La fine del viaggio nello Yemen

 
  Di rientro, in Egitto e in Grecia  
 

31yemen.jpg (30208 byte)

Sana'a l'ultimo giorno

 

La pioggia di nuovo, anche l'ultimo giorno, in una poltiglia la cui immondizia non mi faceva più senso, allorchè al distacco Sana'a cessava di essermi usuale, a differenza di come mi si era usurata nel viavai precedente, per giorni in arrivo o in partenza, o durante l'indaffarata ricerca nel suo traffico di uffici ed agenzie, in cui sono rimasto irretito, nell'afrore snervante, più di quanto non abbia avuto agio di ricercarvi emozioni e  suggestioni; cosicchè venivo lasciandola nella più acuta malinconia, ripensando, nel The 26 settembre, che dagli yemeniti per selvatici che siano, non ho patito alcun atto malevolo o di ostilità; mentre un penosissimo bambino, cui ho scattato una foto, 30yemen.jpg (52462 byte) da ore vi seguitava docile a starmi accanto, a null'altro intento che ad osservarmi attento nello scrivervi il diario, poi pavoneggiandosi, impettito,  della matita Papermate che gli avevo lasciato; come fosse un'onorificenza, tutto contento infilandosela nel taschino della djellaba sotto la giacchetta.

Fin oltre l' uadi, e le mura, tenendomi dietro dopo che mi sono allontanato...

E così la sera, con i souvenirs per mia madre e mia sorella, per 200 dirans ho acquistato presso un sarto un vestitino simile al suo, che è quello abitudinario dei piccoli yemeniti; per non dimenticarmi, rivedendolo in casa, di quanti di loro mi sono stati d'aiuto luminosi e gentili; nonostante niente sura, mafi kalama mafi bakshesh.

 

  In Egitto

E così, è stato in virtù dell'ostinazione pertinace nello sbaglio, che giunto al Cairo alle cinque del mattino, forzandomi mediante una concomitanza di indecisioni ed errori, sono riuscito ad eludere il comodo vantaggio di essere già ad Atene nella stessa mattinata di domenica, semplicemente trasferendomi all'Aeroporto internazionale da quello adiacente dell'Aegyptair, ove alle 8 era già in partenza un volo per la capitale greca, e che sono quindi stato in grado di impormi il disagio ulteriore di recarmi ad Alessandria.

Dapprima è stato pur di liberarmi dagli importuni addetti del Tourist Office dell' Aeroport, che mi sono precipitato fuori dell'aeroporto senza cambiare, quando come mosche spronati dal pungiglione della loro miseria mi hanno assalito dintorno nella hall, una volta intercettatomi con i modi di agenti di polizia; quei giovinotti non intendevano più darmi tregua, con le loro offerte di intermediazione di qualsiasi istanza turistica, sicchè mi hanno esaltato a qualsiasi alternativa a loro, pur di essere fuori, solo una volta fuori dell'Aeroporto, dal loro raggio dirompente e dall'assedio ulteriore dei tassisti incombenti, anche se così, non mi ero ancora riavuto, non avevo ancora tratto una boccata di sollievo, che già mi ritrovavo a un 'indicazione sbagliata su un autobus sbagliato, se davvero avessi inteso recarmi come chiedevo "to the other aeroport, the international aeroport"....

Finivo invece anzichè all' "International Aeroport", nei paraggi asfisssianti di gas della Ramses Station ferroviaria, prima della quale il tram si è rotto, e sono dovuto scenderne con gli altri guidato da un cortese impiegato egiziano, che lungo il tragitto fra le rotaie dei tram, fino alla Stazione, non ha mancato di dissuadermi ripetutamente dal non prendermela tanto con me stesso, se ero stato così malaccorto dal dare credito al primo che era parso intendere quanto gli chiedevo, perdendo così ogni chance di essere già in volo per Atene, ove credevo ancora di volere andare.

Ma è stato quando gli ho detto che non ne potevo più , che non volevo più saperne degli ulteriori disagi per arrivare ad Alessandria, che non credevo che tutto fosse così facile come lui lo faceva, nel prendere il treno, che mi ha schiantato pur nel rincuorarmi, dicendomi che la cosa era naturale, per una persona in età quale eravamo entrambi...

E' stata la prima volta, infatti, da che viaggio in Oriente, che a un altro, io Occidentale e intellettuale dalla vita agitata pur secondo un regime,  non appaio più ringiovanito di almeno una decina d'anni nell'esaltazione del viaggio, tra quanti, diseredati, una vita di travagli e malnutrizione ha invece  precocemente increpolato di rughe.              

Come successivamente ci siamo congedati sotto le volte della Stazione del Cairo, nel clamore di questa mi ha allucinato sperimentarvi secondo quanto pur supponevo , già stanco e usurato del volo notturno, come a distanza di anni sia rimasto immutato il caos egiziano ferroviario, eppure, come se ora potesse mai essere diversamente da allora, ponendomi di nuovo in fila al termine di lunghe code spintonanti e questuanti, che facevano capo a questo o a quell'altro successivo sportello più lusinghevole, ma senza che l'attesa altrimenti si dissolvesse che di nuovo nel niente; i soli dati, che riuscivo a raccogliere, essendo che ogni treno per Alessandria era già prenotato in ogni suo posto, e che chissà quando e in fila a chissà quale mai sportello, un posto sarebbe stato reperibile ore e ore dopo.

Mi sono così deciso a mandare al diavolo ogni trasporto ferroviario, e ho iniziato a chiedere piuttosto nella trafficatissima Ramses Square, ove mai fosse lì vicino, come indicava la guida, la stazione invece degli autobus per Alessandria: ma non si è trattato che di un ( non è stato che un) lungo e vano giro di ritorno al punto di partenza, di indicazione in indicazione che risultava inconsistente, e meditavo di rintanarmi nell' International Aeroport fino al primo volo per Atene, quando un giovane intermediario mi ha condotto invece a uno dei taxi lì in partenza per Alessandria...

Come se anche in Egitto, che sciocco, il taxi collettivo non fosse il più agevole mezzo occasionale di trasporto...

Ma ero così votato alla contrarietà, che (non) mi pareva incredibile (non vero), come li traevo di tasca, che i pochi soldi rimastimi, dall'altro transito, fossero sufficienti (insufficienti) a (per) pagare la corsa; quando invece al tassista è bastato guardarmi in mano, per accertarsi che i pounds che vi frustravo erano più che bastanti...

Nel primissimo pomeriggio così ero già in hotel, e già ero stato in banca, e già fresco di doccia, e in pantaloncini e slip, uscivo di stanza per recarmi a fare un bagno in una delle spiagge della Corniche.

( Con ancora negli occhi le immagini fuggevoli lungo la strada, la figura di quel giovane, integralmente nudo,  che nel canale si lavava il membro sotto lo sguardo dei passanti.)

Ma la spiaggia di Stanley, che mi è stata suggerita, era una cala gremita di ombrelloni e sdrai ed estivanti; io vi ho colto comunque l'occasione di una nuotata al largo, fra rari nuotanti, lungi dalla riva ove defluivano alghe, e dove con i bambini o in girotondi muliebri, delle donne egiziane si erano addentrate in acqua e vi permanevano tutte vestite, finanche con il fazzoletto in testa che le fasciava d'acqua; enormi pachidermi, di elefantesse islamiche, nella voluminosità rigonfia dei loro vestiari.

Di rientro nel centro di Alessandria, la luminosità mediterranea del cielo e del mare, il suo lungomare di grattacieli orientalizzati dai minareti, potevano illudermni che il suo cosmopolitismo vi avesse esorcizzato la miseria egiziana generale; ma mi sono bastate, l'indomani mattina, le cifre degli emolumenti che mi ha riferito, a colazione insieme, l'anziano signore italiano ex funzionario in Damasco del Banco di Roma, prima delle nazionalizzazioni di" Assad del cazzo",- a suo icastico dire-, per comprendere (intendere) sgomento come le cifre per me irrisorie che qui pago per vitto ed alloggio, in hotel a mezza pensione, siano consentite dagli stipendi da fame famelica dei suoi addetti, il garçon, che serve a tavola, e che ogni volta deve portare l'ulteriore portata o il bicchiere che si è nuovamente scordato, dopo le pietanze e la bottiglia dell'acqua minerale, in un mese guadagna l'equivalente del costo di un mio giorno di alloggio; mentre lo stipendio mensile del ragioniere contabile, è l' equivalente al cambio di una mia giornata di lavoro.

Da quel signore faceto, ora un pensionato che qui è in vacanza con la moglie, mentre ci congedavamo sulla soglia al piano terra, ho voluto che mi illustrasse, una seconda volta, la sacralità del,pane per i popoli arabi, presso i quali il suo prezzo è fisso come quello del latte, "poichè di pane e di latte si può campare unas vita".

" B nemmeno una briciola ne deve andare sprecata,- mi ha detto-. Se ne avanza, deve piuttosto essere lasciato sul balcone ( davanzale) perché delle sue briciole si sfamino gli uccelli.

Guai, dunque, a colui che sciupa del pane o lo butta via. Iddio lo castigherà fatalmente. Per quanto mai mangi, egli dunque non sarà mai sazio.   

                    

 

 

25- 26 agosto Atene

 

Se l'altro ieri in Alessandria ho ritardato il mio tour, non è stato solo per la lentezza immane del servizio nella pasticceria dove mi sono deliziato, è stato soprattutto perché mi sono aggirato a lungo ( attardato) nel Quartiere delle pulci, pur di rinvenirvi suggestioni e vestigia  dell'Alessandria di Kavafis( nella leggenda poi di Forster e di Durrell), l'Alessandria monumentale e corrusca dei balenii dei suoi versi, lungo le vie, alle strettoie, ove la luce si dibattesse con il vento fra i panni stesi al sole, tralucesse sulle frutta e gli ortaggi esposti nella polvere (all'esterno), indorando delle vetrine il trovarobume di paralumi e carabattole, infoltando l'ombra, oltre i portali decaduti, degli anditi sordidi di scale sbrecciate nel buio muffito.

Ma non era più che la fatiscenza di ornamentate facciate di palazzi in abbandono o degradati (a magazzini e depositi), ciò che dello splendore dell'Alessandria degli inizi del secolo vi rinvenivo, tra palazzine e palazzine, di cemento, che le sovrastavano intorno a fatale rovina.

Siccome così ho divagato, dopo l'Odeon, il Museo Greco-Romano e il sito della colonna cosiddetta di Pompeo, non ho potuto vedervi le catacombe, inveendo con il custode di quelle di *, dove a piedi ero giunto stremato dal centro, il quale era categorico in quanto era pur disposto ad accompagnarmi a vederle oltre l'orario di chiusura, purchè pagassi la puntuale baksesh.  

 

 

25 Agosto, Sunio.  

7grecia.jpg (59479 byte)

Poi ho udito una voce spirare nel vento. " Non ascoltarli, non volgerti allo scempio, ai loro vaneggiamenti secondo i quali è una favola la Nostra potenza.

2grecia.jpg (43289 byte)Pur tra la cementificazione delle Nostre dorsali, puoi trascorrere solo d'ulivo in oleandro ( puoi avere occhi (primigeni) solo per gli ulivi e gli oleandri,) udire il solo stormire fra le fronde del vento dal mare.

Se ne riattingi il regolare respiro, tu sentirai, che la loro profanazione è soltanto il nostro destino nel Tempo. Che eterne, le nostre rovine emanano l'immutabile che li tramuta nel niente.

L' immota fissitudine che impietra ogni rombo. Che nella distesa del mare che si infinita e si quieta, a te d'innanzi, placa l'infuriare dei flutti che agitò il tridente.

Oltre le rovine, nella celestialità del mare, vedila interminabilmente infinita qual'è la Mia potenza.

Quanta ne é la possanza che ora rabbrividisce schiarendosi, in fremiti di luce, alla divinità del Sole che nel mio seno si cala in luce d'estasi; che nel tripode delle mie colonne, promana e rafferma l'esaltazione che ne divampa.

 

 

Nell'Arabia felix ci si stupiva che la moschea fosse degna di ammirazione estetica, così come qui a Sunion chi può ancora credere, invece, che vi si possa ancora ascendere per venerarvi gli dei del paganesimo?

La luce d'Oriente, dell'Islam di poeti e mistici e filosofi,  prima che avvenisse la supremazia del clero, necessita di trovare dunque in Occidente chi ne perpetui lo splendore.

Come l'Oriente mantenne viva nell'Alto Medioevo l' episteme dei Greci.

E per il compito bastano pochi monaci agnostici. 

 

 

Egina, 26 Agosto

  9grecia.jpg (38226 byte)

Come in Tristi Tropici ha rilevato tra gli altri Lévi- Strauss, il viaggiare trasferendosi da un paese all'altro,  nelle relazioni di scambio può rovesciare le proprie relazioni sociali.

Così lo stesso sottoscritto che in Alessandria scialava i suoi soldi in bibite e dolciumi, e stentava a credere all'esiguità del proprio conto d'albergo, che con il cambio di 50$ di era assicurato di potervi restare a mezza pensione due giorni e di acquistarvi quali souvenirs un portafoglio con sovrimpressa la Dea Makut, una serie di sottocoppe di pelle e che avrebbe potuto acquistare un ulteriore portafoglio in pelle di rettile, se non avesse voluto preservarsi un margine utile, che gli sarebbero rimasti ancora dei pounds, ora in Grecia deve speculare per il cibo sul brekfast in hotel, e sostanziarsi in Egina di un greek coffe, alla fine di un pranzo, on the road, costituito dei soli fichi che ha colto lungo i tratturi tra le chiesette della Paleokora, e di due grappoli d'uva che ha racimolato oltre i fili del recinto da cui tracimavano, irrorati dell'acqua che i santi monaci ortodossi, provvidenziali, hanno lasciato a disposizione dei pellegrini nelle amene chiesette.

................... Il tempio di Afea, successivamente, 3grecia.jpg (41395 byte) volta la fronte alla divinità del mare. 10grecia.jpg (53393 byte)

( mirabile in virtù dell'equilibrio delle proporzioni, ne è il senso superstite di potenza emanante e sovradominante,5grecia.jpg (39120 byte) benchè nessuna dimensione sia monumentale, e le colonne, raddoppiate 9grecia.jpg (38226 byte) pertanto nelle pareti della cella, non grandeggino in verticalità.)

  Infine la discesa sino ad Agia Marina, tra i profumati balsami delle resine delle conifere frondeggianti verso la celestialità del mare, nella cui frescura ristoratrice si è ritemprata la mia luminosa giornata in Egina.

E nello splendore del giorno ancora alto, il mare di Egina azzurro e calmo, ove mi slancio e reimmergo , è ancora la quiete del tremendo.

 

L'indomani l'antica Corinto, 1grecia.jpg (36091 byte) quindi Patrasso, l'Italia.

 

 

Ora il mio alter Ego, al rientro, qui si ricongiungerebbe con l'ozio che ho trascorso nell'afa.

Rompendo il cui ristagno,  tra qualche ora al pari di lui telefonerò ai miei cari che sono arrivato, raccontando (e racconterò a) loro come sia stato nelle città dell'Arabia felix che non ho mai raggiunto, le quali permarranno, così pertanto, i santuari inviolati della mia immaginazione fantastica, i fatati miraggi delle albe e delle calure sensuali delle mie Mille e una Notte.

Lui ora non ignorerebbe più invece come s'infanghino e trasudino, di miserabili stenti, gli attuali traffici di Sana'a e della terra di MoKa.

E cercherebbe più ancora oltre le città del mito.

Nell' Oriente dell'ulteriore Orizzonte.

Ma è dove tu sei rimasto e lui farebbe ritorno, che le attività che per mantenerti devi riprendere, e di cui non avventurandoti non hai tentato un varco, sono la consequenziale condanna di una tua disfatta.

 

  

 

 

 


 

 

Ed era tale tanta , islamicamente trascesa, la barbarie di merda e sperma dell'ancestralità patriarcale yemenita, quale l'avvertivo nell'occultamento nascondimento universale delle donne, velate e inviluppate e tacitate, che nella cronaca e nei rapporti non ho inteso lasciarmene distogliere e sedurre, dalla simpatia cui avrei potuto lasciarmi indurre dall' ospitalità cordiale.   

 

 

 L'angoscia di essere in una civiltà straniera, era in Sana'a  il senso di vuoto che mi prosternava al consistervi in un mondo ove non sono materializzate in libri ed arti, e tradizioni, le nostre illusioni occidentali di immortalità, e dove invece le stesse illusioni si obiettivano nel reitarsi di riti e credenze che ai nostri occhi non sono che superstizioni interminabili, quanto lo è il perpetuarsi di ancestralità patriarcali e del denegare nel potere la morte. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Copertina

 

 

 

 

 

           O. Bergamaschi

            

                         Da" Viaggio nello Yemen- 1992"

 

 

                               Nell' Hadramawt

                       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

   

 .