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Sintesi
Il
potere teologico fondato sulla Superstizione, al tempo
stesso in cui ha risolto nelle pratiche
ossequiose rituali l'esercizio della vera religione naturale,
l''amore del prossimo e la giustizia che corrispondono
nelloa vita immaginativa ai dettami della ragione che è in noi l'amore
intellettuale divino, ha soffocato nei fedeli la facoltà
di ragionare, entrando in contrasto con i dotti e le scienze
naturali.
La Superstizione detesta la ragione e ignora e disconosce nella loro
realtà intellegibile Dio e la Natura, poichè
l'uomo superstizioso immagina Dio e la Natura quali due
realtà separate, la Natura come una potenza bruta , Dio
come la maestà sovrana che sulla Natura opera secondo i suoi
fini particolari, sul cui arbitrio fa affidamento il superstizioso,
ministro e fedele, nella sua disposizione a credere facilmente a
ciò che spera. e a far credere di poter propiziare la
vilontà divina.
La trascendenza di Dio per essi ne giustifica l'inintellegibilità razionale, legittimata dalle tradizioni
diffuse delle varie forme di teologia negativa, e la
dimostrazione della sua esistenza viene desunta, anziché
dall'ordine necessario della Natura divina in cui è ad essa
immanente, dagli eventi stessi che appaiono più
incomprensibili e di cui si ignorano le cause, che vengono
ritenuti pertanto le mirabili misure di un intervento diretto
di Dio nell'economia del creato, sicché
l'indecifrabilità del mistero divino e l'arbitrarietà
stupefacente del miracolo presunto sono considerati i veri fondamenti della
religione.
Per i Superstiziosi è invece ateismo ogni
affermazione della vera idea di Dio, quale causa
immanente delle cose, come sostiene lo steso Paolo, ( Lettera 73),
ogni asserzione della naturalità necessitata anche degli eventi che
superano la comprensione umana, ( "Nessuno
ha più in odio di coloro che coltivano la vera scienza e la vera
vita. Purtroppo, anzi, le cose sono giunte a tal punto, che coloro i
quali confessano apertamente di nonj avere l'idea di Dio e di non
conoscerlo se non attraverso le cose create, delle quali ignorano le
cause" Trattato teologico-Politico, II,
pg.47), è ateismo il rifiuto dell'ignoranza come fondamento
della fede e della credenza riposta nell'autorità speculativa dei
preti e dei teologi delle varie chiese, la negazione della
incomprensibilità e della sovrannaturalità di Dio,
l'affermazione dell'intelligibilità adeguata della sua
essenza assoluta ad opera della ragione umana nella sua
autonomia( "
E così accade che chiunque cerca le cause vere dei prodigi e si
preoccupa di conoscere da scienziato le cose naturali e di non
ammirarle da sciocco, è ritenuto generalmente eretico ed empio
ed è proclamato tale da quelli che il volgo adora come
interpreti della natura degli dei" ( Ethica, I, Appendice, pg.93).
Il clero giudaico e cristiano nelle civiltà occidentali si
è servito delle Scrittura per assoggettare il volgo a tale
propria autorità speculativa, per demonizzare e far perseguire
come " intrinsecamente perverso” ogni sforzo della ragione umana
di comprendere Dio e di assecondarne la potenza che ne è la
volontà,, accreditandosi come il autentico interprete
autorizzato della Parola divina che vi è contenuta. E quanto
più ciò che hanno sostenuto forniva una interpretazione
dei numerosi passi indecifrabili e assurdi in termini fantastici
ripugnanti alla ragione e alla natura, hanno suscitato la
venerazione entusiastica dei Superstiziosi.
"
A questi mali si aggiunse la Superstizione, la quale addestra gli
uomini a disprezzare la ragione e la natura e ad ammirare e venerare
soltanto ciò che ad essa ripugna. Per cuyi non c'è da
stupirsi che gli uomini, per aumentare l'ammirazione e la venerazione
della Scrittura, cerchino di interpretarla in modo da farla apparire
nel maggior contrasto possibile con la ragione e la natura" Trattato Teologico-Politico,VII, pg.166).
Sovente i teologi, per adattare le Scritture a strumento di
assoggettamento del volgo fanatico, travisandone l' insegnamento
morale universale ricorrente, che nell'ambito immaginativo conforma i fedeli incolti ai dettami
dell'intelletto razionale, alla vera religione naturale che vi è testimoniata hanno sostituito le
speculazioni pagane delle scuole aristoteliche e platoniche,
come fece Mosè Maimonide, arruolando
all' “école peripatéticienne " i profeti ebraici,
quali precursori della Metafisica dello Stagirita, per non
parlare della Massora, il metodo ermeneutico degli antichi dottori
giudei, che ritenevano che le Sacre scritture fossero dotate di senso
divino anche nelle forme e nelle dimensioni dei loro caratteri,
nelle stesse note marginali e nelle lacune stesse, dei silenzi
bianchi che parlano, dell'intera catena dei significanti dei
testi, tale e tanto negli antichi dottori ebraici era il fanatismo del
rispetto dell'istanza della lettera invece di quello della Parola del
Discorso di Dio.
Tutti i teologi, nel compiere tali manipolazioni muovono
dal presupposto indiscusso che la Scrittura sia veritiera ed
ispirata da Dio in ogni sua parte, idolatrando l'istanza del
testo a discapito dell'adorazione della Parola, quale suo costante
ed univoco insegnamento in spirito di verità, venerando le reliquie archeologiche del
materiale dell'espressione sacra in luogo del concetto mentale
eterno ivi espresso, quale dottrina invariante della legge divina(
Trattato Teologico Politico, Prefazione, capitolo XII,
pg.321).
Assumendo tale scopo, come alibi, le Sacre
Scritture sono state in realtà sussunte al pensiero pagano di Aristotele o
Platone, o le più " arcane assurdità" sono
state giustificate ed esaltate come il senso esoterico che
svela i profondissimi misteri che si presumono
impliciti nelle lacune pur esse significanti delle Scritture, nelle loro contraddizioni
più flagranti, per il tramite
di un " verbiage" scolastico che si arroga di
rendere intellettualisticamente il discorso dello Spirito
Santo, l'" altro" davvero, questo preteso discorso
divinatore dei teologi, della sana ragione naturale.
Per
contrastare il dominio teologico così esercitato sul volgo
superstizioso , occorre pertanto mettere in discussione e
confutare il presupposto della veridicità integrale delle
Scritture, che è insostenibile alla luce del lume
naturale, per le assurdità, le corruzioni perpetrate
dagli uomini e dal tempo, le contraddizioni che figurano in seno al
testo sacro, le cose assolutamente incomprensibili o inammissibili che
le Scritture contengono.
Ora
è possibile, almeno l'accordo, tra la sola fede
nell'insegnamento reale di fondo delle Scritture, e ciò che
afferma e cui induce la ragione naturale?
E' possibile
preservare la fede senza dover disprezzare la ragione ed
accusarla di corruzione?
E' dato di esercitare la ragione e di
rispettare la fede immaginativa da parte del Saggio?
E' quanto
accerterà l'analisi della Scrittura in conformità
all'unico suo vero metodo di interpretazione, che Spinoza espone
nel capitolo VII del Trattato teologico-Politico.
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