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 Le Profezie.

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 La critica della sapienza di Mosč e della  prisca magia egiziaca

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La separazione di Rivelazione profetica e di Filosofia

 

   

La svalorizzazione perseguita da Spinoza della somma valenza filosofica del pensiero profetico, sostenuta invece da Maimonide, comportava soprattutto, come si č visto, una svalutazione della supposta trascendenza iper-speculativa di Mosč.

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Ma  tale svalutazione filosofica di Mosč non significa una assimilabilitą di Spinoza  con la critica iconoclastica libertina ella figura di Mosč, quale č quella ricorrente nel " De tribus impostoribus"( per il testo dell' opera cfr:http://www.alateus.it/treit.htm

Spinoza in effetti non č un libertino,  anche perché al pari di Locke locke.jpg (20631 byte)e dei successivi deisti egli non ritiene che le Scritture siano solo un complesso di imposture superstiziose, ma che insieme alle finzioni assoggettanti il volgo contengano un " ragionevole cristianesimo", la vera religione pratica per gli ignoranti che non possono che obbedire,  che costituisce lo scopo ed il contenuto della rivelazione stessa  delle profezie, da enucleare dalle Scritture, separandolo dalle stesse opinioni false professate da Mosč e dai profeti; " cosģ che si puņ facilmente vedere che essi  non tanto per la  sublimitą e la superioritą del loro ingegno, quanto per la loro pietą e per la loro perseveranza vengono lodati e stimati a tal punto".

Per Spinoza l'autentica grandezza di Mosč consiste nella sua sola azione di legislatore e di abilissimo politico, che in virtł del suo realismo basato sull' esperienza, e non gią come platonico filosofo al governo, seppe indurre gli Ebrei a vivere bene, sia pure solo eteronomamente, senza che lui ed il suo popolo riuscissero a comprendere il legame interno tra quegli ordinamenti, e gli scopi che si prefiggevano

" Né č da credere che uomini abituati alle Superstizioni egli Egizi, rozzi e prostrati da una penosissima schiavitł, abbiano avuto di Dio una retta conoscenza o che Mosč abbia insegnato loro qualcosa di pił che semplici norme di vita; e non come filosofo, e in maniera che dalla libertą dell' animo fossero spinti a vivere bene, ma come legislatore in maniera da costringerli a vivere bene con la forza della Legge. Perciņ la ragione del ben vivere, cioč la vera vita, il culto e l'amor di Dio, fu per essi piuttosto una schiavitł che la vera libertą, la grazia e i dono di Dio; infatti Mosč ordinņ loro di amare Dio e di osservare la sua Legge si dą riconoscersi debitori dei benefici ricevuti in passato da lui( cioč la liberazione   dalla schiavitł d'Egitto, ecc) e inoltre li atterrģ con minacce, nel caso che avessero trasgredito quei precetti, e promise loro molti beni, se al contrario li avessero accettati; Egli li educņ dunque nello stesso modo in cui i genitori sogliono educare i fanciulli privi dell' uso della ragione.

E' certo perciņ che essi ignorano l'eccellenza della virtł e della stessa beatitudine" ( Trattato Teologico-Politico, II, pp. 58,59,60).

" Dello stesso Mosč si deve dire, ad esempio,  che egli apprese dalla rivelazione o dai principi a lui rivelati il modo in cui il popolo ebreo potesse meglio riunirsi in una determinata regione del mondo e formarvi una compatta societą, ossia costituire uno Stato; e poi anche il  modo con cui quel popolo potesse nel miglior modo essere costretto all' obbedienza; ma egli non apprese né gli fu rivelato che quel modo era il migliore , e neppure che dall' obbedienza dell' intera collettivitą dipendeva il raggiungimento in quella regione dello scopo che si prefiggevano. Perciņ Mosé apprese tutte queste cose, non come veritą eterne ma come precetti e disposizioni e le prescrisse come leggi di Dio; e ne derivņ che immaginasse Dio come rettore, legislatore, re misericordioso, giusto, ecc., benché questi siano attributi della sola natura umana e che devono del tutto essere rimossi dalla natura divina"  (Trattato Teologico Politico, IV, p.110).

Spinoza, ridimensionando drasticamente la figura sapienziale di Mosč,  si pone cosģ in antitesi  con la tradizione che ne aveva esaltato la figura sotto tale profilo, sia nell' ambito della religione e della filosofia ebraica ebraica, che della cultura rinascimentale, pił in generale, in cui era avvenuta e aveva riscosso fortuna l'opera di traduzione e di divulgazione della presunta sapienza egizia del Corpus Hermeticum,

Hermes Trismegistus. Mercurii Trismegistis liber de potestate et sapientia dei / Marsilium Ficinum traductus ad Cosmum Medicem. "Book of the Power and Glory of God, Allegedly by the Magus Hermes Trismegistus, translated by Marsilius Ficino for Cosimo Medici" (Venice, 1491). 8.5" x 6" page. Special Collections, University of Saskatchewan.  

grazie a Marsilio Ficino, in particolare.

Egli

aveva favorito il ravvicinamento tra Mosč ed Ermete Trismegisto, cosģ come venne poi rappresentato nei mosaici della pavimentazione della cattedrale di Siena, e negli affreschi delle stanze dei Borgia in  Vaticano.

Marsilio Ficino avevo finanche supposto che fossero identificabili Ermete Trismegisto e  Mosč, quali " fons" ed "origo" della " prisca theologia", la tradizione di sapienza i  cui concordavano Mosč, Platone e Cristo, e di nuovo potevano concordare le differenti religioni, nella comune profonditą di un'unica veritą.

 

La fortuna filosofica di Mosč s'era quindi protratta nel successo, da Pico della Mirandola fino ad Henry More, della sapienza ebraica della Cabala, ricondotta dai suoi cultori all' insegnamento orale di Mosč, e quindi nell' alleanza  tra Ermete Egiziano e il Mosč ebraico della Cabala, attuata nel de Occulta philosophia di Agrippa  von Nettesheim.

 

La fortuna di Mosč s'era poi oscurata  all' interno dell' ermetismo del Cinquecento, a favore della sapienza egizia di Ermete Trismegisto, della cui riscoperta Mosč aveva finito per essere un riflesso ed un titolo di legittimazione cristiana, Ermete Trismegisto era fatto risalire a prima di Mosč , nelle opere che lo esaltavano di ermetici quali Pier Paolo VegerioVergerio, Franēois de For de Chandale, vescovo di Aire, di Francesco Patrizi, che lo considerava dotato di una pił chiara comprensione della Trinitą, o di Tommaso Campanella, per il quale Mosč e gli ebrei dovevano il meglio dei loro principi alla prisca magia egiziaca.

La fortuna di Mosč era comunque sopravvissuta alla demolizione , operata da Isaac Causabon , della prisca magia egiziaca, che da questi era stata ricondotta no solo a molto dopo Mosč, ma addirittura ad alcuni secoli dopo Cristo.

Spinoza definirą " superstizioni degli Egizi, gli insegnamenti ricevuti dagli ebrei durante la cattivitą in Egitto, negando per parte sua ogni credito sapienziale alla civiltą  in cui aveva riposto il suo fondamento la religione magica rinascimentale."

La fortuna di Mosč, oltre ché in ermetici reazionari quali il Fludd e i Kirchner, si era quindi protratta nelle opere di Henry More, che sganciando Mosč da Ermete Trismegisto, nella " Conjectura cabalistica" aveva fatto risalire alla cabala filosofica trasmessa da Mosč il misticismo numerologico di Pitagora e la filosofia di Platone,  ed aveva sostenuto che lo stesso meccanicismo cartesiano, nella misura in cui lo accettava, era una veritą anticamente conosciuta gią da Mosč.

Quindi la fortuna sapienziale di Mosč era dilagata mediante la mentalitą diffusionistica, fondata sulla idea di un nucleo unico della religione comune ovunque nel mondo, al punto che in base alle notizie dei riti e dei miti d'America e delle civiltą orientali, si tese a vedere nelle varie divinitą pagane l'immagine deformata di Mosč.

" Le proposte in tal senso di G.J Vossius,  e poi del Bochart,  approdarono infine alla tesi estremistica di Huet, espressa nella " Demonstratio Evangelica", ( 1679), "onde Mosč, - ha scritto Sergio Landucci, in merito a questa tendenza culturale coeva a Spinoza ,-con la sua figura, la sua opera, e la sua dottrina, sarebbe stato l'originale di tutti gli dei pagani. Cosģ, nel corso della rassegna  dei vari popoli della terra antichi e nuovi, dai Fenici e dagli Egiziani ( sempre i primi, dopo Bochart, in queste delineazioni di "cicli naturali"), e dai Persiani e dagli Indiani fino ai Cinesi e ai Giapponesi, ai Germani, Galli, ecc., ecco infine Moses agnitus et cultus et ipsis etiam Americanis".( Landucci 1972: 196)

www.renaissanceastrology.com/ ficino.html

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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