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In che cosa, per davvero, ho finora addentrato gli occhi e la mente?
mi chiedo mentre sto pervenendo alle soglie della Grande Cina, e mi ritrovo a ritentare di scrivere
sulla cuccetta dell' autobus che è
fermo ad una seconda sosta esiziale tra Almaty e Korgos, in mezzo a una
distesa circostante di campi a perdita d'occhio, fino alle alture che a Oriente preludono ai monti di cielo, i Tien Shan, o
che ne sono già i primi
contrafforti.
L'
Uzbekistan stesso è divenuto già un' espansione acquisita dei miei
spazi di vita abituali, l'estensione della loro territorializzazione bonificata da ogni apprensione
timorosa, entro l'orizzonte
di quotidianità dello stesso dove di ogni
mio giorno terreno, al tramutarsi, rispetto all' anno scorso, da meta
paventata e intimorente del mio viaggio, nella
sola base di ripartenza da cui ho iniziato
il nel solo campo base del
reale ad
arrischiarmi nel vero e proprio mio tour. nell' itinerario
vero e proprio del mio tour.
E
nel Kakazistan, che doveva essere solo la terra di un transito il più rapido
possibile, ho seguitato a distrarmi da ogni attenzione effettiva, da ogni
apprensione emotiva della sua realtà.
I
fregi ellenisticizzanti di Ayrtam,
i Buddha di Feyaztepe,
i sogni colti dal vivo delle primavere di Tansiqboev,
oppure i fanciulli del sublime desiderio tragico di Usto Momin,
sono
riapparsi alla vista come delle ritrovate beltà nei Musei di Tashkent,
non altro di più straniante.
Nei Parchi Gorky, e Panfilov,
di Alma Aty, ieri sciamava estenuante la
stessa modernità, nelle identiche mode, che è divenuta la vita di ogni città del
mondo,.
Me ne sono tratto in disparte nella cattedrale ortodossa, la
Zenkov, dove stava terminando la celebrazione del rito domenicale,
giusto in tempo per essere rimbrottato da un'anziana poichè tenevo in testa
il cappello, in quanto le mani, che avrebbero potuto reggerlo, erano impegnate
nel fotografare la chiusura dell' iconostasi, tra lo splendore aureo
degli officianti e i fumi d'incenso turibolari, benché, per attenuare l'infrazione che sapevo di
commettere, il berretto l'avessi arrovesciato, prima che
una bimba visibilmente contrariatissima, alla loro vista irrituale distanziasse in
senso orario le candele che nell' accenderle avevo ravvicinato al cospetto
di una icona della Vergine, per avvivare in esse l'anima dei miei
familiari deceduti.
Nella
mia ricerca delle labili tracce di una disparizione secolare, così il solo avvenimento che ha
finora trasfigurato l'ora presente è stato il rinvenimento,
nel Museo di Tashkent, delle pietre che recano incise le loro croci, le
croci del nestorianesimo, forse il
solo superstite segno, in queste steppe, che testimoni che furono percorse e
popolate da nestoriani, prima
che pervenissero nello Xinjiang.
Andrò
alla ricerca ulteriore,
nella Grande Cina, delle successive tracce del loro sospingersi
nel Celeste Impero.
Nel loro
rinvenimento, cercando un senso al mio percorso.
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