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Brindisi, 3 luglio 2004

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Brindisi, 3 luglio 2004

 

Brindisi, 3 luglio 2004

 

Quando le luci del treno si sono riflesse, di sera, sulla cinta muraria del cimitero in cui giace la salma di mio padre, mi ha colto, sgomento, il pensiero che è la prima volta, da che è morto, che parto per un mio viaggio estivo senza essermi prima recato sulla sua lapide.

Il fatto che mia madre sia già in vacanza al mare, mi ha tolto l'opportunità di passare a salutarla,  per poi inoltrarmi da casa sua al cimitero comunale dove mio padre è sepolto.

Lei stessa, consapevole del sovrapporsi delle sue vacanze con la mia partenza, prima di andare al mare ha voluto anticiparmi e farmi visita, grazie alla cortesia di un anziano signore, di una mitezza ineffabile, che al pari di lei è rimasto vedovo., e con il quale ha un' amicizia affettuosa. Egli si è offerto di accompagnarla in auto nella mia città, dove altrimenti mia madre non ha più la forza o l'intraprendenza per venirmi a trovare.

Non sono nemmeno passato un'ultima volta dai miei animali al lago, - ho smesso negli ultimi tempi di essere assiduo nell'alimentarli, li ho riveduti fuggevolmente solo l'altro giorno,  di pomeriggio, quando ne ho fatto il soggetto dei miei primi tentativi d'uso della fotocamera che ho recentemente acquistato.

La mia cara oca del Campidoglio, una coppia di cigni con la loro prole recente, folaghe e germani assopiti nella calura che una brezza appena appena rinfrescava, degli anitroccolini che la madre oramai stentava a seguire, nella loro irrequietudine inesausta tra l'acqua e l'approdo, convivevano incantevolmente, nel loro bell' agio, lontanandomi dallo stress dei miei preparativi di viaggio.

 Nella febbrilità, intanto, della mia lotta contro il tempo per predispormi al meglio ai miei itinerari possibili, quanto più  vi svariavo, approfondendoli, tanto più ne favorivo il dilatarsi immenso, tra l'Asia centrale e lo Xinjiang, che finiva così per sconfinare nell'intera vastità della Cina, mentre il rientro per il Pakistan, da via temibile di transito verso l'Iran, diventava la porta aperta verso l'India Moghul. Ciononostante ho trovato il tempo ed il modo per andare a trovare in bicicletta il mio carissimo Ivan, il mio gran amico drago quindicenne,  raggiungendolo nel paese e nella casa in cui vive, a venti chilometri e più di distanza dalla mia città di residenza.

 

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Con Ivan, durante una gita sul Lago Superiore di Mantova

Volevo vedere almeno una volta, poi accada quel che accada, il mondo della sua cara vita, che Ivan mi ha rievocato più volte nei suoi temi: la cameretta gremita dei poster di fumetti nipponici, degli stendardi della nostra beneamata Inter, di cui è tifoso quant'è, scetticamente, un appassionato giocatore di calcio,1psichedelictacco.jpg (99613 byte)  

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entro la casa ribassata e tinteggiata di bianco in cui risiede alla periferia del suo paese, facendomi accompagnare ai giardini che erano già immersi nell'ombra serale, in cui è solito radunarsi con i suoi coetanei, infine alla via che fuoriesce dal suo paese verso la mia città, lungo la quale insieme con loro mi ha seguito e mi ha salutato sulla sua bicicletta, impennandosi in un'ultima sgommata.

Mi è dispiaciuto, e ho fatto male a dirglielo, vederlo già sottoposto al lavoro estivo di tinteggiatore, come di lui sapevo da giorni, quando nemmeno tre settimane fa gli è stato così improbo portare a termini gli studi.

" E' stata una mia scelta, mi ha ribadito, contrariandosi troppo perché potessi credergli.

Non si trattava, piuttosto, del dispersivo sciupio in cui sono ricaduti  i suoi giorni, come si sono svuotati degli obblighi scolastici? Sicché la tanto desiderata libertà gli è già divenuta il più insopportabile peso?

" Dovrei forse continuare a fare il p...?

Così immaginavo tristemente che accadesse della sua vita, nei giorni precedenti, mentre sui miei giorni estivi sentivo gravare ugualmente la forza della coercizione, senza che tale assillo mi consentisse più respiro, né mi lasciasse cogliere l'occasione, che mi fornivano le vacanze, di accrescere la mia vita poetica e intellettuale nella quieta indisturbata delle mie stanze, da che mi sono ritrovato a mia volta libero dall'obbligo dell' insegnamento.

Non fossi partito, presagivo che avrei comunque differito di attendere a prendermi cura di tale mia formazione/ mio affinamento ulteriore, e che restando permanendo avrei piuttosto lasciato campo alla coazione dei tentativi di esaudire i demoni imploranti della mia solitudine sessuale, esasperata dalla fersa solare nella sua impotenza spirituale.

Per forzarmi ad anticipare sempre di più la partenza per un'odissea di viaggio che temo quanto mai temeraria, intanto ne ero venuto diffondendo l'annuncio tra le persone amiche ed i miei conoscenti, di modo che in costoro si era determinata un'aspettativa, sempre più pressante, che mi era impossibile oramai deludere.

Quando per la terza volta ho stretto ad Ivan la cara mano, mi ha chiesto se era per trarne una terza volta l'auspicio di un buona  sorte,  un auspicio favorevole  per il mio viaggio, talmente mi sa timoroso dei suoi esiti, nell' avventurarmici in "paesi caldi" per i rischi che vi si corrono, secondo le sue stesse parole al telefono alcuni giorni prima.

Accadeva invece che in virtù della forza più intensa del bene che gli voglio, stessi acquietando in sua compagnia ogni mia timorosa apprensione, dopo che per giorni le immagini degli ostaggi decapitati dal terrorismo islamico in Iraq, in Arabia Saudita, l'immedesimazione atterrita in quel povero giovane coreano che ribadiva invano alle autorità del suo paese quanto fosse importante anche la sua vita, implorandole che cedessero al ricatto e ritirassero dall' Iraq le truppe occupanti, nel mio animo si sono mescolate, spaventose, alla rilettura affascinante- nel magnifico libro sul " Grande Gioco " di Peter Hopkirk -delle vicende di quanti, avventurosi ed avventurieri, caddero sotto una lama nemica nelle regioni selvagge dell' Asia centrale e del Pakistan attuale, le stesse contrade del mio viaggio, errandovi, come George Hayward, in preda al desiderio di provare l'effetto del freddo acciaio alla gola.

" A sword swept.

Over the pass the voices one by one

Faded , and the hill slept"  

 

" Una lama fendette l'aria,

oltre il passo ad una ad una le voci

si affievolirono, e la collina si addormentò".

( a pagina 386 dell' edizione italiana.)

 

        

Del resto, a quanto leggo tutt'oggi sul giornale, Al Qaeda è stata tempestiva puntuale, nella sua minaccia all' Europa, a scusarsi in anticipo con " coloro che sono coinvolti nel dialogo delle civilizzazioni, scusandosi, nel rivolgersi a loro, cioè a noi, " Se voi sarete tra le vittime".

Non sono anch'io pur anche preavvisato?

      

 

 

 

 
 

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