In Georgia |
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Estate 2001 |
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L'arrivo
in Georgia Bano Di
che mi lamentavo? La mia immaginatività non aspirava forse
a fare ingresso in un Paese succube di un incubo interminabile
quanto la sua stessa fine? Vi
ci si addentrava in effetti per la strettoia di un solo cancello, uno
alla volta, poi erano ore e ore di controlli sfinenti, prima di potersi
avviare di notte in un oscuramento universale, tra case che sfilavano
larvali nel sonno incombente. Ti
sei risvegliato solo al mattino nella periferia industriale di Kutaisi,
quando i primi tram macilenti avevano ripreso a sferragliare per ( le)
strade disastrate Ma
al di là di Kutaisi, oltre la fatiscenza rugginosa e lo sfascio
svetrato degli impianti in disuso, dietro mura e cancelli popolati solo
dall' infoltirsi della sodaglia, la natura smagliava ogni Moloch o
Leviathan, i corsi e ricorsi serpentinanti dei fiumicelli Rikotula, e
Dzirula, tornavano a inverdire i boscosi pendii circostanti, i
fondovalli disseminati di villette di legno con le loro fiorite verande. Poi,
al passaggio nel Kartli sarebbe finito l'idillio montano, antichi
castelli frammisti alle fabbriche si sarebbero alternati nelle valli, su
in alto sarebbe apparsa l'antica pieve di Djvari, mentre scorreva via
Mtsketa con la sua cattedrale, eravamo oramai alla periferia di Tbilisi,
una autentica metropoli caucasica, di grandi viali alberati che davano
accesso al lungofiume, una grandezza appena intraveduta e già
immiserita nello sporco grigiore della stazione di Ortochala. Da
Hopa erano stati miei compagni di viaggio due giovani e cari amici
inglesi, essi erano appassionati di archeologia e linguistica caucasica,
e a loro, che avevano chi li attendeva, mi era ora difficile celare
l'ansia, nell' affrontare con così poche referenze la realtà di
Tiblisi. Ma
poteva sopraggiungere soccorso più provvidenziale di quello del
direttore della stazione di Ortochala, di suo fratello Bano cui mi
faceva da tramite? Come anche la figlia al telefono, Bano poteva
addirittura parlarmi in Italiano, lo
aveva insegnato finanche all' ambasciatore di Georgia in Italia Quand'è
sopraggiunto, nell' eleganza rinfrescata della sua senilità aitante,
Bano mi ha fatto pur anche da guida di Tiblisi, me ne ha illustrato le
origini storiche e leggendarie, una volta che siamo giunti al punto ove
il fiume più restringe, sorge in alto sul dirupo costiero la chiesa di
Metekhi, e Tiblisi sfolgorava nel sole come una Roma del Caucaso.
Mi
magnificava la grandezza della città, i legami delle genti e delle
dinastie caucasiche con l'antica Roma ai tempi di Antonino Pio,
l'amicizia tra la Georgia e l'Italia sancita nel 1713
dalla redazione del primo dizionario georgiano- italiano, di cui
egli già si era fatto più volte in Italia promotore, nelle vesti
dismesse di plenipotenziario culturale del regime sovietico, senza che
per questo suo passato, e per la sua dignità ufficiale, mi tacesse l'
incattivimento brutale dei Georgiani, il disinteresse per il bene comune
ed ogni logica economica, che proprio il socialismo aveva sedimentato. Mi
ha ripetuto più volte l'esempio della fabbrica di capelli che seguitava
a produrre milioni di cappelli, anche se non ne aveva mai venduto
neanche uno. Le
cose potevano così funzionare? Nella
sua vitalità religiosa e sensuale ha voluto che salissimo alla chiesa
di Metekhi per il pendio più arduo, perché anche a quell' interiorità
spirituale, come a una donna, occorreva pervenire e farla propria con
tutte le proprie forze. Era
troppo ciò che così mi era da lui concesso perché non temessi, perché
miseramente non mi affannassi a porre un termine alla generosità di
Bano e a quanto mi elargiva. L’incubo
si è riaddensato quando siamo calati nelle profondità enormi del
metro, non v’era figura che vi discendesse aggrappata alle scale
mentre noi risalivamo, nel cui sguardo non intravedessi lo sconcerto se
mi fissava, come se mi si tacesse, senza poterlo dire, la condanna che
mi seguitava nell'uomo che mi era al fianco. Invece,
come ne siamo usciti nella centrale Kostavas Kucha,
egli non mi ha chiesto che di potere fare una fotocopia della
guida che avevo appresso, la prima della Georgia che sia stata redatta o
tradotta in italiano. Ricusando
la mia offerta, insistendo per farla a proprie spese.
25
luglio Mtsketa
Samstavro
in Mtsketa A
una prima arcata, ribassata,ne succede una seconda più alta della prima
pure del doppio, che coinvolge nel suo slancio anche le due navate
laterali. Su
di essa si imposta la cupola con l'irradiazione di finestre nel tamburo. Un'abside
conclude la sola navata principale, e ad essa immette il ritmo
ondulatorio d'una serie d'arcate d'accesso sempre più ribassate.
La
cattedrale di Mtsketa UN
endonartece a tre navatelle rilevate dai salienti, è preceduto dai due
salienti di un atrio d'accesso, e precede a sua volta i salienti delle
navate della Chiesa. Da
tali rampe, dopo due campate serrate, si sovraergono ai lati i salienti
trasversali delle facciate laterali,cui corrisponde all' interno la
verticalità vertiginosa dello slancio ascensionale delle arcate della
navata trasversale, della cupola culminante entro la cuspide su un
leggiadro tiburio. All'esterno,
delle arcate profonde, sotto
i più elevati salienti, assecondano la fuga interna delle campate, ma
è un'eccezione nella restante massa muraria, che si compatta, senza
tensione o sforzo, in una solidità volumetrica di una matericità
pittorica ch’è variegata di
ocra e di verde.
E'
tale unità che assicura il massimo risalto al paramento sacro della
ornamentazione, tanto più lineare e semplice nelle costolature, e nelle
arcate cieche, quanto più è emozionante la preziosità della sua
finezza compositiva, nelle bande di lamine foliari inflesse, od
estroflesse, che fanno splendida la facciata principale, o la ripresa nell' abside di elementi fito o zoomorfi, degli
emblemi taurini della fertilità , o di rigogli di racemi d'uva che
germinano flabelli di penne
oculari, emananti anche negli spicchi superiori delle incisioni
triangolari fra cui è compresa la cordonatura dell' abside. All'
interno, mentre la navata centrale culmina nel catino absidale del
Pantokrator, le navate laterali sono tamponate da un muro che fa da
diaframma, rispetto ai due vani laterali,- diaconicon e prothesis, con
le loro absidiole. ------------------- Descrizione
redatta il 27 luglio, nuovamente di ritorno a Mtsketa. La
magnificenza sacrale delle profondità altissime degli interni. La
facciata posteriore, la più splendida,, in cui sono secrete l'abside e
le sacrestie, è ritmata dai
fasci dei profili di due estreme arcate cieche e di due strombature
interne, più elevate e serrate, da cui si sopraeleva la fascicolatura
curva ,a colonnine, di un prezioso castone centrale,in cui alla sommità
di un fusto di sostegno da cui germinano penduli tralci, si dispiegano a
ventaglio dodici penne di pavone con i loro ocelli. Vi
soggiace un nastro di trame foliari, a separazione ed incorniciatura del
paramento sottostante di fasce alterne, ocra e rubescenti, che bordano
la finestra del catino dell' abside. Agli angoli inferiori di tali
margini due angeli scolpiti discendono a soccorso, si situa l'imposta di
due teste taurine, tra le quali rileva la pietra busti di santi. Nella
sommità a cuspide dell' abside, la cordonatura del flabello di penne di
pavone poi è sovrastata da
quella duplice, smagliante, che racchiude tre finestrelle paramentate a
loro volte da incorniciature. E’
duplice tale cordonatura, come duplice ne è la sottolineatura/
modanatura di supporto, intermediata da due spirali o girali orbitanti,
Alla sinistra dell' intera bordatura stanno un'aquila e un leone
scolpiti, alla sua sommità la croce, sotto i profili intorti e a
viluppi intrecciati delle profilature delle gronde. E'
tale la finezza delle cordonature di strombi e di arcate,che i capitelli
delle colonnine sono a forma di dadi scudettati,, sopra pomellini con
raccordi anulari.
26
luglio 2001, Djvari Come
alla stessa ora di ieri, mi ritrovo alla autostazione di Didube nell'
attesa snervata e trasudante che finalmente partè a l'autobus per la
deviazione che porta a Djvari. Oramai,
per presto che parta, sotto il sole cocente dell'ora più rovente del
giorno, dovrò salire fin su la sommità collinare dove sorge la chiesa. Intanto
nell' autobus è un viavai continuo di venditori ambulanti, tra i
passeggeri che sarebbero al limite dello sfinimento,non fosse per una
sopportazione che in Georgia è un doveroso costume abituale. ............................... Nemmeno
l'avere trovata chiusa la chiesa di Djvari, può tramutare in una
delusione l'esserci giunto, lungo tornanti ora assolati tra le stoppie e
i pascoli, ora adombrati da profonde pinete, con una breve sosta in una
loro radura per pasteggiare achapuri ed acqua. Pazienza,
ne desumerò dall' esterno l'articolazione degli spazi interni nella sua
primitività complessa,( di quadriconco con nicchie e camere angolari,
secondo la tipologia delle chiese armene di Avan e di Santa Hripsimé,
in particolare,). E'magnifica
la
confluenza sottostante dell' Aragvi nello Mktvari,
nel punto
stesso in cui di fronte sta Mtsketa, la sua cattedrale fra le cinta di
mura, più defilata la chiesa di Samtavro. Tra
i pendii antistanti, che nei loro declivi ne assecondano le anse a
fondovalle, lo Mtkavari si snoda verdeazzurro
sotto i ponti che ne sono ricolmi, in attesa che l'Aragvi gli
rechi in dono, dalla destra, il suo corso più incerto fra il greto
emergente, del cui apporto si fa sulla sinistra più fluente e più
ampio, E
di sotto il nastro d'asfalto e le auto di passaggio, nel ventre del
monte l'imboccatura della galleria ferroviaria, da cui ora escono ed
entrano treni. La
chiesa veniva aperta, ed io potevo rilevarne all' interno la tipologia
quadriconca con vani angolari, passando di sacrestia in sacrestia,
disegnando le nicchie d'angolo che ad esse preludevano.
Poi
il passaggio che mi veniva offerto in macchina sulla via per Mtsketa,
anziché appagarmi propiziava l'eccesso rovinoso di una mia lotta
sfiancante contro il tempo, per rivedere la cattedrale di Mtsketa e
visitare le vicine rovine di Armazistsikhe, in cui vivevano i
Pitiakhshebi nel i secolo a.C.. Dal
punto in cui scendevo dall' automobile, ad un restaurant, percorrevo
l'intero fondovalle che
avevo visto dall' alto, dalla chiusa fino ove curvano i monti alla
confluenza dei fiumi, risalivo il corso dello Mktvari fino all' ultimo
suo ponte, alla cui altezza soltanto, traendo fiato, riguardavo meglio
la carta e mi accorgevo che Armazistsikhe non era situata tra il ponte
stesso e la cattedrale, ma due chilometri più a monte , sempre che non
si trattasse invece di due
miglia, nella traduzione sbagliata in italiano della distanza che ancora
intercorreva... Due
chilometri, o due miglia che fossero, di un tragitto divenuto
interminabile alla mia stanchezza, lungo il quale non trovavo che delle
discariche, che uomini che si bagnavano al fiume e che mi ragguagliavano
che non avrei trovato niente, anche oltre i cancelli che credevo che
avviassero alle rovine/ ai resti di Armazistsikhe. Con
la sera calante prevaleva allora soltanto la ragionevolezza di
arrendermi, di fare ritorno sui miei passi stremati, con il conforto o
lenimento, almeno, di trovare ancora dopo le venti una marshrutka per
Tiblisi. 26
luglio, sul giorno avanti Ieri
sera, al rientro da Mtsketa, che gioia ritrovare dietro i vetri di un
ristorante in Rustaveli Gamziri i visi e la simpatia amichevole dei due
ragazzi inglesi con i quali in pullman sono arrivato a Tiblisi,
scambiarci le prime emozioni ed esperienze del nostro viaggio in
Georgia. Come
me l’ero cavata? Mi aveva recato aiuto quel signore il cui fratello
parlava l’italiano? Non
alloggiavamo distanti, sia io che loro nelle vicinanze di Melekshvili
Kucha, dove è il quartiere in salita di Vera. Anche
loro erano stati a Mtsketa, ma i due giovani in giornata si erano recati
a Gori, a vedervi il Museo
di Stalin. Ma
la sua personalità non aveva gran che convinto, chi dei due era il mio
più diretto interlocutore. Né
loro né io avevamo visto Djvari, loro rinunciandovi, io riservandomi ad
oggi la fatica di salirci, sette chilometri a piedi all’andata e al
ritorno. Ma
una domanda che il mio interlocutore mi ha posto, mi ha messo in non
poca difficoltà: qual era la differenza tra l’arte armena e quella
georgiana? Del
resto, recava così pochi lumi in materia anche il Khrautheimer, anche
tra gli studiosi specialisti le idee erano talmente confuse…. Comunque
di una cosa eravamo assolutamente certi: che niente di più bello
avevamo visto in Georgia, della cattedrale di Mtsketa. Non
ho certo detto loro, in tale elevazione reciproca spirituale,
come la sua fascinazione non mi aveva impedito di differirne
l’approccio per divorarmi un intero vaso di yogurt, e sporcarmene
tutto, seguitando a interessarmi piuttosto delle vicissitudini di un
montone che vi era stato trascinato da dei visitatori devoti che
l’avevano ritrovato lungo il tragitto, che
per un’insolazione non era nemmeno più capace di reggersi sulle
zampe; al che il custode l’ha rinchiuso, o perdirla più precisamente,
spedito con un calcio nel culo, che ne ha vinto la stordita
ritrosia, fin dentro il più intimo recesso di uno stanzino scuro
della sua dimora in legno. E
che grande città era Tbilisi, divertendoci
nel ricordare gli aspetti dei mercati intorno alle stazioni, così
animati da sembrare suk orientali. Non
fossi stato così preso dalle difficoltà di rintracciare la Marshrutka
per Mtsketa, che emozione in cui perdermici, sentirvi “If you wish
here” dei Pink Floyd, sovrastarne il clamore nelle sue risonanze
lisergiche… L’
indomani, Ci
siamo lasciati immancabilmente ripromettendoci di scriverci, al ritorno
in Italia ed in Inghilterra, e la loro cara sagoma si è allontanata
nella folla, fluttuandovi ondeggiante finché non li ho persi di lì a
poco di vista, benché fossimo diretti nella stessa direzione. 28
luglio Gelati Intorno
alle rovine della cattedrale di Bagrati, stamane sono sparsi dei reparti
militari, in un viavai di attività di addestramento, di lavori con
bulldozer e ruspe, tra i pellegrini e i visitatori che osservano. Ciò
che più è singolare, della cattedrale di Bagrati,è che è un luogo di
culto ortodosso in cui si officiano i riti a cielo aperto, e la
devozione si segna di fronte a delle candele che si consumano nel vento. Ripetendo
il segno di croce ogni volta che la campana suona a martello. La
cattedrale è triconca, a tre navate e con tre esonarteci, uno ad ogni
ingresso. Le
absidi vi sono incapsulate nella muratura e si incurvano Una
componente dei militari inizia intanto a raggrupparsi in plotoni e a
marciare, gli altri si radunano in un prato in ordine sparso,
intrattenendosi con chi vi è già convenuto. Pur
nella sua rovina rimaneggiata, la cattedrale di Bagrati esprime una
solenne grandiosità interiore, ma l'ornamentazione esterna non presenta
né la pittoricità muraria né la preziosità di orditi di quella di
Mtsketa, e solo nella bellezza dei capitelli scolpiti nelle forme di
tralci di viti, di teste animali( -di aquile e arieti-), recupera sulla
grevità dello slancio iniziale delle colonne.
I
militi che avevo visto marciare li ritroverò schierati dinnanzi all'
ingresso nella cattedrale, vi stanno disposti su due ali tra le cui file
sono state raccolte le armi, in più fasci, che un pope sta benedicendo. Segue
un giuramento, l'inno di una fanfara. Preferisco
andarmene, lungo la discesa per un sentiero sassoso in cui galli e
galline, chiocce e pulcini, vanno liberi a spasso per i rivoli d'acqua
che lo percorrono, delle vacche brucano la radura del selciato.
Kutaisi,
ore 15,36 del 28 luglio Stavo
oramai iniziando a trascrivere il countdown dell' attesa snervante che
la marshrutka partisse, dopo quanto l'avevo attesa, dopo che per un'
altra ora, ancora, avevo dovuto aspettare che si raccogliessero tutti i
passeggeri che poteva trasportare, quando finalmente l'autista l’ ha
avviata verso Gelati. Come
tra le fronde è integralmente apparso, il monastero si è offerto alla
vista nella continuità, nel tempo, della sua semplicità e unità
monumentale, scevro di ogni diversivo ornamentale, mentre
l'interno della chiesa principale mi ha accolto con una luminosità Anche gli affreschi erano di una fredda chiaria, altrettanto stilizzata quanto esente di intensità espressiva, non apparivano atti che a sollecitare un’adesione liturgica pisteumatica (ispirata dalla sola fede).
Gli
apostoli mentre ricevono l’Eucarestia, XVI secolo
Le
immagini degli affreschi di Gelati sono gentilmente tratte da http://www.parliament.ge/CULTURE/ART/MURAL/GELATI/gelati.html Ma
com'era mirabile il mosaico del catino dell' abside, che fulgore radiava
dalla profondità penetrante del visino del Bambino Gesù, entro la
maternità protettiva, lineata d'oro, dell' ammanto cobalto della Madre
Maria, tra gli angeli Michele e Gabriele. Dei
due angeli questi era più scialbato e più vivido di luce nel suo
annuncio augurale, una trapuntatura di pietre preziose risplendeva e
sfavillava gemmea, fulgente, turchese, rubescente, sull' ammanto e la
delicatezza rosacea del revers delle sue auree piume ( che incanto,
nella espressività pensosa della sua solennità ieratica, per vero che
sia che la lineatura del profilo anche in lui, come nelle altre figure,
limitava la gradazione chiaroscurale dell' incarnato dei volti, ora
troppo addensantesi, ora troppo vagamente schiarentesi nel viso della
Vergine Maria, più uniformemente inespressivo nel sembiante dell' altro
arcangelo). In
un'esonartece, in cui vagolo solitario, c'è una bottiglia di vino su un
ripiano, è una tentazione troppo invitante, nell' assenza di ogni altra
persona, per resistere alla tentazione di versare nel tappo della
borraccia il mio primo goccetto di vino georgiano. Ma
vi ritrovo una mosca che vi è morta ubriaca fradicia, ed il tutto
finisce nella disinfezione del tappo. Quando
esco dall' ensemble di Gelati, due maialini stanno scorrazzando e
cibandosi lungo i pendii. Vi
si inerpicano, vi zoccolettano, finché non preferiscono l'ombra di un
muricciuolo, e cercarvi riposo e ristoro. Mi
sono così cari che dopo averli tranquillizzati con il tono della mia
voce, accanto a loro attendo una marshrukta e
vorrei che quanto è più possibile tardasse a venire. E
parlo, parlo ai due maiali, che un poco si volgono, un poco si
appisolano. "
L'importante è non conoscere il proprio futuro, dico a loro commosso,
mentre vedo già le loro teste appese a qualche gancio, spaccate a
m”età dal taglio. "
Ma che ne so, se il futuro riserva a me o a voi più prossima la fine?
Come potrei io stesso finire..." Ed
indico a loro la via dei monti, come se potessero capire che per loro vi
è aperta la via di un'impossibile fuga. "
Cari, ma voi che non potete capirmi, resterete sempre in me, sempre,
sempre, sempre...". Eh,
purtroppo per loro, ( Sulla
marshrukta, insieme con un anziano della zona che lavora in Gelati,
rientrano in Kutaisi una pellegrina e due anziane mendicanti di
professione. Lungo
la sconnessione stradale sarà una successione continua di magnifiche
mucche e di maiali e galline allo stato brado. In
Kutaisi, prima che un ristorante, cerco se in Gaponova Kucha vi siano
ancora i micini neonati che stamattina vi stavano in abbandono e in
offerta lungo la strada, raccolti dentro una scatola. Invano
avevo cercato per essi un poco di latte in qualche drogheria. Non
li ritrovo,e spero che la carità di qualcuno li abbia raccolti. Nè
trovo alcuno a rispondermi, quando seguitando lungo Gaponova kucha,
verso Julia Kalbatoni che mi ospita, suono al campanello del centro
della CHiesa cattolica della Georgia occidentale. Invece
sono numerosi gli ebrei convenuti alla successiva sinagoga, oggi che è
sabbath. Avrò
dimenticato guida e dizionario, quando uscirò di casa, dalla signora
Julia, per andare all' Europe restaurant. Non
mi resta che affidarmi ai piatti di sole verdure, che più che
consigliarmi, mi prescrive la ragazza che è all' ingresso del bar
chiassoso che fa tutt'uno con il ristorante, la sola che vi sappia
parlare in Inglese. Mi
è simpatica , come io non risulto esserle affatto. "
Why no meat?-protesta spazientita, a nome degli interessi per i quali
sta lavorando. Glielo
dico quando sarò meno spazientito e contrariato con me stesso, per
essermi dimenticato dizionario e guida pertinente la prima volta che in
Georgia vado a un ristorante vero e proprio, restando privo della
nomenclatura stessa dei principali piatti del paese, delle indicazioni
sui loro ingredienti. "
Why no meat? I like the meat, but I like more the animals". Ma
sono buonissimi i peperoni ripieni di riso e di un trito di carote e
prezzemolo, sono carissimi, quanto scottano, i funghi in acqua e sale di
cottura, che mi vengono imbanditi in una terrina di coccio. Ecco perché
la giovine insisteva tanto che provassi il loro mzhavi che ignoravo che
fosse… Eh,
ella ha svolto benissimo il compito che le ha demandato di assumere la
mia stolidità. Una
cifra esorbitante, il conto, per il tenore di vita della gente comune
georgiana, pressoché si una mezza mensilità. E'
quasi mezzanotte, quando esco ha già chiuso il pub assordante, e quella
ragazza non la ritroverò che in sogno. Ma
che importa per la mia felicità quanto ho pagato, che in Kutaisi, nella
casa della signora Julia, rientri senza più luce ed acqua nel buio
notturno. 30
luglio Tra
l’uno e l’altro dei loro clamorosi scoppi di ilarità, agli
archeologi di Vani, su di giri per il supra di cui anch’io ero alticcio,
inebriato nella mia felicità in disparte,
ho dimenticato di chiedere la cosa più importante, riguardo agli
splendidi gioielli aurei degli antichi abitatori di Vani: ne era
achemenide la provenienza, o il solo Know how stilistico, il modello
esemplare? Quale era il " made in..." della lavorazione? Tra
un brindisi e l'altro di pura vodka, avevano escluso ogni connessione
dell’ oro della Colchide con l'oro degli Sciti. Era da escludersi,
avevano asserito unanimi, per la primitivtà nomadica di quei barbari
delle steppe russe. Non
vi era forse, nei manufatti lavorati o importati nella città del re
Eeta, la comune ispirazione di un'arte animalistica? Che
meraviglia, un collier esposto di tartarughe d'oro... Era
via il loro professore decano, mi venivano dicendo, e intanto essi
bevevano, e se bevevano, a
un brindisi o a una facezia che scatenava l' ilarità generale, dopo una
fresca zuppa di yogurt,aglio e cetrioli, tra una razione e l'altra di
badrigiani. L'ultimo
brindisi è stato per me, A
nuove, più intense relazioni tra Georgia e Italia. Che
ho ricambiato con l'auspicio "as visitor" di non essere più
in Vani solo un " pioneer". Il
prete cattolico di Kutaisi Ho
dovuto suonare più e più volte, sebbene
mi avesse appena dato appuntamento, perché finalmente il prete
mi aprisse. Ero
pazzo, ero veramente pazzo, ad essermi avventurato in Georgia da solo... La
Georgia, il meridione del comunismo sovietico. Avevo
presente la Sicilia? Stessi
in guardia,i più non avrebbero pensato che a fregarmi... Non
avevo visto che cosa avveniva ogni volta che un conducente avvicinava un
poliziotto? Stessi
più attento, ed avrei notato che allungava una mazzetta. E'
spaventosa la situazione interna. La
Georgia ha cinque milioni di abitanti e mezzo milione di profughi. I
poliziotti sono 120.000,come in Italia, dove la popolazione è dieci
volte superiore. Mi
dicevano niente queste cifre? L'Armenia
è ancora più misera, un pezzo arido di rocce. Dovrebbero
popolarla 2 milioni e mezzo di persone, invece ve ne sono poco più di
un milione e mezzo. Gli
altri altrove, a cercare lavoro. Sì,
la chiarità interiore delle chiese georgiane, che sin dalla soglia
siano irradiate dall’ Epifania di Cristo, significavano come dicevo
bene, che la Chiesa ortodossa vive e annuncia già la trascendenza della
sua Resurrezione.
E'
accaduto in Kazbegi
Arte
armena L'arte
armena si è fatta un'espressione del divino in un'astrazione
pietrificata refrattaria alla luce del tempo.
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