Defa
L'altra
settimana il mio libraio mi denunciava come una mia défaillance di gusto per
lui insospettata, l'avergli esaltato la tensione narrativa di"Dalle nove
alle nove", esprimendo il "puah", di sufficienza, di chi
abbandona ogni libro dopo appena una letta" di quindici pagine.
"
Che peso si
presume snobistico...
E
sabato scorso, nella più assoluta ripulsa del melodramma di Purcell, un critico
d'avanguardia mi manifestava il suo solo interesse rivolto ad un allestimento
moderno del Didone ed Enea, ossia per la sua sola alterazione traspositiva,
nella presunzione di una superiorità del presente e dei suoi rifacimenti
d'attualità.
Così
come leggevo in questi giorni, di quel magnate dei net work che
ignora,
o suppone, che un suo quadro appeso, sia o meno di Giotto.
"
tanto c'è il cartellino sottostante..."
Ed
oggi, sulla loro voglia di musica demenziale, intendo proporre ai miei allievi
di argomentare che ne pensino di quanti plaudono unanimi "Pirla
dance", e dileggiano chi ritarda sui tempi nell'ascolto di Mozart, e che
disertano d'unanime intesa anche concerti di musica contemporanea, se a tenerli
sono artisti quali Laurie Anderson e Philip Glass... Che il rifiuto generale non
è solo di ciò che è inattuale, ma di tutto ciò che è di qualità, cioè che
ha forma e verità di stile.
Intanto,
così assonnando,alle tre di notte, per vedermi la settimana scorsa "Napoleon".
Lettere
al direttore
Al
Corriere
Egregio
direttore,
scorrendo
stancamente l'edizione di lunedì( 18 febbraio '91) del suo giornale, mi è
capitato, nel leggere l'articoletto in prima pagina dell'opinionista che vi ha
rubrica fissa, di incorrervi nella magnificazione corriva del "linguaggio
nuovo, paradossale, sconcertante", di movimenti collettivi che
"appaiono improvvisi, inattesi" "sulla scena della storia",
"soprattutto quelli nuovi, sotto forma di Leghe". Peccato, a
infracidarne l'effetto, che avessi appena letto, in un articolo interno, qualche
esempio illustrativo di tale nuovo linguaggio, laddove, in un comizio, chi è il
capo indiscusso e indiscutibile di tali " movimenti", cioè a dire il
"Senatur", così risultava esse-essersi profuso nel definire, per chi
è come Lui sagace, quali dei maiali gli eventuali adepti al Pds: "La
quercia è una pianta che cresce lentamente e produce bacche. E sappiamo chi si
nutre di bacche". Eppure il medesimo, stando ai referti,
nella materia vile è parso compiacersi di rivoltolare le sue parole in
tale concione, e assai retroavanguardisticamente, a ben ricordare, se vi
definiva" merdaio, rimbambiti, arteriosclerotici e fascisti" ogni
sorta d'avversario,- precisa l'edizione di "Repubblica", di martedì
19, che ha qualificato come "stronzo" Enzo Biagi, e che "merdaio"
è una volgarità del nostro ormai scontata-, e se pur si leggeva che si è
scalmanato a più riprese a che
"non gli rompano le balle", ostentandone "coram populo"
tutta la pienezza della lombarda potenza seminale, nonchè la vigoria del nerbo,
al nobile gesto volto al governo centrale, tra braccio ed avambraccio,
dell'ombrello cui in pubblico è ben avvezzo, per spronare così nientemeno che
alla rivolta fiscale i tanti che già possono permetterselo.
"Creano
un campo nuovo di solidarietà dotato di un entusiasmo e di una fede che gli
altri hanno già perso da tempo" scrive "soprattutto" dei nostri
leghisti quell'opinionista emerito.
In che
solidarizzino quale "potenza
rivoluzionaria" si è or visto. Quale ne sia l'alto monito, che ne
"sprigiona un'attività instancabile, febbrile", lo si è se ben
udito, al recente congresso, echeggiare al grido altissimo "La lega ce l'ha
duro".
Oh, gran
potenza balistica del Senatur e dei suoi!
Certo d'avere
comunque già ben appercepito, dal suo primo apparire, l'orrore di chi è nemico
esistenziale di ogni sentire e vivere non
solo migliore
Odorico Bergamaschi
insegnante
presso l'Itis "E. Fermi" di Mantova.
Alla
Gazzetta-bis
Alla
Gazzetta-bis
Egregio
direttore,
scorrendo
stancamente l'edizione di lunedì( 18 febbraio '91) del Corriere della Sera, mi
è capitato, nel leggere l'articoletto in prima pagina dell'opinionista che vi
ha rubrica fissa, di incorrervi nella magnificazione corriva del
"linguaggio nuovo,
paradossale, sconcertante", di movimenti collettivi che "appaiono
improvvisi, inattesi" "sulla scena della storia",
"soprattutto quelli nuovi, sotto forma di Leghe". Peccato, a
infracidarne l'effetto, che avessi appena letto, in un articolo interno, qualche
esempio illustrativo di tale nuovo linguaggio, laddove, in un comizio, chi è il
capo indiscusso e indiscutibile di tali " movimenti", cioè a dire il
"Senatur", così risultava (esse)-essersi profuso nel definire, per
chi è come Lui sagace, quali dei maiali gli eventuali adepti al Pds: "La
quercia è una pianta che cresce lentamente e produce bacche. E sappiamo chi si
nutre di bacche". Eppure il medesimo, stando ai referti,
nella materia vile è parso compiacersi di rivoltolare le sue parole in
tale concione, e assai retroavanguardisticamente, a ben ricordare, se vi
definiva" merdaio, rimbambiti, arteriosclerotici e fascisti" ogni
sorta d'avversario,- precisa l'edizione di "Repubblica", di martedì
19, che ha qualificato come "stronzo" Enzo Biagi, e che "merdaio"
è una volgarità del nostro ormai scontata-, e se pur si leggeva che si è
scalmanato a più riprese a che
"non gli rompano le balle", ostentandone "coram populo"
tutta la pienezza della lombarda potenza seminale, nonchè la vigoria del nerbo,
al nobile gesto volto al governo centrale, tra braccio ed avambraccio,
dell'ombrello cui in pubblico è ben avvezzo, per spronare così nientemeno che
alla rivolta fiscale i tanti che già possono permetterselo.
"Creano
un campo nuovo di solidarietà dotato di un entusiasmo e di una fede che gli
altri hanno già perso da tempo" scrive "soprattutto" dei nostri
leghisti quell'opinionista emerito.
In che
solidarizzino quale "potenza
rivoluzionaria" si è or visto. Quale ne sia l'alto monito, che ne
"sprigiona un'attività instancabile, febbrile", lo si è se ben
udito, al recente congresso, echeggiare al grido altissimo "La lega ce l'ha
duro".
Oh, gran
potenza balistica del Senatur e dei suoi!
Certo d'avere
comunque già ben appercepito, dal suo primo apparire, l'orrore di chi è nemico
esistenziale di ogni sentire e vivere non
solo migliore
Odorico Bergamaschi
insegnante
presso l'Itis "E. Fermi" di Mantova.
Errata
corrige
Egregio
direttore
Dei vari
refusi della trascrizione tipografica della mia lettera, da Lei cosi
cortesemente accolta, sulle recenti performances linguistiche del Senatur dei
lumbard, scusabilissimi, é vero, per la involuzione sintattica torta e ritorta
della sua forma espressiva,- essendo stato tardigrado nell'emendarmi in una
successiva redazione-, soltanto mi
preme di segnalare, a maggiore intelligenza delle smanie gestuali
del Nostro, che il nobile gesto che gli è addebitato in pubblico, é
appunto quello, come avevo ben scritto, che dicesi dell'"ombrello", e
non già dell'"ombelico", come ben sanno gli analisti delle
manifestazioni degli "ultras" di
varia "bassa Lega".
Cortesemente ringraziandola
Odorico
Bergamaschi
insegnante
presso l'Itis E.Fermi di Mantova
Nè posso
tacere, per quanto di questi tempi facciano audience volgarità e sproloqui - e
dunque politicamente convengano e arridano a una ancor maggiore fortuna del
Nostro- che, come mi hanno fatto osservare i miei allievi in classe, non è vero
che le querce sortiscano carnose bacche, come vorrebbe ancora il Nostro, male
informato almeno in ciò, bensì ghiande, e assai dure, queste si.
Tant'è vero,
che "ghiandisti", spregiativamente, eppure correttamente benchè
tutt'altro che di matrice agreste, i neocomunisti definiscono i neomilitanti del
Pds
Nuovamente
ringraziandola
Al
direttore de " La Gazzetta di Mantova"
Per
La Gazzetta
Egregio
direttore,
scorrendo
stancamente l'edizione di lunedì( 18 febbraio '91) del Corriere della Sera, mi
è capitato, nel leggere l'articoletto in prima pagina dell'opinionista che vi
ha rubrica fissa, di incorrervi nella magnificazione corriva del
"linguaggio nuovo,
paradossale, sconcertante", di movimenti collettivi che "appaiono
improvvisi, inattesi" "sulla scena della storia",
"soprattutto quelli nuovi, sotto forma di Leghe". Peccato, a
infracidarne l'effetto, che avessi appena letto, in un articolo interno, qualche
esempio illustrativo di tale nuovo linguaggio, laddove chi è il capo indiscusso
e indiscutibile di tali " movimenti", cioè a dire il "Senatur",
così si profondeva, esimiamente, nel definire, per chi è come Lui sagace,
quali dei maiali gli eventuali adepti al Pds " La quercia è una pianta che
cresce lentamente e produce bacche. E sappiamo chi si nutre di bacche"; il
medesimo che nella materia vile eppure si compiace di rivoltolare le sue parole,
assai retroavanguardisticamente, a ben ricordare, se vi definiva
" merdaio, rimbambiti, arteriosclerotici e fascisti" ogni sorta
d'avversario",- precisa l'edizione di "Repubblica", di martedì
19, che ha qualificato come "stronzo" Enzo Biagi,e che "merdaio"
è una volgarità del nostro ormai scontata-, e del quale pur si leggeva che si
scalmanava a che "non gli rompano le balle", ostentandone "coram
populi" tutta la pienezza della lombarda potenza seminale, nonchè la
vigoria del nerbo, al nobile gesto volto al governo centrale, tra braccio ed
avambraccio, dell'ombrello cui in pubblico è ben avvezzo, per spronare così
nientemeno che alla rivolta fiscale i tanti che già possono permetterselo.
"Creano
un campo nuovo di solidarietà dotato di un entusiasmo e di una fede che gli
altri hanno già perso da tempo" scrive " soprattutto" dei nostri
leghisti quell'opinionista emerito.
In che
solidarizzino " quale "potenza rivoluzionaria" si è or visto.
Quale ne sia l'alto monito, che ne "sprigiona un'attività instancabile,
febbrile", lo si è se ben udito, al recente congresso, echeggiare al grido
altissimo"La lega ce l'ha duro".
O, gran
potenza balistica del Senatur e dei suoi!
Certo d'avere
comunque già ben appercepito, dal suo primo apparire, l'orrore di chi è nemico
esistenziale di ogni sentire e vivere non
solo migliore
Odorico Bergamaschi
insegnante
presso l'Itis "E. Fermi" di Mantova.
Ad
ulteriore risposta
Egregio
direttore,
se il mio
ex-allievo Genitrini Cristini Alessandro avesse pazientato nell'inoltrarle gli
addebiti che ha mosso all'esprimermi da me assunto in risposta al linguaggio, ed
ai modi scurrili, non già di alcuni esponenti, ma di chi è capo indiscusso e
indiscutibile della "Lega Lombarda-Nord Italia",
avrebbe
trovato una larga giustificazione anticipata di quelle mie pecche
nell'"Errata Corrige" che figurava stampata proprio
sulla pagina accanto a quella che ne ospitava l' intervento, e che eppure
Le ho inviato prontamente, ben presagendo come i vari refusi si prestassero a
contestazioni scarsamente disponibili ad entrare nel merito di quanto adducevo.
Per quanto
comunque concerne le espressioni in questione, sono ben altre, forse, che un
lessico desueto, le gramezze che vi figurano,
direi un ripugnante disguido morfosintattico innanzitutto, poiché "
si incorre" "in", non già "su" "una
magnificazione corriva", per un dissesto, di cui solo un refuso è
responsabile, che viene a a
sconnettere il prefisso del verbo e la preposizione che vi è al seguito.
E che i refusi
non siano un mio alibi gratuito, come accade per le smentite e controsmentite
nel giro di neanche qualche giorno del Senatur, ne fanno fede le copie
della missiva che è in mio, suo possesso, e dei miei allievi di 2C.
Quanto al
secondo prelievo da parte del mio ex-allievo di un mio passo astruso, debbo
rampognarlo che non ne rispetta affatto la punteggiatura, che nell'originale vi
isola " a infracidarne l'effetto" come un inciso; il che non può più
di tanto sorprendermi, dato che le ascendenze metrico ritmiche- non che i modi
mentali- del giovane Cristini, come di gran parte delle verdi leve leghiste,
sono più jovanottiane, che musical-colte, sullo sfondo ancestrale di più
remote origini paninaresche, nei nostri giovani nordisti amplificate da curve di
stadio razzisticheggianti.
Ciò spiega,
altresì, quale fattore che eppure è solo concomitante, ben più pesando le
nefandezze persistenti di chi ci amministra e governa, come i giovani "lumbard"
siano a tal punto succubi, nella loro sfrontatezza nordista, al richiamo di quel
loro grosso Forestaro, il quale, ahimé, è ben più che comprensibile, direi
endoviscerale, più ancora che mentale, tanto sa fiutare bene nel sordido.( Il
che è invero una sua convenienza politica.)
Dispiace
piuttosto che il mio ex- allievo, come la maggior parte di chi con lui consente,
assuma la comprensibilità facile e immediata di un discorso, qualunque
ne sia il contenuto, quale esclusivo criterio del suo valore, non già temo, per
la stessa passione razionale di un René Descartes per le idee chiare e
distinte, ma per la convalida che
può offrire, nelle sue semplificazioni, alle paure ed ai gusti e disgusti dei
peggiori istinti dell'animalità insocievole, incuranti o troppo sprovvidi per
chiedersi, i floridi, se le parole del loro capo esprimano una effettiva
intelligenza delle cose, e se del male che denunciano costituiscano una diagnosi
efficace, (effettivamente,) o non piuttosto una degenerazione ulteriore,
se producano un effettivo argine le nuove frontiere interne, o non già
una canalizzazione più nascosta e legale del malaffare, e quali umori mai
provochino o disgorghino concioni e slogan, e così se del guasto siano il
governo risolutivo o una ventilazione esplosiva.
Eppure,
Egregio direttore, tanto riconosco le mie ragioni come soccombenti, e tale è il
mio spirito di tolleranza di "ogni analfabetismo di ritorno", che non sarei
reintervenuto ulteriormente, se tale puntualizzazione in merito non mi desse
l'occasione di precisare che
appunto la mia forma espressiva, così manieristicamente intorta, attesta il
retaggio autenticamente lombardo dellla mia ripulsa della Lega,
in ciò per l'asppunto
che è un'intima verità di stile, ossia come il mio lessico "non sia dei
più comuni", proprio perchè scrivendo io rispondo all'appello di una
generosa tradizione lombarda, , come cioè, pur nel mio attestarmi ai più bassi
ripiani, vi sia parlato dallo stesso discorrere che ( sia nel flusso voce
ulteriore della discorsività ) che da un Manzoni e un Gadda, per un Dossi, discende fino a
Brera per risalire poi a Manganelli, ossia come io non possa non essere irretito
in quell'espressionismo, che con il realismo, é una delle declinazioni della
variante "lombarda" della nostra cultura, secondo una sua alta
vocazione, che è non già localistico- separastista, ma come attestano i
dialetti e gli usi e le costumanze nostrane, e secondo la definizione
impareggiabile del genio critico di Roberto Longhi, "continentale",
ossia di intermediazione e
mescidanza tra civiltà e culture nordiche e mediterranee, di classicismi e
goticismi, e dunque, nel realismo
critico e analitico, di pietas e di solidarietà cordiale.
Sperando, in
tal modo, di avere lasciato intendere come se per una terza volta le ho scritto,
sia non già per un accesso diinterventismo, ma per rendere piena testimonianza
di come e quanto la Lega per me costuisca l'affronto di una provocazione
offensiva della mia identità personale e culturale,
con
gratitudine La saluta
Odorico
Bergamaschi
insegnante presso l'Itis di Mantova.