In Georgia

Estate 2001

 

 

L'arrivo in Georgia

 

 

Bano

 

Di che mi lamentavo? La mia immaginatività non aspirava forse  a fare ingresso in un Paese succube di un incubo interminabile quanto la sua stessa fine?

Vi ci si addentrava in effetti per la strettoia di un solo cancello, uno alla volta,  poi erano ore e ore di controlli sfinenti, prima di potersi avviare di notte in un oscuramento universale, tra case che sfilavano larvali nel sonno incombente.

Ti sei risvegliato solo al mattino nella periferia industriale di Kutaisi, quando i primi tram macilenti avevano ripreso a sferragliare per ( le) strade disastrate scrostate, lungo le quali si succedevano blocchi su blocchi di  condomini slabbrati l’uno uguale all' altro, entro l' opprimente squallore della cui incuria riprendeva la vita nel primo albore.

Ma al di là di Kutaisi, oltre la fatiscenza rugginosa e lo sfascio svetrato degli impianti in disuso, dietro mura e cancelli popolati solo dall' infoltirsi della sodaglia, la natura smagliava ogni Moloch o Leviathan, i corsi e ricorsi serpentinanti dei fiumicelli Rikotula, e Dzirula, tornavano a inverdire i boscosi pendii circostanti, i fondovalli disseminati di villette di legno con le loro fiorite verande.

Poi, al passaggio nel Kartli sarebbe finito l'idillio montano, antichi castelli frammisti alle fabbriche si sarebbero alternati nelle valli, su in alto sarebbe apparsa l'antica pieve di Djvari, mentre scorreva via Mtsketa con la sua cattedrale, eravamo oramai alla periferia di Tbilisi, una autentica metropoli caucasica, di grandi viali alberati che davano accesso al lungofiume, una grandezza appena intraveduta e già immiserita nello sporco grigiore della stazione di Ortochala.

Da Hopa erano stati miei compagni di viaggio due giovani e cari amici inglesi, essi erano appassionati di archeologia e linguistica caucasica, e a loro, che avevano chi li attendeva, mi era ora difficile celare l'ansia, nell' affrontare con così poche referenze la realtà di Tiblisi.

Ma poteva sopraggiungere soccorso più provvidenziale di quello del direttore della stazione di Ortochala, di suo fratello Bano cui mi faceva da tramite? Come anche la figlia al telefono, Bano poteva addirittura parlarmi in Italiano,  lo aveva insegnato finanche all' ambasciatore di Georgia in Italia

Quand'è sopraggiunto, nell' eleganza rinfrescata della sua senilità aitante, Bano mi ha fatto pur anche da guida di Tiblisi, me ne ha illustrato le origini storiche e leggendarie, una volta che siamo giunti al punto ove il fiume più restringe, sorge in alto sul dirupo costiero la chiesa di Metekhi, e Tiblisi sfolgorava nel sole come una Roma del Caucaso.

 

 

Immagini di repertorio di Tbilisi

 

Mi magnificava la grandezza della città, i legami delle genti e delle dinastie caucasiche con l'antica Roma ai tempi di Antonino Pio, l'amicizia tra la Georgia e l'Italia sancita nel 1713  dalla redazione del primo dizionario georgiano- italiano, di cui egli già si era fatto più volte in Italia promotore, nelle vesti dismesse di plenipotenziario culturale del regime sovietico, senza che per questo suo passato, e per la sua dignità ufficiale, mi tacesse l' incattivimento brutale dei Georgiani, il disinteresse per il bene comune ed ogni logica economica, che proprio il socialismo aveva sedimentato.

Come già il regime sovietico centrale, dopo la sua fine anche gli aiuti economici internazionali erano stati parassitati, Ecco , il termine italiano " menefreghismo" era la parola giusta.

Mi ha ripetuto più volte l'esempio della fabbrica di capelli che seguitava a produrre milioni di cappelli, anche se non ne aveva mai venduto neanche uno.

Le cose potevano così funzionare?

Nella sua vitalità religiosa e sensuale ha voluto che salissimo alla chiesa di Metekhi per il pendio più arduo, perché anche a quell' interiorità spirituale, come a una donna, occorreva pervenire e farla propria con tutte le proprie forze.

Era troppo ciò che così mi era da lui concesso perché non temessi, perché miseramente non mi affannassi a porre un termine alla generosità di Bano e a quanto mi elargiva.

L’incubo si è riaddensato quando siamo calati nelle profondità enormi del metro, non v’era figura che vi discendesse aggrappata alle scale mentre noi risalivamo, nel cui sguardo non intravedessi lo sconcerto se mi fissava, come se mi si tacesse, senza poterlo dire, la condanna che mi seguitava nell'uomo che mi era al fianco.

Invece, come ne siamo usciti nella centrale Kostavas Kucha,  egli non mi ha chiesto che di potere fare una fotocopia della guida che avevo appresso, la prima della Georgia che sia stata redatta o tradotta in italiano.

Ricusando la mia offerta, insistendo per farla a proprie spese.

                     

Tbilisi, chiesa di Sioni

 

 

25 luglio Mtsketa

 

Galline, in prossimità di Mtsketa

 

 

 

Samstavro in Mtsketa

 

 

A una prima arcata, ribassata,ne succede una seconda più alta della prima pure del doppio, che coinvolge nel suo slancio anche le due navate laterali.

Su di essa si imposta la cupola con l'irradiazione di finestre nel tamburo.

Un'abside conclude la sola navata principale, e ad essa immette il ritmo ondulatorio d'una serie d'arcate d'accesso sempre più ribassate. 

 

 

Chiesa di Samtavro in Mtsketa

 

 

 

La cattedrale di Mtsketa

 

UN endonartece a tre navatelle rilevate dai salienti, è preceduto dai due salienti di un atrio d'accesso, e precede a sua volta i salienti delle navate della Chiesa.

Da tali rampe, dopo due campate serrate, si sovraergono ai lati i salienti trasversali delle facciate laterali,cui corrisponde all' interno la verticalità vertiginosa dello slancio ascensionale delle arcate della navata trasversale, della cupola culminante entro la cuspide su un leggiadro tiburio.

All'esterno, delle arcate profonde,  sotto i più elevati salienti, assecondano la fuga interna delle campate, ma è un'eccezione nella restante massa muraria, che si compatta, senza tensione o sforzo, in una solidità volumetrica di una matericità pittorica ch’è variegata  di ocra e di verde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un endonartece a tre navatelle rilevate dai salienti, è preceduto dai due salienti di un atrio d'accesso, e precede a sua volta i salienti delle navate della Chiesa.

Da tali rampe, dopo due campate serrate, si sovraergono ai lati i salienti trasversali delle facciate laterali,cui corrisponde all' interno la verticalità vertiginosa dello slancio ascensionale delle arcate della navata trasversale, della cupola culminante entro la cuspide su uno snello tiburio All'esterno, delle arcate profonde,  sotto i più elevati salienti, assecondano la fuga interna delle campate, ma è un'eccezione nella restante massa muraria, che si compatta, senza tensione o sforzo, in una solidità volumetrica di una matericità pittorica ch’è variegata  di ocra e di verde.

 

 

 

Mtsketa, abside e lato settentrionale della cattedrale

Mtsketa, cattedrale lato Nord

 

 

E' tale unità che assicura il massimo risalto al paramento sacro della ornamentazione, tanto più lineare e semplice nelle costolature, e nelle arcate cieche, quanto più è emozionante la preziosità della sua finezza compositiva, nelle bande di lamine foliari inflesse, od estroflesse, che fanno splendida la facciata principale,

 o la ripresa nell' abside di elementi fito o zoomorfi, degli emblemi taurini della fertilità , o di rigogli di racemi d'uva che germinano  flabelli di penne oculari, emananti anche negli spicchi superiori delle incisioni triangolari fra cui è compresa la cordonatura dell' abside.

All' interno, mentre la navata centrale culmina nel catino absidale del Pantokrator, le navate laterali sono tamponate da un muro che fa da diaframma, rispetto ai due vani laterali,- diaconicon e prothesis, con le loro absidiole.

 

 

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Descrizione redatta il 27 luglio, nuovamente di ritorno a Mtsketa.

 

 

La magnificenza sacrale delle profondità altissime degli interni.

La facciata posteriore, la più splendida,, in cui sono secrete l'abside e le sacrestie, è ritmata  dai fasci dei profili di due estreme arcate cieche e di due strombature interne, più elevate e serrate, da cui si sopraeleva la fascicolatura curva ,a colonnine, di un prezioso castone centrale,in cui alla sommità di un fusto di sostegno da cui germinano penduli tralci, si dispiegano a ventaglio dodici penne di pavone con i loro ocelli.

Vi soggiace un nastro di trame foliari, a separazione ed incorniciatura del paramento sottostante di fasce alterne, ocra e rubescenti, che bordano la finestra del catino dell' abside. Agli angoli inferiori di tali margini due angeli scolpiti discendono a soccorso, si situa l'imposta di due teste taurine, tra le quali rileva la pietra busti di santi.

Nella sommità a cuspide dell' abside, la cordonatura del flabello di penne di pavone poi è  sovrastata da quella duplice, smagliante, che racchiude tre finestrelle paramentate a loro volte da incorniciature.

E’ duplice tale cordonatura, come duplice ne è la sottolineatura/ modanatura di supporto, intermediata da due spirali o girali orbitanti, Alla sinistra dell' intera bordatura stanno un'aquila e un leone scolpiti, alla sua sommità la croce, sotto i profili intorti e a viluppi intrecciati delle profilature delle gronde.

 

E' tale la finezza delle cordonature di strombi e di arcate,che i capitelli delle colonnine sono a forma di dadi scudettati,, sopra pomellini con raccordi anulari.        

Abside della cattedrale di Mtsketa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La magnificenza sacrale delle profondità altissime degli interni.

 

La facciata posteriore, la più splendida,, in cui sono secrete l'abside e le sacrestie, è ritmata  dai fasci dei profili di due estreme arcate cieche e di due strombature interne, più elevate e serrate, da cui si sopraeleva la fascicolatura curva, a colonnine, di un prezioso castone centrale,in cui alla sommità di un fusto di sostegno da cui germinano penduli tralci, si dispiegano a ventaglio dodici penne di pavone con i loro ocelli.

Vi soggiace un nastro di trame foliari, a separazione ed incorniciatura del paramento sottostante di fasce alterne, ocra e rubescenti, che bordano la finestra del catino dell' abside. Agli angoli inferiori di tali margini due angeli scolpiti discendono a soccorso, si situa l'imposta di due teste taurine, tra le quali rileva la pietra busti di santi.

Nella sommità a cuspide dell' abside, la cordonatura del flabello di penne di pavone poi è  sovrastata da quella duplice, smagliante, che racchiude tre finestrelle paramentate a loro volte da incorniciature.

E’ duplice tale cordonatura, come duplice ne è la sottolineatura/ modanatura di supporto, intermediata da due spirali o girali orbitanti, Alla sinistra dell' intera bordatura stanno un'aquila e un leone scolpiti, alla sua sommità la croce, sotto i profili intorti e a viluppi intrecciati delle profilature delle gronde.

 

E' tale la finezza delle cordonature di strombi e di arcate,che i capitelli delle colonnine sono a forma di dadi scudettati,, sopra pomellini con raccordi anulari.        

 

 

 

26 luglio 2001, Djvari

 

Come alla stessa ora di ieri, mi ritrovo alla autostazione di Didube nell' attesa snervata e trasudante che finalmente partè a l'autobus per la deviazione che porta a Djvari.

Oramai, per presto che parta, sotto il sole cocente dell'ora più rovente del giorno, dovrò salire fin su la sommità collinare dove sorge la chiesa.

Intanto nell' autobus è un viavai continuo di venditori ambulanti, tra i passeggeri che sarebbero al limite dello sfinimento,non fosse per una sopportazione che in Georgia è un doveroso costume abituale.

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Nemmeno l'avere trovata chiusa la chiesa di Djvari, può tramutare in una delusione l'esserci giunto, lungo tornanti ora assolati tra le stoppie e i pascoli, ora adombrati da profonde pinete, con una breve sosta in una loro radura per pasteggiare achapuri ed acqua.

Pazienza, ne desumerò dall' esterno l'articolazione degli spazi interni nella sua primitività complessa,( di quadriconco con nicchie e camere angolari, secondo la tipologia delle chiese armene di Avan e di Santa Hripsimé, in particolare,).

E'magnifica la confluenza sottostante dell' Aragvi nello Mktvari, nel punto stesso in cui di fronte sta Mtsketa, la sua cattedrale fra le cinta di mura, più defilata la chiesa di Samtavro.

 

Tra i pendii antistanti, che nei loro declivi ne assecondano le anse a fondovalle, lo Mtkavari si snoda verdeazzurro  sotto i ponti che ne sono ricolmi, in attesa che l'Aragvi gli rechi in dono, dalla destra, il suo corso più incerto fra il greto emergente, del cui apporto si fa sulla sinistra più fluente e più ampio, all'amplesso, di un verde la cui chiaria si addensa del riflesso dei pendii montani, prima che una chiusa già ne trattenga il fluire, ove il suo corso si restringe tra i monti e la valle.

E di sotto il nastro d'asfalto e le auto di passaggio, nel ventre del monte l'imboccatura della galleria ferroviaria, da cui ora escono ed entrano treni.

 

 

 

 

 

La chiesa veniva aperta, ed io potevo rilevarne all' interno la tipologia quadriconca con vani angolari, passando di sacrestia in sacrestia, disegnando le nicchie d'angolo che ad esse preludevano.

 

Divari, portale d’accesso meridionale

Divari, Abside

 

Poi il passaggio che mi veniva offerto in macchina sulla via per Mtsketa, anziché appagarmi propiziava l'eccesso rovinoso di una mia lotta sfiancante contro il tempo, per rivedere la cattedrale di Mtsketa e visitare le vicine rovine di Armazistsikhe, in cui vivevano i Pitiakhshebi nel i secolo a.C..

Dal punto in cui scendevo dall' automobile, ad un restaurant, percorrevo l'intero fondovalle  che avevo visto dall' alto, dalla chiusa fino ove curvano i monti alla confluenza dei fiumi, risalivo il corso dello Mktvari fino all' ultimo suo ponte, alla cui altezza soltanto, traendo fiato, riguardavo meglio la carta e mi accorgevo che Armazistsikhe non era situata tra il ponte stesso e la cattedrale, ma due chilometri più a monte , sempre che non si trattasse invece di  due miglia, nella traduzione sbagliata in italiano della distanza che ancora intercorreva...

Due chilometri, o due miglia che fossero, di un tragitto divenuto interminabile alla mia stanchezza, lungo il quale non trovavo che delle discariche, che uomini che si bagnavano al fiume e che mi ragguagliavano che non avrei trovato niente, anche oltre i cancelli che credevo che avviassero alle rovine/ ai resti di Armazistsikhe.

Con la sera calante prevaleva allora soltanto la ragionevolezza di arrendermi, di fare ritorno sui miei passi stremati, con il conforto o lenimento, almeno, di trovare ancora dopo le venti una marshrutka per Tiblisi.    

 

 

26 luglio, sul giorno avanti

 

Ieri sera, al rientro da Mtsketa, che gioia ritrovare dietro i vetri di un ristorante in Rustaveli Gamziri i visi e la simpatia amichevole dei due ragazzi inglesi con i quali in pullman sono arrivato a Tiblisi, scambiarci le prime emozioni ed esperienze del nostro viaggio in Georgia.

Come me l’ero cavata? Mi aveva recato aiuto quel signore il cui fratello  parlava l’italiano?

Non alloggiavamo distanti, sia io che loro nelle vicinanze di Melekshvili Kucha,  dove è il quartiere in salita di Vera.

Anche loro erano stati a Mtsketa, ma i due giovani in giornata si erano recati a Gori,  a vedervi il Museo di Stalin.

Ma la sua personalità non aveva gran che convinto, chi dei due era il mio più diretto interlocutore.

Né loro né io avevamo visto Djvari, loro rinunciandovi, io riservandomi ad oggi la fatica di salirci, sette chilometri a piedi all’andata e al ritorno.

Ma una domanda che il mio interlocutore mi ha posto, mi ha messo in non poca difficoltà: qual era la differenza tra l’arte armena e quella georgiana?

Del resto, recava così pochi lumi in materia anche il Khrautheimer, anche tra gli studiosi specialisti le idee erano talmente confuse….

Comunque di una cosa eravamo assolutamente certi: che niente di più bello avevamo visto in Georgia, della cattedrale di Mtsketa.

Non ho certo detto loro, in tale elevazione reciproca spirituale,  come la sua fascinazione non mi aveva impedito di differirne l’approccio per divorarmi un intero vaso di yogurt, e sporcarmene tutto, seguitando a interessarmi piuttosto delle vicissitudini di un montone che vi era stato trascinato da dei visitatori devoti che l’avevano ritrovato lungo il tragitto,

che per un’insolazione non era nemmeno più capace di reggersi sulle zampe; al che il custode l’ha rinchiuso, o perdirla più precisamente, spedito con un calcio nel culo, che ne ha vinto la stordita  ritrosia, fin dentro il più intimo recesso di uno stanzino scuro della sua dimora in legno.

E che grande città era Tbilisi,  divertendoci nel ricordare gli aspetti dei mercati intorno alle stazioni, così animati da sembrare suk orientali.

Non fossi stato così preso dalle difficoltà di rintracciare la Marshrutka per Mtsketa, che emozione in cui perdermici, sentirvi “If you wish here” dei Pink Floyd, sovrastarne il clamore nelle sue risonanze lisergiche…

L’ indomani,l’oggi in cui ne scrivo, si sarebbero recati ad Uplistsikhe, che ancora ignoravo che sia uno dei più eccezionali siti archeologici del Caucaso.

Ci siamo lasciati immancabilmente ripromettendoci di scriverci, al ritorno in Italia ed in Inghilterra, e la loro cara sagoma si è allontanata nella folla, fluttuandovi ondeggiante finché non li ho persi di lì a poco di vista, benché fossimo diretti nella stessa direzione.

 

 

 

 


 

 

 

28 luglio Gelati

 

 

 

 

Intorno alle rovine della cattedrale di Bagrati, stamane sono sparsi dei reparti militari, in un viavai di attività di addestramento, di lavori con bulldozer e ruspe, tra i pellegrini e i visitatori che osservano.

Ciò che più è singolare, della cattedrale di Bagrati,è che è un luogo di culto ortodosso in cui si officiano i riti a cielo aperto, e la devozione si segna di fronte a delle candele che si consumano nel vento.

Ripetendo il segno di croce ogni volta che la campana suona a martello.

La cattedrale è triconca, a tre navate e con tre esonarteci, uno ad ogni ingresso.

Le absidi vi sono incapsulate nella muratura e si incurvano ed ognuna di esse si incurva in due nicchie sovrapposte, la chiesa era infatti a due piani, giacché alla nicchia superiore corrisponde una serie di finestre lungo ogni parete, oltre le imposte delle arcate franate.

 

Una componente dei militari inizia intanto a raggrupparsi in plotoni e a marciare, gli altri si radunano in un prato in ordine sparso, intrattenendosi con chi vi è già convenuto.

Pur nella sua rovina rimaneggiata, la cattedrale di Bagrati esprime una solenne grandiosità interiore, ma l'ornamentazione esterna non presenta né la pittoricità muraria né la preziosità di orditi di quella di Mtsketa, e solo nella bellezza dei capitelli scolpiti nelle forme di tralci di viti, di teste animali( -di aquile e arieti-), recupera sulla grevità dello slancio iniziale delle colonne.  

 

I militi che avevo visto marciare li ritroverò schierati dinnanzi all' ingresso nella cattedrale, vi stanno disposti su due ali tra le cui file sono state raccolte le armi, in più fasci, che un pope sta benedicendo.

Segue un giuramento, l'inno di una fanfara.

Preferisco andarmene, lungo la discesa per un sentiero sassoso in cui galli e galline, chiocce e pulcini, vanno liberi a spasso per i rivoli d'acqua che lo percorrono, delle vacche brucano la radura del selciato.     

 

 

 

 

Kutaisi, ore 15,36 del 28 luglio

 

Stavo oramai iniziando a trascrivere il countdown dell' attesa snervante che la marshrutka partisse, dopo quanto l'avevo attesa, dopo che per un' altra ora, ancora, avevo dovuto aspettare che si raccogliessero tutti i passeggeri che poteva trasportare, quando finalmente l'autista l’ ha avviata verso Gelati.

 

Come tra le fronde è integralmente apparso, il monastero si è offerto alla vista nella continuità, nel tempo, della sua semplicità e unità  monumentale, scevro di ogni diversivo ornamentale, mentre l'interno della chiesa principale  mi ha accolto con una luminosità ch’era troppo immediatamente diffusa.

Anche gli affreschi erano di una fredda chiaria, altrettanto stilizzata quanto esente di intensità espressiva, non apparivano atti che a sollecitare un’adesione liturgica pisteumatica (ispirata dalla sola fede).

 

 

 

La transizione, XVI secolo

Gli apostoli mentre ricevono l’Eucarestia, XVI secolo

Apostoli e padri della Chiesa, XIII sec.

La discesa dello spirito Santo XVII sec.

Re David il fondatore, con un modello della chiesa nelle sue mani

L’entrata in Gerusalemme XVII sec.

San costantino e Sant’Elena, XVI secolo

L’Ascensione XVII secolo

Affresco XVI secolo

Natività XVII secolo

Le immagini degli affreschi di Gelati sono gentilmente tratte da

http://www.parliament.ge/CULTURE/ART/MURAL/GELATI/gelati.html

 

Ma com'era mirabile il mosaico del catino dell' abside, che fulgore radiava dalla profondità penetrante del visino del Bambino Gesù, entro la maternità protettiva, lineata d'oro, dell' ammanto cobalto della Madre Maria, tra gli angeli Michele e Gabriele.

Dei due angeli questi era più scialbato e più vivido di luce nel suo annuncio augurale, una trapuntatura di pietre preziose risplendeva e sfavillava gemmea, fulgente, turchese, rubescente, sull' ammanto e la delicatezza rosacea del revers delle sue auree piume ( che incanto, nella espressività pensosa della sua solennità ieratica, per vero che sia che la lineatura del profilo anche in lui, come nelle altre figure, limitava la gradazione chiaroscurale dell' incarnato dei volti, ora troppo addensantesi, ora troppo vagamente schiarentesi nel viso della Vergine Maria, più uniformemente inespressivo nel sembiante dell' altro arcangelo).

In un'esonartece, in cui vagolo solitario, c'è una bottiglia di vino su un ripiano, è una tentazione troppo invitante, nell' assenza di ogni altra persona, per resistere alla tentazione di versare nel tappo della borraccia il mio primo goccetto di vino georgiano.

Ma vi ritrovo una mosca che vi è morta ubriaca fradicia, ed il tutto finisce nella disinfezione del tappo.

Quando esco dall' ensemble di Gelati, due maialini stanno scorrazzando e cibandosi lungo i pendii.

Vi si inerpicano, vi zoccolettano, finché non preferiscono l'ombra di un muricciuolo, e cercarvi riposo e ristoro.

Mi sono così cari che dopo averli tranquillizzati con il tono della mia voce, accanto a loro attendo una marshrukta e  vorrei che quanto è più possibile tardasse a venire.

E parlo, parlo ai due maiali, che un poco si volgono, un poco si appisolano.

" L'importante è non conoscere il proprio futuro, dico a loro commosso, mentre vedo già le loro teste appese a qualche gancio, spaccate a m”età dal taglio.

" Ma che ne so, se il futuro riserva a me o a voi più prossima la fine? Come potrei io stesso finire..."

 

 

 

Ed indico a loro la via dei monti, come se potessero capire che per loro vi è aperta la via di un'impossibile fuga.

" Cari, ma voi che non potete capirmi, resterete sempre in me, sempre, sempre, sempre...".

Eh, purtroppo per loro, (è) la Georgia è un paese cristiano...

Sulla marshrukta, insieme con un anziano della zona che lavora in Gelati, rientrano in Kutaisi una pellegrina e due anziane mendicanti di professione.

Lungo la sconnessione stradale sarà una successione continua di magnifiche mucche e di maiali e galline allo stato brado.

In Kutaisi, prima che un ristorante, cerco se in Gaponova Kucha vi siano ancora i micini neonati che stamattina vi stavano in abbandono e in offerta lungo la strada, raccolti dentro una scatola.

Invano avevo cercato per essi un poco di latte in qualche drogheria.

Non li ritrovo,e spero che la carità di qualcuno li abbia raccolti.

Nè trovo alcuno a rispondermi, quando seguitando lungo Gaponova kucha, verso Julia Kalbatoni che mi ospita, suono al campanello del centro della CHiesa cattolica della Georgia occidentale.

Invece sono numerosi gli ebrei convenuti alla successiva sinagoga, oggi che è sabbath.

Avrò dimenticato guida e dizionario, quando uscirò di casa, dalla signora Julia, per andare all' Europe restaurant.

Non mi resta che affidarmi ai piatti di sole verdure, che più che consigliarmi, mi prescrive la ragazza che è all' ingresso del bar chiassoso che fa tutt'uno con il ristorante, la sola che vi sappia parlare in Inglese.

Mi è simpatica , come io non risulto esserle affatto.

" Why no meat?-protesta spazientita, a nome degli interessi per i quali sta lavorando.

Glielo dico quando sarò meno spazientito e contrariato con me stesso, per essermi dimenticato dizionario e guida pertinente la prima volta che in Georgia vado a un ristorante vero e proprio, restando privo della nomenclatura stessa dei principali piatti del paese, delle indicazioni  sui loro ingredienti.

" Why no meat? I like the meat, but I like more the animals".

Ma sono buonissimi i peperoni ripieni di riso e di un trito di carote e prezzemolo, sono carissimi, quanto scottano, i funghi in acqua e sale di cottura, che mi vengono imbanditi in una terrina di coccio. Ecco perché la giovine insisteva tanto che provassi il loro mzhavi che ignoravo che fosse…

Eh, ella ha svolto benissimo il compito che le ha demandato di assumere la mia stolidità.

Una cifra esorbitante, il conto, per il tenore di vita della gente comune georgiana, pressoché si una mezza mensilità.

E' quasi mezzanotte, quando esco ha già chiuso il pub assordante, e quella ragazza non la ritroverò che in sogno.

Ma che importa per la mia felicità quanto ho pagato, che in Kutaisi, nella casa della signora Julia, rientri senza più luce ed acqua nel buio notturno.

 

 

 

30 luglio

 

Tra l’uno e l’altro dei loro clamorosi scoppi di ilarità, agli archeologi di Vani,  su di giri per il supra di cui anch’io ero alticcio, inebriato nella mia felicità in disparte,  ho dimenticato di chiedere la cosa più importante, riguardo agli splendidi gioielli aurei degli antichi abitatori di Vani: ne era achemenide la provenienza, o il solo Know how stilistico, il modello esemplare? Quale era il " made in..." della lavorazione?

Tra un brindisi e l'altro di pura vodka, avevano escluso ogni connessione dell’ oro della Colchide con l'oro degli Sciti. Era da escludersi, avevano asserito unanimi, per la primitivtà nomadica di quei barbari delle steppe russe.

Non vi era forse, nei manufatti lavorati o importati nella città del re Eeta, la comune ispirazione di un'arte animalistica?

Che meraviglia, un collier esposto di tartarughe d'oro...

Era via il loro professore decano, mi venivano dicendo, e intanto essi bevevano,  e se bevevano,  a un brindisi o a una facezia che scatenava l' ilarità generale, dopo una fresca zuppa di yogurt,aglio e cetrioli, tra una razione e l'altra di badrigiani.

L'ultimo brindisi è stato per me, quando le donne del gruppo mi hanno avvertito che non potevo trattenermi oltre, perché stava per partire l'ultimo autobus in giornata per Kutaisi.

A nuove, più intense relazioni tra Georgia e Italia.

Che ho ricambiato con l'auspicio "as visitor" di non essere più in Vani solo un " pioneer".

 

 

 

Il prete cattolico di Kutaisi

 

Ho dovuto suonare più e più volte, sebbene  mi avesse appena dato appuntamento, perché finalmente il prete mi aprisse.

Ero pazzo, ero veramente pazzo, ad essermi avventurato in Georgia da solo...

La Georgia, il meridione del comunismo sovietico.

Avevo presente la Sicilia? (Ecco ...che cos'era la Georgia).

Stessi in guardia,i più non avrebbero pensato che a fregarmi...

Non avevo visto che cosa avveniva ogni volta che un conducente avvicinava un poliziotto?

Stessi più attento, ed avrei notato che allungava una mazzetta.

E' spaventosa la situazione interna.

La Georgia ha cinque milioni di abitanti e mezzo milione di profughi.

I poliziotti sono 120.000,come in Italia, dove la popolazione è dieci volte superiore.

Mi dicevano niente queste cifre?

L'Armenia è ancora più misera, un pezzo arido di rocce.

Dovrebbero popolarla 2 milioni e mezzo di persone, invece ve ne sono poco più di un milione e mezzo.

Gli altri altrove, a cercare lavoro.

Sì, la chiarità interiore delle chiese georgiane, che sin dalla soglia siano irradiate dall’ Epifania di Cristo, significavano come dicevo bene, che la Chiesa ortodossa vive e annuncia già la trascendenza della sua Resurrezione.

 

  

 

 

E' accaduto in Kazbegi

 

  Fine della prima parte

 

 

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Arte armena

 

L'arte armena si è fatta un'espressione del divino in un'astrazione pietrificata refrattaria alla luce del tempo.