Note poetiche degli anni ottanta del secolo scorso
"Cerebralmente sanguigno "
alias
"
Passionalità apatica"
"Cerebralmente
sanguigno": ho riscoperto questa mia autodefinizione nel foglietto
cadutomi dal libro di Segre; mi individua, indubbiamente, come l'altra,
che è di Gino Baratta, della "passionalità
apatica" della mia natura.
Altrimenti
figurandomi, mi sono sublimato nella virtù del rigore austero, così
mortificandomi nella moralità algida delle mie privazioni, una maschera che
mi fa pressocché inappuntabile nella mia severità equanime, da che si
è stilizzata credibilmente nell'esercizio di un insegnamento.
E'
l' istanza che repelle il richiamo del sensibile, ad attuare così a norma di
legge le sue patologie, chiarificatasi nella normativa disciplinatrice di
metodologie e sanzioni e delibere...
Ma
la mia ascesi professionale non è affatto, al fondo, reale sacrificio e
dolorosa rinuncia.
Rispetto
alla consumazione degli atti, la mia eticità è lo stesso godimento
nell'astinenza, se l'adiacenza senza contatti vi si fa aspro piacere
inebriante, la gioia amara di una forza sovristintuale, in cui si è
invulnerabili e carnali.
La
rinuncia
Il
sogno di morchia nel sudore di braccia,
una
morsa tra carne e suolo;
erba
stenta e polvere e stallatico;
un
grido, la soffocazione che inestingue
l'essere
che si leva in ombra sul mio cadavere.
Sui
giornali leggo quanto la gente sempre più si frequenti e si diverta,
mentr'io, da da quanto tempo, sento insostenibile qualsiasi rapporto che non
sia obbligatorio.
Eppure
non sono anacoreta, e mi piace l'ebbrezza della moltitudine per le vie, o
negli stadi, incarnarvi l'ossessione di apparire di un'eleganza perfetta, in
cui mi compiace l'irretire sguardi affascinati; se non il mirare - nel terrore
di essere scoperto nella mia natura,- l'essere mirato senza riserve apparenti,
e così vivere nel disaccordo costante tra il vuoto spirituale della
trascendenza sublime, ed il plenum insulso della banalità felice.
Ciò
di cui ho orrore incessante è l'incarnazione piuttosto di qualsiasi rapporto,
l'entrare in una storia comunque di possessioni e di attese, di agguati al
telefono e rapine negli atti; per cui persisto nella rinuncia, anziché avere
di che ripugnarmi nella consumazione, pur di serbarmi a me stesso così
soltanto
Interminabile
La
giornata appare ancora lunga, interminabile; rughe non smagliano ancora la
carnagione, e speranze senza senso non sono ancora perdute; eppure è niente
ciò che resta, mentre
Come
fosse il vero, che altrimenti io mi deturpi.
La
sola nobiltà possibile
E'
forse la mia sola nobiltà possibile, tale perpetuazione della rinuncia
carnale?Da quanto tempo preferisco il distacco che il patirne; e viltà e
ragionevolezza sono i due volti di uno stesso esito.
Il
futile
Il
futile mi divora, oramai io sono una
La
febbre dei corpi ora
Ogni
giorno protraendomi nel funambolismo vitale di oscillare, saltimbanchi,
sull'asse tra il metafisico e il vano,- non appena l'incanto si spezza,
errandone divelti nel vuoto; se nella prostrazione incessante è un'evacuata
crisalide la forma, e si fa assillante, di nuovo, il senso di non
essere ancora nessuno.
Il
ridicolo
Il
ridicolo di pretendere di non essere uomini ridicoli.
La
verità comune
La
sessualità è la verità comune; ma il viverla importa a noi l'inganno di una
menzogna continua.
Ben
vana cosa
Sono
io ben vana cosa, se la mia verità umana consiste in ciò che mi innerva!
Oramai il mio cervello non è che una
successione di scomparti di capi di vestiario. Attese, sollecitazioni, ansie,
speranze, disincanti, riguardando, innanzitutto, nuove proposte di collezioni
di moda.
Tanto
si è vanificata la mia sessualità, questa mia morta forza oramai incapace di
indurmi. Sicché l'importante, ora che la cura di sé è divenuta ascesi
indefinita, è rinunciarvi comunque, pure se il prezzo è ancora accessibile.
Ma
pur sempre quanto è meno conveniente, tu lo credi, delle tue sublimazioni
lussuose nell'eleganza e nel gusto.
Egoismo
Io
respiro di un egoismo moralistico, non tollero menomamente la mistica
dell'Altro, secondo la quale io avrei a sacrificare me stesso e la mia dignità,
piuttosto che offendere l'altrui interesse od imbecillità; ma al contempo
esigo risolutamente la reciprocità; che chi chiede aiuto ne presti, che chi
si disinteressa non piatisca a vittima.
In
differita
Anche
oggi, quante nuove scadenze e congiunture incombenti, quant'è la vita,
ancor oggi, una partita in differita, -o meglio, rinviata sine die. E
quand'anche si vinca, già non conta che l'esito del gioco seguente.
La
mia stanza
Nella
mia stanza sono l'essere e il divenire del mio microcosmo; la biblioteca dei
libri perenni e l'armadio dell'effimero.
Paul Klee, Composizione Cosmica, 1919, olio su legno, 48x41 cm Dusseldorf, Kunstammalung Nordrhein-Westfalen |
A
ogni Natale ulteriore
Il
solo pensiero, ad ogni Natale ulteriore, che non è che un caso se si è
ancora qui.
Inattesi
auguri
Inattesi
auguri di un felice Anno Nuovo
giungono
a te da Tunisi e da Anaco.
E
tanto ora ti basta.
Anche
se la neve rimasta
é il freddo intorno
del
suo vuoto
Astinenze
-1987
Asintotico
Sono
purtroppo asintotico con il riuso poetico delle parole comuni, per il tramite
di cascami, frasi fatte o detriti; sono cioè incapace della significazione
del vuoto nel banale del plenum.
E'
la tradizione che in me si tramanda, che devia l'orbita al contatto,
nell'impotenza finta di un'estraneità sempre più fittizia.
Vengo
così fallendo l'esperienza poetica per me più significativa della
contemporaneità, la scaturigine della connotazione più alta dal riutilizzo
degli stessi termini del mondo amministrato; ossia l'infimo sublime quale
residuo vero poetico.
Abstineas
La
mia astinenza l'assilla la paura di rivelare le squame, che di me si senta
l'alito fetido se ne sfioro i capelli, la certezza che inorridirebbero, se mi
mostrassi un umano come uno qualsiasi di loro,; la consapevolezza che io
medesimo mi perseguiterei sino allo spregio totale, se inoltrassi una supplica
o tendessi una mano.
La
scuola
La
scuola è per me ciò che per un uomo normale è una famiglia. Ove
l'astinenza, anziché il coito, è la mia condizione per avere dei figli.
Il
dispendio scolastico
Ancor
oggi, sono a dolermi che il meglio di me si consumi nell'oscuro
dispendio scolastico, radicato in loro dal senso inesorabile della
responsabilità che ho contratta, lo sguardo, in me ancora infisso,
dell'allievo che mi ha contestato stamattina il torto di un voto, e che di
continuo così mi tormenta ancora, pur io sapendovi ben insito un ricatto; nel
mentre, mi chiedo come potrò riattingere, oggi di nuovo, la sollecitazione ad
una così oscura perdita continua; intanto benedicendo la narcisistica ferita
infertami dal tormento di apparire ingiusto, od arrendevole, se ne promana
inesausta negli "officia" una tensione continua.
Tetre
vecchie
Ieri
sera avevo di nuovo in casa quelle tetre vecchie lavoranti.
E
mi ha ammorbato di nuovo la miseria della loro chiacchiera; non già il vuoto
della loro esistenza, in cui ritrovavo la mia medesima spettralità
larvale, la mia stessa nudità ossessionata di un degrado (fisico) continuo,
quanto lo schifume di cui riempivano quel vuoto di fondo,
Nel
tourbillon
Nel
tourbillon di Venezia, tra le maschere che esagitavano il mio artificio
costante, mentre ansimavo per la rinuncia a cose eleganti, ho riafferrato come
ciò che più ci agita, e smania, sia di noi così spesso la parte più vana,
come ciò che più ci assilla sia spesso ciò
Contro
la morte
Quanta
mia continua tensione contro la morte, risoltasi di fatto nella mortificazione
continua di un ( ch'è l')anelito formale, costantemente ad annichilirmi per
riesprimermi, cosicché è il vuoto di una vita che la morte ha in scacco e
stringe alla gola, il vuoto che della morte è un'anticipazione costante
quotidiana, il solo esito della mia intormentita lotta per esistere.
Riemerso
il capo
Riemerso
il capo dalla correzione dei compiti, da loro per lo più svolti
nell'indifferenza distratta, quando poi ritornano le forze, ne è lo scialo
nella loro medesima dissipazione, allorché ricado ulteriormente avvinto nella
trance dell'ulteriore incontro calcistico teletrasmesso, o come essi medesimi
esco ad occhieggiare di nuovo le consuete vetrine, sprofondando poi
nell'indifferenza tra il riaccingersi o il dismettere questa o quella lettura, che da quanti anni, si protraggono
in una mistione confusa.
Prole
spirituale
I
miei figli sono la prole spirituale di un sacerdozio ateo. Si invecchia
insieme anche con loro. Anche con loro ogni giorno di nuovo accade un
risveglio. Od ogni giorno, di nuovo, ci si intorbida in pene distanti.
Inettitudine
e il trascendere
Come
la mia ascesi sia la mia inettitudine alla secolarizzazione della sessualità;
e il modo stesso di custodire una trascendenza
Putrefatio
Non
intendo forse anche così riesprimere una mortificazione gioiosa, se la
mortificazione è il solo viatico al rinvenimento interiore?
Prostrazion,e
e putrefazione, quali immemoriali accessi della melancolia al solo aurum
vitale.
(
I990, Apollo e Dioniso in sinergia di smembramewnto e ricomposizione, sizigia
di luce nell'intenebramento, l'orfismo come la volontà del puro apollineo che
si fa secessione...)
Ma
che è mai, allora, questa voglia di morsa di braccia, quanto mio desiderio
del sudore in corpo di carni fraterne.
Epitaffio
Per
un mio epitaffio
Fu
comunista e neroazzurro.
Solo
nell'arte trovò un senso nel tutto.
Scrittore
soltanto per la posterità
l'insegnamento
ne fu l'operare tra i vivi.
Poté,
o seppe amare solo loro.
Gli
furono più cari al mondo le anime miti ed i suoi familiari.
Sia
ora luce il ricordo che ne resta.
Dispietatezza
Quale
dispietatezza, nei riguardi dei miei familiari, mi costa il ripudio di ogni
qualsiasi emergere al successo, nella superstizione prudenziale di preservare
così casta la mia sterile Musa; quando, di un mio affermarmi, il loro
continuo tormento per una implacabile miseria economica ne potrebbe trarre
sollievo e conforto. Invece ancora, rieccoli lì, a strascinarsi in una
vecchiaia occlusa da un indebitamento senza scampo, mentr'io mi dibatto, qui
di sopra in stanza, nell'angoscia di inevadere per sempre da questo fondo
anonimo e vuoto di estrema provincia, disperando di ogni mia qualsiasi residua
risorsa di iniziativa capace.
Al
fluire del varco
Ove
ritorno, di pomeriggio, il fiume forma un'ansa dolce e rorida d'acqua, che il
curvarsi dei filari dei pioppi, flessibile,asseconda nel loro distendersi
lungo le prode dei tenui declivi, appena sovrastante, ove frana nell'acqua la
scarpata scoscesa.
Ivi
è vera pace ed armonia d'intorno; l'umidore fangoso della riva, così molle e
sensuale, vi si attenua risalendo nel tenero verde delle prode e dei campi,
sfuma quindi nel delicato trepidare tremulo delle gemme dei pioppi, sino al
quietarsi del tutto nel purissimo azzurro soave del cielo, tra lo svolio di
farfalle e moscerini, alto il gridio canoro dintorno di batraci e uccelli.
Lento
il sole intanto cala e filtra di rosa i campi, quasi a soffondere e smorzare
ogni agitazione residua, l'anima che pure trepida nel sentirsi felice, e
quanto desidera ancora internarsi, al respiro dell'intima vita di ogni fibra
ed insetto.
Anziché
al fluire del varco
Se
entro l'aperto non vi è un aderire al fluire nel varco, sia l'astinenza, che
la consumazione, divengono l'adito all'identica desolazione del vuoto, anziché
al sereno tremendo dell'inesorabile, e l'astinenza si sconvolge in mortificata
rinuncia, come la consumazione nel tormento di una dissipazione evacuante.
A
deiescenza
L'insistenza
della sua domanda ha maturato a deiescenza il mio amore sopito, e l'austerità
cordiale ora lotta a frenare il traboccarne dell'empito.
Caro
quel mio figlioletto...
E
quanto mi è duro sfebbrare i miei giorni...
Quanta
delicatezza mi occorre ove abbrucia l'incendio...
La
mia cura è ora il sublimarmi ad indicargli, con cautela, gli autori che
meglio affinino la sua delicatezza sensibile, o che più ne esaltino la
visionarietà eccitata.
You,
My dear little writer, Yet...
L'insidia
E'
stata la famiglia di quell'allievo,
"Il
giovane Holden", del quale avevo consigliato al mio allievo la lettura,
vi appariva, in un'intervista ,come l'opera che aveva istigato a delinquere
l'assassino di J. Lennon.
A
me è parsa chiara l' effettiva istigazione a delinquere del libro: vi è ad
ogni pagina così intensa la delicatezza sensibile, vi è così emozionante il
rinvenire nell'infanzia ogni grazia possibile, che colui ne è stato esaltato
ad un omicidio simbolico, pur di conclamarne la preservazione incontaminata.
In
classe ho risposto all'allievo che anche il più puro, degli intenti artistici
di un autore, non può scongiurarne il destino criminale dell'opera, se chi ne
fruisce già è predisposto al sangue, e come la stessa pornografia può
istigare la violenza sessuale, quanto l'immaginazione inerme più
solitudinaria.
Alla
fine era stato veramente tacitato dalla risposta, o scornato, il piccolo
Torquemada, non aveva che ritirato l'insidia della sua offesa?
L'incidente
che quindi si è verificato lungo la circonvallazione, ch'è adiacente
alla scuola, ha istantaneamente eccitato la loro ebbrezza del sangue.
Ritirandosi
essi ad uno ad uno, delusi dalla finestra, alla constatazione che non v'erano
nemmeno dei feriti.
E
poi si è parlato in classe di Platone e di giochi linguistici, di
Imperialismo e di tattiche calcistiche.
Quotidiano
delirio
L'effervescenza
del mondano è il mio quotidiano delirio di imbecillità.
Così
anche oggi sono nessuno.
Pathos
Così
vivamente avverto il pathos della distanza, da poter vivere solo tra coloro
medesimi che vanificano, mondani e conformisti, qualsiasi senso della mia
mortificazione ad esprimermi, mentre non posso reggere che la separazione
assoluta da coloro stessi, in virtù dei quali soltanto, la mia parola può
presumere ancora un destinatario.
Ermeneutica
Forse
che tiene in considerazione l'ermeneutica delle Accademie, per quanti la
tradizione è il tramando della repulsione della propria natura, qualora si
sia inesorabilmente internati nel senso comune?
Sacrario
Non
già puritanesimo, ma sacrario dell'Eros è il mio ascetismo.
(Ove
occhi e bocche, lucenti, incarnano la mia intimità nel solo immaginare
Terrore
e rinuncia
E
nel prosieguo
Nell'animazione
mondana vado estasiandomi intanto dello splendore nel sole del fogliame e di
pietre, finché nell'ingorgo l'anima è risommersa: così nell'ansia di
acquisire di nuovo, nell'anelito di saturare il reliquiario domestico di libri
e di dischi, come nella sollecitudine che di nuovo l'assilla di arredi ed
attrezzi, e di vestiario, precariamente si quieta nell'ordine e nei nuovi beni
acquisiti, nelle ulteriori accessioni di cultura ed eleganza e conforto.
Ma
quando l'anelito alla totalità della propria vita è solo questo, e non esistono
più i trampoli per un Io più alto, What the difference ancora tra comesi e
estetica?
settembre 89.
Domenica
di novembre
29
novembre 87
Che
tormento, mi è di nuovo, l'ulteriore domenica di pioggia in attesa delle
cronache sportive, il versare nella miseria e nell'impotenza più sconsolanti,
e non poterne
Il
sangue dalla lama
Oramai,
il sangue che assaporo dalla mia ferita mi è voluttà più viva di ogni
presagito godimento.
E
il tormento che lo fiotta mi è assicurato in qualsiasi rapporto.
Poiché
per quanto tu ti rannicchi ad escluderti loro ti smembrano.
Sfogliando
i miei diari scolastici
Ho
ancora da ultimare una silhouette, evocando la mia degustazione al bar
dell'avvizzimento degli accoppiati che già un tempo invidiai, inflacciditi di
fottere più rosei e
lustri.
E
quanto Carducci e Pascoli e loro cascami nella mia cultura scolastica, come
nelle forme agricole e di vita in cui crescevo
di tutti i morti che vi testimoniavo, ciò che vi narro essendo tutta
realtà e nient'affatto invenzione, come attesta la sincerità nelle cronache
con le quali vi parlo del mio spremervi invano gli occhi, senza cavarne lacrime di dolore o sentire per gli estinti
alcunché di commosso.
E
in voi si celebra la magnificenza dei giorni
E
in voi si celebra la magnificenza dei giorni,
petali
e boccioli il fulgore fiammanti,
la
luce del dolore in voi trabocca e risplende,
per voi reincantando il verde
i cieli dintorno,
in
voi tramutato
è l'urlo nel silenzio di quiete,
l'azzurro
più puro riaperto nei voli,
nell'adombrarsi
più denso
i
lembi più intensi vibranti,
e
nell'estasi il cuore si sgrava
quando
se la stornano in voi splendidi
terrore e rinuncia nell' incenerire nei giorni.
(se la stornano in voi splendidi terrore e rinuncia
non altrimenti incenerendo nei giorni.)
Memento
mori
Il
memento della morte, a un domani ulteriore, perpetuo conforto dà ai miei
giorni .
Suite
di un angelo
I
Da
che il sangue illividisce nell'alba
insonni,
vigilanti,
pattugliano
incubi demoni
le
allucinazioni del sangue,
finché
nel balenio, tra terminali e sterpi,
disfuggito
è un angelo che luccica.
II
Tra
le foglie che sfangano intorno
la sua pelle corrosa
è
dalla lebbra dei giorni,
allorché
avido e trepido egli traluce.
C'è
un richiamo nella sua voce mucosa...
Confidente,
teso lo sguardo,
in
un ultimo impulso d'essergli demone.
III
Nelle
ciglia dischiuse in un sogno dei sensi
il
microangelo ignora i battiti d'ali,
né
le intermittenze sono ricordi celesti,
nel
Tempo egli del tutto perduto fra gli altri
che
lo usano e abbandonano come uno di noi,
la
sua luce nitente nello scolo dei giorni
dallo
sfacelo dell'Angelo a chi recede l'intento.
IV
Solo
soletto
egli
mira le stelle in conche lacustri.
il
richiamo dismemora di una vita anteriore.
L'ardore
dell'Uno che tutto sommuove
la
sua ricerca del quieto calore.
Ma
trema al vuoto di ogni cielo,
ne
rabbrividisce lo schianto d'ali.
Mentre
trepida lo sguardo che ne adombra l'incanto
al
brulicare di ogni terreno.
Nell'infinito
dei loro cammini
lo
sterminarsi così a perdersi dell'uomo e dell'angelo.
V
"Prima
o poi (in) un giorno come un altro
in
una Colombina perduta la sua vita divina..."
VI
Quale
l'Angelo, le ali fugaci,
a
infracidarsi nella putredine che liquefa il miele?
Eppure
il suo polverio d'oro brilla negli occhi,
l'onda
del sangue ne soffolce le membra,
le
labbra baciano, incantate,
incantate
pupille in ogni parola.
Oh,
Angelo, sacro è il tuo volto impossibile!
Proust
Come in Proust, la narcosi dell'Habitude costituisca la superficie, in apparenti amenità piacevoli, della necrosi irreversibile del tempo, la cosmesi illusoria della sua consumazione nella ripetizione.
Proust-Flaubert
Proust
sta al decadentesimo così come Flaubert sta al romanticismo, la loro arte
essendone l'autonegazione intellettuale di ogni mitologia sentimentale e
mondana, nella
dell'arte.
Nota
critica: Sotto l'aspetto narrativo, è da rimarcare come permangano irrisolte
nella Recherche, le incongruenze dello statuto dell'IO narrante, ora
eterodiegetico,( Un amore di Swann), ora omodiegetico, sempre tuttavia
virtualmente onnisciente.
E'
il vuoto a perdere
ora
il tuo tempo.
Che c'è ancora
tra
te e la fine.
Che
importa, mai.
Saresti,
lui lo sapesse,
(ciò
ch'è un vecchio disgustoso.)
lo sgomento dell'orrore.
marzo '91
Che
stanchezza, sempre più spesso
Che
stanchezza, sempre più spesso. Anche ogni lettura, sempre più spesso,
s'interrompe in deflussi del sonno, e non fosse per i caffè energetici, il
mio tempo disponibile sarebbe l'incessante tracollo di una tensione sfinita.
E'
solo nelle attività necessarie cui sono coatto, nella sola reattività risentita e orgogliosa, ch'io trovo
ancora vigore a resistere.
E
quando, cessato il lavoro e le attività domestiche, potrei attendere
liberamente a me stesso, la negatività interiore
Così
ritardo interi pomeriggi il rientro a casa, per indugiare, in Laboratorio ,in
interminabili attività didattiche benchè minimali; pur di guadagnare i
minuti di tempo della dettatura degli Esercizi, perdendo ore e ore per trascriverne
e stampare al computer la formulazione; ed al rientro, ogni scrupolo di igiene
intima, e di economia domestica, è rigidamente anteposto alla mia formazione
ulteriore.
Così
come concretamente non faccio più nulla di nulla, per affermarmi e far valere
ragioni.
E
il campanello all'ingresso, ( così come)e la cassetta della posta, ancora non
recano la targa del mio nome, e non ho provveduto a che sia riparato il guasto
al teleriscaldamento, o a farmi radiografare l'arto che mi fu investito in un
incidente
Mi
dico spesso, a consolazione umbratile, che con l'incuria di queste misure
meglio manifesto il mio isolamento ed il mio distacco, che rifiutando anche il
telefono meglio esprimo l'orrore che ho di ogni relazione, il mio divergere
nel disagio dalla sollecitudine comune.
Quando
la verità, invece, è che il tempo che perdo è il perdurare di una vita che
non voglio, cui mi confinano assennatezza prudente e sconsolato sconforto,
debolezza e ragionevolezza congiunte, sotto le mentite spoglie così
infelicitando senza piacere e rovina.
Apolide
(Per "Singolo e solo"-Single)
Non
basta, per poter disporre ancora di un appartamento in affitto, che egli debba
seguitare a rinunciare a ottenere la residenza dove lavora già da dieci anni,
la condizione richiesta da ogni locatario (suo conterraneo) per concederglielo
solo ammobiliato.
Deve
patire ogni perdita del caso. E dunque, in quanto non é residente dove lavora,
ogni volta deve pagare la visita al medico ed ogni prestazione sanitaria se ve
ha bisogno,- egli non figura infatti della medesima Unitarà Sanitaria Locale-
benchè comunque, come lavoratore, gli siano regolarmente detratte le ritenute
assistenziali dall'Autorità centrale.
E
sempre perché non figura risiedere dove eppure è
domiciliato e vive e lavora da anni, deve pagare in sovrappiù un tributo fisso
ad ogni bimestre per l'energia elettrica.
E
come domiciliato benché non residente, nei mesi alterni deve pagare invece le
tasse sui rifiuti urbani.
Perché
meravigliarsi, dunque, se si stranisce eppure di viverci, da anni, in quella città
che non riesce a definire "la mia città", smemorandone i nome di
edifici e di vie, disdegnandone ogni pretesa e protesta, o non sapendo ancora
che espressione usare, quando gli si chiede dove mai abiti, se non che "vi
alloggia" in una certa via...
Perchè
meravigliarsi, mai, se vi è più straniero che in Midan el Tahir al Cairo?
Ma
non basta tutto (neanche) questo,
non basta, nel paese di evasione e erosione e elusione fiscale, che paghi
regolarmente più tasse del dovuto, regolarmente versando ogni contributo.
Ora
i malgovernanti, forti del consenso che assicura lo stesso loro malgoverno
corrotto, per rabberciare lo sfascio che impuniti così hanno arrecato, impuniti
al pari della stessa criminalità dilagante ch'é il loro liquame,
E
il suo stipendio, pensa intanto in anima e corpo, sarà ancora più stremato
nel( di ogni) potere d'acquisto di beni della cultura.
Per
foraggiare ai loro servi la mangiatoia e le troie... un tempo avrebbe gridato... e chissà che altro, contro i più forti
di tergo ai più deboli, secondo il rapporto di forze che esprime
sempre lo Stato di classe...
Ora
invece, esausto, sospira ad un cielo grigio autunnale, ricorregge le sue ultime
carte senza destinatari esistenti, prepara l'ulteriore lezione, per i suoi
allievi, sui miti e
E lo conforta che ora che anche l'ultima traccia di questo ultimo suo scritto è stata memorizzata su un disco ulteriore, l'animo è pronto a lasciare già l'indomani ogni cosa di questo tutto per sempre.