In Egitto
E
così, è stato in virtù dell'ostinazione pertinace nello sbaglio, che
giunto al Cairo alle cinque del mattino, forzandomi mediante una
concomitanza di indecisioni ed errori, sono riuscito ad eludere il
comodo vantaggio di essere già ad Atene nella stessa mattinata di
domenica, semplicemente trasferendomi all'Aeroporto internazionale da
quello adiacente dell'Aegyptair, ove alle 8 era già in partenza un volo
per la capitale greca, e che sono quindi stato in grado di impormi il
disagio ulteriore di recarmi ad Alessandria.
Dapprima
è stato pur di liberarmi dagli importuni addetti del Tourist Office
dell' Aeroport, che mi sono precipitato fuori dell'aeroporto senza
cambiare, quando come mosche spronati dal pungiglione della loro miseria
mi hanno assalito dintorno nella hall, una volta intercettatomi con i
modi di agenti di polizia; quei giovinotti non intendevano più darmi
tregua, con le loro offerte di intermediazione di qualsiasi istanza
turistica, sicchè mi hanno esaltato a qualsiasi alternativa a loro, pur
di essere fuori, solo una volta fuori dell'Aeroporto, dal loro raggio
dirompente e dall'assedio ulteriore dei tassisti incombenti, anche se
così, non mi ero ancora riavuto, non avevo ancora tratto una boccata di
sollievo, che già mi ritrovavo a un 'indicazione sbagliata su un
autobus sbagliato, se davvero avessi inteso recarmi come chiedevo "to
the other aeroport, the international aeroport"....
Finivo
invece anzichè all' "International Aeroport", nei paraggi
asfisssianti di gas della Ramses Station ferroviaria, prima della quale
il tram si è rotto, e sono dovuto scenderne con gli altri guidato da un
cortese impiegato egiziano, che lungo il tragitto fra le rotaie dei
tram, fino alla Stazione, non ha mancato di dissuadermi ripetutamente
dal non prendermela tanto con me stesso, se ero stato così malaccorto
dal dare credito al primo che era parso intendere quanto gli chiedevo,
perdendo così ogni chance di essere già in volo per Atene, ove credevo
ancora di volere andare.
Ma
è stato quando gli ho detto che non ne potevo più , che non volevo più
saperne degli ulteriori disagi per arrivare ad Alessandria, che non
credevo che tutto fosse così facile come lui lo faceva, nel prendere il
treno, che mi ha schiantato pur nel rincuorarmi, dicendomi che la cosa
era naturale, per una persona in età quale eravamo entrambi...
E'
stata la prima volta, infatti, da che viaggio in Oriente, che a un
altro, io Occidentale e intellettuale dalla vita agitata pur secondo un
regime, non appaio più
ringiovanito di almeno una decina d'anni nell'esaltazione del viaggio,
tra quanti, diseredati, una vita di travagli e malnutrizione ha invece
precocemente increpolato di rughe.
Come
successivamente ci siamo congedati sotto le volte della Stazione del
Cairo, nel clamore di questa mi ha allucinato sperimentarvi secondo
quanto pur supponevo , già stanco e usurato del volo notturno, come a
distanza di anni sia rimasto immutato il caos egiziano ferroviario,
eppure, come se ora potesse mai essere diversamente da allora, ponendomi
di nuovo in fila al termine di lunghe code spintonanti e questuanti, che
facevano capo a questo o a quell'altro successivo sportello più
lusinghevole, ma senza che l'attesa altrimenti si dissolvesse che di
nuovo nel niente; i soli dati, che riuscivo a raccogliere, essendo che
ogni treno per Alessandria era già prenotato in ogni suo posto, e che
chissà quando e in fila a chissà quale mai sportello, un posto sarebbe
stato reperibile ore e ore dopo.
Mi
sono così deciso a mandare al diavolo ogni trasporto ferroviario, e ho
iniziato a chiedere piuttosto nella trafficatissima Ramses Square, ove
mai fosse lì vicino, come indicava la guida, la stazione invece degli
autobus per Alessandria: ma non si è trattato che di un ( non è stato
che un) lungo e vano giro di ritorno al punto di partenza, di
indicazione in indicazione che risultava inconsistente, e meditavo di
rintanarmi nell' International Aeroport fino al primo volo per Atene,
quando un giovane intermediario mi ha condotto invece a uno dei taxi lì
in partenza per Alessandria...
Come
se anche in Egitto, che sciocco, il taxi collettivo non fosse il più
agevole mezzo occasionale di trasporto...
Ma
ero così votato alla contrarietà, che (non) mi pareva
incredibile (non vero), come li traevo di tasca, che i pochi
soldi rimastimi, dall'altro transito, fossero sufficienti
(insufficienti) a (per) pagare la corsa; quando invece al tassista è
bastato guardarmi in mano, per accertarsi che i pounds che vi frustravo
erano più che bastanti...
Nel
primissimo pomeriggio così ero già in hotel, e già ero stato in
banca, e già fresco di doccia, e in pantaloncini e slip, uscivo di
stanza per recarmi a fare un bagno in una delle spiagge della Corniche.
(
Con ancora negli occhi le immagini fuggevoli lungo la strada, la figura
di quel giovane, integralmente nudo,
che nel canale si lavava il membro sotto lo sguardo dei
passanti.)
Ma
la spiaggia di Stanley, che mi è stata suggerita, era una cala gremita
di ombrelloni e sdrai ed estivanti; io vi ho colto comunque l'occasione
di una nuotata al largo, fra rari nuotanti, lungi dalla riva ove
defluivano alghe, e dove con i bambini o in girotondi muliebri, delle
donne egiziane si erano addentrate in acqua e vi permanevano tutte
vestite, finanche con il fazzoletto in testa che le fasciava d'acqua;
enormi pachidermi, di elefantesse islamiche, nella voluminosità
rigonfia dei loro vestiari.
Di
rientro nel centro di Alessandria, la luminosità mediterranea del cielo
e del mare, il suo lungomare di grattacieli orientalizzati dai minareti,
potevano illudermni che il suo cosmopolitismo vi avesse esorcizzato la
miseria egiziana generale; ma mi sono bastate, l'indomani mattina, le
cifre degli emolumenti che mi ha riferito, a colazione insieme,
l'anziano signore italiano ex funzionario in Damasco del Banco di Roma,
prima delle nazionalizzazioni di" Assad del cazzo",- a suo
icastico dire-, per comprendere (intendere) sgomento come le cifre per
me irrisorie che qui pago per vitto ed alloggio, in hotel a mezza
pensione, siano consentite dagli stipendi da fame famelica dei suoi
addetti, il garçon, che serve a tavola, e che ogni volta deve portare
l'ulteriore portata o il bicchiere che si è nuovamente scordato, dopo le
pietanze e la bottiglia dell'acqua minerale, in un mese guadagna
l'equivalente del costo di un mio giorno di alloggio; mentre lo
stipendio mensile del ragioniere contabile, è l' equivalente al cambio
di una mia giornata di lavoro.
Da
quel signore faceto, ora un pensionato che qui è in vacanza con la
moglie, mentre ci congedavamo sulla soglia al piano terra, ho voluto che
mi illustrasse, una seconda volta, la sacralità del,pane per i popoli
arabi, presso i quali il suo prezzo è fisso come quello del latte,
"poichè di pane e di latte si può campare unas vita".
"
B nemmeno una briciola ne deve andare sprecata,- mi ha detto-. Se ne
avanza, deve piuttosto essere lasciato sul balcone ( davanzale) perché delle sue briciole si sfamino gli uccelli.
Guai,
dunque, a colui che sciupa del pane o lo butta via. Iddio lo castigherà
fatalmente. Per quanto mai mangi, egli dunque non sarà mai sazio.
25-
26 agosto Atene
Se
l'altro ieri in Alessandria ho ritardato il mio tour, non è stato solo
per la lentezza immane del servizio nella pasticceria dove mi sono
deliziato, è stato soprattutto perché mi sono aggirato a lungo (
attardato) nel Quartiere delle pulci, pur di rinvenirvi suggestioni e
vestigia dell'Alessandria di Kavafis( nella leggenda poi di Forster e
di Durrell), l'Alessandria monumentale e corrusca dei balenii dei suoi
versi, lungo le vie, alle strettoie, ove la luce si dibattesse con il
vento fra i panni stesi al sole, tralucesse sulle frutta e gli ortaggi
esposti nella polvere (all'esterno), indorando delle vetrine il
trovarobume di paralumi e carabattole, infoltando l'ombra, oltre i
portali decaduti, degli anditi sordidi di scale sbrecciate nel buio
muffito.
Ma
non era più che la fatiscenza di ornamentate facciate di palazzi in
abbandono o degradati (a magazzini e depositi), ciò che dello splendore
dell'Alessandria degli inizi del secolo vi rinvenivo, tra palazzine e
palazzine, di cemento, che le sovrastavano intorno a fatale rovina.
Siccome
così ho divagato, dopo l'Odeon, il Museo Greco-Romano e il sito della
colonna cosiddetta di Pompeo, non ho potuto vedervi le catacombe,
inveendo con il custode di quelle di *, dove a piedi ero giunto stremato
dal centro, il quale era categorico in quanto era pur disposto ad
accompagnarmi a vederle oltre l'orario di chiusura, purchè pagassi la
puntuale baksesh.
25
Agosto, Sunio.
Poi
ho udito una voce spirare nel vento. " Non ascoltarli, non volgerti
allo scempio, ai loro vaneggiamenti secondo i quali è una favola la
Nostra potenza.
Pur
tra la cementificazione delle Nostre dorsali, puoi trascorrere solo
d'ulivo in oleandro ( puoi avere occhi (primigeni) solo per gli ulivi
e gli oleandri,) udire il solo stormire fra le fronde del vento dal
mare.
Se
ne riattingi il regolare respiro, tu sentirai, che la loro profanazione
è soltanto il nostro destino nel Tempo. Che eterne, le nostre rovine
emanano l'immutabile che li tramuta nel niente.
L'
immota fissitudine che impietra ogni rombo. Che nella distesa del mare
che si infinita e si quieta, a te d'innanzi, placa l'infuriare dei
flutti che agitò il tridente.
Oltre
le rovine, nella celestialità del mare, vedila interminabilmente
infinita qual'è la Mia potenza.
Quanta
ne é la possanza che ora rabbrividisce schiarendosi, in fremiti di
luce, alla divinità del Sole che nel mio seno si cala in luce d'estasi;
che nel tripode delle mie colonne, promana e rafferma l'esaltazione che
ne divampa.
Nell'Arabia
felix ci si stupiva che la moschea fosse degna di ammirazione estetica,
così come qui a Sunion chi può ancora credere, invece, che vi si possa
ancora ascendere per venerarvi gli dei del paganesimo?
La
luce d'Oriente, dell'Islam di poeti e mistici e filosofi,
prima che avvenisse la supremazia del clero, necessita di trovare
dunque in Occidente chi ne perpetui lo splendore.
Come
l'Oriente mantenne viva nell'Alto Medioevo l' episteme dei Greci.
E
per il compito bastano pochi monaci agnostici.
Egina,
26 Agosto
Come
in Tristi Tropici ha rilevato tra gli altri Lévi- Strauss, il viaggiare
trasferendosi da un paese all'altro,
nelle relazioni di scambio può rovesciare le proprie relazioni
sociali.
Così
lo stesso sottoscritto che in Alessandria scialava i suoi soldi in
bibite e dolciumi, e stentava a credere all'esiguità del proprio conto
d'albergo, che con il cambio di 50$ di era assicurato di potervi restare
a mezza pensione due giorni e di acquistarvi quali souvenirs un
portafoglio con sovrimpressa la Dea Makut, una serie di sottocoppe di
pelle e che avrebbe potuto acquistare un ulteriore portafoglio in pelle
di rettile, se non avesse voluto preservarsi un margine utile, che gli
sarebbero rimasti ancora dei pounds, ora in Grecia deve speculare per il
cibo sul brekfast in hotel, e sostanziarsi in Egina di un greek coffe,
alla fine di un pranzo, on the road, costituito dei soli fichi che ha
colto lungo i tratturi tra le chiesette della Paleokora, e di due
grappoli d'uva che ha racimolato oltre i fili del recinto da cui
tracimavano, irrorati dell'acqua che i santi monaci ortodossi,
provvidenziali, hanno lasciato a disposizione dei pellegrini nelle amene
chiesette.
...................
Il tempio di Afea, successivamente, volta la fronte alla divinità del
mare.
(
mirabile in virtù dell'equilibrio delle proporzioni, ne è il senso
superstite di potenza emanante e sovradominante, benchè nessuna
dimensione sia monumentale, e le colonne, raddoppiate pertanto nelle
pareti della cella, non grandeggino in verticalità.)
Infine
la discesa sino ad Agia Marina, tra i profumati balsami delle resine
delle conifere frondeggianti verso la celestialità del mare, nella cui
frescura ristoratrice si è ritemprata la mia luminosa giornata in Egina.
E
nello splendore del giorno ancora alto, il mare di Egina azzurro e
calmo, ove mi slancio e reimmergo , è ancora la quiete del tremendo.
L'indomani
l'antica Corinto, quindi
Patrasso, l'Italia.
Ora
il mio alter Ego, al rientro, qui si ricongiungerebbe con l'ozio che ho
trascorso nell'afa.
Rompendo
il cui ristagno, tra
qualche ora al pari di lui telefonerò ai miei cari che sono arrivato,
raccontando (e racconterò a) loro come sia stato nelle città
dell'Arabia felix che non ho mai raggiunto, le quali permarranno, così
pertanto, i santuari inviolati della mia immaginazione fantastica, i
fatati miraggi delle albe e delle calure sensuali delle mie Mille e una
Notte.
Lui
ora non ignorerebbe più invece come s'infanghino e trasudino, di
miserabili stenti, gli attuali traffici di Sana'a e della terra di MoKa.
E
cercherebbe più ancora oltre le città del mito.
Nell'
Oriente dell'ulteriore Orizzonte.
Ma
è dove tu sei rimasto e lui farebbe ritorno, che le attività che per
mantenerti devi riprendere, e di cui non avventurandoti non hai tentato
un varco, sono la consequenziale condanna di una tua disfatta.