Al sunday market di Kashgar
A piedi,in autobus o in autovettura, su biciclette e motociclette, in risciò o carri e carretti, trainati dagli asini parcheggiati lungo il fiume, era interminabile l'esodo domenicale verso il grande mercato di Kashgar.
Era la stessa meta centrale del mio viaggio cui confluivo come pedone, per non mancare la quale, nella impossibilità di prolungare di una settimana ulteriore il mio soggiorno nello Xinjiang,- qualora vi avessi ritardato di un solo giorno il mio arrivo nel rientro frenetico da Pechino, -che traversia era diventato il mio viaggio dalla capitale fino a Urumqi, nelle ore interminabili di un tragitto spossante, di sosta in sosta, -in Xian, poi in Lanzhou, -intervallate da quelle vissute nell'affanno di un rientro al limite dell'inconcepibile, o della sventatezza più stolida, dalla meta remota dell'escursione in Xiaen, o del soggiorno in Dunhuang, o nell'ansito poi della corsa, mozzafiato, pur di potere prendere all'ultimo respiro il treno imperdibile per la destinazione ulteriore, se volevo arrivare in tempo a Kashgar, a Kashgar! per il sunday market al cui appuntamento potevo ora giubilare di essere puntualmente mattiniero.
All' aperto, già poco oltre l'ingresso, lungo il camminamento centrale tra i padiglioni a perdita d'occhio, su dei teli stesi sul fondo sterrato, nel viavai stavano esposte le verdure e la frutta dell'oasi di Kashgar,
mentre dei tagli di carne infestati di mosche pendevano a dei ganci, o di se facevano mostra sui marmi dei banchi adiacenti.
Subentravano, seguitando, le distese di indumenti e di scarpe di povera qualità.
Arrotini e barbieri esercitavano ai bordi del deflusso o in ripari transennati il loro mestiere
, mentre alcuni venditori di medicamentosi portenti, commistionati da pelli di serpente e da radici e scorze essiccate, addensavano intorno a sé capannelli di curiosi occasionali, e di creduli interessati , ai quali la davano da intendere svolgendo da involtati pacchetti, o recidendo con il coltello, le prodigiose sostanze di cui facevano misture in vendita.
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Una contesa nel ribasso del ribasso dei prezzo di costo iniziali, calamitava invece nugoli di donne intorno ai merciaioli bercianti clamorosi di capi d'abbigliamento e di biancheria intima cumulati alla rinfusa.
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E per chi alle delizie dell' acquisto o della compravendita intendesse inframmezzare il piacere di un pasto o di un rifocillamento, s'offrivano le leccornie prelibate di chioschi di zuppe di verdura in cui galleggiavano interiora, di zampe e teste di capra bollite,
di tagli allo spiedo delle carni di buoi, di
cui le vertebre esposte e in via di scarnificazione crescente, costituivano una sorta di insegna e di richiamo ad attavolarsi, tra i fumi espansi da caldaie e pentole e graticole.
Svoltando verso il fiume, alle carni imbandite succedevano quelle degli animali viventi ch'erano messi in vendita: armenti di pecore, la cui tosatura intendeva attestare la qualità del vello,
gatti e cani legati alla corda.
Negli immensi padiglioni adiacenti , erano invece esibite, al coperto, infinità sterminate di abbigliamenti d'ogni sorta, e di utensili e strumenti per la casa e per i più vari lavori,
le merci di più pregiata fattura, che vi erano poste al riparo dalle infestazioni e dalla polvere cui restavano erano esposti all' aperto le carni e gli ortaggi e la frutta: finimenti e basti e sonaglierie per i carri, dadi e bulloni e prese e spine, e chiavi e cacciaviti d'ogni tipo, mentre intere gallerie erano destinate a negozi di suppellettili domestiche o di pneumatici e articoli ciclistici, di coltelli intarsiati e piatti smaltati.
E ancora volti e volti e volti, di uyguri, kazaki, khirghizi,
rarissimi gli han, più occasionali visitatori che acquirenti possibili,in quello che anche all' interno di quegli hangar/ di quei padiglioni, era uno spettacolo di folla, più che di mercanzie.
Sortendone, in prossimità del fiume, si poteva rimanere assordati dal clamore a tutto volume dei televisori in vendita, insieme a pile su pile di video e audioregistratori, di audio e videocassette, di piastre e impianti e circuiti da riassettare.
Recava invece conforto alla vista, prima ancora che al palato, l'esposizione in alcuni loggiati, poco distanti, di frutta secca e candita e di caramelle e dolciumi multicolori.
Dopo che solo a sera tarda ho fatto ritorno dal bazaar, a risvegliarmi poi nel corso della notte,oltre che l' influenza che mi affliggeva ancora, sarebbe stata l' ansia di recarmi a giorni nel Pakistan wahabita, di bande e torme di predoni e sequestratori vaganti.
Ma le Scritture mi invitavano a non temere:
" In ogni azione abbi fiducia in te stesso,
poiché anche questo è osservare i suoi comandamenti"
Secondo il Siracide , al verso 3 1.
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