alla pagina d'accesso

 

Epilogo postumo.

in Manikarnika Ghat

All' arrivo
Al Manikarnika ghat

 

alla pagina d'accesso
 

18 agosto 2005

Epilogo postumo, in  Manikarnika  Ghat

 

Quando al rientro da Sarnath vi ho rimesso piede, già supponevo, come mi è stato confermato,  che nell' hotel dove ho soggiornato la prima notte in Varanasi non fosse più possibile pernottare.

 come se non bastasse, vi sono giunto accompagnato da un gatto e una volpe di cui sarebbe stato più prudente non porsi al seguito.

Si sono messi a me appresso, senza che più potessi staccarmene, appena il caporione ha appreso dove fossi diretto, da un mia domanda che ho rivolto a un negoziante del centro.

Si è spacciato per uno che lavorava nell' hotel, e che intendeva guidarmici nel farvi ritorno..., per mia fortuna era invece soltanto un procacciatore, che cercava di dirottarmi verso  l'albergo che  li pagava una provvigione.

Nelle vie che si sono ristrette in oscuri budelli, altrimenti lui e il suo sodale avrebbero potuto conciarmi come peggio credessero,  dopo che mi sono arrischiato ad avventurarmici al seguito, restando per cautela alle loro spalle 

Nell' hotel ho dovuto attendere che fosse passata la mezzanotte, perchè cessata la pioggia monsonica,sopraggiunta scrosciante, dalla guest house che era stata contattata dall' addetto alla reception, e che aveva confermato che una stanza era per me disponibile,  arrivasse un anziano che mi ci avrebbe guidato.

Gravatomi dello zaino pesante, con un inserviente appresso che si era fatto carico dell' ulteriore bagaglio,  mi sono posto al seguito dell' uno e dell' altro, tra le vie sdrucciolevoli ancora fumanti della città vecchia,  popolate delle sole vacche data l'ora inoltrata, in un silenzio umido e gravido impregnato degli umori dilavati dalla pioggia, fino alle gradinate discendenti al Gange lutulento, rischiarato dalla luna  ch'era comparsa tra le nubi.

Dalla guest house che si affacciava sullo Scindia ghat, in qualche minuto erano

raggiungibili a piedi i crematori di Manikarnika, cui irresistibilmente l'indomani mattina ho fatto ritorno.

 
 
 
 
 

 

Il volto di un anziano pingue, tra le fiamme, seguitava a esprimere ancora una beatitudine serena, mentre il fuoco già si era inoltrato nella carne del braccio, che  all' improvviso si era drizzato nel rogo. Poi il suo volto si è schiarito alla corrosione della pelle, prima che l'incarnato iniziasse a farsi informe nel mento e nella bocca, che si è inarcata a mostrare un'interiorità rosacea. La materia cerebrale aveva intanto iniziato a colare dal naso. Solo allora, quella beatitudine che resisteva alle fiamme ne è stata invasa e devastata,  e le orbite si sono annerite nella consunzione del rivestimento carneo, che incarbonendosi si è ridotto ad una mera concrezione rappresasi. Si sono così scoperte  le ossa della scatola cranica, la cui epidermide prima di essere raggiunta dal calore del fuoco  era  tinteggiata di giallo.

Di un altro defunto gli addetti, intanto, rimestavano il tronco e la testa tra i legni ardenti, affinché lo bruciassero quanto prima, di un  altro volto residuo perseguivano la fine smuovendolo, per sottoporlo a due pali infuocati.

Ma quando sono stato di ritorno ai roghi dal Dashashvamedha ghat , animato di devoti e bagnanti, di consueti traffici e questuanti molesti,

 
al Dashashvamedha ghat
nella citta vecchia di Varanasi
 
 
   

  a vedere che sussistesse ancora di quei cadaveri, di sotto la calda pioggia tutto quanto l'anziano, che avevo visto  soffuso di beatitudine , era (già ) soltanto della cenere tra le braci fumanti,  mentre degli altri defunti era già terminato, o si avviava il decorso, verso quell'unica, identica fine.

 
 

a inizio pagina