Saida,
( Sidone), domenica ( 6?) agosto 00
Nel
mattino, già caldo di luce ,cerco di scrivere queste mie notazioni di viaggio tra
le suppellettili alla rinfusa gremite di polvere dell' Hotel Orient di Saida,
intanto che da fuori mi giunge il rumore delle ruspe che da quasi due ore
cercano di rimuovere le macerie della casa accanto. L'altro ieri, mi è stato
riferito, è stata devastata dal fuoco di un corto circuito.
Solo
che l'incendio non fosse stato domato in tempo, e non avrei trovato nemmeno
queste miserevoli camere che sono l'unico hotel di Sidone.
Vi sono arrivato ieri, nel tardo pomeriggio, da Beirut in cui sono stato solo di transito.
Ne ho percorso
tutta la città vecchia dal castello crociato
del porto sino a quello dove soggiornò Luigi IX, Luigi il santo, Era già sera, quando vi sono giunto, e non potevo vedere più niente di quanto ne resta , nemmeno gran che della collina al al fianco del "
Testaccio" di Sidone, una collina che ora è sovrastata da un cimitero sciita,
fatta dei soli gusci residui del murice che anticamente furono utilizzati per la porpora
fenicia.
" Io sono di Sidone, il grande mercato del bronzo...", parola del porcaro Eubeo ad Ulisse nell' Odissea.
Che
piccolo porto animato solo quasi esclusivamente dal mercato del pesce, s'apre ora invece da dove le
vele fenicie salpavano con la porpora e il cedro per tutto il Mediterraneo
antico.
Sovrasta
le case circostanti il minareto di una moschea, che reca ancora tutte le
scalfitture infertegli dalla guerra dal mare dell' invasore israeliano .
Dai
suoi paraggi ho raggiunto la grande moschea edificata nelle vestigia crociate di
San Giovanni dei crociati, tra l'animazione dell'intrico dei suk della medina
retrostante il porto, ove si addensa la popolazione profuga palestinese.
D'
un tratto il dedalo si è aperto nell' ameno slargo della piazzetta della
moschea del serraglio, si è ricomplicato nelle vie che si involtano e svoltano
in mescite di succhi e in ristorantini , che dispiegavano tutta la fresca grazia
delle loro tovaglie e dei loro brocche per essere accattivanti.
Ma
io non mi sono concesso che di assaporare la specialità locale dei sanioura,
nella pasticceria della via più lussuosa del centro, sono dei biscottini fragranti
al delicato gusto dei fiori d'arancio, dopo che il mio pranzo e la mia cena sono
stati il solito shawarma di pollo.
I
soli palestinesi con i quali ho parlato in Sidone sono stati dei bambini e dei
ragazzi che mi sono venuti intorno alla panchina sulla quale mi sono seduto
lungo la corniche, quando a sera tarda non avevo più lo spirito per approfondire con loro od alcun altro un qualsiasi discorso.
Sono
arrivato ad irritarmi quando uno dei due bambini ai quali ho fatto una foto, con
uno degli apparecchi usa e getta scampato al furto in Latakia, ha rovinato la
loro "shura" facendo scattare a vuoto il flash, la cui spia segnaletica
non s'era ancora spenta.
Ma
non aveva capito che cosa aveva compiuto che mi aveva contrariato , così quando ha chinato la testa perché sentissi com'era
lucida di gel, si è sorpreso che abbia raccolto le nocchie come a colpirlo per
ciò per cui ancora gliene volevo.
Tramite
l'albergatore
Quante
cose ho capito del Libano tramite il mio albergatore, tranne in lui con chi
avessi a che fare.
Era
un
giovane uomo virilmente energico, che cortesemente sosteneva la conversazione parlandomi in francese, e intanto
adocchiava dal balcone le donne giù in strada.
Mi
è stato ancor più evidente, stando a quello che mi ha detto, quanto i siriani qui la fanno da servi-padroni: che la fanno da padroni giacché in regime di democrazia vi comandano su tutto, dappertutto, senza
consentire una possibilità
effettiva di opposizione; mentre vi sono servi quanti dei siriani vi cercano il lavoro che
non offre a loro l'economia della Siria, cinque volte inferiore nei redditi a
quella libanese su cui domina, finendo per lavorarci e vivere alla stregua dei profughi palestinesi. La loro
disponibilità a lavorare anche per meno di dieci dollari al giorno ribassa soprattutto le
retribuzioni delle attività non intellettuali, incrementando ancora di più
l'odio generale verso la Siria.
Tanto più che l'economia libanese deve soggiacere all' imposizione di importarne le derrate alimentari, il che ne deprime ancora di più un agricoltura un tempo prospera
Ma
dietro i Siriani sovrasta nei suoi diktat l'America, come ovunque e uber alles l' America, che ha interdetto
all' Arabia saudita di importare dal Libano le mele, di qualità eccellente, perché i sauditi consumino invece quelle californiane.
"
Fossero anche i nostri dei buoni rapporti con la Siria, sono rapporti obbligatori".
E
si è messo a ridere quando in un servizio giornalistico italiano che avevo
stralciato per il viaggio, ha visto le foto dei palazzi condominiali di Beirut
diroccati dalla guerra civile, in cui vive e s'affaccia della gente, sulla
strada da cui si ha una vista diretta nelle loro cucine e camere da letto:
"
Sono i siriani...." gli si è illuminato il viso.
Di
rientro da Bsharre gli ho detto in tutta sincerità che non vi avevo respirato
una buona aria, per salubre che vi fosse il clima di montagna.
Era
come essere, anni fa, in certi paesi annidati sulle montagne intorno a Palermo,
nella Sicilia della mafia.
E
oltre che di Geagea, gli ho chiesto se sapeva dei Franzhieh, poteva confermarmi se era vero che ai
loro bei tempi, una volta al mese, spedivano uno dei loro sicari ad uccidere un
islamico in Tripoli per intimidirne la popolazione?
"
Ero ancora troppo giovane allora, come posso saperlo?...
"
Ils sont des saints hommes...." , si è messo a ridere, quando gli ho detto
di come i mafiosi italici spesso siamo ugualmente fieramente cattolici, anche in cattività abbiano i loro preti e addetti spirituali.
Sono
poi disceso in Rue Tall per telefonare a mia madre, per un ultimo halawet al-jibn nella pasticceria RaF'at Hallab fils, prima
di rientrare in hotel e lasciarlo definitivamente per il Sud del Libano.
Quando
sono risalito e mi sono messo a cercare il mio zaino senza trovarlo." Ho
messo al sole il vostro bagaglio" mi ha detto ridendone al vedermi in
apprensione.
Era
steso sul balcone, dal quale egli aveva invece levato le gabbie dei canarini, per
mutarvi l' acqua e le sementi.
Mi
sono risollevato e ho caricato l'incombenza dello zaino sulle spalle, poi nel
contraccambiare la sua mano tesa al saluto
" Voi siete un islamico, no?" gli ho chiesto per una conferma.
" No, -si è sorpreso, -cattolico maronita. Maronite extrémiste.... ".
Finanche....
"
Dovete scusarmi, perdonatemi, di tutto quello che ho detto di male della vostra
religione, in tutta sincerità...".
Solo
il suo atteggiamento di inalterata cordialità, mi tratteneva dal disagio
imbarazzato.
Piuttosto,
se andavo a Saida, nel Sud, che evitassi di parlare apertamente di politica.
"
In Tripoli, a Beirut, è possibile. Ma non laggiù... Ci sono dei
fanatici...".
A
mia volta, non potevo evitare di esprimergli una certa raccomandazione che al suo
canarino più vispo consentisse il salto di un voletto con un secondo posatoio.
"
Così non può che saltare ed arrampicarsi sulle sbarre della gabbia."
"
Dite che mi occorre anche una gabbia più larga?".
"
Io amo gli animali, e sto molto attento anche a queste cose qui in Libano e in
Siria. Ed ho visto che delle gabbie più grandi di queste è difficile trovarne.
Ma se è possibile... Comunque seguite il mio precedente consiglio. Ha bisogno di volare più libero"
Avevo
anch'io degli animali?
Sì,
due canarini e mi erano morti, " et il sont (ont) décédés."
Ora
seguivo la vita libera delle anitre dei lagni intorno alla mia città, tutto i
giorni alimentandole.
"
C'est beau suivre leur vie, les aimer".
Ha
annuito sorridendo, consenziente, dall' altra stanza in cui stava già
risistemando il mio letto per un altro ospite.
E
nel discendere per l'ultima volta quelle scale, nel
riaddentrarmi nell' afa animata delle vie di Tripoli
per andarne via per sempre, negli occhi occhi e nel cuore avevo la
mia anitra zoppa che spero al ritorno di ritrovare ancor viva.