ma certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio", posso dire come il profeta.

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1 luglio 2012

Uccellini

Per il rondoncino che non risaliva in volo, la settimana scorsa ho biciclettato fino al loghino Bosco del signor Savazzi, perchè baciandolo e chiedendogli scusa, lo sforzasse al volo lanciandolo in alto fra gli aperti campi.

Dando seguito all'ascolto di cinguettii che credevo venissero dall'esterno, oggi la felicità pomeridiana di avere ridato la libertà ed il volo, ad un passerottino ch'era rimasto imprigionato nella veranda di casa.

 

 

Da Electric Light di Seamus Heaney

Seeing the Sick

Anointed and all, my father did remind me

Of Hopkins's Felix Randal.

And then he grew

(As he would have said himself) 'wee in his clothes' -

Spectral, a relict -

And seemed to have grown so

Because of something spectral he'd thrown off,

The unbelonging, moorland part of him

That was Northumbrian, the bounden he

Who had walked the streets of Hexham at eighteen

With his stick and task of bringing home the dead

Body of his uncle by cattle-ferry.

Ghost-drover from the start. Brandisher of keel.

None of your fettled and bright battering sandal.

Cowdung coloured tweed and ox-blood leather.

*

The assessor's eye, the tally-keeper's head

For what beasts were on what land in what year

But then that went as well. And all precaution.

His smile a summer half-door opening out

And opening in. A reprieving light.

For which the tendered morphine had our thanks.


 


 


Assistere gli infermi

Al termine dell’estrema unzione, mio padre mi ricordava

Felix Randal di Hopkins. Poi si ridusse

(come avrebbe detto lui stesso)” a poca cosa nei suoi panni”

Spettrale, un relitto.

E sembrava che si fosse così rattrappito

Per essersi liberato di qualcosa di spettrale,

quella estranea, brumosa parte di se stesso,

ch’era Northumbria, l’egli obbligato

che diciottenne aveva percorso le strade di Hexam

con il bastone e il dovere di riportare a casa

il corpo morto di suo zio con il traghetto del bestiame

Mandriano di spettri fin dall’inizio. Branditore di chiglia.

Quali mai Niente dei vostri verniciati e lucidi sandali

Battenti ribattuti ,

Tweed color sterco di vacca e cuoio sangue di bue.


 

L’occhio dell’esperto, la testa di chi sa riscontrare

Quali bestie e in quale anno v’erano e in quale terreno...

Ma poi sparve anche quello. Insieme con ogni precauzione.

Il suo sorriso una semiporta estiva girevole all’esterno

Ed all’interno. Una luce che graziava.

Per la quale la morfina concessa fu per noi benedetta.

 


Da Veder cose

Il ramo d’oro

( Eneide Libro VI, versi 98-148)

 

Cosi dal retro del suo tempio la Sibilla di Cuma

Cantava ambigue parole tremende e faceva eco l'antro ne era eco

Con detti in cui il chiaro vero ed il mistero

Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo si volse e impresse

I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì, imbrigliò i suoi spasimi.

E come fu trascorso il suo eccesso e la folle delirante ebbe cessato

L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova estrema, o Sacerdotessa,

che tu possa immaginare e che me possa sorprendere,

poichè tutto io ho presagito e già sofferto.

Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è qui, si dice,

Che si trova la porta del Regno dell'Ade,

tra queste ombrose paludi che l'Acheronte traversa tracimando,

Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia a faccia

Con il mio caro padre.

Insegnami la via ed aprimi

i vasti battenti sacri.

– Su queste spalle l’ho trasportato tra fiamme

E migliaia di lance nemiche.

Nel folto della battaglia lo trassi in salvo

Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio viaggio di mare.

Un uomo avanti negli anni, esausto eppure sempre tenace

Fu egli stesso come a pregarmi e ad ordinarmi (a semi-pregarmi e a semi-ordinarmi)

Di contattarti, di trovarti e farne richiesta.

Così dunque, Vestale, ti supplico di avere pietà

Di un figlio e di un padre, giacché niente esula dal tuo potere,

Di colei che Ecate mise a guardia dell’Averno boscoso.

Se Orfeo potè richiamare l'ombra di una moglie

In virtù della sua fede nei sonori concenti (nelle corde sonoramente pizzicate) della sua lira Tracia,

Se Polluce potè redimere a sua volta un fratello

Nel suo viavai avanti e indietro cosi  protratto così tanto

nella terra dei morti

E se anche Teseo, ed il grande Ercole.. ma perchè riferirmi a loro ?

Io stesso sono dei più alti natali, un discendente di Giove”.

Così stava pregando, reclinandosi sull'altare

Quando la profetessa intraprese a dire: Consanguineo di dei,

Troiano, figlio d'Anchise, facile è la discesa all'Averno.

Giorno e notte sta aperta la porta del Nero Plutone.

Ma ritornare sui tuoi passi e risalire all'aria superiore,

Questo è il vero cimento e la vera impresa.

Solo pochi ne sono stati capaci, figli di dei

Favoriti dal Giusto Giove, o innalzati al cielo

In un avvampo di gloria eroica. Una distesa di foreste sottostante

A mezza strada, il Cocito che serpeggia nella tenebra, lambendone le rive.

Tuttavia, se amore ti tormenta tanto e così tanto tu hai bisogno

Per due volte di veleggiare il lago Stigio

e per due volte di perscrutare (investigare)

La tenebra del Tartaro, se tu vuoi oltrepassare il limite,

Intendi ciò che tu devi fare in precedenza.

Nascosto nel folto di un albero c'è un ramo ch'è  tutto d'oro

E d'oro sono anche le sue foglie e i suoi ramoscelli flessibili.

 E'sacro a Giunone infera, che ne è la patrona.,

E un boschetto gli fa da tetto, dove l'ombra s'addensa profonda.

Per quanto lungi si distendono boscose valli. A nessuno è stato mai concesso

Di discendere nei recessi nascosti della terra senza

Che egli  non abbia prima

Staccato dal suo albero questo aureo piumato serto/ inserto,

E non lo abbia consegnato a Proserpina, la mirabile, cui è decretato che spetti,

Quale suo proprio dono speciale. E quando lo si sia colto,

Un secondo ricresce in sua vece, ancora d'oro,

E il fogliame che vi rigoglia ha lo stesso

Splendore metallico. Dunque guarda in alto e cerca a fondo

e quando tu l'abbia trovato, ghermiscilo col dovuto ardire

Se il fato ti ha prescelto, il ramo verrà via da sé, facilmente.

(con facilità verrà via da sé)

Altrimenti, non c'è niente fa fare per quanto tu ti sforzi ( per quanta forza tu dispieghi),

tu non riuscirai (non ce la farai ) mai a scerperlo fletterlo

o a reciderlo con la lama più forte tenace resistente tagliente

Il ramo d'oro , in Veder Cose ( 1991fa da preludio alla raccolta perchè non è soltanto un omaggio a Virgilio, resogli con un abbassamento a una medietà di toni discorsiva che lo riavvicini ai nostri tempi e alla loro temperie culturale e linguistico-espressiva-- pur se a un livello più alto di quello in cui è stata trasposta l'egloga nona delle Bucoliche in Electric Light.

Il ramo d'oro, come ha messo in luce magnificamente Roberto Mussapi nella sua Introduzione a Nord, sotto le  forme della grata memoria di una traduzione, è un'espressione fondamentale della poetica di Seamus Heaney, la stessa che da un viaggio nell oltretomba ultraterreno all'altro si tramanda da Omero, a Virgilio, a Dante, la cui Commedia è riesumata in controcanto nel "viaggio di ritorno" della poesia seguente della raccolta: per dirla con le parole di un filosofo irlandese di una generazione più recente, il meraviglioso Kearney di Anateismo, essa è la concezione della poesia come transustanziazione eucaristica, sacramentale,  di ciò che del mistero che giace all'origine e oltre ogni cosa penultima,  del viaggio agli inferi di ogni nostra nostra discesa nel profondo, ritorna nella luce del sole della parola poetica, dello spirito di riconciliazione e di pietà di sé e dei viventi, di ogni magnificazione e ritorno " into  the hearthland  of the ordinary", a ispirazione di un'estetica religiosa in luogo di una religione dell'estetica, abbeveratasi nell'occasione al filo di pietà della rievocazione della morte del padre, avvenuta cinque anni prima della pubblicazione della  traduzione di Eneide, VI, 98-148,  sotto le tramutate spoglie dell' Anchise a cui anela Enea nell'Averno virgiliano.( Nota 1 )

Sempre sotto le larvate spoglie  di Anchise, fuso con Caronte traghettatore di anime- il padre sarà rievocato nella sua agonia estrema in Assistere gli infermi, di  Electric Light, memore il poeta del Felix Randal di Hopkins. Tema di fondo è come il farsi vita eterna, o il mero dileguare del padre morente, sia uno spogliarsi nel suo stesso sembiante della spettralità di tutto ciò che è stato legge, ruolo, obbligo, mentre  il residuo che permane è la sua individualità senza più resistenze e difese, nella sua vulnerabilità, l'accettazione e l'accoglienza della resa ultima di se stessi,  la trasparenza di una permeabilità assoluta alla perdita di ogni consapevolezza riflessiva e cautela che si fa la trasparenza di una permeabilità assoluta, correlata a una sofferenza fisica di cui il poeta benedice che la morfina abbia alleviato la fine terrena.

1) Rispetto a Virgilio, Heaney concretizza -più prosaicamente- i dettagli descrittivi-, rinforza l'emotività rievocativa del padre, e a lui anelante, con l' aggiunta di formulazioni fatiche, riaccosta Anchise alla ordinarietà esemplare del proprio padre omettendo il verso 113, in cui Anchise  grandeggia eroico ("atque omnis pelagique minas caelique ferebat), converte l'"et insano iuvat indulgere labori" del verso 113, nel folle volo di " oltrepassare il limite " ( " if you will go beyond the limit")

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Traduzione precedente

Da  Vedere cose

Il ramo d’oro

( Eneide Libro VI, versi 98-148)

 

Cosi dal retro del tempio la Sibilla di Cuma

Cantava ambigue parole tremende e l'antro ne era eco

Con detti in cui il chiaro vero e il mistero

Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo volse e impresse

I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì, imbrigliò i suoi spasimi..

E come fu trascorso il suo accesso e la folle delirante ebbe cessato

L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova estrema, o Sacerdotessa,

che tu possa immaginare e che me possa sorprendere,

poichè tutto io ho presagito e già sofferto.

Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è qui, si dice,

che si trova la porta del Regno dell'Ade,

tra queste ombrose paludi che l'Acheronte traversa tracimando,

Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia a faccia

Con il mio caro padre.

Insegnami la via ed aprimi i vasti sacri battenti

– Su queste spalle l’ho trasportato tra fiamme

E migliaia di lance nemiche.

Nel folto della battaglia lo trassi in salvo

Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio viaggio di mare.

Un uomo avanti negli anni, esausto eppure sempre tenace.

Egli stesso mi ha mezzo pregato e mezzo ordinato

Di questo contatto, di trovarti e farne richiesta.

Così dunque, Vestale, ti supplico di avere pietà

Di un figlio e di un padre, giacché niente esula dal tuo potere,

Di chi Ecate mise a guardia dell’Averno boscoso

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Egloga IV. Interludio

 

"Cosi dal retro del suo tempio  la Sibilla di Cuma

Cantava ambigue parole tremende nell'eco dell'antro",

e dall'osteria volgi all'uscita, sul retro,

che dà nel cortile che fu la tua aia di casa,

ne ritrovi la sua distesa deserta

più ancora arida invasata dal sole,

trasalendo, sui tuoi passi,

ai ragazzi che in bicicletta vi sopraggiungono,

sono indiani, del Punjab, e per te non occorre c'è bisogno

che nemmeno lo dicano,

 l'uno nell'attendamento al riparo dal sisma,

l'altro con la madre accampato in giardino,

al tuo timido approccio saluto accenno

si scambiano un sorriso e già ti annientano,

sarà così anche laggiù,

come di nuovo metterò piede in un'aula?,

la madre resta ignara in ombra

e ricambia mesta il tuo namastè,

(per ) davvero

quant'è piccolo l'orbe del mondo,

e  come si sono ravvicinati raccorciati i muri dintorno,

uniformati resi uniformi da che intonaco grezzo uniformati dal sovrapporsi

di un dall'intonaco grezzo,

quanto e si è fatto breve, senza più grida animali

ogni spazio retrostante di rustici ed orti,

spiantata la vigna,

dissodata ogni cavedagna

perchè tutto  vi sia  per il solo rigoglio, a perdita d'occhio,

dei ranghi infoltiti di steli di mais,

per i ranghi infoltiti di steli di mais

dove quante mie anelanti corse,

quanti miei sogni controvento,

scoloritesi con le memorie porte e finestre,

ora  rinserrata ad ogni accesso ulteriore

la tua casa ora dichiarata inagibile,

 

nel refolo d'aria

tra i vasi ascolti il silenzio,

erano allora gerani ed oleandri,

ed ora è il conforto, con lo sgomento,

che tutto sia cosi svanito e ammutolito,

lo sciame che avverti

il  un sopito tumulto di vergogna e lacrime,

inutile cercare altri volti che quelli

che in osteria già salutasti,

li ritrovasti, già altrove,

nelle schiere sparse delle loro lapidi ,


“ And the bird, did it fly away again?

in Khajuraho, M.P, l'amico chiede del rondoncino che ponesti in salvo,

quando, al rientro in città,

tu vuoi sapere di Ashesh come ha preso il volo,

“Sì, -gli ripeto al telefono,- ma solo dal campo aperto vicino alla fattoria

ch'è di un uomo che cura gli animali con amore,

in bicicletta, dentro una scatola con i buchi,

l'ho portato con me fino da Mantova

dove l'uomo vive in aperta campagna,

è così per il rondone, "the swift",

gli spiego nel mio cattivo inglese,

se perde il volo non si solleva più,

quell'uomo l'ha baciato lieve, chiedendogli scusa,

per poi spingerlo poi l'ha spinto prima di spingerlo a viva forza in alto,

solo così dopo che è ridisceso un poco

è volato via libero (lontano) nel cielo,

ciò di cui nutre anche ciò di cui si nutre, aerei insetti, lo cattura in volo,

rasenta l'acqua quando la beve.

“He will be bad student, He will lose his mind...

but what we can do...” ripete l'amico ,

che possiamo più fare per  il nipote Ashesh

se a rapirlo è stato il padre

per un'ottava classe carpita con la corruzione,

-senza che con il figlio Ajay mettesse piede nella sua aula

mille rupie si tenne per ognuno  il maestro pubblico

in cambio della bicicletta e della promozione certe assicurate-

tutta la settimana al telefono egli l'ha chiamato invano ,

e domani di persona sarà da lui a Srinagar, U.P.,

“ non agitarti, then keep quiet mind ”, (con lui mi) /gli raccomando,

“ I ve to speak him sweet, if I want (that) he speaks me true”,

mi dice in risposta con assoluta calma,

“Vai , sì, ma ricordati:

di Ashesh è come ti ho detto, del rondone:

se perde il volo (egli) non si solleva più da solo

.....................................................

Alcune storie ulteriori di Valentino Giacomin

 

 

 

 

Il  cielo di Master Lin
Posters
Mowli e la scala sociale
Nel Panificio mentale

Cari amici, voglio condividere questo splendido commento alla storia "Pesciolino d'oro", fatto dai miei amici dell'Ashram Aghor di Varanasi, che cureranno, a nome della loro Onlus italiana  Anjali, l'editing e la pubblicazione delle storie del Progetto Alice.

La storia ha riscosso molti consensi tra le persone alle quale e' stata mandata per conoscenza e per avere un feed back. Con questo commentario, credo, e' perfetta per guidare gli insegnanti lungo un "percorso di comprensione" che li portera' al di la' della convenzionalita'  verso la vetta della Montagna Sacra (storia dello shamano) oppure nelle Profondita' dell'Oceano di Luce (il centro della nostra psiche).

Buona lettura.

valentino

 

 

 

 

C’era una volta (e c’è ancora!) un Grande Oceano di Luce. Tutte le qualità immaginabili e inimmaginabili erano presenti in quell’oceano luminoso. Non solo, ma aveva anche una qualità unica: era cosciente e consapevole.

 

Prima dello spazio, prima del tempo, prima dell'emergere dei nomi e delle forme c'era il Grande Oceano di Luce. Tutti i miti cosmogonici narrano di un tempo primordiale, al di là e prima del tempo convenzionale, in cui tutto ciò che è, ancora non era espresso ma era presente in potenza nell'Assoluto che tutto contiene e avvolge nel suo luminoso abbraccio. L'Oceano, le acque, sono spesso state prese a significare simbolicamente la vastità primordiale dell'Assoluto non ancora manifesto. Talete di Mileto, filosofo naturalista greco del VI secolo aC, pensava che l'acqua fosse il principio di tutte le cose (άρχή). Omero riteneva che il titano Oceano, figlio di Urano e Gea, fosse  θεων γένεσις, “l'origine di tutti gli dei” e γένεσις πάντεσσι, “l'origine di tutti” (Iliade XIV 201, 246). Nei primi versetti della Genesi è scritto che lo spirito divino dopo aver creato il cielo e la terra aleggiava sulle acque: “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.” (Genesi, versetto I, II). Anche gli antichi Egizi ritenevano che Nun, le acque primordiali, fossero l'origine di ogni cosa dalle quali emerse la montagna sacra, il centro del mondo.

Ancora, nella mitologia Hindu si narra che all'origine il Dio Vishnu addormentato sul dorso del serpente cosmico Sesha risiedeva sulla superficie delle acque cosmiche primordiali. Tutte le cose sono emerse dall'ombelico di Vishnu quando questo cominciò a sognare.

Queste acque non sono solo infinite ma anche luminose. Esse sono pervase di luminosa consapevolezza. Sono un Oceano sconfinato di consapevolezza. Il Grande Oceano di luce è la coscienza libera, non ancora ostruita dai suoi contenuti: lo stato naturale della mente. E' nella vastità sconfinata di quest'Oceano di luce che i pensieri sorgono come increspature sull'acqua.

 

Ora accadde che quell’Oceano, per non si sa quale ragione, nè quando, cominciò ad agitarsi.

Che cosa succede quando il latte viene agitato? Si forma una massa condensata che viene chiamata burro.

Lo stesso accadde al Grande Oceano di Luce. Si formarono degli agglomerati di luce, che presentavano forme e dimensioni diverse.

 

Un fremito scuote la grande calma del Grande Oceano di Luce e le sue acque cominciano ad agitarsi. L'equilibrio si rompe e le forme-pensiero cominciano ad apparire. Si definiscono un sopra ed un sotto, un alto ed un basso, le direzioni prendono forma; è l'inizio dello spazio e del tempo. Entro le coordinate dello spazio e del tempo le forme-pensiero prendono a manifestarsi sull'onda del fremito primordiale. Alcuni miti narrano che le acque del Grande Oceano di Luce cominciarono ad agitarsi in seguito all'emergere nella coscienza primordiale del desiderio creativo. Altri raccontano della necessità cosmica dell'Uno di manifestare i molti. Altri ancora descrivono la manifestazione come il gioco o il sogno della divinità. In ogni caso avvenne una frattura nella pace originaria dell'Uno primordiale con la conseguente irruzione della molteplicità. Il gioco multiforme della manifestazione cosmica ha inizio.

Come quando il latte viene frullato il burro si separa dal latte creando da una sostanza unica due sostanze, così l'agitarsi delle acque del Grande Oceano di Luce crea la dualità, agglomerati di luce con forme e dimensioni diverse.

 

Una di queste assunse la forma di un pesciolino d’oro, come la Luce, appunto. La forma-pesciolino d’oro nuotava veloce nel Grande Oceano di Luce. Ma qualcosa di straordinario avvenne quando questa forma cominciò a pensare. Che cosa pensò? “Io sono!”. E poi si domandò: “Che cosa sono?” “Sono un pesciolino! Un pesciolino d’oro!”, si rispose. Immediatamente, acquistò ancora più forza e il movimento aumentò fino a proiettare il pesciolino d’oro verso la superficie dell’Oceano.

 

Inizialmente queste forme vivevano ancora in armonia con le correnti del Grande Oceano di Luce. Era l'idilliaca età dell'oro durante la quale le forme erano ancora completamente permeate della luminosa qualità del Grande Oceano di Luce; erano d'oro appunto. Riconoscevano di appartenere al Tutto; di essere l'espressione del movimento creativo del Grande Oceano di Luce. Ma poi un altro fremito avvenne, questa volta nella coscienza finora libera e pura, come il Grande Oceano di cui era parte indissolubile, del pesciolino d'oro. Un pensiero straordinario e nuovo emerse nella sua coscienza: “Io sono!”. Che cosa sono? “Sono un pesciolino! Un pesciolino d'oro!” L'innocenza primordiale è perduta ormai e la consapevolezza della propria individualità si insinua con tutta la sua forza e proietta il nostro pesciolino dalle profondità abissali del Grande Oceano di Luce dove ancora la forza dell'amorfo e dell'indifferenziato senza tempo placava la spinta individuatrice delle differenze, verso la superficie dell'Io sono. Il bambino dopo aver trascorso un certo tempo nell'unità indifferenziata del ventre materno viene alla luce e nella separazione dalla propria madre scopre di essere un individuo. Il cordone ombelicale è rotto e il pesciolino d'oro comincia il suo viaggio alla scoperta/perdita di sé. Eppure il bambino deve abbandonare lo stato di paradisiaca unità con il ventre materno, deve passare attraverso l'individuazione per poi riacquistare l'unità originaria ad un livello questa volta consapevole attraverso i propri sforzi coscienti.

 

Man mano che si avvicinava alla superficie, lo splendore dell’Oceano diminuiva e anche la luce del suo corpo si oscurava. E, di conseguenza, diminuiva anche la pace dentro di lui. Cominciò a non sentirsi soddisfatto. E questa insoddisfazione gli portò dispiacere e tristezza.  La sofferenza produsse rabbia contro le sue stesse emozioni (che lo facevano soffrire) e contro il suo destino. Per vincere queste emozioni di sofferenza, accelerò la velocità del nuoto, per cercare una soluzione in qualche posto, lassù, verso la superficie dell’Oceano. Era questo che pensava. Ma più si allontanava dalla Madre-Padre Luce, più veniva avvolto dall’ombra. Invece di cambiare direzione, continuò a nuotare verso l’Ombra sicuro che avrebbe trovato un posto dove vivere felice. Ma la sua agitazione non diminuiva. Cominciò a sentirsi solo e ad aver paura.

 

Presto il nostro pesciolino dovrà scoprire che quel pensiero stupendo che dice “Io sono” richiede un prezzo: la separazione. Il viaggio lungo il sentiero dell'ombra ha inizio. Man mano che il nostro pesciolino si allontana dalle profondità del Grande Oceano di Luce lo splendore dell'Oceano diminuisce e di conseguenza anche lui comincia a perdere di splendore. Il pesciolino sempre più opaco comincia a sperimentare le conseguenze del mondo duale, sente di avere smarrito la pace. Una catena di emozioni negative e disturbanti seguono come corollario: insoddisfazione, dispiacere, tristezza, frustrazione e infine rabbia. Ma ormai la forza propulsiva della separazione deve fare il suo corso e il pesciolino mosso da questo turbamento accelera la sua corsa verso la superficie cercando fuori di sé la soluzione per il suo malessere interiore. L'ignoranza tesse la sua maglia di illusione sempre più fitta attorno al povero pesciolino. Il miraggio che la felicità possa trovarsi lì fuori, in qualche luogo ancora sconosciuto e lontano lo porta ancora più distante dalla Madre-Padre Luce. Si sente solo e ha paura. Lontano dal centro, perso nella periferia di un mondo che avverte sempre più estraneo e minaccioso il pesciolino cerca conforto.

 

Fu allora che incontrò sul sentiero dell’Ombra una compagna che era anche lei alla ricerca della pace e della libertà. Si sentì attratto verso di lei. “Lei potrà aiutarmi a vincere la mia solitudine e paura!” pensò. Insieme continuarono il viaggio per cercare la libertà, la pace e la sicurezza.

 

Il povero pesciolino si sente solo, smarrito e spaventato. Egli cerca confusamente di ricomporre l'unità smarrita con una compagna. Una pesciolina anche lei viandante lungo il sentiero dell'ombra; anche lei sola, smarrita e spaventata. Insieme continuano il viaggio della separazione dalla fonte originaria. Irretito dall'illusione egli crede di trovare fuori il segreto per superare i suoi conflitti, le sue paure. Così facendo si smarrisce ancora di più nei meandri dell'illusione.

Si racconta che un giorno Narada, molto fiero della propria realizzazione spirituale si recò da Vishnu vantandosi di aver completamente sconfitto il potere della Maya, l'illusione. Il grande e saggio Vishnu sapendo che arroganza e saggezza non possono essere compagne, decide di dare a Narada una lezione. “Narada, mi rallegro per le tue elevate realizzazioni spirituali ma ti prego sono molto assetato. Poco distante c'è un laghetto, per favore raccogli un po' d'acqua per me”. “Ma certo mio Signore! Tornerò in un'istante!” e Narada si diresse verso il laghetto indicatogli da Vishnu. Giunto a destinazione il saggio Narada scorge sulle rive del lago una fanciulla di una bellezza sovrannaturale che si bagna sulle placide acque. Se ne innamora all'istante. I due si guardano, si riconoscono e subito si amano. Narada, per paura di smarrire l'amore appena trovato si reca dai genitori della fanciulla che vivevano nel vicino villaggio per chiederla in sposa. Il padre gli concede la figlia in sposa a patto che Narada si assuma la responsabilità delle sue terre. I due mettono su casa e famiglia: uno, due, tre, quattro figli. Narada oberato dalle responsabilità famigliari è ormai completamente smarrito e dimentico della sua missione. Trascorrono gli anni fin che un'alluvione distrugge tutti i raccolti, spazza via la dimora di Narada e trascina nella corrente anche i corpi senza vita della bella moglie e dei figli. Narada disperato e sconvolto si ritrova solo e senza più nulla. Finchè all'improvviso sentì una voce: “Narada dove sei? Quanto ci metti...ho sete. Portami l'acqua!”

 

Alla fine, l’Ombra avvolse completamente i loro corpi e nessuno poteva più vedere la luce dorata di cui erano composti. Perfino  il Grande Oceano di Luce sembrava essersi oscurato e scomparso. In realtà, i due pesciolini erano diventati “ciechi” a causa dell’Ombra che li aveva avvolti. Giunsero, finalmente, alla superficie dell’Oceano e l’Ombra fece loro apparire un’isola dove si rifugiarono per vivere. Nell’isola, misero su famiglia e, a poco a poco, grazie all’arrivo di altri pesci oscurati come loro, nacque un villaggio, poi una città. Poi tante città. Il Samsara, appunto.

 

Fino a che, completamente smarriti, i pesciolini perdono anche la memoria della loro origine luminosa. La luce dorata viene completamente avvolta sotto pesanti coltri di emozioni negative, di pensieri disturbanti, di azioni confuse, di parole non sagge. Perfino quel flebile legame col Grande Oceano di Luce è smarrito. Ora vivono su un'isola, sulla terra ferma, dove i confini sono netti, dove la pesante solidità della materia è pervasiva nella sua illusorietà. Qui si raggruppano con altri pesci che hanno smarrito la propria luminosità e creano villaggi, città,...il Samsara, l'espressione del sentiero dell'ombra.

 

Purtroppo, in quell’isola non c’era la pace del Grande Oceano di Luce dove non esisteva nemmeno il tempo. Non essendoci il tempo, non c’erano nemmeno la morte e la nascita.

Nell’isola, i due pesciolini incontrarono la sofferenza della malattia, della vecchia e della morte.

Così per innumerevoli anni la popolazione dell’isola viveva tra grandi difficoltà e sofferenze, senza rendersi conto di essere  “seduti” su un tesoro: il grande Grande Oceano di Luce.

 

Per i pesciolini, lontani dal Grande Oceano di Luce, il tempo oramai regna sovrano portando con se morte e nascita. I pesciolini sperimentano la sofferenza in tutte le sue innumerevoli declinazioni sotto l'influenza dell'ignoranza. Hanno perso la consapevolezza delle proprie origini; quel pensiero iniziale, “Io sono”, li ha condotti infine in un luogo di sofferenza. Completamente persi in un mondo di illusione e ignoranza non riescono più a percepire il Grande Oceano di Luce che in realtà non è separato da loro.

 

Un giorno, un pesciolino ribelle disse ai suoi genitori che non voleva continuare a vivere come tutti i pesci del villaggio e della città. “Che senso ha la nostra vita? Nascere, lavorare, soffrire e poi morire... Non può essere solo questo la nostra esistenza!”

“Figliolo, - dissero i genitori – devi rassegnarti. Da sempre questo è il nostro destino!”

 

E' proprio l'intollerabile assurdità della sofferenza che fa aprire gli occhi a uno dei tanti pesciolini. Lui non ci sta al gioco del Samsara: “Che senso ha la nostra vita?” Si chiede. Ma le forze dell'abitudine, la corrente dell'illusione, non lascia facilmente le sue prede. Questa è una domanda inopportuna! E' un pensiero ribelle! Devi rassegnarti, dicono le convenzioni. E' il tuo destino. Ma quella del pesciolino ribelle è una voce fuori dal coro. Il flusso incessante della corrente del Samsara costringe i pesciolini smarriti a reiterare sempre gli stessi comportamenti e le loro vite sono schiacciate dal forte peso di un destino ineluttabile sempre uguale a se stesso: “Nascere, lavorare, soffrire e poi morire...”.

 

Il pesciolino non si rassegnò. Tutti notarono uno strano fenomeno: più il pesciolino si ribellava al pensiero di continuare a vivere come i suoi antenati, più il suo corpo risplendeva.

“Che stranezza!” dissero i genitori. “Forse ha una rara malattia della pelle!” E lo portarono da un vecchio pesce, che aveva la fama di essere un saggio, per curarlo.

Il Vecchio Pesce Saggio ascoltò i genitori, poi ascoltò pesciolino ribelle e capì.

 

L'inquietudine e la persistente insoddisfazione del pesciolino ribelle aprono una breccia nell'apparente ineluttabilità del Samsara e la luce ricomincia a filtrare. Il corpo del pesciolino ribelle comincia a riacquistare la sua naturale luminosità. Quando nel cuore si accende il fuoco della ricerca e il richiamo del Grande Oceano di Luce comincia a farsi sentire insistentemente, togliendo sapore alle piccole gioie del Samsara e inasprendo le sofferenze della vita ordinaria, si apre la via che conduce lungo il sentiero del ritorno. Questo è un sentiero arduo e a volte aspro; è una via in salita. Richiede volontà, disciplina, coraggio e determinazione. Non è come il sentiero dell'ombra che trascina senza dover fare nessuno sforzo. Non è come seguire la corrente, dove basta non opporre resistenza, dormire e seguire il branco. Per fortuna lungo il sentiero del ritorno non siamo soli. Ci sono altre persone che sentono il richiamo del Grande Oceano di Luce. C'è qualcuno più saggio degli altri che conosce il sentiero e lo indica agli altri. Sarà il Vecchio Pesce Saggio a fare da guida al nostro eroe lungo il sentiero del ritorno.

 

“Vostro figlio – disse ai genitori – ha un grande missione da compiere. Lasciatelo libero di cercare la strada che lo porterà al di fuori dell’Ombra del  dolore e dell’ignoranza!”

“Ignoranza?” chiese pesciolino.

“A te lo posso dire: quest’isola di sofferenza è creata dalla nostra ignoranza, che si alimenta con il desiderio, la paura, la rabbia. Queste tre emozioni ci rendono ciechi formando l’Ombra che ci impedisce di vedere la Luce di cui siamo fatti!”

 

Libero dai lacci delle piccole convenzioni sociali il pesciolino ribelle può finalmente cominciare il suo viaggio. Il Vecchio Pesce Saggio lo  indirizza nella giusta direzione. Le coordinate sono chiare: è innanzitutto dentro di te che devi cercare! L'isola di sofferenza è una creazione dell'ignoranza . Dall'ignoranza scaturiscono le emozioni negative che a loro volta producono sempre più ignoranza rendendo la prigione sempre più solida e inespugnabile. Ma l'ignoranza non è un nemico da sconfiggere che risiede in qualche luogo nel mondo. Essa piuttosto è uno stato, una condizione della mente oscurata dai pensieri illusori; primo tra tutti, vi ricordate?, quel pernicioso e mirabile pensiero che dice “Io sono” e che spinge il pesciolino d'oro ad abbandonare le profondità del grande Oceano di Luce per perdersi tra i luccicanti miraggi delle forme superficiali.

 

“Come posso fare per sconfiggere l’Ombra e ritrovare la Luce?”

“Non devi sconfiggere l’Ombra, ma permettere alla Luce del tuo cuore di emergere!”

“Come è possibile?”

“Viaggia nelle profondità del tuo cuore che è della stessa natura del mare di Luce".

 

Se consideriamo l'Ombra come la personificazione dell'ignoranza e cerchiamo di sconfiggerla come se fosse un nemico esteriore, non facciamo altro che rinforzare le solite dinamiche dualiste sulle quali tutta l'isola di sofferenza si fonda. Così facendo, come si dice, cerchiamo di gettare l'ignoranza fuori dalla finestra e ci rientra dalla porta! L'ombra, l'oscurità, non è che mancanza di luce. Quando apriamo una finestra in una stanza che è rimasta avvolta per lungo tempo nell'oscurità in un'istante la luce dissiperà anche milioni di anni di tenebre. Il Grande Oceano di Luce non è che una metafora per descrivere lo stato della mente naturale non ancora oscurata dai pensieri concettuali (prima di tutti il pensiero “Io sono”). Il pesciolino d'oro nella sua condizione di innocenza non è separato dalla mente naturale e l'unità in realtà non si è mai rotta; è solo non riconosciuta. Il Vecchio Pesce Saggio esorta infatti il pesciolino ribelle a ri-volgersi verso le profondità del cuore abbandonando i pensieri concettuali periferici che ci trattengono nella superficie intrappolandoci con mille illusioni di forme, suoni e colori. Il viaggio è possibile proprio perchè la profondità del cuore è della stessa natura del mare di Luce.

 

“Come posso viaggiare?”

“Usa la barca della consapevolezza. Attenzione, il desiderio, la rabbia, l’ignoranza possono far affondare la barca. Non permettere loro di salire a bordo e se salgono fai trovare lo spazio già occupato da altri passeggeri come l’ altruismo e la saggezza.”

Vecchio Pesce Saggio spiegò a pesciolino coraggioso che doveva fare a ritroso il percorso dei suoi antenati: dall’Ombra (desiderio, ignoranza, rabbia) alla Luce dell’altruismo e amore.

 

La consapevolezza ci condurrà nelle profondità del cuore. La consapevolezza è proprio il contrario del sonno della coscienza che si fa cullare dalle correnti dell'ignoranza. La consapevolezza va coltivata, esercitata e protetta. Proprio come il marinaio mantiene e protegge la barca che lo conduce nei suoi viaggi per mare. Desiderio, rabbia, ignoranza possono distruggere la barca. Questi cercheranno di insinuarsi clandestinamente per sabotare la navigazione e danneggiare l'imbarcazione. Le sentinelle dell'altruismo, della saggezza e dell'amore ci proteggeranno dai pirati delle emozioni negative. Dobbiamo occupare tutti i posti con buoni passeggeri. Dobbiamo  nutrire i cani dei cinque sensi con cibo adeguato (per usare un immagina presa dalla tradizione indiana) . Se li teniamo a digiuno diventeranno delle belve affamate sempre pronte a rivoltarsi contro il proprio padrone. Se li viziamo con  cibi prelibati diventeranno ugualmente intrattabili e poco collaborativi. La scienza della disciplina morale è la prima cosa da imparare lungo il sentiero del ritorno. Questa proteggerà la nostra navigazione e aiuterà a mantenere il timone dritto verso la meta. Questa scienza ci insegna la giusta misura, senza cadere nell'eccesso della rigida repressione e della futile indulgenza. Il legname con il quale è stata costruita la nostra imbarcazione deve essere resistente per non cedere all'irruenza dei flutti e nel contempo flessibile per non spezzarsi alla prima tempesta.

 

Vecchio Pesce Saggio spiegò a pesciolino coraggioso che doveva fare a ritroso il percorso dei suoi antenati: dall’Ombra (desiderio, ignoranza, rabbia) alla Luce dell’altruismo e amore.

Pesciolino coraggioso iniziò il suo viaggio alla rovescia: dall’oscurità  dell’isola dominata dall’Ombra dell’ego che crea conflitti e separazioni (ricordate la separazione delle origini del pesciolino d’oro, all’inizio della storia), alla Luce dell’Oceano dove non esistono separazioni, ma solo qualità immaginabili e inimmaginabili.

 

Quello del nostro pesciolino è un viaggio a ritroso, all'incontrario. Dalla dispersione della molteplicità illusoria alla reintegrazione con l'unità originaria. Questo viaggio è Yoga: una disciplina che porta all'Unità. Lungo le strade dell'isola di sofferenza la nostra energia fluisce costantemente attraverso le porte dei sensi e degli organi verso l'esterno nutrendo le allucinate proiezioni della realtà convenzionale. Immersi nell'ignoranza reagiamo meccanicamente con desiderio, attaccamento, paura, rifiuto o indifferenza, ai fenomeni esterni senza riconoscerne l'autentica natura (proiezioni mentali). Queste emozioni non fanno che rafforzare l'ignoranza e l'apparente consistenza del mondo esterno intrappolandoci ancora di più in una realtà aliena e inospitale dove alla fine nessuna felicità è possibile. Così facendo ci accontentiamo di piccole effimere gratificazioni momentanee, scambiandole per autentica felicità. Questo “Yoga del ritorno” permette di riappropriarci delle nostre energie disperse imparando ad aprire e chiudere le porte dei sensi e a riconoscere l'autentica natura delle proiezioni esterne. Queste energie recuperate possono essere utilizzate dallo Yogi per proseguire il suo viaggio lungo il canale centrale della Sushumna fino a raggiungere il Grande Oceano di Luce del loto dai mille petali multicolori (Sahashrara Chakra) ed anche oltre, “dove non esistono separazioni, ma solo qualità immaginabili e inimmaginabili.”

 

Man mano che praticava generosità, altruismo, pazienza, amore per tutti gli esseri ... la luce del suo corpo aumentava e in più era capace di vedere la scintilla di luce presente ma ancora nascosta in tutti gli altri pesciolini. E anche la pace aumentava dentro di lui. Continuò il suo viaggio a ritroso nelle profondità della sua mente. Man mano, l’ombra diventava sempre più trasparente, fino al momento in cui la luce del suo corpo e quella della sua mente si fuse con quella del Grande Grande Oceano di Luce.

Era tornato a casa! Luce con la Luce!

Finalmente Pace!

 

L'energia recuperata attraverso lo “Yoga del ritorno” viene redistribuita nel corpo-mente dello Yogi ristabilendo l'equilibrio smarrito. Quindi il pesciolino ribelle attraverso la pratica trasmessa dal Vecchio Pesce Saggio non solamente riacquista l'antico splendore ma comincia a percepire la luminosità nascosta nelle profondità del cuore di tutti gli esseri. Tutto è Uno. In ognuno c'è la scintilla del Grande Oceano e tutti hanno in potenza le capacità per compiere questo viaggio verso l'origine, il centro. Quando infine la luce dissipa ogni residuo di oscurità la mente ritrova la sua originaria purezza e nel riconoscimento della propria autentica natura il pesciolino si fonde col Grande Oceano di Luce. Il viaggio di ritorno è finalmente completato. Il pesciolino ribelle è arrivato a destinazione. Bentornato a casa!

 

Ma la storia di pesciolino d’oro non finisce così.

La storia racconta che pesciolino d’oro, ogni tanto, grazie alla sua infinita compassione, torna nell’isola che ha lasciato e nelle altre infinite isole create dall’ignoranza,  per insegnare a chi sta ancora avvolto nell’Ombra  la Via dell’Unione con Padre-Madre Grande Oceano di Luce. La Via che porta oltre la sofferenza e il dolore.

 

Il pesciolino riassorbendosi nel Grande Oceano di Luce lascia dietro di sé una scia di amore e compassione. Questa traccia luminosa diviene la via che percorre al fine di  raggiungere i pesciolini ancora smarriti nelle innumerevoli isole di sofferenza, per indicare loro la via di casa. La via è tracciata e il sentiero aperto, ora tocca al prossimo pesciolino ribelle percorrerlo, fiducioso che l'ininterrotto lignaggio dei Vecchi Pesci Saggi lo assisteranno e gli indicheranno la giusta via della compassionevole saggezza che conduce al Grande Oceano di Luce. Conoscenza e azione altruistica ci condurranno alla meta che placa ogni dolore e sofferenza. Come disse il grande saggio di Nalanda, Nagarjuna (Ratnamala):

“Se aspiri all'illuminazione, la radice di essa

è una bodhicitta ferma come il Monte Meru,

compassione onnipervasiva,

e saggezza non-duale.”

 

DA  Mantua me genuit

venerdì 27 luglio 2012

Mincio Virgiliano I

 

"Et qualem infelix amisit Mantua campum
pascentem niveos herboso flumine cycnos"

"E una pianura come quella che Mantova, infelice, ha perduto
nutriva cigni nivei sull'erba dei fiumi"

Virgilio Georgiche, II, 198-199

 

Mincio virgiliano

" tutto quanto il terreno, si diceva,
che giù dai colli via via si distende
con leggero declivio fino all'acqua,
fino al vecchio faggeto dalle cime mozzate,
tutto quanto l'aveva conservato,
grazie ai suoi canti, il vostro Menalca"
 

Virgilio, Bucoliche, IX, 7-10
 

mercoledì 4 luglio 2012

Una guerra dei poveri sui fondi-terremoto che trova un primo incendiario

 

Mi sembra che la guerra dei poveri sui fondi-terremoto, che sarebbe auspicabile che non si fosse ingenerata dopo le anticipazioni sulla ripartizione dei fondi da parte del Presidente dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, trovi un primo incendiario nelle parole di Alberto Silvestri , sindaco di San Felice, che dalle colonne della Gazzetta di Modena edita il 4 luglio 2012, alle lamentele di Roberto Formigoni sul solo 4% dei fondi destinati alle aree della Lombardia investite dal sisma , replica in questi termini “ L’arrabbiatura di Formigoni? E’ un affronto, noto una gran voglia di iscriversi al club dei terremotati . La nostra terra ha sempre pagato fiscalmente tanto, ora chiediamo un aiuto, non vogliamo più di quanto ci spetta”. Spiacente, ma l’affronto è tutto e innanzitutto nelle parole del primo cittadino di San Felice, per come suonano offensive nei confronti dei terremotati del Basso Mantovano, che a suo dire parrebbero finti terremotati e profittatori abusivi di un sisma che non li avrebbe coinvolti che di striscio. Passi che la situazione in cui versano i comuni del Mantovano colpiti dal sisma fosse ignota a Benedetto XVI, benché 100 chiese della Diocesi di Mantova siano state più o meno gravemente lese, che egli credesse che il sisma non avesse superato i confini geografici dell’Emilia, stando a quanto avrebbe confidato al Vescovo di Mantova, Monsignor Busti, secondo la testimonianza di questi, ma che a disconoscere che il sisma abbia sconquassato anche la Bassa mantovana sia il sindaco di un paese situato nel suo epicentro, che non si vede come possa ignorare quanto ha sconvolto la vita e gli insediamenti degli abitanti in tutta l’area del Mantovano che si estende da Gonzaga a Felonica, quale sia la situazione in cui versano i centri storici di Moglia o di San Giacomo delle Segnate o di Schivenoglia, che sincope sia stato il sisma per una città d’arte come Mantova, è assolutamente, assolutamente intollerabile.

Giovedì 28 giugno 2012

il sisma delle nostre Basse

 

Quanto al sisma delle nostre Basse, io vorrei che almeno si fosse all’altezza del compito, per arduo che sia affrontarlo, in quanto richiede l’ elaborazione del lutto di perdute cose e di perdute memorie di intere comunità . Relativizzandolo, si può immaginare che in Giappone tale sisma sarebbe stato poco più che un soprassalto, che in Iran, in Pakistan, o in India, avrebbe causato migliaia di morti anziché poco più di una ventina di decessi. Esso resta tuttavia una catastrofe affettivo- memoriale ed economico-sociale immane, lo dico anche a raffronto con il sisma di Bam, in Iran, cui sono stato di ritorno l’estate seguente, perchè il suo verificarsi è risultato colpevolmente inatteso, ed è accaduto in una fase di acuta recessione economica, che volatilizza aiuti e solidarietà. Abitati come Mirandola centro e Concordia sono oramai città morte.


Nei media locali di Mantova sulla scia di una comparsata disgraziata di Vittorio Sgarbi nelle nostre Basse,ha trovato spazio  l’irresponsabilità estrema, alla parola d’ordine “ salviamo anche l irrecuperabile”,  laddove anche salvare il recuperabile eccede le possibilità effettive.

Un mio compaesano- l’amico Cavalletta Luciano- domenica scorsa mi ha così sintetizzato come a suo vedere stanno le cose: “ C’è poco da fare, quando c’è un morto in casa occorre seppellirlo”, esprimendo l’apprensione di fondo per come si rallentano o si paralizzano il ripristino di edifici e centri abitati, la messa in sicurezza o la demolizione di quelli pericolanti che tengono in scacco la ripresa della vita generale, questioni che sono assillanti più che il rifinanziamento stesso delle attività economiche, che in certa misura si sta avviando, per quanto si sia più solleciti a risollevare e a mettere a norma i capannoni industriali che gli edifici agricoli. Temo, purtroppo, che la realtà già ci imponga piuttosto, ancor più drasticamente, di lasciare evangelicamente che i morti seppelliscano i morti, perchè i vivi non ne siano vampirizzati, e che coloro a cui può essere consentito, in particolare i giovani- debbano essere indirizzati a cercare altrove fortuna, se la loro formazione richiede impieghi in attività di servizio urbane,- o rururbane- Se così seguitano a stare le cose, è previsione scontata che i centri abitati dei nostri paesi diventeranno zombies, all’ombra sis(mat)ica di campanili e chiese, e che ad essi subentreranno propaggini periferiche amministrativo-scolastico-sanitarie di fortuna, vuoi in mancanza di fondi e di possibilità di intervento congrui, vuoi per il sovrapporsi burocratico di vincoli di rispetto del paesaggio al limite del grottesco- che impongono che anche il fienile e la barchessa siano ricostruiti esattamente così com’erano e nei materiali di cui erano fatti prima del crollo. Suppongo che a tal punto occorrerà recuperare virtualmente come fossero edificate le terramare palafitticole, le dimore etrusche del Forcello o le tezze di legno e di cannicciati dei contadini poveri delle età pre-moderne, perché altrimenti le Sovraintendenze non daranno il nulla osta a che si insedino fabbricati di legno emergenziali , in quanto sarebbero difformi dall’edilizia rurale locale tradizionale ( sic in quel di Carpi). È facilmente preventivabile che l’incrociarsi ulteriore di veti e dogmatismi di Sovrintendenze e Curie determinerà, fatalmente, un immobilismo fantasmatico che aggiungerà ulteriori loghini e fienili ruderali,a quelli che già costellano da immemore tempo e senza indurre al loro restauro le nostre campagne, tanto più che nel ripullularvi rigoglioso del boschivo planiziale, già la natura la fa da gran padrona tra i loro resti , con il beneplacito beninteso di Italia Nostra, che in nome della pari dignità di tutte le vestigia del passato, in alcuni suoi esponenti grida allo scandalo anche per gli smontaggi controllati. E sai che futuro avrà l’agriturismo che stava prosperando in zona, quando nemmeno dalle città capoluogo delle province e dai dintorni ci si reca più visita e conforto alle popolazioni terremotate.

Quanto a Mantova, temo che il sisma vi avrà ripercussioni più gravi che in Modena stessa, anche se sembrerebbe vero il contrario stando alle misure cautelative che vi sono state assunte, giacché in Modena, a differenza che in Mantova, tutte le chiese storiche permangono chiuse, e la Chiesa per davvero è Chiesa terremotata di tutti i terremotati. Temo che ciononostante il sisma abbia colpito più duramente la nostra città, perché è stata la sincope che ha debilitato una comunità che da un decennio, almeno, versa in grave declino amministrativo e partecipativo, nel vuoto di una depressione generale politico-culturale...
 

3 giugno 2012

A Matteo Cazzulani, sulle mie memorie sismiche

 

Matteo Cazzulani 23 giugno 10.29.51

Caro Odorico, Scusami se ti secco in privato, ma volevo chiederti la possibilità di un incontro per intervistarti. Sarebbe utile per la causa mantovana se potessi illustrarmi quanto sai in merito alla situazione geologica e della tettonica nel mantovano e più in generale, in Italia. La cosa resta ovviamente riservata se lo desideri, mi servono con una certa urgenza solo i contenuti. Grazie in anticipo: sia io che Daniele ( Marconcini) te ne saremo molto grati. Un Saluto

Caro Matteo,
ti ringrazio di cuore della tua richiesta, non mi stai seccando affatto, purtroppo non ne so gran che di più di quanto ti ho già detto. Al fatto che nelle Bassa la terra boje fa riferimento anche un agricoltore locale in un articolo apparso sulla Gazzetta di mantova sull'orcolat. Dalla mia memoria esce il ricordo vivissimo di scosse sismiche di tale sconquasso- pur senza danni- che mi svegliarono insieme con la mia famiglia nel cuore della notte, quando si viveva in Malcantone di San Giacomo delle Segnate, quindi ben prima del terremoto che ebbe l'epicentro in Novellara. Ho il vago ricordo che l'evento sismico non lo si sia drammatizzato perchè l'epicentro fu localizzato nell'Alto Modenese. Ma credo che parlino di per se sia il dato recente che delle scosse sismiche verificatesi nella stessa area emiliana agli inizi di quest anno io ne abbia avuto comodamente notizia standomene in India, mentre non è stato diffuso alcun allarme civile in Italia, che la sfasatura temporanea tra la presa di coscienza ufficiale della sismicità della nostra area nel 2003, e l'obbligatorietà in loco di criteri costruttivi antisismici solo a iniziare solo dal 2009, se le date sono precise. Un ricordo di viaggio che è desolante sullo stato dell'arte in Italia, è un un mio incontro con un archeologo italiano in Leptis Magna, che in seguito ad un accordo tra un' Università di Roma e i ministeri libici, provvedeva a dun restauro antisismico di un arco trionfale romano, ai tempi della Libia di Gheddafi (!!!). Un saluto Odorico
 


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