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In Nachna Kuthara, Jaso, Bhumra,

sulla via di Maihar

 

 

maggio 2014

 

Il nostro itinerario  muove dalla città di Panna, il piccolo capoluogo di distretto del Madhya Pradesh settentrionale che nel XVII secolo assurse a capitale del regno costituito dal maharaja Chhatrasal contro l'impero Moghul, divenendo allora famosa per le sue miniere di diamanti, In prossimità del Panna National Park, essa si situa a non più di 45 km di distanza da Khajuraho, dove sorgono i più splendidi templi hindu dell’India del Nord, e tale percorso che volge a sud est ci consentirà di  ammirare alcuni magnifici antecedenti che risalgono alle  loro origini più remote , ancor vivi nel culto od in splendido isolamento tra la giungla di altura, lungo un tragitto che si conclude in Maihar, grande meta di pellegrinaggio rituale odierno.

Sulla via del rientro oltre al Kunwar Matha di Jaso ci sarà possibile vedere altri templi dei sovrani Kalchuri, prima di accedere ai reperti bimillenari di ciò che resta "in situ "dello stupa di estrema importanza di Bharhut, e di ritrovarne dei magnifici rilievi nel museo di Ram Van, insieme a rimarchevoli sculture provenienti da Nachna.

 Si lasci dunque l'agglomerato di Panna in direzione di Satna, percorrendo l'arteria di collegamento fino all'altezza dell'animato villaggio di Devendranagar. Da esso  si diparte sulla destra la strada accidentata che tra un arido paesaggio circostante  ci recherà a Saleha. Se ne sarà raggiunta il sobborgo, alfine, solo quando saremo pervenuti al limitare dei colli che lungo il tragitto hanno iniziato a profilarsi al nostro orizzonte.

Con l’approssimarsi dei loro rilievi si fa ariosa e luminosa la vista, mentre tra le case biancheggianti dei villaggi, o accoccolate su alture, sovente fregiate di motivi propiziatori intorno alle soglie, ne  risaltano altre dai vividi colori.

Corrono le acque di rivi a rinverdire il paesaggio,  in prossimità della svolta sulla sinistra verso il villaggio di Jaso, rispetto alla quale occorre differire di inoltrarsi ed intraprendere a destra la viottola asfaltata che tra serpentine continue ci farà pervenire a Nachna Kuthara, in capo a poco meno di 12 chilometri, a 45 oramai di distanza da Panna.

Vi ci si ritrova di fronte a un  grande talab, in cui si rispecchia l'altura di un colle su cui sorgono templi Jain.

Nachna Kuthara, talab e templi Jain in altura

 

Occorre ulteriormente procedere a sinistra, lungo le strettoie di una via  che se ne allontana, fintanto che  in capo a qualche centinaio di metri, in una verde radura sulla destra, ci appariranno nella loro remota bellezza il tempio Gupta dedicato alla dea Parvati e quello Pratihara shivaita, il Chaturmukka Mahadeva, che trae il suo nome e la sua fama dal sublime linga a quattro volti che racchiude. Da esso Nachna Kutara ha tratto lo stesso cambiamento recente del suo nome in Chaumuknath, al quale occorre fare riferimento fin da Panna  per  chiedere di un taxi o di indicazioni lungo la strasa per pervenirvi.

 

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E' particolarmente emozionante pervenirvi nel giorno del mese sacro al dio Shiva, l'amawash,

Nachna, radura del tempio gupta di Parvati, sullo sfondo

soprattutto se coincide con il lunedì, il giorno settimanale che al dio è sacro, sotto un continuo attendamento che l'adombra,  la via ci si presenterà allora gremita di bancarelle di articoli religiosi e di utilità domestica,

Scene in Nachna di mela festival nel giorno sacro a Shiva di amawash,
 

mentre i templi si faranno luoghi di culto vivente, mete di pellegrinaggio  ancora dopo quindici, tredici secoli dalla loro edificazione, per i fedeli che vi risalgono a lustrare  d'acqua e di latte ed a rivestire al suo culmine di zinnie il lingam del dio,  che vi ritroveremo asperso nei suoi quattro volti,

Nachna, fedeli in preghiera ed officianti la puja intorno al chaturmukha linga del tempio  Chaturmukha Mahadeva

 deponendovi intorno le proprie offerte e formulando preghiere, o nel tempio Gupta invocando la dea Parvati ed omaggiandola di puja e sterpi aromatici.

E’ da tale antico tempio, uno dei primi templi hindu edificati nell'India del Nord, la cui realizzazione si fa risalire al quinto secolo della nostra era, che  avrà  inizio la visita.

Nachna, il tempio Gupta della dea Parvati ( V secolo d. C.)

 

Mentre quelli Gupta più ancora originari, quali il tempio 17 a Sanchi, o quello di Tigawa,  presentavano un santuario a forma di cella dalla copertura piatta preceduto da un portico su quattro pilastri, secondo prototipi scavati nella roccia, come la grotta-tempio numero 1 in Udaygiri, il tempio Gupta di Nachna, dedicato alla dea Parvati,  è contraddistinto dallo  sviluppo ulteriore di un deambulatorio coperto intorno alla cella  del santuario. Su di una piattaforma, intorno alla sola cella in cui ci appare ora consistere il tempio,  il percorso deambulatoriuale si dispiega  adesso all'aperto, mentre un tempo avveniva tra  mura e sotto di  un tetto. Un vano si sopraeleva sulla cella, quadrata, a compimento di una semplicità di forme pari alla loro eleganza  proporzionale.

Nachna, il tempio Gupta della dea Parvati ( V secolo d. C.)

 

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La piattaforma presenta alla base una successione di  modanature che ha inizio con l’arrotondatura di una kumbha, sormontata da una fascia di rilievi prismatici rettangolari che costituiscono le testate di una tula pitha,  cui fanno seguito le tornitura di una kalasa e di una kapota, che precedono dei corsi rudimentali che sembrano imitare mediante  le scabrosità di un bugnato le groote di uccelli e animali terrestri del monte Kailash., .

Il rivestimento della cella è di nude pietre di taglio, in cui si aprono delle grate ai lati,  che erano repklicate nelle pareti esterne del deambulatorio perduto, magnificamente incorniciate da rilievi vegetali e da una banda a spirale, al cui rientro si conforma  l'intaglio delle pietre murarie. Fregiano le grate i minirilievi sottostanti di nani-ganas che danzano e suonano ai lati di Ganesha,

Tale scabra nudità parietale per contrasto impreziosisce i motivi ornamentali ed i rilievi statuari del magnifico portale, avvivandone l'intensità di ombre e di luci, come non avveniva originariamente con tale intensità, essendo allora preceduto da un mikamandapa cui conduceva la persistente scalinata

 

Le prime due bande laterali, e la loro prosecuzione nella trabeazione, vi sono comprese entro quelle di un  pilastro evolvente in colonna, o stambha-sakha, e di una colonnetta tortile a spirale, il dilatamento della cui variegatura in una ulteriore fascia più esterna richiese una incisione visiva del muro anteriore.

Nella fascia più interna due guardiani dvarapalas si attestano al di sotto del magnifico viluppo fogliare della banda di una patra-sakha, che si diparte dall'ombelico di due nani-ganas,

 

Nella fascia seguente le divinità fluviali Ganga e Yamuna, la prima alla nostra sinistra sulla cavalcatura di un coccodrillo

e la seconda alla nostra destra, sul carapace  di una tartaruga,

 sforano con i loro copricapi  lotiformi i listelli che le separano da coppie volanti di celestiali yakshas, cui succedono più ancora affettuose coppie o mithuna di amanti terreni, interconnesse da motivi vegetali che si trasmutano in forme animali. Nella trave di raccordo ricorrono ulteriori vidyadharas e  ninfe con essi conviviali, intenti a  onorare di ghirlande e di doni, od a confortare del sollievo di uno scacciamosche o della loro muliebre compagnia, il dio Shiva sito al centro insieme con Parvati, ove si accinge  perennemente a suonare la vina.

Il  pilastro seguente sorge dai cespi di una coppa della prosperità, la gatha-pallava,dai cui viluppi si staglia in sfaccettature, duplicantisi oltre la serratura di due fasce di raffinati fregi, prima di affusolarsi in colonna nel suo fusto.

La colonna ulteriore, più ancora mirabile, è avvolta da spirali ornamentate di perline, di rosette e di fiori di champaka, il cui senso s'inverte all'altezza di un volto di mostro su un cubo centrale. Il suo riquadro prefigura quello del capitello, con rilievi vegetali, sul quale si libra una ninfa celestiale,  in compagnia di una sua inserviente tra cespi di mango. Il moto a spirale ha quindi una ripresa  nelle colonne ulteriori, di altezza ridotta, per dare adito alla cui vista è stata  intagliata la parete muraria, con grazia d'effetti..

Il tempio Pratihara che lo precede alla sinistra dell'ingresso, il Chaturmukka Mahadeva,

è posteriore di quattro secoli, nelle sue parti a più antiche, e sul suo santuario, a rimarcarne la posterità,  si eleva un sikkara a cinque scansioni,  pancharatha, coronato dalla pietra circolare scanalata di una greve amalaka, secondo la configurazione assunta dai templi hindu già in epoca Gupta in Deogarh e Bhitargaon, nella fase successiva a quella del tempio alla dea Parvati di Nachna, Un ulteriore assunto  canonico  che era venuto  caratterizzandoli erano gli dei guardiani nelle otto direzioni, i dikpalas, di cui nel Chaturmukka Mahadeva sopravvivono rimossi solo Kubhera ed Agni

Costituiscono il tempio  il grembo divino della cella del garbagriha ed il vestibolo dell'antarala, i cui ambiti sono preceduti da  una sala o mandapa moderno, con inserite sculture e grate risalenti alla prima fase dell'edificazione del tempio.

 

 

 

 Nelle modanature del basamento, o adhisthana, ad una jadya kumba che presenta una cornice adorna di rilievi a forma di foglia di loto od a guisa di finestre carenate-

 

 fanno seguito kura, kumbha, kalasa, kapotika , come fu di norma anche  negli altri templi Pratihara,  costituendo i racordi modellati che in  templi successivi, quali quelli di Khajuraho, caratterizzeranno la sola  vedibhanda superiore- .

Nei recessi, come nella modanatura che separa il basamento dal muro della jangha, ed in quella sottostante alla gronda da cui si innalza il sikkara, aggrazia le sembianze del tempio il ricorso unificante di trafori crociati profilanti dei fiori.

Ma a contraddistinguere il  Chaturmukka Mahadeva tra gli altri templi Pratihara sono eminentemente le proiezioni al centro delle pareti, o badhras, in cui risaltano una finestra a grata o jalaka, cui si sovrappongono pilastri ed arcature,

e  due nicchie sovrastanti, nelle quali fanno bella presenza di se coppie volanti od assise di celestiali vidyadharas.

Le ricopre una  gronda, o chhadya  coronata da frontoni tripartiti carenati, gli udgamas, nelle cui sezioni laterali compaiono la pietra ad anello scanalata di un'amalaka e la modanatura di una kapottika

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Di particolare bellezza sono le tre bande, o sakhas, che contornano la grata.

Nel loro intrico fogliare, nell'evolversi a spirale e nel dilatarsi superiore di quella esterna, a guisa di colonna. la bahya-sakha, come se vi avvenisse l' innesto ligneo di un fusto ulteriore in quello soggiacente,  richiamano il portale d'accesso da cui si è reduci del tempio Gupta in onore della dea Parvati, del quale è ripresa nei dettagli la stessa  fuoriuscita germinale di uno dei viluppi vegetali dall'ombelico di un nano-gana.

Altri piccoli ganas suonano e danzano in una serie di nicchie sotto la finestra, eccettuato in  quella occidentale, mentre  una fila di teste leonine, la simha-mala, ne conclude l'incorniciatura superiore.

Nicchie minimali sottostanno alle finestrature dei badhras, altre le affiancano, assottigliate e sovrastate da udgamas linguiformi, interponendosi tra di esse e le nicchie maggiori che contenevano i dikpalas, su cui si elevano ulteriori udgamas a coronamento.

Nachna Kuthara. Tempio Chaturmukha Mahadeva  rilievo scultoreo

 

 

 

Ma il più ancora ci attende, lo splendido chaturmukha shiva-linga all'interno del garbagriha.

 

Dei volti del dio effigiati nel chaturmukha, sono "dolci come la luna", o benigni ( saumya), quelli orientati a est, nord, ovest, mentre orrido, ( "rudra"), è quello orientato a sud, dove il suo spirito si rivela il tremendo che annienta. Nelle quattro direzioni cardinali essi sono rivolti a presiedere i quattro elementi della terra, dell’acqua, del fuoco, dell’aria, mentre il quinto elemento, la spazialità originaria dell’etere, o akasha, è da Shiva sovrinteso, quale Ishana, in un sua quinta attribuzione,  che per la sua realtà primaria im-manifesta, senza forme, è  qui simboleggiata dal linga stesso,  il simbolo supremo e più puro di Shiva, data la sua natura non figurativa. Insieme,  le manifestazioni dei volti del dio reggono anche i cinque organi di senso o le cinque stirpi umane.

Nei quattro sembianti inferiori in cui il dio è personificato, il  primo  che ci appare, volto a est,  è quello  meditante che egli assume nella sua potenza di Tat-purusha, o “ Spirito supremo”, una sua manifestazione, in  relazione con la terra, cui procedendo in senso orario lungo le pareti, come vuole la pradakshina, o deambulazione rituale, oltre le griglie, in posizione intermedia, fa seguito uno degli opposti estremi del dio, che vediamo affrontarci a sud nel  suo volto spaventoso di Aghora, Shiva dissolutorio. Ad esso quindi subentra, in relazione con l’acqua,  la sua retrostante visualizzazione quale Sadyojata, la cui incarnazione in un figlio di Brahma ne assume invece i poteri complementari creativi.

 

Infine il dio ci compare nelle postille soavemente femminee di Vamadeva, o Umamurti, in cui Shiva è tutt'uno con  la delicatezza gentile della consorte Parvati*, sua controparte femminile indissociabile.

Nel chaturmukha Shiva appare altrettanto, espressivamente, orrido ed  urlante quale Aghora, quanto negli altri volti sublimi è assorto nella trascendenza della sua meditazione generante.

 

caturmukha,  Shiva Agora

Immagine di Buddha nella radura dei templi di Nachna Kuthara

 

 

 

Oltre i templi si distende quindi un grazioso villaggio adivasi, ora spopolato dall'emigrazione verso Delhi e le altre aree metropolitane  del nord dell'India, di cui sono particolarmente suggestivi gli edifici raccolti intorno agli slarghi interni.

 

 

Nachna Kuthara, villaggio adivasi

 

Ultimata per i suoi raccordi viari la visita di Nachna Kuthara, occorre fareritorno a Saliea, per imboccare la strada piana e scorrevole che reca a Jaso. E' alla sua estremità opposta, cui si perverrà attraversandone tutto l'insediamento e deviando sulla destra prima di uscirne, che tra dei casolari periferici ci appariranno l'amalaka e il sikkara del suo rosseggiante purana mandir, il Kunwar Matha Kalachuri shivaita, risalente al 12°, 13° secolo.

Jaso, Kunwar Matha Kalachuri

 

 

Consta di ardhamandapa, antarala e garbagriha,- portico, vestibolo e cella del santuario-

in forme quanto mai grevi e scevre di ornamentazione, scandite in cinque proiezioni che ne fanno un tempio pancharatha.

Le pareti intorno al santuario,

sono prive di decorazione e movimentate nel loro apparato geometrico dalle proiezioni alterne di modanature piatte e convesse. Sopra il filetto della khura  ricorrono quelle curvantisi di una kumbha  e di una kalasa, intervallate dalla gola che si fa verticalmente rettilinea di una kapota decorata con le carenature di abrase takharikas, 

 

e sormontate dal listello di  una pattika

Le nicchie dei bhadras, le proiezioni centrali, recano immagini di Shiva Andakasurantaka,

 

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Shiva Nataraja,

e della dea Gauri nella parete che ci fronteggia all'ingresso

 

 

, alla cui entrata campeggiano i resti di un primo Shiva Andakasurantaka.

Altri relitti di statue  disposte nel  giardino intorno al tempio, lasciano supporre un preesistente insediamento templare di epoca Gupta, e che sia effetto di spogliazione indefessa l' attuale aspetto scabro che ci riserva il tempio .

Quindi lasciatone il sito,  si seguiti, la via secondaria che si è intrapresa,  nella direzione opposta a quella di provenienza. In capo a pochi chilometri si finirà per incrociare la strada che da Nagod reca a Maihar, verso cui ci recheremo svoltando a destra.

Ancora un breve tratto, e si inizieranno a risalire i tornanti di una delle alture che si sono finora costeggiate. La vista si fa ampia sulla valle sottostante , su di un rilievo dalla sommità piatta che ci fronteggia,prima che la strada si distenda nella piana sovrastante.

Ci si è così addentrati in una "jungle area", che richiede cautela, in cui occorre procedere per altri pochi chilometri lungo l'arteria asfaltata, prima di imboccare sulla sinistra una pista che va seguitata sulle sue divagazioni sempre a sinistra, a ridosso dei pendii del rilievo, per ritrovarsi, alfine, poco oltre il guado di un fiume, in prossimità a del tempio Gupta di Bumrha in tutto il suo isolato splendore.

 

Similare a quello Parvati di Nachna, nel sopraelevarsi del santuario quadrato da una piattaforma su cui lo precedava un mandapa, cui immetteva una scalinata ch'era affiancata un tempo da due tempietti sussidiari, se ne differenziava secondo Krishna Deva per l'assenza di un deambulatorio, erroneamente conderitogli a suo giudizio dal suo ritrovatore, R. D, Banerji e da altri al suo seguito. A prima vista assumono risalto le torniture accentuatamente arrotondate conferite alla piattaforma della pradakshina,,

per la sobrietà non  meno preziosa delle modanature,

una kumbha e una kalasa sormontate da una kapota

e dell'ornamentazione del portale del tempio,

 

 

al centro della cui trabeazione campeggia un busto di Shiva

 

 tra fluttuanti vidyadharas in volo da soli.

 

 

 

Figure femminili e yakshas vi si alternano nella banda mediana,

 

che si distacca alla base da Yamuna sulla nostra sinistra

 

e Ganga sulla nostra destra con i loro veicoli animali,

 

 la tartaruga Yamuna, Ganga il coccodrillo

Nella fascia esterna, una sriviksha o parna-bandha, meravigliosamente rigogliosa del succedersi di cespi di foglie che si schiudono nel suo corso, anch'esso dilatantesi in alto, come quella analoga del tempio a Parvati di Nachna,

 

 ove ricorrono invece spirali,  trovano ricetto le sole due coppie, di amanti terreni, che vi presenziano alla celebrazione della divinità di Shiva.

 

E ' all'interno del tempio che il dio vi ha alfine la sua magnificazione più alta, nell'incantevole ekmukka linga , con un solo volto, che vi è sopravissuto ad ogni tentativo di furto.

 

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Nel suo unico volto il dio vi  appare assorto in una dolorosa concentrazione sul mondo che viene concependo, e che dal dio viene defluendo emanativamente, come le chiome di capelli che scendono dalla sua crocchia raccolta in jatamukutha, con un gioiello e un crescente di luna che la appuntano.

 

 

 

 

Il nostro itinerario, secondo il suo progetto ideale,  trova la fine di un suo primo tempo all'arrivo serale in Maihar. Così , nei suoi paraggi, ci attendono per l'indomani la visita del santuario della Sarda Devi, del Golamath edificato a valle dai Kalachuri,  prima di accedere nelle vicinanze al  loro tempio ulteriore di Marai, in Dilaha, di intraprendere la via che reca a Satna per  inoltrarci , ad una deviazione sulla destra, fino al sito dello stupa di Bharhut, e di ritrovare dei brani meravigliosi del recinto della sua vedika nel museo di Ram Van, che ospita anche alcuni  ammirevoli reperti provenienti da Nachna,

Di tale itinerario si è già in larga parte discorso in un precedente report, percorrendolo in senso inverso.

Talmente è bello, che alla buon'ora comunque lo riprenderemo e completeremo, ripetendolo in tale direzione contraria volta al rientro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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