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32) Superstizione, Potere clericale e Sacre   Scritture.

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Sintesi

Il  potere teologico fondato sulla Superstizione, al tempo stesso in cui ha risolto nelle pratiche ossequiose rituali l'esercizio della vera religione naturale, l''amore del prossimo e la giustizia  che corrispondono nelloa vita immaginativa ai dettami della ragione che è in noi l'amore intellettuale divino, ha soffocato nei fedeli  la facoltà di ragionare, entrando in contrasto con  i dotti e le scienze naturali.
La Superstizione detesta la ragione e ignora e disconosce nella loro realtà intellegibile Dio e la Natura,   poichè l'uomo superstizioso  immagina Dio e la Natura quali due realtà separate,  la Natura come una potenza bruta , Dio come la maestà sovrana che sulla Natura opera secondo i suoi fini particolari, sul cui arbitrio fa affidamento il superstizioso, ministro e fedele, nella sua disposizione a credere facilmente a ciò che spera. e a far credere di poter propiziare  la vilontà divina.
La trascendenza di Dio per essi ne  giustifica l'inintellegibilità razionale, legittimata dalle tradizioni diffuse delle varie forme di teologia negativa, e la dimostrazione della sua esistenza viene desunta, anziché dall'ordine necessario della Natura divina in cui è ad essa immanente, dagli eventi stessi che appaiono più incomprensibili e di cui si ignorano le cause, che vengono ritenuti pertanto le mirabili misure di un intervento diretto di Dio nell'economia del creato,  sicché l'indecifrabilità del mistero divino e l'arbitrarietà stupefacente del miracolo presunto sono considerati i veri fondamenti della religione.
Per i Superstiziosi è invece ateismo ogni affermazione della vera idea  di Dio,   quale causa immanente delle cose, come sostiene lo steso Paolo,  ( Lettera 73), ogni  asserzione della naturalità necessitata anche degli eventi che superano la comprensione umana, ( "Nessuno ha più in odio di coloro che coltivano la vera scienza e la vera vita. Purtroppo, anzi, le cose sono giunte a tal punto, che coloro i quali confessano apertamente di nonj avere l'idea di Dio e di non conoscerlo se non attraverso le cose create, delle quali ignorano le cause" Trattato teologico-Politico, II, pg.47), è ateismo il rifiuto dell'ignoranza come fondamento della fede e della credenza riposta  nell'autorità speculativa dei preti e dei teologi  delle varie chiese, la negazione della incomprensibilità e della sovrannaturalità di Dio, l'affermazione dell'intelligibilità adeguata della sua essenza assoluta  ad opera della ragione umana nella sua autonomia( " E così accade che chiunque cerca le cause vere dei prodigi e si preoccupa di conoscere da scienziato le cose naturali e di non ammirarle da sciocco, è ritenuto generalmente eretico ed empio ed è proclamato tale da quelli che il volgo adora  come interpreti della natura degli dei" ( Ethica, I, Appendice, pg.93).
Il clero giudaico e cristiano nelle civiltà occidentali si è servito delle Scrittura per assoggettare il volgo a tale propria autorità speculativa, per demonizzare e far perseguire come " intrinsecamente perverso” ogni sforzo della ragione umana di comprendere Dio e di assecondarne la potenza che ne è la volontà,, accreditandosi come il autentico interprete autorizzato della Parola divina che vi è contenuta. E quanto più ciò che hanno sostenuto forniva una interpretazione dei numerosi passi indecifrabili e assurdi in termini fantastici ripugnanti alla ragione e alla natura,  hanno suscitato la venerazione entusiastica dei Superstiziosi.

" A questi mali si aggiunse la Superstizione, la quale addestra gli uomini a disprezzare la ragione e la natura e ad ammirare e venerare soltanto ciò che ad essa ripugna. Per cuyi non c'è da stupirsi che gli uomini, per aumentare l'ammirazione e la venerazione della Scrittura, cerchino di interpretarla in modo da farla apparire nel maggior contrasto possibile con la ragione e la natura" Trattato Teologico-Politico,VII, pg.166).
Sovente i teologi, per adattare le Scritture a strumento di assoggettamento del volgo fanatico, travisandone l' insegnamento morale universale ricorrente, che nell'ambito immaginativo conforma i fedeli incolti
ai dettami dell'intelletto razionale, alla vera religione naturale che vi è testimoniata hanno sostituito le speculazioni pagane delle scuole aristoteliche e  platoniche, come fece Mosè Maimonide, moses maimonidearruolando all' “école peripatéticienne " i profeti ebraici, quali precursori della Metafisica dello Stagirita, per  non parlare della Massora, il metodo ermeneutico degli antichi dottori giudei, che ritenevano che le Sacre scritture fossero dotate di senso divino  anche nelle forme e nelle dimensioni dei loro caratteri, nelle stesse note marginali e nelle lacune stesse,  dei silenzi  bianchi che parlano, dell'intera catena dei significanti dei testi, tale e tanto negli antichi dottori ebraici era il fanatismo del rispetto dell'istanza della lettera invece di quello della Parola del Discorso di Dio.
Tutti i teologi, nel compiere tali manipolazioni muovono dal presupposto indiscusso che la Scrittura sia veritiera  ed ispirata da Dio in ogni sua parte,  idolatrando l'istanza del testo a discapito dell'adorazione della Parola, quale suo costante ed univoco insegnamento in spirito di verità,  venerando le reliquie archeologiche del materiale dell'espressione sacra in luogo del concetto mentale eterno ivi espresso, quale dottrina invariante della legge divina( Trattato Teologico Politico, Prefazione, capitolo XII, pg.321).
Assumendo  tale scopo, come alibi, le Sacre Scritture sono state in realtà sussunte al pensiero pagano di Aristotele o Platone, o le più " arcane assurdità" sono state  giustificate ed esaltate come il senso esoterico  che svela i profondissimi  misteri  che si presumono impliciti nelle lacune pur esse significanti delle Scritture, nelle loro contraddizioni più flagranti,  per il tramite di un " verbiage" scolastico che si  arroga di rendere intellettualisticamente il discorso  dello Spirito Santo, l'" altro" davvero, questo preteso discorso divinatore dei teologi, della sana ragione naturale.
Per contrastare il dominio teologico così esercitato sul volgo superstizioso , occorre  pertanto mettere in discussione e confutare il presupposto della veridicità integrale delle Scritture, che è insostenibile  alla luce del lume naturale, per le assurdità,  le corruzioni perpetrate dagli uomini e dal tempo,  le contraddizioni che figurano in seno al testo sacro, le cose assolutamente incomprensibili o inammissibili che le Scritture contengono.

Ora è possibile, almeno l'accordo, tra la sola fede nell'insegnamento reale di fondo delle Scritture, e ciò che afferma e cui induce la ragione naturale?
E' possibile preservare  la fede senza dover disprezzare la ragione ed accusarla di corruzione?
E' dato di esercitare la ragione e di rispettare la fede immaginativa da parte del Saggio?
E' quanto accerterà l'analisi della Scrittura in conformità all'unico suo vero metodo di interpretazione, che Spinoza espone nel capitolo VII del Trattato teologico-Politico.






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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