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Profeti e Teocrazia ebraica |
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Tutto il potere sulle cose sacre all'autorità sovrana |
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L'insegnamento generale che Spinoza trae dalle vicende strutturali della storia del popolo ebraico, in merito alla autorità dei profeti, è pertanto che al potere sovrano va riconosciuta la somma autorità sulle cose sacre, che si deve riconoscere alla suprema potestà il diritto di giudicare intorno a ciò che è lecito. SE , infatti, questo diritto di giudicare le azioni non poté essere concesso nemmeno ai divini profeti, se non con grave danno dello Stato e della Religione, molto meno si dovrà concedere a cloro che non sanno predire il futuro né sanno fare miracoli" ( Trattato Teologico-Politico, XVIII, 453).
In base alle Scritture, Spinoza contesta pertanto ogni rivendicazione attuale delle funzioni di profeta, se implica che i teologi che la esercitano diventino uno " Stato nello Stato", quali interpeti privati della conformità con la religione del diritto e dell' azione del sovrano. La Religione, che i profeti insegnavano come legge della loro patria, va pertanto separata dalla sua funzione di legge civile, e nella determinazione particolare e specifica del suo contenuto universale, ossia dei principi di giustizia e di carità, va subordinata alle norme della autorità sovrana, che provvederanno a sussumere i doveri verso il prossimo alla salvezza del popolo. " Onde segue che la salute del popolo è la legge suprema alla quale debbono conformarsi tutte le altre leggi, sia umane che divine. Ma siccome è compito soltanto della suprema autorità di determinare ciò che è necessario alla salute di tutto il popolo e alla sicurezza dello Stato, e di imporre ciò che è ritenuto a ciò che necessario, ne segue che è compito della suprema potestà altresì di determinare in qual modo ciascuno debba esercitare verso il prossimo il dovere della carità, e ciò è in qual modo ciascuno sia tenuto ad obbedire a Dio" ( Trattato Teologico Politico, XIX, p. 466).
Tale separazione si risolve in tal modo nel rovesciamento dei principi del regime teocratico, dai quali i profeti derivano la loro autorità politica, nei principi che sono alla base dello Stato moderno. Se nella teocrazia il diritto civile si identifica con la Religione, e la potestà amministrativa è limitata dalla potestà legislativa, esercitata dai pontefici o dai profeti, quali interpreti dei decreti di Dio, nello Stato assoluto, che Spinoza propugna, la Religione acquista vigore giuridico solo in seguito al decreto dell' autorità sovrana, e deve conformarsi nei suoi insegnamenti pratici ai principi di utilità comune che decreta la somma autorità politica, che ne è pertanto l'interprete.
" Perciò le supreme potestà odierne, le quali né hanno profeti né sono tenute per diritto a riconoscerne alcuno come tale ( dato che non sono vincolate alle leggi degli Ebrei), dispongono e disporranno sempre in modo assoluto di questo diritto, ancorché non siano celibi, purché non permettano che i dogmi della religione crescano ad un numero eccessivo, e si confondano con la scienza". ( Trattato Teologico-Politico, XIX, pagina 473) .
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