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Parte Prima
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Negli uomini impotenti, accade che le loro credenze
superstiziose si possano formare non solo mediante il processo immaginario naturale della
derivazione per transfert degli affetti, che produce la credulità nei
presagi e nella magia simpatica, ma altresì a causa di un altro
procedere dell' immaginario, che è l'opposto del precedente : la meraviglia
per gli eventi insoliti. Mentre, nel caso della
derivazione per transfert, una cosa diventa un presagio buono o cattivo
per accidente, -in quanto l'immaginazione l'associa ad un altro affetto
che è causa di Letizia o di Tristezza, , sicché tale Letizia o
Tristezza rifluisce su tale cosa per transfert, in virtù delle
attitudini connettive che sono la nostra stessa Memoria, a causa
delle quali appena immaginiamo un oggetto che abbiamo visto insieme con
altri , subito ci ricordiamo anche di questi ( Ethica II,
Proposizione 18, Scolio), l'Ammirazione invece nei confronti di
una cosa nasce quando immaginiamo qualcosa di singolare in essa, o
quando la sua immagine è assolutamente nuova, e non risulta associata
ad altre vestigia mnestiche, né presenta alcunché in comune con le
altre cose del mondo dell' uso comune, o che rientrano comunque nell'
immaginario ordinario della consuetudine. Mentre considera l'oggetto
che la meraviglia, la Mente non ha nella Memoria nessun altro oggetto a
cui passare dalla attenzione che presta a quello che la stupisce, e
permane pertanto fissata a considerarlo. Poiché la distrazione dalla
Mente dalle immagini di altre cose, rispetto a quelle di cui ha l'idea,
non ha alcuna causa positiva ma nasce " dal solo fatto che manca la
causa dalla quale la Mente è determinata, attraverso la considerazione
di una cosa, a pensare ad altre cose"( Ethica III , De Affectibus,
definizione IV ), Spinoza non include nell' Etica l'Ammirazione
tra gli affetti, e riconosce soltanto tre affetti primitivi, la Letizia,
la Tristezza e la Cupidità, in opposizione a Descartes per il quale,
invece, la Meraviglia, secondo il Trattato delle Passioni, è la prima
di tutte le passioni: noi ci meravigliamo infatti di un oggetto,
prima ancora di renderci conto se esso ci conviene o no". Per il volgo ed i creduli, pertanto, allorché nella natura accade un evento propizio che appare ammirevole perché è insolito e contrario al principio di realtà della propria consuetudine, la meraviglia per il verificarsi di un evento favorevole che appare dissociato dal resto delle opere della Natura origina la credenza nel verificarsi dei miracoli, ossia in eventi soprannaturali che sarebbero dovuti all'azione immediata della provvidenza benefica di un Dio la cui potenza sarebbe realmente distinta da quella della Natura, al punto da potere agire contronatura. In realtà nulla,
secondo Spinoza può accadere secondo la volontà di Dio che non sia
conforme alle leggi universali della Natura, che segue un ordine fisso ed immutabile. Tutte le operazioni naturali
accadono secondo regole generali che implicano eterna necessità e verità. Tutte le cose che esistono in
Natura, infatti, esistono soltanto in quanto conseguenze
necessarie dell' Affermazione dell' Essere perfettissimo che è la
Sostanza unica di tutte le cose, e a cui soltanto, per la sua natura
assolutamente perfetta, spetta necessariamente l'esistenza. Che cosa potrebbe esistere,
infatti, al di fuori della totalità infinitamente infinita degli
effetti necessari di una sostanza che è l'attualizzazione di tutte le
possibilità compatibili? E perché resti sempre
ugualmente perfetta, alla Sostanza divina non possono mai essere
attribuiti alcun altro intelletto, e nessun' altra volontà in atto, di
quelli che implica la perfezione suprema della sua essenza. E' per la stessa
perfezione della Sostanza divina che non è ammissibile alcun loro
mutamento ( Ethica, I, Proposizione XIII, Scolio). Dio, ossia la Natura, la
sostanza unica ed indivisibile da cui tutte le cose sono determinate ad
esistere e ad agire, per la
sua perfezione aopera sempre secondo la medesima necessità con cui
esiste, senza altri principi o fini che non siano l'attuazione dell'
ordine eterno e immutabile che ne consegue, il che esclude qualsiasi
verificarsi di fatti che siano ad esso contrari. I presunti miracoli non sono altro, pertanto, che dei fatti naturali
che superano la nostra capacità di comprensione. Un evento naturale
costituisce in tal senso un miracolo, solo in rapporto ai generi di
conoscenza della Mente umana, ed ai gradi di comprensione degli uomini
del volgo: “Potrei anche dire che il miracolo è ciò di cui non si può spiegare la causa in base ai principi delle cose naturali a noi note per lume naturale; ma, siccome i miracoli furono fatti per la comprensione del volgo, il quale ignorava totalmente i principi delle leggi naturali, è certo che gli antichi ritennero miracolo ciò che non potevano spiegare nel modo in cui il volgo suole spiegare le cause naturali, e cioè facendo ricorso alla memoria per ricordare un'altra cosa simile che suole immaginarsi senza provare stupore, giacché il volgo ritiene di conoscere abbastanza bene una cosa, quando questa non suscita in lui meraviglia"( Trattato teologico-politico,VI)
Se tutto ciò che noi intendiamo in modo chiaro e distinto lo può essere per sé o per mezzo di altro, che sia conosciuto a sua volta chiaramente e distintamente, ne consegue che dal miracolo, "ossia da un fatto che supera la nostra comprensione, noi non possiamo capire né l' essenza di Dio, né in modo assoluto alcunché di determinato intorno a Dio od alla natura"( Trattato Teologico-Politico, VI). Il volgo assume invece proprio i miracoli come la prova più evidente dell'esistenza o della provvidenza di Dio. Ma perché tale Superstizione si formi, con la meraviglia deve attecchire altresì il pregiudizio della credenza nella realtà di cause finali. Tale pregiudizio dell' immaginazione deriva dal fatto che gli uomini agiscono sempre secondo un fine, che è l'utile che appetiscono. Essi ignorano generalmente le cause dei loro appetiti, e considerano pertanto il fine che appetiscono come la causa primaria ed il principio originario della cosa che producono o del risultato pratico che hanno ottenuto, mentre ne costituisce solo la causa prossima efficiente, all' interno della connnessione naturale del determinismo universale ( Ethica I, Appendice; IV, Prefatio). Gli uomini si ritengono pertanto liberi in quanto fanno ciò che vogliono, né ai più interessa conoscere altro che il fine secondo il quale tutto accade, secondo il parere diffuso conseguente. Ed è dal loro proprio modo di sentire che deducono le intenzioni intrinseche degli altri enti naturali , in tal guisa assimilandoli a se stessi. E' quanto fanno, ad esempio, coloro che hanno inteso spiegare con la Simpatia e l'Antipatia le qualità occulte delle cose ( Etica III, 15, Scolio). L'intenzionalità pratica e produttiva, pertanto, per la natura analogica del pensiero immaginativo, determina la stessa norma di verità delle cose, oltre ché gli interessi conoscitivi dell' uomo, introducendo le cause finali nella spiegazione stessa dei processi naturali. Infatti la generalità degli uomini, comunemente, in quanto essi trovano in natura cosi utili per i loro fini, e che non hanno predisposto, crede per questo che un altro essere le abbia predestinate al loro uso. L'agire degli uomini secondo un fine si riflette così nell' antropocentrismo e nell' antropomorfismo del pregiudizio finalistico, cosicché essi credono che le cose naturali agiscano anch'esse in vista di un fine, che è la loro stessa utilità per l'uomo: i rettori della natura avrebbero creato tutto al suo servizio, per esserne adorati in sommo grado, ponendo alle cose le loro forme d'uso finali, per l'uomo, come le idee universali che rappresentano i modelli di perfezione delle cose, che esse imitano quali loro copie esistenti:
Cosi confutando l'opinione che la Natura esista od agisca per qualche principio o causa finale, ed operando la deduzione genetica di tale pregiudizio, - che è ricondotto ad antropomorfismo antropocentrico, desunto dalla tendenza dell' immaginazione umana ad immaginare i propri fini come la causa prima del loro agire, e a concepire analogicamente la causalità naturale universale-, Spinoza muove una critica radicale ad ogni rinascente platonismo od aristotelismo, incluso il finalismo residuo dell' antropologia cartesiana.
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