"Cerebralmente sanguigno " alias "
Passionalità apatica" "Cerebralmente
sanguigno": ho riscoperto questa mia autodefinizione nel foglietto
cadutomi dal libro di Segre; mi individua, indubbiamente, come l'altra,
che è di Gino Baratta, della "passionalità
apatica" della mia natura. Altrimenti
figurandomi, mi sono sublimato nella virtù del rigore austero, così
mortificandomi nella moralità algida delle mie privazioni, una maschera
che mi fa pressocché inappuntabile nella mia severità equanime, da che
si è stilizzata credibilmente nell'esercizio di un insegnamento. E'
l' istanza che repelle il richiamo del sensibile, ad attuare così a
norma di legge le sue patologie, chiarificatasi nella normativa
disciplinatrice di metodologie e sanzioni e delibere... Ma
la mia ascesi professionale non è affatto, al fondo, reale sacrificio e
dolorosa rinuncia. Rispetto
alla consumazione degli atti, la mia eticità è lo stesso godimento
nell'astinenza, se l'adiacenza senza contatti vi si fa aspro piacere
inebriante, la gioia amara di una forza sovristintuale, in cui si è
invulnerabili e carnali. La
rinuncia Il
sogno di morchia nel sudore di braccia, una
morsa tra carne e suolo; erba
stenta e polvere e stallatico; un
grido, la soffocazione che inestingue
l'essere
che si leva in ombra sul mio cadavere. Sui
giornali leggo quanto la gente sempre più si frequenti e si diverta,
mentr'io, da da quanto tempo, sento insostenibile qualsiasi rapporto che
non sia obbligatorio. Eppure
non sono anacoreta, e mi piace l'ebbrezza della moltitudine per le vie,
o negli stadi, incarnarvi l'ossessione di apparire di un'eleganza
perfetta, in cui mi compiace l'irretire sguardi affascinati; se non il
mirare - nel terrore di essere scoperto nella mia natura,- l'essere
mirato senza riserve apparenti, e così vivere nel disaccordo costante
tra il vuoto spirituale della trascendenza sublime, ed il plenum insulso
della banalità felice. Ciò
di cui ho orrore incessante è l'incarnazione piuttosto di qualsiasi
rapporto, l'entrare in una storia comunque di possessioni e di attese,
di agguati al telefono e rapine negli atti; per cui persisto nella
rinuncia, anziché avere di che ripugnarmi nella consumazione, pur di
serbarmi a me stesso così soltanto Interminabile La
giornata appare ancora lunga, interminabile; rughe non smagliano ancora
la carnagione, e speranze senza senso non sono ancora perdute; eppure è
niente ciò che resta, mentre Come
fosse il vero, che altrimenti io mi deturpi. La
sola nobiltà possibile E'
forse la mia sola nobiltà possibile, tale perpetuazione della
rinuncia carnale?Da quanto tempo preferisco il distacco che il patirne;
e viltà e ragionevolezza sono i due volti di uno stesso esito. Il
futile Il
futile mi divora, oramai io sono una La
febbre dei corpi ora Ogni
giorno protraendomi nel funambolismo vitale di oscillare, saltimbanchi,
sull'asse tra il metafisico e il vano,- non appena l'incanto si spezza,
errandone divelti nel vuoto; se nella prostrazione incessante è
un'evacuata crisalide la forma, e si fa assillante, di nuovo,
il senso di non essere ancora nessuno.
Il
ridicolo Il
ridicolo di pretendere di non essere uomini ridicoli. La
verità comune La
sessualità è la verità comune; ma il viverla importa a noi l'inganno
di una menzogna continua. Ben
vana cosa Sono
io ben vana cosa, se la mia verità umana consiste in ciò che mi
innerva! Oramai il mio cervello non è
che una successione di scomparti di capi di vestiario. Attese,
sollecitazioni, ansie, speranze, disincanti, riguardando, innanzitutto,
nuove proposte di collezioni di moda. Tanto
si è vanificata la mia sessualità, questa mia morta forza oramai
incapace di indurmi. Sicché l'importante, ora che la cura di sé è
divenuta ascesi indefinita, è rinunciarvi comunque, pure se il prezzo
è ancora accessibile. Ma
pur sempre quanto è meno conveniente, tu lo credi, delle tue
sublimazioni lussuose nell'eleganza e nel gusto. Egoismo Io
respiro di un egoismo moralistico, non tollero menomamente la mistica
dell'Altro, secondo la quale io avrei a sacrificare me stesso e la mia
dignità, piuttosto che offendere l'altrui interesse od imbecillità; ma
al contempo esigo risolutamente la reciprocità; che chi chiede aiuto ne
presti, che chi si disinteressa non piatisca a vittima.
In
differita Anche
oggi, quante nuove scadenze e congiunture incombenti, quant'è la
vita, ancor oggi, una partita in differita, -o meglio, rinviata sine die.
E quand'anche si vinca, già non conta che l'esito del gioco seguente. La
mia stanza Nella
mia stanza sono l'essere e il divenire del mio microcosmo; la biblioteca
dei libri perenni e l'armadio dell'effimero.
A
ogni Natale ulteriore Il
solo pensiero, ad ogni Natale ulteriore, che non è che un caso se si è
ancora qui. Inattesi
auguri Inattesi
auguri di un felice Anno Nuovo giungono
a te da Tunisi e da Anaco. E
tanto ora ti basta. Anche
se la neve rimasta é il freddo intorno del
suo vuoto
Astinenze
-1987 Asintotico Sono
purtroppo asintotico con il riuso poetico delle parole comuni, per il
tramite di cascami, frasi fatte o detriti; sono cioè incapace della
significazione del vuoto nel banale del plenum. E'
la tradizione che in me si tramanda, che devia l'orbita al contatto,
nell'impotenza finta di un'estraneità sempre più fittizia. Vengo
così fallendo l'esperienza poetica per me più significativa della
contemporaneità, la scaturigine della connotazione più alta dal
riutilizzo degli stessi termini del mondo amministrato; ossia l'infimo
sublime quale residuo vero poetico. Abstineas La
mia astinenza l'assilla la paura di rivelare le squame, che di me si
senta l'alito fetido se ne sfioro i capelli, la certezza che
inorridirebbero, se mi mostrassi un umano come uno qualsiasi di loro,;
la consapevolezza che io medesimo mi perseguiterei sino allo spregio
totale, se inoltrassi una supplica o tendessi una mano. La
scuola La
scuola è per me ciò che per un uomo normale è una famiglia. Ove
l'astinenza, anziché il coito, è la mia condizione per avere dei
figli.
Il
dispendio scolastico Ancor
oggi, sono a dolermi che il meglio di me si consumi nell'oscuro
dispendio scolastico, radicato in loro dal senso inesorabile della
responsabilità che ho contratta, lo sguardo, in me ancora
infisso, dell'allievo che mi ha contestato stamattina il torto di un
voto, e che di continuo così mi tormenta ancora, pur io sapendovi ben
insito un ricatto; nel mentre, mi chiedo come potrò riattingere, oggi
di nuovo, la sollecitazione ad una così oscura perdita continua;
intanto benedicendo la narcisistica ferita infertami dal tormento di
apparire ingiusto, od arrendevole, se ne promana inesausta negli
"officia" una tensione continua. Tetre
vecchie Ieri
sera avevo di nuovo in casa quelle tetre vecchie lavoranti. E
mi ha ammorbato di nuovo la miseria della loro chiacchiera; non già il
vuoto della loro esistenza, in cui ritrovavo la mia medesima
spettralità larvale, la mia stessa nudità ossessionata di un degrado
(fisico) continuo, quanto lo schifume di cui riempivano quel vuoto di
fondo, Nel
tourbillon Nel
tourbillon di Venezia, tra le maschere che esagitavano il mio artificio
costante, mentre ansimavo per la rinuncia a cose eleganti, ho
riafferrato come ciò che più ci agita, e smania, sia di noi così
spesso la parte più vana, come ciò che più ci assilla sia spesso ciò
Contro
la morte
Quanta
mia continua tensione contro la morte, risoltasi di fatto nella
mortificazione continua di un ( ch'è l')anelito formale, costantemente
ad annichilirmi per riesprimermi, cosicché è il vuoto di una vita che
la morte ha in scacco e stringe alla gola, il vuoto che della morte è
un'anticipazione costante quotidiana, il solo esito della mia
intormentita lotta per esistere. Riemerso
il capo Riemerso
il capo dalla correzione dei compiti, da loro per lo più svolti
nell'indifferenza distratta, quando poi ritornano le forze, ne è lo
scialo nella loro medesima dissipazione, allorché ricado ulteriormente
avvinto nella trance dell'ulteriore incontro calcistico teletrasmesso, o
come essi medesimi esco ad occhieggiare di nuovo le consuete
vetrine, sprofondando poi nell'indifferenza tra il riaccingersi o il
dismettere questa o quella lettura, che da quanti anni, si protraggono
in una mistione confusa.
Prole
spirituale I
miei figli sono la prole spirituale di un sacerdozio ateo. Si invecchia
insieme anche con loro. Anche con loro ogni giorno di nuovo accade un
risveglio. Od ogni giorno, di nuovo, ci si intorbida in pene distanti. Inettitudine
e il trascendere Come
la mia ascesi sia la mia inettitudine alla secolarizzazione della
sessualità; e il modo stesso di custodire una trascendenza Putrefatio Non
intendo forse anche così riesprimere una mortificazione gioiosa, se la
mortificazione è il solo viatico al rinvenimento interiore? Prostrazion,e
e putrefazione, quali immemoriali accessi della melancolia al solo aurum
vitale. (
I990, Apollo e Dioniso in sinergia di smembramewnto e ricomposizione,
sizigia di luce nell'intenebramento, l'orfismo come la volontà del puro
apollineo che si fa secessione...) Ma
che è mai, allora, questa voglia di morsa di braccia, quanto mio
desiderio del sudore in corpo di carni fraterne. Epitaffio Per
un mio epitaffio Fu
comunista e neroazzurro. Solo
nell'arte trovò un senso nel tutto. Scrittore
soltanto per la posterità l'insegnamento
ne fu l'operare tra i vivi. Poté,
o seppe amare solo loro. Gli
furono più cari al mondo le anime miti ed i suoi familiari. Sia
ora luce il ricordo che ne resta.
Dispietatezza Quale
dispietatezza, nei riguardi dei miei familiari, mi costa il ripudio di
ogni qualsiasi emergere al successo, nella superstizione prudenziale di
preservare così casta la mia sterile Musa; quando, di un mio
affermarmi, il loro continuo tormento per una implacabile miseria
economica ne potrebbe trarre sollievo e conforto. Invece ancora,
rieccoli lì, a strascinarsi in una vecchiaia occlusa da un
indebitamento senza scampo, mentr'io mi dibatto, qui di sopra in stanza,
nell'angoscia di inevadere per sempre da questo fondo anonimo e vuoto di
estrema provincia, disperando di ogni mia qualsiasi residua risorsa di
iniziativa capace.
Al
fluire del varco Ove
ritorno, di pomeriggio, il fiume forma un'ansa dolce e rorida d'acqua,
che il curvarsi dei filari dei pioppi, flessibile,asseconda nel loro
distendersi lungo le prode dei tenui declivi, appena sovrastante, ove
frana nell'acqua la scarpata scoscesa. Ivi
è vera pace ed armonia d'intorno; l'umidore fangoso della riva, così
molle e sensuale, vi si attenua risalendo nel tenero verde delle prode e
dei campi, sfuma quindi nel delicato trepidare tremulo delle gemme dei
pioppi, sino al quietarsi del tutto nel purissimo azzurro soave del
cielo, tra lo svolio di farfalle e moscerini, alto il gridio canoro
dintorno di batraci e uccelli. Lento
il sole intanto cala e filtra di rosa i campi, quasi a soffondere e
smorzare ogni agitazione residua, l'anima che pure trepida nel sentirsi
felice, e quanto desidera ancora internarsi, al respiro dell'intima vita
di ogni fibra ed insetto. Anziché
al fluire del varco Se
entro l'aperto non vi è un aderire al fluire nel varco, sia
l'astinenza, che la consumazione, divengono l'adito all'identica
desolazione del vuoto, anziché al sereno tremendo dell'inesorabile, e
l'astinenza si sconvolge in mortificata rinuncia, come la consumazione
nel tormento di una dissipazione evacuante. A
deiescenza L'insistenza
della sua domanda ha maturato a deiescenza il mio amore sopito, e
l'austerità cordiale ora lotta a frenare il traboccarne dell'empito. Caro
quel mio figlioletto... E
quanto mi è duro sfebbrare i miei giorni... Quanta
delicatezza mi occorre ove abbrucia l'incendio... La
mia cura è ora il sublimarmi ad indicargli, con cautela, gli autori che
meglio affinino la sua delicatezza sensibile, o che più ne esaltino la
visionarietà eccitata. You,
My dear little writer, Yet... L'insidia E'
stata la famiglia di quell'allievo, "Il
giovane Holden", del quale avevo consigliato al mio allievo la
lettura, vi appariva, in un'intervista ,come l'opera che aveva istigato
a delinquere l'assassino di J. Lennon. A
me è parsa chiara l' effettiva istigazione a delinquere del libro: vi
è ad ogni pagina così intensa la delicatezza sensibile, vi è così
emozionante il rinvenire nell'infanzia ogni grazia possibile, che colui
ne è stato esaltato ad un omicidio simbolico, pur di conclamarne la
preservazione incontaminata. In
classe ho risposto all'allievo che anche il più puro, degli intenti
artistici di un autore, non può scongiurarne il destino criminale
dell'opera, se chi ne fruisce già è predisposto al sangue, e come la
stessa pornografia può istigare la violenza sessuale, quanto
l'immaginazione inerme più solitudinaria. Alla
fine era stato veramente tacitato dalla risposta, o scornato, il piccolo
Torquemada, non aveva che ritirato l'insidia della sua offesa? L'incidente
che quindi si è verificato lungo la circonvallazione, ch'è
adiacente alla scuola, ha istantaneamente eccitato la loro ebbrezza del
sangue. Ritirandosi
essi ad uno ad uno, delusi dalla finestra, alla constatazione che non
v'erano nemmeno dei feriti. E
poi si è parlato in classe di Platone e di giochi linguistici, di
Imperialismo e di tattiche calcistiche.
Quotidiano
delirio L'effervescenza
del mondano è il mio quotidiano delirio di imbecillità. Così
anche oggi sono nessuno. Pathos Così
vivamente avverto il pathos della distanza, da poter vivere solo tra
coloro medesimi che vanificano, mondani e conformisti, qualsiasi senso
della mia mortificazione ad esprimermi, mentre non posso reggere che la
separazione assoluta da coloro stessi, in virtù dei quali soltanto, la
mia parola può presumere ancora un destinatario. Ermeneutica Forse
che tiene in considerazione l'ermeneutica delle Accademie, per
quanti la tradizione è il tramando della repulsione della propria
natura, qualora si sia inesorabilmente internati nel senso comune? Sacrario Non
già puritanesimo, ma sacrario dell'Eros è il mio ascetismo. (Ove
occhi e bocche, lucenti, incarnano la mia intimità nel solo immaginare Terrore
e rinuncia E
nel prosieguo Nell'animazione
mondana vado estasiandomi intanto dello splendore nel sole del fogliame
e di pietre, finché nell'ingorgo l'anima è risommersa: così
nell'ansia di acquisire di nuovo, nell'anelito di saturare il
reliquiario domestico di libri e di dischi, come nella sollecitudine che
di nuovo l'assilla di arredi ed attrezzi, e di vestiario, precariamente
si quieta nell'ordine e nei nuovi beni acquisiti, nelle ulteriori
accessioni di cultura ed eleganza e conforto. Ma
quando l'anelito alla totalità della propria vita è solo questo, e non
esistono più i trampoli per un Io più alto, What the difference ancora
tra comesi e estetica?
settembre 89. Domenica
di novembre 29
novembre 87 Che
tormento, mi è di nuovo, l'ulteriore domenica di pioggia in attesa
delle cronache sportive, il versare nella miseria e nell'impotenza più
sconsolanti, e non poterne Il
sangue dalla lama Oramai,
il sangue che assaporo dalla mia ferita mi è voluttà più viva di ogni
presagito godimento. E
il tormento che lo fiotta mi è assicurato in qualsiasi rapporto. Poiché
per quanto tu ti rannicchi ad escluderti loro ti smembrano. Sfogliando
i miei diari scolastici Ho
ancora da ultimare una silhouette, evocando la mia degustazione al bar
dell'avvizzimento degli accoppiati che già un tempo invidiai,
inflacciditi di fottere più rosei e lustri. E
quanto Carducci e Pascoli e loro cascami nella mia cultura scolastica,
come nelle forme agricole e di vita in cui crescevo
di tutti i morti che vi testimoniavo, ciò che vi narro essendo
tutta realtà e nient'affatto invenzione, come attesta la sincerità
nelle cronache con le quali vi parlo del mio spremervi invano gli occhi,
senza cavarne lacrime di dolore o sentire per gli estinti alcunché
di commosso. E
in voi si celebra la magnificenza dei giorni E
in voi si celebra la magnificenza dei giorni, petali
e boccioli il fulgore fiammanti, la
luce del dolore in voi trabocca e risplende, per voi reincantando il verde i
cieli dintorno, in
voi tramutato è l'urlo nel silenzio di quiete, l'azzurro
più puro riaperto nei voli, nell'adombrarsi
più denso i
lembi più intensi vibranti, e
nell'estasi il cuore si sgrava quando
se la stornano in voi splendidi terrore e rinuncia nell' incenerire nei giorni. (se la stornano in voi splendidi terrore e rinuncia non altrimenti incenerendo nei giorni.) Memento
mori Il
memento della morte, a un domani ulteriore, perpetuo conforto dà ai
miei giorni . Suite
di un angelo
I Da
che il sangue illividisce nell'alba insonni,
vigilanti, pattugliano
incubi demoni le
allucinazioni del sangue, finché
nel balenio, tra terminali e sterpi, disfuggito
è un angelo che luccica.
II Tra
le foglie che sfangano intorno la sua pelle corrosa è
dalla lebbra dei giorni, allorché
avido e trepido egli traluce. C'è
un richiamo nella sua voce mucosa... Confidente,
teso lo sguardo, in
un ultimo impulso d'essergli demone.
III Nelle
ciglia dischiuse in un sogno dei sensi il
microangelo ignora i battiti d'ali, né
le intermittenze sono ricordi celesti, nel
Tempo egli del tutto perduto fra gli altri che
lo usano e abbandonano come uno di noi, la
sua luce nitente nello scolo dei giorni dallo
sfacelo dell'Angelo a chi recede l'intento.
IV Solo
soletto egli
mira le stelle in conche lacustri. il
richiamo dismemora di una vita anteriore. L'ardore
dell'Uno che tutto sommuove la
sua ricerca del quieto calore. Ma
trema al vuoto di ogni cielo, ne
rabbrividisce lo schianto d'ali. Mentre
trepida lo sguardo che ne adombra l'incanto al
brulicare di ogni terreno. Nell'infinito
dei loro cammini lo
sterminarsi così a perdersi dell'uomo e dell'angelo.
V "Prima
o poi (in) un giorno come un altro in
una Colombina perduta la sua vita divina..."
VI Quale
l'Angelo, le ali fugaci, a
infracidarsi nella putredine che liquefa il miele? Eppure
il suo polverio d'oro brilla negli occhi, l'onda
del sangue ne soffolce le membra, le
labbra baciano, incantate, incantate
pupille in ogni parola. Oh,
Angelo, sacro è il tuo volto impossibile! Proust Come in Proust, la narcosi dell'Habitude costituisca la superficie, in apparenti amenità piacevoli, della necrosi irreversibile del tempo, la cosmesi illusoria della sua consumazione nella ripetizione. Proust-Flaubert Proust
sta al decadentesimo così come Flaubert sta al romanticismo, la loro
arte essendone l'autonegazione intellettuale di ogni mitologia
sentimentale e mondana, nella
dell'arte. Nota
critica: Sotto l'aspetto narrativo, è da rimarcare come permangano
irrisolte nella Recherche, le incongruenze dello statuto dell'IO
narrante, ora eterodiegetico,( Un amore di Swann), ora omodiegetico,
sempre tuttavia virtualmente onnisciente. E'
il vuoto a perdere ora
il tuo tempo. Che c'è ancora tra
te e la fine. Che
importa, mai. Saresti,
lui lo sapesse, (ciò
ch'è un vecchio disgustoso.) lo sgomento dell'orrore. marzo
'91
Che
stanchezza, sempre più spesso Che
stanchezza, sempre più spesso. Anche ogni lettura, sempre più spesso,
s'interrompe in deflussi del sonno, e non fosse per i caffè energetici,
il mio tempo disponibile sarebbe l'incessante tracollo di una
tensione sfinita. E'
solo nelle attività necessarie cui sono coatto, nella sola reattività risentita e orgogliosa, ch'io trovo
ancora vigore a resistere. E
quando, cessato il lavoro e le attività domestiche, potrei attendere
liberamente a me stesso, la negatività interiore Così
ritardo interi pomeriggi il rientro a casa, per indugiare, in
Laboratorio ,in interminabili attività didattiche benchè minimali; pur
di guadagnare i minuti di tempo della dettatura degli Esercizi, perdendo
ore e ore per trascriverne e stampare al computer la formulazione; ed al
rientro, ogni scrupolo di igiene intima, e di economia domestica, è
rigidamente anteposto alla mia formazione ulteriore. Così
come concretamente non faccio più nulla di nulla, per affermarmi e far
valere ragioni. E
il campanello all'ingresso, ( così come)e la cassetta della posta,
ancora non recano la targa del mio nome, e non ho provveduto a che sia
riparato il guasto al teleriscaldamento, o a farmi radiografare l'arto
che mi fu investito in un incidente Mi
dico spesso, a consolazione umbratile, che con l'incuria di queste
misure meglio manifesto il mio isolamento ed il mio distacco, che
rifiutando anche il telefono meglio esprimo l'orrore che ho di ogni
relazione, il mio divergere nel disagio dalla sollecitudine comune. Quando
la verità, invece, è che il tempo che perdo è il perdurare di una
vita che non voglio, cui mi confinano assennatezza prudente e sconsolato
sconforto, debolezza e ragionevolezza congiunte, sotto le mentite
spoglie così infelicitando senza piacere e rovina.
Apolide
(Per "Singolo e solo"-Single) Non
basta, per poter disporre ancora di un appartamento in affitto, che egli
debba seguitare a rinunciare a ottenere la residenza dove lavora già da
dieci anni, la condizione richiesta da ogni locatario (suo conterraneo)
per concederglielo solo ammobiliato. Deve
patire ogni perdita del caso. E dunque, in quanto non é residente dove
lavora, ogni volta deve pagare la visita al medico ed ogni prestazione
sanitaria se ve ha bisogno,- egli non figura infatti della medesima Unitarà
Sanitaria Locale- benchè comunque, come lavoratore, gli siano
regolarmente detratte le ritenute assistenziali dall'Autorità centrale. E
sempre perché non figura risiedere dove eppure
è domiciliato e vive e lavora da anni, deve pagare in sovrappiù
un tributo fisso ad ogni bimestre per l'energia elettrica. E
come domiciliato benché non residente, nei mesi alterni deve pagare
invece le tasse sui rifiuti urbani. Perché
meravigliarsi, dunque, se si stranisce eppure di viverci, da anni, in
quella città che non riesce a definire "la mia città",
smemorandone i nome di edifici e di vie, disdegnandone ogni pretesa e
protesta, o non sapendo ancora che espressione usare, quando gli si chiede
dove mai abiti, se non che "vi alloggia" in una certa via... Perchè
meravigliarsi, mai, se vi è più straniero che in Midan el Tahir al
Cairo? Ma
non basta tutto (neanche)
questo, non basta, nel paese di evasione e erosione e elusione fiscale,
che paghi regolarmente più tasse del dovuto, regolarmente versando ogni
contributo. Ora
i malgovernanti, forti del consenso che assicura lo stesso loro malgoverno
corrotto, per rabberciare lo sfascio che impuniti così hanno arrecato,
impuniti al pari della stessa criminalità dilagante ch'é il loro
liquame,
E
il suo stipendio, pensa intanto in anima e corpo, sarà ancora più
stremato nel( di ogni) potere d'acquisto di beni della cultura. Per
foraggiare ai loro servi la mangiatoia e le troie... un tempo avrebbe gridato... e chissà che altro, contro i più
forti
di tergo ai più
deboli, secondo il rapporto di forze che esprime sempre lo Stato di
classe... Ora
invece, esausto, sospira ad un cielo grigio autunnale, ricorregge le sue
ultime carte senza destinatari esistenti, prepara l'ulteriore lezione, per
i suoi allievi, sui miti e E lo conforta che ora che anche l'ultima traccia di questo ultimo suo scritto è stata memorizzata su un disco ulteriore, l'animo è pronto a lasciare già l'indomani ogni cosa di questo tutto per sempre.
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