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L'esercizio dell'unico metodo valido di interpretazione dei Sacri testi,
dimostra che la dottrina universale della Scrittura non consiste
affatto nei profondissimi misteri di sublimi arcani filosofici, che
solo un lume soprannaturale potrebbe percepire, ma
in cose semplicissime, che possono facilmente essere intese da
ciascuno, dato che a tutti gli ignoranti si rivolge il suo
insegnamento di finalità esclusivamente morale, nei suoi
contenuti di verità: la salvezza dell'uomo mediante
l'obbedienza a Dio, nell'attuazione dell' Amore del prossimo.
La Scrittura non comanda
affatto la conoscenza intellettuale di Dio, che solo pochi fedeli
possono acquisire entro l'ordine comune della Natura:
" Chi
ignora infatti che la conoscenza di Dio non fu uguale in tutti i
fedeli, e che nessuno può essere fedele in ottemperanza
un ordine, più che non possa vivere ed esistere? Uomini,
donne e fanciulli possono tutti bensì operare in conformità
ad un comando, ma non essere sapienti." ( Trattato
Teologico-Politico, XIII, pg.336)
La Scrittura comanda
pertanto soltanto l'obbedienza, ed impone soltanto la conoscenza
che è necessaria all'obbedienza, la fede della credenza in quelle nozioni
di Dio date le quali è posta l'obbedienza, ed ignorate le
quali l'obbedienza è impossibile.
Tali nozioni di Dio sono i
dogmi di Fede che afffermano che Dio esiste, cioè che
sostengono:
1) che esiste un Ente
supremo, 2) Unico, 3) Onnipresente, 4) Onnipotente, 5) che esige di
essere obbedito, 6) che salva coloro che gli obbediscono, 7) e che
perdona i peccati a chi se ne pente, nella sua infinita
misericordia ( Trattato
Teologico-Politico, XIV)
La fede esige pertanto i
soli dogmi di verità che siano imprescindibili ed indispensabili quali dogmi di pietà, per la loro attitudine a confermare
l'animo nell'amore del prossimo. La fede non condanna l'ignoranza, ma la disobbediuenza. Un'opinione pertanto va
considerata pia od empia in rapporto all'obbedienza od alla
disobbedienza, che alimenta nella sua verità o nella sua
erroneità"
" Perciò
non bisogna credere che le opinioni considerate in assoluto, senza
riguardo alle opere, contengano alcuché di pio o di empio, ma
che soltanto allora le opinioni degli uomini si devono chiamare pie o
empie, quando da esse gli uomini siano indotti all'obbedienza ovvero ne
traggano licenza a peccare o a ribellarsi; cosicché, se uno che
crede nella verità è disobbediente, vuol dire che in
realtà professa una fede empia; e, se uno invece, che è
nell'errore, si dimostra obbediente, vuol dire che pia è la sua
fede; abbiamo dimostrato infatti che la vera conoscewnza di Dio non
è un comandamento, ma un dono divino, e che Dio non pretese
dagli uomini altra conoscenza all'infuori di quella sua divina
giustizia e della carità: conoscenza che non è necessaria
alla scienza, ma soltanto all'obbedienza." ( Trattato Teologico Politico, XIII, p.339).
" Donde
segue ancora che sono veri Anticristi coloro i quali perseguitano
gli uomini onesti e amanti della giustizia per il fatto che
professano opinioni diverse dalle loro e non si associano ad essi nella
difesa dei medesimi dogmi di fede. Infatti, coloro che amano la
verità e la carità soltanto da questo si conosce che
sono fedeli; e chi perseguita i fedeli è l'Anticristo" ( Trattato Teologico Politico, XIV, p.348-9) ......
Stando alle Scritture,
ognuno ha il supremo diritto di accomodare alle proprie opinioni
gli stessi dogmi di fede universali, interpretando
liberamente la Scrittura, purchè ne consegua sempre
l'obbedienza a Dio, con piena adesione dell'animo.
La fede fissa i suoi dogmi "
soltanto nella misura che è richiesta dall'obbedienza ,
lasciando alla ragione di stabilire i termini in cui essi vanno
intesi in rapporto alla verità"( T. T. P., XV,
p.364)., " tutte le altre speculazioni che non tengono a
questo fine, sia che riguardino la scienza di Dio sia quella delle
cose naturali, non interessano la Scrittura, e perciò vanno
tenute separate dalla religione rivelata" ( TTP. XIII, p.335).
La fede, dunque, non impone
e non insegna altro che i dogmi di verità che
impongono l'obbedienza, e per il resto, lascia gli uomini
assolutamente liberi di pensare quello che vogliono: La ragione,
purchè restino salvi i dogmi di pietà, può
così liberamente confutare nella Scrittura quanto vi è
di incompatibile con la sua scienza.
Il rispetto dei dogmi di
pietà della fede, non comporta alcun limite all'esercizio della ragione, nel suo ambito, in cui può
interpretarli liberamente nel loro rapporto con la verità.
Infatti, la ragione non può né
confutare né dimostrare il dogma fondamentale della fede, che insegna
la salvezza grazie alla sola obbedienza. Ma razionalmente noi possiamo accogliere
questi dogmi, in virtù della conformità alla ragione
degli ulteriori precetti morali diffusi dai profeti ( TTP; XV;
p.367).
Da un punto di vista
razionale, la dottrina della salvezza nell'obbedienza a Dio,
appare altresì vera in quanto risulta estremamente utile
alla Città; infatti, insegnando la salvezza nella legge
dell'amore del prossimo, tende a eliminare le cause di
disordini e di malvagità, e consente agli uoimini di vivere
in pace e sicurezza ( cfr. Trattato Teologico Politico, XIV, p.351)
E dato che solo la Fede è
in grado di imporre l'obbedienza agli ignoranti, con la loro piena
adesione d'animo, offrendo in cambio la salvezza, nè può
nè vuole alcunchè contro la ragione e la beatitudine
intellettuale, da parte dei dotti sarebbe solo un atto di
stoltezza opporsi al suo dogma di salvezza, con il pretesto che
non possiamo dimostrarlo matematicamente.
"Stoltezza
sarebbe invece l'ostinarsi a respingere, soltanto perché non se
ne può dare una dimostrazione matematica, ciò che
è confermato dalla testimonianza di tanti profeti, e da cui
deriva un grande sollievo a coloro che non sono così abili
nell'uso della ragione, e da cui proviene un non piccolo giovamento
alla società, e che può essere accettato senza alcun
rischio e pericolo: quasi che, nell'ordinare saggiamente la nostra
vita, non ammettiamo come vero nulla che possa essere revocato in
dubbio da una qualche ragione di dubbio, o che la maggior parte delle
nostre stesse azioni non sia del tutto incerta e piena di rischio" ( Trattato Teologico Politico, XV, p.367)
Sulla base sia della
Scruttura interpretata secondo sè stessa, che dei limiti
dell'intelletto, Spinoza può così dimostrare
la tesi principale del Trattato Teologico Politico: Filosofia
e (credenze di)Fede delle religioni rivelate vanno tenute separate e distinte, mantenendo concordemente
ciascuna facoltà padrona del suo campo, la ragione della
sfera della verità filosofica, la Fede di quello dei soli
principi dei dogmi universali di pietà e di'obbedienza,
( Credenze di) Fede e Filosofia potranno
così disporre entrambe del proprio ambito, senza
contrastarsi l' un l'altra.
(Riveduto il 12 agosto 2013)
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