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Ognuno di loro disponeva di un posto da vendermi in un proprio fantomatico autobus, l' uno diverso dall' altro, in partenza di lì a poco oltre la frontiera per Alma Aty, assicurandomelo ai più alti prezzi strabilianti, in virtù di una propria confidenza speciale con l'autista. Ma è bastato che tenessi presente le indicazioni precedenti del ragazzo, sul costo effettivo del biglietto, sulla regolare partenza di un pullman kazako per Alma Aty, alquanto più tardi, appena varcata la frontiera, che non mi mostrassi disponibile ad alcunché prima che la sua opportunità reale mi si fosse materializzato davanti, per poter procedere oltre costoro, sino alle postazioni di frontiera. Ma nulla lì ho potuto, per evitare il finanziere, anch'egli suo amico, che mi ha preso in cura per estorcermi dollari o euro , situandomi appena in disparte dallo scorrimento di quanti erano di transito, e pur sempre sotto gli occhi indifferenti di tutti. O volevo altrimenti fare ritorno all' aeroporto di Tashkent? perché vi si ponesse rimedio alla sventatezza del funzionario di turno, che al mio arrivo si era dimenticato di numerare la mia dichiarazione di quanta valuta avessi appresso. Visto che già mi avviavo sulla via dell' aeroporto, zaino in spalla, se così disponevano le ordinanze di legge, e se a nulla serviva obiettargli che non potevo essere chiamato a rispondere di un' inadempienza che non ero stato io a commettere, è passato al riscontro della attendibilità della mia dichiarazione su quanta valuta avessi appresso in Uzbekistan. Verificasse pure, a questo punto, dollaro su dollaro, in tagli da uno, da dieci, al massimo da venti, nel marasma circostante delle comitive in transito, fino all' ammontare complessivo che avevo dichiarato di 1500 dollari, contasse pure gli euro, in tagli di cui mi allarmava ch'era più agevole verificare l'importo, poteva pur tentare di cogliermi in fallo, una buona volta che ero riuscito a profittare della necessità difficoltosa di assommare agli euro che tenevo addosso quelli che erano segregati nello zaino, per trafugare in una tasca l'eccedenza, rispetto a quanto avevo dichiarato... L'agente riusciva comunque ad accertare qualche biglietto in più, in mio possesso, rispetto a quanti avevo dichiarato forfettariamente, compilando sull'aereo la dichiarazione. Disponesse dunque come meglio credesse, ma da me non avrebbe estorto un euro, un solo dollaro, per un mio cedimento alla sua pressione estenuante. " I'm professor, I'm not business man..." protestavo... e reclamavo, facendo appello, per fare recedere l'agente, più alla mio dovere di non cedere al suo ricatto, nella mia professione esemplare di insegnante, che alla povertà dei miei mezzi economici, mentre il drago cinese si faceva una chimera sempre più remota e distante, avvolta nelle nubi di chissà quali altre difficoltà tormentose da affrontare, e incognite di esazioni o documentazioni richieste, alle prese con agenti e frontalieri kazaki o cinesi. Ma se l'agente con il quale, intanto, il mio procedere oltre era posto a repentaglio, erano dei sum che voleva, ebbene gliene lasciavo accaparrare qualche banconota pur che la finisse, visto che dovevo comunque disfarmene. Così stavo disponendomi intanto a transigere, quando l'uomo, sentito il mio dire , aveva già desistito dai suoi intenti, e stava piuttosto dandosi da fare nell' indicarmi come tenerli ben raccolti insieme, i miei denari, invece di lasciarli qua e là sparsi alla rinfusa, in ammucchiamenti separati. Qualcuno, mi allertava, avrebbe potuto prendermi di mira, derubarmi...
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