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Domenica
14 agosto
La
mano che allora mi ricadde stanca, al Gun post, ritenta di riprendere a
scrivere quando è già l' VIII ( o la IX) giornata di viaggio, oramai non
più a La Valletta, ma in Medina, ove alloggio nelle fatiscenze
dell'antico palazzo del Parka hotel, sfibrato, nella tensione di
esprimermi scrivere, dalla scarsa fede che mi rimane nella
significatività del viaggio e del mio scrivere ancora, in quel che posso
riservare ancora alla (nella) sensatezza o all' (nell)'interesse che
di sensato e di interesante può preservare l'espressione di tali mie
esperienze, doppiandole oltre l'averle vissute.
L'altro
ieri, al British Hotel, per infervorarmici rileggevo a proposito le pagine
conclusive di Houel del suo diario di viaggio a Malta; ove duecento anni
orsono esaltava la virtù della grande invenzione poetica di elevare anche
l'uomo più insignificante alle altezze dell' Olimpo e alla dignità degli
dei stessi.
E
ieri sera, quando oltre Medina e Rabat, mi sono inoltrato fino alle
scogliere di Dingli, ove i terrazzamenti e i casolari sperduti che
sembrano continuare ancora per chissà quanto, nel rilievo d'altura all'
orizzonte scoscendono precipitosamente al mare, ripercorrendole (
ripercorrendo le scogliere) fra le persone per lo più anziane che si
fermavano lungo il litorale o vi accorrevano per rimirarvi il tramonto, è
stato per dirla con l' Houel stesso, " spinto mio malgrado verso il
meraviglioso", "da una sollecitazione della natura contemplata e
considerata nei suoi momenti più belli", che ho desunto dallo zaino
lo stesso quaderno che ora ho ripreso, per tentare di rappresentare lo
spettacolo stupendo di quel tramonto su Malta, sentendo ( avvertendo) che
potevo coglierlo appieno sino alle sue scaturigini mitiche, solo nel
rappresentarlo scrivendone quando ho riportato in precedenza (altrove).
Ed
ora fra le antiche mura di questo palazzo e di questa città, tra
l'usurato mobilio di un salone interno e di fronte a un quadro che presumo
rievochi il recapito a Cesare della testa di Pompeo, nel decoro fatiscente
che vi ho ricercato per intenzionarmi a scrivere, che mi estranei dal
flusso debordante dei chiacchierii stolidi e delle banalità turistiche,
mentre incalzano le ore del mattino, che esercita la pressione maggiore è
l'urgenza di trascrivere la solitudine e l'incanto del sito delle rovine
megalitiche di Mnaidra,
l'angosciante crepitio solare fra le rocce e i
pruni in vista del mare, cui discendevo per lo scosceso sentiero, sino a
che, giunto sull'estremo dirupo che vi si addentra nei flutti, ne vedevo
il ciglio che vi franava nell'arcuarsi del protendersi di balze traforate
da grotte, nel rientrare di insenature ombrose, ove il mare sciabordava
(fluttuava) o si sospingeva a lambirne e schiumarne ciotoli e scogli, in
cangescenze turchesi o smeraldine del suo blù intenso, all'orizzzonte,
nella distesa serena, l'isolotto di Filfla di un azzurro vaporante nelle
sue rocce.
Poi
disceso sino al mare- vi erano solo un anziano del luogo e due giovani
turisti italiani che mi avevano preceduto di poco, i gitanti di una barca
ferma a degli scogli distanti, nell'insenatura adiacente un padre con due
bimbi- che refrigerio estasiante, per ore e ore, il nuotare in quella
frescura celestiale, l'addentrarsi nella grotta e il riuscirne nell'altra
caletta, tra le acque che s'incupivano in trasparenze minerali, o si
schiarivano in un verde luminescente, ove ai bordi dell' antro, irradiati
di luce, i raggi solari vetriavano l'acqua; al sortirne, oltre gli scogli
adiacenti riemergendo il profilo dell'isola di Filfla, fluttuante arcano,
sulla distesa marina, come l'isola incantata di ogni mistero sospeso...
Per
un intero pomeriggio, come scriveva l' Houel, in quelle pagine,
estaticamente, immersovi " in una dimensione ideale di pienezza e di
mito che non si vorrebbe più abbandonare".
Senza
chiedere niente di più di godimento fisico alla mia esistenza.
Ma
in quella voluttà inesausta di acque e di luce, era il senso
residuo di esservi stato tanto felice in un divinarmi quanto mai
fanciullesco, che il giorno successivo, in La Valletta, mi
sollecitava sommuoveva induceva a recuperare le ragioni
colte del mio viaggio, nella visita dilungata(si) del Museo delle Belle
arti e di quello Cattedrale, ove sostavo indugiavo ancora una volta
di fronte alla Decollazione di Giovanni Battista, e poi nell' inoltrarmi a
piedi, interminabili i chilometri, sino a Cospicua e Senglea e Victoriosa,
per trarre più soddisfazione dal raggiungimento esausto della meta.
All'Ahrax
di Melliea
Scogliere
di Armor point
All'
Aharax di Melliea
E'il
sito panoramico più straordinario della costa a Nord Est dell'isola di
Malta, cui sono pervenuto vinte le ripetute insistenze a desistere lungo
il percorso, che ho dovuto sventare dopo la deviazione all'altezza della
Torre Rossa, ponendo (la dilazione di) un ulteriore termine ultimo al mio
procedere, in questo o quel punto di svolta o dosso fino al quale avanzavo
oltre.
Nel
tardo sole meridiano, a (Est?) Occidente si irradiano di luce le baie
sottostanti del Paradiso e di Ramla, ove quando v' ero giunto, in autobus,
mi dicevo che ovunque sia agevole l'accesso, si sedimenta e deposita ogni
miseria di massa in cerca di svago, alla vista di quei capanni e
baraccamenti casotti, allineati, affollati di estivanti riversi
sotto le verande di etternit. E tanti veicoli e veicoli, e rifiuti e
rifiuti, ogni cumulo di banalità e di immondizia occidentale, alla remota
vista ora dall'alto non è più che un accostamento confuso, risaltante di
verde, lungo le insenature in
cui nel luminio del brillio solare ormeggiano alla rada le imbarcazioni
prima del largo che si sgranda alla vista del canale,
ove oltre la punta
dell' entroterra di fronte i cui coltivi e le cui sommità sovrasta un
casale, si profilano i rilevi insulari di Comino e le alture e le
cattedrali di Gozo, che sempre più sfumano ( sempre più sfumanti) nel
solo (diagramma) profilarsi delle balze delle scogliere e (del delinearsi)
delle sommità collinari.
E
nel braccio di mare ad Oriente fila un veliero aggirando lento il capo,
s'incrociano le scie di vedette e motoscafi, un luzu giallo e verde e
rosso costeggia le scogliere sottostanti, ove anche la vista s'attenta
esitante a calare vertiginosamente a picco, proteso a perpendicolo sulle
sue voragini frananti, precipiti nel farsi di indaco delle acque marine al
largo blù cobalto, nel tentacolare turchese di un polipo liquido
fantasma...
E
più a sud, se le scogliere virano e rientrano, nel blu si allarga la
vasta baia di Melliea...
15
agosto lunedì
La
Valletta: l'estrema propaggine prima che siano gli degli infedeli
della cristianità cattolica, come Istanbul o Alessandria lo sono quali
avamposti del mondo islamico.
E
sarà soltanto la dominazione inglese, dopo che già Enrico VIII soppresse
la Lingua inglese dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, a precluderle di
essere esclusivamente l'ibridazione fortificatavi armoniosa della
cattolicità mediterranea, fortificatavi, cosicché è vero della
sua configurazione, ciò che Brydone ebbe a dire delle costumanze dei
Cavalieri di Malta: che ogni nazionalità vi preserva le il non so che
delle proprie caratteristiche, non logorandosi di essa che il
superfluo e l'affettazione(,) caricaturale, nei continui contatti e
scontri reciproci.
Così
le vie che a schiena sella d'asino discendono e risalgono a
infulgidarsene sino al mare, vi arieggiano l'insellarsi barocco i
saliscendi della Roma sistina, e i bastioni e i cavalieri, e le
scalinatelle appresso, la Napoli dei frontespizi sovrastanti dei Quartieri
spagnoli, laddove le torrette circolari, d'avvistamento, ove le mura
protendono le estreme propaggini, riesumano fortificazioni oceaniche
lusitane, e le galerias gli ecumenici identici sporti
ispano-moreschi, quando le pompe scultoree degli emblemi di dignità e
vittoria del cavalierato militare, di cui si ornamentano e fregiano
portali e balaustrate aeree, le torri bigemine di chiese cattedrali e
parrocchiali, o il macabro delle figurazioni scheletriche della morte
sulle lastre tombali di cavalieri e commendatori dell' Ordine, nella
pavimentazione ferale e pittorica sovracolorata della cattedrale di
San Giovanni, riesumano le ridondanze iberiche di Aragona e di Leon e di
Castiglia, mentre la Lingua di Francia meglio si attesta nella hotellerie,
ove colombe, e fronde e fastigi, ogni rilievo identicamente s'intaglia identicamente
nella sola sculta ruvida pietra, il cui solo uso ammesso, esteriormente,
è il sovrano principio in Malta dell'uniformità architettonica generale.
(
E quant'è la storia del cavalierato di Malta, ripete le vicende di ogni
civiltà che si arricchisca e raffini ed estremamente corrompa ed
incrudelisca, - l'ecclesiastico, impenitente e gottoso, che di fronte al
pericolo incombente abilita il militare alla pronta barbarie che sia di
monito dello squartamento, ( cfr Brydon), nella difesa secolare, di
un'intera civiltà, da un nemico che dopo il Grande Assedio riappare e lo
si riaffronta solo sempre altrove.
Per
essere infine messi a repentaglio per davvero in un secondo Grande
Assedio, dalla barbarie cresciuta dentro, del proprio nemico interno
sostentato contro lo straniero.
E'
tuttora quanto mai mirabile nella morsa della cintura industriale,
l'articolarsi fortificato delle cinque città lungo le propaggini e le
rientranze del porto, entro le cinta murarie che solo in La
Valletta, acme estremo, riparano a monte una città ideale, unificandovisi
ratio militaris e ordo civilis: poichè solo in La Valletta le strade
s'insellano, e si fanno scalinanti, senza deflettere che ove si slarga il
molo delle navi ch'erano in quarantena, dall'ortogonalità sovrana del
reticolato; quindi oltre Floriana e la sua porta delle Bombe, le Margaret
e Cotoneras Lines di Cospicua, e più a mare
intorniando Victoria e Senglea, le mura a più recente difesa di un
ordito di vie e di viottole ch'è ancora una trama medioevale, un
intrico e un dedalo di mare.
Appunti
di fisiologia
*
La mia obesità
Più
che l'incipiente canizie, mi deturpa oltraggia la mia obesità,
quando eppure mi nutro così poco, e non ho
un
solo risvolto di adipe mentale
*
Cattolicità maltese
La
cattolicità maltese: a frotte e congreghe calamitate da quel sottanìo
damascato di cremisi; nei suoi integri fasti, tradizionalista e in
pompa magna; qui, ove ossequiata e riverita, ancora stipa le chiese la
parrocchialità della mia infanzia.
Ho
interrotto la settimana scorsa la stesura delle precedenti pagine, poichè
vi ordivo la mistificazione di ogni trama coerente, la simulazione di ogni
integrità di vita; quasi che vi fosse mai un continuum, tra chi sui
sabbioni fluviali della Padania era una ventosa esasperata di non
abboccarvi i genitali di qualche ragazzo, e chi, a lato delle tornite
membra di quel discinto fanciulletto sull'autobus, così bello, si sentiva
un intoccabile cui ripugnava accostarsi oltre.
E
che dire, di come ora avverto la maschilità generale?
Se
non come la identica idiota frenesia giovanile a ogni punto d' incontro
del Continente, che la identica merda cerebrale nella preponderanza
degli uomini.
Nemmeno
mi sono fatto avanti a chiedere il numero dell'autobus per Mafra, a quella
loro congrega di ominastri nel casino del lotto, tanto repellentemente stavano adiposi
e pelosi a torso nudo, schiumanti birra fra i denti guasti, i connotati
del volto sfigurati dalla pinguedine e l'incuria esteriore, di chi ha una
moglie che comunque si presta con devozione cattolica.
Promemoria
Ieri,
domenica 14 agosto: La villa romana, le catacombe di San Paolo, la punta
estrema di Melliea ( L'Ahrax di Melliea).
Sabato:
trasferimento a Mdina;visita del Museo di Mdina ( *incisioni di Durer)
Venerdì
12: Museo di Belle Arti,
ancora Caravaggio.
Floriana,
Cospicua, Senglea, Victoriosa.
Lunedì
15:Blue Grotto, di nuovo alle rocce sotto Mnaidra, poi fino a Siggewi ( *
Chiesa della Provvidenza)
"
A riprova
"
A riprova che non sono io, di certo, che necessita di modificare la sua
concezione della natura dei rapporti tra gli uomini( se eri tu che
intendevi che mi unissi al tuo viaggio solo in quanto e finchè tu eri in
mancanza di una compagnia migliore");- così avrei voluto scrivere a
mio nipote, se avessi assecondato ciò che l'umore mi dettava di
inviargli, ieri pomeriggio, nella riesumazione postuma delle ragioni per
le quali mi ha chiesto se intendessi unirmi al suo viaggio in Grecia, solo
all'atto della mia partenza già prefissata per Malta.
Quando
da Catania prima di risolvermi ad andarci, nauseato del mio viaggio in
treno lungo il corridoio fino in Sicilia, sconfortasto e disinteressato a
raggoingere Malta ho telefonato a mia madre, per dirle, in tutta sincerità
presunta, che ero ancora e più che mai disposto a raggiungere mio nipote
a Brindisi per l'imbarco per Igoumenitsa, l'indomani era già cambiato
tutto dei programmi ai quali mi aveva chiesto di sottistare: si era
infatti accordato con i suoi amici, già restii, per partire invece
insieme a loro il mercoledì seguente.
Che
ne sarebbe nato, mi sono subito sgomentato, se quando mio nipote me
l'aveva richiesto avessi deflettuto dai miei intenti preliminari, e avessi
inteso invece far confluire il mio unire il mio al nel suo viaggio?
La
vicenda, a commento e a conforto del mio viaggiare solitudinario,
l'ho raccontato ai due giovani fratelli napoletani cui sono grato d'avere
condiviso con me la ricerca pertinacemente allucinante dell'hotel in La
Valletta, la sera dell'arrivo, e quindi un intero giorno di convivenza
sforzata nella cittadella domenicale.
Chissà
mai per quale atto di fede, come siamo sbarcati di sabato notte
dall'aliscafo, hanno voluto porsi al mio seguito smarrito, io che perso
nella considerazione delle stellette dell'uno e l'altro hotel, a bordo non
m'ero premurato a bordo di visualizzare attentamente la mappa del porto,
sicchè non mi capacitavo affatto di dove fossimo in quella profusione
notturna di insenature e di lingue di terra circostanti, nè riuscivo a
superare il mio disorientamento attonito, dopo che anche un giovane
inglese che avevo interpellato e che per aiutarci ci aveva fornito una
guida dell'isola, non era servito a persuadermi che per raggiungere il
British o il Cunberland hotel dovessi risalire la prominenza sovrastante,
addentrandomi in La Valletta- mio dio e dove eravamo mai, se ci trovavamo
piuttosto all'altezza di Floriana?- ostinandomi a credere che fossimo
giunti nell'altro Harbour e che dunque la penisola su cui eravamo siti non
fosse quella di La Valletta com'era in effetti ma quella più a Nord di
Sliema, e che La Valletta dunque non fosse La Valletta ma Cospicua a
fronte di Senglea e Victoriosa...
Poi,
risalendo il promontorio, io con il mio zaino in spalle e i due con la
loro valigia a rotelle, il cartello d'ingresso a La Valletta ci sincerava
della dimensione ridotta delle città conglomerate e della relatività
della loro distanza, anche se mi ostinavo a credere di essere in Piazza
Castiglia quando invece ci ritrovavamo in Floriana all'altezza di via
Sant'Anna, ed anche una volta raggiunta Piazza Castiglia, chi mi
convinceva ancora, esasuto e sgomento con loro due che mi rimanevano al
seguito nonostante tutto, (tenaci e indefessi), che fossero quelle
scalinate le vie d'accesso alla fatidica Sant' Ursula Street, su cui il
British hotel era pur tenuto ad avere un ingresso, e non trovandone alcuna
insegna accesa, che valesse ancora la pena di non abbattersi
invitandoli a disertarmi e piuttosto chiedere ancora, di
verificare, svoltando, che si trattava solo di aggirare l'isolato poichè
eravamo alfine giunti...
La
verità era che entrambi erano più ancora smarriti di me, e che a stento
sapevano parlare l'italiano corretto, non che l'inglese, benchè,
se non fosse stato per la mimicità di chi dei due, più anziano, a tutti
gli effetti dominava l'altro, e con la quale implorava penosamente,
reclinando la testa sulle mani giunte, un capezzale al portiere che ci
aveva negato ci fosse alcun posto libero in albergo, io non sarei riuscito
ad ottenere ospitalità una volta giunti, arrendendomi al primo diniego
oppostomi dalla scarsa vena a darsi da fare di quell'addetto.
Ma
l'indomani, sola la comune necessità incombente di assicurarci di
domenica Lire Maltesi, poteva differire l'impellere e l'emergere delle
discrepanze, tra loro che benchè chi dei due era il maggiore, per gli
studi fatti e la loro professione artigianale, avesse una certa passione
per il sapere e per l'arte, volevano un'isola che fosse assolutamente
un'isola, nell'arcipelago ov'è la più alta concentrazione di popolazione
d'Europa, e solo del sole e dei bagni, ed io che perseguivo già la
visione preliminare dei monumenti lungo Republic Street.
Era in virtù della decisione che avevo già granito di dentro di
separarci assolutamente l'indomani, che pertanto evitavo tensioni e mi adattavo ad
andare a spasso al loro seguito, dapprima alla ricerca dell'acqua
minerale, senza ancora lire maltesi, poi individuati gli apparecchi del
cambio in Republic Street, alla volta delle sigarette prima ancora che di
un eventuale panino, uh, che tutto vi era già una schifezza, ciò che vi
si poteva consumare in luogo "du cornette" o della loro "
bella tazza di pane e latte" mattutina, vincolando per ore e ore le
mie alla loro esigenze, dapprima in attesa che ritrovassero qualche
tabaccaio, e poi a informarmi per conto loro in questo o quel chiosco, ove
mai vendessero tessere telefoniche, e quindi a segurli fin sulla soglia
della prima cabina utile per telefonare già alla fidanzata, per indicare
a loro come dovessero comporne il numero...
Sinchè
non sono sbottato nel dire" Ora è vero che in Italia ogni
informazione che rendo è dovuta e gratuita....", memore di come ogni
sgobbo scolastico non trovi nel Bel Paese alcun riconoscimento di
maestranze ed allievi, al che, " Hai uno strano modo di
esprimerti" si è adontato il maggiore dei due.
Ma
hanno così compreso, quanto mi avessero costretto per ore e ore al loro
seguito: e le sigarette, e il bagno presso il Manderaggio, e la voglie e
disvoglia di andare a Marsaxlock o a Medina, e le schede e l'uso del
cardphone...
Così
mi hanno raggiunti quatti quatti, come mi sono distolto da loro per
mettere pur piede nella Cattedrale: ove lo sfarzo di un'ornamentazione
interna che non risparmiava alcun impiego di risorse preziose, o lasciava
dispoglia alcuna superficie di volta e parete, non poteva non
suggestionare la loro napoletanità verace.
Modifica
a un verso di Acanti e Asfodeli
In
chi non vede domani che non sia il disfarsi di ieri
Propensione
inesausta
Di
certo in me è inesausta la propensione sensuale, a una tornitura sinuosa
di nuca e di labbra, alla lucentezza furtiva di vividi sguardi, o ai
capezzoli inturgiditi di sode membra assolate e abbronzate, ma è quasi come che non vi fosse più alcunchè di
attingibile a un glande, o a una mentalità maschile, che non sia
sordidume inguinale o lerciume cerebrale.
Gassati
o naturali
Estivanti,
gli italiani innumerevoli, qui in a Malta, che mi si palesano siano
essi gassati, o naturali, la blaterazione dialettale degli spot che li
hanno comandati a darci ancora un regime, secondo il copione di una farsa
che non è nemmeno tragica nel suo replicarsi.
Anche
la lingua italiana, oramai, è per i più fra di loro un biascicato
( ciancicato ) fardello una normativa un vincolo di norme
intollerabili, spregiata (insopportabile), nel loro sregolarsi
dirompente che in Italia ha riassunto ogni il comando.
Blue
Grotto
Dapprima
la vista, dall'alto, dell'arco possente della grotta, proteso
nell'insenatura della baia, tra gli scogli e l'acque invetriate in
smerigliature luminescenti, ove aggallavano ectoplasmi di fluorescenze
vegetali, mineralescenze fosforescenti.
Poi
troppo rapido è stato il trascorrere in barca tra quelle voragini
bluescenti baluginanti di luce, sotto pontali frananti in acque di
cristalline fosforescenze, ove la mano immersa s'inazzurrava irreale...
Quindi,
in Widi er Zurrieq, gli spaghetti immersi in salsa di octopus, mentre il lampuki
che fuori della sua stagione di pesca non lo posso ordinare.
E
quel ragazzino che mi dice delizioso " I'm sorry" di tutto, dopo
avermi sveltito due volte a sbrigarmi degli spaghetti che stavo finendo, (
mentr') io ( sono) incapace di dirgli altrimenti che "no, non avevo
ancora finito"; l'asciugamani intorto sul volto che stillava sudore
nel piatto, non una, ma due volte(,) dopo la richiesta rivoltagli, poi
aspettando interminabilmente il conto ...
Ma
era tanto carino e istintivamente così graziosamente maleducato, che
volergli male per questo per me era troppo...
Terra
dei remoti Lestrigoni
Più
che dell'isola della grotta di Calipso, è presumibile che Malta abbia
assunto o ispirato i contorni , nel Medioevo ellenico, della terra dei
remoti Lestrigoni, come si adombra in uno dei saggi del volume di Anati.
Non
era forse quanto, nei secoli antecedenti, potevano appunto ( di fatto)
impressionare di suggestionante, ( suggestivamente possente), i resti
superstiti dei monumenti megalitici sopravvissuti agli alieni di civiltà
scomparse, per chi dalle coste avesse avvistate le immani rovine dei
dirupi di Mnajdra e Hagar Qim, o stesse approdando nella cala che sovrasta
ora Borg in Nadur, i solchi
delle cui carreggiate si protraggono fino al mare, a trarne o a
sospingervi paurosi macigni.
E
superate quelle vestigia impressionanti, quale silenzioso timore, li
ghermiva, all'ingresso lento nel porto ove sorge ora la Città dei
Cavalieri, tra quei promontori incombenti ove l'insidia poteva giacere già
tacita in agguato, e che a tal punto è qual' era il porto di
Lestrigonia:
"
Qui come entrammo nel bel porto, che roccia
inaccesibile
cinge, ininterrotta da una parte e dall'altra,
e
due promomtori sporgenti, correndosi incontro
sulla
bocca s'avanzano, stretta è l'entrata;
qui,
dunque, gli altri tutti spinsero dentro le navi
ben
manovrabili
e
quelle nel porto profondo stavano legate
vicine;
ché mai si gonfiava flutto là dentro,
nè
grande nè piccolo, ma v'era bianca bonaccia."
(
Odissea, X, vv.86-94)
A
Gozo
Qui,
in Vittoria
Martedì
16 Agosto- La baia di Ghajn Tuffieha,
, il villaggio di Manikata e il Popeye Village, la baia di Gnaina di
ritorno.
Mercoledì
17 agosto. Oggi il Busket di Rabat, in mattinata, e il successivo trasfert
a Gozo.
Qui,
in Vittoria, poi un'ora e un quarto in attesa del pullman diretto per
a Xlendi, per non trovarvi minimamente posto nel San Patrick Hotel, e
dovervi attendere immantinente un' altra ora e un quarto ancora il
pullman di ritorno a Vittoria. Per Marsalforn, ora, che mi è recesso
privo di qualsiasi attrattiva sospetto, ma dove spero tuttavia in
qualche modo di alloggiare
stasera.
Ieri,
quando in attesa già da qualche decina di minuti del bus per Ghain
Tuffieha, nell'afa fetida di piscia e nella morsura affocante della
morchia bituminosa che sedimentava la della stazione degli autobus
di La Valletta, sono stato schizzato di un'immonda fanghiglia dal
conducente di un autofurgone, di cui era alla testa innanzitutto la sua
ventresca straripante, non un'anomalia, di certo, nella pingue pelosità
generale di venditori e turisti e guidatori di autobus, ho pensato che
quel martedì in corso non fosse invero di certo la mia giornata. E
invece, tutto ha congiurato a mio favore, perchè potessi pur anche
visitare il Popeye Village...
In
che consistesse mai tale centro turistico e quale fosse mai la ragione del
suo aspetto tanto singolare, come mi appariva sulle cartoline che ne
illustravano la bizzarria, mi permaneva ancora alquanto confuso in testa,
tanto da confonderlo con il villaggio di Manikata, che la guida, ove non
si faceva menzione d'alcun Popeye village, segnalava come un piccolo
villaggio analogamente accoccolato ( allo stesso modo) di case e villette
e assai rinomato per la sua avveniristica chiesa, a poco più di un
chilometro dalla baia d'arrivo del pullman di Ghain Tuffieha.
Ove
benchè un giovane quanto mai dirompente, sessualmente,
che
avevo seguitato sentendomene l'Hannibal the Cannibal,
mi
avesse avvertito che il Popeye village era piuttosto quantomai
" far", io ho proseguito ciononostante in sua direzione fino a
Manikata, - non è forse quanto v'è di più relativo il concetto di
distanza?-, ove mi si è infine chiarito che ben altronde e più lungi era
il Popeye village, oltre l'interminabile strada che s'insellava a perdita
d'occhio dall'altezza della chiesa avveniristica presso la quale da cui
si dipartiva, l'opera di Richard England che potevo intanto ammirare
dall'esterno, nella sua nerbatura muraria avvolgentesi megaliticamente,
quale alternativa esemplare al chiesolame parrocchiale dell'isola, che
insiste
tuttora a classiccheggiare o a riprodurre le forme barocche che vi sono
invalse tre secoli or sono.
Come
accade, oltremare, che ogni contrada islamica seguiti a confezionare la solita moschea
indigena.
Ma
rifornitomi d'acqua e vivande nell'emporio del paesello, -octopus e tonno
tailandesi in scatolette, d'importazione olandese ed australiana-,
seguitavo avanti, comunque, illudendomi che bastasse percorrere quel pur
lungo nastro d'asfalto che oltre la Chiesa s'insellava in discesa e in
ascesa, per arrivare infine al mitico Popeye village.
Ma
era a tal punto, che nella mia ostinazione verso quella meta finale,
s'arrestava a soccorrermi una vettura con tre giovani donne inglesi a
bordo, che mi offrivano di loro iniziativa spontanea il più insperato
passaggio sino a destinazione.
"
Tanks you, tanks you", al discendere dall'auto ripetevo con sentita
enfasi, accolta dalle donne con ilare saluto, vista quanta strada la
vettura aveva percorso invece delle mie gambe.
Il
fatidico villaggio era addirittura oltre Mellieha, sulla baia opposta.
E
quando vi pervenivo, così felicemente soccorso da un favorevole concorso
di eventi, le musiche e i cartelloni e gli stores che mi accoglievano, no
mi lasciavano più dubbi su quanto solo a tal punto sono riuscito a
connettere, ossia ch'ero felicemente giunto sul set rimasto in loco del
film Popeye, come che ora ricordavo
fosse il nome di Braccio di ferro, al che mi riafforava alla mente
anche l'identità del regista e degli attori principali: l'uno il supremo
Robert Altmann, Shelly Duvall e Robin Williams i protagonisti.
Con
tanto di botteghino e di biglietto d'ingresso, il cui prezzo era superiore
a quello di ogni Museo o sito archeologico dell'Isola: il che, di certo,
non dovrebbe meravigliarmi più che fare scandalo.
Era
comunque possibile, possibilissimo, dalle scarpate della baia
circostanti vedersi l'intero set pur senza entrare: non c'era che
dire, se non bello, e veramente " beautiful", " nice, very
nice" questo sì, l'
intero villaggio così come appariva profilato, storto e sghimbescio in
ogni suo tratto delineamento,
esattamente quale l'avrebbe immaginato e disegnato un fanciullo,
gli alti spioventi nordici che s'ingobbbivano ricurvi, le pareti
che scartavano espressionistiche ogni rettifilo, in presenza, il piccolo
abitato, di tutto ciò che
sarebbe figurato come indispensabile in un villaggio atlantico o sui
fiordi, la chiesa in alto protestante, la panetteria, i negozi dello
scarpolaio e del rigattiere, la locanda che cucinava gamberi, l'approdo e
la legnaia della segheria che scaricava i tronchi nella baia.
Terminate
le riprese esterne del villaggio e disceso quindi a Mellieha, avevo pur
anche il tempo, via Mosta, di raggiungere con l'autobus di nuovo Ghain
Tuffieha, per risalire a vedere, delle baie contigue, quella di Gnejna, la
più bella, lungo i cretti d' inferno di un crinale grigio ove
serpentinava un percorso più chiaro, come nelle miniature dei sentieri
dell'oltremondo dantesco.
Il
giorno più bello vissuto a Gozo
(Che
magnifica giornata or sono tre giorni, a Gozo, quando invece) l'altro
ieri, dopo essere salito fino alla cittadella di Rabat ed avervi visitato
il Museo Archeologico, perseguitato anche nell'interno dal vocìo becero
di quella masnada di gioviname toscano, che propalava si diffondeva
per strada le sulle impellenze fisiologiche dell'uno o dell'altro, su
a che servisse all'uno il ricovero nel cesso o all'altro il suo coso
lavarselo prima di sera, ho destinato il pomeriggio a un'inutile
escursione nelle acque agitate della Laguna blu, ove mi sono dibattuto in
un bagno senza soddisfazione, le acque mosse prive di ogni trasparenza e
cangescenza varìegatura, e ieri mi sono più ancora desolantemente
sfinito tra le car tracks di
Sennat, nell' ora più cocente di un giorno rovente, tra quella pietraia
senza che pervenissi non pervenendo in alcun dove che non fosse un
minuscolo dolmen, quindi sulla via del ritorno, reduce negli abitati, non
trovando un pò di sollievo che al termine del villaggio, dove nel bar la
cui insegna recitava che vi si era " Amici di tutti", l'anziana
signora, che mi ha servito una birra, mi è stata maternamente riprovevole
e soccorrevole, scuotendo la testa, insistentemente, per essermi
avventurato a quell'ora sotto un sole così caldo; al punto che prima di
chiudere l'esercizio per andarsene " to sleep", come mi ha detto
e come mi fatto cenno accostando il capo alle mani, mi ha assicurato
per il tramite del fratello un passaggio sino a Vittoria, dove la
mia giornata si è indirizzata al termine verso la spiaggia di Ramla Bay e
le sue acque, che a riva e viste non più dall'alto, e da lontano, si
rivelavano un caldo brodo d'alghe.
Sono
allora risalito alla grotta di Calypso, dirupata più sopra, sovrastante,
per un ultimo addio al mare di Malta, nell' inerpicarmi rammemorando
ancora ad Antonio e Raffaele, come se fossero lì presenti, i due fratelli
napoletani che avevo ritrovato nella stessa locanda di Marsalforn in cui
ero disceso, e che i quali, per averlo già visto più volte ,
mi avevano anticipato il giorno stesso del nostro reincontro,
quanto il sito fosse più bello dall'alto della Calypso's cave, - pur se a
mondanizzarla, per dirla tutta, vi è anche appresso una Calypso
boutique-, ai due giovani amici, dunque risalendo l'erta,
rievocando la concezione dell'immaginazione espressa dal del
grande nostro poeta che giace sepolto nella loro terra natia, che
riafferma quanto appaia di quanto sia più incantevole bello,
e suggestionante, ciò ch' è visto da lontano e si perde nel vago
indeterminato e infinito.
Poi
al ritorno a Victoria da Marsalforn, da dove mi ero trasferito al
"Duca di Edimburgo", l'inutile attesa, accesa la luce del bagno,
che di nuovo nel vano di quella finestra...
Dove
lui è apparso solo stamane, evitando anche solo il mio sguardo...
Tre
giorni or sono, invece, è stato fin dal primo mattino che mi sono
avventurato a piedi, in un'escursione ch'è divenuta interminabile nel
Nord dell'Isola, da Marsalforn raggiungendo dapprima Xagra, dove indugiavo
a sostare in qualche vecchia osteria- bottega della piazza
principale, irretito nei suoi spessi tendaggi scacciamosche e alla vetustà
di banconi e specchiere e immagini votive, prima di inoltrarmi al vecchio
mulino impiantatovi da Manoel de Vilhena, e alle rovine seguenti davvero
ciclopiche di Gigantja, quanto più impressionanti di quelle ultime di
Tarxien, in quanto i massi radiali e trasversali, di calcare corallino, * che
insieme con le pietre di saturazione degli interstizi si agglomeravano
sino ad alludere nella parete di fondo del tempio maggiore alle immani
coperture a volta, intonacate un tempo d'ocra rossa- dei lacerti della
rivestitura li avrei visti nel Museo di Vittoria-, che vi si
agglomeravano insieme con le pietre di saturazione, alludendo a immani
coperture a volta, vi incutevano un senso d'imponenza ed evocavano uno
sforzo di trazione, e di ammasso, più sovrumani di quelli esumati dalle delle
più intagliate pietre in globulina di Tarxien, pur se similari altari e
forami e pietrame globulare, lasciavano presumere il perpetuarvisi di una
medesima stessa religione, con inalterati oracoli e vittime e cavità
di deflusso del sangue, o di devoluzione del fuoco sacro o di acque
lustrali.
Ed
era dato supporvi il persistere della devozione di di identiche simbologie ittiche, attestate nelle
pietre di Mnajdra, o di Gigantja, dalle sinuosità di serpenti marini che
le solcano, e delle identiche preclusioni dei più intimi recessi, assecondate
dalle sinuosità concave che abbracciavano i fedeli all'esterno, ove
le concavità incurvano ancora una balaustra che separava dall'adito
all'oracolo, nelle estreme absidi che concludono alla loro sinistra* i
templi di Gigantja e di Hagar Qim.
Ma
occorreva che si diradassero le successioni di turisti
refrattari (renitenti) a investigare quelle pietre, intenti a
percorrerle e a sostarvi e che le percorrevano e vi sostavano il nel
solo tempo utile a rinvenire uno sfondo rupestre su cui per
fotografar(vi)si, perchè il silenzio e la solarità, che ne abbagliava le
pietre, suscitassero l'arcano; finchè non scoprivo che anche così non
ero solo, ma in prossimità di una assai minuscola discendente dei suoi
antenati dinosauri, e che accanto ad essa, sottostante, ero in compagnia
inquietante (perturbante) di un assai più cospicuo esemplare della sua
specie, immobile nella sua sinuosità lucida sotto l'assito, sicchè me ne
ritraevo spaventato nella mia mole più che mastodontica per quei
rettili, per volgermi volgendomi a una perlustrazione esterna delle
mura giganti.
Ritornato
sui miei passi nel centro di Xagra, ne discendevo sino alla grotta di
Calipso e mi incantavo dalle sue altitudini, alla vista del mare
infinitamente infinito e azzurro e calmo, intanto che con l'estremo
flutto rivolava a lambire interminabilmente la (sabbia della) baia di
Ramla.
Nel
risalire all'esterno della grotta, tacitavo le insistenze del ragazzo del
guardiano nell'approntarmi una candela, a inizio di un insopportabile
baratto successivo, con l'esibirgli la lampada frontale che estraevo dallo
zaino e cui mi cingevo le tempie, e nella luce viva che assolava incantava
il mare e le convalli, affioravo anche al chiacchiericcio di una comitiva
di italiani, intorno a un anziano maltese che inascoltato ne era la guida,
alterandomi al punto che a una giovine flessuosa non tacevo affatto di non
capire che non capivo perchè mai, scostandomi, dovessi rispettare
le sue esigenze di volgere le
terga ad un mare d'incanto per l'ennesimo scatto di una foto al suo bel
corpicino, se come gli astanti non aveva alcun riguardo per ciò che quel
vecchio diceva della sua cara campagna gozitana.
Uno strato più
spesso di argilla, esplicava illustrava loro invano, la rendeva più
verde di quella di Malta, delle rovine di una villa romana
erano sommerse nelle acque sottostanti, veniva illustrando loro al principio di un'elencazione ( ricapitolazione)
sempre più rivolta solo a se stesso, di quali siano le rovine superstiti
della dominazione romana delle antiche Melita e Gaulo, finchè la sua voce
non è stata sovrastata da una mormorio ininterrotto, quando ha menzionato
la successione di frigidarium tepidarium e calidarium, che può essere
rintracciata nelle terme venute alla luce presso Zebbieh.
Lungo
la strada di ritorno a Xagra ho ruminato poi a lungo, per un bel pezzo,
che cosa avrei voluto dirgli di solidale dissociandomi da quella masnada,
sollecitandolo a interloquire anche di ipocaustum e suspensurae, pur di
estranearlo alienarlo irrimediabilmente da un seguito italico
siffatto,di
italiani insulsi per il quale un simile incanto di mare e sabbia e
digradanti convalli, non sarebbe mai valso quanto un Popeye Village...
A
Xagra dovevo poi inutilmente attendere per più di venti minuti, che
infine arrivasse l' autobus delle 16 a ricondurmi a Vittoria, per il quale
tanto mi avevano posto fretta(,) uomini del posto, nella caffetteria in
cui ero rientrato per un'altra local bière.
E
mi distaccavo così dal bambino ch'era già fermo alla sosta quando vi
sono arrivato pervenuto, per
raggiungere a piedi la capitale dell' isola.
Per
arrivarvi mi sarebbe occorso il doppio del tempo ch'ero rimasto ad
attendere invano l'autobus, ma che fascinante profilo a lungo mi si
inerpicava di fronte, elevantesi nei picchi della torre e della cattedrale
di Vittoria, come discendevo a valle prima di risalire l'altura ove si era
fortificata per munirsi da ogni assalto dal mare.
La
traversavo tutta da un capo all'altro, passando di fronte all' Hotel del
duca di Edimburgo e alla sua piscina sul fondo, alla casa accanto di un
vecchio dottore, come presumevo dalla targa, che avevo rivisto seduto alla
veranda ad osservare i passanti, e con la stazione degli autobus, ove non
mi aspettavo che di dover attendere inutilmente quello per la baia di
Dweira, dov'ero diretto, superavo anche il bar della gloria di
Inghilterra, e le case fumolente più periferiche e agenzie e rimesse ed
officine, finchè non mi immettevo nella strada per San Lorenzo e la
Dweira bay.
E
altri (svariati ( ulteriori)) paesi scorgevo (vedevo) candire come glassa
(neve) di calcinate mura le sommità di ulteriori tabulati ed alture,
mentre alla mia sinistra vedevo defilarsi tra Ghammar e Gharb anche il
santuario di Ta' Pinu, prima di svoltare verso San Lorenzo, e infine
raggiungere in prossimità l' uno dell' altro, il Mare interno e la
Finestra azzurra e il Fungus Rock.
Ove
svariavo affascinato di come, imperversandovi, il mare ch' era lo stesso
di Ramla bay vi era già mutato, nel suo schiumare sublimando la
vertiginosità precipite delle scogliere a picco contro cui implacava.
Che
m'importava, mentre già si faceva sera, d'avere appena perso l'ultimo
autobus di linea per il ritorno, pur di inerpicarmi fino alla sommità
dell'una o dell'altra balza, e vedervi strapiombare, immane, il vario
arcuarsi delle scogliere flagellate dal vento...
Quando
già il tramonto volgeva il termine, ma ecco sopraggiungere ancora un
autobus.
Alla
signora che ne scendeva per ultima parlando in francese con un passeggero
attardatosi, chiedevo se l'autobus così serotino (tardo) fosse di linea.
" Non, malheureusement", mi ribatteva. Le dicevo a tal punto ch'
era tutto il giorno che stavo camminando, per la scarsa frequenza di mezzi
di collegamento tra l'uno e l'altro centro per i quali ero transitato.
Lei
mi rivelava allora di essere una guida, originaria dell'isola stessa di
Gozo, e dispiaciuta che dovessi affaticarmi ancora a piedi per rientrare
sino a Marsalforn, chiedeva all'autista se mai vi fosse un autobus di
linea successivo, poi (e) appreso da questi ch'ero rimasto definitivamente
a piedi, se poteva concedermi un passaggio che dall' uomo mi era accordato
di buon grado.
Io
profittavo, quale proroga, anche del tempo minimo(, prima che fosse già
sera che la sera fosse calata,) ch'era stato concesso alla comitiva
tardiva ai componenti di quel gruppo tardivo, pur di riavventurarmi
di nuovo ancora sulle scogliere vicine, e tornare alla piazzola
giusto al momento della partenza.
Lungo
il ritorno in autobus, la sera già densa ( fonda), ( quel)la signora che
faceva da guida profittava dell'attenzione ch'erano ancora disposti a
concederle quei turisti in comitiva, per parlare a un microfono della
situazione economica delle isole di Malta.
La
disoccupazione vi era a livelli minimi, ma il salario era miserabile, tra
le 125 e le 150 lire maltesi, quanto corrisponde in Italia a una pensione
sociale di vecchiaia.
E
gli uomini maltesi debbono per lo più ricorrere a una seconda
occupazione, le donne prestarsi a fare le domestiche oltre a lavorare in
casa, se altrimenti non sono
impegnate
come merlettaie o a sferruzzare maglioni.
La
scuola vi è gratuita, ma se è privata, ossia cattolica, la si
sovvenziona ciononostante da chi se ne avvale, e benchè ugualmente il
servizio sanitario sia gratuito, occorre pagare il medico una lira maltese
o due, a seconda che la visita avvenga in ambulatorio o a domicilio,
mentre se si ricorre a una specialista, la parcella sale a 10 od anche a
20 lire maltesi.
Avrei
desiderato allora chiederle se come avviene in Italia, cionostante il
medico si limita per lo più a dire quali e quante pillole si devono
deglutire,- al massimo quali avvertenze occorre osservare-, o se non sente
anche il dovere di dire al malato quale sia l'eziologia del suo male.
E
se i maltesi sono così gentili con i turisti, è anche perchè, ha
soggiunto ridendo, ne dipende il 45% dell' economia maltese, nonostante la
rilevanza che vi conserva con l'edilizioa la cantieristica.
Finchè
alla voce trasporti, le mie vicissitudini a piedi sono state da lei
assurte ad esempio di quanto sia cattivo lo stato dei trasporti nell'isola
di Gozo.
"
Se non c'eravamo noi, il signore non aveva più mezzi di ritorno. A Gozo
non si può infatti girare da soli come turisti.
Occorre
assolutamente unirsi in gruppo, come voi avete fatto".
Ed
io che avevo già rigirato con le dita il fondo del taschino dei miei
pantaloni per rinvenirvi un obolo, finivo di rigirarle, avendo così già
pagato il ticket apologetico, di assurgere a caso esemplare della necessità
di viaggi organizzati quali quello
di
cui la locutrice era la guida.
Piegavo
amorevolmente la testa e condiscendevo, e di lì a una decina appena di
minuti, sceso a Vittoria da quell'autobus di fronte a quello ch'era in
partenza per Marsalforn, vi ero a raccontare già tutto quanto ad Antonio
e Raffaele.
Ramla
bay
Qui,
ove il mare s'inarca immenso e calmo oltre la baia di Ramla, ha termine il
mio viaggio a Malta. Il tramonto rende più ancora abbagliante il candore
dei villaggi sulle alture dintorno- Nadur, Xagra, - mentre la penombra
cala nelle larghe convalli, sul lento digradare come di flutti raffermi
dei terrazzamenti, sino a che la macchia e i canneti raggiungono la sabbia
della spiaggia.
E'
tale ampiezza disabitata, tra un villaggio e l'altro, che rende così
bella e grandiosa Gozo, come lo è Malta appunto soltanto ove la
conglomerazione edificata intorno alle città del Porto, e alle baie
balneari, cede infine alle brulle e silenziose distese cintate di
interminabili muretti, e di infoltantisi fichi a ridosso, da cui si
levano mirabili le sommità di Mdina e di Siggiewi, di Qrendi e di Zurriq,
in profili di svettanti cattedrali, e parrocchiali, sugli antichi palazzi
e il gremitio di casamenti intagliati nella medesima pietra, come in Gozo
è la cittadella castigliana di Victoria, che sovrasta quale arce diruta e
impervia situatasi fuori del tempo, la più viva e animata capitale che si
abbarbica intorno.
E
ove verso Xendli, o la Baia di Dweira, tra le alture si insinua l'erosione
di corsi fluviali estintisi del Quaternario, il verde vi si infolta a
rendere l'isola più ancora smagliante, come a Malta succede nei parchi
dei soli giardini dei Cavalieri dell'Ordine, e allora tra i muriccioli,
come ieri sera alla Fontana sotto la luna piena in cielo, s'addensano e
s'adergono i giuncheti fino a sovrastare la strada, più in alto s'accespano
a ridosso i fichi d'India, mentre nelle radure s'accorpano gli oleandri
fragranti, finchè più in alto la viridiscenza cede a una vegetazione
arbustiva più rinsecchita.
E
lo sguardo, intanto, ritorna al mare tra i dirupi su in alto della grotta
della ninfa, donde l'occhio di Calipso scruta incessante nell'infinità celestiale, che ne approdi ai suoi lidi ancora
un Ulisse.
Quand'io
di Ulisse, a queste rive, non ho conosciuto che gli algosi viluppi che l'infracidarono.
20
agosto 94
Ancora
l'altro ieri ero di nuovo a Ramla Bay,il giorno prima della partenza.
Quando
vi sono giunto da Xagra, nel primo pomeriggio, soffermandomi più in alto
nella grotta di Calypso, sembrava che la ninfa avesse incantato le acqua
della baia in un quieto fulgore ceruleo, trascolorante, fulvo sui
fondali sabbiosi.
Ma
quando sul far della sera ho raggiunto a piedi l'opposta baia di Dwejra,
da Est ad Ovest attraverso le interne vallate di Gozo, e transitando
dall'una all'altra periferia di Vittoria, cui sulle sommità dei tavolati
rocciosi succedevano i bianchi villaggi di Zebbug, Ghammar e Gharb, tra
l'aridità circostante raccolti intorno alle loro parrocchiali barocche
come in un' insulare Castiglia, il mare vi era divenuto una furia
implacata che s'avventava sulle scogliere a picco ed entro la finestra
rocciosa, battendo inesausto la voragine circolare della baia di Dwejra.
La
stessa agitazione ieri sommuoveva le acque della Blue Lagoon di Comino,
sicchè non era che un tratto di stretto sciabordante tra spuntoni di
emergenze insulari, l'incanto iridato di ogni rafferma trasparenza
cristallina che vi attendevo.
Ma
su quest'isola in cui gli estivanti di massa
hanno mondanizzato ogni malia di ninfa, eppure sembra che una
numinosità arcana ispiri il mio andare.
Se
giunto a Vittoria non mi fossi lasciato intimidire dalla nomea di corte
dell'Hotel del Duca di Edimburgo, e vi avessi invece potuto accertare che
ha largamente anticipato lo stesso decadimento della corona britannica,
scivolando a una sola stella e a soli sei pounds al giorno, dal dì che
nel 1952 accolse sua maestà (britannica) la regina Elisabetta II di
Inghilterra, un giorno che per il signor Portelli, che ne fu proprietario,
valse per un'intera vita di suddito britannico-non mi sarei vanamente
dirottato verso Xendli, e non avendovelo trovato, in quello che un tempo
che fu non è più era un borgo di soli pescatori e merlettaie, non
avrei cercato alcun hotel in Marsalforn, sistemandomici mio malgrado in
quella stanza ch'era un forno crematorio a trapezio, con il letto che vi
era disposto sul lato più corto, sino al punto che distendendomi con i
piedi toccavo la parete di fondo, ma una volta chiusa la porta per
raggiungere il bagno e la toilette esterna, per avervi il piacere di
rivedervi
alloggiati
in un'altra stanza, che attendevano solo di uscire, i due fratelli
napoletani con i quali sono disceso e ho iniziato le mie vacanze a Malta.
Con
che piacere ho appreso da loro che avevano visitato Gigantja, e la città
fortificata di Rabat, e che per un giorno avevano fatto ritorno a Malta
per vedervi Medina.
La
noia, i giorni seguenti, di fare con entrambi le ore piccole sul lungomare
di Marsalforn, fra torme di giovani allo sbando, era una pena
interminabile cui non mi ritraevo, pur di ricambiarli per avere fatto di
me più vecchio un loro compagno di vita.
Il
giorno stesso che entrambi hanno lasciato l'hotel, nelsalutarli
augurandoci di ritrovarli in Italia o in Paradiso- mi sono sentito
risollevato, per loro, che i proprietari del medesimo non avessero
approfittato del loro spendìo incontrollato- "siamo qui da dieci
giorni- mi avevano detto-, da una camera matrimoniale all'altra e cenando
ogni sera al ristorante, ed ancora non ci siamo preoccupati di chiedere
conti..."-, trasferendomi a mia volta a Vittoria via da quel medesimo
hotel, per ridurre di una tappa il rientro a La Valletta e in Italia, e più
ancora (soprattutto) perchè irritato che cambiandomi la camera, in quella
similidentica alla prima che mi avevano riservato , non avessero
trasferito i bagagli nè sistemato il ventilatore che avevo richiesto, per
asciugare di giorno in giorno i pochi panni che uso.
Non
già per un pò di sollievo dal caldo, che l'aria condizionata diaccia
della banca al porto di Marsalforn, e gli spifferi d'aria tra porte e
finestre dell'hotel, mi avevano infiammato la gola.
(
Ed in Vittoria presso il duca di Edimburgo, trovavo già in capo a un'ora
la sistemazione più conveniente, io che quando partendo da
Marsalforn, chissà quando passerà il primo autobus mi sono detto, che
sarebbe sopraggiunto in capo neanche a due minuti-, e mi ero chiesto quali
mai fossero le vie delle due pensioni segnalate in Vittoria dalla guida,
poichè il Duca di Edimburgo era ovvio, per di più dotato di una piscina
come l'avevo intravisto, che era al di sopra della mia portata).
E
al Duca di Edimburgo, alloggiandovi quando ciò (la permanenza) non poteva
più precludermi di reincontrare Antonio e Raffaele, è la faringite che
mi aveva cagionato il soggiorno nell'hotel dove li avevo incontrati, che
mi faceva risvegliare di notte e trarne sollievo ricercando di nuovo il
sonno masturbandomi, sicchè mi
riassopivo per dovermi risvegliare di lì a poco, quando mi ridestavo per
fare la doccia e così ripulirmi del mio seme in grembo.
In
bagno sopravveniva un attacco di dissenteria sporadico, evacuavo e mi
facevo la doccia anche in assenza di bidè,
quando
rialzando la testa scoprivo inquadrato nella finestra di fronte, un
giovane che mi scrutava a torso nudo.
Ne
traevo spavento, poi iniziavo a capire...
Ritornavo
nel bagno e guardando nel vano della sua finestra, lo vedevo ancora lì
che mi si offriva alla vista, mi riaffacciavo e lo ritrovavo che aveva
impugnato il membro e mi si masturbava...
A
tal punto non mi occorreva ulteriore coraggio, per chiedergli chi dei due
dovesse recarsi nella stanza dell'altro.
Ero
io che lasciavo la mia per la sua, ove mi spogliavo anche dei soli
pantaloncini che tenevo indosso, e lo provocavo così a fare lo stesso.
Era
decisamente bello e ben formato, di una pelosità forse eccessiva, che
tuttavia non mi impediva, nonostante la sua resistenza, di abbassarmni dai
suoi capezzoli che voleva gli eccitassi, a sdilinguarlo all' altezza
del'inguine ove ritrovavo l'antico sapore amaro in bocca, nel
risucchiarglielo quanto mi consentiva la sua mano che lo manipolava,
intanto che ero già venuto in poco seme residuo, sicchè non mi restava
che aiutarlo a eiaculare a sua volta titillandogli i capezzoli.
Mentre
lui ansimava e buttava in un asciugamano pronto, guardavo intorno la sua
stanza, la confusione sparsa
ovunque di valigie strapiene di roba.
E
mentre* si ripuliva il grembo dedl proprio sperma, gli chiedevo di che
nazionalità mai egli fosse.
Era
di New York, e "are you italian?" mi chiedeva a sua volta con
simpatia.
Ma
eravamo già al punto già
quando la delusione e che il disincantamento successivo/i al
deflusso seminale, non lasciano più margine che ai saluti di
commiato.
Al
rientro nella mia stanza, ho ripensato al fatto che era di New York, e ho
supposto che forse suo malgrado aveva contrastato il mio intento di
risucchiarglielo, che fossi io a manipolarglielo, e che avesse usato tale
riguardo perchè sieropositivo...
Chissà
se stanotte, che passerò nuovamente al duca di Edimburgo, lo ritroverò
di nuovo nel vano di fronte suadente a un rapporto.
Sarebbe
una provocazione che mi diventa più ancora invitante, se io la vivo che contribuisce a rendermi più ancora
invitante, il viverla come una profanazione della cattolicità di
quest'isola, le loro maestà sovrane avendo di già provveduto per propria
parte, al loro disdoro di dedicatari di queste/ quelle stanze.
Anche
all' ingresso della spiaggia di Ramla in cui vengo scrivendo, è ripetuto
l' invito a non togliersi il costume in acqua, a non stare in spiaggia
integralmente nudi o in topless.
Ma
il topless ciononostante lo si pratica anche su questa spiaggia, come
nelle rade e calette che siano appartate, originando nugoli interdetti repressi
di guardoni, secondo quanto, senza alcun ritegno, sull'autobus per Mgarr
raccontava un'italiana che ne aveva fatto esperienza, in compagnia di
un'altra italiana ugualmente imbruttita da una condivisa sciatteria.
"
Chi, io", aveva reclamato con loro uno che da un'oretta se ne stava
acquattato dietro una siepe, seguendone come un'ombra ogni spostamento.
Ed
avevano creduto finanche di riconoscerlo, nel venditore di ricordi
religiosi ch' era all'ingresso della cattedrale di *.
Ma
ben presto mi è venuta a noia quella sexy-story, di appostamenti di
guardoni e contrappostamenti femminini più in alto per coglierli in
fallo, ... con l'impugnatura del membro ancora in corso... Cosicché mi
dispiace di non avere interloquito con il lasciare in sospeso, che ci
fosse per me di sorprendente nel fatto che interi sciami di guardoni, non
avessero a loro dato tregua per un intero pomeriggio.
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