Per
fare ritorno in Siria by train, by ferry, by bus, che cosa sono mai state
le difficoltà intercorse, a confronto di tutto il cumulo di traversie che nient'altro che la mia stoltezza poteva frappormi, per superare il solo chilometro di distanza tra Bamishli e Bamuqqa, cui la strada
perviene asfaltata e con la più lieve pendenza.
Ma
io nel sole che già calava della splendida giornata luminosa, presumendo di non avere motivo di chiederne ad alcun passante,il villaggio romano bizantino di Bamuqqa
mi
ero ostinato a ricercare di rinnvenirlo lungo l'arteria sottostante che reca ad Harim;
prima o poi dovevo pur avvistarlo cammin facendo, finché, svoltato un tornante, non mi sono arreso all' eventualità che il suo sito potesse
consistere nei ruderi dei casolari che vedevo riapparirmi su in alto, alla mia sinistra, dopo che già li avevo intravisti sull' altro versante del colle nelle loro facciate antistanti.
Vi
sono pervenuto per una china lunga e faticosa, di muretto in muretto dei coltivi di olivi, con la bocca che si era impastoiata dall' arsione sopraggiunta al venir meno dell' acqua.
Di
rovina in rovina vi ho vagolato scorato, senza esserne persuaso, nella ricerca sfiduciata di qualche corrispondenza con gli orientamenti
di Bamuqqa ch'erano prefigurati dalla guida.
Ma
mi sono arreso all' evidenza solo quando anche l'ultima fattoria ha deluso le mie aspettative
di potervi ravvisare la villa, magnificata dallo Tscalenko, di un
presunto proprietario terriero, dell' Antiochia romana, che vi si sarebbe stabilito nei primi secoli della cristianità.
E'
stato allora che la vera Bamuqqa mi è apparsa irridente di fronte, al di là della strada sottostante che avevo percorso,
erta sulla cima di un colle ove trapelava, per l'appunto, tra il querceto
sommitale di cui parlava la guida, e giusto nel sito in cui mi aveva pur additato che si trovava, l' uomo presso il quale avevo trovato ospitalità risalendo dalle vestigia di Baqira, stremato dal sole e
dalla calura meridiani.
Prima di Baqira mi ero soffermato a lungo presso le vestigia del tempio di Zeus Bombo, a rimirarne la sobrietà " siriaca" di intagli, che il Butler , secondo quanto ne riferisce Burn Ross, ha contrapposto alla sovraornamentazione a suo dire grossolana della più tarda Balbek
Ho
indugiato a lungo nella vista che spaziava
sulla vastità gialla di stoppie, verde di olivi, della piana di Antiochia a perdita d'occhio, in una panoramica in controcampo rispetto a quella, che in Turchia, mi si era offerta
nella discesa da Belen verso la vallata dell'Oronte.
Mi
era poi occorsa una fatica improba, nel districarmi tra i pruni e i rovi e i giacimenti di rovine di Baqira, pur di
raggiungerne la basilica orientale nella sua sorprendente facciata.
Nella
luce zenitale guizzava scattante, come ancora recente d'intaglio, la curvilinearità sinuosa dei profili cordonati delle sue aperture murarie, oltre l' ornamentazione dentellata e di ruote
turbinanti del portale d'accesso superstite del suo nartece.
Nel
ritornare sui miei passi avevo quindi sostato presso quanto restava della basilica occidentale, del suo battistero,
fascinato dalla preziosità delle
decorazioni delle sue croci scolpite, incastonate in una trama di luminescenti monili di
pietra.
Ma
non mi era bastato ed avevo voluto discendere verso altre vestigia, più a valle,
che mi si sono rivelate una più rozza variante della prima basilica, incurante che nella calura meridiana avrei dovuto
risalire la strada nella sua dura pendenza, cui si era appena arreso il motorino di un uomo che provava invano a riavviarlo.
Possibile,
ancora una volta, che ad Aleppo avessi mancato di fare rifornimento d'acqua prima di partire?
Sconfortato
di me stesso, della mia stolidità imprevidente, ho ripiegato verso il primo casamento che mi è apparso lungo la strada, per non arrivare insolato
al villaggio di
Bamishli, benché se avevo avessi motivo di supporre che non restasse molto distante.
"
Ma.., may" - ho chiesto all' uomo che si è fatto avanti, e lui mi ha fatto cenno che potevo entrare, accogliendomi premuroso nella sala d' intrattenimento della sua casa che veniva erigendo.
L'uomo
doveva avere la mia età, sapeva qualche parola soltanto d'inglese, com' io sapevo soltanto qualche parola d'arabo.
Con
l'acqua che gli avevo chiesto, mi ha offerto ogni possibilità di conforto di cui
ha avvertito il sollievo che poteva recarmi, ogni bene frugale di cui disponeva: dei guanciali sui quali mi ha disposto verso il vento, l'hawa, che
proveniva da una finestra schermata, del the che ha fatto portare via dal fratellino della moglie, per del pane e del miele, ancora dell' acqua e dell' airan di
latte di capra, a quanto mi ha fatto intendere con il gesto di mungere, quando è rientrato per vedere se traevo ristoro.
Seguitando
a toccarmi ad un braccio, perché la vedessi, mi ha mostrato l'immagine del suo bambino che non c'era più:
anche la sua prima moglie era svanita nella morte, mi ha detto a gesti, e ora colei che ne ha
preso il posto, la donna di prima che all' esterno s'affaccendava, non
era in grado di dargli un figlio.
Ieri, con gli stessi gesti, l' anziano che mi era al fianco sul minibus da Sermada ad Aleppo, chinando la testa nelle mani come fossero un guanciale, al cospetto dello loro immagini mi ha rievocato che anche Hafez Assad, il Presidente,come il suo primo figlio era morto da poco.
Ma
c'era ora Bashem, in luogo d'entrambi, a fungere da uomo forte che infonde la forza.
Lasciato
quell' uomo, lasciata Bamishli, così up, down, tanto più ostinato a non arrendermi una buona volta che avevo avvistato
Bamuqqa, per quanto mi sconfortasse che una esperienza di piacere
si fosse tramutata in un così sofferto accanimento esasperato, scendevo l'altura per un camminamento tra gli olivi, ma senza trovare, al di là della strada, altra via d'accesso a quelle
rovine così prossime, così ancora distanti, che nell' inerpicarmi come una capra tra alti massi e sassi, e tratturi e murature di cinta, su, su, ansimante, fino all' antico villaggio, finalmente, di
fattoria in fattoria tra nuovi ostacoli e sbarramenti di massi, in un viavai di ritorno su tracce perdute,
ed agnizioni obbligate, che dovevo ritrovare e ripercorrere oltre nuove cinte di muretti, tra l' irto
fogliame delle querce sovrastante, prima che solo l'estremo edificio si rivelasse la villa in cui più non credevo:
cui davano adito che magnifiche soglie preziosamente intagliate, nel quieto e
solenne recesso dell' ombra del querceto.
Tutto
finalmente corrispondeva: l'atrio con una muratura colonnata, le cavità degli infissi di una scala esterna che ricollegava i piani, la cisterna e i pilastri all' esterno di una cella mortuaria; all'
interno, l'albero con i brandelli di stoffa ad esso appesi, che attestava il perpetuarsi di quella villa antiochena come luogo di culto, che lo aveva preservato dalla rovina delle altre fattorie.
A
delle giovani che scorgevo tra gli ulivi, avrei voluto chiedere quale fosse la strada per il rientro a Bamishli; quando vedevo la spianata di un cimitero loculi, curvarsi nella sommità in
discesa di un percorso addirittura asfaltato, che in pochi minuti mi riavviava lemme lemme a Basmishli.