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Durante
tutto il corso della primavera
Per
(Durante) tutto il corso della primavera ( dell'anno 1993), ho aspirato
e tentato di illudermi in estate di potere andare in India, ed per
mesi a lungo ho intrapreso, e portato avanti, i preparativi spirituali
prima ancora che materiali per l'impresa: mi sono così letto il magnifico
"India" di Naipaul, "Linee d'ombra" di Amitav Gosh,
come le " Ghirlande delle nascite, Le vite anteriori del
Buddha", ultimando la rilettura ulteriore della Badavadgita.
Sono
inoltre venuto registrando tutti i film che intanto sull' India sono stati
teletrasmessi, "La danza degli elefanti", "Kim" e
"Il Libro della giungla", "Passaggio in India" o
ancora, ieri notte, tra le due e trenta e le cinque e un quarto,
"Cinema a Bombay" del primo Ivory, pur se il progetto del
viaggio in India è da tempo ch'è già andato in nulla, al cozzo dei suoi
costi, e delle sue possibilità di riuscita, con le mie limitazioni
materiali e la mia assoluta incapacità di trascendere, con lo spirito
d'iniziativa, la valle depressionaria dei miei adattamenti a una vita di
ordinarietà banale, quando già sulla guida dell' India, in ogni sua
tappa, avevo individuato nel suo stesso tracciato un primo fantastico
itinerario: Bombay, Elephanta, Ellora, Ajanta, quindi Madras e
Mahaballipuram, per trasferirmi poi in volo a Sanchi, Khajuraha, Benares,
ed ultimare il viaggio in Agra e Dehli e nell' Himachal Prades; ancora
insoddisfatto, compilato l'itinerario, di tale aerea peregrinazione escursione
sommaria, che nel volgere appena di un mese pur avrebbe dovuto
consentirmi, dall'interno, di estrarre l'essenza della varietà
continentale degli Stati indiani, alla fine, come meta immancabile, senza
che riuscissi ad (riuscire ad) evitare di includere anche il Rajastan nel
mio miraggio.
E
dire che negli stessi giorni in cui mi lusingavo di potere raggiungere in
volo l' India, - a testimonianza di come mi fosse facile sognare-, avevo
pur dovuto rinunciare a recarmi anche solo a Parigi, un fine settimana,
per visitarvi le mostre di Matisse, su Amenofi III e la pittura veneta del
Cinquecento, pur di preservare la sola supposizione, anch'ella illusoria,
di potermi così salvaguardare il denaro che mi occorreva per le cure
dentarie, oramai improcrastinabili, e per l'acquisto della bici da corsa
cui ambisco da anni, non potendo certo affidarmi alla mia defatigante
mountain bike, per i trekking di lungo tragitto ( percorso) nell'Appennino
modenese-reggiano o nelle Prealpi lombarde.
Senonchè
In realtà, al vaglio del preventivo delle cure dentarie, che nella
cassetta delle Lettere mi ha recapitato il medico dentista che al primo
piano del ( mio) condominio ha il suo laboratorio, è andata in fumo con
il mio viaggio a Parigi, che le avevo sacrificato, anche la sempre più
mitica bici da corsa, impossibilitato a sostenere entrambi gli oneri di
spesa, odontociclici, per la gramizia crescente del mio stipendio di
insegnante.
Nella
stretta recessiva non riuscivo ancora a mortificarmi rientrare nei
ranghi, dopo la mia compartecipazione sia pur minima all'abbuffata
consociativa (generale) degli anni ottanta, come i tanti impiegati e
piccoli o medi borghesi miei connazionali, niente più ristorante,
che in questi tempi hanno iniziato a doversi contentare di vestirsi ai
saldi, a fare a meno di teatro e di cinema, per il solo sottofondo tra il
ferro da stiro e i piatti della televisione, ove prima o poi
videoregistreranno, ciò che si perdono in prima visione, e il sabato e la
domenica non resta loro che mettersi in pari, con tutto quello che si è
tralasciato in settimana.
Per
sovrappiù si è aggiunta la necessità inderogabile di acquistarmi un
personal computer prima d'autunno, poichè
negli elaboratori di Istituto si è persa ogni superstite traccia
di softwares, e non solo, in prima istanza, per le guardie di Finanza che
intendessero accertarne la regolarità d'acquisto delle copie.
Così
mi sono fatto forte delle Informazioni Utili, della guida turistica, per
vanificare ogni tenace residuo del sogno indiano, abbarbicandomi al passo
ove il suo testo recita, pur
non dicendolo, che deve considerarsi sconsideratezza(zione) turistica
massima, l'ideal tour che vaneggia di visitare l'India in un sol viaggio,
poichè in venti, o trenta giorni, al più si può visitar(n)e (uno Stato)
uno dei suoi Stati o una regione che non sia molto estesa, ed avverte di
quale sia l'inavvertenza di recarsi in India d'estate, dato che la
generalità delle sue regioni settentrionali è allora investita dalla
furia acquatica dei monsoni.
Attecchiva
solo così il seme definitivo della rinuncia, che fruttificava tuttavia il
vaneggiamento, compensatorio, di un viaggio in India l'anno venturo, ma
che fosse di parecchi mesi, d'autunno e d'inverno, sicuramente, per
consentirmi il quale, tutto sommato, non mi sarebbe occorsa che la
concessione dell'aspettativa da parte del mio istituto scolastico, il
finanziamento preventivo dei suoi costi da parte di un giornale o di un
gruppo editoriale, assicurato dalla vendita belle e fatta dei miei
antecedenti scritti di viaggio...
dieci
giorni dopo
Ed
ora, dieci giorni dopo, eccomi alla partenza ritardata sino ad oggi a
seguito del poco denaro a disposizione: domani è già agosto, e mi avvio
così per la Grecia giusto al culmine dell'esodo estivo.
E
poi chissà, Israele, il Sinai, la Giordania...
Ed
oggi, per ultimare i preparativi, ordinare la casa e riempire al minimo
del massimo lo zaino-valigia, ho finalmente disertato il sabbione
fluviale, ove ogni pomeriggio mi sono recato in questi giorni per
ritrovarvi degli altri uomini nudi nella solarità canicolare.
E
dove fatalmente finivamo per essere almeno in tre, quando avrei voluto
rimanere in due per appartarci, cosicché ci si limitava a masturbarsi da
soli, e distanti, in sintonia monotona e grottesca.
O
quando ci si ritrovava solo in due, allora a mancare era la attrazione o
la propensione .
Solo
l'altro ieri a uno con i baffi ho lasciato che lo ghermisse, e nel suo
rispetto del mio assoluto disinteresse per la sua corporeità, da lui me
lo sono lasciato risucchiare più di una volta ( mi sono lasciato fare più
di un p.).
Non
ho comunque eiaculato al suo esasperarlo. " E' la troppa pressione
per la calura" mi ha giustificato.
Ma
quand'anche gli fossi venuto nella mano o dentro la gola, che sarebbe
cambiato nell'esaudimento virtuale o reale?
Sarebbe
stato lui a godere l'esito compiuto del suo desiderio di se stesso,
mentre il mio appagamento si sarebbe pur limitato a quello di piacere
ancora fisicamente, nel mio persistente aspetto giovanile.
Nell'amarezza,
inestinta, di non poter trarre con dei giovani il piacere che a lui
fornivo, in questi giorni che mi appaiono così esaltanti per le vie,
nelle loro ispide nudità di gambe e di torsi abbronzati.
Verso
la Grecia
Verso
dove?
1
agosto 1993
Verso
la Grecia, nel solito tragitto in treno, fino a Brindisi,
di
sudore e noia e revulsione (stomacazione), dopo una notte insonne
trascorsa nella resa dei conti con il mio bilancio, incapace di
capacitarrmi di ritrovarmi con poco più del mio stipendio a disposizione,
eppure dopo l'orrore dello sgobbo come Commissario d'esami fino alla
settimana scorsa, per essermi svenato nelle spese preliminari per il visto
d'ingresso in Giordania, e il riacquisto dei medicinali e di quanto a mano
armata mi è stato prelevato da quei due maghrebini a Nimes- macchina
fotografica, occhiali di ricambio, zaino- valigia etcetera etcetera-, al
riscontro, con in saccoccia i soli denari certi per arenarmi nei litorali
del Peloponneso, qualora, del mio gruzzoletto, intenda salvaguardare il
margine dell'acconto per l'acquisto inderogabile del personal computer, e
quanto mi serve per fronteggiare i costi al rientro di riparazioni e
affitto.
Ospite
dei miei genitori, cionostante stamani sono partito per l'imbarco per la
Grecia, comunque sia, fossi ritornato anche in capo a una sola settimana,
pur di consentire comunque ai miei genitori, giovedì prossimo, tanto ci
tengono, il piacere di accedere in mia assenza al mio appartamento per
riordinarlo come si deve.
La
loro promessa, che ieri sera mi hanno rinnovato definitivamente,
di regalarmi come rientro una bici da corsa, ha dato invece
l'abbrivio finale alla mia determinazione in futuro di trascorrere
le vacanze future senza più espatriare, bensì alternando il cicloturismo
con la frequentazione dei litorali del Pò.
Se
il mio destino di viaggio era comunque quello di desistere dopo qualche
giorno, non sarebbe forse stato meglio insabbiarsi nella Tunisia berbera,
o Souf farmi languorosamente cedevole a ogni blandizie dei sensi?
Ma
ciò che nello sconcerto di ogni partenza è giunto a costernarmi, è
stato quando addentrandomi infine a leggere Marianne Moore solo poco prima
di lasciare l'appartamento, ho inteso come le cure del mio agire
interessato, sempre
altrimenti distolto, siano divenute un tradimento oramai inesausto e
consolidato della poesia.
Rinnovantesi,
nella saturazione con il viaggio non appena è ininfine disponibile il mio
tempo libero.
Di
oggi
Di
oggi, il primo di agosto, il viaggio da Bologna ad Ancona in vagone
postale, da Ancona a Foggia quindi nel corridoio irrespirabile della
carrozza fumatori, poi a Bari dovendomi
(per) rialzare(mi) dallo scompartimento in cui supponevo di avere
trovato definitivamente a sedere, per (e) ritrovarmi in quel corridoio a
strangugliare ancora per il fumo in gola fino a Brindisi, allorchè
(quando) nella confusione più generale sono sopraggiunti i legittimi
occupanti con la prenotazione, dalla coincidenza da Napoli o dalle
carrozze che in concomitanza, e per giunta, erano state staccate invece di
aggiungerne altre, e quando ancora mi attendeva lo stress, all'imbarco a
Brindisi, di un'ora di ressa e di risse nell' Ufficio della polizia-
dato che come spiegava congestionato l'addetto generale, non vi
erano oggi che dieci persone per ogni sorta di controllo-
dagli ordinari a quelli dei clandestini o della droga o dei cargo
sospetti- cui poteva fare ricorso nelle ventiquattro ore.
Nostalgia
E
sul boat, che nostalgia di quei ragazzi e quelle ragazze romane, con i
quali su di esso l'anno scorso sono invece rientrato in Italia, quando su
questa bagnarola, per dirla meglio con
le loro parole, ho rivisto in loro assenza l'angolo del bar dove così
vivamente avevamo simpatizzato. Ancora spente, le slot machines ove
persero ogni residua dracma.
In
Atene
Fra
Patras ed Atene, tutta una serie di furbastrerie indigene: Il conducente
del pullman che riscuote l'importo del biglietto senza rilasciarmi
riscontri, il bar self service, prima dell' Istmo, ove tutto era pressocchè
raddoppiato di prezzo, e ad ulteriore danno di uno di quei tanti ragazzi
con zaino e sacco a pelo, come se l'estorsione non fosse bastante, ecco
che l' esercente spalleggiato da un compare che " aveva visto",
ha richiesto a un giovane aretino il risarcimento di una sedia di plastica
che s'è rotta come vi si è seduto sopra, anzichè scusarsene, come era
il caso, forte di quanto ribadiva quel vegliardo ellenico portandosi gli
indici agli occhi, nel mentire che il giovane l'avesse sforzata.
Come
in pullman arrivo così ad Atene, lo stop davanti al Museo Archeologico,
la mia prima cura è di cercare un'agenzia di viaggio ancora aperta alle
19, 30: e la trovo e vi apprendo che il prezzo di un volo aperto per Tel
Aviv mi è accessibile: 380 dollari circa, le tariffe internazionali sono
rimaste pressocchè invariate dall' anno scorso, solo che il valore del
dollaro è aumentato nel frattempo all'incirca del 40%, nel rapporto di
scambio con la lira. Tuttavia in virtù dei 200 dollari in travelleres
cheques rimastimi dall'ultimo
viaggio, che nel frattempo sono riuscito a riassicurarmi dopo che mi sono
stati rapinati a Nimes, tale e tanta è stata la mia tenace insistenza
perchè mi fossero risarciti, avrei scontato circa la metà della
lievitazione al cambio delle tariffe, avendoli acquistati, tali dollari, a
550 lire al di sotto del loro attuale valore.
Giunto
in Platia Syntagmatos, per fugare in ogni modo ogni propensione in tal
senso, a un' ulteriore agenzia mi informo se esistano regolari battelli di
linea tra la Grecia e Israele. E contro ogni mia supposizione vi apprendo
che esistono, senz'altro, e con partenza giusto quel giorno, il lunedì ,
come del resto il giovedì.
Chiedo
l'importo, nemmeno un terzo del volo aereo...
anche
considerando il biglietto di ritorno, oltre 160 dollari di differenza...
Ed
io che mi credevo già al riparo da ogni inquietudine e incertezza di
natura economica...
Ah,
se anzichè ascoltare mia madre fossi partito sabato notte, in lei
evitando di ascoltare la voce che ribadiva
il mio sconcerto di arrivare così a Brindisi già alle 12,45, in
attesa di una monotanave che secondo gli orari abituali non sarebbe
partita prima di sera, quando invece una è partita quel giorno alle 15,30
o avessi ascoltato l'impulso, che a Igoumenitsa mi sollecitava (stimolava)
a scendere alle sei di mattina, arrivando così ad Atene nel primo
pomeriggio, mi sarebbe stato possibile imbarcarmi... Invece adesso
attendere la nuova partenza, due giorni e tre notti in Atene, che
autentico assurdo pur anche economico...
Dovevo
comunque accertarmi che per davvero quel giorno tutto risultasse oramai
vano, e dunque a Platia Monastiraki ho preso la metropolitana per il
Pireo, ove sul portale di tramite tra il porto e la stazione dei metro,
erano già le 21, all'interno una tabella mi annunciava a chiare lettere
che dovevo mettermi il cuore in pace: Haifa, departure 19, 25.
Chiedevo
conferma e la riscontravo con precisione indubitabile
nell'
Agenzia accanto: " departed, lost, but, betwen thre days...".
Vagavo
ancora tra quella e un altra agenzia, per avere almeno una smentita o un
ridimensionamento del vantaggio economico by sheep (partendo per battello)
che avevo perduto: ma non ne sapevo che ribadita la cospicuità ...
Ah,
solo a tal punto, inghippato, comprendevo i termini reali secondo i quali
avrei dovuto organizzare il mio viaggio.: via Creta, Rodi Cipro fino ad
Haifa...
Ma
quando, alla prima Agenzia, di ritorno sui miei passi chiedevo quando
partendo giovedì sera sarei potuto arrivare ad Haifa, "sunday,
sunday, six at morning", era la risposta che invertiva quel viaggio
in battello in un interminabile incubo insoone cui ero scampato: tanto più,
che al ritorno, se volevo risparmiare,
corrispondendo
il costo di un volo di linea all'andata e al ritorno aereo con la stessa
compagnia, avrei dovuto ripetere la stessa tournée...
Ora
che sono intenzionato a prendere il volo di linea dell' Olimpyc Airways
per Tel Aviv, mi resta comunque il rammarico che ho così individuato, in
ritardo, il percorso ideale per raggiungere da Atene Israele e il Sinai in
altre condizioni di viaggio: da Atene raggiungendo Rodi, in volo interno,
e da Rodi con il battello per Haifa Cipro, per sostarvi a visitarla e
quindi ripartire con il battello di linea ulteriore per la città portuale
israeliana. Poi da Alessandria si può rientrare con un passaggio ponte
sino a Creta con l'Adriatica, di cui tra Brindisi e Patrasso parlava così
favolosamente quel passeggero di Napoli: -"ih, cabine da maraja,
danze, orchestre, gruppi folcloristici che salivano a bordo a ogni sosta
in una grande città di mare, un servizio che non le dico..."
L'Atene
bizantino ortodossa
Gerusalemme
4, 5 agosto notte
Quando
ieri l'altro sono partito ad ogni costo per Gerusalemme, ( avessi io
saputo credere (senza allora sapere) sebbene per quanto lo
temessi!, che avrei messo in atto ( dato mano) pressocchè il
(
al) disastro...
Mi
ritrovo ora infatti, nella Città tre volte Santa, a dormirvi una seconda
volta in una stanzetta squallida di albergo, disteso qui a a ridosso del
bianco muro interno di una sorta di qibla che ne è l'impervio bagno,
ritrovandomici tuttavia risveglio quando non è ancora l'alba pressocchè
famelico (negli intestini), dato che le lire italiane, al cambio, qui non
valgono nemmeno l'aria che vi respiro, e che devo dunque speculare anche
*sull'acqua naturale, consumando così il fallimento della mia
esperienza di viaggio che ho voluto comunque impormi (inoltrare) in
Terrasanta, essendovi talmente miserrimo anche il solo respiro, che non ne
intravedo il riscatto in alcuna possibilità di senso.
E'
oramai tale, il mio avvilito sconforto, che ieri, nella città vecchia di
Gerusalemme, sentivo e vivevo ogni cosa mio malgrado, nella costernazione
desolante di avere sacrificato la mia certa felicità materiale, in
Grecia, per la scrittura di un'esperienza di viaggio qui in
Israele, il cui significato in tal modo non può così risultare essere
che pressocchè nullo ed irrisorio, dovendo corrervi a rotta di collo
verso la sua fine al più presto, in un rendiconto di privazioni che a un
ipotetico destinatario può riservare lo stesso interesse che poteva
suscitare la mia persona a quei due miei vicini di volo tra Atene e Tel
Aviv, l'una una signora dinamica di Sydney, l'altro un giovinetto in erba,
di New York, i quali con quel volo facevano ritorno in Israele per l'
ennesima volta dall'altro capo del mondo, senza perplessità economiche
di sorta, e la cui ascendenza ebraica e comunanza di lingua e di
status, mi ha escluso al loro cospetto da ogni possibilità di ascolto e
di considerazione.
O
che può altrimenti mai significare, per quei giovani turisti ebraici di
seconda lingua e di nazionalità francese, che in quella banca del
quartiere ebraico cambiavano con nonchalance plichi di banconote da 50
shekel, mentre per me anche tre soltanto, di quelle banconote,
costituiscono la sopravvivenza ancora per un giorno almeno fino al
9 agosto, quando con l'open fly potrò già rieffettuare il rientro in
Grecia.
Allorchè
al controllo dei passaporti, e poi tra la festosità e la calorosità
familiare dell'accoglienza di chi vi era appena sbarcato nella patria
comune da chissadove , ho dichiarato smarrito " I am
alone", e che non avevo alcun recapito certo da indicare, in
Gerusalemme o nel restante Israele , se non che avrei seguito attentamente
la guida, " my book" ho precisato, non una persona che mi
capeggiasse, " i, am a very juddish" avrei voluto soggiungere.
Dio
mio, mi sono ripetuto, ed io che credevo di proporre alcunchè di
allettante, che fosse generalmente appetibile, nel concepire o
intraprendere percorsi di viaggio quali il passaggio ponte di tre notti
tra Atene ed Haifa... Una follia che ha il senso giusto di quella, l'anno
scorso, di viaggiare dall' Egitto allo Yemen imbarcandomi a Suez per
Gedda...
Forse,
mi viene ora da supporre, avrei sperimentato il rientro in patria
dell'altra gente di Israele, dei profughi dall' Est, quella realtà per
lui minore, di ogni giorno, che a quel ragazzino di New York, così
intelligente e fortunato, non interessava di ascoltare dalle mie parole o
di vedere dal finestrino- ha lasciato a me di fotografare di sera Tel Aviv
dall'oblò-, per giocare piuttosto a scacchi con quella signora, o
leggersi Stephen King ( A deep half)( " I think that you like more
the unreality that the reality", è appunto l'osservazione che avrei
tanto voluto allora fargli, e che mi è rimasta puntualmente inespressa
sulle labbra dentro).
Ma
è una considerazione di poco rilievo tra queste sfatte lenzuola, se penso
che il crescente sconforto qui in Gerusalemme mi ha indotto ad eludere
anche ogni sensazione(, o suggestione),
cosicchè
nemmeno ho cercato alcuna visione dell'antica città nelle sue mura, e mi
sono aggirato presso il Museo di Davide evitando di visitarlo, quindi ho
solo traversato il quartiere armeno, e sono giunto presso il presunto
Cenacolo e nemmeno so dire se davvero vi sono entrato ( se vi sono
realmente entrato), e solo ripercorrendo i resti sotterranei del cardo e
visionando una riproduzione della famosa immagine musiva di Madaba, mi
sono addentrato nell'immagine della Gerusalemme che fu bizantina
(
......)
Quindi
nell'ordinato silenzio luminoso del Quartiere ebraico, discendendo di tre
metri nel sottosuolo, mi sono pur calato indietro nel tempo di alcuni
millenni, allorchè per quella scala ho raggiunto i resti della casa
bruciata, le vestigia dei cui locali risultano coeve dell' ultimo Tempio,
per poi recarmi alle dimore sotterranee del quartiere erodiano del Wohl
Archeological Museum, che particolarmente attestano come la configurazione
ellenistico-romana ne fosse sussunta alla dovizie di bagni rituali,
richiesta dai precetti purificatori dell' halah, sin che risalito in
superficie, un tempo immemorabile sembrava avere già nei pressi
stagionato a ruderi antichi, le adiacenti rovine al sole della moschea di
Hurva, distrutta nel 1948 dalla calata nel quartiere della Legione araba.
Nel
Quartiere ebraico mi sono quindi ulteriormente sconsolato e smarrito,
quando dalle necessità impellenti mi sono visto già costretto già
a cambiare una seconda banconota da 100.000 lire, per mano di un anziano
bancario che ritrovatesi delle divise italiane, smentiva subitamente una
sua faccia da savio, con il suo ripetermi " italiani, si, napolitani,
maccaroni...", uscito da quella agenzia per poi limitarmi con gli
acquisti, in un minimarket, a cibarmi solo di uno yogurt e di una
bottiglia di acqua minerale, tra la gente israeliana che pasteggiava
confortevolmente nei caffè circostanti.
Poi,
solo dopo essere ritornato per l'ennesima volta negli stessi paraggi del
Quartiere ebraico, nel primo
pomeriggio giungevo in vista della spianata del Tempio e del Muro del
Pianto, e ne vedevo dal vivo le lamentazioni inesauste.
Oltre
quell' oratorio all'aperto presidiato in armi, tra la plenitudine
religiosa, che l'accalcava, scendevo nella Sinagoga sulla sinistra
ricavata nell'arco del viadotto del Tempio, al cui interno ombroso gremito
di lumi, non alterava la mia prostrazione il fervore unanime di giovani e
vecchi, incessanti nella
flessione del corpo e nel dondolio della testa come a batterla contro il
muro del Pianto, mentre leggevano e sfogliavano il libro di preghiere,:
mutati i rituali della genuflessione, identicamente sottomessi a implorare
il proprio Dio, che i loro sovrastanti
e sottomessi e persistenti nemici nel Nobile Recinto Sacro
sovrastante.
Quando
ne uscivo e sostavo a urinare nei pisciatoi adiacenti, nella Città tre
volte Santa la prima impressione fragrante e intensa che vi aspiravo, era
come anche gli orinatoi vi profumano d' incenso.
Di
un quarto d'ora era allora troppo tardi, essendo già le 15,15, perchè
potessi entrare nel Recinto Sacro, sicchè dal suo accesso, lasciato il
Quartiere ebraico, recedevo quindi fra l'animazione e l'immediatezza più
viva del Quartiere arabo, lungo Tariq Bab es-Silsileh, l'antico decumano
principale, fino ad incrociare l'antico cardo del Suk dell'olio, al punto
di incrocio fra il quartiere mussulmano e quello cristiano; ove tra la
folla palestinese-gerosolomitana, dopo un imponente prete greco-ortodosso
ed un altro non so se copto o assiro o giacobita o cristiano-maronita,
vedo farsi largo verso il Santo sepolcro il transito di una comitiva di
pie donne italiane, che intonandone la ritualità liturgica, precedeva una
fervente che si trascinava ( trascinandosi) sulle spalle una croce di
legno: e si è allora allentata la mia tensione infelice, poichè infine
mi ha penetrato il vivo contatto , di quant'è la fede (l'intensità (e la
pluralità) di fedi(, e religioni,)) che in Gerusalemme si raccoglie e si
esalta.
(
Oltre l'ora di chiusura, anche nella cripta di Sant'Anna, ho ritrovato un
cenacolo di cattolici preghieri raccoltivi in preghiera).
Sono
ritornato con la mente allora a già quante volte quel giorno,
ripercorrendo con la guida le vicende di Gerusalemme nel mio sconforto, mi
fossi riconosciuto più nella profanazione che nella purificazione del
Tempio, nell' Antiochia di Antioco IV o nell' Elia Capitolina di Adriano,
piuttosto che nel ripristino di Giuda Maccabeo del culto del Tempio o
nella riesumazione costantiniana dell'appianato Calvario.
Mi
allontanavo (Uscivo) infine dai clamori e dai profumi dei suk, uscendo
dalla Città vecchia per la porta di Damasco, nella cui cicane pigolavano
in vendita cartoni di pulcini.
Più
oltre, bambini che al cielo
elevavano aquiloni.
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