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Progetto
Sarebbe
la breve storia di un vecchio pensionato, alla cui aridità senile reca
gioia e conforto la compagnia di un canarino, ma la cui morte poi l'
induce al suicidio. I
miei inutili sacrifici Per
i problemi economico- sociali dell'anziano signore, posso ispirarmi alla
lettera al Corriere di un disoccupato di 53 anni apparsa il 15 ottobre
1994. Da
due anni dimissionato dalla sua azienda, con solo 31 anni di contributi,
per cui ha dato fondo a liquidazione e risparmi, pur di arrivare a
percepire una pensione con una decurtazione troppo pesante per vivere
decorosamente. Dono L'idea
gli sopraggiunge sentendo parlare presso la sorella -o la madre
ottuagenaria- di una loro amica che ora vive in compagnia di un gatto,
dopo avere avuto per sette anni in appartamento un canarino. Le
è morto per un raffreddamento, dopo che era divenuto in casa il suo
seguace domestico La
seguiva carino ( E
tutto ebbe a cominciare quando una volta lasciò incautamente aperta la
gabbia, e il canarino volò via all'aperto e fece ritorno. Quanto
ha avuto a piangere alla sua morte. Ne
aveva acquistato un altro, ma poi l'ha ceduto a una sorella prima di
affezionarcisi. E
l'anziano pensionato scopre un attaccamento antico e sopito per la specie
volatile, sin da quando, bambino, simpatizzava per i passerottini dimessi
che restavano al freddo e ai rigori invernali, battevano al suo balcone e
alla finestra e svolavano via... La
sorella e o l'antica madre per sventarne la depressione che paventano, si
ripromettono di fargliene dono per il suo compleanno. Ma
il dono, come l'anziano si accorge già in capo a qualche giorno, è un
farmaco letale, poiché l'uccellino nella sua vaga bellezza, nella sua
incantevole e limpida grazia sempre presente e ritrosa, lo fa di sé
invaghire e risveglia tutto l'amore e l'intenerimento di cui in vita ha
cessato di essere capace verso una persona umana, la vita e la morte
dell'uccellino, diventando le sue stesse ragioni ultime di vita e di
morte. Timori
iniziali Timori
e apprensioni e prime lacrime, al pensiero di poter essere con la sua
imperizia causa della morte di un così bell'uccellino. Premonizioni Quel
bambino suicida, a soli 12 anni, che nella lettera che lascia prega la
sorella che accudisca i suoi girini. E
che cosa non aveva confidato a un'anziana vicina, solo qualche giorno
prima, il giovane che ha originato il crollo di un intero edificio con il
suicidio che ha messo in atto: "
Dopo la morte dei miei genitori, non mi restavano che i cani..".
A
quanto pare A
quanto pare i signori Federici, e non solo loro, mi sopportano soltanto in
quanto morto ( o pressappoco), visto che gli è intollerabile anche che
due o tre passerottini mi rechino conforto si e no una volta al giorno,
becchettando in una ciotolina di scagliola. Quanto
mi è successo Quanto
oggi mi è accaduto e mi ha sconvolto, è degno di figurare nella storia
del pensionato e del suo canarino. Scendo
in tempo per essere a scuola mattiniero, quando nella cassetta della posta
ravvivata da una magnifica luce diurna mattutina , ho ritrovato un
biglietto dei soliti inquilini di sotto, nel quale mi invitavano
gentilmente, ma con intollerabile abuso, a non dare più da mangiare a
piccioni ed altri volatili che insozzavano di passaggio. Il
biglietto l'ho scaricato nel cassonetto con l'altra immondizia,
inavvertendo, ancora, quanta intimazione e intromissione intollerabile mi
trasmettesse. Poi
per strada, mentre mi ridicevo ripetevo che si rifacevano purtroppo e
senz'altro a una norma condominiale irrecusabile, ho E
quando sono rientrato in appartamento, e sul balcone ho rivisto nel sole
quella ciotolina vuota, i pochi escrementi essiccati di chi non si
tollerava dovesse essermi più ospite, e volarvi in una sparuta torma in
spedizione granivora, mi sono sentito spezzare e violare l'intimità più
profonda, e un grido ch'era un latrato mi ha squassato, piegandomi in due
appresso al mio canarino di niente stupefatto e ostinato nei voli. A
chi rivolgermi? A mia madre con accenti di esasperata disperazione che
l'avrebbero sconvolta? Ai miei locatari, allarmandoli e inquietandoli? o
tanto meno all'amministratore del condominio, che si sarebbe sfecciato di
me, querulo inquilino, per tutelare l'interesse più forte e più
direttamente garantibile, a norma di regolamento, del proprietario stabile
dell'appartamento sottostante. Così
ho scritto e stracciato più volte, quanto è divenuta la risposta che non
si piega e ancora resiste a a che diventi un loro morto, che ho riposto
nella loro cassetta. ( Vedi 13. 4).
La
nuova vita intorno E
l'anziano pensionato (Giovanni), scopre una nuova vita intorno a sè, per
la quale non aveva mai avuto prima occhi: sul tetto a spioventi della casa
di fronte, una colonia di piccioni stabilmente insediata, i passeracei e
la colomba, dal magnifico collare, che risiedono sui tigli del cortile, ed
egli cerca ed entra in contatto con essi, quando dispone la ciotola con la
scagliola sul suo balcone, e due , o tre passerotti, che popolano
l'albero, se ne staccano prima una, poi due o tre volte, al giorno, per
andare a becchettarvi diuturni... E
ne scopre i litigi e le deliziose baruffe, la protervia indisponente e
simpatica di quello con il viso maculato di scuro... Come
inizia ad avvertirli e ad avvisarli del loro via e vai il suo canarino,
col suo gridio e svolare più agitato... Anche
la sua solitudine ( del canarino) si fa di loro popolata... Prima
che la cosa inizi a recare disturbo ai condomini, e gli arrivi l'avviso di
riporre la ciotola... (
Egli che ha sempre rifuggito ogni consorzio senile, inizia anche a
frequentare i luoghi di ritrovo dei vecchi, ove si ritrovano insieme, nei
giardini e nei parchi, a distribuire semi e mollica agli uccellini...)
Nuove
relazioni L'anziano
pensionato, discreto e segreto, inizia a parlarne a poco a poco, ora con
l'ortolana quando delle mele che acquista, o del radicchio, dice che sono
per il suo canarino, e si raccomanda che le mele siano gialle delle più
zuccherine... Così
lei gli si confida, le dice del gatto che le è morto or è qualche mese,
disturbi ai reni, ma non ha sofferto più che tanto grazie
all'iniezione... "
non immagina la gente, lei gli dice, quanto si può amare un
animale..." Lui
tace assentendo. Si
può amarli tanto, le tace, che si ha pudore anche solo a parlarne. E
i negozi di ornitologi e i loro frequentanti, i proprietari che gli
sorridono invitandolo a non essere così paternamente apprensivo per il
suo uccellino, quando chiede se ce la farà da solo ad arrampicarsi su in
alto senza altri trespoli, o se non occorra qualche altro integrativo
oltre la vitamina b12, a consentire all'uccellino di affrontare la muta. Tra
gli altri vecchi Nella
sua beatitudine infelice, sempre più distanziandosi e alienandosi dai
vecchi risentiti, che incattiviscono come lui un tempo contro i giovani. "
Cinque di meno..." come dice la vecchia quando all'edicola vede la
locandina che reca la notizia di cinque giovani della provincia morti in
due incidenti stradali nella giornata di ieri. Il
bagnetto "Il
piccolino non vuole allora fare il suo bagnetto, eh? " ancora
una volta può sentirlo così rivolgersi all' uccellino, all'interno, la
signora dell' appartamento dal balcone a lato, nell'accudire alle sue
piante intanto che egli il
balcone lo rimette in ordine. E
mentre a fatica risale le scale " O arrivo, arrivo esserino mio ...,
lo si sente parlottare tra se. "
Il mio uccellino, il mio uccellino, chissà come Da
che sta con il suo canarino C'è
un ammorbidimento soffuso nei suoi modi, in se assorti in una vivezza
trepida, una gratitudine dell'animo perennemente sospeso alla sua sorte
per ciò che può conseguirne per il suo uccellino, il cui solo ricordo ne
illumina lo sguardo e l'inumidisce, al cui solo parlarne gli si incrina la
voce... Ora
è Generalizzando
il discorso, o smorzandolo, per sottacere, più di quanto non celi,
l'affetto che tutto lo prende e di cui è reticente e pudico, pur
nell'empito che si compiace e non sa trattenersi dall'alluderne e
parlarne, e tanto si presta a evocarlo e vederlo evocato da ogni
circostanza di vita. "
Eh, quell'uccellino benedetto per lei è come un bambino signor
Giovanni... davvero non è mai troppo tardi per diventare papà... Quando
e come meno uno se lo aspetta....", familiarizza con lui la
edicolante "
La verità è che mi sto affezionando troppo a quel mio animalino. Per
questo ho in animo di dargli un compagnucolo. Solo che a questo punto l'
altro dovrei metterlo in una seconda gabbia. E' inevitabile che altrimenti
litighino, se il nuovo venuto dovesse sopraggiungere in una gabbia di cui
il mio uccellino per mesi è stato sovrano... Ma per me accudirli in due
gabbie, sarebbe un onere troppo gravoso...." "
Comunque a tutti gli animali ci si può affezionare tanto, se penso al mio
gatto che mi è finito sotto una macchina l'anno scorso. Per un mese ho
pianto... al
che " ah, è indubbio", conferma consensuale, intanto ch' eppur
taglia o cambia discorso. Come
ogni volta che lei in ragione della sua esperienza di allevatrice
domestica, - ventitrè è giunta ad accudirne-, gli ricorda quanto possa
essere frequente la moria di canarini, soprattutto se costituiscono una
colonia. Mentre
fra sè e sè si dice che anche per questo non intende averne altri, per
non arrischiare, così con la promiscuità, le possibilità di
sopravvivenza del suo amato uccellino, preferisce seguitare con lei a
parlare, piuttosto, di come i merli più non svernino, nemmeno volti al Profittandone
per offrirgli una fetta di torta. E'vedova,
e lui scapolo... Mentre
con l'edicolante che gli ha chiesto di nuovo del suo uccellino, siccome Ma
riconducendolo al suo amoroso caso concreto, le sue apprensioni hanno già
di nuovo in lui il sopravvento, quando le chiede di seguito a che ora con
lei si addormissero "
Oh, appena calava la luce del sole si mettevano a dormire.... E con lei?
Quando lo copre con il telo? Deve
rivelarle che non prima delle dieci o delle undici si addormenta il
piccolo. Un po' tardi, per via della luce artificiale del suo
appartamento, come appunto si è detto. "
Ma inizia già prima a fare delle dormitine. Ed ora che è primavera dorme
un'ora di più, tanto di giorno è tornato incessante nei voletti e nel
canto". E
la saluta e si allontana, con negli occhi ancora l'immagine del suo
uccellino quella stessa notte, che quando si è risvegliato ch' erano le
tre passate, ha trovato ugualmente sveglio nelle sue pupilline fisse. E
come lo intenerisce e bea, quale un bimbo che culli, il ripetersi che
quando ciò succede, basta all'uccellino vedere in lui la causa o il
soggetto del suo risveglio, per tranquillarsi e riporre di nuovo il capino
nel sonno. Nella
sua palla piumata ch'egli poi vigila insonne e si conforta che non sibili
d'asma. Infinite
attenzioni le
infinite attenzioni che ripone l'anziano pensionato, nell'assicurare
l'integrità fisica dell'uccellino, nel preservarlo da qualsiasi
contaminazione o possibilità di morbo. In
ciò consapevole, che ne va della sua stessa vita. In
immagini e suoni E
prima il registratore poi gli apparecchi fotografici usa e getta,infine
finanche una videocamera, egli acquista a rate pur di immortalare
l'uccellino, che quanto più ama quanto più avverte precario e fugace. E
sono giorni E
sono giorni di gioia suprema,
i giorni di maggio quando rientra e ogni aspetto della sua dimora è
intenso di luce: le lamine del balcone e i vasi e le foglie e i boccioli
di geranio, in stanza l'uccellino invasato che perpetuamente canta. Lo
si può vedere, per chi lo ha intravisto solo di sfuggita e ritroso e
furtivo, sostare sempre più a lungo sul balcone, allorchè si distoglie
dal suo uccellino per l'intera genia: e allora, specialmente quando si fa
sera, insegue lo sfrecciare in alto delle rondini in cielo, nel comporre e
disinarcare ghirlande volatili, o il volo più basso e pesante di tortore
e colombi, il solo loro camminamento sulle gronde o il sostare su camini e
colmigni, i passettii a terre delle cornaccchie, i salterellini o il
posarsi piano degli uccellini, soli soletti o in gruppuscoli che per
effetto dei ritardatari, si sciolgono o ricompongono in successione di
stacco o di posa, finchè quando qualcuno o alcunchè in moto si avvicina,
può deliziarsi alla foga con cui quali monelli prendono il volo e s'infugano
da terra verso il primo albero o balcone, come se fossero determinati in
ciò da cui sottrarsi, e ove dirigersi, da chissà che raptus di
marachelle, quando invece è pura grazia come planano di colpo o
rallentando in cielo già il volo, o s'apprendono nel folto dell' albero
al ramo che ne oscilla, si equilibrano ed impettiscono magnifici... E
la sera quando esce a passeggio, è tutt uno con il passerotto che
sull'asfalto raccoglie la briciola e schiva l'auto, e non
rientra finchè l'ultimo colombo non ha lasciato per il nido il
cavo telefonico ove sostava lungo la strada. Tra
se cionostante ancora sospira e si chiede, pur se è già maggio, quando
mai sarà il giorno che potrà esporre l'uccellino in balcone senza
apprensione. Poichè
un giorno è l'aria ancor fredda, l'altro il vento che si risolleva in
colpi improvvisi, a fargli paventare che possa
risentirne letalmente la salute del suo uccellino. Ispirandosi
come anemometro, all'opposto turbarsi deli tendaggi del balcone
sovrastante e degli alberi di fronte nel cortile adiacente. L'apertura
Eppure
quand' è quasi giugno, oramai, rimanda per cautela ancora di giorno in
giorno l'evento, non consentendogli di quell'oltre favoloso del suo
balcone, ogni giorno che passa che spiracoli d'aria per le ante socchiuse.
L'altro
pensionato, ex insegnante E
durante il mese di settembre successivo all'ingresso del canarino nella
vita del pensionato, accade Costui
ha scelto i fiori anzichè gli animali, dopo avere sofferto quanto non ha
mai patito per altri alla morte del suo cane Bill, or sono dieci anni,
poichè consapevole di come solo le convenzioni che attribuiscono agli
uomini una dignità maggiore che agli animali, ritengano ( inibiscano) gli
uomini dall' amare e soffrire e patire per gli animali come per gli esseri
umani, anzi, ancor più, se l'anima è assetata di purezza e ha orrore di
mistificazioni e inganni e convenevoli reticenze. L'anziano
pensionato annuisce ironicamente. "
Oh, tra me e quell'uccellino è come "
Cioè..." "
Si non l'ho nemmeno mai sfiorato", l'anziano annuisce in un sorriso,
consapevole di venire parlando dell'uccellino come di un essere verginale
domestico. E
l'altro avverte dunque sempre più sensibilmente agli accenti appassionati
dell'amico, il rischio letale
che è per questi la sua affezione per il canarino, ma si sente solo di
alludervi, quando costui gli riferisce del canto dell'uccellino, e lo
raffronta al canto estatico dei castrati. "
Non l'androgino, ma l'asessuato celestiale e puro, ciò che non è più nè
maschile nè femminile... "
l'asessuato, l'inorganico...., la...." "
Ascoltami, piuttosto, dovresti cercare di accudire anche altri uccellini,
non Perpetuandone
la discendenza? Vero? E vederlo non più solitario nel canto, diventare
antagonista di altri uccellini, farsi aggressivo e sessualmente appetente,
amorevole e poi indifferente verso i suoi piccoli,..." "
Anche la tua mente, come la mente di tutti, anche la tua sensibilità, è
un patrimonio naturale. Non puoi ...(attentarvi) se poi il vuoto, la
solitudine..." "
Vedrò o spero, a ciò che mi dici, di avere cura di pensarci in quei
momenti..."
L'
altro anziano allevatore Non
è l'uccellino vice campione del mondo, quello cui presta più attenzione
e riguardo, nell'allevamento del signore di lui più anziano, che ha vinto
una gara tanto illustre, ma quello che l'allevatore intendeva sopprimere
l'autunno precedente, e che è sopravvissuto al morbo ed ha nuovamente
generato. Che
cosa intende per eliminare...- gli aveva chiesto, ancora incredulo e
sgomento a tale necessità. -
Ah, non c'è altro da fare in tali casi, niente altro, altrimenti ammorba
e fa perire tutti gli altri...
Conflitto C'è
nell'anziano pensionato il conflitto tra il desiderio di dare
all'animaletto più vita di quanta lui come uomo non abbia vissuto, una
consorte e dei compagni e una discendenza, e l'esigenza di preservarlo
isolato e puro nel volo e nel canto, e così più appassionatamente
amorevole perchè incontaminato dalla rapacità appropriativa universale,
da tutto quanto gli possa nel canarino rievocare, anzichè trascendere, la
genitalità mentale ch'è il suo abominio... L'orribile
idea Sempre
più di frequente l'assale l'immaginazione di essere lui stesso a por mano
all'uccellino e a stroncarne la vita, anticipando la fine della sua
incantevole grazia che l'angoscia tanto. E
ne inorridisce e ne trova (cerca) scampo, come da (a) una soffocazione, al
pensiero di esserne in ogni modo incapace. La
logica fatale Occorre
invenire una logica fatale, nel processo che conduce alla perdita
dell'uccellino. Occorre che derivi non già da un morbo casuale, ma
dall'approntamento stesso, ad opera del signor Giovanni, di tutte le
misure cautelative per evitarla, ispirate dal suo egoismo protettivo. Sicchè
l'uccellino viene tenuto come sottovetro, sottratto all'aperto per
ripararlo da ogni ventata o corrente, segregato da ogni altra compagnia
animale, per timore di qualsiasi contaminazione morbosa, nella sola
compagnia per lui sempre più deprimente del solo Giovanni, il quale fa
una religione della sua ritrosia a toccarlo, che è tuttavia inettitudine
ad assisterlo e curarlo, ad assecondarne e dirimerne ogni frequentazuione
di altri uccellini, a sopportarne con la conflittualità e i battibecchi e
gli amoreggiamenti che comporta, ogni decadimento dell' uccellino dalla
purezza confortevole della sua solitudine canora. Così,
nel rapporto tra il signor Giovanni e il suo uccellino, riemerge e prevale
la debolezza della delicatezza dell'uomo, l'inermità della sua
segregazione del mondo, per cui condanna a se stesso l'uccellino, ne è la
fine prima ancora che ne diventi l'uccellino la fine.
Abstineas
atra mors avida manus Sono
le stesse innumerevoli sollecitudini dell'anziano pensionato,-
intese a sventare ogni sorta di affezione o di morbo
dell'uccellino, contaminazioni e colpi di vento- a indebolirlo ed esporlo
alla prima insidia cui resta esposto-il mutamento improvviso di tempo che
spalanca la finestra da lui appena socchiusa?- per conciliare le esigenze
che non prenda correnti d'aria con quella di ventilare la stanza
surriscaldata dai termosifoni ancora a primavera. E lui perde- o sembra
perdere la scommessa con la Nera Signora-
di poter morire prima di dover assistere all'agonia e morte
dell'uccellino. Il
morbo (letale?) Quando
un giorno l'uccellino manifesta i primi sintomi di un morbo reale. Non
è più soltanto malessere, sonnolenza e inappetenza al volo. Inizia
a rifiutare il cibo, a stazionare sul fondo della gabbia involvendosi
nell'arruffio delle piume. E
il nostro vecchio sente di dentro uno schianto reale, non già la
drammatizzazione dell'apprensione agitata, di fronte a ciò ch' è solo un
rischio paventato. Ciò
a cui assiste nella gabbia, sente ch'è il suo stesso dibattersi tra la
vita e la morte, intrecciato in un filo già resistentissimo, e ora sempre
più esile, di un esito che lo strazia solo per ciò che può significare
per il suo adorato uccellino, non già per l'identica sorte letale che può
riservargli. E
in lacrime ne scruta istante dopo istante la ancor viva pupilla sempre più
opaca, sempre fissa intrepida a se davanti, nel resistere l'uccellino
sempre più fiocamente alla bufera che gli imperversa di dentro,
impassibile e in se assorto come nell'estasi canora, di fronte a ciò che
non sa ch'è o che può essere la sua fine definitiva. E
il vecchio ne rammemora singhiozzando la luminosità e la vitalità
morente, di quando ne era lo svolare limpido di luce di trespolo in trespolo, la fissità nel canto inesausto gioioso di vita,
il becchettio dei grani scrutandosi vivace e arguto dintorno, indi il
raccogliersi in un corpicino tondo e soffice e incantato nella quiete
serale, prima di comporre sul trespolo più alto, l'adorata sfera nel
sonno col capino reclino. E
più lo rammemora ancor vivo mentre ancora agonizza, più il cordoglio e
il rimpianto ne trae la determinazione, poi, per non essere la
sopravvivenza del ricordo dell'uccellino alla sua morte, e adempiere
quello che gli resterà soltanto da fare: raccogliere l'esile corpicino
morto ancora intoccato, e stringerselo al cuore in una stretta ultima e
prima, prima di raccogliere il ghiaccio in cui riporlo, e scrivere quali
sue ultime volontà, che lo imbalsamino e lo seppelliscano a lui
d'accanto. Poi
scenderà all'ufficio postale per inviare un telegramma alla sorella
distante, affinchè sopraggiunga in capo a qualche ora, si laverà, si
vestirà da capo e punto con l'abito acconcio, e con la voluttà e la
consolazione che lo determina, contro ogni dibattersi estremo della sua
volontà di vivere che stupida resiste, a "
O dio, dio, gridando, se tu esisti non voglio la tua salvezza, se non è
concessa per il mio uccellino... E' il sommo di ogni ingiustizia
possibile... Che debbano essere immortali i miei fetidi simili,, mentre
lui così puro e grazioso e canoro, oh, oh, E' un privilegio dio mostruoso
che lascio di gusto alla mia specie eletta, per avere piuttosto la
identica fine del mio uccellino, se il contrappasso per chi si suicida è
di perdere l' altra vita immortale..."
La
vita benefica?
Primo finale
possibile Il
cappio dell'amore in cui è preso per l'uccellino,al suo decesso diventa
il nodo scorsoio della forca che l'anziano ha allestito nella sua stanza
da letto, che ascende e cui si impicca Secondo
finale, altrimenti Ma
la vita benefica, precorrendo l'epilogo, vorrà altrimenti per entrambi. Così
accadrà che una mattina, ch'egli si è risvegliato prima del
solito, ritrovando ancora addormentato il suo uccellino nella
gabbia, sopravvissuto al morbo per quanto debilitato e invalidato, egli
felice di esistere un giorno ancora con il suo amato esserino, si sia
preparato una tazzina di caffè, mettendo sul fuoco la caffettiera. Intanto
si è risvegliato l'uccellino, magnifico e canoro, e lui ha acceso il
televisore, mentre una signora osserva dalla finestra di fronte le
felicitazione e le feste che fa al suo uccellino, per il giorno che per
lui si prospetta luminoso e canoro. E
messa sul fuoco la caffettiera, si siede nella poltrona di fianco e si
addormenta. Mentre
la caffettiera non inizia affatto a bollire, al gas che alla manopola
girata male, intanto fuoriesce e si espande. E
l'uccellino invano grida e si dibatte, al suo padrone che lo seguirà di lì
a poco in una dolce morte. Tale
secondo finale è ( può essere) la sua dolce morte che piange di non
avere vissuto, mentre scalcia lo sgabello e si soffoca (s'appende).
Parole
dolci per il signor Giovanni ...Andiamo
adesso a rivedere ( ritrovare) ( a vedere come sta di nuovo) come sta il
mio piccolino... ....Sentilo
caro che canta, ... ....il
mio signorino bello Vengo,
bambino mio. Temi Longevità Quando
l'ansia lo assale della precarietà del suo uccellino, ritorna a
consultare l'enciclopedia, alla voce longevità. Che
gli conferma che se ben curato e accudito, può vivere ancora dieci anni,
anzi, si dà il caso di uccellini sopravvissuti fino quasi a vent'anni... "
Oh, quando io allora non ci sarò più, chi lo accudirà, finché al
cospetto d'altri cesserà il suo battito, cesserà egli di esistere alla
gioia del volo e del canto." Così
si dice per consolarsi, e provvede a estrrre dal cassettto foglio e
matita, per correggere in tal senso il suo testamento. "
A chi potrei affidarlo che lo accudisca? Divenuto anch'egli un
vecchiettino... Quante
spese devo prevedere per la sua assistenza? Uh, devo essere generoso, se
voglio che si sia nei suoi riguardi larghi di cuore, non solo non gli si
faccia mancare niente, ma ci si curi di evitargli ogni malanno... Eppoi
debbo chiedere fin d'ora quanto costi imbalsamarlo, comperargli già una
cassettina che lo contenga, perchè sia sepolto accanto ai miei
resti..." E
non può pensarci senza che una lacrima gli inumidisca il ciglio, e che
l'idea di quant'è già vecchio, lo assicuri dal timore di sopravvivergli. Disumanarsi Vedi
14, 5 L'anziano
pensionato vive dapprima il suo rapporto con l'uccellino come un umanarsi
affettivo della sua vita ostica e sterile, per il coinvolgimento dei
condomini e di fratelli e sorelle nella cura dell'animaletto, per come ne
parla con i rivenditori e i negozianti, cointeressandolo Nella
sera Usciva,
ad aprile e maggio, attardandosi finchè non aveva cessato di ascoltare il
canto a sera dell' uccellino, e nell'aria ancora rigida di primavera,
allorchè lasciava il traffico anonimo di uomini ed auto, per cercare una
strada secondaria che riuscisse da dove era partito, lungo il percorso
deserto lo richiamava a volgersi in alto il canto di un merlo sui cavi
telefonici, il sopraggiungere di un altro merlo che gli si appostava a
lato, l'affrettarsi nel volo degli ultimi passerotti ancora in cerca prima
del far della sera, nel freddo persistente
del più crudele dei mesi. E
pensava al suo uccellino al caldo tutto "
Riuscirò mai, a tornare ad essere uomo tra gli uomini?"
Il
mio piccolino, il mio bambino
Libertà Nella
Pasqua di Resurrezione, la sorella risuscita il suo tormento, quando in
visita da lui il Lunedì dell' Angelo, " è alla libertà che
guarda", dice dell'uccellino volto ai vetri, oltre i quali è intento
a fissare il volo nell'aperto dei cieli d'ogni altro volatile. Ed
egli, sul balcone, nella schiarita dei cieli rinfrescati dalla pioggia,
persegue ( seguita) il volo dei piccioni che hanno dimora presso le gronde
e sui tetti della casa di fronte, l' accostarsi momentaneo delle
cornacchie a questo o a
quell'altro, lo svariare da uno degli alberelli oltre il cortile, della
banda degli uccellini che ospita il suo balcone, e cui grida come
accorrono il suo canarino, a becchettare di nuovo in fondo alla gabbia,
intanto che i quattro si richiamano in volo, svariano insieme oltre il
profilo d'angolo della casa di fronte, per riapparire dall'alto sul suo
balcone e sviarsi alla sua vista, altrimenti, quando rientra all'interno,
gli accade di lì a poco di vederli discendere frenando il volo sulla sua
ringhiera, per staccarsene e litigare ancora per aria, su chi dei tre,
sempre il medesimo, abbia priorità assoluta nell'accedere alla ciotola di
scagliola. E
intanto il suo uccellino, per la sua apprensione possessiva, stenta e
immalinconisce nella gabbia, ove gli è preclusa altra vita che quella in
sua compagnia, e non può trarre piacere con una canarina o svezzare suoi
implumi novelli. Il
pranzo del gatto Quando
scende ( mi è accaduto il pomeriggio del 23 aprile '95), nel tardo
pomeriggio piovoso, per scaricare i rifiuti nel cassonetto, allorchè
rivalica le soglie del cancelletto, vede sul selciato delle sparse penne
di uccello, infradiciate, nerastre come quelle di una cornacchia. "
E' il gatto che ha pranzato", commenta la coinquilina che
sopraggiunge. "
Ed io che credevo di teatralizzare la cosa- pensa tra sè- quando vedevo
dei briganti animali, di un possibile agguato, nei gatti randagi che
circolano intorno al condominio, e che potrebbero sbranarlo e divorarselo
allo stesso modo il mio uccelino a spasso. Inesperto
e vistoso quale sarebbe... E
nel mentre in luogo di quelle piume nere vede quelle brinate del suo
uccellino, si rincuora che tenendolo in gabbia, l'ha preservato incauto da
rischi del genere. "
Assuefatto com' è alla vita da solo in gabbia, tempo pochi giorni che
inetto a sopravvivere di fuori, verrebbe ugualmente divorato." E
si dà così ragione e conforto della sua scelta di averlo da solo,
intanto che l'uccellino intristisce e si debilita. Sul
bucato Se
l'attendeva già la sera innanzi, nella buca delle lettere, il bigliettino
solerte e ultimativo nel tono che vi ha ritrovato sul fondo. Che
non gli lascia più margine alcuno, oramai, per intrattenere ancora gli
uccellini sul balcone, a suo conforto e dell'uccellino in gabbia. E
dire che quel pomeriggio avevo avuto la certezza, cogliendoli di sorpresa,
che il suo uccellino nel suo gridio di dentro la gabbia, stesse dialogando
con il passerottino che di fuori, sotto la pioggia, s'era posato a lui di
fronte sul balcone.... Quando risale in appartamento con la borsa della
spesa, - di fuori è tutta la mattina di aprile che seguita a piovere, lo
sente, il suo canarino, che rianimato nel volo lancia il suo ghit, al
passerottino che sta salterellando sul balcone dall'uno all'altro grano
che vi racimola, prima di spiccare il volo e dileguarsi nel cielo aperto. "
Forse, si dice, è il mio uccellino stesso che l'ha fatto fugare,
avvertendolo con il suo grido d'intesa della minaccia che costituivo per
entrambi E
ripone la borsa della spesa in cucina, d'oltre i cui vetri ne vede un
secondo dal piumaggio magnifico, di toni fulvi, "
Forse lui stesso è lo sventurato, sospira,
che posandosi ieri sui fili e sostandovi con agio, ha fatto precipitare
tutto evacuando di sotto..." Eppure
ancora la sera prima, quando erano già trascorse le sei e trenta,
l'irreparabile non era accaduto, che aveva presagito immediatamente come
porgendo lo sguardo, al ritorno da una sua passeggiata, aveva visto
l'incauto uccellino avventurato a bell'agio sui fili dei telefono,
incombente sui panni che fossero stesi di sotto. S'era
affrettato sul davanzale a guardare di sotto; e di sotto, nonostante
incombesse la pioggia e si sollevassero raffiche di vento poverose, i
condomini avevano steso panni e lenzuola, delle quali una era appoggiata
di traverso, con un che di vagamente ocra e puntiformemente sparpagliato
in un' ansa, che in lui suscitava
sospetti che quasi erano certezze. Senonchè
il vento che il tutto faceva volitare appresso e poi cadere via, nel suo
perscrutare quel telo per minuti e minuti, in apprensione, lo
tranquillizzava che si trattava piuttosto di gusci di sementi, e di
detriti di saggina, che il vento stesso aveva sospinto di sotto e sopra il
lenzuolo dal suo balcone. Erano
già oramai quasi le sette di sera, difficilmente gli uccellini avrebbero
fatto ritorno, per il giorno restante poteva supporre eluso il pericolo, e
intanto andarsene al supermercato vicino
per l'acquisto degli yogurt che venivano esaurendosi. Al
rientro eccoli ugualmente di ritorno, gli inquilini del piano di sotto,
nel loro daffare reciproco da cui ogni altro restava precluso in quanto
ugualmente estraneo ed ostico... era risalito, nel riaffacciarsi in cucina
intravedendo un volo di uccellini che al suo arrivo si squagliava nel
cielo, aveva guardato allora di sotto, ed ecco apparirgli un piccolo
filino biango grigio, serpentiforme, in un aloncino liquido intorno e che
non dava tracce di sparpagliarsi o di scorrere in moto, che non gli
lasciava dubbio che nel frattempo, l'irrimediabile era avvenuto. Ed
egli aveva accusato il soprassalto di non poterci più fare niente oramai,
di fronte all'evidenza del danno che i suoi volatili avevano arrecato e
avrebbero potuto ancora arrecare ad altri. Potrebbe
far finta di niente , si dice, risistemare la ciotola in un angolo che sia
nascosto alla vista dal pianerottolo, La
loro intolleranza non recederebbe comunque, troverebbe nuovi pretesti, e
già ha ragione più che valide, a norma di regolamento, per ingiungergli
di togliere il cibo che pone sul balcone... Quando
manca ogni spirito di comprensione, e l'insopportazione trova appiglio
oggettivo inoppugnabile, sa bene, per esperienza di vita, che dilungare i
termini è solo rendere più gravosa la resa. Accamperebbero
ugualmente ragioni estetiche e d'igiene, si dice, a loro altro non importa
che non faccia in alcun modo sporco e rumore, che non li disturbi il fatto
ch'io esista... "
Dopo di che, rilegge il biglietto, la faccio chiamare dal geometra
Fancelli..." Ad
altri, non a lui, può essere possibile profittare o agire di furbizia,
accusare il solito piccione di passaggio... Eppoi,
se gli hanno agito contro fin dall'inizio, pur intravedendo quel che non
potevano intravedere, dei piccioni ove non s'avventurano che i soliti
quattro suoi passerottini, e prima ancora che potessero arrecare qualche
benchè minimo danno, neanche tre giorni dopo che i ponteggi erano stati
tolti dai davanzali ingombri, per restaurarli, hanno chi ha occhi per
loro, con chi agiscono d' intesa... Avrebbe
voluto inizialmente, come la prima volta, reagire per iscritto,
accusandoli di disumanità, ancora illuso di toccarli in qualche modo così,
aveva approntato anche il biglietto:
" Invece,
nella pioggia, eccolo lì, che benchè a differenza di lui siano loro
andati nel fine settimana in vacanza, e di sotto non sia steso che uno
straccio, anzichè profittarne per differire i termini ultimativi, per
ancora una proroga di conforto a se e all'uccellino dei loro voli,
già scopa dal balcone ogni lascito della decorticazione animale,
ripone la ciotola e quanto resta in un angolo riposto, perchè gli
uccellini che ancora ritornano e subito ora ripartono, finendone i semi
pongano termine essi stessi alla ragione di ogni volo ulteriore. Confortandosi
che così non arrecheranno più lo sporco che lasciano, le loro feci che
si mescolano al liquame fangoso, e che
tanto teme possano trasmettere dei virus al suo uccellino, ora più
igienicamente monotono e solo nella sua sempiterna gabbia. E
il cielo che incombe livido di un'interminabile pioggia, ha il livore
contro se volto della viltà remissiva di cui si accusa, della
interminabile ferocia umana cui è succube comunque egli agisca. "
Mostri, mostri, egli geme, di cui sono pur sempre l'esecutore zelante.
Mostri di cui mi è cara solo la morte, per la cui vita e i cui patimenti
non sento più niente di niente, di cui la vita ha meno valore anche di
quella di un moscerino da vino. I
miei passerotti, che discaccio, ignorano che sia il male e il fetido odio,
che con la morte loro, quei miei consimili, inspirano ed espirano
costantemente, in ogni instante di lucidità consapevole e inconsapevole
che sia...., da quel verminaio che è il loro nido familiare, in quel
groviglio putrido di menzogne e di mistificazione, che è ogni loro
sentimento ed interesse... E di fronte alla loro legge, alla mia legge di
uomo,guai se su di loro mi attento, se per difendere l'esistenza innocente
animale., anche solo in qualche modo limito le loro squallide
vite...." Ma
il pensionato Giovanni è vecchio e riguardoso e "un gentile signore,
" come a lui si sono rivolti in quel loro biglietto. E
appresso alla gabbia, reduce dall'avere votato ancora una volta per il
partito del lavoro ed essersene già dimenticato, intento ad ascoltare con
le arie di operetta il canto del suo uccellino, torna a sperare solo che
la morte sia benefica a entrambi, lasciandogli solo lunga vita e quanta
vita gli basta, non un istante oltre di sopravvivenza, a che accudisca
fino alla sua ultima nota il suo bambino-uccellino.
Che
pigola e invoca sempre più invano, le amiche presenze oltre i vetri nella
sera incipiente. Solo Ora,
da che ha ceduto e consentito allo sgombero del suo balcone, il signor
Giovanni lo si può vedere seduto presso la ringhiera sempre più spesso,
che con lo sguardo insegue nei voli questo o quel passerottino,
chiedendosi se sia questo o quell' altro piccolo stormo, la torma dei tre
piccoli amici che ha perduto con il suo uccellino, o quello che ancora a
sera si attarda nel raggiungere l'albero, il passerottino che si
distaccava dagli altri per dialogare a tu per tu con il suo canarino in
gabbia dalla ringhiera di fronte, raggiungendolo sparuto, anche quando il
balcone per giorni e giorni è rimasto deserto di grani. Bambini
e bambine Bambini
e sue bambine: gli uccellini e le pianticine di basilico. lalie Sulle
zanzare L'altro
giorno con il mio bell' uccellino, come il pensionato Giovanni, mi sono
messo a discorre come lui mi intendesse, ciacolandogli in veneto sulle
zanzare da cui il velo di tulle dovrebbe proteggerlo. E
così gli venivo ciacolando, il suo amabile capino che mi fissava
quietamente come stranito e intento: "Ti
te me poo domandar, bel uselin, che la se mai chela nivoleta, che la va e
la vien che te meto intorno, e che te infastidise la visual. Vedi,
uselin , mio bel uselin , gh'é de le bestioline che le vola come ti, più
picolete, che le se asetate de sangue, le nimalete, ih, e quando le vede
il bel uselin , no le dise come il sotoscrito che tanto te fa paura:
" Caro che bel uselin, che il cielo lo benedisa. se tanto belo che lo
poso neanche sfiorar quel angioleto beo, no, le ghe guarda le sampine
pervase de sangue e le dise invece avide: Mo guarda guarda che bele
sampine da ciuciarghe il sangue, ciucia ciucia più che te poi, che l' è
tuta grasia saporita...." E
cussì le nimalete le ciucia le ciucia al me bel uselin, che lu neanche
intanto se ne acorse , gnanca le vede le diavolese, ma dopo, ih l'
beluselin come el se grata e grata con il suo becheto... E
grata grata l me amorin eco che cussì l' s'infeta, e po quel che po
suceder dopo, gnanca l' ghe vo dir, non solo pensar". E
intanto come al pensionato Giovanni le lacrime cominciavano a scendermi,
al cospetto del mio bel uccellino che seguitava a fissarmi inalterato e
quieto. Piccolino E
ieri sera ( 1/7/95) sono finito in lacrime di fronte al mio bell'
uccellino, sfinito dal travaglio dopo una domenica di vicissitudini
casalinghe, della cura con cui ho ripulito e insabbiato di nuovo il fondo
della sua gabbia, quando la sua stessa piccolezza che lo fa tanto vezzoso
( grazioso e bello), il mio canarino, mi è balenata come la stessa ragion
d'essere della sua mortalità precoce: "
Caro il mio piccolino, dicendogli, che proprio perchè non è grande e
grosso (e stupidone) e rozzo come un pachiderma, per quanto sia resistente
e sano, tra dieci anni al più ..." E
scrutavo il suo capetto ignaro, i puntolini vivaci e lucenti dei suoi
occhi indaganti, mentre sentivo di non avere alcuna forza per saper
affrontare e sopravvivere alla sua morte, e asciugandomi il pianto e
ridiscendendo a depositare il pattume, nell' aprire la porta mi facevo
animo ripetendomi che farlo vivere al meglio e più a lungo, con ogni agio
e piacere, è tutto quanto mi era dato di fare di possibile per lui. Intanto
che lo strazio di dovermi separare da lui, se vado via, di doverlo
affidare alle mani pur dedite e attente di mia madre, che non possono
avere purtuttavia, per esso, le innumerevoli attenzioni che mi detta ed
ispira l' amore per l'uccellino bello, dava il colpo di grazia definitivo
ai miei vaghi intenti di recarmi in Libia, dopo che a estraniarmi e
distanziarmi da tale intento, incrementando le mie apprensioni sul
trattamento che a me singolo, e turista, ed italiano, possono riservare le
autorità libiche, già era intercorso il diffuso rifiuto oppostomi nel
pomeriggio, dai vari vu cumprà marocchini a trascrivere in arabo le mie
generalità entro il timbro bilingue, indispensabile, che ho ritirato per
l' espatrio in Libia presso la Questura di Milano.
Benchè
ripetessi loro che non si trattava che della trascrizione in arabo dei
dati in Italiano della prima pagina del mio passaporto, che se fosse
vietata la compilazione del timbro non si capiva perchè la Questura me
l'avesse rilasciato in bianco, non
potevo che prendere atto del loro rifiuto, motivato da quanto di sacrale e
intoccabile può essere per un extracomunitario un passaporto in regola,
anche per la diffidenza e l' apprensione che risorgeva in me come già si
manifestava radicata in loro, su come la bastianità contraria delle
autorità libiche avrebbe potuto avvalersi di ogni minima irregolarità di
cui fosse traccia magari in quel timbro, per trattenermi o respingermi
come a loro più interessasse o fosse l' (d)'umore di agire. Scaricato
indi il pattume, ma prima di uscire poi a a spasso per il centro, quand'
era già sera, sono ritornato in cortile nei pressi del cadaverino di
quell' uccellino che avevo scoperto ieri mattina, la sua esile carcassa già
pullulata d'insetti e ridotta all' ossame, le povere piume scarruffate in
ali informi, il capino senza più sembiante. Chissà
mi sono detto, che non sia uno di quegli stessi passerottini che dalle
fronde dell' albero, nel cortile adiacente, veniva a posarsi sul mio
balcone a beccare il seme sparsovi, forse quello stesso che indugiava a
intentare di cinguettare con il mio canarino, o che mi svolava tra la
menta e la salvia..." E
il gatto condominiaale, il probabile uccisore, unanimemente vezzeggiato e
accudito, si aggirava intorno per ripulirlo ancora di più. Oggi
vedrò, come scenderò per le spese,
se mi è dato Mi
sono concesso ancora una pausa di riflessione, per non dire piuttosto di
affossamento di ogni intento di viaggio. Certo,
se faccio conto sulla retribuzione dei corsi di recupero che non mi è
stata ancora messa in pagamento, sui miseri indennizzi previsti dal nuovo
contratto per la scuola, per
recuperare di quanto disavanza il mio stipendio rispetto all' inflazione,
ma anche così, non faccio che sanare e turare le falle pregresse, e poi? Se
intendo visitare vestigia tardo-romane, posso pur sempre orientarmi in
extremis Che
se fossi partito, chissà che poteva cagionarli, ora mi vengo inquietando,
(quel)l' incauto lascito ieri sera della mia dedizione stremata.
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