L'estate
post-metafisica
8
Agosto, ore1, 13m
Qui,
tra le stanze ristorate di ombre e l'arido fiume di sole e sabbia, si
compie la mia estate domestica di una metafisica realizzata,
disponendovi del disincantato conforto di ciò che dà sollievo.
A
comoda portata di mano la registrazione e la riproduzione, in immagini e
suoni, di ciò che si supponeva unico e irripetibile.
Secondo
l' antico pregiudizio presenzialistico che induce a recarsi, quasi che ogni
sensazione non si vivesse sempre in differita, che per la sua
traslazione in immagini o parole; il visitor, nella visione,
già elaborando la fiction del referto mondano.
Fosse
ora il mio alter Ego in Tell el-Amarna, nelle regioni del Delta o nello
Yemen, non vi vivrebbe che ciò che all'istante è già irreale, per
la finalità che nella visione che già rammemora, dentro la
mente anticipando l'iperbole che già magnifica.
Di
ritorno dall'antica sapienza coi voli di linea.
Poiché
la verità, che bla bla filosofico, ( nella contaminazione di ogni
utilizzo,) non è che l'orma integralista in suole di plastica.
E
dunque è quanto ti è dato qui elegantemente confezionato, sfogliando
in immagini che ti obiettivano la foresta umida
dello Zaire, il
servizio patinato sugli scimpanzè pigmei in via d'estinzione.
Ovunque
una sola ossessione, mai fine a se stessa, l'ossessione di cui si
fa tutto il pretesto e la tramutazione.
Tu
stesso in che differiresti, da uno scrivente mondano, se non che del tuo
viaggio orientale, anziché per trarne denaro, scriveresti il diario per
giustificare invece a te stesso il denaro che vi disperdi in emozioni
e sensazioni, in ciò che si vanifica perché non è che l'istante
di un'eccezione presunta; laddove è ciò che è lo stesso ,
dappertutto anziché lo stesso, dappertutto, il vero che vale e
che prevale..
(IL vero
(Ciò) da cui invano, ritrarresti il disgusto nei tuoi passi di turista,
come il loro seguitare non desista dalla vita che è viva e presente,
nell'universale commercio di un universale rinvio; sortendo la) La
permuta di incantesimi e sesamo in denaro, il rinnovare la pena per
uscire di pena .
Da
cui invano, ritrarresti il disgusto nei tuoi passi di turista, il loro
inoltrarsi che non desiste dalla vita presente, nell'universale traffico
di un universale rinvio; sortendone la permuta di incantesimi e sesamo
in denaro, il rinnovare ancora la pena per uscir di pena.
Turbah
All'arrivo
a Turbah è sceso anzitempo dal taxi, per mio sollievo, quello yemenita
"non più puro", com'egli si è professato, con il quale
eppure avrei potuto dialogare proficuamente in francese, avendo egli
acquisito a Montpellier i suoi titoli di ingegnere e precettore.
E'
il consueto ritornello arabo-islamico, che si ripeteva pressante nelle
sue parole indiscrete, al suo insistere nell'interrogativo rivoltomi perché
io fossi un uomo solo.
Poiché
a suo atavico dire, bisognava lasciare un'eredità di se stessi tramite
i figli ed i figli dei propri figli, altrimenti si è dei fantasmi che
scompaiono (dileguano) da dove sono venuti,
"che vivono da re e poi muoiono come cani".
E
Allah, e il suo messaggio d'amore...
Dovevo
spiegarglielo a ogni costo il perché, si ostinava a chiedermi
nonostante il mio categorico rifiuto a giustificarmi.
Ero
forse un uomo malato?...
Verso
la fine del tragitto, perché la troncasse, - non mi restava altrimenti
che insultarlo o scendere dal taxi- comunque gli ho
ribattuto
(replicato) che se ero ben felice di essere nell'Arabia felice, era perché
l'esperienza del viaggio mi sta esaltando al punto di fottermene
del sesso e dell'amore, e di non desiderare che di vivere
che per le sensazioni fisiche e l'intelligenza mentale di
paesaggi ed ambienti.
Etcetera...Etcetera...
E
che non mi era vero che sesso e amore fossero realtà congiunte, come
cantava la sua chanson d'amour, e che (come) l'uomo seduto davanti che
cingeva la moglie in chador, mi rappresentava una bestia che vuole
tenere sulla sua preda la zampa insistente. Etcetera... Etcetera...
"Siete
veramente molto duro, e vedo che è meglio lasciarvi stare...."
E
che io sia parso un uomo molto duro, al dire di( dettomi da) un
islamico, per quanto impuro, mi è ancora (suonato) motivo di gran
soddisfazione.
Tra
le cose che mi ha detto, più o meno attendibili, ho memorizzato:
a)
che lo Yemen sarebbe un paese ben governato già largamente
autosufficiente: dei generi di prima necessità, infatti,
scarseggerebbero soltanto grano e riso e zucchero;
b)
un matrimonio, un vero dispendio, nello Yemen costa di dote 100.000
ryals, quando una paga giornaliera è di 200;
c)
una sposa vergine rende a suo padre 20.000 ryals; che vanno tuttavia
restituiti allo sposo, se risulta già deflorata (sverginata).
Oltre
Turbah, poi, nella rarefazione della solitudine più pura e remota)
(nella solitudine più pura e remota, poi,) la mia mente non si è
capacitata, per ore, allo spettacolo vertiginoso dell'immensa
voragine(,) che ne dirupava le balze fino al più remoto fondovalle
dell'uadi sottostante,
serpentinante tra fortilizi e villaggi, (ed)
entro il verde di ondulati terrazzamenti nell'abisso miniaturizzati; i
villaggi che vi apparivano disseminati nelle gole e lungo i primi
pendii, o inerpicantisi a strapiombo sul fondale di immani pareti
frastagliate a picco, mentre, fino ad Aden, le creste e le vette, di
impervie catene, si perdevano nelle foschie in un orizzonte infinito.
L'aria era purissima, la solitudine solcata solo dai voli dei nibbi,
l'esaltazione (vertiginosa) incommensurabile.
E
allora alfine, su quel
masso a strapiombo sulla voragine immensa, ho sentito commossa la mia
esistenza felice.
Vinte
le estreme riluttanze a farlo all'aperto, il mio benessere fisico l'ho
comunque raggiunto appieno solo dopo avere defecato gli escrementi che
urgevano pressanti sin da Taizz, servendomi delle risorse
igieniche di un foglio di giornale e delle salviette profumate;
nell'aria frizzante rilassando gli sfinteri con un diletto fisico(
piacere fisico) che la mortificazione islamica qui denega alla mia
genitalità atrofizzatasi.
Un
nugolo di mosche è prontamente accorso sul mio cumulo fecale,
sicché
l'ho subito (prontamente) tumulato sotto dei massi, anche per
distoglierne ((sottrarne) all'"etere" e al paesaggio)
l'ammorbante presenza.
Al
rientro poi in Taizz, sollecitatovi dall'arrivo importuno di bambini
indigeni e della pioggia, sono riuscito a risalire fino alla moschea
rasulide della città, le cui tante cupolette mammellute, che arrosava
già la sera nel loro biancore, sono apparse lievitarmi la rudimentalità
plastica, eppure armoniosa, in cui la moschea venne riconfigurando
l'arte fatimita, secondo una comune fede sciita.
"
E' una droga comunicativa", mi diceva quindi a proposito del qat il
giovane tedesco di Mannheim, con il quale per quasi due ore ho parlato
in piedi, nella hall dell'hotel De Lux.
Vi
era in compagnia di un giovane etnologo austriaco, suo amico.
L'adesione
più fiduciaria, senza riserve effettive, nel tono delle loro parole
sembrava ad entrambi, incrollabilmente, il solo atteggiamento che sia
consentito all'uomo occidentale verso il mondo arabo.
(Due
magnifiche signore francesi si sono intanto unite ai dialoghi.)
Quindi
mi ha parlato della sua avventurosa rotta nel deserto, oltre Mareb, fino
a Tarit e Shiban e Sayun, nell'Hadramawt, evocandone la suggestione di
estremi avamposti prima del nulla, dove anche un giaciglio precario
diventa un miraggio... in una calura ch' è soffocante, ma che è più
ancora afosa in Mukalla e lungo la costa atlantica fino ad Aden.
Dei
tanti suoi suggerimenti di itinerari possibili, per ragioni di tempo non
posso purtroppo nemmeno raccogliere quello di recarmi nella vicina Aden,
ove eppure avrei il modo di
verificare (accertare), in virtù delle conseguenze del protettorato
inglese e del' ex- governo socialista, una realtà diversa da quella
dello Yemen preservato integralmente islamico dall'imamato.
Non
potrò pertanto che seguitare ad immaginarla, sulla scorta di quanto me
ne è stato detto da lui e da altri.
Ora
vi si elevano al cielo- a loro dire- i più spaventevoli blocks di tristissimi
condomini di una tetra ispirazione socialista, che vi coesistono con una
ugualmente (orrida) spaventevole città vecchia, cui dei tunnel, tramite
il ventre di un cratere li riconducono.
Le
donne, in ogni caso, vi possono liberamente circolare senza chador ed a capo scoperto, con anche gli occhi
vistosamente truccati.
E
vi si può bere vino ed ogni sorta di alcolici, a dispetto degli
(nonostante gli) stessi intenti del
governo di Sana'a di distruggere le distillerie che vi sono impiantate, poiché
oramai i giovani vi sono assuefatti, e ricorrono a certificati
medici pur di salvaguardarne il consumo.
Con
il titolo di capitale economica e con la vicepresidenza dello Yemen,
Aden ha preservato inoltre una propria serie di divise, il cui valore
quando sia infimo, mi asserviva il giovane tedesco con vivacità
divertita, rende ogni rapporto di scambio la transazione fiduciaria,
incontrollabile, di un subisso di monete e di cartamoneta in luogo dei
ryals.
A
Zabid e Kawkan
11
Agosto 92
Da
Taizz, quindi sino a Zabid, discendendo dalle frescure d'altura
all'umidore soffocante della Tihama, e all'esotico incanto del mar
Rosso, ove a un vento di sabbia turbinante,
giunti
in taxi ad Haiss, che ha oscurato il sole in una caligine onniavvolgente,
, è succeduto lo scrosciare della pioggia e il rinfrescarsi del clima
di Zabid.
Ma
una volta diradatosi il consueto nugolo di bambini gentili e
interessati, quando dal centro sono ritornato all'altezza della stazione
di benzina fuori del paese, ho dovuto constatare che l'unico hotel
praticabile vi era chiuso; al rientro in centro due giovani mi hanno
quindi offerto, sulla loro Toyota, un tour spericolato lungo le vie e
tra i rifiuti di Zabid, in una successione di accelerazioni, e di
frenate sconquasanti, che
ne ha frazionato la visione in immagini di rari palazzi dalle alte
scarpate disadorne, tra le più frequenti basse dimore scialbate o in
muratura semplicemente ornamentata, oltre le cui mura di cinta, secondo
lo spirito architettonico egiziaco
e nordafricano, più complessi stucchi floreali si disvelavano allo
sguardo.
Terminava
infine in un arresto che mi torceva l'anima, all' ingresso di Zabid,
l'escursione così cordialmente offertami, ed all'atto di congedarmi,
mentre mi ostinavo a chiedere ai due dove nel villaggio fosse un hotel,
solo allora sono riuscito ad intendere da loro, in un inglese basic, che
in taxi dovevo trasferirmi ad una decina di chilometri, in quel di
Jerrae, se volevo dormire in un decente fondouk.
Era quanto aveva già cercato di farmi intendere un tassista
all'altezza della stazione di benzina, ed era a quanto mi adattavo, poi
in Jerrae, quando al riscontro più ancora sconfortante di un secondo
foundouk, al rientro nel primo mi toccava arrendermi dopo essermi
vanamente illuso che fosse il peggio,
a quanto vi è il meglio di un hotel.
Salendo
una scala a chiocciola, vi si ci addentrava in un vano aperto su ogni
lato sotto una tettoia, ov'era una distesa di alte brande di graticci
no-shet, destinate agli abitudinari, che per soli venti ryals, possono
dormirvi tra le coperte delle giaciture di non importa chi e di chissà
quanti altri prima , mentre agli ospiti più dispendiosi, e di riguardo, era riservato sul retro uno sgabuzzino con tre brande
similari ed il conforto di un ventilabro, oltre che di fuori, in fondo a
una strettoia, un cesso che in un unico spazio ristretto unificava lo
scarico del (ove si scarica il) tubo della doccia e la pedana turca per
defecare.
Un
lavabo esterno al cesso e incrostato di ordure completava il confort.
Come
non bastasse dovevo anche minacciare l'albergante di andarmene su due
piedi, come avrei fatto, per non pagare l'alloggio quasi fossi in un
hotel di alta categoria( 300 ryals).
L'indomani,
Zabid non mi riservava che un'umida calura che mi atrocizzava ogni
sforzo, nonché rare vestigia, ridotte a lacerti,
del
suo antico passato di capitale sunnita del reame zaydita, (di) quando fu
glorioso centro di studi e di fondazione dell' algebra, poiché le
rimanenze superstiti si disperdevano tra l'imperversare del calcestruzzo
e delle uncinature delle cementificazioni armate.
Nemmeno
più vi era traccia, dopo nemmeno vent'anni, dei suk stuoiati il cui
adombramento ne fu l'aura medievale che suggestionò Pier Paolo Pasolini,
inducendolo a girarvi l'episodio ne "Le Mille e una notte"
della compravendita e del ratto di Zumurrut.
E
tale era l'afa per la quale trasudavo (che mi faceva trasudare)
ininterottamente, che di Zabid non avevo modo che di baluginare il
luminio delle antiche pareti, quali (così come) le rendeva vibranti il
rilievo dei letti di malta tra le ammattonature finissime (le rendeva
vibranti).
Guidatovi
da un bambino, era dunque con autentico sollievo che trovavo chiusa la
grande moschea, e che non avevo così modo di vaneggiare nel considerare
i rapporti esoterici simboleggiativi nelle relazioni numeriche,
proporzionali, dell'ampiezza delle sue differenti arcature interne.
Quando
non erano ancora le undici, trafelato mi protraevo invece a stento verso
l'uscita del paese, per ridiscendere via Haiss sino a Kauwkan, sul mar
Rosso.
Una
pista sterrata di oltre trenta chilometri, l'animazione odorante di
umidore salmastro del mercato nel centro, un intrico di viuzze tra le
continue pareti di malta che
svoltavano rinserrando murature e
capanne (tucul e contigue basse dimore) tra palmizi e giardini,
finchè ove infine sboccavo non era affatto il mare, ma una vastità
sterminata di detriti e di rifiuti.
Eppure
c'è un dio che ripone (alberga) ( fa albergare) un'occasione in ogni
circostanza di un viaggio, se l'itinerante e'd'animo che vi
confida nonostante tutto.
Ad
un indigeno, mentre già mi scuoravo, vedevo infatti accostarsi una
ricca vettura, l'uomo al volante chiedeva informazioni, forse, anzi
senz'altro le stesse, appuravo( accertavo), che io stesso ricercavo,
chiedeva per l'appunto dove fosse il mare, anzi il villaggio turistico
fin dove mi scarrozzava concedendomi un passaggio, e dove si
congedava per occuparvi una camera, egli un agiato signore di Aden
che aveva modo di ostentarmi la sua diversità yemenita, facendomi
offrire in auto della birra dalla moglie senza veli e chador.
E
nella hall si congedava per occupare una camera.
Oltre
le infrastrutture turistiche del residence, così era infine il mare
baluginante oltre una spiaggia d'incanto, ceruleo fra un tripudio di
palme sino a lambirne le onde, trascorso dal volo di fenicotteri e di
pellicani, degli albatros e di cormorani ( e gabbiani), dalle palme
trasvolanti ripetutamente sino a una scogliera affiorante.
Poi,
che meravigliose ore tra l'acqua e lo sdraio, nel sole seguitandone il
volo, sotto le frondagioni di palme che mi adombravano!
Che esaltante trascorrere, vi assaporavo, dalle alture vertiginose di
Turbah, strapiombanti, alla luminosità placida del mar Rosso tra il
fulgore delle (di) palme!
Pur
non avendovi appresso che lo zainetto da escursione diurna, e già mi
apprestavo a trascorrervi il pomeriggio e la sera e intera la notte,
quando, dal mar Rosso, una caligine veniva svigorendo e poi smorzando la
luminosità solare, e nel grigiore diffusosi intorno, quell'Eden
diveniva una spiaggia dimessa, che gli inservienti intenti a riunire e
rilavare gli sdrai, e un pescatore che imbarcava degli estivanti
sopraggiunti, ricalavano nella quotidianità terrestre.
Raccoglievo
così ogni cosa e ne rifuggivo, nonostante l'ora fosse già proibitiva
per riprendere il viaggio.
Ciononostante
confidavo nella ventura, e la ventura mi soccoreva, sicchè alle 9, 30
di sera, di taxi in taxi, ero già ad Hodeida sotto la pioggia
scrosciante cui ero scampato.
La
pioggia della sera avanti è stato il lavacro che l'indomani, via via
che le ultime nubilagioni si diradavano, ha trasformato il cielo dello
Yemen in una purità assoluta, e i colori vi sono divenuti ultracolori,
nel vividio primigenio del paesaggio che ho attraversato, risalendo in
altura da Hodeida per grandiosi tornanti,
svoltando oltre Manaka su infinità grandiose di cime e di vette;
poi, al di là di Sana'a, per i tormentati fianchi di El Rahwida,
planando verso Marib in vastità di orizzonti sterminate, ove alle
alture rosate e imbrunite che correvano ai lati sull'altopiano, dono sopraggiunte le dune e la desolazione lavica del sommovimento remoto.(
Variante disapprovata:e il paesaggio che ho attraversato, risalendo in
altura da Hodeida per grandiosi tornanti, e svoltando oltre Manaka su
infinità grandiose di cime e di vette, poi al di là di Sana'a, per i
tormentati fianchi di El Rahwida planando verso Marib in vastità di
orizzonti sterminate, ove le dune e la desolazione lavica, del
sommovimento remoto, sopraggiungevano sono sopraggiunte alle
alture rosate e imbrunite che correvano ai lati sull'altopiano, era il
movie di un incanto in reale tecnicolor, tenendomi alla Toyota su cui
ero salito dopo che il taxi da Sana'a era rimasto in panne, come su una
diligenza di un film di John Ford).
Ed
adesso, l'ora già tarda, le 8,40 del mattino, mi recherò alle rovine
di Marib, ove spero, o temo? di reincontrare il tedesco che ieri sera mi
ha messo in grado di trovare comunque un alloggio, nella nuova Marib, a
dire il vero più ancora desolante di quello di Jerrae.
Oltre
l'inglese ed il francese, egli conosce il cinese e alquanto l'arabo. Non
può mangiare niente di carneo o di derivato da animale. E' studioso di
economia. Ed è venuto nello Yemen per vivere in altura.
Io,
in sua presenza, confesso di essermi sentito quanto mai sordido e
bestiale (animalesco).
E
gli ho taciuto che no, non c'era burro nei fasolya che ha mangiato, in
quant'era strutto di lardo animale.
Ma
il seguito a venire.