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 Le Profezie.

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  La confutazione spinoziana della concezione  delle profezie di Mosè Maimonide

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La critica della sapienza di Mosè e della  prisca magia egiziaca

 

Per Maimonide, infatti, secondo la sua concezione della profezia, scopo supremo della rivelazione profetica era lo sviluppo stesso della vita speculativa. Il profeta è pertanto un  filosofo, ed un filosofo superiore ad ogni altro nel campo della conoscenza.

" Noi troviamo molti passi, tanto dei testi biblici che delle parole dei dottori, che insistono tutti su questo principio fondamentale, che Dio rende profeta chi vuole e quando lo vuole, a condizione che sia un uomo  estremamente perfetto ( e veramente superiore) perchè per le persone ignoranti del volgo, questo non ci sembra possibile. Che Dio renda profeta uno di loro, non è possibile più dell' eventualità che faccia diventare profeta un asino o una ranocchia".( Guida degli samarriti, II, 32)

Per Mosè Maimonide la profezia è dunque un'espressione della natura umana, nel suo grado di perfezione estrema , che è assai raro che possa attualizzarsi,  ed implica la perfezione sia  della mente che del Corpo, tanto delle qualità intellettuali e morali quanto della forza immaginativa

Occorre una lunga  preparazione per acquisire l'attitudine profetica, che vinca la resistenza del temperamento, come ritenevano gli stessi filosofi peripatetici arabi.

   
   

 
 

Si tratta di una miniatura del manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723), foglio 16a, di grande interesse per le immagini delle miniature che l' ornamentano,  accessibile ai siti

ub.leidenuniv.nl/ bc/olg/judaica/illheb.html

e

colophon.com/gallery/ minsky/moreh1.htm

che si ringraziano per l'accesso alle immagini seguenti

 

 

   

 

 

 

Quando un individuo umano sia pervenuto alla perfezione della natura profetica, solo un miracolo divino può impedire che possa diventare profeta a tutti gli effetti, secondo una concezione di Maimonide che invece  lo differenzia dai filosofi peripatetici arabi.

La profezia è pertanto un'emanazione dell'Intelletto Agente divino che si espande sia sulla facoltà razionale che sulla facoltà immaginativa, in quanto l'intelletto passivo che lo recepisce - in conformità con l' opinione dello stesso Alessandro d'Afrodisia-,  è strettamente connesso con le altre facoltà dell' anima, con l'immaginazione in particolare, "quasi come una facoltà in un corpo".

   
 
Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723),

 

 

 

Per Maimonide l'immaginazione ha pertanto un'importanza fondamentale nella profezia

   
Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723), 

 

 

La profezia, che esprime il più alto grado di perfezione dell' uomo, richiede il più alto grado di perfezione della facoltà immaginativa, che a sua volta richiede il più alto grado di perfezione delle facoltà della parte del corpo che ne è il sostrato ( Guida dei perplessi : II, 36).

Per profetare, la perfezione nelle scienze speculative o nei costumi morali, pertanto, sono condizioni necessarie, ma non sufficienti.

Se l'emanazione dell' Intelletto agente si espande solo sulla facoltà razionale dell'uomo, senza investire la facoltà immaginativa, per scarsità del flusso o per deficienza dell' immaginazione, dà luogo, infatti, alla classe degli uomini  di scienza, intenti alla speculazione.

Se invece investe soltanto la facoltà immaginativa, per debolezza della facoltà razionale, che può derivare dalla originaria disposizione  naturale del soggetto umano, o da un'insufficiente esercitazione, si ha la classe dei legislatori, degli indovini, degli auguri, di tutti coloro che fanno dei sogni veri.

Solo quando l' Intelletto Agente si espande sia sulla facoltà razionale che sulla immaginazione, noi abbiamo la classe dei profeti ( Guida dei perplessi, II, 37).

Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723), 

 fol. 16a

 
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Le classi dei Filosofi e dei profeti si distinguono in due ulteriori sottoclassi: quella dei filosofi che conoscono e che discernono soltanto, e quella dei filosofi che per una sovrabbondanza del flusso dal quale sono investiti , sono indotti ad insegnare agli altri e a comporre delle opere; analogamente esistono i profeti che sono soltanto resi perfetti come tali, e quelli che per un grado di flusso addizionale, , sono spinti a parlare al popolo, indifferenti al fatto di essere ascoltati o meno. Il flusso divino li muove senza lasciarli mai riposare, pur se hanno già patito sventure, fino a che, spesso, non trovano la morte assassinati ( guida dei perplessi, II, 37).

Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723), 

 fol. 32b

 

 

 
   

 

L'immaginazione. mentre nella veglia si limita a conservare le immagini delle cose percepite, a imitarle e a combinarle, nel corso del sogno, invece, allorché la sua azione non è preformata dai sensi, nel profeta  svolge una funzione assai più nobile e grande, come, in grado minore, in tutti coloro che hanno sogni veridici e visioni.

L'espansione dell' Intelletto Agente sulla facoltà immaginativa riattiva nel sonno i desideri e le preoccupazioni diurne, che nel profeta, a differenza degli auguri e egli indovini, sono precipuamente di ordine intellettuale,  sicché il profeta, in schemi immaginativi, " non percepirà che cose divine molto straordinarie, non vedrà che Dio ed i suoi angeli, e la scienza che acquisirà non avrà per oggetto che delle opinioni vere e delle regole di condotta che comprendono le buone relazioni degli uomini gli uni on gli altri".( Guida dei perplessi , II, 36)

Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723),  , fol. 128b

 

 
   

 

 

Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723), 

 fol. 132a

  • text, right side, lower half, detail
  • text, left side, lower half, detail

 

 

 

cfr, Wolfson 1934, II, 82

 
   

Egli profetizza successivamente non in modo discorsivo e dimostrativo, procedendo gradualmente dai principi alle conseguenze, ma per allegorie ed enigmi intuitivi di verità sublimi, di cui tanto nel corso della visione e del sogno, che immediatamente dopo, è in grado di percepire la significazione.

La conoscenza profetica è così una conoscenza intuitiva che per la sua perfezione coglie immediatamente la profondità dell' Essere delle cose, individuandolo nelle conseguenze stesse dei suoi principi, e fornisce delle verità sublimi che superano le procedure e le prove dimostrative della filosofia.

Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723), 

 

 
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Secondo Maimonide l'Intelletto in atto fu acquisito in modi profetici talmente sublimi da Mosè, più che da ogni altro profeta, poiché fu il solo che ebbe la facoltà di percepire immediatamente le cose nella loro essenza, senza enigmi od allegorie: Mosè poteva esercitare la conoscenza profetica ogni qual volta lo voleva, anche in stato di veglia, senza la mediazione di angeli.

L'intelletto in atto, nell' astrazione delle forme intelligibili, in lui si identificava allora compiutamente con l'Intelletto Agente Universale, simboleggiato dall' Angelo Isim, il luogo delle forme di Aristotele, che per Maimonide è Dio medesimo nei suoi rapporti con l'uomo.

 Mentre per Spinoza il profeta, come si è visto, era un interprete dei "voleri" di Dio, un intermediario pratico tra Dio e gli uomini, ai quali egli Ne manifestava i decreti, per Maimonide la profezia è pertanto direttamente speculazione  e solo indirettamente costituisce un insegnamento morale.

Dal manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723),   
   

 

 

 

 

   
 

 

 
manoscritto della Moreh Nevukhim contenuto nella raccolta di Manoscritti Ebraici dell' Università di Leida, (Cod. Or. 4723),  foglio

 

 
 
   

 

www.abcgallery.com/ R/rembrandt/rembrandt127.html

simeon

hansgruener.de/docs_d/ krippen/kreye.htm

pagina: www.lyons.co.uk/ rem/albumb/Simeon.htm

 

 

hannah

art-quarter.com/ beck/joe/aj/1/6/

Rembrandt, Hannah und Simeon im Tempel,
1627/28, Kunsthalle Hamburg
www.kgi.ruhr-uni-bochum.de/.../ kap_15_3.htm

www.holyspiritinteractive.net/.../ jeroboam.asp jeroboam

www.abcgallery.com/ R/rembrandt/rembrandt7.html

 

 

 

 

 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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